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COMUNICARE IL CARCERE Etnografia di una redazione di detenuti: il caso di Ristretti Orizzonti Silvia Guido [email protected] Gennaio 2007

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COMUNICARE IL CARCERE

Etnografia di una redazione di detenuti: il caso di Ristretti

Orizzonti

Silvia [email protected]

Gennaio 2007

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Ristretti Orizzonti

Rivista bimestrale di informazione sui temi del carcere, della giustizia penale, della devianza

Realizzata da una redazione di detenuti della Casa di reclusione di Padova, supportati e coordinati da volontari

Dalla rivista al “marchio” Ristretti Orizzonti: un’evoluzione continua

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Ristretti Orizzonti

Esperienza del tutto peculiare per: stabilità/continuità; “libertà d’azione” (concessa e negoziata); professionalità; eterogeneità degli strumenti di

comunicazione utilizzati e dei pubblici di riferimento individuati fin dall’inizio

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Ristretti Orizzonti: la rivista e la redazione interna (1998)

Organizzazione del lavoro “professionale”: individuazione di una linea editoriale e di criteri di notiziabilità studio/approfondimento/documentazione redazione degli articoli

Eterogeneità e verificabilità delle fonti di riferimento

Divisione del lavoro e passaggio di competenze

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Ristretti Orizzonti: la rivista e la redazione interna (1998)

“Selezione del personale” ed alto grado di controllo interno ( necessità di impegno):

“Sai com’è, qui non è che si fa beneficenza … è inutile che prendo uno che tempo che si informa, legge qualcosa, capisce come funziona ed è già ora che deve uscire” (Ornella Favero, direttrice).

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Ristretti Orizzonti: la rivista e la redazione interna (1998)

Tema carcere: “è di quello che siamo esperti” Forma editoriale, layout grafico e

articolazione interna dei contenuti rispondono a criteri di qualità e ad obiettivi comunicativi chiari e consapevoli

Circolazione di ca. 2000 copie Resoconti buone pratiche, interviste,

inchieste, testimonianze autobiografiche

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Ristretti Orizzonti: la rivista e la redazione interna (1998)

Passepartout (foglio di informazione interno) + incontri con la direzione del carcere

Opuscoli, vademecum e materiale informativo vario Redazione contenuti del sito web Centro di Documentazione Due Palazzi Organizzazione Giornate Nazionali di studio all’interno del

carcere Tre volumi (Donne in sospeso, L’amore a tempo di galera, Non

aprite quel barattolo) Collaborazione con altre testate giornalistiche specializzate e

non (vedi Vita e Il Mattino di Padova) Vari lavori editoriali su “commissione”

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www.ristretti.it (2001)

Portale di informazione sul carcere: ca. 7000 pagine

550mila visitatori dal 2001, oggi ca. 7mila visite al mese, 250 visite al giorno, 1000 pagine visitate al giorno

Rassegna stampa/newsletter quotidiana

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Ufficio Stampa – Redazione esterna (2004)

Diramazione esterna della redazione, ancora però “gestita” dai detenuti

Più libertà di azione, movimento, gestione delle relazioni con interlocutori e stakeholder, miglioramento delle capacità organizzative

“Centro” di attività di intervento sociale sul territorio Punto di riferimento informativo per gli “utenti” Potenziamento dello strumento del sito

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Interventi di sensibilizzazione sul territorio

Presenza ad eventi pubblici Incontri con la cittadinanza Progetto di sensibilizzazione nelle scuole

Occasione di “esperienza diretta” del mondo del carcere e dei detenuti

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Federazione Nazionale dell’informazione dal carcere e sul

carcere (2005)

Coordinamento frutto dell’alleanza di diversi soggetti, e che cerca la “contaminazione” di arene diverse grazie ad alleanze ulteriori

“Rappresentanza sindacale” delle realtà di informazione dal carcere

Costituzione di un network informativo a livello nazionale

Azione di “formazione” delle realtà meno consolidate, per acquisire più legittimità come soggetto collettivo

