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TRIMESTRALE DELLA COMUNITA’ PSICHIATRICA “ELIO ZINO” E GRUPPI APPARTAMENTO DI OLEGGIO Editoriale di Bruno Ragni a Tratto da: “Psicoterapia di comunità” (Barone, Bellia, Bruschetta), Fran- co Angeli Editore, estratto dalla prefazione di Marco D’Alema La disciplina della salute mentale italiana versa in una grave situazione di crisi, che è manifesta nelle forti differenze e disparità con cui si sono storicamente sviluppati i servizi territoriali. La loro diffusione sul territorio italiano non è stata affatto omogenea; in molte esperienze non si è sviluppata alcuna cultura o pratica di salute mentale di comunità. Nell’ultimo decennio le difficoltà dei Servizi di salute mentale italiani sono aumentate: si è drammaticamente dimostrata la loro incapacità di rivolgersi alle comunità locali, si è diffusa la tendenza a rifugiarsi in modelli operativi ambulatoriali, separando il lavoro clinico da quel- lo sociale; le équipe, lungi dal funzionare come gruppi di lavoro effettivamente integrati, rap- presentano per lo più il pretesto per una spartizione di competenze. Attualmente la prassi è sostanzialmente questa: lo Psichiatra fa la farmacoterapia, poi se il paziente non si riprende lo passa ai servizi della riabilitazione, oppure se vuole un lavoro lo manda dall’assistente socia- le. Il depauperamento culturale e numerico del personale in carico ai Servizi di salute mentale italiani ha di fatto creato un grave malessere, anche in rapporto a una richiesta di servizi terri- toriali da parte delle comunità locali che aumenta, si amplia e si diversifica costantemente. Tutto ciò ha enormemente accresciuto le difficoltà soggettive degli operatori della salute mentale e la percezione della rilevanza del fenomeno burn-out. Come un cane che si morde la coda, il servizio ha perso la capacità di lavorare come un grup- po e la pratica di lavoro di equipe. E’ diffusa una percezione dell’équipe come luogo e pratica da evitare, pericolosa, dove si accendono conflitti e non si riesce a integrare le visioni sui pa- zienti. Naturalmente, in uno sguardo d’insieme non dobbia- mo dimenticare le esperienze positive sviluppatesi in quelle comunità locali dove il privato sociale è riusci- to a stimolare i servizi pubblici a svolgere una funzio- ne di sostegno e di interconnessione a reti professiona- li più ampie. Le Linee di indirizzo nazionali sulla salute mentale in Sommario Editoriale pagg. 1/2 Il nostro carnevale: la visita del Pirin pag. 3 La teoria del tutto pag. 4 Tanti auguri pag. 4 Oggi cucino io...le ricette di Rosaria: coniglio alla caccia- tora pag. 5 Alla scoperta di O- leggio pag. 5 Oleggio e la sua sto- ria pagg.6/7 Esplorando il territo- rio: passeggiata alla Chiesa di Loreto pag. 7 La visita al museo di Oleggio pag. 8 Gita a Oropa pag. 9 Intervista ad Alessio Griselli: l’esperienza di borsa lavoro pag. 10 Giovanni De Bei… cronista sportivo pag. 10 La vena artistica pag. 11 Figli dello stesso fango pag. 12

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T R I M E S T R A L E D E L L A C O M U N I T A ’ P S I C H I A T R I C A “ E L I O Z I N O ”

E G R U P P I A P P A R T A M E N T O D I O L E G G I O

Editoriale di Bruno Ragni a

Tratto da: “Psicoterapia di comunità” (Barone, Bellia, Bruschetta), Fran-

co Angeli Editore, estratto dalla prefazione di Marco D’Alema

La disciplina della salute mentale italiana versa

in una grave situazione di crisi, che è manifesta

nelle forti differenze e disparità con cui si sono

storicamente sviluppati i servizi territoriali. La

loro diffusione sul territorio italiano non è stata

affatto omogenea; in molte esperienze non si è

sviluppata alcuna cultura o pratica di salute

mentale di comunità.

Nell’ultimo decennio le difficoltà dei Servizi di

salute mentale italiani sono aumentate: si è

drammaticamente dimostrata la loro incapacità di rivolgersi alle comunità locali, si è diffusa

la tendenza a rifugiarsi in modelli operativi ambulatoriali, separando il lavoro clinico da quel-

lo sociale; le équipe, lungi dal funzionare come gruppi di lavoro effettivamente integrati, rap-

presentano per lo più il pretesto per una spartizione di competenze. Attualmente la prassi è

sostanzialmente questa: lo Psichiatra fa la farmacoterapia, poi se il paziente non si riprende lo

passa ai servizi della riabilitazione, oppure se vuole un lavoro lo manda dall’assistente socia-

le.

