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Consiglio Nazionale dei Geologi 15 dicembre 2017

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Consiglio Nazionale dei Geologi

15 dicembre 2017

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15/12/2017 Debat public, «via oledotti e centrali»: le Regioni ottengono la modifica al decreto

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15 Dic 2017

Debat public, «via oledotti e centrali»: leRegioni ottengono la modifica al decretoGiuseppe Latour

Le opere energetiche escono fuori dal débat public: centrali idroelettriche, oleodotti, gasdotti,impianti eolici e strutture destinate al trattamento di combustibili nucleari non dovranno piùpassare dalla consultazione dei territori introdotta dal Codice appalti. È l'esito della Conferenzaunificata di ieri, che ha chiesto e ottenuto dal Governo profonde modifiche al testo uscito pochigiorni fa da Palazzo Chigi. Sono, così, usciti dal perimetro del dibattito pubblico praticamentetutti gli interventi e gli insediamenti industriali collegati in qualche modo all'energia.

Il débat public, dopo una lunga fase di stasi, è stato da poco rimesso in carreggiata dal Governo.Una bozza di Dpcm, materialmente scritta dal ministero delle Infrastrutture, si prepara così aregolare una procedura di consultazione pubblica che, secondo quanto spiega la relazioneintroduttiva del testo, punta a «migliorare la qualità della progettazione e l'efficacia delledecisioni pubbliche». L'obiettivo, cioè, è coinvolgere i cittadini sulle scelte strategiche «nella faseiniziale della progettazione», quando è ancora possibile scegliere se realizzare l'opera e qualimodifiche apportare al progetto originale. Prima di chiudere gli elaborati che si tradurranno inun cantiere, allora, bisognerà portare correzioni che prevengano eventuali conflitti.

Il provvedimento è stato da poco recapitato alla Conferenza unificata, che ha chiesto di portarediverse modifiche rispetto alla prima versione del testo. Il Governo ha, così, limato su diversipassaggi la procedura. In primo luogo, è stato eliminato il Comitato di monitoraggio, che nellaprima versione doveva servire a controllare lo svolgimento delle attività di débat public. Le suefunzioni sono state attribuite alla Commissione nazionale, che sarà istituita presso il ministerodelle Infrastrutture. Allo stesso modo, è stato abolito l'elenco nazionale dei responsabili deldibattito pubblico.

Inoltre, è stato modificato il nome del responsabile del dibattito pubblico, che si chiameràsemplicemente coordinatore.

La modifica più importante riguarda, però, l'allegato, che è poi la parte più rilevante delprovvedimento: qui sono elencate tutte le opere che dovranno passare dalla fase diconsultazione dei territori in maniera obbligatoria nei prossimi anni. Per venire incontro allerichieste delle Regioni, il ministero ha eliminato «dall'elenco delle tipologie di opere per cui sifa il dibattito pubblico al di sopra di certe soglie la maggior parte di quelle opere cheriguardano il comparto Energia». Più nello specifico, scorrendo il testo è totalmente saltata la voce che fissava il vincolo per"oleodotti, gasdotti o condutture per prodotti chimici". Allo stesso modo, è stata pesantementeritoccata la voce relativa agli impianti industriali. Saltano così le raffinerie di petrolio greggio, lecentrali per la produzione di energia idroelettrica, gli impianti eolici per la produzione di

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15/12/2017 Debat public, «via oledotti e centrali»: le Regioni ottengono la modifica al decreto

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energia, i depositi di stoccaggio dei prodotti chimici, gli impianti destinati al trattamento dicombustibili nucleari. In tutti questi casi i territori non saranno più consultati.

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15/12/2017 Commissione periferie: 8 proposte per mettere al centro le politiche urbane

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15 Dic 2017

Commissione periferie: 8 proposte permettere al centro le politiche urbaneAlessandro Arona

La crisi economica degli ultimi dieci anni ha concentrato nelle periferie urbane le crescentidisuguaglianze, i problemi di integrazione, l'insicurezza, il crescente degrado di edifici e spazipubblici. La Commissione d'inchiesta della Camera dei Deputati (nata nel luglio 2016) haconcluso i suoi lavori, e nella relazione finale di 800 pagine (on line nei prossimi giorni sucamera.it) propone otto linee di azione per fare delle periferie una priorità nazionale: uncoordinamento unitario da parte dello Stato, programmi speciali per dieci anni con almeno duemiliardi di euro a disposizione all'anno, il ritorno delle politiche pubbliche per la casa (anche quicon nuovi fondi), una riforma urbanistica nazionale, politiche della sicurezza che coniughinorigore (su occupazioni abusive, campi Rom, criminalità organizzata) e politiche di integrazione,politiche attive di inclusione sociale (con la creazione di Agenzie sociali di quartiere), incentiviper impiantare attività economiche nei quartieri difficili (sconti fiscali o finanziamenti), formestabili di coinvolgimento dei cittadini.

La relazione finale della Commissione periferie sarà presentata martedì 19 alla Camera allapresenza del presidente Laura Boldrini e del Ministro dell'Interno Marco Minniti, insieme al"docu-film" di 20 minuti realizzato dalla Rai insieme alla Commissione. «Abbiamo fatto 32riunioni plenarie - ha riassunto il presidente della Commissione Andrea Causin - e 29 dell'ufficiodi presidenza; abbiamo avuto in audizione 82 soggetti tra enti e associazioni; abbiamo fatto 12missioni nelle città metropolitane. La relazione è quasi pronta, avrà 800 pagine tra dati, analisi eproposte. Ma non riteniamo concluso il lavoro d'inchiesta sulle periferie, e proponiamo che laprossima legislatura renda permanente questa esperienza con una Commissione bicamerale perle città e le periferie». La relazione finale della Commissione è stata provata quasi all'unanimità,con la sola astensione di Fabio Rampelli (Fratelli d'Italia), che pure ha collaborato attivamentealla parte della relazione sulla sicurezza.

Secondo i dati Istat elaborati per la Commissione, su 21,9 milioni di italiani che abitano nelle 14città metropolitane ben il 71%, cioè 15,5 milioni, risiedono in quartieri geograficamenteperiferici. Da un altro punto di vista, invece (sempre dati Istat), il 34% della popolazione dellegrandi città vive in quartieri con alto potenziale di marginalità economica e sociale. Vediamo insintesi le proposte della Commissione.

Primo: una governance nazionale unitaria. Per dare centralità alle politiche urbane bisogna superare l'attuale frammentazione dicompetenze e politiche tra vari ministeri. Si propone di creare un Dipartimento stabile presso lapresidenza del Consiglio, o un'Agenzia pubblica, ma anche di rivitalizzare il Cipu, il Comitatointeriministeriale per le politiche urbane, creato nel 2012 e mai fatto funzionare. Si proponeinoltre la creazione di una stabile Commissione bicamerale su città e periferie.

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15/12/2017 Commissione periferie: 8 proposte per mettere al centro le politiche urbane

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Secondo: un Programma pluriennale periferie. La Commissione d'inchiesta propone di lanciare un programma pluriennale stabile, da partedello Stato, «per le città», inteso come estensione e sistematizzazione del Piano periferie deigoverni Renzi-Gentiloni (2,1 miliardi di euro stanziati nel 2016 e 2017). La commissione, pur nonprendendo una posizione netta, suggerisce la possibilità di superare il meccanismo delladistribuzione a pioggia finora utilizzato (un po' per ogni Comune capoluogo), o dei bandi perpunteggi, a favore della individuazione di "aree bersaglio", quelle cioè con i maggiori fattori didisagio sociale, economico, urbano, individuate con i nuovi parametri elaborati quest'annodall'Istat. Si deve comunque trattare di programmi misti tra interventi materiali e immateriali,«e riteniamo - ha detto il vice-presidente Roberto Morassut (Pd), a nome della Commissione -che servano almeno 2-2,5 miliardi di euro all'anno. È quello che stanno facendo gli altri grandipaesi europei: politiche abitative, mobilità sostenibile, digitalizzazione, inclusione sociale,riqualificazione urbana».

Terza proposta: politiche attive per il sociale. È una delle proposte più innovative. La commissione propone di investire risorse stabili percreare nei Comuni delle Agenzie sociali di quartiere, una sorta di "sportello unico" di tutti iservizi di inclusione sociale, come i fondi affitti, le domande di case popolari, il nuovo Reddito diinclusione (Rei), le politiche attive del lavoro, la formazione, i servizi per la disabilità, etc. Servepersonale nuovo, giovane e professionalizzato. E servono - suggerisce la commissione -politiche di welfare innovative (co-housing, percorsi di inclusione attiva, estensionedell'esperienza "scuola al centro", le scuole come punto di riferimento attivo del quartiere).

Quarto: il ritorno delle politiche abitative. Dall'abolizione dei fondi ex-Gescal nel 1998 non esiste più un fondo nazionale per l'ediliziasociale (sovvenzionata e agevolata, la vecchia Erp), ma con la crisi il problema è esploso. Su circa900mila alloggi pubblici esistenti, le domande di famiglie per la casa popolare sono esplose acirca 650mila, con 49mila alloggi occupati abusivamente (su cui la commissione proponemassima severità, insieme a piani locali per risolvere le situazione di vero disagio). Gli alloggi diedilizia sociale sono solo il 4% del totale in Italia, contro il 17% della Francia, il 23% in Germania,il 32% in Inghilterra. La commissione propone di ristabilire «nuovi e regolari finanziamenti»,«almeno 200-250 milioni all'anno solo per la manutenzione straordinaria del patrimonioesistente: molti alloggi sono inutilizzati per mancanza di manutenzione».

Quinto: politiche per la sicurezza. La commissione approva la nuova politica di "sicurezza integrata" del decreto Minniti (Dl48/2017), severità insieme a politiche sociali coordinate con i Comuni, ma propone più impegnoper far funzionare presto e in tutte le grandi città i Comitati metropolitani (sindaco, prefetto,polizia) creati dal Dl 48. «Serve un più serrato controllo delle periferie da parte delle forzedell'ordine» scrive la commissione, e anche un riordino del codice penale per ridare severità aipiccoli reati percepiti di allarme sociali dalle popolazioni, ma anche politiche di integrazionevalorizzando il terzo settore e l'associazionismo. Tra le emergenze da affrontare: i campi Rom eil traffico illecito di rifiuti («va attuata la styratehia nazionale 2012 di inclusione di Rom, Sinti eCamminanti; con severità sul rispetto delle leggi, e con politiche per instradare i ragazzi a scuolae al lavoro»); gli «invisibili» nelle città, stimati in 600mila, spesso ignorati nella loromarginalità; il racket della prostituzione; le occupazioni abusive di immobili.

Sesta proposta: politiche per la rigenerazione urbana. La commissione rilancia l'esigenza di una riforma urbanistica nazionale (di principi, in base alla

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15/12/2017 Commissione periferie: 8 proposte per mettere al centro le politiche urbane

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Costituzione), che renda omogenee ed effettive su tutto il territorio nazionale alcuneinnovazioni regionali degli ultimi anni (piano urbanistico strutturale e operativo, perequazione-compensazione, piani di area vasta, etc...), aggiungendo poi due proposte innovative: renderestabile il contributo straordinario sulle trasformazioni urbanistiche private, non solo per levarianti come oggi, ma come quota fissa di extra-oneri calcolata sulla valorizzazioneeconomico-immobiliare, una sorta di nuova tassa di costruzione (non quantificata) perfinanziare "la città pubblica" (spazi, edifici, case); e la riforma degli standard urbanistici, fermidal 1968, introducendo tipologie di servizi nuove per anziani, integrazioni immigrati, altrepolitiche sociali necessarie).

Settima proposta: rilancio dell'economia urbana. Per combattere la "desertificazione" di negozi e attività artigianali in molte periferie, lacommissione propone incentivi e finanziamenti per favorire il reinsediamento o sostenere lestart-up.

