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COME LA CRISI CI STA CAMBIANDO CASSE RURALI Un sito tutto nuovo >17 SOCIALE Mezzo secolo nel Villaggio del fanciullo >22 POSTE ITALIANE SPA - SPEDIZIONE IN A.P. D.L. 353/2003 (CONV. IN L. 27/02/2004 N. 46) ART. 1 COMMA 1, DCB TRENTO RIVISTA PER AMMINISTRATORI E DIPENDENTI DELLA COOPERAZIONE TRENTINA - www.cooperazionetrentina.it . carta ecologica 05 - MAGGIO 2013 30 MAURIZIO GARDINI Confcooperative, ecco come cambiare 28 ORNELLO BINELLI Una vita in 'Famiglia' 32 GIOVANNI DI BENEDETTO Itas, una crescita di squadra

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Come la Crisi Ci sta Cambiando

C A S S E R U R A L I

Un sito tutto nuovo >17

S O C I A L E

Mezzo secolo nel Villaggio del fanciullo >22

POSTE ITALIANE SPA - SPEDIZIONE IN A.P. D.L. 353/2003 (CONV. IN L. 27/02/2004 N. 46) ART. 1 COMMA 1, DCB TRENTO RIVISTA PER AMMINISTRATORI E DIPENDENTI DELLA COOPERAZIONE TRENTINA - www.cooperazionetrentina.it . carta ecologica

n ° 0 5 - M A g g I O 2 0 1 3

30M A U R I Z I O g A R D I n I

Confcooperative, ecco come cambiare

28O R n E L L O B I n E L L I

Una vita in 'Famiglia'

32g I O V A n n I D I B E n E D E T T O

Itas, una crescita di squadra

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Trentingrana innova con Fbk

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La tesi riscoperta

sulla cooperazione

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Valori nuovi per costruire

il futuro

n ° 5 - M A g g I O 2 0 1 3

Periodico della Federazione Trentina della Cooperazione

Trento, Via Segantini, 10 - Tel. [email protected]

Direttore responsabileWalter Liber

CoordinatriceDirce Pradella

Comitato di RedazioneCorrado Corradini, Franco de Battaglia, Carlo Dellasega, Silvia De Vogli, Michele Dorigatti, Cesare Dossi, Egidio Formilan, Cristina Galassi, Walter Liber, Diego Nart, Sara Perugini, Dirce Pradella, Bernardino Santoni, Paolo Tonelli, Vincenzo Visetti.

Hanno collaboratoMiriam Branz, Silvia De Vogli, Michele Dorigatti, Umberto Folena, Paolo Tonelli.

Progettazione graficaCooperativa ARCHIMEDE - www.archimede.nu

Stampa tipograficaCooperativa NUoVE ARTI GRAFICHE

AbbonamentiCosto singola copia: € 3Abbonamento annuale (11 numeri): € 30Abbonamento semestrale (5 numeri): € 15

Promozione 2013Paga i primi 10 abbonamenti a prezzo pieno (30 euro, fermo da molti anni) e i restanti solo la metà.

Autorizzazione del Tribunale Civile e Penale di Trento n. 26 Registro stampa di data 09.10.1950

EDITORIALE

03 Nel mercato. Come gli altri

IN PRIMO PIANO 4-11 Come la crisi ci sta cambiando.Le famiglie trentine impoverite dalla crisi cambiano le scelte di consumo e di risparmio. I numeri e i commenti degli esperti. Intervista al filosofo Francesco Totaro: “Servono valori nuovi per costruire il futuro”. Il direttore della Caritas di Trento: aumentano le persone che bussano alle nostre porte.

NEWSCOOP 13 Al Festival dell’Economia si parlerà di sovranità

14 Olivi, nuovo assessore alla cooperazione

15 Rurale Valsugana e Tesino per la comunità

17 È online il nuovo sito web casserurali.it

18 A Ledro giovani in azione

19 Acqua di casa mia

21 120 anni per la Fc Brenta Paganella

22 Mezzo secolo nel Villaggio del Fanciullo

23 Appalti: la “rivoluzione” parte dal commercio elettronico

24 Vinitaly, vini baciati dalle Dolomiti

27 Formazione Lavoro: al via due percorsi formativi Fse

CULTURA COOPERATIVA Racconto

28 Ornello Binelli, da garzone a presidente

L’intervista 30 Maurizio Gardini, Confcooperative: ecco come si può cambiare

32 Giovanni Di Benedetto: la crescita di Itas

Libri34 Ai lavoratori

C’è del nuovo35 Trentingrana, qualità del latte certificata

36 Anziani, un nuovo servizio di sollievo per le famiglie

37 Nasce ‘Terre altre’, una coop sociale e agricola insieme

La ricerca 38 Cooperative più solide e solvibili delle società di capitali

Scuola 40 La merenda cooperativa

41 Tirocini professionalizzanti per studenti cooperatori

Formazione 42 La cooperazione secondo Sandro Pertini

Arte idee territorio 45 Le scarpe dei pascoli

OPINIONI In memoria46 Mario Zane, il “professore” non c’è più

Orizzonti47 Comunicare è un gioco di sponda

La porta aperta 48 Cooperatori e soci, voleve pu ben!

Vinitaly, vini baciati

dalle Dolomiti

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EDITORIALE

è ovvio e normale che,

con l’avvicinarsi delle elezioni

provinciali, cento fiori fioriscano e cento scuole di pensiero gareggino. Questa sarebbe la situazione normale. Nell’editoriale del mese scorso siamo stati purtroppo facili profeti a sottolineare il pericolo che, invece di fiori, fiorissero il cardo e l’ortica. Quest’altra invece è la situazione anormale.Sta girando un documento, stilato da tredici autorevoli esponenti trentini, che, nell’affrontare “la sfida dei prossimi vent’anni”, si sofferma anche sulla cooperazione trentina. Ne parliamo solo per questo, sfuggendo alla tentazione, che peraltro sarebbe legittima, di entrare nel merito di tutto il documento. Ma verremmo senz’altro strumentalizzati all’esterno e forse non del tutto compresi al nostro interno. Una sola cosa diciamo agli estensori! In quello scritto programmatico non ci sono le persone, non ci sono le fatiche e le difficoltà della gente, non ci sono i poveri. Il futuro o è per loro o non è.Ma veniamo alla cooperazione. A parte alcuni passaggi incomprensibili sulla cooperazione agricola, uno dei due elementi centrali è: “deve farsi strada la convinzione che, accanto alla parola cooperazione va posta anche la parola competizione”. Un vero e proprio colpo di genio! In questa affermazione c’è piena