Il depauperamento culturale e numerico del personale in carico ai Servizi di salute mentale

italiani ha di fatto creato un grave malessere, anche in rapporto a una richiesta di servizi terri-

toriali da parte delle comunità locali che aumenta, si amplia e si diversifica costantemente.

Tutto ciò ha enormemente accresciuto le difficoltà soggettive degli operatori della salute

mentale e la percezione della rilevanza del fenomeno burn-out.

Come un cane che si morde la coda, il servizio ha perso la capacità di lavorare come un grup-

po e la pratica di lavoro di equipe. E’ diffusa una percezione dell’équipe come luogo e pratica

da evitare, pericolosa, dove si accendono conflitti e non si riesce a integrare le visioni sui pa-

zienti.

Naturalmente, in uno sguardo d’insieme non dobbia-

mo dimenticare le esperienze positive sviluppatesi in

quelle comunità locali dove il privato sociale è riusci-

to a stimolare i servizi pubblici a svolgere una funzio-

ne di sostegno e di interconnessione a reti professiona-

li più ampie.

Le Linee di indirizzo nazionali sulla salute mentale in

Sommario

Editoriale pagg. 1/2

Il nostro carnevale: la

visita del Pirin pag. 3

La teoria del tutto pag. 4

Tanti auguri pag. 4

Oggi cucino io...le

ricette di Rosaria:

coniglio alla caccia-

tora

pag. 5

Alla scoperta di O-

leggio pag. 5

Oleggio e la sua sto-

ria pagg.6/7

Esplorando il territo-

rio: passeggiata alla

Chiesa di Loreto

pag. 7

La visita al museo di

Oleggio pag. 8

Gita a Oropa pag. 9

Intervista ad Alessio

Griselli: l’esperienza

di borsa lavoro

pag. 10

Giovanni De Bei…

cronista sportivo pag. 10

La vena artistica pag. 11

Figli dello stesso

fango pag. 12

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Laura Di Chio

Nina Dutkevjch

Patrizia Mancini

Silvana Passarella

Debora Stramba

Elisa Zaino

Hanno collaborato a questo numero:

Gisella Aiello

Filomena Brunacci

Giancarlo Cerutti

Giovanni De Bei

Giuseppe Cirillo

Maruo Forti

Periodico di informazione della Comu-

nità Protetta Psichiatrica “Elio Zino” e

Gruppi Appartamento di Oleggio

Direttore Editoriale:

Daniela Forti—AiutaPsiche onlus

Responsabile Editoriale:

Bruno Ragni

Direttore Responsabile:

Elena Vallana

Comitato di Redazione:

Gabriella Belfiore

Laura Cutrona

Elvira Gianesella

Alessio Griselli

Rosaria Prandi

Manuel Russo

Mauro Margaroli

Stefano Ventura

Lonate Pozzolo

0331669034 cell. 3355691767.

I R A C C O N T I D E G L I “ A L T R I ”

Italia, formulate nel 2008 dal ministero della Salute, analizzano in mo-

do molto approfondito questa situazione, cercando di superare le posi-

zioni ideologiche o i “potentati”, raccogliendo tutto ciò che è stato pro-

dotto anche di positivo in Italia a partire dal precedente Progetto obiet-

tivo, sviluppando una discussione scientifico- critica su tutti i recenti

documenti dell’Organizzazione Mondiale della Sanità e delle Istituzioni

europee sulla salute mentale. Dalle linee di indirizzo emerge tutta una

serie di nuovi problemi che la salute mentale si trova adesso ad affron-

tare, a causa sia dell’evoluzione della situazione sociale italiana, che

dell’involuzione delle sue pratiche di intervento sul territorio.

La grave patologia mentale rappresenta ancor oggi una sfida clinica

importante, collegate alle problematiche poste dai disturbi di personali-

tà e dai nuovi fenomeni delle dipendenze patologiche. Sta venendo fuo-

ri con forza anche il tema della depressione che, secondo le previsioni

dell’OMS, nel 2020 dovrebbe diventare la prima patologia invalidante, soprattutto per quanto riguarda il numero

di anni vissuti in condizioni di disabilità.

Le linee di indirizzo nazionali sulla salute mentale in Italia, a fronte delle suddette analisi, collocano sul piano

delle comunità locali il campo di intervento delle pratiche di salute mentale. La prassi che propongono è perciò

centrata sui percorsi di ripresa (recovery) dei pazienti dalla sofferenza mentale: impostare la cura puntando sul-

le loro parti sane (capacità e positività), piuttosto che sulle parti malate (deficit e patologia).

Per sostenere queste pratiche di salute mentale di comunità le Linee di indirizzo propongono strumenti in grado

di reggere l’impatto delle dinamiche istituzionali nella programmazione degli interventi sanitari e di realizzare

una serie di azioni sul campo.