Ottava proposta: la partecipazione. Promuovere e sostenere forme stabili di coinvolgimento dei cittadini, di dialogo e consultazionedi singoli e associazioni, sia per progetti speciali sia "nell'ordinario".

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15/12/2017 Appalti, ammessa l'esecuzione anticipata, ma senza che questo faccia sorgere diritti

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15 Dic 2017

Appalti, ammessa l'esecuzione anticipata,ma senza che questo faccia sorgere dirittiA cura della redazione PlusPlus24 Diritto

Appalto - Aggiudicazione definitiva - Esecuzione anticipata - Affidamento in via d'urgenza -Ex art. 11 dlgs 163 del 2006 - Prima della stipula del contratto - Legittimità - Presuppostid'urgenza - Grave danno all'interesse pubblico - Incolumità pubblica - Affidamento diservizio di controllo del traffico e prevenzione infrazioni al Codice della strada.

L'art. 11 d.lgs. n. 163 del 2006 consente che l'appalto venga eseguito in via d'urgenza rispetto allastipula del contratto, nei casi in cui la mancata esecuzione immediata determinerebbe un gravedanno all'interesse pubblico che la gara stessa è destinata a soddisfare, soprattutto se nell'atto diaggiudicazione definitiva l'Amministrazione comunale abbia specificamente qualificato leragioni che giustificano tale esecuzione anticipata in relazione all'oggetto dell'appalto. Cosìrisulta ben motivato l'affidamento anticipato del servizio di controllo del traffico di una grandearteria stradale al fine di tutelare l'incolumità pubblica in ragione del superiore volume veicolaredovuto sia all'approssimarsi dell'estate che alla contemporanea chiusura di un'altra importantearteria stradale a scorrimento con notevole pericolo di incidenti causati dall'alta velocità.

Consiglio di stato, sez. 5, sentenza dell'11 dicembre 2017, n. 5811

Appalto - Aggiudicazione definitiva - Esecuzione anticipata - Affidamento in via d'urgenza -Ex art. 11 dlgs 163 del 2006 - Revoca in autotutela - Affidamento delle attività di gestione delprecedente gestore - Risarcimento danni per responsabilità extracontrattuale - Non sussiste.

L'immissione in via anticipata nella gestione di un sito (di trattamento di rifiuti)dell'aggiudicataria non equivale alla stipula della concessione soprattutto se limitata alla solaprosecuzione delle attività già svolte dal precedente gestore e non già le attività di realizzazionee gestione di un nuovo impianto dedotte nella concessione. E nel caso in cui l'aggiudicazionevenga poi revocata in autotutela (per il venir meno della convenienza economica), anche dopodiversi anni, non sussiste per l'aggiudicataria alcuna possibilità di richiedere il risarcimento deidanni per responsabilità extra-contrattuale della SA per lesione del legittimo affidamentogenerato anche dall'esecuzione anticipata del contratto.

Consiglio di stato, sez. 5, sentenza dell'8 novembre 2017, n. 5146

Appalto - Aggiudicazione - Revoca - Esecuzione anticipata del contratto - Affidamento in viad'urgenza - Ex art. 11 d.lgs. n. 163-2006 - Effetti sull'esecuzione anticipata - Rimborso spesesostenute - Legittimità.

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15/12/2017 Appalti, ammessa l'esecuzione anticipata, ma senza che questo faccia sorgere diritti

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Ai sensi dell'art 11, comma 9, d.lgs. n. 163-2006, l'esecuzione anticipata fa nascere, in capoall'aggiudicatario, il solo diritto al rimborso delle spese sostenute, e non certo la pretesa aproseguire nell'esecuzione anticipata quando non è più possibile la stipulazione del contrattoper il venir meno dell'aggiudicazione. Ciò rende evidente che, se la decisione di revocarel'aggiudicazione risulta fondata, da ciò conseguono il radicale difetto dei presupposti per ilmantenimento dell'esecuzione anticipata di un contratto che non potrà mai più essere stipulato,con l'automatica caducazione degli effetti negoziali del “Foglio patti e condizioni” relativoall'esecuzione in via di urgenza del contratto di concessione del servizio.

Consiglio di Stato, sez. 5, sentenza del 13 marzo 2017, n. 1138

Appalto - Aggiudicazione - Esecuzione anticipata – Esecuzione d'urgenza - A discrezione dellaPubblica Amministrazione - Sussistenza - Rifiuto dell'aggiudicataria - Nelle moredell'acquisto di efficacia del contratto - Revoca dell'aggiudicazione - Legittimità - Fattispecierelativa all'affidamento di un servizio di assistenza sanitaria.

L'art.11, comma 12, del D.Lgs. n.163 del 2006 consente, nei casi d'urgenza e quando lo richiedal'Amministrazione, che le prestazioni oggetto del servizio pubblico vengano erogate dalla dittaaggiudicataria “anticipatamente”; e cioè prima (quindi nelle more ed in attesa) che il contrattoacquisti efficacia. Non spetta all'aggiudicataria valutare (e sostenere) che non esistano ipresupposti di urgenza per chiedere la c.d. “esecuzione anticipata” del contratto, ai sensi del art.11 citato, in quanto, è fuor di dubbio che ogni valutazione al riguardo debba essere devoluta algiudizio discrezionale della stessa Amministrazione, la quale è l'unica titolare della curadell'interesse pubblico sottostante alla richiesta. Così è legittima la revoca dell'aggiudicazione diuna concorrente che si sia rifiutata, nelle more della stipula del contratto, di anticipare laprestazione, nella specie, di servizi assistenziali stante il fatto che la necessità di evitaresoluzioni di continuità nell'erogazione di un servizio assistenziale, costituisca di per sé un validomotivo di urgenza atto a giustificare la c.d. “richiesta di esecuzione anticipata”.

Consiglio di giustizia amministrativa per la regione Siciliana, sez. giurisdizionale, sentenza del17 febbraio 2017, n. 47

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15/12/2017 Ferrovie, attraversare le Alpi in 25 minuti con il nuovo tunnel del Brennero

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15 Dic 2017

Ferrovie, attraversare le Alpi in 25 minuticon il nuovo tunnel del BrenneroMarco Morino

Percorrere le Alpi in 25 minuti, a fronte degli attuali 80 minuti, a una velocità superiore ai 200chilometri l’ora. Fantascienza? No, realtà. Tra dieci anni. A partire, cioè, dal 2027 quando saràultimato il nuovo tunnel ferroviario del Brennero tra Fortezza e Innsbruck. Il puntosull’avanzamento dell’opera è stato fatto ieri, a Trento, dal ministro delle InfrastruttureGraziano Delrio e dall’amministratore delegato di Rete ferroviaria italiana(Rfi), Maurizio Gentile,al convegno “Il Corridoio del Brennero per connettere l’Italia, un’opportunità per il Trentino eper il Paese”.

«Non c’è sviluppo senza connessioni - dice Delrio - e questo nuovo progetto di perforazionedelle Alpi, di portata storica per il nostro Paese, accorcerà le distanze tra il Trentino-Alto Adige eil cuore dell’Europa. Ricordiamoci che le vera ricchezza dell’Italia è nell’import-export conl’Europa, la Cina è 25 volte minore come valore delle merci rispetto al commercio con l’Europa».

Attualmente, sotto il passo del Brennero si sta costruendo quello che un giorno diventerà ilcollegamento ferroviario sotterraneo più lungo del mondo. Collegherà l’Italia con l’Austriaunendo il Tirolo con l’Alto Adige. La galleria di base del Brennero offrirà nuove prospettive altraffico merci, agevolando il trasferimento della merce dalla strada ai binari. La galleria di basedel Brennero presenta un tracciato pressoché pianeggiante, riducendo così la distanza traInnsbruck e Fortezza a soli 55 chilometri contro i 75 chilometri della linea storica.

Con quasi 47 milioni di tonnellate di merce sugli oltre 160 milioni che varcano i confini terrestrinazionali, il Corridoio multimodale del Brennero già oggi rappresenta di gran lunga il piùtrafficato corridoio transalpino e, dunque, il principale elemento di connessione tra l’Italia el’Europa e, in prospettiva, non potrà che accrescere il suo ruolo. Basti pensare che larealizzazione del solo tunnel di base, che sarà completata nel 2027 e costerà all’Italia 4,4 miliardidi euro, che diventano 5,92 miliardi di euro considerando anche altri interventi lungo ladirettrice ferroviaria, consentirà di risparmiare circa un’ora di viaggio a merci e passeggeri.Inoltre, consentirà di sviluppare treni merci molto più competitivi in quanto con un sololocomotore sarà possibile trainare treni lunghi 750 metri e pesanti 1.600 tonnellate, a fronte deldoppio locomotore che oggi seve per trainare treni di 450 metri e 1.200 tonnellate. A questacontabilità, va aggiunto il fondamentale vantaggio ambientale con la possibilità di assorbire unabuona parte del carico di Tir che ammontano nel 2016 a 2,2 milioni di mezzi con portatasuperiore alle 3,5 tonnellate.

«Il Brennero - spiega Ennio Cascetta, amministratore unico Ram Logistica, Infrastrutture eTrasporti Spa - è il primo valico ed è il più importante legame tra il nostro Paese e l’Europa ma ècambiata la composizione del traffico, servono treni più lunghi e più alti e questa è una sceltaepocale. Il tunnel del Brennero è un’opera ferroviaria gigantesca. Si tratta di un’opera utile cheserve e giustifica la quantità di risorse investite se però è parte di un sistema, ossia se si possono

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15/12/2017 Ferrovie, attraversare le Alpi in 25 minuti con il nuovo tunnel del Brennero

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raggiungere i porti, i centri intermodali e se le strade sono connesse». La nuova galleriaBrennero rappresenta la parte centrale del corridoio Ten-T che parte dalla Scandinavia e arriva aMalta. «Con le nuove opere - chiarisce Gentile - potranno essere separati i flussi di traffici mercida quelli passeggeri». L’obiettivo è arrivare a un treno merci europeo che, dal 2027, colleghi ilBrennero al porto di Gioia Tauro, in Calabria, passando sia per l’Adriatica sia per la Tirrenica.Un’opportunità ulteriore per le imprese italiane che esportano.

Ieri intanto Rfi e Interbrennero, la società che gestisce l’area dell’Interporto di Trento, al terminedel convegno hanno firmato un accordo per dotare il terminal di Trento Roncafort di due nuovibinari (lunghezza 750 metri) e per lo sviluppo del servizio di autostrada viaggiante. E le Provincedi Trento e Bolzano, da parte loro, hanno annunciato l’introduzione di incentivi al trasferimentomodale delle merci dalla strada alla ferrovia che andranno ad aggiungersi al ferrobonusnazionale.

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Bando Periferie, dal 18 dicembre si passerà alla fase attuativa di Alessandra Marra

Dalla firma delle ultime 93 convenzioni i Comuni avranno 60 giorni di tempo per presentare i progetti definitivi ed esecutivi

15/12/2017 - Lunedì 18 dicembre saranno firmate le ultime convenzioni per il Bando Periferie dopodiché si passerà alla fase attuativa.

Ad annunciarlo il segretario generale della presidenza del Consiglio, Paolo Aquilanti, nel corso del convegno ‘Periferie: i 120 progetti presentati’ tenutosi lo scorso 13 dicembre nella sede Anci a Roma.

Bando periferie: la firma delle ultime convenzioni Il Piano Periferie ha messo a disposizione dei progetti 2,1 miliardi di euro che hanno sbloccano complessivamente circa 3,8 miliardi di euro grazie ai diversi co-

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finanziamenti.

Le convenzioni per i primi 24 progetti sono state firmate il 6 marzo scorso. Nei giorni scorsi Gentiloni ha firmato altre 3 convenzioni con sindaci di Viterbo, Perugia e Terni. Le ultime 93 convenzioni saranno firmate lunedì 18 dicembre 2017.

