Come superare la crisi
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Come superare
la crisi1
La collana di e-book dedicata alle Piccole e Medie Imprese
La recessione che sta dilagando in molti Paesimette in pericolo la sopravvivenza di tantissime imprese.In questo e-book vi proponiamo alcuni spunti di riflessioneper affrontare la difficile fase della crisi economica.
Collana IN111
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Eurogroup è il marchio che identifica le
attività di garanzia al credito di Eurofidi e i
servizi di consulenza aziendale di Eurocons.
Eurofidi è la più importante struttura
di garanzia fidi in Italia: attraverso la
concessione di garanzie permette alle
piccole e medie imprese di ampliare la loro
capacità di credito.
Eurocons offre alle Pmi attività di
consulenza sulle principali agevolazioni
finanziarie e per una migliore gestione
d’impresa; sulla finanza straordinaria
per superare i momenti di crisi; sulle
certificazioni di sistemi e prodotti; sulla
sicurezza sul lavoro e sulle migliori soluzioni per
produrre energia da fonti rinnovabili.
Eurofidi ed Eurocons forniscono alle imprese
un sostegno concreto perché possano
realizzare nuove strategie di sviluppo.
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INDICE
Prefazione
Puntare a uno sviluppo equilibrato e duraturo
Reperire risorse finanziarie
Capitalizzare l’azienda
Puntare su efficienza ed ottimizzazione dei costi
Analizzare il mercato di riferimento e i nuovi sbocchi
Investire nella qualità dei prodotti
Investire in ricerca e innovazione
La specializzazione della produzione
Creare sinergie attraverso network o reti di impresa
Lo sviluppo sui mercati internazionali
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La crisi economica che sta coinvolgendo tutti i Paesi mette in pericolo la sopravvivenza di molte imprese. Tutti si chiedono quando e come si uscirà da questa tempesta, ma nessuno è in grado di fare una previsione affidabile. Ci sono gli ottimisti che da alcuni flebili segnali positivi vedono l’inizio della ripresa e ci sono i pessimisti che ritengono che il peggio non sia ancora arrivato.
In generale quasi tutti concordano nel ritenere che questa crisi determinerà profondi cambiamenti nei mercati e nulla rimarrà come prima.
In questo e-book vi proponiamo alcuni spunti di riflessione utili per affrontare meglio la crisi economica”.
PREFAZIONE
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Un’azienda per superare la difficile fase della crisi
economica deve fare business con una crescita sana,
equilibrata e duratura.
Un’impresa deve quindi adottare una strategia per lo
sviluppo che la metta al riparo dai rischi. Come? Le
mosse da seguire prevedono: una visione di lungo periodo
improntata ad una crescita equilibrata, restando legati
all’attività chiave e reinvestendo gli utili in azienda.
Un classico peccato veniale, soprattutto nel caso delle
imprese a gestione familiare, è di impostare lo sviluppo
solo intorno alla figura dell’imprenditore.
Deve invece aumentare la sua propensione alla delega,
investendo nelle risorse interne che devono essere adeguate
alla struttura dell’azienda perché «non c’è crescita
senza sviluppo organizzativo - sostiene Paolo Preti1
docente di Organizzazione delle Pmi all’Università Bocconi
- altrimenti l’azienda si indebolisce».
PUNTARE A UNO SVILUPPOEQUILIBRATO E DURATURO.
Non c’è crescita aziendalesenza sviluppo organizzativo”.“
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L’emergenza può diventare per le Pmi un’occasione per
ridefinire i rapporti con gli istituti di credito. «Le condizioni
che le banche applicano - ricorda Claudio Orsini2,
consulente in strategia di impresa - sono determinate
dal costo della raccolta, dal rating dell’impresa che
richiede il finanziamento e dal margine commerciale
della banca. Se sul primo punto le Pmi non possono
incidere perché si tratta di un costo oggettivo che
l’istituto di credito sostiene per finanziarsi sul mercato,
per gli altri due esiste la possibilità di intervenire
cercando di migliorare il proprio rating aziendale
per spuntare migliori condizioni».