Strumento principale è il cosiddetto Piano di Azione Locale per la Salute Mentale , da costruire secondo una

metodologia partecipativa, gruppale e comunitaria, grazie agli apporti non solo

dell’Azienda Sanitaria Locale, ma anche di tutti i soggetti e le agenzie sociali, primi fra

tutti gli enti locali ed il privato sociale, ma anche le associazioni degli utenti e dei fami-

gliari.

Il piano di azione locale per la salute mentale si articola programmaticamente con lo stru-

mento sociale per eccellenza, introdotto dalla L.328 del 2000: il Piano di Zona. Il distret-

to socio-sanitario locale viene così a ridefinirsi come campo d’azione fondamentale di una

pratica di salute mentale realmente partecipata e partecipativa. Si propone in sintesi un modello di “Società della

Salute” dove la società civile e la comunità locale entrano sempre più nel merito delle scelte di politica sanitaria.

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Il Pirin è venuto a farci visita in comunità ad

aprire ufficialmente i festeggiamenti del

Carnevale…

…ci ha donato dolci e simpatia allietando il

nostro pomeriggio…

Il 15 Febbraio abbiamo partecipato

all’ultima sfilata del Carnevale Oleggese.

Tra i vari carri, quello che ci ha colpito di più è stato il carro

“futuristico”, a qualcuno è piaciuto molto anche quello degli indiani.

I carri di Oleggio sono davvero molto belli, frutto della passione dei

volontari dell’Emo che durante l’anno creano con la carta pesta tutti

i fantocci che allestiscono e fanno muovere sui carri…

E’ bello vedere grandi e piccini mascherati…ballare e scherzare per

le vie di Oleggio completamente coperte da coriandoli e stelle filan-

ti…passeggiare inebriati da questa allegria contagiosa tra musica e

profumo di frittelle…

Tornati in Comunità abbiamo pensato di preparare le frittelle di car-

nevale per festeggiare tutti assieme.

Il nostro carnevale: la visita del Pirin

A cura di Alessio Griselli e Mauro Margaroli

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Il film racconta la storia di un giovane scienziato che studia cosmologia a Cambridge.

Ad una festa incontra una ragazza della quale si innamora, i due iniziano a frequentarsi.

Un giorno mentre sta camminando, cade e picchia la testa; viene portato in ospedale

dove gli fanno gli accertamenti. Gli diagnosticano la malattia del motoneurone che nel

tempo gli atrofizzerà tutti i muscoli e gli vengono prospettati due anni di vita.

Nonostante tutto si sposa con la ragazza della quale si è innamorato e mette al mondo

tre figli, due maschi e una femmina. Con il passare degli anni la malattia peggiora e lui

è costretto a stare su una carrozzina, prima con spazi di autonomia e progressivamente arriverà allo stato vegeta-

tivo.

Durante il film emerge il forte rapporto tra la coppia che assieme affronta molti stadi della malattia, sfiorando

a volte la morte:si affronta,infatti anche il tema dell’eutanasia e della lotta per la vita.

Un altro tema che affiora è quello della fede che risulta un sostegno per la moglie e non coinvolge la razionali-

tà dello scienziato.

Dopo ventotto anni di matrimonio la coppia si divide.

Lui decide di andare in America a presentare la tesi sulla teoria che ha scoperto e quattro anni dopo si risposa

con la sua infermiera personale (dalla quale si separerà dopo undici anni).

L’ex moglie si rifà una vita con un uomo incontrato in chiesa del quale si era innamorata ancora prima che si

separasse il marito.

I due ex coniugi mantengono buoni rapporti.

Lui scriverà un libro sulla sua teoria che venderà milioni di copie.

Stephen, lo scienziato, è attualmente vivo e ha compiuto da poco 73 anni.

Ho scelto questo film perché mi è stato consigliato, inoltre riguarda una storia vera e questo ha aumentato la

mia curiosità.

Lo consiglio a chi sta affrontando una lotta, che possa ritrovare in quest’uomo un esempio di forza e coraggio.

APPROFONDIMENTO:

Con il termine della malattia del motoneurone si indicano un gruppo di patologie neurologiche che affliggono

selettivamente i soli motoneuroni, le cellule celebrali che controllano l’attività della muscolatura volontaria.

I R A C C O N T I D E G L I “ A L T R I ”

“La teoria del tutto” A cura di Manuel Russo

Buon compleanno a

Apriamo il 2015 con i nostri più cari auguri ad Elvira che il 6 gennaio

ha compiuto 58 anni.

Giuseppe ha soffiato 51 candeline il 3 febbraio e Tiziano e Salvatore

hanno festeggiato il 19 ed il 20 febbraio il loro compleanno insieme a

tutti noi. Il 5 Marzo Domenico ne ha fatti 62 e il nostro Mauro il 18

marzo soffierà 66 candeline aggiudicandosi il titolo di più saggio della

comunità!!!!