Dalla firma della convenzione scatterà l’iter procedurale (i Comuni avranno 60 giorni di tempo per passare dai progetti preliminari a quelli definitivi e altri 60 giorni per passare dai progetti definitivi a quelli esecutivi) che porterà all’avvio dei lavori di rigenerazione urbana.

Bando Periferie: i numeri sui progetti “I progetti presentati - ha spiegato il vice segretario generale Anci, Stefania Dota, nel corso del convegno - tendono a individuare le potenzialità dei territori urbani di riferimento, a rafforzare la mixité sociale e a rispettare l'ambiente, mettendo in atto i princìpi del costruire sostenibile e della riduzione di consumo di suolo”.

Il 10% delle proposte è a livello di progetti esecutivi, il 13% di progetti definitivi, il 77% di studi di fattibilità o progetti preliminari.

Il 31% dei progetti prevede tempi di attuazione fino a due anni, il 44% un tempo fino a tre anni, il 25% fino a quattro anni, il 20% superiore a 48 mesi, con punte di 72 mesi in due casi. Questo dato è decisivo per la fattibilità degli interventi che dovranno essere oggetto di progettazione esecutiva entro 60 giorni dalla sottoscrizione delle convenzioni.

Infine, il responsabile Area Studi e ricerche Anci, Paolo Testa ha illustrato la diversificazione delle azioni che si concentrano in via prioritaria sulle aree dismesse, gli spazi pubblici , la mobilità e la casa ma guardano anche al welfare, allo sport, alla sicurezza e alla resilienza.

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Débat public: oleodotti, gasdotti e centrali non saranno soggetti al confronto di Paola Mammarella

Via libera delle Regioni a condizione che i tempi per la realizzazione delle opere siano contenuti

15/12/2017 – Il dibattito pubblico non si applicherà ad impianti nucleari, oleodotti e alle opere connesse all’energia. I tempi per la realizzazione delle opere dovranno inoltre essere contenuti. È il parere espresso dalle Regioni che, in Conferenza Unificata, hanno dato il via libera alla bozza di dpcm attuativo del Codice Appalti (D.lgs. 50/2016).

Le opere sottoposte a débat public Dall’allegato 1 alla bozza di decreto, che indica per quali opere è richiesto il débat public, sono stati eliminati gli impianti nucleari e quelli per il trattamento dei

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combustibili nucleari e gli impianti affini. Dalla tabella sono scomparsi anche gli interventi per la difesa del mare, quelli per lo sfruttamento degli idrocarburi, oleodotti , gasdotti e condutture per gli impianti chimici. La cancellazione risponde alla richiesta delle Regioni di escludere dal dibattito pubblico le opere già sottoposte a procedure preliminari di consultazioni ai sensi del regolamento europeo 347/2013 sulle infrastrutture energetiche transeuropee.

Il débat public non si applicherà inoltre alle opere connesse alla difesa e alla sicurezza, alle esigenze di protezione Civile in caso di urgenza e agli interventi di manutenzione ordinaria e straordinaria, restauri, adeguamenti tecnologici e completamenti.

Restano quindi autostrade e strade extraurbane, tronchi ferroviari, aeroporti, porti, interporti, elettrodotti aerei, impianti per trattenere e regolare le acque in modo durevole, opere per il trasferimento d’acqua tra regioni diverse, infrastrutture ad uso sociale, culturale, sportivo, scientifico o turistico, impianti e insediamenti industriali che richiedono un investimento superiore a 300 milioni di euro.

Dibatti to pubblico e tempi per la realizzazione delle opere Come sollecitato dalle Regioni, la Commissione nazionale per il dibattito pubblico dovrà essere istituita con decreto del Mit entro 15 giorni dall’entrata in vigore del dpcm sul débat public. Nella bozza circolata precedentemente era invece previsto un termine di 60 giorni, considerato troppo lungo.

L’obiettivo delle Regioni è definire subito il meccanismo del dibattito pubblico in modo da realizzare senza intoppi le infrastrutture. Per questo hanno anche proposto di inserire una disposizione che tagli i tempi dei procedimenti per le opere sottoposte a dibattito pubblico.

Dalla bozza scompare anche il comitato di monitoraggio, che avrebbe dovuto coordinare la sua attività con la Commissione nazionale del dibattito pubblico. Sarà quest’ultima a svolgere anche le funzioni di controllo.

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Cosa è e come funzione il débat public

Il dibattito pubblico, pensato per le grandi opere infrastrutturali e architetture di rilevanza sociale aventi impatto sull’ambiente, sulle città e sull’assetto del territorio, servirà a migliorare la qualità della progettazione e l’efficacia delle decisioni pubbliche mediante la più ampia partecipazione dei cittadini.

Il processo di informazione si svolgerà nel momento della presentazione del progetto di fattibilità, quando è ancora possibile apportare delle modifiche senza oneri eccessivi oppure decidere di non realizzare l’opera.

Il procedimento potrà avere una durata massima di quattro mesi, a decorrere dalla pubblicazione del dossier di progetto, prorogabile di ulteriori due mesi in caso di comprovata necessità.

L’avvio verrà richiesto dal proponente dell’opera, dalla Presidenza del Consiglio dei ministri o dai Ministeri direttamente interessati, dagli Enti locali coinvolti o da 50mila elettori.

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Le città italiane, inquinate ma sempre più a misura di pedone diRossellaCalabrese

Rapporto Qualità dell’Ambiente Urbano: dal PM10 oltre i limiti nel bacino padano alla riscoperta della mobilità lenta 15/12/2017

LungomarepedonaleaNapoli

15/12/2017 - Nel 2016 il limite annuale per l’NO2 ( biossido di azoto) è stato superato in 21 aree urbane, mentre va meglio per il PM2,5 (25 µg/m³): solo 7 città superano il limite annuale. Lo dice il XIII Rapporto sulla Qualità dell’Ambiente Urbano, redatto dal Sistema Nazionale per la Protezione dell’Ambiente (SNPA) e presentato ieri a Roma.

Il Rapporto descrive la qualità delle vita e dell’ambiente nelle città italiane attraverso i dati di 119 aree urbane e 10 aree tematiche: Fattori Sociali ed

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Economici, Suolo e territorio, Infrastrutture verdi, Acque, Qualità dell’aria, Rifiuti, Attività Industriali, Trasporti e mobilità, Esposizione all’Inquinamento Elettromagnetico ed acustico, Azioni e strumenti per la sostenibilità locale. Vediamone alcune:

Qualità dell’aria Al 10 dicembre 2017, il valore limite giornaliero del PM10 è stato oltrepassato in 34 aree urbane, per gran parte localizzate nel bacino padano. Torino è la città con il numero maggiore di superamenti giornalieri (103). Situazione ancora più critica per l’ozono: nel 2016 il valore limite annuale è stato superato in almeno una delle stazioni di monitoraggio di 21 aree urbane. Nella stagione estiva del 2017 invece, ben 84 aree urbane sono andate oltre l’obiettivo a lungo termine.

Dissesto idrogeologico Sui 119 comuni analizzati, 85 risultano caratterizzati da frane, mentre 34 ricadono prevalentemente in aree di pianura. Complessivamente sono state censite 23.729 frane con una densità media sul territorio dei 119 comuni di 1,12 frane per km2 (sia frane attive che non). Alcuni comuni ne hanno più di 9 per km2 (Lecco, La Spezia, Lucca, Cosenza e Sondrio), mentre 14 presentano una densità compresa tra 3 e 9 frane (Pistoia, Torino, Vibo Valentia, Livorno, Ancona, Genova, Bologna, Bolzano, Fermo, Perugia, Catanzaro, Pesaro, Campobasso e Massa).

Dal 1999 al 2016, nei comuni in esame sono in atto 384 interventi urgenti per la difesa del suolo già finanziati, per un ammontare complessivo delle risorse stanziate di circa 1 miliardo e 476 milioni di euro. Le città che hanno ricevuto i maggiori contributi statali per la messa in sicurezza e la riduzione del rischio idrogeologico sono in assoluto Genova (354,52 milioni di euro), Milano(171,06 milioni di euro) e Firenze (106,18 milioni di euro).

Consumo di suolo, verde pubblico e aree agricole Le più alte percentuali di suolo consumato rispetto alla superficie territoriale si raggiungono, al 2016, a Torino 65,7%, Napoli 62,5%, Milano 57,3% e Pescara 51,1%. Tra il 2012 e il 2016 è la città di Roma, con oltre 13 milioni di euro all’anno a sostenere i costi massimi più alti in termini di perdita di servizi

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ecosistemici, seguita da Milano con oltre 4 milioni di euro all’anno.

Le percentuali di verde pubblico sulla superficie comunale restano piuttosto scarse, con valori inferiori al 5% in 96 dei 119 città analizzate, compresi i 3 nuovi comuni inclusi per la prima volta nel campione di quest’anno, nei quali il verde pubblico non incide più del 2% sul territorio. Solo in 11 aree urbane, prevalentemente del Nord, la percentuale di verde pubblico raggiunge valori superiori al 10%; i più alti si riscontrano nei comuni dell’arco alpino, in particolare a Sondrio (33%) e a Trento (29,7%).

Diminuiscono le aree agricole, altro importante tassello dell’infrastruttura verde comunale: il trend della superficie agricola utilizzata negli ultimi 30 anni è negativo in ben 100 dei 119 comuni indagati, con valori percentuali compresi tra il -1,4% di Viterbo e il -83,7% di Cagliari.

Focus: la mobilità pedonale in città Ogni anno il Rapporto è completato da un Focus di approfondimento su di un tema cruciale per la qualità ambientale delle nostre città. Il Focus di quest’anno è su “Mobilità pedonale in città” e promuove la consapevolezza che il muoversi a piedi in città è la modalità più naturale e sostenibile che si possa praticare per migliorare la qualità della vita in ambiente urbano.

Non si tratta più di avere soltanto un trasporto pubblico locale ecologico e intermodale con la ciclabilità, ma di costruire la città sostenibile del futuro, sul modello di alcune città europee, dotata di una rete di percorsi fruibili a piedi per la mobilità quotidiana dei cittadini e per la promozione di un nuovo turismo lento ed esperienziale.

Il Focus restituisce un’idea di città che, agevolando la mobilità lenta, è a misura di bambini e di anziani, contribuisce al benessere psico-fisico di tutti i cittadini, fa riscoprire il valore del prendersi cura di strade e piazze e quindi anche del verde urbano, contribuendo al benessere di tutti.

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Dissesto idrogeologico, pronta la nuova Guida di ItaliaSicura diRossellaCalabrese

I 144 esperti chiamati a raccolta hanno redatto le nuove Linee Guida per la progettazione degli interventi

14/12/2017 - Si è conclusa con la redazione di una Guida condivisa contro il dissesto idrogeologico, la giornata di studi dal titolo “Progettare l’Italia Sicura” tenutasi ieri a Roma.