Spesso uno scoglio da superare è quello di fornire
alla banca le garanzie necessarie per ottenere un
finanziamento. In questi casi un aiuto concreto è
rappresentato dalle società di garanzia fidi (Confidi)
che intervengono per favorire l’accesso al credito per
l’impresa. «Fino al 2008 - afferma Giuseppe Pezzetto3,
REPERIRERISORSE FINANZIARIE.
Esiste la possibilità di interveniremigliorando il proprio rating aziendale”.“
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Presidente di Eurofidi, il più importante Confidi in
Italia - intervenivamo principalmente a garanzia di
finanziamenti a medio lungo termine (i finanziamenti
rappresentavano circa l’80% delle erogazioni e i fidi il
20% per cento).
In questi anni di crisi la situazione si è notevolmente
modificata: i finanziamenti rappresentano oggi poco
meno del 40% dell’erogato mentre i fidi a breve hanno
superato il 60%. Questa prospettiva è destinata, in
questo periodo, ad accentuarsi ancora di più».
Un problema che sta mettendo in difficoltà molte imprese
è il credit crunch. Quando l’azienda si reca in banca per
richiedere un finanziamento spesso diminuisce l’importo
che viene erogato. Di fronte a questo scenario gli esperti
consigliano di diversificare i rapporti con le banche, per
ottenere maggiore disponibilità di credito scegliendo a
seconda del tipo di finanziamento.
Un’altra strada che si può percorrere è quella delle
linee di credito targate Bei, la Banca europea per gli
investimenti, che stipula accordi con gli istituti di credito
per finanziamenti che non scontano l’imposta sostitutiva e
hanno spread più contenuti rispetto alle normali formule.
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È la capitalizzazione un altro ingrediente della formula
per garantire la crescita di un’impresa.
«Si deve porre l’attenzione sui mezzi propri, investendo
sui propri asset e andando contro le logiche correnti
- sottolinea Alessandro Bernardini4, uno dei due Ad
della Tecniplast, che produce attrezzature per la ricerca
preclinica e biomedicale, con 150 milioni di ricavi 2011
contro i 90 del 2005 -. La capitalizzazione delle imprese
è però stata frenata da una politica fiscale che non ha
agevolato il reinvestimento degli utili».
Una strada che invece ha permesso all’azienda di essere
al riparo dal credit crunch.
Dello stesso parere Alberto Balocco5, imprenditore della
terza generazione dell’azienda dolciaria. «Capitalizzando
i risultati degli ultimi anni - dice - ora possiamo
continuare a investire in innovazione per essere flessibili
e competitivi.
CAPITALIZZARE L’AZIENDA.
La ricapitalizzazione consentedi ridurre la dipendenza dal debito”.“
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Un risultato ottenuto con una politica di distribuzione
degli utili prudente».
«Gli imprenditori devono capire che se vogliono
uscire da situazioni di crisi devono essere disposti
a mettere i soldi in azienda e a ricapitalizzare
per ridurre la dipendenza dal debito» sostiene
Alessandra Lanza6, responsabile Analisi e Ricerche
economiche di Prometeia.
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Mezzi propri, ma anche un maggiore controllo dei costi.
Occorre avere sempre la visibilità sui flussi di cassa: se
l’imprenditore sa, ad esempio, che avrà una diminuzione
degli incassi dovuta alla stagionalità dovrà garantirsi
la liquidità sufficiente per assicurare la sopravvivenza
dell’azienda. A questo va affiancata una nuova strategia di
controllo dei costi, compreso il tema scottante dei debiti
commerciali, altro storico grattacapo per i “piccoli”. Qui
le imprese dovrebbero imparare ad applicare condizioni
migliori ai clienti più affidabili.
Bisogna poi puntare a incrementare l’efficienza produttiva.
«Si deve sempre migliorare la propria operatività se si vuole
produrre in Italia lavorando però con molto senso critico
- aggiunge Bernardini, Ad della Tecniplast -. È importante
ridurre i costi di produzione dell’azienda».