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I “segreti del successo”

Opportunità e capacità di negoziazione con l’istituzione

Obiettivi ed organizzazione interna di natura professionale più che pedagogico-volontaristica

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I “segreti del successo”

Obiettivi di riconoscimento sociale, più che di “mera” visibilità (Lalli 1999). L’importante non è la “fama” effimera, il successo della rivendicazione o l’affermazione della propria definizione di una singola questione pratica, ma il fatto di essere riconosciuti come interlocutori legittimi

“Stili di comportamento” da minoranza attiva (Moscovici 1981) e criteri di coerenza interni volti ad innescare un processo culturale di mutamento

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I “segreti del successo”

Ri-definizione dell’identità del detenuto: da soggetto stigmatizzato, stereotipato e/o svantaggiato a persona, giornalista, esperto in quanto insider (Schütz 1979).

Stili e modalità di comunicazione volti a proporre i redattori come individui prima che come devianti (scrittura autobiografica, “divieto della lamentela”), e come individui competenti in materia di carcere e di informazione (professionalità giornalistica, approfondimento e documentazione).

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I “segreti del successo”

Ri-definizione della natura, delle modalità e del significato delle interazioni in cui il detenuto è coinvolto: da oggetto (di repressione, trattamento rieducativo, compassione e/o assistenza) a soggetto.

Protagonisti attivi del proprio percorso di reinserimento e di una proposta “esperta”, consapevole e razionale di interpretazione della propria esperienza di detenzione, delle cause che ad essa li hanno condotti e dei problemi che essa implica.

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I “segreti del successo”

Conseguente tentativo di ri-definizione dei termini del dibattito pubblico sul carcere: la redazione offre una proposta di definizione ed interpretazione autonoma e coerente, individua problemi, propone e pratica soluzioni.

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Quale definizione del problema-carcere?

Rieducazione vs segregazione: adesione negoziata al modello trattamentale

Rieducazione ri-definita in termini di reinserimento e risocializzazione: il carcere deve essere un “momento di transito”

Miglioramento delle condizioni di detenzione Miglioramento della “rete” di opportunità e sostegno

offerta ai detenuti da operatori istituzionali e non Maggiore coinvolgimento del detenuto stesso Resoconto delle buone pratiche

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Quale definizione del problema-carcere?

Opposizione alla “deriva punitiva” degli ultimi anni: rinuncia al reinserimento? (Garland 2004)

Definizione della devianza in termini di marginalità sociale, e al contempo riflessione su colpa e responsabilità come segno di apertura al confronto con la società esterna (soprattutto per i reati meno “giustificabili”)

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Quale definizione del problema-carcere?

Tutto concorre a definire il carcere come: Un problema urgente (decisori politici ed istituzionali) Un problema complesso (contro la banalizzazione

stereotipizzante operata anche dai media) Un problema di rilevanza collettiva: non dominio

esclusivo di chi ci finisce dentro o ci lavora, ma qualcosa che riguarda l’intera società

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Quale definizione del problema-carcere?

L’importanza della comunicazione: Strumento di facilitazione/miglioramento

dell’intervento Strumento di empowerment del detenuto Strumento di proposta di una definizione

alternativa del problema Strumento di affermazione della rilevanza del

problema nel dibattito pubblico

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La “nicchia comunicativa” degli addetti ai lavori

Primo e principale pubblico di riferimento: caratterizzata da “preoccupazioni culturali” (Hilgartner e Bosk 1988) simili, legata alla redazione da reti di relazioni

Arena specializzata in cui RO ha potuto nascere, sopravvivere, crescere ed acquisire “peso”

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La “nicchia comunicativa” degli addetti ai lavori

RO cerca accesso all’arena testimoniando in prima persona una buona pratica (del reinserimento e dell’informazione), segnalando difficoltà e suggerendo possibili soluzioni.