È stata “una giornata molto positiva per la lotta al dissesto idrogeologico in Italia. Per la prima volta dopo tanto tempo 144 esperti, provenienti da tutte le diverse esperienze impegnate in questo campo, si sono confrontati per migliorare ancor di più le Linee Guida per la progettazione”. Così Michele Torsello, dirigente di ItaliaSicura, la Struttura di missione contro il dissesto idrogeologico e per lo sviluppo delle infrastrutture idriche, ha

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commentato a fine giornata. “Consideriamo le Linee Guida per la progettazione - ha proseguito Torsello - uno dei risultati più importanti dell’attività di ItaliaSicura. Un contributo per il futuro per rendere sempre più concreta efficace e veloce la progettazione e la realizzazione delle opere contro il dissesto”. Sui 12 tavoli, uno per ognuno dei 12 aspetti delle Linee Guida, si sono incontrati 144 esperti provenienti dalle Istituzioni nazionali, dalle Regioni e dagli enti locali, dal Parlamento, dalle Reti Professionali, dalle associazioni di categoria, dalle Università e strutture di ricerca, dal mondo delle imprese. Si è trattato dunque di ragionare e immaginare un’evoluzione delle Linee Guida per la programmazione e progettazione degli interventi per il contrasto del rischio idrogeologico, redatte da ItaliaSicura e consegnarle al Governo che verrà e agli enti locali che opereranno per ridurre il dissesto idrogeologico nel nostro Paese. Le Linee Guida sono un contributo di indirizzo, nate dalla consapevolezza che sul dissesto idrogeologico esistesse un grande problema di ritardi e di disponibilità economica nella progettazione. Si è pensato quindi che una Guida strutturata fosse necessaria per rendere più efficaci e rapide le procedure di progettazione. Il lavoro di ItaliaSicura ha inciso molto in questi anni di attività sulla predisposizione di un Piano di interventi e di un Piano finanziario di opere contro il dissesto, con particolare attenzione alle aree metropolitane più densamente popolate e a rischio. È stato inoltre realizzato un lavoro importante sul recupero di risorse e di semplificazione delle competenze con la scelta di nominare commissari delegati alla lotta al dissesto tutti i presidenti delle Regioni, un lavoro coordinato, da continuare per garantire la sicurezza dei cittadini e salvaguardare un territorio prezioso. © Riproduzione riservata

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Regolamento edilizio unico: la situazione aggiornata. Sette regioni ok e tre scadenze Matteo Peppucci INGENIO 15/12/2017

Dossier ANCE aggiornato al 7 dicembre: dopo Puglia, Emilia Romagna, Campania, Lazio e Liguria, anche Veneto e Piemonte (quest’ultima in attesa di pubblicazione) hanno recepito le indicazioni statali

Sono 7, su 20, le regioni che alla data del 7 dicembre 2017 hanno recepito il regolamento edilizio unico (o regolamento edilizio tipo) che si riferisce all'Intesa della Conferenza Unificata n. 125/CU del 20 ottobre 2016 ed è finalizzato a uniformare e semplificare le norme e gli adempimenti in materia. In merito, ricordiamo che il termine per il recepimento da parte delle Regioni ordinarie è scaduto lo scorso 18 aprile.

Dopo Campania (DGR del 23 maggio 2017 n. 287), Emilia Romagna (DGR 922/2017), Liguria (DGR del 14 aprile 2017 n. 316), Lazio (DGR del 19 maggio 2017 n.243), Puglia (DGR dell’aprile 2017, n. 554 – DGR 4 maggio 2017 n. 648 e successivamente la legge 11/2017), anche Veneto e Piemonte hanno infatti recepito il Regolamento edilizio unico.

In Veneto i Comuni hanno tempo fino al 21 maggio 2018 per procedere all'adeguamento. La Regione ha anche specificato che il recepimento delle definizioni uniformi non deve comportare la modifica delle previsioni dimensionali degli strumenti urbanistici vigenti. A tal fine i comuni possono individuare le modalità con cui recepire le definizioni uniformi per assicurare l’invarianza delle previsioni dimensionali degli strumenti urbanistici comunali.

Segnaliamo, in merito, l'aggiornamento al 7 dicembre del Dossier ANCE dedicato, ricordando che in alcune regioni che si erano già adeguate (Campania, Lazio e Liguria) i termini per l'adeguamento comunale sono scaduti. In Liguria il regolamento edilizio redatto dal Comune della Spezia è stato utilizzato come modello per tutti i Comuni della Regione affinché fossero rispettati i termini imposti dalla delibera regionale.

Nuovo termine, invece, in Puglia: i comuni hanno tempo sino al 31 dicembre 2017 (prima stabilito al 15/11/2017) per l’adeguamento. Fornite, inoltre, alcune indicazioni sul regime transitorio applicabile.

Regolamento edilizio unico: cos'è Ricordiamo che le 42 definizioni uniformi (contenute nell’Allegato A al regolamento), trattano in pratica tutte quelle comuni, dalla "superficie netta" alla “superficie utile”, dal “soppalco” alla “sagoma”, oppure anche solo “l’altezza dell'edificio”.

L’Allegato B elenca invece 118 norme statali che hanno un impatto sull'edilizia: nel nuovo regolamento comunale, in ogni caso, qualsiasi norma statale viene richiamata esclusivamente attraverso il rinvio all'Allegato B.

Il regolamento edilizio tipo si articola pertanto in due parti:

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• Principi generali e disciplina generale dell'attività edilizia;• Disposizioni regolamentari comunali in materia edilizia.

Tra i principi generali, sono compresi la definizione dei parametri urbanistici ed edilizi, la definizione degli interventi edilizi e delle destinazioni d’uso, le procedure da seguire per ottenere e depositare i titoli abilitativi, la modulistica unificata completa di elaborati da allegare, i requisiti generali delle opere edilizie, cioè limiti di altezza, densità e distanze tra edifici, le regole per gli immobili vincolati.

Le disposizioni regolamentari comunali contengono invece le procedure interne, le norme su qualità, sostenibilità e requisiti tecnici complementari. In ogni caso, gli da perseguire riguardano semplificazione, igiene pubblica, estetica, incremento della sostenibilità ambientale, superamento delle barriere architettoniche e riqualificazione urbana.

Tempistiche e recepimento La Regioni avevano 180 giorni (termine massimo, scadenza 18 aprile 2017) per adeguarsi al regolamento: in caso di recepimento, il comune è a sua volta obbligato ad adottarlo entro i successivi 180 giorni. In assenza di recepimento ufficiale, scaduti i 180 giorni, le definizioni uniformi e le norme sovraordinate (statali e regionali) “trovano diretta applicazione”.

Se invece le regioni non si adeguano entro la scadenza - ma non sono previste sanzioni - il comune può recepire il regolamento ma non è obbligato a farlo. E, in ogni caso, Il recepimento delle definizioni uniformi non comporta la modifica degli strumenti urbanistici vigenti, che continuano ad essere regolate dal piano comunale vigente.

La situazione attuale Tutte le Regioni hanno previsto il termine massimo di 180 giorni per il recepimento a livello comunale. Alcune, come previsto dall’Intesa, hanno individuato le definizioni aventi incidenza sulle previsioni dimensionali e fornito alcune indicazioni tecniche ai fini di una corretta interpretazione (es. Liguria) oppure chiarito alcuni aspetti con i contenuti di determinati atti regionali (es. Lazio). Ognuna, inoltre, ha previsto uno specifico regime transitorio.

Articoli collegati • Regolamento edilizio tipo e nuova cartografia: via in Piemonte• Regolamento edilizio unico: il punto sul recepimento nelle regioni• Regolamento edilizio unico: anche Veneto e Piemonte recepiscono

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Prevenzione incendi: la bozza di regola tecnica per le attività commerciali Matteo Peppucci INGENIO 15/12/2017

Prevenzione incendi: è stata posta in consultazione pubblica la bozza di regola tecnica verticale sulle attività commerciali

I Vigili del Fuoco, più specificatamente il Comitato Centrale Tecnico Scientifico ha posto in consultazione pubblica - con possibilità, quindi, di inviare i contributi di modifica al documento da parte dei professionisti interessati - tre schemi di regola tecnica in materia di prevenzione incendi. Tra questi riveste particolare importanza la bozza di RTV sulle attività commerciali che integrerà il DM 03/08/2015 "Norme tecniche di prevenzione incendi" (Codice di prevenzione incendi).

Il Consiglio Nazionale degli Ingegneri, con la circolare 160/2017 del 13 dicembre, ha in merito invitato gli Ordini a formulare e trasmettere al Cni eventuali osservazioni tecniche, da compilare nell'apposito file allegato, precisando l'articolo da modificare, il testo e le motivazioni.

La documentazione dovrà pervenire (in formato doc) entro il 12 gennaio 2018 all'indirizzo di posta [email protected].

Tutta la documentazione allegata è scaricabile anche dal sito internet del CNI al link: https: //www.tuttoingegnere.it/temi/sicurezza/175-attivita-in-corso/prevenzione-incendi/2195-ccts-del-27-11-2017-osservazioni-ad-rtv-attivita-commerciali-ed-altro

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Report qualità dell’aria 2017: polveri sottili e ozono ancora superiori alla norma ISPRA 14/12/2017

Pm10 ancora oltre la norma in molte città italiane: al 10 dicembre 2017, il valore limite giornaliero è stato oltrepassato in 34 aree urbane, gran parte di queste localizzate nel bacino padano. Torino è la città con il numero maggiore di superamenti giornalieri (103). Situazione ancora più critica per l’ozono: nella stagione estiva, sempre 2017, ben 84 aree urbane vanno oltre l'obiettivo a lungo termine.

Nel 2016 il limite annuale per l’NO2 ( biossido di azoto) è stato superato in 21 aree urbane, mentre va meglio per il PM2,5 (25 µg/m³): solo 7 città superano il limite annuale.

Questi i dati relativi all’aria, aggiornati al 10 dicembre 2017 e contenuti nella XIII edizione del Rapporto sulla Qualità dell’Ambiente Urbano, presentato questa mattina a Roma. Il report, che porta la firma del Sistema Nazionale per la Protezione dell’Ambiente (SNPA), raccoglie i dati relativi a 119 aree urbane attraverso dieci aree tematiche: Fattori Sociali ed Economici, Suolo e territorio, Infrastrutture verdi, Acque, Qualità dell’aria, Rifiuti, Attività Industriali, Trasporti e mobilità, Esposizione all’Inquinamento Elettromagnetico ed acustico, Azioni e strumenti per la sostenibilità locale, descrive la qualità delle vita e dell’ambiente nelle città italiane.

Nel 2016, più incidenti, ma meno vittime sulle strade: rispetto al 2015, nei 119 comuni, nonostante l’aumento degli incidenti (+0,5%) e dei feriti +(0,3%), il numero dei morti scende del 9,7%, a fronte di una diminuzione nazionale che supera il 4% . Il numero più alto di incidenti ogni 1.000 autovetture circolanti si rileva a Genova(oltre 15 incidenti ogni 1.000 autovetture circolanti), seguita da Firenze (13,4) e Bergamo (13). Il Comune con il valore più basso è quello di Aosta con 1,4 incidenti ogni 1.000 autovetture circolanti. In linea generale e nel lungo periodo (2007-2016), calano gli incidenti stradali nei 119 comuni passando da 112.648 a 81.967 (-27,2%).

Su 119 comuni analizzati dal rapporto, 85 risultano caratterizzati da frane, mentre 34 ricadono prevalentemente in aree di pianura. Complessivamente sono state censite 23.729 frane con una densità media sul territorio dei 119 comuni di 1,12 frane per km2 (sia frane attive che non) . Alcuni comuni ne hanno più di 9 per km2 (Lecco, La Spezia, Lucca, Cosenza e Sondrio), mentre 14 presentano una densità compresa tra 3 e 9 frane (Pistoia, Torino, Vibo Valentia, Livorno, Ancona, Genova, Bologna, Bolzano, Fermo, Perugia, Catanzaro, Pesaro, Campobasso e Massa). Dal 1999 al 2016, nei comuni in esame sono in atto 384 interventi urgenti per la difesa del suolo già finanziati, per un ammontare complessivo delle risorse stanziate di circa 1 miliardo e 476 milioni di euro. Le città che hanno ricevuto i maggiori contributi statali per la messa in sicurezza e la riduzione del rischio idrogeologico sono in assoluto Genova (354,52 Mln), Milano (171,06 Mln) e Firenze (106,18 Mln), mentre, tra i comuni che hanno il maggior numero di interventi finanziati spiccano il comune di Lucca con 21 interventi, seguito da Vibo Valentia (15), Terni (13), Genova e Messina con 12 interventi e dalle città di Milano, Firenze e Roma con 10. Le città che con il maggior numero di interventi già conclusi è Lucca con 21 interventi, seguita dai comuni di Terni (13) e Messina (12).