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INGREDIENTI: PER MARINATURA:

un coniglio in pezzi; un litro di vino bianco;

una cipolla; olio q.b.;

un gambo di sedano; rosmarino q.b.;

una carota; salvia q.b.;

una zucchina; pepe q.b.;

una melanzana; sale q.b.;

olio q.b.; uno spicchio d’aglio;

farina q.b.; una cipolla.

sale q.b.;

un bicchiere di vino bianco;

due scatole di pomodorini datterini.

Fare marinare i pezzi di coniglio per tutta la notte nel vino bianco, olio,

rosmarino, salvia, aglio, cipolla, sale, pepe. La mattina togliere il coniglio

dalla marinatura.

Fare soffriggere una cipolla, un pez-

zetto di sedano, una carota, una zuc-

china, una melanzana tagliati a cu-

betti. Aggiungere i pezzi di coniglio dopo averli infarinati e farli rosolare

per bene.

Sfumare con un bicchiere di vino bianco, quando il vino è evaporato ag-

giungere due scatole di pomodorini datterini. Fare cuocere con il coperchio,

a fuoco lento per circa un’ora.

Oggi cucino io… le ricette di Rosaria: coniglio alla cacciatora

A cura di Rosaria Prandi

Questa attività che svolgeremo tra marzo e aprile prevede due momenti distinti.

Il primo introduttivo di studio e letture riguardanti le origini delle genti e della Città di Oleggio e si svolge tra noi

in Comunità. Questo momento è seguito da un’uscita alla scoperta delle mura della città e di ciò che è rimasto del

momento più rigoglioso vissuto da questo comune.

Il secondo prevede uscite alla scoperta di come erano alcune zone del paese che suscitano la nostra curiosità. Ma la

cosa interessante è che a guidarci in questa avventura sarà il Pirin nota “maschera” del carnevale di Oleggio. Non-

ché conoscitore della sua storia.

Con lui visiteremo la zona dove oggi è il teatro e la sede di una banca, il Pirin cercherà di portarci con la fantasia ai

tempi in cui era occupata dalla Guandra e dal mercato degli animali.

Poi andremo a visitare la zona dove adesso sono le scuole medie, la villa sede dell’Enaip un tempo istituto termale

voluto dal generoso… Paganini, medico oleggese nonché zona sede del vecchio teatro.

Con il Pirin faremo un altro incontro all’interno di una sala del museo di Oleggio dove ci illustrerà, mostrando at-

trezzi utilizzati e plastici descrittivi, le attività di queste popolazioni legate alla presenza del fiume Ticino.

Alla scoperta di Oleggio: avviata l’attività

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I R A C C O N T I D E G L I “ A L T R I ”

Oleggio è un paese di medie dimensioni di circa 14.000

abitanti situato in Piemonte ai confini con la Lombardia

vicino alle sponde del Ticino.

Preistoria

Delle sue origini risalenti a tempi lontanissimi abbiamo,

purtroppo, assai poche e rare notizie scarsamente docu-

mentate. La regione era occupata, durante preistoria, dai

due grandi ghiacciai del Gottardo e del Sempione che,

disciolti, crearono il letto del Ticino allora vastissimo

tanto da ricoprire la zona dove oggi si trova il paese.

Il nome

Il nome deriva dal prefisso “Ol” che significa “sopra” e dalla parola etrusca “esin” che significa appunto

“Ticino” . Dunque Olesin=altura sul Ticino. Ritiratosi progressivamente, il Ticino, aveva per sponde le nostre

colline che, a forma di 3 grandi terrazze, degradavano verso valle.

Prime popolazioni

Una volta asciugatasi la zona, iniziarono a insidiarsi le prime popolazioni.

Si trattava dei Levi-Liguri, un popolo di guerrieri. A questi si susseguono, in diverse ondate, altre popolazioni

come: Insubri, Galli, Cartaginesi, Etruschi, attratti dalla fertilità della zona.

Famosa la discesa di un condottiero di nome Belloveso che avanza con Celti, Galli da cui deriverà il nome del

paese di Galliate e Mediomerici da cui il nome del paese di Mezzomerico.

Primo nucleo abitativo

Il primo nucleo della città di Oleggio si trova, presumibilmente, più a valle di adesso, nella zona della chiesetta

di San Donato.

Gli Ittimoli

Con questo nome si indicano gli abitanti di questa zona che vi erano confluiti attratti dalla presenza dell’oro.

Gli Ittimoli sono quindi cercatori d’oro e minatori. La parola deriva da “iet” ossia spezzatori e “mol” ossia mon-

te: spezzatori di monti.

OLEGGIO E LA DOMINAZIONE ROMANA E BARBARICA

Dominazione romana

Nel180 a.c. Oleggio subisce la dominazione romana.

Oleggio veniva considerata “pagus” cioè “cantone” o distretto formato da un certo numero di famiglie che si re-

golavano inizialmente da sé, con poche e semplici leggi o usi antichi e consolidati.