Strumenti di comunicazione utilizzati: la rivista, gli strumenti di comunicazione interna, il sito web e la newsletter

Criteri di notiziabilità e agenda di temi specificamente centrati sull’attività degli operatori e su problemi di rilevanza concreta ed immediata per essi e al contempo per gli stessi detenuti e i loro familiari

Ristretti Orizzonti nasce quindi come strumento di comunicazione specializzato rivolto ad un pubblico altrettanto specializzato, che con gli artefici della rivista condivide lo stesso genere di priorità e di attribuzioni di importanza (Schütz 1979)

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La “nicchia comunicativa” degli addetti ai lavori

Arena in cui la comunicazione non è solo strumento di affermazione del tema-carcere nel dibattito pubblico, ma prima di tutto strumento degli stessi interventi specializzati da parte degli addetti ai lavori e del percorso di risocializzazione dei detenuti, e diventa quindi parte integrante del “modello penale” di cui RO si fa promotore.

Anche per questo la comunità degli addetti ai lavori è il primo (in ordine cronologico, ma anche di importanza) interlocutore della redazione, che intende offrire mezzi, competenze, informazioni, “buoni esempi” ed opportunità relazionali che facilitino il lavoro di specialisti e volontari e la partecipazione attiva dei detenuti al proprio reinserimento

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La “nicchia comunicativa” degli addetti ai lavori

I° livello: RO come “cassetta degli attrezzi”, come strumento per gli appartenenti all’arena

II° livello: RO come spazio di visibilità, facilitatore di relazioni, spazio di dibattito : in altre parole, la redazione trasforma se stessa e i suoi strumenti di comunicazione in un’arena di nicchia, cui gli addetti ai lavori cercano accesso segnalando i propri progetti, le proprie iniziative, le proprie difficoltà, le proprie esigenze

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La “nicchia comunicativa” degli addetti ai lavori

RO ha dato avvio ad una dinamica di rete e di aggregazione di interessi e forze (in se stessa una “buona pratica” dell’intervento a sostegno dei detenuti) che ha visto progressivamente crescere la sua estensione dal livello locale a quello nazionale.

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La “nicchia comunicativa” degli addetti ai lavori

La “nicchia RO” vuole crescere anche come “capacità di portata” (Hilgartner e Bosk 1988): ecco la Federazione Nazionale dell’Informazione dal carcere

Facilitazione della comunicazione tra gli operatori dell’informazione dal carcere, ma anche “alleanza contaminante” con gli operatori in generale

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La “nicchia comunicativa” degli addetti ai lavori

La Federazione: RO nel ruolo di promotore, coordinatore organizzativo, leader

Rete di “inviati” capillare “cassetta degli attrezzi” sempre più efficace

Comunicazione verso l’esterno: contano le “dimensioni”, ma soprattutto la coerenza, la credibilità, la legittimità la “taglia” (Boltanski 1990)

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La “nicchia comunicativa” degli addetti ai lavori

La Federazione: volontà di assumere peso negoziale:

- nei confronti dell’istituzione (vincoli logistici, discrezionalità, censura)

- nei confronti dei “non addetti ai lavori”: pubblico, professionisti dell’informazione, politici proposta di un discorso unitario e coerente, più informazione, più tempestiva, più “di qualità”

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L’arena dell’”opinione pubblica”

Arena difficile da conquistare: il carcere è “sequestrato” dall’esperienza quotidiana dei “cittadini liberi”, e le “preoccupazioni culturali” prevalenti sono molto diverse

Rifiuto dello “spettacolo della sofferenza” (Boltanski 2000): non topica del sentimento o della denuncia, ma confronto e scambio di opinioni ragionevolmente fondate tra individui

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L’arena dell’ “opinione pubblica”

Lettere dei lettori: soprattutto persone che sono “incappate” nel carcere o nel crimine importanza dell’esperienza per la percezione della rilevanza di un tema

Confronto spesso duro e difficile

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L’arena dell’ “opinione pubblica”