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Le più alte percentuali di suolo consumato rispetto alla superficie territoriale si raggiungono, al 2016, a Torino 65,7%, Napoli 62,5%, Milano 57,3% e Pescara 51,1%. Tra il 2012 e il 2016 e’ la città di Roma, con oltre 13 milioni di euro all’anno a sostenere i costi massimi più alti in termini di perdita di servizi ecosistemici, seguita da Milano con oltre 4 milioni di euro all’anno.

Il 90,4% delle acque di balneazione è classificato come eccellente e solo 1,8% come scarso. Su 82 Province, 50 detengono solo acque eccellenti, buone o sufficienti e, in particolare, 26 hanno tutte acque eccellenti. In generale, comunque, il numero di acque eccellenti supera l’80% del totale provinciale in 65 casi. La presenza della microalga potenzialmente tossica, Ostreopsis ovata, durante la stagione 2016, è stata riscontrata almeno una volta in 32 Province campione su 41, anche con episodi di fioriture, mentre il valore limite di abbondanza delle 10.000 cell/l è stato superato almeno una volta in 17 Province. In un caso è stato emesso il divieto di balneazione (Ancona) come misura di gestione a tutela della salute del bagnante.

Le percentuali di verde pubblico sulla superficie comunale restano piuttosto scarse, con valori inferiori al 5% in 96 dei 119 città analizzate, compresi i 3 nuovi comuni inclusi per la prima volta nel campione di quest’anno, nei quali il verde pubblico non incide più del 2% sul territorio. Solo in 11 aree urbane, prevalentemente del Nord, la percentuale di verde pubblico raggiunge valori superiori al 10%; i più alti si riscontrano nei comuni dell’arco alpino, in particolare a Sondrio (33%) e a Trento (29,7%). La scarsa presenza di verde si riflette ovviamente sulla disponibilità pro capite, compresa fra i 10 e i 30 m2/ab nella metà dei comuni (compresa Guidonia Montecelio). A Giugliano in Campania, invece, si registra il valore minimo (2,2 m2/ab). In linea generale, le aree urbane “più verdi” sono quelle con una significativa presenza di aree protette: Messina, Venezia, Cagliari e L’Aquila. Diminuiscono le aree agricole, altro importante tassello dell’infrastruttura verde comunale: il trend della superficie agricola utilizzata negli ultimi 30 anni è negativo in ben 100 dei 119 comuni indagati, con valori percentuali compresi tra il -1,4% di Viterbo e il -83,7% di Cagliari.

Le installazioni AIA (Autorizzazione Integrata Ambientale) statali e regionali presenti nei 119 comuni, ammontano a 938 (comprese quelle non operative ma con autorizzazione vigente) e sono situate in particolare nelle città di Forlì, Cesena, Ravenna, Modena, Prato, Brescia, Venezia, Verona e Torino. In particolare, sono 46 le installazioni AIA statali concentrate soprattutto a Venezia (7), Ravenna (7 di cui 6 operative), Brindisi (5), Taranto (4), Ferrara e Mantova (3). In particolare, la presenza maggiore di centrali termiche si rileva a Venezia (4), di impianti chimici a Ravenna (4 di cui 3 operativi). L’unica acciaieria integrata sul territorio nazionale è nel comune di Taranto. Le installazioni AIA regionali sono invece 892 e vedono la città di Forlì con il maggior numero di impianti (pari a 58 di cui 44 operativi) seguita da Ravenna (50 di cui 46 operativi), Prato (47) e Cesena (45 di cui 36 operativi).

Sostanzialmente stabile, rispetto all’anno passato, il tasso di crescita delle imprese a livello provinciale, anche se, nel 2016, il saldo è positivo +0,7%. Il tasso di natalità delle imprese del 6% è il più basso degli ultimi dieci anni e quello di mortalità del 5,3% conferma il rallentamento delle cessazioni registrato negli ultimi due anni (5,4% nel 2015 e 5,6% nel 2014). Sono gli imprenditori under 35, quelli stranieri e le imprenditrici donne che hanno contribuito al saldo positivo con una crescita rispettivamente del 10,2%, del 4,1% e dell’1%.

Ancora alto il numero delle auto euro 0: anche se in calo rispetto al 2015 di quasi 640 mila vetture, il numero delle auto da euro 0 ad euro 2 rimane ancora troppo alto, quasi 10 milioni, sugli oltre 37 totali. Nel 2016, è Napoli a presentare la quota più alta (28,3%) di auto intestate a privati appartenenti alla classe euro 0, contro una media nazionale del 10,1%. Varia poco invece, la composizione del parco per tipo di alimentazionerispetto all’anno precedente: Trieste, Como e Varese a continuano a detenere la quota più alta di auto alimentate a benzina, intorno al 70%, contro circa il 26-28% di autovetture a gasolio, mentre ad Isernia, Andria e Sanluri, circolano essenzialmente vetture a gasolio ( dal 50 al 54% circa). Dal 2012 al 2016 il parco auto alimentato a GPL a livello nazionale segna un + 18,8%, con Parma e Lanusei che raggiungono le variazioni positive più alte, superiori al 40%, contro Villacidro e Sanluri che riportano, invece, contrazioni rispettivamente del 16 e 15%. Alle

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Marche, in particolare a Macerata, Fermo e Ancona, soprattutto grazie alla presenza di numerosi distributori in una limitata estensione territoriale, spetta il primato delle auto a metano circolanti (dal 13 al 18% circa).

Secondo l’Organizzazione mondiale della sanità, un’insufficiente attività fisica è associata in Europa a circa 1 milione di morti l’anno. Spostarsi regolarmente a piedi e in bicicletta per 150 minuti a settimana con attività fisica di intensità moderata, riduce per gli adulti tutte le cause di mortalità di circa il 10%. Da questo presupposto è nato il focus del rapporto “Città a piedi”, quest’anno dedicato, appunto, alla mobilità pedonale. Diversi i temi trattati tra cui il legame tra mobilità attiva e lavoro agile: i risultati dell’esperienza “Giornata del lavoro agile”, istituita dal Comune di Milano, mostrano nel 2016 un risparmio nei tempi di spostamento di 106 minuti a persona.

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ANCE: Musmeci nuovo Direttore Generale ANCE 14/12/2017

Il Comitato di Presidenza dell'Ance su proposta del Presidente, Gabriele Buia, ha nominato per acclamazione, Massimiliano Musmeci, nuovo Direttore generale dell'Associazione nazionale dei costruttori.

Musmeci - spezzino di 54 anni - vanta una lunga carriera nel mondo dell’associazionismo imprenditoriale su tutto il territorio. Con l’assegnazione del suo incarico, che prenderà ufficialmente avvio a partire dal primo febbraio 2018, si completa l’assetto dei vertici dell’Associazione definito dal Presidente Buia, eletto lo scorso 15 novembre.

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15/12/2017 Grandi opere, fuori dal dibattito pubblico gran parte del settore energetico

Venerdì 15 Dicembre 2017

Grandi opere, fuori dal dibattito pubblico gran parte delsettore energeticowww.casaeclima.com/ar_33479__grandi‑opere‑fuori‑dal‑dibattito‑pubblico‑gran‑parte‑del‑settore‑

energetico.html

Grandi opere, fuori dal dibattito pubblico gran parte del settore energeticoÈ una delle modifiche allo schema di Dpcm decise ieri in Conferenza Unificata. Esclusi daldébat public gli impianti eolici, i gasdotti e gli oleodotti, gli impianti per il trattamento deicombustibili nucleari e le centrali idroelettricheTra i provvedimenti esaminati dalla Conferenza Unificata nella riunione di ieri c'è anche loschema di decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri recante "Modalità disvolgimento, tipologie e soglie dimensionali delle opere sottoposte a dibattitopubblico ai sensi dell'articolo 22, comma 2, del decreto legislativo 18 aprile 2016, n.50", approvato nel giugno scorso dal Ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti,Graziano Delrio e licenziato nei giorni scorsi da Palazzo Chigi.

Su questo schema di Dpcm ieri il Governo in Conferenza Unificata ha accolto la richiestadelle Regioni di introdurre sostanziali modifiche al testo. In particolare, le Regioni hannoottenuto l'esclusione dal débat public di buona parte delle opere del settore energetico,quali gli impianti eolici, i gasdotti e gli oleodotti, gli impianti per il trattamento deicombustibili nucleari e le centrali idroelettriche.

Inoltre, è stato stoppato il comitato di monitoraggio (composto dagli enti localidirettamente coinvolti dall’intervento) che lo schema di Dpcm prevede abbia il compito di:a) contribuire alla definizione delle modalità di svolgimento del dibattito pubblico; b)collaborare alla realizzazione e alla supervisione del dibattito; c) concorrere alla soluzionedei problemi e delle criticità che eventualmente si manifestino durante il dibattito; d)contribuire alla discussione e alla valutazione delle proposte emerse nel corso deldibattito pubblico.

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15/12/2017 Grandi opere, fuori dal dibattito pubblico gran parte del settore energetico

Ricordiamo che lo schema di decreto per il Dibattito pubblico sulle Grandi Opere èprevisto dal nuovo Codice dei Contratti pubblici (comma 2 dell'articolo 22). Ecco cosaprevede:

QUANDO SI APRE IL DIBATTITO PUBBLICO: il dibattito pubblico si apre nella fase dielaborazione del progetto di fattibilità quando le alternative progettuali sono ancoraaperte e il proponente può ancora modificare il progetto. In particolare si apre sulDocumento delle alternative progettuali e i risultati del Dibattito pubblico concorronoall’elaborazione del Progetti di fattibilità.

SU QUALI OPERE: il dibattito pubblico è obbligatorio per opere di una certa consistenza,tra i 200 e 500 milioni di euro a secondo della tipologia di intervento. Il dibattito pubblicoè obbligatorio anche su richiesta delle amministrazioni centrali (Presidenza del Consiglio eMinisteri), degli enti locali (un consiglio regionale, una provincia, una città metropolitana,un numero di consigli comunali rappresentativi di almeno 100.000 abitanti) o dei cittadini(almeno 50.000 elettori). Il proponente è sempre libero di aprire un dibattito pubblicoquando lo ritiene necessario.

QUANTO DURA: 4 mesi (prorogabili di ulteriori due mesi nel caso di comprovatanecessità). Il dibattito pubblico è preceduto da una fase dedicata alla progettazione delprocesso decisionale della durata massima di 3 mesi.

COME SI SVOLGE: il dibattito pubblico, organizzato e gestito in relazione allecaratteristiche dell’intervento e alle peculiarità del contesto sociale e territoriale diriferimento, consiste in incontri di informazione, approfondimento, discussione e gestionedei conflitti, in particolare nei territori direttamente interessati dall’opera e nella raccoltadi proposte e posizioni da parte di cittadini, associazioni, istituzioni.

CHI LO GESTISCE: il dibattito pubblico è gestito da una figura indipendente che svolge ilproprio compito in autonomia e coordina le proprie attività con il proponente dell’opera e ilComitato di monitoraggio (formato dagli enti locali su cui insiste l’opera).

COME VIENE SELEZIONATO IL RESPONSABILE DEL DIBATTITO PUBBLICO: ilresponsabile è selezionato dal proponente dell’opera attraverso procedure di evidenzapubblica che invita alla gara i soggetti idonei ricompresi nell’elenco dei fornitori elaboratodalla Commissione nazionale per il dibattito pubblico (soggetti di comprovata esperienzae competenza nella gestione di processi partecipativi, ovvero di gestione ed esecuzione diattività di progettazione e pianificazione in materia infrastrutturale, urbanistica eterritoriale).