Sotto la dominazione romana adotteranno il diritto romano, quindi le leggi di quel popolo.

Dominazione barbarica

Della successiva dominazione barbarica si hanno poche notizie.

Possiamo essere certi, comunque, che Oleggio fosse un centro importante poiché possedeva la basilica di S. Mi-

chele Arcangelo di notevoli dimensioni, oggi situata nel cimitero. Di Oleggio si hanno notizie durante la domina-

zione del Barbarossa in Italia. Si sa che faceva parte della contea di Pombia e fu ceduta dall’imperatore Barba-

Oleggio e la sua storia...

A cura dei Collaboratori della rivista

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rossa al vescovo Guglielmo di Novara.

I Visconti

Intorno al 1200 Oleggio sin trovò sotto il dominio dei Visconti signori di Milano.

A questo periodo risale la costruzione del Castello che faceva parte dei tanti che costellavano le sponde del Ticino,

alcuni dei quali tutt’oggi ben conservate. Il nostro purtroppo, invece, è stato distrutto non dalle vicende del tempo ma

da un atto della volontà umana. Nel 1361 Galeazzo Visconti, piuttosto che cederlo al nemico Marchese di Monferra-

to, con cui era in lotta, e vederlo distrutto dalle sue feroci milizie mercenarie, lo diede alle fiamme.

Bernabò Visconti

Del casato dei Visconti bisogna ricordare il dominio del feroce Bernabò. Bernabò si era particolarmente

“affezionato” a queste terre e ad Oleggio aveva trasferito la sua residenza di caccia. Si dice che nella zona del Castel-

lo detta Motto tenesse ben 5000 cani e perciò detta appunto “Motto dei cani”. Si racconta inoltre che li affidasse ai

suoi sudditi i quali dovevano mantenerli in buona salute e piena forma. Se qualche esemplare fosse troppo ingrassato

o dimagrito o, peggio, si fosse ammalato o morto,

il feroce Bernabò la faceva pagare cara ai disgra-

ziati sudditi con supplizi, prigione o confische.

Dominazioni successive

Le successive dominazioni cui fu soggetta Oleggio

furono quella degli Sforza succedutisi ai Visconti,

quella spagnola che ci ha lasciato il triste ricordo

del “prato della forca”, infine quella Sabauda sotto

al quale passò definitivamente nel 1748.

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Esplorando il territorio: passeggiata alla Chiesa di Loreto A cura di , Filomena Brunacci, Giuseppe Cirillo, Elvira Gianesella, e Manuel Russo

“I ragazzi descrivono un aspetto positivo ed uno negativo di questa passeggiata”

Brunacci: la cosa che mi è piaciuto di più esplorare è stata la villa antica che attualmente ospita l’Enaip, dietro la quale si

trova l’edificio moderno delle scuole medie di Oleggio.

In questa villa fu ospite Bellini. A Oleggio c’è anche un palazzo intitolato a lui…così abbiamo scoperto che questo artista fu

molto attivo qui.

Mi ha turbato vedere i grandi finestroni dei sotterranei della villa con oggetti antichi abbandonati.

Russo: mi ha fatto molto piacere vedere la Chiesa di Loreto dove si è sposato un mio zio che purtroppo non c’è più e del qua-

le conservo una foto.

E’ stato negativo non riuscire a riconoscere i personaggi delle statue apposte in nicchie in facciata, così una volta tornati in

comunità l’operatore mi ha fatto cercare su internet le informazioni che volevo.

Cirillo: la cosa che più mi è piaciuta è tutto il verde della campagna che si incontra lungo la strada per andare alla Chiesa di

Loreto…il campo da calcio ed il vialone alberato.

Gianesella: mi è piaciuto molto il tragitto per arrivare alla Chiesa però mi è spiaciuto davvero tanto trovare la Chiesa chiu-

sa…ho detto comunque una preghiera davanti al portale.

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Domenica 22 Febbraio 2015, abbiamo avuto in programma la visita al Museo di OLEGGIO (NO). In questo Museo lavora la no-

stra compagna Virginia.

Il Signore che ci ha fatto da guida ha un espressione contenta e rilassata. Pian piano ci ha mostrato tutte le bellezze del Museo. Il

Museo è dedicato agli utensili che si usavano a Oleggio dal 1700 al 1900.

Una volta entrati, ci siamo sistemati nella prima stanza: un bar di tanti

anni fa. C’è il bancone con i bicchieri dove si versava vino, birra, ecc.

C’è una specie di flipper molto rudimentale. Ci sono tavolini per il gioco

delle carte. È tutto molto rustico, ma accogliente.

Dopo il bar, la nostra guida ha illustrato il significato di alcune stanze :

perché sono state costruite e che significano gli oggetti che vi troviamo

dentro.

