COMUNE DI LEGNAGO · (VI) il 6 agosto 1960, C.F. DLL FRZ 60M06 L840N, ... (parte) de Catasto...

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COMUNE DI LEGNAGO PROVINCIA DI VERONA Autorizzazione allo scarico sul suolo delle acque reflue domestiche del fabbricato ad uso riparazione ed esposizione macchine agricole in località San Pietro - via Fontana n. 3-4 RELAZIONE GEOLOGICA E IDROGEOLOGICA (D.Lgs. n. 152/06 e P.T.A. della Regione del Veneto) 13 gennaio 2014 COMMITTENTE: DALLA VECCHIA FABRIZIO & C. S.r.l. IL TECNICO: dr.ssa geol. Nicoletta Toffaletti 37042 Caldiero (VR) - via G. Marconi 21 045 6152173 339 5773948 @ [email protected]

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COMUNE DI LEGNAGO

PROVINCIA DI VERONA

Autorizzazione allo scarico sul suolo delle acque reflue domestiche

del fabbricato ad uso riparazione ed esposizione macchine agricole

in località San Pietro - via Fontana n. 3-4

R E L AZ I O N E GE O LO GI C A E I D R O GE O LOGI C A

(D.Lgs. n. 152/06 e P.T.A. della Regione del Veneto)

13 gennaio 2014

C O M M I T T E N T E : DALLA VECCHIA FABRIZIO & C. S.r.l.

I L T E C N I C O : dr.ssa geol. Nicoletta Toffaletti

37042 Caldiero (VR) - via G. Marconi 21 045 6152173 339 5773948 @ [email protected]

RELAZIONE GEOLOGICA E IDROGEOLOGICA a corredo della richiesta di autorizzazione allo scarico sul suolo

delle acque reflue domestiche dell’insediamento in via Fontana n. 3-4, Legnago (VR)

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INDICE

INDICE ........................................................................................................... 1

CAPITOLO 1 - INTRODUZIONE ........................................................................ 1

1.1) PREMESSA ............................................................................................. 1

1.2) DESCRIZIONE DELL’INSEDIAMENTO E INQUADRAMENTO TERRITORIALE ........................ 2

1.3) DISCIPLINA E GESTIONE DELLE ACQUE REFLUE ................................................... 4

CAPITOLO 2 - IL CONTESTO GEOLOGICO ........................................................ 7

2.1) PROVE IN SITO ........................................................................................ 7

2.2) INQUADRAMENTO GEOMORFOLOGICO E PROFILO LITOSTRATIGRAFICO LOCALE ............... 7

2.3) IDROGEOLOGIA E IDROGRAFIA ...................................................................... 9

CAPITOLO 3 – GESTIONE DEGLI SCARICHI DELLE ACQUE REFLUE

DOMESTICHE SUL SUOLO ............................................................................. 13

CAPITOLO 1 - INTRODUZIONE

1.1) Premessa

Per conto della ditta Dalla Vecchia Fabrizio & C. S.r.l.1, con sede in Via Niccolò

Copernico n. 36 - Vago del Comune di Lavagno (VR), c.a.p. 37050, P.I./C.F.

01806900237, legale rappresentante Signor Dalla Vecchia Fabrizio, nato a Vicenza

(VI) il 6 agosto 1960, C.F. DLL FRZ 60M06 L840N, tel. 045 8980107 / 340 7289210,

viene elaborata la presente Relazione Geologica e Idrogeologica a corredo

dell’autorizzazione allo scarico sul suolo delle acque reflue domestiche della

sede operativa sita in Via Fontana n. 3-4 a San Pietro di Legnago (VR). Tale

insediamento è interessato dal procedimento, ai sensi del D.P.R. n. 447/1998, per

l’ampliamento dell’esistente fabbricato ad uso riparazione ed esposizione macchine

agricole.

Il presente studio è stato effettuato in ottemperanza a quanto disposto dal D.Lgs. 3

aprile 2006, n. 152 recante le “Norme in materia ambientale” ed in particolare in

riferimento alla Parte Terza “Norme in materia di difesa del suolo e lotta alla

desertificazione, di tutela delle acque dall’inquinamento e di gestione delle risorse

idriche” - Sezione II “Tutela delle acque dall’inquinamento”, oltre che a quanto

disposto dal Piano di Tutela delle Acque o PTA, approvato dalla Regione del Veneto

con Deliberazione del Consiglio Regionale n. 107/05.11.2009 e sottoposto a successivi

aggiornamenti.