“[…] forse oggi che ti devi sudare la libertà potrai capire meglio il valore delle cose; sì, perché senz’altro ti avranno preso, li prendono tutti sai, tutti si credevano e alcuni si credono ancora più furbi, migliori degli altri, più furbi di quelli che si alzano alle 5 del mattino e rientrano a casa alle 20 di sera, le galere sono piene di questi furbi. Io sono tra i fessi che alla sera vanno a dormire presto perché sono scoppiati dal lavoro e forse a volte ho pensato veramente che voi foste più furbi, ma furbi si nasce, e quindi continuo ad alzarmi presto al mattino e arrivare tardi alla sera, ma perlomeno non devo domandare a nessuno se voglio telefonare a mia madre. Certamente ora tu mi dirai che sei stato sfortunato, che la vita ti ha portato su delle strade che ti hanno travolto, ma sai le scuse sono come le dita, tutti ne abbiamo almeno dieci. Tutti ci sentiamo vittime del sistema […] la vita è soprattutto sacrificio, dolore e sconfitte, qualche volta mezze vittorie, cercare scorciatoie non ha senso, ed inoltre se tu potessi vedere gli effetti che queste scorciatoie (e sto parlando di banali furti in casa) hanno sulle vittime sono sicuro che non le prenderesti più. Non scaglierò mai né la prima né l’ultima pietra, poiché non sono senza peccato, e cercherò per quel che posso di reinserirti tra i fessi, ma per favore cerca anche tu di essere un fesso autentico come me […] ti aspetto fuori libero di consumarti le ossa a furia di lavorare e fesso da pagare una montagna di tasse” (lettore di RO)

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L’arena dell’ “opinione pubblica”

Risposte “franche”, volte a fornire elementi di informazione che possono contribuire a formarsi un’opinione ragionevolmente fondata (Schütz 1979): a “strappare” il velo dello stereotipo per prendere consapevolezza di una realtà complessa e rilevante anche per il cittadino libero

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L’arena dell’ “opinione pubblica”

“Leggendo i vari articoli sul vostro sito, mi sono reso conto che esiste un mondo completamente a parte del quale tutti hanno una conoscenza limitata, quasi si trattasse di una cosa per extraterrestri di cui si devono occupare soltanto operatori penitenziari e giudici. Le frasi che si sentono tra la gente sono del tipo ‘Stanno bene, hanno tutto, la televisione, il mangiare, le coperte’, addirittura quando uno è stufo del posto in cui lavora dice ‘vado a fare domanda a San Vittore, sto meglio che qua” e forse qualche volta anch’io ho parlato in questo modo, ma oggi mi rendo conto che le cose non stanno così. Quello che mi ha spinto a mettermi in contatto con voi è stata la presa di coscienza che questi due mondi non devono essere completamente separati ma in qualche modo comunicanti, altrimenti voi rimarrete sempre ladri e noi sempre derubati” (lettore RO)

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L’arena dell’ “opinione pubblica”

“Io credo che fuori di qui sia radicato il luogo comune della giusta punizione, ma anche che alla gente in genere non siano chiari i termini di questa giusta punizione: non si ha idea di cosa vogliono dire 10 anni di carcere, anzi, sembrano pochi…io oggi ho cominciato un pochino a rendermi conto di che cosa significano, invece, 10 anni qua dentro…E poi personalmente io qui ho conosciuto tante persone simpatiche, e in molti casi la differenza tra me e loro non è abissale, è una lama di rasoio…se un vigile mi vedeva stamattina in motorino ci finivo anch’io qua dentro!” (studente padovano che ha incontrato la redazione di RO)

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L’arena dell’ “opinione pubblica”

Al contatto mediato con il carcere e la redazione fa in alcuni casi seguito il contatto diretto (vedi anche progetti di sensibilizzazione)

Alcuni dei lettori fanno da opinion leader, diffondendo la propria nuova percezione di rilevanza del tema attraverso le loro reti prossemiche

Obiettivo: mutamento della percezione della centralità/rilevanza del problema-carcere, che spinga la comunità all’inclusione e al “controllo democratico” nei confronti dell’istituzione alla “parola agente” (Boltanski 2000)