Dopo questo, c’è una discesa verso i sotterranei del Museo.

Mi ha colpito la somiglianza dei sotterranei con le cantine dello Cham-

pagne MUMM a REIMS, che avevo visitato in una gita in Francia, anni

fa.

Nel sotterraneo ci sono macchine varie, carri, trattori. C’è anche il pavimento in vetro per passare sopra ad un pavimento di sassi

e rocce spigolose. C’è anche un cavallo di cartapesta. Per macchine varie intendo non automobili, ma macchine per costruire,

rifinire, portare fieno, arare : insomma macchine utensili.

Dopo aver visto il piano sotterraneo, abbiamo dato un’occhiata a torni,

presse, frantoi per l’olio, recipienti per la vendemmia, macchinari stipati

in alcune stanze al piano terra.

L’ultima parte della visita riguarda il piano superiore. C’è un mini-

impianto stereo che diffonde musica classica. Ci sono stanze che testi-

moniano le attività di un tempo passato. Per esempio, alcune stanze

sono le camere da letto, altre la cucina, altre le camere dove si suona

o si ascolta musica (c’è anche un juke-box), alcune camere servono

da officina per lavori manuali (fabbro, falegname, ecc).

In fondo al corridoio, dove ci sono padiglioni, molto più larghi e lunghi

delle camere, abbiamo notato suppellettili varie, gioielli con oro e diamanti, parrucche formate da capelli veri, abiti del tempo, om-

brelli d’epoca, tutto ciò che serviva ai nobili del tempo per vestirsi, ecc.

Anche questi padiglioni sono molto interessanti, come del resto tutto il

Museo. Ovviamente non c’era la televisione in camera da letto o in

cucina. Dentro la stanza della musica ci sono: pianoforte, arpa, juke-

box, giradischi a 33 e a 78 giri, casse acustiche, ecc.

Dopo aver visto il piano superiore, abbiamo finito la nostra visita.

La guida è stata comunque molto brava a spiegare il significato di

macchine, suppellettili, oggetti. Non siamo esperti del 1700 o del 1800,

ma forse, dopo la visita al Museo di Oleggio, abbiamo capito qualcosa

di più della vita che facevano i nostri predecessori e antenati.

Prima di abbandonare il Museo, abbiamo messo la nostra firma su un registro dei visitatori. Per chi vuole saperlo, noi siamo pas-

sati di qui. All’uscita del Museo, abbiamo fumato una sigaretta e poi siamo andati a consumare qualcosa in un Bar nel centro di

Oleggio. Ci siamo scambiati le nostre opinioni sulla mostra e sulla giornata. Dopo il Bar ci siamo mossi verso i 2 Gruppi Apparta-

mento.

La mostra è finita. È tempo di tirare le conclusioni : Innanzitutto, sappiate che avevo già visitato il Museo qualche anno fa, quan-

do ero ancora in Comunità OLEGGIO (via Gaggiolo). È quindi la seconda volta che partecipo alla Mostra.

Spesso la signora Bianca della Banca del Tempo, ci sprona a partecipare a Mostre, Esposizioni, delle quali Lei ci informa prima.

Mi sembra che ai pazienti dei due Gruppi appartamento la Mostra sia piaciuta, è stata divertente e interessante. È stato un mo-

mento di aggregazione. Una domenica alternativa.

Con questo pensiero, vi invito a partecipare a queste Mostre e a vedere il Museo di Oleggio. Ne vale la pena.

La visita al museo di Oleggio A cura di Stefano Ventura

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Un giorno di Ottobre siamo partiti in

direzione Oropa per visitare il Santuario

della Madonna Nera.

Questa uscita era in previsione da tempo

ed è stata richiesta particolarmente da

Manuel e Elvira.

Partiamo per la comunità verso le 10:30

del mattino con l’intenzione di fare

pranzo al sacco. Dopo un’ora e un quar-

to circa di viaggio arriviamo sul posto.

La strada che saliva la montagna ci ha

colpito per i magnifici boschi che la at-

torniavano e per la loro pulizia. Gli al-

beri erano maestosi. I colori autunnali

incantevoli.

Di tanto in tanto tra le fronde apparivano delle bianche cappellette: era la Via Crucis del Santuario di Oropa.

Il tempo non sembrava essere dalla nostra parte. Appariva nuvoloso e umido. Ma ecco che, quasi all’improvviso,

mentre salivamo di quota, appare il sole ad illuminare le grandi montagne disposte a corona intorno al Santuario.

Una volta arrivati, ci fermiamo al parcheggio sottostante il Santuario e, dopo avere pranzato, ci addentriamo in esso.

Ci accorgiamo che il Santuario è immenso e si dispiega davanti a noi su 3 diversi livelli ai quali si può accedere attra-

verso imponenti scalinate. All’inizio troviamo il piazzale inferiore, dedicato al ristoro, dove ci sono bar e ristoranti

spaziosi ed eleganti, realizzati per accogliere i pellegrini. Inoltre si trovano diversi negozi di souvenir.