Lo studio è stato quindi eseguito al fine di:

verificare la situazione geologica, geomorfologica e idrogeologica generale

dell’area e le caratteristiche sito specifiche, attraverso l’esecuzione, in situ, di

una trincea esplorativa, di due prove penetrometriche e di una prova di

permeabilità;

orientare la progettazione ed il dimensionamento del sistema di trattamento in

relazione alla tipologia del ricettore oggetto di scarico delle acque reflue.

1 Il core business della ditta Dalla Vecchia Fabrizio & C. S.r.l. è la vendita, il noleggio e l’assistenza nel settore delle macchine agricole ed industriali, attività che svolge in tre diverse sedi operative del territorio.

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1.2) Descrizione dell’insediamento e inquadramento territoriale

La sede operativa della ditta Dalla Vecchia Fabrizio & C. S.r.l. è ubicata in Via Fontana

n. 3-4 a San Pietro di Legnago (VR), ambito frazionale posto a circa 3,0 km in

direzione ovest dal centro abitato del capoluogo. Essa si inserisce in un ambito

marginale del denso sistema insediativo a destinazione artigianale e commerciale

denominato Ponzina posto lungo la direttrice Strada Statale 434 Transpolesana; in

particolare, l’area risulta interclusa fra il tracciato della stessa S.S. ad est e della linea

ferrovia Legnago - Mantova a sud, infrastrutture che, nel corso del tempo, hanno

ostacolato lo sviluppo della rete acquedottistica e di fognatura. L’area ricade, ad oggi,

in una zona non servita dalla rete fognaria pubblica. Da un punto di vista

catastale, la proprietà è censita al Foglio 14 – M.N. 84, 255, 256, 271, 273 e 243

(parte) de Catasto Terreni del Comune di Legnago.

Tale sede, dove si svolgono le funzioni commerciali di vendita e riparazione dei mezzi

agricoli ed industriali (trattori, autogru, scavatrici, ecc.) in un ampio spazio esterno

per l’esposizione dei veicoli e in un edificio adibito ad uffici e officina, è stata acquisita

con le attuali strutture edilizie ed impiantistiche ed era, quindi, già provvista di uno

scarico sul suolo, che la ditta intende, con l’occasione dell’intervento di ampliamento,

adeguare sia da un punto di vista impiantistico che amministrativo con l’acquisizione

dell’autorizzazione allo scarico sul suolo delle acque reflue domestiche.

Ubicazione della sede operativa di Legnago della ditta Dalla Vecchia Fabrizio & C. S.r.l. (foto satellitare da: http://it.bing.com/maps).

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Corografia dell’area di intervento (estratto degli Elementi n. 145163 “ANGIARI” e n. 166044 “SAN PIETRO DI LEGNAGO” della CARTA TECNICA REGIONALE ALLA SCALA 1:5.000).

Estratto del Foglio 14 – M.N. 84, 255, 256, 271, 273 e 243 (parte) della Planimetria Catastale del Comune di Legnago.

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1.3) Disciplina e gestione delle acque reflue

Nell’ambito del procedimento, ai sensi del D.P.R. n. 447/1998 per l’ampliamento del

fabbricato ad uso riparazione ed esposizione macchine agricole in Via Fontana n. 3-4 a

San Pietro di Legnago (VR), il cui progetto è redatto dagli architetti A. Eugenio

Bacchilega e Paolo Giarola Progettisti Associati, è previsto l’adeguamento gestionale

delle diverse tipologie di acque reflue.

Per quanto riguarda la gestione delle acque meteoriche di dilavamento, è stata

effettuata la verifica di compatibilità idraulica dallo Studio Sintec Ingegneria - ing.

Luca Michelazzi e ing. Chiara Verdolin - allo scopo di analizzare le modifiche apportate

alle condizioni del deflusso superficiale in conseguenza alla realizzazione

dell’ampliamento dell’edificio e della realizzazione di un parcheggio. Lo studio registra

un incremento del deflusso superficiale che dovrà essere mitigato attraverso la

realizzazione di un invaso del volume di circa 83 mc in accordo con il principio

dell’invarianza idraulica; a tale scopo si intende utilizzare lo spazio a verde già ora

presente a margine della proprietà fronte corsia di immissione in superstrada per

realizzare una vasca a cielo aperto di accumulo e dispersione dell’acqua piovana.