PUNTARE SU EFFICIENZAE OTTIMIZZAZIONE DEI COSTI.
Si deve sempre migliorare l’operativitàper ridurre i costi di produzione”.“
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GLI ASPETTI DA TENERE SOTTO CONTROLLO:RAPPORTI CON LE BANCHE
Gestione del rating. Non subire il rating ma gestirlo attraverso simulazioni “a preventivo”.
Verifica della qualità del debito. Valutare la formula delle linee di credito richieste a seconda del
fabbisogno. In alcuni casi vale la pena di consolidarlo.
Avere un atteggiamento proattivo. Conoscere bene ciò che si chiede, verificare le condizioni imposte.
Attenzione ai costi nascosti. Prestare attenzione alle spese e alle commissioni collegate alle operazioni
di finanziamento.
Le risorse Bei. Richiedere l’accesso ai finanziamenti erogati dalla Bei attraverso le banche convenzionate.
Questi prestiti non scontano l’imposta sostitutiva e hanno spread più contenuti delle normali fonti di
finanziamento.
Diversificare: operare con due o tre banche per accendere più linee di credito per avere maggiore
disponibilità.
Convenzioni. Verificare se si rientra in convenzioni stipulate tra banche e associazioni di categoria che
normalmente riescono a calmierare il costo dei finanziamenti.
Wait and see. Cercare di indebitarsi il meno possibile per prendere tempo in attesa di un miglioramento
dello scenario.
L’estero. Esplorare canali di indebitamento all’estero.
ALL’INTERNO DELL’AZIENDARicapitalizzare. Fare ricorso a mezzi propri e ricorso alla capitalizzazione per ridurre le forme di indebitamento.
Occhio al budget. Gestione preventiva dei fabbisogni di cassa, con visibilità sui flussi futuri.
Controllo della liquidità. Forte attenzione ai fenomeni che impattano sul capitale circolante (crediti,
scorte e debiti commerciali)
Controllo dei costi e delle spese. Evitare di confondere i costi aziendali con quelli personali, controllare
che il prezzo indicato dal fornitore coincida con quello indicato nell’ordine, gestione oculata degli
straordinari. Creare gruppi di acquisto con altre imprese.
CANALI ALTERNATIVILe garanzie. Cercare di ottenere garanzie sui finanziamenti attraverso Consorzi di garanzia fidi, Fondo
Centrale di garanzia.
Sostegno esterno. Verificare la presenza di contributi di Regione, Camera di Commercio e altri enti territoriali.
Nuovi strumenti. Attingere ai nuovi strumenti messi in campo da Sace, Borsa Italiana e Fondo Italiano
per gli investimenti
Fare rete. Aderire a reti d’impresa per avere un migliore accesso al credito o per esplorare nuovi mercati.
Leasing. Se la banca non concede finanziamenti a lungo termine valutare lo strumento del leasing.
Fonte: “Pmi, tre mosse contro il caro spread”, Il Sole 24 Ore del 21/11/2011
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Per essere competitivi e consentire all’azienda di superare
la crisi finanziaria, occorre analizzare costantemente il
proprio mercato di riferimento, tastando il polso alla
concorrenza, studiandone le mosse e anticipandone le
scelte.
«È chiaro – precisa Umberto Bertelè7, Professore
ordinario di Strategia e Sistemi di pianificazione al
Politecnico di Milano – che le problematiche e le soluzioni
sono diverse a seconda della situazione finanziaria
dell’impresa e delle prospettive della domanda nei
mercati di riferimento. Le aziende con disponibilità
di cassa e un mercato che non ha sofferto partono
in vantaggio, perché possono entrare in nuove aree
geopolitiche, puntando anche sul fatto che gli altri
concorrenti potrebbero non disporre della stessa forza».
ANALIZZARE IL MERCATODI RIFERIMENTO E I NUOVI SBOCCHI.