Sul piazzale superiore, troviamo la Basilica Antica, ospitante la statua della Madonna Nera, cuore del Santuario, il

cui primo nucleo risale al 600. Proseguiamo sempre risalendo una grande scalinata e, ci troviamo alla Basilica Supe-

riore edificata in epoca molto più recente (1885).

In questo piazzale ci siamo fermati a os-

servare e ammirare le montagne che sem-

bravano vicinissime.

Abbiamo fatto le foto e chiaccherato un

po’.

Poi ci siamo apprestati a rientrare.

Dopo avere preso un altro caffè si riparte

contenti, stupiti e ammirati dalla maestosi-

tà del luogo naturale e dagli spazi immen-

si del Santuario.

Vorremmo tornare!!!!!

Gita a Oropa

A cura di Filomena Brunacci,, Giuseppe Cirillo e Manuel Russo

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Intevista ad Alessio Griselli: l’esperienza di borsa lavoro A cura di Alessio Griselli e Manuel Russo

L’ 8 gennaio è iniziata per Alessio una nuova esperienza.

Infatti si è presentata per lui la possibilità di svolgere una borsa

lavoro presso la Conad di Momo.

L’impegno prevede otto ore a settimana suddivise in due giorni.

Questa possibilità gli è stata offerta per la durata di tre mesi.

Com’è stato l’approccio con il nuovo lavoro?

Il primo giorno ero molto felice di iniziare a lavorare e a fine

giornata mi sono sentito soddisfatto di me stesso.

Che mansioni svolgi?

La mia mansione principale del giovedì consiste nel verificare le scadenze dei prodotti già in scaffale. Oltre che

eliminare eventuali prodotti scaduti, metto le date di scadenza imminente davanti in modo che questi prodotti sia-

no i primi presi dal cliente.

Devo prestare molta attenzione agli ultimi tre numeri dei codici a barre, perché mi forniscono importanti informa-

zioni su come sistemarli.

Il martedì prestiamo più attenzione a sistemare i prodotti sullo scaffale cercando di sfruttare bene gli spazi.

Avresti preferito fare altro?

Mi piacerebbe tornare ad usare il muletto ad avanzamento laterale.

Quali difficoltà hai incontrato?

La difficoltà maggiore è stata quella di individuare la collocazione fissa di ogni prodotto.

Mi ha aiutato il non avere gli occhi del datore di lavoro puntati su di me.

Che rapporto hai con i colleghi?

Ho trovato da subito delle brave persone, che mi hanno spiegato e aiutato nello svolgere le mie prime mansioni.

Anche davanti ai miei errori si sono dimostrati comprensivi e collaborativi.

Ora c’è più complicità. Se vengo meno in qualche cosa loro sono pronti a sostenermi.

Qual è la cosa più piacevole?

La cosa più piacevole è caricare gli scaffali.

Spero che fra tre mesi ci sia l’occasione di rinnovare la borsa lavoro perché mi piace ed è una tappa fondamentale

del mio percorso di cura.

Giovanni De Bei… cronista sportivo

Dopo la sosta di Dicembre il campionato è ripreso con l’ultima giornata del girone

d’andata. La Juventus ha ospitato il Chievo battendolo 2- 0 con il goal di Pogba e Li-

chsteiner nel secondo tempo, andando a più sette dalla Roma seconda in classifica. In

Coppa Italia la Juventus gioca mercoledì sul campo del Parma, la partita è noiosa e solo

all’ultimo minuto la squadra di Torino segna un goal con Morata andando così in semifi-

nale. Allo Juventus Stadium si affrontano Juventus e Fiorentina per l’andata della semifi-

nale di Coppa Italia. Il primo tempo si conclude 1-1 con i goal di Salah e L’Orente. Nel

secondo tempo segna la Fiorentina ancora con Salah. La partita finisce 2-1 per la Fiorentina.

I R A C C O N T I D E G L I “ A L T R I ”

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La vena artistica...

Preghiera

Vai, prega Dio

nel nome di suo figlio

e apri il tuo cuore

Dicendo apertamente cosa provi:

le tue emozioni, le tue paure…

e pregali di ascoltarti. Amen.

Filomena Brunacci

Sensazioni

Sta arrivando la primavera e l’inverno è

quasi passato…

….un anno in più che se ne va…

…un giorno in più che se ne va,

un orologio fermo da un eternità,

per tutti quelli così come noi,

senza ritorno, senza metà.

Un giorno in più che passa ormai

Per un amore che non è grande come vorrei.

Ricordando il passato con Riccardo Fogli.

Mauro Margaroli

Massime “Forti”

Dicono che la fortuna è cieca, ma allora dico io, sarebbe meglio che ci vedesse almeno un po’! Così

saprebbe meglio dove andare a colpire!