Le superfici di progetto che afferiranno all’invaso di laminazione / dispersione sono

rappresentate dalla copertura dell’edificio di 1.322,00 mq, dalla superficie asfaltata

(piazzali, corsie di manovra, parcheggi) di 2.238,00 mq, dalle aree verdi di 1.457,00

mq e da un parcheggio con pavimentazione drenante su sabbia di 633,00 mq.

Trattasi di superfici scoperte non soggette al rilascio dell’autorizzazione allo scarico

prevista dall’art. 113, comma 1, lettera b) del D.Lgs. n. 152/2006 e s.m.i. e dal

vigente PTA del Veneto, ma comunque soggette alla normativa vigente in materia di

nulla osta idraulico.

Inoltre, per il trattamento delle acque meteoriche di dilavamento dell’area

pavimentata adibita a cortile di servizio dell’officina, della superficie di circa

876,80 mq, e delle acque reflue dell’impianto di lavaggio dei mezzi agricoli e

industriali è previsto un impianto di depurazione dedicato a circolo chiuso, per il

quale non sono previsti scarichi di alcun tipo.

Nell’edificio adibito ad uffici e officina sono presenti dei bagni (WC), le cui acque

reflue, per quanto previsto dalla normativa vigente, sono classificabili, ai sensi dell’art.

6, comma 1, lettera g) delle Norme Tecniche di Attuazione del PTA, come acque

reflue domestiche, in quanto acque reflue provenienti da insediamenti di tipo

residenziale e da servizi e derivanti prevalentemente dal metabolismo umano e da

attività domestiche.

Inoltre, configurandosi il sito di interesse come insediamento isolato non collettabile

alla rete fognaria pubblica e con un numero di A.E. inferiore a 50, è ammesso l’uso di

sistemi individuali di trattamento delle acque reflue domestiche, ai sensi

dell’art. 21 “Sistemi di trattamento individuale delle acque reflue domestiche” delle

Norme Tecniche di Attuazione del PTA.

In tali condizioni, ai sensi dell’art. 30 “Scarichi sul suolo”, lettera c), a valle del

sistema di trattamento è ammesso lo scarico sul suolo (peraltro l’autorizzazione allo

scarico può essere compresa nel permesso di costruire - cfr. art. 21, comma 6 delle

Norme Tecniche di Attuazione del PTA).

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La gestione delle acque meteoriche di dilavamento e delle acque reflue dell’impianto di lavaggio dei mezzi agricoli e industriali (fonte: Valutazione di Compatibilità Idraulica dello Studio Sintec Ingegneria).

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Per il rispetto dei limiti di emissione si fa riferimento ad un campione medio ponderato

a 24 ore e l’autorità competente per il controllo deve verificare, con la frequenza

minima di 4 volte l’anno per scarichi di volume fino a 2000 mc/g o di 8 volte l’anno per

scarichi di volume oltre 2000 mc/g, il rispetto dei limiti di cui alla Tabella 2 Allegato C

delle Norme Tecniche di Attuazione del PTA. E’ comunque vietato scaricare sul

suolo le sostanze di seguito indicate:

composti organoalogenati e sostanze che possono dare origine a tali composti

nell’ambiente idrico;

composti organofosforici;

composti organostannici;

pesticidi fosforati;

sostanze e preparati, e i relativi prodotti di decomposizione, di cui è dimostrata

la cancerogenicità, la mutagenicità o la teratogenicità, o che possono avere

ripercussioni sulle funzioni steroidea, tiroidea, riproduttiva o su altre funzioni

endocrine;

oli minerali persistenti, idrocarburi di origine petrolifera persistenti e sostanze

organiche tossiche persistenti e bioaccumulabili;

mercurio, cadmio, cianuri, cromo esavalente e loro composti.

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CAPITOLO 2 - IL CONTESTO GEOLOGICO

2.1) Prove in sito

Nel mese di settembre 2013, presso l’area di intervento è stata condotta una specifica

campagna di indagini e prove in sito, rappresentata dall’esecuzione di:

n. 1 trincea esplorativa, denominata S1, della profondità di 1,2 m dal p.c.

locale, allo scopo di verificare direttamente il profilo litostratigrafico superficiale;

n. 2 prove penetrometriche statiche C.P.T. (“Cone Penetration Test”)2,

denominate CPT1÷2, della profondità variabile fra 7,6 m (CPT1) e 10,0 m (CPT2)

dal p.c. locale, allo scopo di verificare le caratteristiche geotecniche del

sottosuolo in giacitura naturale;

n. 1 prova di permeabilità in

pozzetto, denominata P1, adatta

per i terreni granulari per fornire

una valutazione della permeabilità

dei terreni superficiali al di sopra

del livello di falda.