Le soluzioni sono diverse a secondadella situazione finanziaria dell’impresa”.“
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Questa è una delle mosse più importanti da seguire per
un’azienda che voglia sopravvivere alla crisi. La qualità
del prodotto e del ciclo produttivo deve essere al centro
dell’attenzione di ogni imprenditore lungimirante. Senza
la qualità del prodotto è difficile restare sul mercato.
Per un’azienda che vuole essere competitiva questo
significa anche investire nelle più importanti
Certificazioni (dalla norma ISO 9001, alle certificazioni
ambientali Emas e ISO 14001) che consentano di
dimostrare a clienti e fornitori che la propria azienda
opera con un sistema di gestione qualificato da Enti terzi
e quindi affidabile.
iNVESTIRE NELLA QUALITÀDEI PRODOTTI.
Senza la qualità del prodotto e del cicloproduttivo è difficile restare sul mercato”.“
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Le aziende che durante la crisi non hanno puntato su nuovi
brevetti o prodotti innovativi sono costrette a comprimere
i margini. Investire nell’innovazione consente, infatti, alle
aziende di vendere prodotti di più alta qualità ad un
prezzo più elevato.
Sull’innovazione di prodotto si sono concentrati gli sforzi
della maggior parte delle imprese. Da un’indagine8 condotta
dal Centro Studi di Confindustria su un campione di 500 Pmi
emerge che il 74,4% delle imprese ha introdotto negli ultimi
cinque anni delle innovazioni o dei cambiamenti rilevanti
sui prodotti già esistenti o ha investito in progetti di ricerca
per il lancio di nuovi prodotti. È alta anche la percentuale
di aziende che hanno innovato il processo di produzione,
l’organizzazione del lavoro o la rete di distribuzione.
INVESTIRE IN RICERCAE INNOVAZIONE.
È questa la ricetta che vale per tutti:aggiornamento tecnologico e attenzione alle risorse umane”.
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Al di là delle difficoltà specifiche, quindi, la strategia delle
imprese per trovare la strada del rilancio deve essere
l’innovazione.
«È questa - conclude Umberto Bertelè9 – la ricetta
che vale per tutti: puntare sull’aggiornamento
tecnologico e gestionale, ma anche avere una forte
attenzione alle risorse umane».
LA SUA IMPRESA HA INTRODOTTO NEGLI ULTIMI CINQUE ANNI INNOVAZIONI SU:(% di quelli che hanno risposto “Si”)
Il prodotto: nuovi prodotti, miglioramenti funzionali, estetici o tecnologici di prodotti esistenti 74,4
Il processo di produzione 69,3
L’organizzazione del lavoro 63,8
La gestione amministrativa e finanziaria 47,1
La commercializzazione del prodotto 52,4
Il rapporto con i fornitori 38,1
L’organizzazione delle relazioni con altre aziende, joint venture, consorzi di acquisto o vendita 24,7
Fonte: Demos&Pi (n. casi 508, gennaio 2011).
UNA MAGGIORE DIMENSIONE DELLA SUA AZIENDA LE CONSENTIREBBE DI:(% di quelli che hanno risposto “Si”)
Aumentare la produttività 53,9
Fare più ricerca e innovazione 65,8
Presidiare meglio i mercati esteri 62,2
Controllare di più i mercati con reti commerciali 67,5
Fonte: Demos&Pi (n. casi 508, gennaio 2011).
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La difficoltà di restare sul mercato potrebbe spingere
alcune imprese a tentare la strada della diversificazione
dei prodotti.
Per Paolo Preti, docente di Organizzazione delle Pmi
all’Università Bocconi, si tratta però di una strategia
rischiosa ed è meglio puntare sulla specializzazione.
«Una piccola e media impresa non ha le risorse per
occuparsi di tutto – spiega Preti10 –. Occorre dunque
cercare di fare meglio ciò che si è sempre fatto,
puntando sulla creatività, partendo dalla tecnologia
utilizzata fino a questo momento e dai mercati già
conosciuti alla ricerca di un’evoluzione della strategia
aziendale. Le competenze distintive, però, anche alla luce
della crisi, non bastano più: occorre rendere visibile
ciò che si fa con la costruzione e il monitoraggio
continuo di una rete di vendita, il sostegno e la
creazione del marchio».