COME SI CONCLUDE: il proponente, terminato il dibattito pubblico, ha tre mesi di tempoper presentare un proprio dossier conclusivo in cui evidenzia: la volontà o meno direalizzare l’intervento, le eventuali modifiche apportate al progetto e le ragioni che hannocondotto a non accogliere eventuali proposte.

IL COMITATO DI MONITORAGGIO: il proponente non è lasciato solo durante il dibattitoma è assistito da un comitato di monitoraggio (composto dagli enti locali direttamentecoinvolti dall’intervento) che ha il compito di: a) contribuire alla definizione delle modalitàdi svolgimento del dibattito pubblico; b) collaborare alla realizzazione e alla supervisionedel dibattito; c) concorrere alla soluzione dei problemi e delle criticità che eventualmentesi manifestino durante il dibattito; d) contribuire alla discussione e alla valutazione delleproposte emerse nel corso del dibattito pubblico.

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15/12/2017 Grandi opere, fuori dal dibattito pubblico gran parte del settore energetico

LA COMMISSIONE NAZIONALE PER IL DIBATTITO PUBBLICO: la Commissione èistituita presso il Ministero delle infrastrutture ed è formata da 13 componenti (2 per ilMinistero delle Infrastrutture; 1 rappresentante per i Ministeri dell’Ambiente, Beni culturali,Sviluppo economico, Salute, Giustizia; 1 rappresentante per la Conferenza Stato Regioni, 1per l’Unione delle Province Italiane e 1 per l’ANCI) + 3 esperti (nominati dal Ministro delleInfrastrutture su proposta della Commissione). La Commissione ha il compito di:monitorare il corretto svolgimento dei dibattiti pubblici; esprimere raccomandazioni eelaborare linee guida; gestire un proprio sito internet con tutta la documentazione relativaai vari dibattiti; presentare alle camere, ogni 2 anni, una relazione sull’andamento deidibattiti e proporre correttivi.

MODALITÀ DI APPROVAZIONE DEL DECRETO: raccolte le osservazioni del Ministero deiBeni culturali e del Ministero dell’Ambiente il decreto del Ministro delle Infrastrutture e deiTrasporti viene inviato alla Presidenza del Consiglio dei Ministri, e una volta valutato,viene inviato alle Camere per la raccolta delle osservazioni. Il decreto è inviato anche alConsiglio di Stato.

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15/12/2017 Regolamento edilizio tipo, alla data del 7 dicembre si sono adeguate 7 Regioni

Giovedì 14 Dicembre 2017

Regolamento edilizio tipo, alla data del 7 dicembre si sonoadeguate 7 Regioniwww.casaeclima.com/ar_33475__regolamento‑edilizio‑tipo‑data‑sette‑dicembre‑adeguate‑sette‑regioni.html

Regolamento edilizio tipo, alla data del 7 dicembre si sono adeguate 7 RegioniIn Campania, Lazio e Liguria i termini per l’adeguamento comunale sono scadutiDal dossier dell'Ance aggiornato al 7 dicembre 2017 risulta che il numero delle Regioniche hanno dato seguito all’Intesa del 20 ottobre 2016 sul regolamento edilizio tipo è salitoa 7. Dopo Puglia, Emilia Romagna, Campania, Lazio e Liguria, anche Veneto e Piemonte(quest’ultima in attesa di pubblicazione) hanno recepito le indicazioni statali.

In Veneto i Comuni hanno tempo fino al 21 maggio 2018 per procedere all’adeguamento.La Regione ha, inoltre, specificato che il recepimento delle definizioni uniformi non devecomportare la modifica delle previsioni dimensionali degli strumenti urbanistici vigenti.

A tal fine i Comuni possono individuare le modalità con cui recepire le definizioni uniformiper assicurare l’invarianza delle previsioni dimensionali degli strumenti urbanisticicomunali.

Si segnala che in alcune Regioni che si erano già adeguate (Campania, Lazio e Liguria) itermini per l’adeguamento comunale sono scaduti. In Liguria il regolamento edilizioredatto dal Comune della Spezia è stato utilizzato come modello per tutti i Comuni dellaRegione affinché fossero rispettati i termini imposti dalla delibera regionale.

Nuovo termine, invece, in Puglia: i Comuni hanno tempo sino al 31 dicembre 2017 (primastabilito al 15/11/2017) per l’adeguamento. Fornite, inoltre, alcune indicazioni sul regimetransitorio applicabile.

Il Dossier Ance “regolamento edilizio tipo” aggiornato al 7 dicembre 2017

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15/12/2017 ancora oltre la norma PM10 e ozono

Giovedì 14 Dicembre 2017

ancora oltre la norma PM10 e ozonowww.casaeclima.com/ar_33476__snpa‑ancora‑oltre‑la‑norma‑pmdieci‑ozono.html

SNPA: ancora oltre la norma PM10 e ozonoXIII Rapporto sulla qualità dell'ambiente urbano: le più alte percentuali di suolo consumatorispetto alla superficie territoriale si raggiungono, al 2016, a Torino 65,7%, Napoli 62,5%,Milano 57,3% e Pescara 51,1%Pm10 ancora oltre la norma in molte città italiane: al 10 dicembre 2017, il valore limitegiornaliero è stato oltrepassato in 34 aree urbane, gran parte di queste localizzate nelbacino padano. Torino è la città con il numero maggiore di superamenti giornalieri (103).Situazione ancora più critica per l’ozono: nella stagione estiva, sempre 2017, ben 84 areeurbane vanno oltre l'obiettivo a lungo termine.

Nel 2016 il limite annuale per l’NO2 ( biossido di azoto) è stato superato in 21 aree urbane,mentre va meglio per il PM2,5 (25 μg/m³): solo 7 città superano il limite annuale.

Questi i dati relativi all’aria, aggiornati al 10 dicembre 2017 e contenuti nella XIII edizionedel Rapporto sulla Qualità dell’Ambiente Urbano, presentato questa mattina a Roma. Ilreport, che porta la firma del Sistema Nazionale per la Protezione dell’Ambiente(SNPA), raccoglie i dati relativi a 119 aree urbane attraverso dieci aree tematiche: FattoriSociali ed Economici, Suolo e territorio, Infrastrutture verdi, Acque, Qualità dell’aria,Rifiuti, Attività Industriali, Trasporti e mobilità, Esposizione all’InquinamentoElettromagnetico ed acustico, Azioni e strumenti per la sostenibilità locale, descrive laqualità delle vita e dell’ambiente nelle città italiane.

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15/12/2017 ancora oltre la norma PM10 e ozono

Nel 2016, più incidenti, ma meno vittime sulle strade: rispetto al 2015, nei 119 comuni,nonostante l’aumento degli incidenti (+0,5%) e dei feriti +(0,3%), il numero dei mortiscende del 9,7%, a fronte di una diminuzione nazionale che supera il 4% . Il numero piùalto di incidenti ogni 1.000 autovetture circolanti si rileva a Genova (oltre 15 incidenti ogni1.000 autovetture circolanti), seguita da Firenze (13,4) e Bergamo (13). Il Comune con ilvalore più basso è quello di Aosta con 1,4 incidenti ogni 1.000 autovetture circolanti. Inlinea generale e nel lungo periodo (2007‑2016), calano gli incidenti stradali nei 119comuni passando da 112.648 a 81.967 (‑27,2%).

Su 119 comuni analizzati dal rapporto, 85 risultano caratterizzati da frane, mentre34 ricadono prevalentemente in aree di pianura. Complessivamente sono state censite23.729 frane con una densità media sul territorio dei 119 comuni di 1,12 frane per km2 (siafrane attive che non) . Alcuni comuni ne hanno più di 9 per km2 (Lecco, La Spezia, Lucca,Cosenza e Sondrio), mentre 14 presentano una densità compresa tra 3 e 9 frane (Pistoia,Torino, Vibo Valentia, Livorno, Ancona, Genova, Bologna, Bolzano, Fermo, Perugia,Catanzaro, Pesaro, Campobasso e Massa).

Dal 1999 al 2016, nei comuni in esame sono in atto 384 interventi urgenti per ladifesa del suolo già finanziati, per un ammontare complessivo delle risorse stanziate dicirca 1 miliardo e 476 milioni di euro. Le città che hanno ricevuto i maggiori contributistatali per la messa in sicurezza e la riduzione del rischio idrogeologico sono in assolutoGenova (354,52 Mln), Milano (171,06 Mln) e Firenze (106,18 Mln), mentre, tra i comuniche hanno il maggior numero di interventi finanziati spiccano il comune di Lucca con 21interventi, seguito da Vibo Valentia (15), Terni (13), Genova e Messina con 12 interventi edalle città di Milano, Firenze e Roma con 10. Le città che con il maggior numero diinterventi già conclusi è Lucca con 21 interventi, seguita dai comuni di Terni (13) eMessina (12).

Le più alte percentuali di suolo consumato rispetto alla superficie territoriale siraggiungono, al 2016, a Torino 65,7%, Napoli 62,5%, Milano 57,3% e Pescara 51,1%.Tra il 2012 e il 2016 e’ la città di Roma, con oltre 13 milioni di euro all’anno a sostenere icosti massimi più alti in termini di perdita di servizi ecosistemici, seguita da Milano conoltre 4 milioni di euro all’anno.

Il 90,4% delle acque di balneazione è classificato come eccellente e solo 1,8% comescarso. Su 82 Province, 50 detengono solo acque eccellenti, buone o sufficienti e, inparticolare, 26 hanno tutte acque eccellenti. In generale, comunque, il numero di acqueeccellenti supera l’80% del totale provinciale in 65 casi. La presenza della microalgapotenzialmente tossica, Ostreopsis ovata, durante la stagione 2016, è stata riscontrataalmeno una volta in 32 Province campione su 41, anche con episodi di fioriture, mentre ilvalore limite di abbondanza delle 10.000 cell/l è stato superato almeno una volta in 17Province. In un caso è stato emesso il divieto di balneazione (Ancona) come misura digestione a tutela della salute del bagnante.

Le percentuali di verde pubblico sulla superficie comunale restano piuttosto scarse,con valori inferiori al 5% in 96 dei 119 città analizzate, compresi i 3 nuovi comuni inclusiper la prima volta nel campione di quest’anno, nei quali il verde pubblico non incide piùdel 2% sul territorio. Solo in 11 aree urbane, prevalentemente del Nord, la percentuale diverde pubblico raggiunge valori superiori al 10%; i più alti si riscontrano nei comunidell’arco alpino, in particolare a Sondrio (33%) e a Trento (29,7%). La scarsa presenza diverde si riflette ovviamente sulla disponibilità pro capite, compresa fra i 10 e i 30 m2/ab

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15/12/2017 ancora oltre la norma PM10 e ozono

nella metà dei comuni (compresa Guidonia Montecelio). A Giugliano in Campania, invece,si registra il valore minimo (2,2 m2/ab). In linea generale, le aree urbane “più verdi” sonoquelle con una significativa presenza di aree protette: Messina, Venezia, Cagliari eL’Aquila. Diminuiscono le aree agricole, altro importante tassello dell’infrastruttura verdecomunale: il trend della superficie agricola utilizzata negli ultimi 30 anni è negativo in ben100 dei 119 comuni indagati, con valori percentuali compresi tra il ‑1,4% di Viterbo e il‑83,7% di Cagliari.

Le installazioni AIA (Autorizzazione Integrata Ambientale) statali e regionali presenti nei119 comuni, ammontano a 938 (comprese quelle non operative ma con autorizzazionevigente) e sono situate in particolare nelle città di Forlì, Cesena, Ravenna, Modena, Prato,Brescia, Venezia, Verona e Torino. In particolare, sono 46 le installazioni AIA stataliconcentrate soprattutto a Venezia (7), Ravenna (7 di cui 6 operative), Brindisi (5), Taranto(4), Ferrara e Mantova (3). In particolare, la presenza maggiore di centrali termiche sirileva a Venezia (4), di impianti chimici a Ravenna (4 di cui 3 operativi). L’unica acciaieriaintegrata sul territorio nazionale è nel comune di Taranto. Le installazioni AIA regionalisono invece 892 e vedono la città di Forlì con il maggior numero di impianti (pari a 58 dicui 44 operativi) seguita da Ravenna (50 di cui 46 operativi), Prato (47) e Cesena (45 dicui 36 operativi).