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L’arena mediatica

Principi di selezione spesso incompatibili con i criteri di coerenza di RO

RO si adegua ai principi di selezione compatibili con i sui criteri di coerenza interna: no spettacolarizzazione, no drammatizzazione, no “esotizzazione”

RO si propone non come oggetto dell’informazione giornalistica, ma come fonte alternativa in grado di “correggere” alcuni difetti dell’informazione generalista sul carcere: l’obiettivo è la visibilità del tema, non quello della redazione

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L’arena mediatica

Tattica dei “fatti certificati” (Hilgartner e Bosk 1988): qualità e correttezza dell’informazione

Sfruttamento delle logiche e delle routines produttive del giornalismo (cfr. Dossier “Morire di carcere”)

Adeguamento ai ritmi organizzativi dell’arena: tempestività dell’informazione (anche grazie alla Federazione), per “cogliere il momento” anche quando non si riesce ad imporre un’agenda

“Risposta” all’informazione generalista e al contempo proposta attiva di un’interpretazione diversa

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L’arena mediatica: quanto e quale accesso?

Nei primi anni di vita della redazione:- Stampa specializzata- Stampa militante ed “amica”- Quotidiani locali, ma con attenzione più alla

curiosità che al dibattito sui problemi del carcere

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L’arena mediatica: quanto e quale accesso?

Zanon dialoga con i detenutiIntervista in carcere

(Il Mattino, 13 febbraio 1999)

Convegno al Due Palazzi. I relatori sono i detenuti(Il Mattino, 9 febbraio 2001)

Detenuti nella “rete” in cerca di libertàÈ nato il sito Internet al Due Palazzi, tra informazione e fantasia

(Il Mattino, 14 settembre 2001)

Padova: “mattinata in galera” per 160 studenti delle superiori(Il Gazzettino, 1 febbraio 2005)

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L’arena mediatica: quanto e quale accesso

Con il passare del tempo:- Evoluzione del rapporto con la stampa

specializzata: da oggetto di informazione a fonte stabile (cfr. Redattore Sociale)

- Accesso sempre più frequente all’arena della stampa generalista a diffusione nazionale: la tattica dei fatti certificati ha pagato, grazie a preoccupazioni culturali e ad un’attualità a cui RO sa rispondere con prodotti efficaci

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L’arena mediatica: quanto e quale accesso

Nel 2005 già 29 morti in carcere, sotto accusa il servizio sanitario

Dall’inizio del 2005 si sono verificati almeno 29 casi di morte nelle carceri italiane, dei quali 21 suicidi, 4 per cause ancora da accertare, 3 per malattia e 1 per omicidio. Questi sono i dati contenuti nel dossier “Morire di carcere” diffuso dal Centro di Studi Ristretti Orizzonti

(Ansa, 4 maggio 2005).

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L’arena mediatica: quanto e quale accesso

Nelle carceri affollate da morire , dove la condanna è una vera pena

[…] Nelle scorse settimane si è parlato di Sulmona: sette suicidi in due anni […] Ma Sulmona non è un caso: a Regina Coeli,

come nel carcere di Livorno, solo nel 2004 si sono avuti 1uattro suicidi. E, nello stesso anno, nei 205 istituti di pena italiani se

ne sono contati 52, su 56mila detenuti […] Per Francesco Morelli, detenuto di Padova curatore del sito www.ristretti.it, ci

sono zone grigie nel rispetto dei diritti, e in particolare della Gozzini […]

(Il Venerdì di Repubblica, 13 maggio 2005)

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L’arena mediatica: quanto e quale accesso

Lodi: il detenuto suicida doveva essere “guardato a vista”[…] Per Andrea Ferrari, uno dei responsabili del gruppo di una

ventina di volontari che operano nel carcere lodigiano, “si tratta di un episodio drammatico che deve far riflettere” […] In

mancanza di dati ufficiali, che il Ministero della Giustizia non fornisce, Ferrari ricorda quelli raccolti dalla rivista Ristretti

Orizzonti di Padova. Nel 2005 i suicidi in carcere sono stati 57,, le morti per cause non accertate 22, quelle per malattia 21,

quattro gli omicidi, altrettanti i decessi per droga. In questi primi mesi del nuovo anno i suicidi hanno già raggiunto quota dodici

(Il Corriere della Sera, 23 marzo 2006)

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L’arena mediatica: quanto e quale accesso

Acquisizione del “potere di definizione di agenda”, per ora almeno a livello locale: rubrica settimanale su Il Mattino.