L’ubicazione delle prove è riportata

nella seguente Figura, mentre i relativi

risultati complessivi sono riportati in

allegato alla presente relazione

unitamente alla documentazione

fotografica.

Ubicazione della trincea esplorativa (S1) e delle prove penetrometriche statiche (CPT1÷2).

2.2) Inquadramento geomorfologico e profilo litostratigrafico locale

Da un punto di vista morfologico l’area oggetto di indagine è ubicata nella fascia della

bassa pianura veronese, ad una quota di circa 16 m s.l.m. Il territorio è quindi

caratterizzato da morfologie prevalentemente sub-pianeggianti e localmente risulta

movimentato dalla presenza di alcuni terrazzi alluvionali originatisi dall’incisione ad

opera dei vari corsi d’acqua, naturali ed artificiali, dalla presenza di paleoalvei di

diverse età e dalla presenza di diverse forme di origine antropica.

Da un punto di vista litologico, l’area analizzata nella presente relazione è

caratterizzata interamente dai Depositi continentali quaternari di origine fluviale. Nella

bassa pianura veronese la piana alluvionale costituisce una potente struttura

caratterizzata da frequenti alternanze e variazioni laterali di livelli sabbiosi, talora

ghiaiosi, e limoso-argillosi con presenza di torba.

2 La Prova Penetrometrica Statica è compresa negli standard ASTM e ISSMFE (1988), oltre che nelle “Raccomandazioni per le Indagini Geotecniche (1977)” dell'Associazione Geotecnica Italiana, ed è disponibile un'ampia letteratura sull'interpretazione dei dati sperimentali. Per l’esecuzione dell’indagine penetrometrica si è utilizzato un penetrometro “Pagani”, montato su autocarro Mercedes Unimog 4x4, predisposto a lavorare sia in modalità statica che dinamica.

S1/P1

CPT1

CPT2

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Estratto, non in scala, della Carta Geomorfologica della Regione Veneto.

= depositi fluviali della pianura alluvionale recente.

La campagna di rilevamento geologico e l’esecuzione di prove e misure in sito ha

permesso di accertare il profilo litostratigrafico del sottosuolo locale; dal punto di vista

metodologico il profilo litostratigrafico è stato direttamente determinato dalla visione

del materiale presente nelle pareti del sondaggio geognostico S1 ed integrato con

l’interpretazione indiretta dei risultati delle prove penetrometriche CPT1÷2.

Partendo dalla superficie topografica verso il basso e al di sotto dello strato di terreno

vegetale e di materiale di riporto connesso all’urbanizzazione dell’area dello spessore

di circa 1,0 m (visibile nelle pareti della trincea S1), si riscontra la presenza di un

profilo litostratigrafico (nelle verticali di indagine penetrometrica) rappresentato da

litotipi di origine clastica, sciolti, a comportamento quasi esclusivamente granulare;

trattasi prevalentemente di limi sabbiosi, sabbie limose e sabbie, organizzati in

banchi metrici, con elevata eteropia laterale. Infatti, malgrado la vicinanza delle

due prove penetrometriche, i rispettivi profili litostratigrafici sono significativamente

diversi.

CPT1

Strato Profondità da p.c. (m)

Litologia correlata

- 0,0 - 1,0 Terreno vegetale di colore marrone misto a terreno di riporto connesso all’urbanizzazione dell’area

1 1,0 - 2,6 Limi sabbiosi moderatamente addensati

2 2,6 - 4,6 Sabbie limose e sabbie moderatamente addensate

3 4,6 - 7,6 Sabbie da addensate a molto addensate

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CPT2

Strato Profondità

da p.c. (m) Litologia correlata

- 0,0 - 1,0 Terreno vegetale di colore marrone misto a terreno di riporto connesso all’urbanizzazione dell’area