la convinzione, che si sente qualche volta al bar, che la cooperazione non conosca la competizione perché settore “assistito” dell’economia. Gli estensori considerano che l’esportazione di circa l’85% dei prodotti agricoli trentini avvenga in mercati dove la cooperazione è protetta dalla politica? Si pensa che le famiglie cooperative, che hanno aperti 201 negozi di vicinato in altrettanti villaggi trentini, non competano con la concorrenza agguerrita? Si crede che le casse rurali abbiano a che fare con mammolette nel loro mercato? Quando alle stesse viene chiesto un continuo impegno a sostegno dell’economia. Si vive nella convinzione che le cooperative di lavoro e di servizi non siano sottoposte anch’esse alle cosiddette gare d’appalto? Si è convinti che le cooperative sociali percorrano strade non competitive nonostante la loro funzione di inserimento lavorativo o di assistenza? E ancora qual è la competizione che ci viene suggerita? Speriamo non sia quella delle solette che crollano o dei controsoffitti delle scuole che cadono dopo un anno dalla istallazione o quella della giungla dei mercati dei servizi dove gli onesti perdono e disonesti vincono. Dove vincono coloro che scrivono una cosa nel progetto e ne fanno un’altra nella pratica sapendo che nessuno controlla e che se anche controllasse la trafila di rescissione del contratto è talmente lunga che arriverebbe dopo la scadenza dell’appalto. Oppure quella dove non vengono pagati i lavoratori, dove vengono imbrogliati anche dalle cooperative spurie. Questa competizione ha portato a un mercato terribile. Talmente terribile che oggi molti economisti liberal (leggi Bocconi) propongono di passare dalla competizione alla cooperazione. E’ esattamente ciò che cerchiamo di fare, in particolare da una ventina di anni a questa

parte. Stare sul mercato combattendo ad armi impari (spesso volutamente impari) e contemporaneamente cercare di stare immobili sui valori cooperativi che ci si chiede, nel documento succitato e contraddittoriamente, di seguire e perseguire. Oltre a ciò tendiamo francamente a diffidare di coloro che ci indicano la strada del ritorno a don Guetti. Spesso hanno della cooperazione (e di don Guetti) una visione sbagliata. Una concezione secondo la quale la cooperazione deve stare nella nicchia insieme alle opere di carità.Un ulteriore punto vorremmo commentare. Si parla di “atteggiamenti repressivi” che la Federazione avrebbe assunto nei confronti del malessere diffuso dentro la cooperazione trentina. Sul malessere diffuso concordiamo. Tutta la nostra società soffre di un malessere largo che incattivisce. Ci sono cause culturali ed economiche tanto precise quanto vissute in modo indefinito e spesso non individuato. Ne sono coinvolte tutte le istituzioni e di qualsiasi tipo. Per questo la cura è difficilissima e, a nostro parere, risiede unicamente nella ripresa di processi culturali e in comportamenti esemplari. Sotto questo punto di vista il livello degli incontri, della discussione, dell’approfondimento fra le cooperative trentine è alto. Da parte nostra nessuna repressione. Nessuna “lesa maestà”. Ci piace il confronto e anche la critica dura. Sappia, però, chi fa parte della classe dirigente di doversi informarsi prima di parlare, conoscere prima di consigliare. Così si contribuisce a combattere il malessere e anche a migliorare o a rifondare la cooperazione trentina.Confrontarsi? Mah.

[email protected]

nel mercato. Come gli altri

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IN PRIMO PIANO

Famiglie trentine impoveriteAumentano i segnali di difficoltà anche in Trentino: le famiglie cambiano le scelte di consumo e di risparmio. I numeri e i commenti. Il direttore della Caritas di Trento Calzà: “Sempre più italiani bussano alle nostre porte”.

di Dirce Pradella

Il grande spettro della crisi rimane la disoccupazione, che anche in Trentino sta raggiungendo livelli preoccupanti. La paura di perdere lavoro o la perdita vera e propria paralizza i trentini nelle scelte importanti, come l’acquisto della casa, ma anche in quelle di tutti i giorni, come la decisione di cosa mettere nel carrello della spesa. Nelle prossime pagine abbiamo provato a mettere in file alcuni dei principali cambiamenti nei comportamenti delle famiglie trentine, per capire se esistono dei lati positivi in questa grande contrazione economica, come per esempio la ricerca di uno stile di vita più modesto e ancorato alle cose che contano, alla ricerca delle filiere corte in tutti gli ambiti, non solo agricolo, all’attenzione all’ambiente ed allo spreco delle risorse.

Disoccupazione e potere d’acquistoA fronte di un numero sostanzialmente inalterato di occupati (il tasso di occupazione è passato dal 66,7% del 2008 al 65,5% del 2012, con un ampio divario di genere: 74% uomini, 58% donne), in Trentino sono sensibilmente aumentate le persone che un lavoro non ce l’hanno: il tasso di disoccupazione è passato dal 3,3% del 2008 al 6,1% del 2012 (5,6 maschile e 6,8 femminile), con punte preoccupanti a due cifre per i giovani. Anche il ricorso alla Cassa integrazione guadagni e l’iscrizione nelle liste di mobilità confermano una situazione di forte preoccupazione.

Secondo l’Istat, a livello nazionale una famiglia su tre nel 2012 ha visto almeno uno dei suoi componenti perdere il lavoro, mentre un italiano su due ha un parente che si è trovato senza stipendio a fine mese o in cassa integrazione. Questo genera un significativo calo del reddito disponibile e del potere d’acquisto, nonché paura e apprensione per il futuro. Sempre in base ai calcoli dell’istituto nazionale di statistica, il potere d’acquisto delle famiglie è calato nel 2012 del 4,8% in termini reali, cioè tenuto conto dell’inflazione. Questo significa che si riduce sempre più la capacità di spesa nonché la propensione al risparmio. L’impoverimento delle famiglie è stato così forte che molti hanno dovuto attingere dai propri risparmi per tentare di mantenere il proprio tenore di vita. La controprova sta nel calo della propensione al risparmio che è risultata pari all’8,2% nel 2012, lo 0,5% in meno del 2011, il livello più basso dal 1990. Il potere d’acquisto cala anche per il forte aumento della pressione fiscale, schizzata nell’ultimo trimestre del 2012 al 52% del Pil. Ogni persona lavora per il fisco fino al 12 giugno, un record storico.

Sempre più italiani alla CaritasLe persone che bussano alle porte dei dieci Centri ascolto della Caritas sono aumentate nel 2012 del 13%, raggiungendo il numero purtroppo alto di 3.546. Tra loro è cresciuta sensibilmente la percentuale di persone nate in Italia, dal 25% pre-crisi, all’attuale 35%, con

punte più alte in alcuni territori. I motivi che spingono queste persone a chiedere aiuto sono principalmente due, come ci spiega il direttore della Caritas diocesana di Trento Roberto Calzà: mancanza di lavoro e precarietà abitativa, ovvero difficoltà a trovare e mantenere una casa. Sullo sfondo c’è sempre più spesso una comune base di solitudine, di assenza di reti famigliari o amicali. Non solo problemi di reddito, dunque, ma anche di isolamento.

Direttore, chi sono i nuovi poveri?Sono coloro che prima della crisi riuscivano a sbarcare il lunario, senza aver maturato una precisa strategia o consapevolezza nella gestione del bilancio famigliare. Con la crisi, la perdita del lavoro o l’assommarsi di varie spese impreviste, la loro situazione si è aggravata. Si rivolgono a noi per lo più gli adulti, tra 25 e 45 anni, per lo più uomini, quasi sempre con problemi famigliari o di disagio personale. Molto spesso hanno perso il lavoro e difficilmente riescono a rientrare nel circuito occupazionale. Uomini la cui solitudine profonda, cercata o capitata, complica moltissimo la gestione dei problemi. Chi è solo non ha sponde e scivola più facilmente nell’emarginazione.

Quanto ha influito la crisi in questa situazione?La crisi ha portato maggiore disagio esistenziale, di ordine psicologico. Le persone faticano ad accettare e ad

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IN PRIMO PIANO | come la crisi ci sta cambiando

Famiglie trentine impoveriteabituarsi al loro spesso improvviso cambio di vita, al fatto di non avere più un lavoro. Alcuni si rivolgono alla nostra rete non sapendo come dire a moglie e figli di aver perso il lavoro. Non sanno come comunicarlo, come reagire, come far farvi fronte. Non tutti sono attrezzati; non tutti hanno dei risparmi; non tutti hanno una rete famigliare; non tutti ce l’hanno disponibile a dare una mano.