Dicono che è forse meglio un cattivo intelligente che un buon ignorante, il sottoscritto invece ritie-

ne e considera (visto che un ignorante può benissimo essere anche intelligente) che è meglio un

buon ignorante (intelligente) che piuttosto un cattivo intelligente!

Mi ricordo che qualche tempo fa, forse da bambino, se si voleva tacere un fatto ad una persona indi-

screta, gli si diceva “discutiamo di politica”. Ai giorni d’oggi forse è meglio evitare tale risposta, si

potrebbe correre dei pericoli!

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E’ la prima volta che l’autore di un romanzo si avvicina alla nostra Associazione, e lo fa in

punta di piedi con molta discrezione e sensibilità caratteristiche che connotano questo auto-

re.

Daniele Amitrano [nella foto], nato a Formia (LT) il 14 febbraio 1982, sposato e padre di

due bambini. Nella vita di tutti i giorni è maresciallo ordinario dell’esercito e presta servizio

in piena pianura padana, Bellinzago Novarese (NO). Il romanzo si apre nel presente, ma

dopo poche pagine parte un lungo flashback e da quel momento fino alla quasi conclusione

del romanzo vengono rivissute le vicende di Andrea dalla sua adolescenza sino all’età adul-

ta. E’ un romanzo di formazione con delle tinte di “giallo” che affronta temi diversi:

dall’uso ed abuso di droghe, dal sesso alle difficoltà

che una famiglia e un giovane adolescente devono affrontare con un fami-

gliare con problemi psichiatrici. Il protagonista, Andrea, è un trentenne che

di mestiere fa il giornalista, si ritrova ad avere a che fare con una morte che

lo tocca molto da vicino e che lo porta a compiere un viaggio anche nel tem-

po nella sua città natale, Formia, tra i vecchi amici d’infanzia, i mai dimenti-

cati amori, il fratello affetto da una malattia psichica e la consapevolezza di

come il tempo abbia trasformato e corrotto tutto. Il romanzo è scorrevole, la

storia interessante ed il finale imprevedibile. Colpo di scena, il finale. Daniele ha scritto e pubblicato due libri di poe-

sie: “Brezza di seta pregiata” e “Oasi in deserti di migrazioni” Ed. Il Filo. “Figli dello stesso fango” è stato inve-

ce il primo romanzo, pubblicato dalla Watson edizioni nel novembre 2014. Figli dello stesso fango – dichiara Danie-

le - è un titolo scelto con l’editore. L’intenzione è quella di accostare il fango (droga, corruzione e problemi socia-

li) ai due personaggi chiave Andrea e Jack. Qualcosa di quel fango li accomuna nel viaggio che Andrea compie dal

presente al passato e viceversa, fino all’epilogo.

Nel romanzo viene affrontato il tema della malattia mentale… La malattia mentale è un tema che ancora a molti

è sconosciuto e che non si vuole trattare – prosegue - ho deciso di farlo, anche per esperienze che hanno coinvolto la

mia vita anche se non in prima persona. Un’altra caratteristica del romanzo è il riferimento alle canzoni e alla musica

in genere, quasi fosse un denominatore comune della vita, attraverso le parole della canzone viene rivissuta

un’emozione, una situazione reale.

Daniele Amitrano ti conquista per la gentilezza nei modi, nei gesti e negli sguardi – afferma Daniela Forti -

Ha conosciuto la nostra Associazione e i ragazzi del gruppo appartamento, passando con noi alcune ore. Colpisce

per la consapevolezza che ha nei confronti delle problematiche di chi vive una vita in una dimensione “parallela” a

quella dei cosiddetti normali e dei familiari che devono far fronte alla malattia e al pregiudizio che la circonda. La

decisione di Daniele è stata quella di destinare il 20% derivante dalla vendita del .libro per i progetti

dell’Associazione.. Posso solo consigliare di leggere il libro, per una piacevole lettura e per riflettere sui temi af-

frontati. Figli dello stesso fango è in vendita nelle librerie, on line (ibs, libreria universitaria, ecc.) e anche sul sito

dell’editore www.watsonedizioni.it . Il 10 giugno p.v. alle 18.00 incontro con l’autore e presentazione del

libro alla libreria Feltrinelli Point di Arona. Partecipate numerosi!

Figli dello stesso fango

I RACCONTI DEGLI “ALTRI”

Chi volesse effettuare una donazione a favore dell’Associazione “AiutaPsiche” può fare un versamento intestato a AIUTA PSICHE ONLUS ARONA- IBAN IT 22 E033 5901 6001 0000 0102 199—BANCA PROSSIMA—Fil. Milano, indicando sempre il nome del donatore (per poter ricevere la lettera di ringraziamento) e la causale “DONAZIONE PRO AIUTA PSICHE”