1 1,0 - 4,0 Sabbie da moderatamente addensate ad addensate

2 4,0 - 6,8 Limi sabbiosi scarsamente addensati

3 6,8 - 8,2 Alternanze di prevalenti limi argillosi scarsamente consistenti e

limi sabbiosi scarsamente addensati

4 8,2 - 10,0 Limi sabbiosi scarsamente addensati

2.3) Idrogeologia e idrografia

Da un punto di vista idrogeologico, l’area oggetto di indagine rientra nell’ambito del

complesso idrogeologico della pianura veronese, costituito dagli eterogenei

depositi alluvionali del fiume Adige, dei torrenti lessinei e dei fiumi di risorgiva; il

complesso idrogeologico è perciò caratterizzato da una permeabilità per porosità

estremamente variabile. Il limite settentrionale di tale complesso è rappresentato dal

margine montagna - pianura, quello occidentale e meridionale dai fiumi Mincio e Po

rispettivamente, mentre ad est il limite è rappresentato dall’asse Monti Berici - Monti

Euganei. Inferiormente il complesso idrogeologico è delimitato dai sedimenti

prevalentemente argillosi del Pliocene.

In corrispondenza della bassa pianura

veronese, dove il materasso alluvionale

è rappresentato da alternanze di livelli

ghiaioso-sabbiosi e di livelli limoso-

argillosi, il complesso idrogeologico è

caratterizzato da un sistema acquifero

multifalde, distinto in Acquifero

superiore ed Acquifero inferiore.

L’Acquifero superiore presenta uno

spessore complessivo variabile fra i 30

ed i 50 m: in esso è reperibile una

falda freatica, piuttosto estesa ma non

continua, confinata localmente da

terreni a bassa permeabilità, con

soggiacenza variabile in rapporto alla stagione fra 2,0 ÷ 5,0 m di profondità dal piano

campagna; al momento del rilievo in data 19 settembre 2013, la falda superficiale,

nel foro penetrometrico, è stata individuata alla profondità di - 2,6 m dal p.c.

Alla falda superficiale segue in profondità un acquifero semiconfinato o confinato

discontinuo e lentiforme, spesso anastomizzato al precedente. La ricarica è dovuta alla

infiltrazione delle precipitazioni, ai contributi dell’irrigazione, alla dispersione delle

acque di alveo e subalveo dei corsi d’acqua e agli afflussi laterali provenienti

dall’acquifero freatico indifferenziato dell’alta pianura veronese. La discarica ha luogo

nei tratti drenanti dei corsi d’acqua, prelievi per vari scopi ed usi, nonché come

recapito finale nel mare Adriatico lungo la linea di costa.

Nell’Acquifero inferiore sono presenti, fino alla profondità di 300-350 m, più falde in

pressione, la cui ricarica avviene tramite afflussi laterali dell’acquifero freatico

AREA DI INDAGINE

Schema idrogeologico dell’alta, media e bassa Pianura Veneta.

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indifferenziato e drenanza dell’Acquifero superiore, mentre la discarica, artificiale, è

determinata dai prelievi per vari scopi ed uso.

Vista la tipologia dei litotipi presenti nel

sottosuolo locale, all’interno della

trincea esplorativa S1, si è effettuata

una prova di permeabilità a carico

variabile, riempiendo parzialmente il

pozzetto con acqua e misurando la

velocità di abbassamento in funzione

del tempo.

Le prove di permeabilità in pozzetto

(circolare o quadrato) sono adatte sono

adatte per i terreni granulari e

forniscono una valutazione della

permeabilità dei terreni superficiali al di

sopra del livello di falda.

Il coefficiente di permeabilità viene

calcolato con la seguente relazione:

K = [(h2 – h1) / (t2 – t1)] x {[(1 + 2hm/d)] / [27(hm/d)+3]}

dove hm = altezza media dell’acqua nel pozzetto (hm>d/4);

t2 - t1 = intervallo di tempo;

h2 - h1 = variazione del livello dell’acqua nell’intervallo t2 - t1;

d = lato del pozzetto.

Associando i dati ricavati dalla prova si evince come, per i terreni superficiali in esame,

è possibile definire quantitativamente il coefficiente di permeabilità e qualitativamente

i loro parametri idrogeologici (grado di permeabilità K e drenaggio), come descritto

nella tabella seguente.

Trincea Prof. da p.c. (m)

Litologia K (cm/s) Grado di K Drenaggio

S1 / P1 1,20 Limo 2,37 x 10-4 Basso Povero

Valori indicativi del coefficiente di permeabilità k (Casagrande e Fadum)

Fase esecutiva della prova di permeabilità S1 / P1.

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Classificazione qualitativa del terreno sulla base della permeabilità

Il reticolo idrografico presenta una fitta maglia di corsi d’acqua di diversa natura e

importanza: il principale corso d'acqua del territorio del Comune di Legnago è,

ovviamente, il fiume Adige che attraversa l’abitato capoluogo ad una distanza di circa

3 km dell’area in esame.