LA SPECIALIZZAZIONEDELLA PRODUZIONE.
Occorre cercare di fare megliociò che si è sempre fatto”.“
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La rete piace ai piccoli. Anche perché spesso dimensioni
aziendali ridotte limitano l’espansione sui mercati
internazionali. Per questo motivo in Italia si sta diffondendo
sempre di più il contratto di rete: solo nel periodo tra
luglio e settembre del 2011 sono state create 103 nuove reti
d’impresa, pari al 57% del totale.
Questo è un segnale importante di vitalità e di voglia di rilancio
da parte soprattutto delle aziende di piccole dimensioni.
Il contratto di rete è stato introdotto nel 2009 per
aumentare la capacità innovativa e competitiva delle
Pmi italiane attraverso aggregazioni orizzontali (tra aziende
dello stesso settore) o verticali (di filiera) in modo da far
acquisire maggiore massa critica, forza di mercato e potere
contrattuale.
CREARE SINERGIE ATTRAVERSO NETWORK O RETI DI IMPRESA.
L’alleanza tra aziende permette di presentarsi alle banche con un rating migliore”.
“
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Nel 2010, per incentivare ulteriormente questa forma
di «alleanza», è stato introdotto, per le imprese che
aderiscono a un contratto di rete, un regime di
sospensione di imposta per gli utili accantonati e
destinati agli investimenti indicati nel programma di
alleanza.
Tra i vantaggi di creare una rete di imprese c’è il fatto che
le aziende che aderiscono hanno sempre un progetto, un
piano di sviluppo e l’alleanza permette loro di presentarsi
alle banche con un rating migliore e quindi con
maggiori possibilità di accesso al credito.
Il successo dello strumento, quindi, non si spiega solo
con l’interesse ad ottenere benefici o incentivi, ma con il
tentativo di superare la crisi dell’economia unendo le fila
e sperimentando nuovi modelli di organizzazione.
Meritano particolare attenzione le aggregazioni tra Pmi
che decidono di condividere conoscenze e investimenti
per accedere a mercati e opportunità altrimenti precluse,
come un’eventuale espansione sui mercati internazionali.
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Quando si riduce la domanda di un prodotto
all’interno del proprio mercato di riferimento dovuta
alla crisi dei consumi o all’abbondanza dell’offerta,
occorre trovare nuovi acquirenti investendo verso
aree differenti.
Nasce l’esigenza di puntare sull’espansione sui
mercati internazionali, tramite la creazione di
nuovi punti vendita all’estero (negozi, filiali o uffici
operativi) o la realizzazione di partnership con altre
aziende per commercializzare i propri prodotti.
Lo sviluppo a livello internazionale è la strada più
difficile da compiere, quella che implica un vero
e proprio salto di qualità per un’azienda di piccole
dimensioni. Eppure è la strategia che, più di ogni
altra, in epoca di crisi può garantire il successo di
un’impresa.
LO SVILUPPO SUI MERCATIINTERNAZIONALI.
Questa è la strategia che, più di ogni altra, può garantire il successo di un’impresa”.“
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Servono capacità imprenditoriali, ottima organizzazione
del lavoro, flessibilità, attenzione alla qualità dei prodotti
e cura nella gestione del cliente.
In generale la strategia di riposizionamento di un’azienda
si sviluppa, a livello geografico, verso i mercati in crescita
e, a livello merceologico, sui segmenti ad alta marginalità.
La penetrazione nei mercati nuovi o da sviluppare in
genere si evolve partendo dall’espansione in mercati
geograficamente contigui o dal posizionamento su quelli
in cui sono presenti consumatori sensibili al Made in Italy,
con la crescita degli strati affluent e middle-class. Per
raggiugerli spesso è necessario concludere accordi con
reti distributive già attive, o allestire consorzi o società di
scopo per penetrare il mercato sfruttando economie di
condivisione dei servizi.