Sostanzialmente stabile, rispetto all’anno passato, il tasso di crescita delle impresea livello provinciale, anche se, nel 2016, il saldo è positivo +0,7%. Il tasso di natalitàdelle imprese del 6% è il più basso degli ultimi dieci anni e quello di mortalità del 5,3%conferma il rallentamento delle cessazioni registrato negli ultimi due anni (5,4% nel 2015 e5,6% nel 2014). Sono gli imprenditori under 35, quelli stranieri e le imprenditrici donne chehanno contribuito al saldo positivo con una crescita rispettivamente del 10,2%, del 4,1% edell’1%.

Ancora alto il numero delle auto euro 0: anche se in calo rispetto al 2015 di quasi 640mila vetture, il numero delle auto da euro 0 ad euro 2 rimane ancora troppo alto, quasi 10milioni, sugli oltre 37 totali. Nel 2016, è Napoli a presentare la quota più alta (28,3%) diauto intestate a privati appartenenti alla classe euro 0, contro una media nazionale del10,1%. Varia poco invece, la composizione del parco per tipo di alimentazione rispettoall’anno precedente: Trieste, Como e Varese a continuano a detenere la quota più alta diauto alimentate a benzina, intorno al 70%, contro circa il 26‑28% di autovetture a gasolio,mentre ad Isernia, Andria e Sanluri, circolano essenzialmente vetture a gasolio ( dal 50 al54% circa). Dal 2012 al 2016 il parco auto alimentato a GPL a livello nazionale segna un+18,8%, con Parma e Lanusei che raggiungono le variazioni positive più alte, superiori al40%, contro Villacidro e Sanluri che riportano, invece, contrazioni rispettivamente del 16 e15%. Alle Marche, in particolare a Macerata, Fermo e Ancona, soprattutto grazie allapresenza di numerosi distributori in una limitata estensione territoriale, spetta il primatodelle auto a metano circolanti (dal 13 al 18% circa).

Secondo l’Organizzazione mondiale della sanità, un’insufficiente attività fisica èassociata in Europa a circa 1 milione di morti l’anno. Spostarsi regolarmente a piedi e inbicicletta per 150 minuti a settimana con attività fisica di intensità moderata, riduce per gliadulti tutte le cause di mortalità di circa il 10%. Da questo presupposto è nato il focus delrapporto “Città a piedi”, quest’anno dedicato, appunto, alla mobilità pedonale. Diversi i

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15/12/2017 ancora oltre la norma PM10 e ozono

temi trattati tra cui il legame tra mobilità attiva e lavoro agile: i risultati dell’esperienza“Giornata del lavoro agile”, istituita dal Comune di Milano, mostrano nel 2016 un risparmionei tempi di spostamento di 106 minuti a persona.

XIII Rapporto Qualità dell'Ambiente Urbano

Focus Mobilità pedonale in città

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15/12/2017 Rapporto sulla qualità dell’ambiente urbano: un Paese che non si sblocca - Greenreport: economia ecologica e sviluppo sostenibile

http://www.greenreport.it/news/urbanistica-e-territorio/rapporto-sulla-qualita-dellambiente-urbano-un-paese-non-si-sblocca/ 1/2

Energia | Inquinamenti | Mobilità | Urbanistica e territorio

Rapporto sulla qualità dell’ambiente urbano: unPaese che non si sbloccaPreoccupa l’inquinamento atmosferico, poco verde pubblico, molto consumo di territorio[14 dicembre 2017]

L’Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale (Ispra)ha presentato i 13esimo Rapporto sulla qualità dell’ambiente urbano(Rau) realizzato dal Sistema nazionale per la protezionedell’ambiente (Snpa). L’edizione 2017 del Rapporto aggiorna per 119città italiane (116 capoluoghi di provincia più 3 città con un elevatonumero di abitanti) un insieme di indicatori fondamentali per l’analisidella qualità ambientale delle città e per la valutazione della qualitàdella vita nelle aree urbane italiane.

I dati relativi all’aria sono ancora preoccupanti: «Pm10 ancora oltrela norma in molte città italiane: al 10 dicembre 2017, il valore limitegiornaliero è stato oltrepassato in 34 aree urbane, gran parte diqueste localizzate nel bacino padano. Torino è la città con il numeromaggiore di superamenti giornalieri (103). Situazione ancora piùcritica per l’ozono: nella stagione estiva, sempre 2017, ben 84 areeurbane vanno oltre l’obiettivo a lungo termine. Nel 2016 il limite annuale per l’NO2 ( biossido di azoto) è stato superato in 21 areeurbane, mentre va meglio per il PM2,5 (25 μg/m³): solo 7 città superano il limite annuale».

Nelle città italiane è ancora alto il numero delle auto euro 0: «anche se in calo rispetto al 2015 di quasi 640 mila vetture, il numerodelle auto da euro 0 ad euro 2 rimane ancora troppo alto, quasi 10 milioni, sugli oltre 37 totali. Nel 2016, è Napoli a presentare laquota più alta (28,3%) di auto intestate a privati appartenenti alla classe euro 0, contro una media nazionale del 10,1%». Varia pocoinvece, la composizione del parco auto per tipo di alimentazione rispetto al 2015: «Trieste, Como e Varese a continuano a detenerela quota più alta di auto alimentate a benzina, intorno al 70%, contro circa il 26­28% di autovetture a gasolio, mentre ad Isernia,Andria e Sanluri, circolano essenzialmente vetture a gasolio ( dal 50 al 54% circa). Dal 2012 al 2016 il parco auto alimentato a GPLa livello nazionale segna un + 18,8%, con Parma e Lanusei che raggiungono le variazioni positive più alte, superiori al 40%, controVillacidro e Sanluri che riportano, invece, contrazioni rispettivamente del 16 e 15%».

Il primato delle auto a metano circolanti (dal 13 al 18% circa) spetta alle Marche, in particolare a Macerata, Fermo e Ancona,soprattutto grazie alla presenza di numerosi distributori in una limitata estensione territoriale,

Ispra ricorda che secondo l’Organizzazione mondiale della sanità, un’insufficiente attività fisica è associata in Europa a circa 1milione di morti l’anno. Spostarsi regolarmente a piedi e in bicicletta per 150 minuti a settimana con attività fisica di intensitàmoderata, riduce per gli adulti tutte le cause di mortalità di circa il 10%. Da questo presupposto è nato il focus del rapporto “Città apiedi”, quest’anno dedicato, appunto, alla mobilità pedonale. Diversi i temi trattati tra cui il legame tra mobilità attiva e lavoro agile: irisultati dell’esperienza “Giornata del lavoro agile”, istituita dal Comune di Milano, mostrano nel 2016 un risparmio nei tempi dispostamento di 106 minuti a persona.

Ma non è molto gradevole e salubre muoversi e fare sport all’aperto in città dove le percentuali di verde pubblico rispetto allasuperficie comunale restano piuttosto scarse, con valori inferiori al 5% in 96 dei 119 città analizzate, compresi i 3 nuovi comuniinclusi per la prima volta nel campione di quest’anno, nei quali il verde pubblico non incide più del 2% sul territorio. Al Snpa diconoche «Solo in 11 aree urbane, prevalentemente del Nord, la percentuale di verde pubblico raggiunge valori superiori al 10%; i più altisi riscontrano nei comuni dell’arco alpino, in particolare a Sondrio (33%) e a Trento (29,7%). La scarsa presenza di verde si rifletteovviamente sulla disponibilità pro capite, compresa fra i 10 e i 30 m2 /ab nella metà dei comuni (compresa Guidonia Montecelio). AGiugliano in Campania, invece, si registra il valore minimo (2,2 m2 /ab). In linea generale, le aree urbane “più verdi” sono quelle conuna significativa presenza di aree protette: Messina, Venezia, Cagliari e L’Aquila. Diminuiscono le aree agricole, altro importantetassello dell’infrastruttura verde comunale: il trend della superficie agricola utilizzata negli ultimi 30 anni è negativo in ben 100 dei119 comuni indagati, con valori percentuali compresi tra il ­1,4% di Viterbo e il ­83,7% di Cagliari».

Su 119 comuni analizzati dal rapporto, 85 risultano caratterizzati da frane, mentre 34 ricadono prevalentemente in aree di pianura.»Complessivamente – spiaga il rapporto – sono state censite 23.729 frane con una densità media sul territorio dei 119 comuni di1,12 frane per km2 (sia frane attive che non) . Alcuni comuni ne hanno più di 9 per km2 (Lecco, La Spezia, Lucca, Cosenza eSondrio), mentre 14 presentano una densità compresa tra 3 e 9 frane (Pistoia, Torino, Vibo Valentia, Livorno, Ancona, Genova,

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15/12/2017 Rapporto sulla qualità dell’ambiente urbano: un Paese che non si sblocca - Greenreport: economia ecologica e sviluppo sostenibile

http://www.greenreport.it/news/urbanistica-e-territorio/rapporto-sulla-qualita-dellambiente-urbano-un-paese-non-si-sblocca/ 2/2

Bologna, Bolzano, Fermo, Perugia, Catanzaro, Pesaro, Campobasso e Massa)». Nei comuni esaminati dal Rau, dal 1999 al 2016sono in atto 384 interventi urgenti per la difesa del suolo già finanziati, per un ammontare complessivo di risorse stanziate di circa 1miliardo e 476 milioni di euro. Le città che hanno ricevuto i maggiori contributi statali per la messa in sicurezza e la riduzione delrischio idrogeologico sono in assoluto Genova (354,52 Mln), Milano (171,06 Mln) e Firenze (106,18 Mln), mentre, tra i comuni chehanno il maggior numero di interventi finanziati spiccano il comune di Lucca con 21 interventi, seguito da Vibo Valentia (15), Terni(13), Genova e Messina con 12 interventi e dalle città di Milano, Firenze e Roma con 10. Le città che con il maggior numero diinterventi già conclusi è Lucca con 21 interventi, seguita dai comuni di Terni (13) e Messina (12).

Nel 2016, le più alte percentuali di consumo di suolo rispetto alla superficie territoriale sono state raggiunte a Torino 65,7%, Napoli62,5%, Milano 57,3% e Pescara 51,1%. Tra il 2012 e il 2016 è stata Roma, con oltre 13 milioni di euro all’anno a sostenere i costimassimi più alti in termini di perdita di servizi ecosistemici, seguita da Milano con oltre 4 milioni di euro all’anno.

Il 90,4% delle acque di balneazione italiane è classificato come eccellente e solo 1,8% scarso. Il Rau evidenzia che «Su 82Province, 50 detengono solo acque eccellenti, buone o sufficienti e, in particolare, 26 hanno tutte acque eccellenti. In generale,comunque, il numero di acque eccellenti supera l’80% del totale provinciale in 65 casi». Questo non vuol dire che non ci sianoproblemi: «La presenza della microalga potenzialmente tossica, Ostreopsis ovata, durante la stagione 2016, è stata riscontrataalmeno una volta in 32 Province campione su 41, anche con episodi di fioriture, mentre il valore limite di abbondanza delle 10.000cell/l è stato superato almeno una volta in 17 Province. In un caso è stato emesso il divieto di balneazione (Ancona) come misura digestione a tutela della salute del bagnante».