Questi sono tempi duri anche per gli anziani?Sono una fascia ad alto rischio, perché con 7-800 euro di pensione e l’affitto da pagare non sanno come affrontare le spese del dentista, per esempio. Gli anziani trentini non vengono da noi per imbarazzo, per vergogna e forse anche per la presenza di una rete minima famigliare che li aiuta e supporta.

Insieme a 5 Casse Rurali, Caritas ha attivato il credito solidale. Quante persone lo hanno richiesto?Tra il 2009 e la fine del 2012 abbiamo finanziato 186 persone dando loro nel complesso oltre 300mila euro. Ne abbiamo incontrate 668 ma molte di loro non avevano uno dei requisiti richiesti per accedere, cioè la minima capacità retributiva per poter restituire il prestito ricevuto, pur con tutti i benefici del tempo e delle modeste rate. Il 75% delle richieste è stato presentato per il mantenimento della casa.

Le persone che hanno chiesto il credito solidale erano quelle già presenti nel vostro circuito?No. Questa iniziativa ci è anche servita per vedere avvicinarsi a Caritas persone che non avevamo mai incontrato prima, e ancora una volta sempre più italiani e trentini. Venire a chiedere un prestito a condizioni particolari è altra cosa da venire a chiedere un pacco viveri. Tra chi ha chiesto

un piccolo prestito ci sono anche molte persone sovra-indebitate, che hanno acceso mutui con diversi istituti bancari e magari anche con qualche finanziaria. Situazioni in cui è oggettivamente difficile tirarsi fuori, sia nel caso siano state dettate dalla sfortuna (tanti piccoli artigiani o commercianti in difficoltà), sia per una personale incapacità a moderare i consumi.

Vede dei segnali di speranza per il futuro?Sì. Penso che lamentarsi serva a poco, se non a diffondere ulteriormente il pessimismo e la tristezza sociale. Dobbiamo trovare l’energia ed impegnarci per trovare in questa crisi l’occasione per costruire una comunità più coesa, più solidale. L’assegno di 10mila euro che un anonimo socio di Confesercenti ci ha donato è un segnale di speranza e anche di fiducia che la comunità trentina ci ha dato rispetto al nostro operato. Da parte nostra abbiamo anche ampliato l’offerta dei servizi, offrendo anche piccole e temporanee opportunità occupazionali insieme alla Fondazione Comunità Solidale, per esempio nel nostro negozio di abiti usati o negli altri magazzini Caritas. Perché dobbiamo sforzarci di dare la possibilità a tutti di avere speranza. Bisogna non essere attendisti, ma reattivi.

6’15’’Il direttore della Caritas diocesana di Trento Roberto Calzà.

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IN PRIMO PIANO

nove deCisioni Che alleggerisCono il CarrelloIl cambio delle abitudini nei consumi alimentari secondo l’osservatorio delle Famiglie Cooperative: spese più frequenti ma più leggere, preferibilmente nei punti vendita sotto casa, con più pasta e meno carne.

La crisi non ci frena solo nel momento degli acquisti, ma ha cambiato sostanzialmente le nostre abitudini: per prima cosa andiamo più frequentemente nei negozi di vicinato, acquistando meno cose. Nelle Famiglie Cooperative, infatti, come spiega Giuseppe Fedrizzi, responsabile settore consumo della Federazione, è aumentato sensibilmente il numero degli scontrini emessi ma è diminuito l’importo medio. Secondo: comperiamo più pasta e meno prosciutto crudo. Insomma abbiamo spostato il consumo sui prodotti che costano meno. La ragione che ci spinge a fare questi calcoli è il potere d’acquisto, che come visto nelle pagine precedenti è calato del 4,8%. Terzo: siamo diventati nomadi. Capita sempre più spesso ai commessi delle Famiglie Cooperative di vedere clienti che entrano con i fascicoli di pubblicità sottobraccio, con cerchiate le offerte d’interesse nelle varie catene distributive. La selezione, insomma, è diventata fortissima e ci spinge ad andare laddove bussa l’offerta, al di là delle insegne e delle imprese. In questo le Famiglie Cooperative registrano anche

delle eccezioni, poiché possiedono uno zoccolo duro di clientela interessata al mantenimento dei servizi primari nelle località di appartenenza. Sono quei soci che lo sono diventati perché spinti da motivazioni che vanno oltre gli aspetti puramente economici, ma che chiamano in campo la convinzione che il modello cooperativo è vitale nelle valli e nelle aree periferiche quindi va mantenuto anche grazie alle scelte di consumo. Quarto: siamo molto sensibili agli sconti. Prima della crisi una percentuale tra il 15 e il 17% del fatturato mensile di una Famiglia Cooperativa veniva fatto nei giorni in cui c’erano offerte commerciali. Oggi questa percentuale è salita al 25%, arrivando in alcuni casi anche al 30%. Ciò significa che noi consumatori siamo sempre più attenti alle offerte, in allerta, le conserviamo, le ritagliamo e le evidenziamo sul calendario. Si calcola che mediamente una famiglia spenda 650 euro all’anno in prodotti in promozione, risparmiando così 200 euro. Se le promozioni, in origine, erano una leva di marketing finalizzata al conseguimento di precisi obiettivi di mercato (attraverso la temporanea

offerta di un vantaggio supplementare), oggi sono diventate uno strumento commerciale diffuso, utilizzato per offrire convenienza e contenere la dinamica dei prezzi, con rischio di erosione del valore complessivo dell’offerta. Quinto: cala il potere d’acquisto. Oggi il consumatore trentino spende mediamente una percentuale tra il 15 e il 17% del suo reddito nella spesa alimentare.

Giuseppe Fedrizzi, responsabile del Settore consumo della Federazione.

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IN PRIMO PIANO | come la crisi ci sta cambiando

nove deCisioni Che alleggerisCono il Carrello

Trent’anni fa spendeva il 35%. Questo calo così significativo dipende da più fattori. Oltre alla crisi pesa il fatto che in tutte le famiglie si sono inseriti altri costi diventati fissi nel tempo, quali ad esempio quelli legati alla telefonia, all’informatica o ai collegamenti con le reti. Sesto: se il budget per le spese alimentari è dimagrito, quello per il non-food (dal vestiario al giardinaggio), è sensibilmente tagliato. Si cambia o acquista solo lo strettissimo necessario, rinviando a tempi migliori. E questo si vede chiaramente esaminando la composizione del giro d’affari delle Famiglie Cooperative che vendono anche prodotti non-food.Settimo: comperiamo più prodotti a marchio Coop , perché abbiamo garantita la qualità ad un prezzo competitivo rispetto alla marca leader. Nel 2009 l’incidenza dell’acquisto di prodotti Coop sul fatturato delle Famiglie Cooperative era del 17%. Oggi supera il 20%. Ottavo: comperiamo di più al discount. La clientela che acquista presso i supermercati low cost è di tipo tradizionale, non collegata a particolari fasce di reddito o a problemi di povertà. Nono: con meno soldi in tasca o con una sensazione generale di paura e cautela, preferiamo entrare in un piccolo negozio di paese o di quartiere, dove comperiamo il necessario e, appunto, torniamo facilmente se abbiamo bisogno. Le grandi superfici dei super e degli iper mercati perdono quote di mercato, perché propongono troppe tentazioni. Il rischio di arrivare alla cassa con un carrello pieno anche di prodotti non necessari è troppo alto. Questo porta per i punti vendita del settore del consumo cooperativo trentino una tenuta sostanziale del fatturato e della quota di mercato. “Nel 2012 non abbiamo chiuso punti vendita, né licenziato nessuno – conclude Fedrizzi -. Abbiamo sempre pagato regolarmente stipendi e fornitori, senza manovre speculative” (d.p.).