Un’ulteriore “sfida comunicativa” che mette forse la redazione a confronto con la necessità di combinare i suoi criteri di coerenza interna con la flessibilità necessaria ad attirare l’attenzione di un “lettore distratto”; occasione potenziale, dunque, di un’ulteriore evoluzione delle strategie comunicative di una minoranza attiva che pare acquisire un potenziale di influenza sempre maggiore

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L’arena mediatica: quanto e quale accesso

Obiettivi dell’accesso alla sfera mediatica: non solo accesso ad un’arena di dibattito più ampia, ma anche acquisizione della legittimità necessaria a negoziare gli stessi principi di selezione dell’arena

Negoziazione tra soggetti collettivi: Federazione Nazionale dell’Informazione dal carcere, OdG, FNSI

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L’arena politica

Evoluzione recentissima Conseguenza della “taglia” (Boltanski 1990) assunta

dalla Federazione Fortissimo effetto di “contaminazione” (Lalli 2005) di

gatekeepers situati all’ “incrocio” tra diverse arene Consapevolezza che il peso negoziale acquisito va

sfruttato per imporre un’agenda di dibattito anche al mondo politico: comunicazione come strumento di rivendicazione e cambiamento

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L’arena politica

“Servono proposte concrete per radicalizzare le richieste che portiamo avanti da anni, ma che finiscono puntualmente nei cassetti del Ministero: oggi dobbiamo uscire da qui con una serie di richieste da fare al nuovo Governo e al nuovo Ministro, tirare fuori tutto quello che abbiamo elaborato in questi anni e portarlo avanti con una campagna unitaria e radicale di tutti i giornali dal carcere. Perché da questo governo ci aspettiamo qualcosa di più, oggi ci sono le condizioni politiche giuste: dobbiamo spingere la proposta di riforma dell’ordinamento penitenziario di Margara e Maisto, riparlare di amnistia e di indulto. Dobbiamo avere il coraggio di portare avanti l’aggregazione attorno a temi radicali di cambiamento della situazione carceraria” (Sergio Cusani, tra i promotori della Federazione).

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L’arena politica

alleanza con esperti, politici, anche con le istituzioni carcerarie: la rete cerca di sfruttare una coalizione di forze (volontariato, operatori, amministrazione penitenziaria, mondo dei media, politici ed esperti “amici” ) per diventare un vero e proprio gruppo di pressione, “qualcosa di più di un semplice coordinamento delle realtà di informazione”, come afferma Sergio Cusani: un “cartello” che testimoni la possibilità di rinforzi positivi e vicendevoli tra diverse arene di dibattito per arrivare a quella nell’ambito della quale si può ottenere un cambiamento reale.

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Riferimenti bibliografici

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1990 L’amour et la justice comme compétences, Paris, Métailié.

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1988 “The rise and fall of social problems: a public arena problems”, American Journal of Sociology, vol. 94, n° 1, pp. 53-78.

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1999 “L’esperienza di una minoranza attiva: aspetti culturali e comunicativi”, in Martelli A., Tagliaventi M.T., Zurla P., I laboratori di Piazza Grande, Milano, Franco Angeli, pp. 123-151.

2005 Le arene pubbliche, materiali didattici per il corso di Comunicazione e Informazione Sociale, LS Compass, Università di Bologna (www.compass.unibo.it/Materiali/Documenti/2006/Documenti_Lalli_arene%20e%20comunicazione.pdf)

Schütz A.

1979 Saggi sociologici, Torino, Utet.