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15/12/2017 Vista mare: oltre metà dei litorali italiani è stato trasformato da case, palazzi, ville e porti - Greenreport: economia ecologica e sviluppo sostenibile

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Aree protette e biodiversità | Diritto e normativa | Mobilità | Urbanistica e territorio

Vista mare: oltre metà dei litorali italiani è statotrasformato da case, palazzi, ville e portiDal 1985 urbanizzati 302 Km di coste. In Sicilia 65 km, nel Lazio 41 e in Campania 29[14 dicembre 2017]

“Vista mare. La trasformazione del paesaggi italiani costieri”, scrittoda Edoardo Zanchini e Michele Manigrasso, edito da EdizioniAmbiente e presentato oggi da Legambiente, è l’impressionantefotografia di come sono stati letteralmente divorati i litorali del nostroPaese: «In Italia complessivamente sono 3.291 i chilometridi paesaggi costieri trasformati da case, alberghi, palazzi, porti eindustrie, pari al 51 % del totale. In alcune Regioni i numeriraggiungono situazioni incredibili, come in Abruzzo e Lazio dove sisupera il 63%, in Liguria il 64% e in Calabria il 65%, e dove si sonosalvate solo le aree meno appetibili, con rilievi, o più difficili daaggredire, come foci di fiumi e rilievi montuosi».

“Vista mare” è frutto di una ricerca durata 3 anni e che ha incrociatoil lavoro e i monitoraggi di Goletta Verde, dei circoli territoriali esindaci, integrandola con racconti fotografici e le foto vincitrici delconcorso sulle coste promosso da Legambiente e Ordine degliarchitetti di Roma. Ne è venuta fuori una ricerca approfondita dellearee costiere e che, con analisi fotografiche e numeriche e contributiscritti, fa il punto sugli oltre 6,000 chilometri di costa, compresi quelledelle isole maggiori minacciati dal cemento ma anche dell’erosione costiera e dai cambiamenti climatici. «Un viaggio fotografico,regione per regione – spiega Legambiente – per vedere, attraverso una serie di scatti satellitari ravvicinati (con scala 1:5000), comeè cambiata la costa e come il cemento, nel corso di questi anni, abbia deliberatamente invaso i litorali anche in barba alla LeggeGalasso in materia di tutela paesaggistica, approvata nel 1985 e che prevede un vincolo di tutela per le aree costiere fino a 300metri dalla linea di costa».

Infatti, dal libro emerge una situazione che in altri Paesi europei sarebbe paradossale ma che da noi è diventata normalità:«Dal 1985, nonostante tale legge, sono stati trasformati 302 chilometri di coste con una media di 13 km all’anno “consumati” dalcemento, cioè 48 metri al giorno. Senza contare che in questi anni sono solo tre le Regioni (Puglia, Toscana e Sardegna) dove sonoentrati in vigore Piani paesaggistici che davvero tutelano i territori costieri ai sensi del Codice dei beni culturali e del paesaggio(D.lgs 42/2004)».

Le regioni più devastate dal cemento tra il 1988 e il 2012 sono quelle del sud e centro Italia, in particolare la Sicilia con 65 kmcementificati, il Lazio con 41 e la Campania con 29 chilometri. Dati, che per Legambiente, «dimostrano ancora una volta come adoggi si continui a non capire che il futuro del Mezzogiorno non passa per le grandi opere, ma per l’ordinaria tutela del suo paesaggiocome volano di un turismo che oggi chiede qualità e legami tra storia, mare, territorio».

Zanchini, autore del libro e vicepresidente di Legambiente, sottolinea che «La sfida che oggi abbiamo di fronte è di fare della qualitàe diversità dei paesaggi costieri italiani, la direzione per disegnare il futuro dello sviluppo territoriale e turistico del nostro Paese. Perriuscirci servono scelte chiare di discontinuità con gli ultimi decenni di urbanizzazione, a partire dalla salvaguardia di tutte le areeancora rimaste integre. Le coste italiane non si possono più permettere di vedere ogni anno sparire chilometri e chilometri dipaesaggi, semplicemente perché le norme di tutela non funzionano, affidandosi, nelle 12 Regioni costiere in cui non sono in vigore iPiani Paesaggistici previsti dal Codice dei Beni culturali, alla discrezionalità di funzionari regionali e Soprintendenze. Se il nostroPaese ha fatto finta di non vedere quanto stava accadendo lungo le coste, oggi non può più permetterselo perché ci troviamo difronte a una fortissima crescita del turismo, con potenzialità di rilancio per alcune regioni italiane se si punta sulla riqualificazione evalorizzazione dell’offerta, e a cambiamenti climatici che rischiano di produrre proprio nelle aree costiere impatti drammatici».

Nel volume, oltre alle situazioni di intollerabile illegalità e degrado, sono raccolte e segnalate alcune storie di qualità e successo. Adesempio a Bari nel 1999 chi volgeva lo sguardo dal centro storico verso Sud vedeva un enorme edificio di 11 piani ortogonale almare. Oggi l’ecomostro di Punta Perotti non c’è più e al posto di quell’edificio si trova la frequentatissima spiaggia urbana di “Pane ePomodoro”. Nella lista degli ecomostri abbattuti ci sono anche l’Hotel Fuenti a Vietri sul Mare, il Villaggio Coppola a Castelvolturno,gli “scheletroni” di Palmaria e Alimuri. Purtroppo le demolizioni dell’abusivismo procedono però troppo lente e dovrebbero muoversi

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15/12/2017 Vista mare: oltre metà dei litorali italiani è stato trasformato da case, palazzi, ville e porti - Greenreport: economia ecologica e sviluppo sostenibile

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per liberare le coste di Lesina, Triscina, Ischia, Catania. Tra le altre storie a lieto fine di tutela delle coste, c’è ad esempio la Spiaggiadei Conigli a Lampedusa ben gestita, libera dalle auto, raggiungibile con un bellissimo percorso a piedi e dove le tartarughe Carettacaretta depositano periodicamente le uova. E poi a Cagliari, dove alle spalle della spiaggia del Poetto, non si trova più uno stagnodegradato come accadeva fino agli anni Novanta, ma il Parco di Molentargius comprendente le Saline che, testimoni di una storiaantica, si ripropongono come motore ecologico del Parco, ospitando colonie di migliaia di fenicotteri nidificanti. Per Legambiente«queste storie mostrano quanto l’Italia dovrebbe avere a cuore la tutela della costa e di un patrimonio storico e ambientale unico perla sua articolazione».

Il libro è in vendita presso le principali librerie e online, i proventi delle vendite contribuiranno alla campagna Goletta Verde diLegambiente per la tutela dei mari e delle coste italiane.

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fontefoto:OGER

Maltempo ER, Antolini, Oger: "Ottima la protezione civile ma occorrono nuove opere di difesa del suolo" Giovedi14Dicembre2017,09:26

Nel giro di 28/36 ore sono caduti In Emilia Romagna più di 250mm di pioggia con punte oltre i 440 mm Il Presidente dell'Ordine dei Geologi ER, Paride Antolini, chiede che oltre al prezioso supporto della protezione civile, venga anche rafforzato il sistema di governo e controllo del territorio

"Ancora una volta, sono bastate poche ore di pioggia per mettere a dura prova il sistema

idraulico regionale, con punti di crisi e danni molto rilevanti". E' il commento di Paride Antolini,

Presidente Ordine dei Geologi Emilia-Romagna sulle tante situazione di criticità verificatesi nella regione

a causa del maltempo di questi giorni.

"Si è trattato di piogge veramente molto intense -prosegue Antolini - perché in poco più di 28/36 ore

si sono avute precipitazioni superiori ai 250 mm con punte di oltre 440 mm sui crinali dei bacini

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dell'Enza, del Panaro, del Trebbia, del Taro e del Reno. Questi eventi particolarmente violenti si stanno

ripresentando con una frequenza sempre maggiore e il sistema fluviale, che pure fino a pochi giorni

fa si presentava reduce da una siccità estremamente critica, mostra i suoi limiti soprattutto quando le

piene si riversano in pianura.

Andrebbe sempre ricordato che la pianura padana ha origini alluvionali, cioè la sua costruzione è

avvenuta nei secoli proprio grazie alla deposizione dei sedimenti portati dai fiumi con le loro piene. È

quindi un sistema di per sé stesso fragile dato che i fiumi scorrono tra argini artificiali che sono stati

costruiti nei secoli, spesso a ridosso o dentro a paesi e città".

"Oggi ancora vediamo l'indispensabile dispiegamento delle forze di protezione civile, preziose e

encomiabili nel supporto alle popolazioni. Tuttavia - sottolinea il presidente Oger - si deve riflettere sulla

necessità che parallelamente venga posta altrettanta cura e impegno nel rafforzare il sistema di

governo e controllo del territorio, in particolare del sistema idraulico regionale". "Sono infatti necessari

investimenti per la realizzazione di interventi per nuove opere e per la manutenzione costante

di quelle esistenti ma anche - conclude Antolini - di strutture tecniche dedicate alla difesa del

suolo che devono essere messe in grado di governare la complessità del sistema".

red/pc

(fonte: Ordine dei Geologi Emilia-Romagna)

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fontefoto:ProvinciaAutonomadiBolzano

Riforma Protezione Civile, trovata l'intesa anche con Trento e Bolzano Giovedi14Dicembre2017,15:22

Il voto contrario espresso la scorsa settimana dalla Province autonome è stato superato grazie alle trattative intercorse nei giorni scorsi

Regioni e Province autonome di Trento e Bolzano hanno trovato un'intesa sulla riforma del

sistema nazionale di protezione civile. L'accordo sul riordino delle disposizioni in materia è stato fra i

punti centrali della Conferenza delle Regioni tenutasi oggi a Roma.

Il voto contrario espresso a suo tempo dalla Province autonome è stato superato grazie alle

trattative intercorse nei giorni scorsi. "Sono fiducioso che si troverà la soluzione ai nostri

dubbi sull'applicazione della clausola di garanzia e sul volontariato" aveva detto l'assessore alla

protezione civile della Provincia di Bolzano Arnold Schuler in un'intervista rilasciata al nostro

giornale venerdì scorso. Schuler, oggi a Roma per la Conferenza delle Regioni, ha detto che la clausola di

tutela per le Province autonome è stata confermata e, in riferimento ad un ampliamento delle

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competenze dello Stato, è stato previsto che eventuali modifiche saranno introdotte in accordo con la

Provincia.

"Ringrazio le Province autonome di Trento e Bolzano, abbiamo trovato l'intesa vera e propria:

fino alla scorsa settimana 19 Regioni avevano trovato l'accordo ma avevano posto dei dubbi le due Province

autonome e serviva l'unanimità. Questa settimana c'è stato un grande lavoro tra la Protezione civile

nazionale, il ministero competente, e la Conferenza delle Regioni", ha detto il presidente della

Conferenza delle Regioni, Stefano Bonaccini.

"Avevamo bisogno di questa riforma - ha aggiunto al termine della Conferenza - e il fatto che ci si sia

arrivati tutti insieme e prima della conclusione della legislatura è molto rilevante. Sono molto

soddisfatto".

red/mn

(fonte: Provincia autonoma di Bolzano)

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15/12/2017 Insediato oggi il nuovo Direttore Generale dell’ISPRA Alessandro Bratti — Italiano

http://www.isprambiente.gov.it/it/news/insediato-oggi-il-nuovo-direttore-generale-dell2019ispra-alessandro-bratti 1/1

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Insediato oggi il nuovo Direttore Generale dell’ISPRA Alessandro Bratti

Dopo la nomina, avvenuta lo scorso 9 novembre, da parte del Consiglio di Amministrazione dell'ISPRA su proposta del Presidente Stefano Laporta, si èoggi insediato ufficialmente il nuovo Direttore Generale dell'Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale, Alessandro Bratti, dopo avercessato il suo mandato da Presidente della Commissione Parlamentare di inchiesta sulle attività illecite connesse al ciclo dei rifiuti.

Comunicato stampa

Istituto Superiore per laProtezione e la Ricerca Ambientale