4’15’’

Il carrello della spesa in tempo di crisi

SI È PIÙ SENSIBILI AGLI SCONTI E ALLE PROMOZIONI (il 25% del fatturato delle Famiglie Cooperative viene realizzato nei giorni di promozione. Prima della crisi era il 15%)

SI ACQUISTA L’ESSENZIALE TAGLIANDO PRODOTTI E CATEGORIE SUPERFLUE

(il 54% dei consumatori compera solo l’essenziale)

NUOVI STILI DI ACQUISTO

Bassoreddito

Più prodotti basici e per preparazioni in casa; meno prodotti gratificazione, impulso, salutistico

RINUNCIA

Come per le famiglie basso reddito, ma con variazioni più contenute SACRIFICIO

Calo degli acquisti generalizzato a tutte le aree con l'esclusione del Salutistico

CAUTELA

Reddito medio basso

Reddito medio alto

Altoreddito

I NUOVI CARRELLI DELLE FAMIGLIE

SI SPENDE MENO NELL'ALIMENTARE

(15-17% del reddito; trent'anni fa si spendeva il 35%)

SULLO SCAFFALE “VINCONO” I PRODOTTI CON ELEVATO RAPPORTO QUALITÀ PREZZO

(incidenza di prodotti Coop sul fatturato Famiglie Cooperative passata in 3 anni dal 17 al 20%)

SI RINUNCIA AI PRODOTTI PIÙ COSTOSI

(il 28,6% non li acquista o cerca marchi più convenienti)

SI FA LA SPESA PIÙ SPESSO E NEI NEGOZI DI VICINATO

(scontrini Famiglie Cooperative più numerosi ma con importo medio inferiore)

Crescita degli acquisti in tutte le aree, dai prodotti basici a quelli a contenuto di servizio, dalla gratificazioneal salutistico

RINUNCIAAL FUORI

CASA

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IN PRIMO PIANO

meno risparmi, meno investimentiLe famiglie trentine reagiscono alla crisi cambiando anche le scelte sulla gestione del denaro. La paura fa tenere più liquidità sul conto corrente, rallenta la richiesta di mutui per la casa ed accresce l’esigenza di proteggersi.

Analizzando i dati delle Casse Rurali Trentine si possono fare delle considerazioni sulle conseguenze della crisi per le famiglie trentine. Dal nostro osservatorio, insomma, si possono trarre indicazioni di come la crisi sta cambiando il nostro rapporto con il denaro, in particolare rispetto al risparmio e ai grandi investimenti, come la casa.

più liquidità sul conto correnteI depositi in forme tradizionalmente più liquide (come il conto corrente, che

resta super gettonato) sono cresciuti sensibilmente, passando dal 44% del 2008, anno pre-crisi, al 54,5% del 2012. “Avere maggiore liquidità – commenta Ruggero Carli, responsabile del settore Casse Rurali della Federazione – dà la sensazione al risparmiatore trentino di essere ‘pronto’ in caso di necessità, e quindi lo attrezza in una situazione di allerta”.La crisi ha anche modificato la capacità di risparmio delle famiglie trentine. Dal 2010 la raccolta è stabile, mostrando dei travasi momentanei tra la componente diretta e quella indiretta (in particolare tra acquisto di obbligazioni e di titoli azionari), ma non cambiando il totale complessivo. Questo esprime una difficoltà a generare risparmio, a causa della compressione del reddito e del potere d’acquisto.

meno mutui, meno sogniLa crisi ha frenato gli investimenti importanti delle famiglie, come l’acquisto della casa. Secondo i dati delle Casse Rurali, infatti, le richieste di mutuo sono diminuite del 20% (da 2,1 a 1,7 miliardi di euro). Dal 2008 al 2012 i mutui alle famiglie sono aumentati di 2524 unità (il trend di crescita era più rapido nel periodo pre-crisi) e l’importo medio è passato da 46mila a 50 mila euro, per un conto totale di 3,8 miliardi (erano 3,4 nel 2008).Dei mutui concessi, 1757 contratti segnalano difficoltà nel pagamento delle rate da oltre 90 giorni, pari al 2,3% del totale dei mutui a fine 2012, nel 2008

erano 1205 con un’incidenza sul totale mutui del 1,6%.

più rate non pagateL’onda lunga della crisi ha toccato anche le famiglie, attraverso il lavoro, nel senso che le difficoltà di alcune imprese si sono tradotte in licenziamenti e questi hanno messo in difficoltà numerosi nuclei. Le sofferenze dei mutui a famiglie sono triplicate negli ultimi 5 anni, passando da 11 a 35 milioni. Il rapporto sofferenze impieghi è passato da 0.9% del 2008 all’1,9% del 2010 e al 2,6% del 2012.Il confronto tra le sofferenze totali (imprese e famiglie) tra il sistema delle Casse Rurali Trentine e le banche nazionali è ancora sensibilmente a nostro favore: se nelle banche di credito cooperativo locali il rapporto è passato dall’1,4 al 4,5%, nel resto d’Italia è salito dal 3,4 al 6,4, con una media provinciale (Casse Rurali e altre banche operanti in Provincia) dal 2,0 al 5,5.Per quanto riguarda specificatamente le famiglie, gli sportelli di Cassa Rurale operanti in provincia di Trento hanno un rapporto sofferenze impieghi passato dallo 0,9% del 2008 al 2,4% del 2012. Le altre banche dall’1,3 al 3,4 per una media provinciale dall’1,1 al 2,7%. Come è facile notare la forbice che distanzia la situazione delle Casse Rurali Trentine si allarga nel tempo, nel senso che cresce la differenza positiva tra l’indice trentino e quello fuori provincia.Come è noto anche le Casse Rurali offrono ai clienti la possibilità di rinegoziare i propri debiti, o sospendere

Ruggero Carli, responsabile settore Casse Rurali della Federazione

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meno risparmi, meno investimenti