Nell’intorno dell’area in esame, il reticolo idrografico minore e minuto ha, invece, in

prevalenza la funzione di drenaggio e bonifica.

La rete idraulica del Consorzio di Bonifica Veronese.

L’Autorità di Bacino del fiume Adige, nell’ambito delle sue attività istituzionali, ha

elaborato il Piano stralcio per la tutela dal rischio idrogeologico del bacino idrografico

del fiume Adige - Regione del Veneto, approvato con il D.P.C.M. 27 aprile 2006.

All’interno del Piano Stralcio vengono delimitate le aree con diversa pericolosità

idraulica secondo quattro classi in funzione della probabilità di allagamento delle

stesse ed in base alle caratteristiche dell’onda di sommersione che le invade (livelli

idrici e velocità dell’acqua); nessun ambito di pericolosità idraulica interessa

l’area di intervento.

A completare il quadro idrogeologico, si ravvisa inoltre che attualmente nell’intorno dei

200 m previsti dal D.Lgs. n. 152/2006 e s.m.i., non sono presenti punti di captazione

di acque superficiali o sotterranee destinati al consumo umano, e quindi le opere in

questione non interferiscono con nessun uso pregiato della risorsa idrica.

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CAPITOLO 3 – GESTIONE DEGLI SCARICHI DELLE ACQUE REFLUE DOMESTICHE SUL SUOLO

Il progetto di gestione delle acque reflue domestiche provenienti dai bagni (WC)

dell’insediamento commerciale posto in Via Fontana n. 3-4 del Comune di Legnago,

deve poter prevedere la realizzazione di un appropriato sistema di trattamento di tipo

primario e di tipo secondario al fine di garantire l’immissione nell’ambiente di uno

scarico adeguatamente depurato.

Considerate le condizioni litostratigrafiche, pedologiche e idrogeologiche locali, in

rapporto al fatto che trattasi di insediamento isolato non collettabile alla rete fognaria

pubblica e comunque con un numero di A.E. inferiore a 50 in un’area dove non sono

presenti corsi d’acqua, si prevede, ai sensi dell’art. 21 “Sistemi di trattamento

individuale delle acque reflue domestiche” delle Norme Tecniche di Attuazione del

vigente PTA, il sistema individuale di trattamento delle acque reflue domestiche

definito al punto b) del comma 1 del medesimo articolo normativo; nella fattispecie:

« …

b) Vasca Imhoff seguita da dispersione nel terreno mediante subirrigazione. Il

sistema è idoneo per terreni con buone capacità di assorbimento nello strato

superficiale (1-1,5 metri). E’ necessario, di norma, che il terreno sia piantumato con

idonea vegetazione. In relazione alla profondità e alla vulnerabilità della falda, a valle

della vasca Imhoff e a monte della subirrigazione può essere prevista la presenza di

filtri a sabbia o sabbia/ghiaia, e inoltre, di norma, deve essere prevista l’obbligatorietà

della piantumazione del terreno, con specie quali pioppi, salici, ontani, canna comune,

o altre specie ritenute idonee allo scopo. Nel caso in cui sia fisicamente impossibile,

per esempio per carenza di spazio, la realizzazione di quanto sopra, vanno comunque

adottate le misure e le tecniche in grado di garantire la medesima protezione

ambientale;

… ».

Per il corretto funzionamento dell’impianto, la capacità di invaso dei vari trattamenti

viene calcolata in base al numero di Abitanti Equivalenti3 o AE (per il quale esistono

consolidati sistemi convenzionali di calcolo), oltre che in base alla valutazione della

capacità di assorbimento del terreno.

Per gli scarichi domestici provenienti da insediamenti essenzialmente commerciali si

utilizza un sistema convenzionale per il calcolo del numero di AE che prevede

l’individuazione di un abitante equivalente ogni tre impiegati/addetti. Nella

sede di Legnago della ditta Dalla Vecchia Fabrizio & C. S.r.l., al momento, sono

presenti n. 13 addetti e, pertanto, il numero di AE è pari a:

AEsedeLegnago = 13 addetti / 3 ≈ 5 AE

Per l’intervento in esame, sono previsti, pertanto, i seguenti trattamenti:

trattamento primario con fossa settica di tipo IMHOFF;

trattamento secondario mediante dispersione in trincea per la sub-irrigazione

orizzontale dei terreni, in quanto non è fattibile lo scarico in acque superficiali.