Non è un processo rapido. Al contrario, i successi
arrivano al seguito di investimenti in relazioni locali,
in capitale umano, in tecnologia, in adattamenti dei
propri prodotti ai mercati e ai clienti nuovi e, non
ultimo, a seguito di consistenti anticipazioni finanziarie.
Le imprese che avranno il coraggio e la determinazione
di lanciarsi su mercati geografici nuovi saranno
in grado di compensare, in termini di incremento di
fatturato e di margini, la riduzione che possono avere
riscontrato nelle aree geografiche tradizionali.
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LA CHECK-LIST PER LA TUA AZIENDA
CONOSCI IL TUO MERCATO DI RIFERIMENTO?
Sai come si stanno orientando le nuove tendenze del mercato?
I clienti sono soddisfatti dei tuoi prodotti?
Conosci le strategie dei competitor sui diversi mercati?
INVESTI NELL’INNOVAZIONE DEI PRODOTTI?
Hai puntato sull’innovazione per garantire la qualità dei prodotti?
Hai investito in nuovi marchi e brevetti?
PUNTI SULL’INTERNAZIONALIZZAZIONE?
Hai puntato sull’export per garantire nuovi mercati di sbocco ai tuoi prodotti?
Stai investendo in un programma di internazionalizzazione?
PATRIMONIALIZZI LA TUA AZIENDA?
È arrivato il momento di aprirti a nuovi soci e a nuove fonti di capitali?
Stai valutando fonti di finanziamento alternative?
LA TUA SITUAZIONE FINANZIARIA È STABILE?
Hai pensato di usare la tua disponibilità finanziaria per migliorare il posizionamento
sui mercati o entrare in nuove aree geo-politiche?
LA TUA AZIENDA HA PROBLEMI DI LIQUIDITÀ?
Stai riducendo al massimo i costi per mantenere in vita l’azienda?
Hai cercato di reperire nuove fonti di finanziamento?
Se l’impresa è familiare, hai cercato di incrementare l’equity per migliorare la tua
credibilità presso le banche?
LEGENDA: Se hai risposto sempre SI significa che hai buone chance per essere
sulla buona strada per affrontare il 2012. Se prevalgono i NO rifletti sui possibili
punti deboli e ripensa la tua strategia aziendale.
Sì No
Sì No
Sì No
Sì No
Sì No
Sì No
Sì No
Sì No
Sì No
Sì No
Sì No
Sì No
Sì No
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NOTE
1Fonte: “Le vitamine giuste per i piccoli”, Il Sole 24 Ore del 21/11/2011
2, 3, 6Fonte: “Pmi, tre mosse contro il caro spread”, Il Sole 24 Ore del 21/11/2011
4, 5Fonte: “Le vitamine giuste per i piccoli”, Il Sole 24 Ore del 21/11/2011
7, 9, 10Fonte: “Le mosse giuste della pianificazione”, Il Sole 24 Ore del 15/11/2010
8Fonte: Studio “Costruire il futuro. Pmi protagoniste: sfide e strategie” elaborato dal Centro
Studi di Confindustria
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@VRInnovazione@Impresanews “come superare la crisi” #collanaIN Non abbassare mai i tuoi standard, fai la differenza, accetta le sfide
@paolopugni@Impresanews “come superare la crisi” #collanaIN cercare chi vende agli stessi clienti prodotti diversi, anzi sinergici
@lefunkymamas@Impresanews trovare una nuova disciplina legale e fiscale per l’artigianato, svecchiare le regole per salvare un patrimonio #collanaIN
@lefunkymamasRendere effettivi nuovi modelli di società che possano agevolare l’imprenditoria giovanile e femminile. Aprire il credito #collanaIN
@INTERAZIONII#collanaIN: easy and friendly nuovo modo di comunicare per le imprese
@PubblicaMenteMi @Impresanews #collanaIN “Stabilizzare senza fossilizzare, pagare tutti le tasse, piedi sul territorio e sguardo internazionale e innovare”
@avergani@Impresanews Fai delle tue passioni il tuo lavoro, ora puoi e non è così difficile. Aumenterai la tua produttività generale. #collanaIN
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