MOBILITà SOSTENIBILEDopo le imprese, anche le famiglie trentine utilizzano sempre di più il car sharing, il servizio di auto condivisa organizzato dall’omonima cooperativa presieduta da Antonella Valer. Con l’aumento del prezzo della benzina e il calo del reddito disponibile portati dalla crisi, infatti, la proposta della cooperativa diventa sempre più appetibile per i trentini, anche considerando che chi comincia ad usare il car sharing, inizia a fare razionalmente i costi sui trasporti e quindi ad utilizzare molto meno l’auto. “Ho in mente tantissime testimonianze di persone che si rivolgono a noi per la maturata necessità di tirare la cinghia, o per il fatto di non potersi più permettere la seconda auto – racconta Valer –. Condividere un’auto è il modo più efficiente di usare un’auto, perché porta vantaggi economici e insieme ambientali. Finora sono le aziende più reattive delle famiglie, perché da sempre attente alle spese, ma piano piano si stanno abituando anche le famiglie”. La spinta che porta ad informarsi sul car sharing, però, è più economica che ambientale. “Ciò non toglie – dice la presidente – che il nostro core business è ambientale, cioè diminuire il numero di vetture in circolazione. Lo facciamo offrendo opportunità economiche, che di conseguenza portano a cambiamenti degli stili di vita. Chi inizia a usare il car sharing diminuisce sensibilmente l’uso dell’auto. Con il car sharing le famiglie acquisiscono assoluta consapevolezza dei costi dell’auto, e questo consente un immediato paragone con bus o bici. Se ho l’auto in garage non faccio il conto. Dall’altro lato per utilizzare il car sharing ci si deve muovere a piedi o in bici per raggiungere il parcheggio abilitato e questo stimola l’esperienza stessa dell’uso di altri mezzi”.Un cliente car sharing, insomma, diventa subito un utente del servizio di trasporto pubblico, o comincia a spostarsi a piedi o in bici fin dove possibile. Riduce drasticamente l’uso dell’auto a favore mezzi pubblici. La cooperativa oggi conta un parco auto di 13 veicoli, di cui 11 a tempo pieno e 2 parziali (a disposizione in fasce orarie giornaliere), tra Trento e Rovereto. I soci sono 104, 116 gli abbonamenti e 460 gli utilizzatori totali. Nel 2012 i km complessivi percorsi sono più che raddoppiati, passando da 10 a 20 mila al mese.

temporaneamente il pagamento delle rate, a causa di problemi di lavoro o derivanti dalla crisi. Una possibilità che alcune famiglie hanno colto. In tal senso si sviluppano azioni di sostegno per cercare la soluzione migliore per affrontare gli impegni finanziari, allungando la scadenza del mutuo per abbassare la rata e rivedendo il piano di ammortamento. In Cassa Rurale di Trento, per esempio, da tre anni a questa parte circa 90 clienti hanno chiesto di rinegoziare: 30 famiglie all’anno.

più esigenza di tranquillitàNegli ultimi anni è sensibilmente aumentato il ricorso a polizze vita e previdenziali, per fronteggiare con maggior tranquillità le incertezze del futuro. Tra i conti delle Casse Rurali Trentine, infatti, si segnala una crescita del risparmio gestito proprio nel capitolo ‘polizze vita’, che testimonia l’atteggiamento prudenziale delle famiglie. Negli ultimi 5 anni la quota è passata dal 4 al 9,6% (d.p.).

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valori nuovi per Costruire il FuturoIntervista a Francesco Totaro, docente di filosofia morale: “Non recupereremo mai più il tipo di benessere passato. Possiamo e dobbiamo guardare avanti. La gravità della crisi, semmai, ci impone una fantasia del cambiamento. Anteponendo l’agire e il contemplare al consumare. L’essere all’avere”.

di Umberto Folena

La crisi come malessere, la crisi come opportunità. La crisi che modifica modelli di pensiero e stili di vita. La crisi da cui non si esce tornando indietro al punto di partenza: «Un’illusione. Non ricupereremo mai più il tipo di benessere passato. Possiamo e dobbiamo guardare avanti. Oltre». In quale direzione? «Verso un orizzonte antropologico nuovo, più ricco». Francesco Totaro, professore ordinario di Filosofia morale all’Università di Macerata, accetta di parlare delle conseguenze della crisi, purché sia chiaro che le sue sono «impressioni personali: non ho condotto indagini specifiche, gli atteggiamenti che si stanno determinando tra le persone sono complessi e non univoci, però…».

Però potremmo cominciare da ciò che forse sta più a cuore alle persone. Gli affetti, le relazioni, l’amore. Nota che qualcosa stia cambiando? E in quale direzione?Mi colpisce molto WhatsApp, l’applicazione di messaggistica mobile multi-piattaforma che consente di scambiarsi messaggi coi propri contatti senza dover pagare gli sms. La sua caratteristica è l’immediatezza: si comunica con chi sappiamo che legge istantaneamente e subito ci risponde…… o non ci risponderà mai più…Svanisce il senso dell’attesa, ma anche la possibilità di pensare e ripensare al messaggio da inviare. è la fine del carattere riflessivo e delle sfumature del pensiero, immolate sull’altare dell’immediatezza.E forse è anche il tramonto dell’amore romantico.Chissà. Già gli sms avevano soppiantato i rapporti epistolari, che richiedevano elaborazione, attesa e tonalità sentimentali. WhatsApp non lascia alcuna traccia. è la frontiera estrema della tendenza consumistica, la modalità zero della declinazione del sentimento amoroso. E segna la consacrazione della

sfiducia nell’attesa, nel rinvio al futuro.Con il “vantaggio” che diminuiscono i costi da sopportare.Ovviamente non è l’unica modalità di comunicazione, ma potrebbe diventare quella prevalente. Di sicuro, con i consumi in crisi la tendenza all’accelerazione è marcata.Cambiamo argomento. In un tempo di crisi come il nostro, la creatività è oscurata e abbattuta, oppure si esalta, proprio perché in presenza di limiti oggettivi? Spesso la penuria aguzza l’ingegno.L’istanza della creatività c’è sicuramente, ma che poi riesca a tradursi in esiti di qualche consistenza, beh, è meno facile poterlo affermare. Per cominciare, vorrei mettere in guardia dalla retorica della creatività, ossia la creatività enunciata, elogiata, proclamata ma di fatto non praticata. Parliamoci chiaro, le vie d’uscita dalla crisi ancora non si vedono e, se pure ci sono, rimangono sconosciute.La sensazione è che la parola “creatività” non susciti in lei particolare entusiasmo.C’è chi preferisce parlare di innovazione. In un certo senso, l’intera società pare impegnata in un corale sforzo innovativo. Quanto poi ciò determini reali novità è tutto da vedere.Per caso sta pensando alla politica, che parla di novità senza riuscire a praticarla?Sinceramente, mi piace pensare a una creatività e a un’innovazione che ci facciano piombare nella… normalità. Indirizzandoci su percorsi ponderati ed equilibrati. L’idea miracolistica della creatività, ridotta a stravaganza, non mi entusiasma.Altro capitolo, allora. Sappiamo per certo che quando usciremo dalla crisi, e non ne usciremo prestissimo, non saremo più come prima. Ma come potremo diventare?

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valori nuovi per Costruire il Futuro

Francesco Totaro (Monopoli, 1941) è docente di filosofia morale nell’Università di Macerata, dove ha anche ricoperto le funzioni di prorettore. Ha dedicato un’attenzione costante ai temi dell’azione e del lavoro (Non di solo lavoro, Vita e Pensiero, 1999; premio “Pirovano” 2001). Recentemente ha curato i volumi Il lavoro come questione di senso e L’etica tra natura e storicità (Eum, 2009 e 2013) e ha pubblicato l’ampio Assoluto e relativo. L’essere e il suo accadere per noi (Vita e Pensiero, 2013).