La fossa settica di tipo IMHOFF ha la funzione di trattare le acque nere attraverso

la sedimentazione del materiale grossolano trasportato dallo scarico producendo una

chiarificazione del liquame riducendone il carico inquinante. Per una corretta

funzionalità dell’impianto è consigliabile svuotare, mediante autospurgo, la fossa

3 Si definisce Abitante Equivalente o AE il carico organico biodegradabile avente una richiesta biochimica di

ossigeno a 5 giorni (BOD5) pari a 60 grammi di ossigeno al giorno.

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settica almeno una volta all’anno. Per il

dimensionamento della fossa settica si

sono seguiti i dettami della Delibera del

Comitato dei Ministri per la tutela delle

acque dall'inquinamento del 4 febbraio

1977, allegato 5, di cui si riporta uno

stralcio.

« (...) Come valori medi del comparto

di sedimentazione si hanno circa 40÷50

litri per utente; in ogni caso, anche per

le vasche più piccole, la capacità non

dovrebbe essere inferiore a 250÷300

litri complessivi. Per il compartimento

del fango si hanno 100÷120 litri pro

capite, in caso di almeno due estrazioni

all’anno; per le vasche più piccole è

consigliabile adottare 180÷200 litri pro

capite, con una estrazione all’anno (...)

».

Per le piccole utenze è consigliabile che

le fosse Imhoff abbiano una capacità di

almeno 250 litri per abitante equivalente, così ripartite:

comparto di sedimentazione capacità di 50 litri per AE;

comparto di digestione capacità di 200 litri per AE.

Nel caso in esame la fossa settica di tipo IMHOFF dovrà, quindi, avere una

capacità totale di almeno 250 l/AE x 5 AE = 1.250 l.

A valle del trattamento nella fossa settica di tipo IMHOFF, le acque reflue effluenti

verranno scaricate sul suolo tramite trincee di sub-irrigazione. Questo sistema

consente sia lo smaltimento controllato negli strati superficiali del terreno dei liquami

attraverso apposite tubazioni che una ulteriore depurazione, sfruttando le capacità

depurative del terreno, meccaniche, chimiche, biologiche.

Il dimensionamento delle trincee viene eseguito sulla base delle caratteristiche

geologiche e idrogeologiche di seguito riassunte:

Litologia prevalente Permeabilità Profondità della

falda superficiale

Alimentazione

dell’acquifero

Limi sabbiosi

e sabbie limose Media / bassa - 2,6 m

Subalveo atesino

e precipitazioni locali

Il sistema di dispersione dei liquami viene costruito nel rispetto delle seguenti

prescrizioni tecniche previste dalla Delibera del Comitato dei Ministri per la tutela delle

acque dall'inquinamento del 4 febbraio 1977, allegato 5, richiamata al comma 1

dell’art. 21 delle Norme Tecniche di Attuazione del PTA:

« (...) Il liquame proveniente dalla chiarificazione (...) perviene in vaschetta in

muratura o in calcestruzzo a tenuta (...) per l'immissione nella condotta o rete

disperdente (...). La condotta disperdente è in genere costituita da elementi tubolari

(...) di 10÷12 cm di diametro e lunghezza 30÷50 cm, con estremità tagliate dritte e

distanziate di 1÷2 cm, coperta superiormente con (...) elementi di pietrame e con

pendenza fra lo 0,2 e 0,5 %.

La condotta viene posta in trincea profonda circa 2/3 di metro, dentro lo strato di

pietrisco collocato nella metà inferiore della trincea stessa; l'altra parte della trincea

viene riempita con il terreno proveniente dallo scavo adottando accorgimenti acciocché

il terreno di rinterro non penetri, prima dell'assestamento, nei vuoti del sottostante

Schema tipo di fossa settica di tipo IMHOFF.

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pietrisco (...). La trincea può avere la condotta disperdente su di una fila o su di una

fila con ramificazioni o su più file (...).

Le trincee con condotte disperdenti sono poste lontane da fabbricati, aie, aree

pavimentate o altre sistemazioni che ostacolano il passaggio dell'aria nel terreno; la

distanza tra il fondo della trincea ed il massimo livello della falda non dovrà essere

inferiore al metro; la falda non potrà essere utilizzata a valle per uso potabile o

domestici o per irrigazione di prodotti mangiati crudi (...).