Non credo che abbiamo compreso veramente la gravità della crisi. Siamo degli illusi se pensiamo che sia sufficiente un colpo di spugna per far tornare tutto come prima. Se siamo convinti che basti far passare la nottata, e ci risveglieremo nell’Italia e nell’Occidente di una volta. Togliamoci dalla testa di poter recuperare ciò che è stato. La gravità della crisi, semmai, ci impone una “fantasia del cambiamento”. Novità di concetti, di strumenti e di analisi. A cominciare dalle grandi questioni del nostro convivere.La prima grande questione?Possiamo e dobbiamo produrre e consumare come prima? Oppure è saggio indirizzarci verso nuovi generi di beni, a partire da quelli relazionali? Io sono convinto che il futuro appartiene a una ricchezza nuova e più completa. A valori che diano più spazio alla capacità di contemplare.Vede che in realtà lei ha fiducia nella novità?Io credo in una modalità più ricca dell’umano. Credo che la via d’uscita (ma sì, la salvezza) risieda nell’allargamento dell’orizzonte antropologico. La crisi è del registro di produzione-consumo limitato ai beni materiali da accumulare e sostituire, senza sosta. E allora: c’è un’idea perdente, quella di chi pensa che tutto prima o poi possa tornare come prima. E c’è un’idea vincente, quella di chi, ad esempio, comincia a progettare una diversa disciplina del tempo. Di chi si domanda: a che cosa è più ragionevole, interessante, entusiasmante dedicare il mio tempo? Solo o prevalentemente alla dimensione del consumo?

L’alternativa?Sta in una ricchezza antropologica che anteponga l’agire e il contemplare al consumare. L’essere all’avere.È sbagliato cogliere in queste parole l’eco di Eric Fromm?No, ma prima ancora c’è Aristotele, che afferma: si agisce per essere più di ciò che siamo già! Il buon costruttore della nave lavora per avere una buona nave. Ma anche e soprattutto per essere un costruttore sempre più bravo. Quel che gli sta più a cuore è un incremento dell’essere.E la contemplazione?è la capacità di dare spazio a ciò che non è producibile, ed è sorpresa, meraviglia, novità. La vera novità. La “disciplina del tempo”, allora, sta nel donare il proprio tempo anche a queste dimensioni. Poi magari si potrà produrre e consumare in modo diverso. Senza la frenesia dell’accumulazione quantitativa. Anche con una condivisione maggiore. In una convivenza più giusta.È possibile che il cambiamento avverrà quando una quota significativa di umanità scoprirà che tutto ciò le dà piacere? Più del consumo reiterato?L’unica via d’uscita che io vedo sta in questo nuovo orizzonte antropologico. Nell’affinare un gusto nuovo, più sostanzioso e più ricco.

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L’ottava edizione del Festival dell’Economia si svolgerà a Trento dal 30 maggio al 2 giugno. Il tema scelto “Sovranità in conflitto” vuole indagare una questione di grande attualità: gli ambiti nazionali e internazionali ci propongono quotidianamente fatti e situazioni che stimolano una riflessione approfondita sul concetto di “sovranità”. La formazione di una classe dirigente in grado di governare processi sovranazionali e globali è fondamentale - sostiene Tito Boeri, curatore scientifico del Festival - per evitare che le tensioni sulla sovranità degenerino in conflitto.All’interno della manifestazione la Cooperazione Trentina proporrà due momenti di confronto e approfondimento. Il 31 maggio è in programma il convegno “La sfida dell’housing cooperativo sociale”, con interventi di Roberto Bortolotti, presidente di Coopcasa, Andrea Grata, presidente di Confcooperative Bolzano, Alessandro Maggioni, vicepresidente di Federabitazione, Sergio Porta, direttore del

Dipartimento di architettura dell’Università di Glasgow, Diego Schelfi, presidente della Federazione. Coordinerà i lavori Gianluca Salvatori, amministratore delegato di Euricse.La moderna concezione dell’housing sociale e dell’urbanistica partecipata propongono la messa in discussione, in chiave sussidiaria, delle sovranità dell’ente locale e della proprietà privata. I modelli e le pratiche di cooperazione integrata dell’abitare costituiscono il riferimento per una nuova ottica dello sviluppo armonico dei territori, anche attraverso un processo di corresponsabilizzazione della popolazione rispetto alle decisioni sul presente e futuro assetto dei luoghi di vita e lavoro.Il secondo appuntamento si svolgerà l’1 giugno. Di sovranità, biodiversità e finanza parleranno Leonardo Becchetti dell’Università Tor Vergata di Roma, Donato Masciandaro, della Bocconi di Milano, Lorenzo Bini Smaghi, dell’Università di Harvard, Franco de Battaglia, scrittore e

Al Festival dell’Economia si parlerà di sovranitàgiornalista. Di quali regole abbiamo bisogno per evitare nuove crisi finanziarie? E a quale livello di sovranità - mondiale, continentale, nazionale - tali regole devono essere stabilite? A questi interrogativi proverà a dare una risposta il convegno.

Lorenzo Bini Smaghi, Università di Harvard

Euricse per manager cooperativi

Euricse ha costruito tre corsi di alta formazione rivolti a manager e dipendenti delle imprese cooperative e sociali. Primo nel suo genere e novità formativa Euricse del 2013 è "Executive.coop", un corso itinerante rivolto ai dirigenti cooperativi che vogliono approfondire le competenze professionali e manageriali sui temi e nei settori più importanti e strategici per la specializzazione nella gestione di un’impresa cooperativa. La seconda proposta formativa è il laboratorio itinerante "L'innovazione nelle imprese cooperative e sociali", frutto della collaborazione tra Euricse e Aiccon, giunto quest'anno alla terza edizione. Infine la seconda edizione del corso di alta formazione "La leadership nell'impresa cooperativa e sociale", rivolto a quanti vogliano approfondire le qualità della leadership essenziali per la gestione delle relazioni e della comunicazione nelle imprese cooperative e sociali.

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Il movimento cooperativo ha un nuovo assessore provinciale. La competenza affidata a Franco Panizza (prima della sua elezione al Senato) è stata assegnata ad Alessandro Olivi dal presidente della Giunta Provinciale di Trento Alberto Pacher. In questa nuova veste Olivi ha incontrato il comitato esecutivo della Federazione; gli ha dato il benvenuto il presidente Diego Schelfi, cogliendo l’opportunità di una ulteriore conoscenza per sintonizzarsi sulle questioni più importanti. “In una situazione di difficoltà come questa – ha detto Schelfi – è bene cogliere l’occasione di vederci per fare il punto sui comparti e riflettere insieme sulle questioni più delicate”. Olivi ha subito garantito impegno, disponibilità al lavoro e capacità d’ascolto: “Siete un pilastro di questo Trentino – ha detto – e insieme dobbiamo riuscire a traghettarlo fuori da questa crisi, lavorando ancora di più senza dimenticare la solidarietà”. La situazione congiunturale, come noto, è difficile e il 2013 ha visto l’acuirsi dei suoi effetti: all’intensità si assomma la durata. Il tema dell’occupazione sta diventando drammatico anche in Trentino. “Sarebbe importante accompagnare chi tutti i giorni ha problemi con risposte e scelte concrete – ha detto l’assessore –, che vadano ad innovare la struttura economica, scelte che migliorino il sistema di welfare. In quest’ambito il ruolo della cooperazione è importante perché ha nel Dna l’attenzione alla persona. Lavoriamo quindi in questi mesi cercando di partire dai valori della cooperazione, con l’obiettivo di farli diventare valori condivisi. Al di là delle singole iniziative, questo è fondamentale”. L’assessore ha poi ascoltato dalla voce dei vicepresidenti della Federazione un breve rendiconto sull’andamento dei settori e sulle principali problematiche da affrontare nell’immediato futuro.

4 regioni italiane (Trentino Alto Adige, Piemonte, Valle d’Aosta, Veneto)

5 filiali

4 enti cooperativi fondatori (Federazione Trentina, Confcooperative Bolzano, Confcooperative Friuli Venezia Giulia, Cooperazione della Valle d’Aosta).

COOPERJOB

CooPERjoB, AllA BADAnTE Ci PEnSiAmo noiStai cercando un’assistente familiare ad ore, una badante convivente, una colf? Hai bisogno di una persona per un breve periodo o per un tempo prolungato? Cooperjob l’assume per te. Cooperjob è un’Agenzia per il Lavoro, espressione della Cooperazione Trentina, autorizzata dal Ministero del Lavoro. Cooperjob, attraverso il proprio servizio specializzato "Coopercare", si occupa della selezione della persona più adeguata, verificandone referenze e competenze, della sua formazione in materia di lavoro in casa, lingua e comunicazione con l’anziano. Una volta individuata la persona giusta, essa viene assunta direttamente da Cooperjob con un contratto di lavoro dipendente e somministrata alla famiglia per il periodo richiesto. Questo sgrava la famiglia dell’anziano da tutte le attività burocratiche, amministrative e di gestione del personale. Resta solo una tariffa oraria omnicomprensiva, moltiplicata per le ore di lavoro effettivamente lavorate. Non vengono fatturate le ore di assenza per ferie, malattia o infortunio. Un costo certo e nessuna sorpresa al termine del rapporto di lavoro. Il servizio è detraibile ai fini fiscali e rimborsabile con gli assegni di cura previsti della Provincia a favore di persone non autosufficienti che ne abbiamo i requisiti. Per info: 0461 950938, [email protected] - www.cooperjob.it

oliVi, nuoVo ASSESSoRE AllA CooPERAzionE

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Il bilancio sociale 2012 della Cassa Rurale Valsugana e Tesino ammonta a quasi 400 mila euro. Una cifra che comprende gli interventi realizzati in favore dei soci, le iniziative promosse che hanno coinvolto la comunità locale e il sostegno garantito durante l’anno a 150 associazioni di volontariato attive sul territorio. Quest’ultimo aspetto, in particolare, è stato approfondito nel corso di tre serate organizzate dall’istituto di credito cooperativo, a Grigno (che ha interessato i Comuni di Grigno, Tezze, Ospedaletto e del Tesino), a Strigno (per i Comuni di Strigno, Spera, Bieno, Agnedo, Telve, Torcegno e Carzano) e ad Arsiè (per i Comuni del bellunese e del vicentino), per incontrare i rappresentanti delle associazioni locali e fare il punto su quanto fatto finora e sulle opportunità disponibili per il 2013. “Siamo pienamente consapevoli del valore dell’associazionismo e del volontariato, soprattutto a livello locale. Senza queste realtà – ha detto il presidente Paolo

RuRAlE VAlSuGAnA E TESino: 400 milA EuRo PER lA ComuniTà

Video serata a Grigno

Video serata a Strigno

Video serata a Arsiè

Don Guetti a teatro

“Darse na mam” è il titolo di uno spettacolo ma è, soprattutto, una frase che contiene l’essenza dello spirito cooperativo. È stato messo in scena al Teatro di Ala su iniziativa di Asset della Cassa Rurale Bassa Vallagarina. La rappresentazione è stata scritta e diretta da Gloria Gabrielli, insegnante, e interpretata dalla sezione giovane del gruppo amici del teatro di Serravalle all’Adige che ha proposto don Guetti e la ricchezza delle sue idee nella povertà del Trentino del Milleottocento. Alla prima hanno assistito, tra gli altri, il presidente della Cooperazione Trentina, Diego Schelfi, e il direttore generale Carlo Dellasega che si sono complimentati per l’interpretazione e per l’idea.

Ragazzi d’Europa

Originalità ed emozione hanno caratterizzato la prima edizione del “Concerto Ragazzi dell’Europa” della Cassa Rurale Tuenno-Val di Non. L’evento ha dato spazio e visibilità ai talenti musicali del territorio servito ogni giorno dall’istituto di credito cooperativo. L’iniziativa ha unito le sette note all’atto finale del progetto “Ragazzi dell’Europa”, voluto dal consiglio di amministrazione della Rurale per dare la possibilità ai giovani soci e clienti della banca della comunità di affrontare un percorso di studi all’estero. Esso non è legato a risultati meritocratici ma, piuttosto, alla progettualità giovanile: l’investimento per apprendere una lingua straniera, utile sia nel percorso scolastico e sia per il mercato del lavoro.

CR Valsugana e Tesino (2012)81 premi allo studio assegnati130 mila euro di interventi a favore dei soci235 mila euro di sostegno alle associazioni

Salvaterra direttoreGianfranco Salvaterra è il nuovo direttore della Cassa Rurale di Pinzolo. Laureato in economia e commercio, già vicedirettore dell’istituto di credito cooperativo da quattro anni, ha raccolto il testimone di Giorgio Bisegna. Salvaterra lavora all’istituto di credito cooperativo rendenese da tredici anni dopo un’esperienza durata una decina d’anni in una azienda privata.

Zanetti – le nostre comunità sarebbero molto più povere. Per questo la Cassa Rurale rinnova anche quest’anno il proprio sostegno alle organizzazioni che si impegnano a favore del territorio e delle persone che vi abitano”. Per sostenere l’attività delle associazioni del territorio, nel 2012 la Cassa Rurale ha avviato diverse iniziative: dalle erogazioni dirette al conto corrente dedicato, dalla fornitura gratuita di beni strumentali, come i gazebi, all’opportunità di promuovere le proprie iniziative attraverso il sito internet dell’istituto di credito cooperativo. “La Cassa Rurale è una cooperativa i cui soci sono esponenti della comunità nella quale opera – ha aggiunto il direttore Paolo Gonzo – ed è ai soci che deve rendere conto. La ricchezza creata dall’istituto di credito cooperativo deve restare sul territorio perché è un bene di tutta la comunità”.

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È onlinE il nuoVo SiTo wEB www.CASSERuRAli.iT

Le Casse Rurali Trentine hanno una nuova casa: il sito web www.casserurali.it è stato interamente riprogettato ed è già online con tante novità. La prima, la più evidente, è l’interfaccia: la grafica valorizza i colori istituzionali e mette in risalto i contenuti più utili al cliente. L’home page offre subito una visione chiara dell’offerta bancaria e delle aree di interesse; basta selezionare una delle tre icone sulla destra per trovare la filiale più vicina, accedere a InBank o consultare i numeri utili.I menù di navigazione sono stati impostati in modo da consentire all’utente di trovare tutte le informazioni in pochissimi click, inserendo in posizione centrale il menù dedicato all’offerta di prodotti e servizi di sistema.In più, la tecnologia “responsive” consente alle pagine di adattarsi automaticamente allo schermo e alle caratteristiche di qualunque dispositivo mobile, tablet o smartphone.Le linee di sviluppo del progetto sono state definite da un gruppo di lavoro coordinato dall’Ufficio Marketing di Cassa Centrale Banca, che nei mesi scorsi ha coinvolto alcuni referenti delle Casse per raccogliere feedback e proposte sugli aspetti evolutivi. Molteplici sono le finalità del nuovo portale: innovare la comunicazione web delle Casse Rurali, facilitare l’accesso degli utenti ai contenuti del sito ritenuti di maggior interesse, aumentare il numero di canali di “accesso” alla banca ma soprattutto, valorizzare l’immagine istituzionale dotandosi di uno strumento comune che aiuti a veicolare l’offerta e, in modo innovativo, anche l’idea di sviluppo delle Casse.