Lo sviluppo della condotta disperdente (...) deve essere in funzione della natura del

terreno; di seguito si riportano (...) alcuni elementi di riferimento:

sabbia sottile, materiale leggero di riporto 2 m per abitante;

sabbia grossa e pietrisco 3 m per abitante;

sabbia sottile con argilla 5 m per abitante;

argilla con un po’ di sabbia 10 m per abitante (...) ».

Per la sede di Legnago della ditta Dalla Vecchia Fabrizio & C. S.r.l. si prevede,

pertanto, il seguente sviluppo della condotta disperdente:

SVILUPPO CONDOTTA DISPERDENTE = 5 AE x 7,5 m per AE ≈ 40 m

Nella seguente figura viene riportato lo schema-tipo delle modalità costruttive e del

dimensionamento della trincea per la sub-irrigazione del terreno.

Schema di trincea per la sub-irrigazione nel terreno (Legenda: 1 - Tubazione di dispersione; 2 - Ghiaia grossolana; 3 - Terreno di copertura; 4 - Terreno in giacitura naturale; 5 - Copertura a protezione dei giunti; 6 - Strato di tessuto non-tessuto; 7 - Terreno di riporto per compensare l’assestamento).

Il progetto elaborato dagli architetti A. Eugenio Bacchilega e Paolo Giarola Progettisti

Associati prevede la realizzazione di un pettine di trincee di sub-irrigazione nel piazzale

inghiaiato posto a nord ovest del fabbricato commerciale, come da schema riportato

nella seguente figura.

Vista in sezione longitudinale Vista in sezione trasversale

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La gestione delle acque reflue domestiche (fonte: progetto degli architetti A. Eugenio Bacchilega e Paolo Giarola Progettisti Associati).

In conclusione si esprimono le seguenti considerazioni:

la fossa settica di tipo Imhoff dovrà, di norma, essere collocata ad una distanza

non inferiore a 1,0 m dalle fondazioni delle varie strutture e a 2,0 m dai confini

di proprietà;

il dimensionamento della trincea per la sub-irrigazione prevede una lunghezza

della condotta disperdente di almeno 7,5 m per abitante equivalente, in

considerazione della litologia presente nel sito;

la condotta disperdente può essere su un’unica fila oppure costituita da una

condotta centrale con ramificazioni a pettine, a doppio pettine o su più linee in

parallelo con disposizione a serpentina, avendo cura che le tubazioni vadano

disposte a distanza non inferiore a 2,0 m fra i rispettivi assi; distanze maggiori,

ove possibile, sono comunque più favorevoli all’efficienza di funzionamento;

la condotta disperdente deve avere una pendenza compresa fra lo 0,2% e 0,5%;

a lavoro finito la sommità della trincea deve risultare rilevata rispetto al terreno

adiacente in modo da evitare la formazione di avvallamenti e quindi di linee di

compluvio e penetrazione delle acque meteoriche nella rete drenante;

la distanza tra la base della trincea e la falda deve essere superiore a 1,0 m;

la distanza tra la trincea e i punti di approvvigionamento dell’acquedotto

comunale è superiore ai 200 metri previsti per legge;

la distanza tra la trincea e la condotta dell’acquedotto comunale dovrà essere

superiore ai 30 metri previsti per legge.

Caldiero, 13 gennaio 2014 dr.ssa geol. NICOLETTA TOFFALETTI via Guglielmo Marconi 21 - 37042 Caldiero (VR)

tel. 045 6152173 / 339 5773948

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Sondaggio

S1

Metodo di perforazione

MECCANICO CON ESCAVATORE

DOCUMENTAZIONE FOTOGRAFICA E STRATIGRAFIA

COMMITTENTE: Dalla Vecchia Fabrizio &.C. S.r.l. LAVORO: Relazione Idrogeologica LOCALITA’: San Pietro, Via Fontana n. 3-5, Comune di Legnago (VR) DATA: 19 settembre 2013

Profondità da p.c. (m)

Campioni Descrizione litologica Soggiacenza

falda (m da p.c.)

0,0 - 0,4

Terreno vegetale di colore marrone misto a terreno di riporto connesso all’urbanizzazione dell’area

- 0,4 - 1,0

Limo argilloso e/o sabbioso giallo-ocra con livelli cementati rossastri

1,0 – 1,2 Limo sabbioso e sabbie limose

NOTE: Verticalità dello scavo mantenuta a breve termine

Si sono verificate venute d’acqua

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