A questo proposito, per raccontare in modo nuovo i valori di sistema, nel sito istituzionale c’è un’ulteriore novità: www.crescereilfuturo.it è un mini-sito che racconta il significato del Credito Cooperativo raffigurandolo come un albero, che raccoglie le risorse sotto forma di risparmio e le reinveste in nutrimento per l’intero territorio.“Realizzato con un’innovativa tecnica di navigazione, www.crescereilfuturo.it permette di esplorare le tappe salienti della nostra storia, conoscere i valori ai quali ci ispiriamo e le iniziative sociali e di reciprocità a sostegno della comunità”, spiega Giuseppe Armani, responsabile di marketing Cassa Centrale.Oltre ad essere innovativo sul piano della comunicazione, il sito poggia su un nuovo multi CMS configurato per rendere la gestione dei contenuti ancora più semplice e flessibile anche per i siti collegati delle singole banche. Nei prossimi mesi, infatti, il progetto coinvolgerà le singole Casse Rurali che già si appoggiano al gestionale di sistema, attraverso un processo di migrazione alla nuova piattaforma che garantisca una serie di vantaggi, soprattutto economici.Con la nuova piattaforma le singole banche avranno un utilizzo più avanzato del web, che consente loro di usufruire di importanti economie di scala per semplificare la loro comunicazione, organizzare le informazioni in modo da migliorare l’esperienza di navigazione dell’utente e, non da ultimo, perfezionare l’usabilità dell’interfaccia (accessibilità ad utenti con difficoltà visive). Buona navigazione!

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A lEDRo GioVAni in AzionEGiovani in movimento grazie alla Cassa Rurale di Ledro. L’iniziativa si esprime in una serie di serate per l’intero arco del 2013, con l’obiettivo di affrontare assieme a tutta la comunità il tema del lavoro giovanile in una società che cambia.L’incontro che ha dato il via alla serie è stato dedicato a “I mestieri del futuro – La laurea è sufficiente o serve anche altro?’. A Pieve di Ledro sono giunti oltre cento giovani e famiglie della comunità sia per l’interesse suscitato dall’argomento e sia per la consegna dei premi di studio ai giovani maggiormente meritevoli che hanno ottenuto risultati di eccellenza nel percorso formativo nella secondaria superiore o all’Università. Un momento importante perché, è stato evidenziato, i giovani di oggi rappresentano il domani di una comunità e naturalmente della Cassa Rurale.Dopo il saluto dei vertici dell’istituto di credito cooperativo (il presidente Alberto Foletto, la consigliera Elisa Risatti, il direttore Marco Gabrielli) l’incontro è proseguito con due relazione. La prima di Haidi Garulli (orientatrice professionale) sull’importanza di essere se stessi e di curare la propria immagine e le proprie capacità relazionali. La seconda di Riccardo Mazzeo (Centro Studi Erickson) sul nuovo concetto di lavoro liquido, ovvero di un mondo del lavoro dove i riferimenti cambiano giorno per giorno e quindi è importante continuare ad apprendere e imparare per poterli raggiungere. La laurea insomma pare davvero non essere più sufficiente.

CASSA RuRAlE Di lEDRo2.552 soci178,6 milioni di raccolta complessiva136,4 milioni di impieghi

Cinque serate su temi di attualità e di utilità per i soci. Le ha proposte la Cassa Rurale Adamello Brenta. “L’iniziativa – spiega Paolo Bronzini, responsabile dell’ufficio soci – ha rappresentato una bella occasione anche per anticipare alcuni dati contenuti nel bilancio 2012 del nostro istituto che poi saranno meglio illustrati e votati all’assemblea annuale”.I temi trattati: “Uno sguardo al futuro: le nuove professioni, l’innovazione e la creatività nell’era globale”. Relatore: Antonietta Tomasulo, di Trentino Sviluppo. “Il Redditometro: cosa è e come funziona”. Ne ha parlato Chiara Benciolini, dottore commercialista. Infine: “Conseguenze sociali della crisi. Lettura consapevole di un oggi complesso e in divenire”. A rendere più facile la lettura è stato Giuseppe Sciortino, della Facoltà di Sociologia dell’Università di Trento.

Quattro serate tra scienza e conoscenza proposte da tre soggetti del territorio: Cassa Rurale Olle-Samone-Scurelle, Istituto Degasperi e Biblioteca di Borgo Valsugana. “Il nostro mondo è in continuo cambiamento – è stato osservato dai curatori –. Il cambiamento rappresenta una opportunità ma è sempre connesso a una incertezza del futuro. L’evoluzione, indicando una direzione del cambiamento, è un concetto che ci permette di leggere i mutamenti economici ma anche scientifici e tecnologici”. Relatori e temi: Leonardo Becchetti (Università Tor Vergata) su “L’economia della felicità. Come uscire dalla crisi in modo sostenibile”. Marco Avanzini (Muse) su “Le strane trame dell’evoluzione. Dai dinosauri all’uomo attraverso le montagne di Italia”. Giorgio Vallortigara (Università di Trento) su “Nati per credere: Darwin e l’evoluzione del nostro cervello”. Roberto Battiston (Università di Trento) su “La terra vista dallo spazio. L’evoluzione tecnologica e il futuro del nostro pianeta”.

Cinque incontri con i soci

Cross: scienza e conoscenza Da sinistra il presidente Maffei e il direttore Mariotti

Roberto Battiston (Università di Trento)

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OGNI ANNO IN ITALIA12 miliardi di litri di acque imbottigliate 350 mila tonnellate di plastica utilizzata1 milione di tonnellate di anidride carbonica emessa

Interessa anche il Trentino la campagna informativa “Acqua di Casa mia” lanciata a livello nazionale da Coop assieme a Federutility, associazione di categoria dei gestori del servizio idrico.A partire da Trento e Rovereto sono stati esposti nei punti vendita della cooperazione di consumo cartelli con l’indicazione dei valori della qualità dell’acqua. L’iniziativa, in collaborazione con il gruppo Dolomiti Energia, sensibilizza i consumatori su un corretto e consapevole consumo dell’acqua. L’obiettivo finale è quello di contenere i costi ambientali che gravitano intorno al mercato dell’acqua in bottiglia. Grazie alla campagna “Acqua di Casa mia”, i soci e consumatori possono visionare nel momento della spesa le tabelle informative con le caratteristiche chimiche e fisiche dell’acqua del rubinetto.

Sono nove i parametri pubblicati nella “lista della trasparenza”, aggiornati costantemente dal gestore del servizio idrico, Dolomiti Reti. Per ciascun valore saranno indicati i limiti previsti dalla legge e il dato rilevato dall’analisi. I parametri sono: concentrazione ioni idrogeno, cloruri, ammonio, nitrati, nitriti, residuo secco a 180°, durezza, fluoruri e sodio. “Esporre nei nostri negozi le tabelle sulla qualità dell’acqua del rubinetto - ha affermato Renato Dalpalù, presidente di Sait - è una scelta perfettamente coerente con i principi di tutela dell’ambiente e di promozione di un consumo consapevole che sono tipici del nostro modo di fare impresa. Favorire l’uso dell’acqua pubblica riduce l’inquinamento legato allo smaltimento della plastica e al trasporto delle bottiglie”.

Ci sono molti motivi per scegliere i prodotti a marchio Coop, metterli nel proprio carrello della spesa e sulla propria tavola. A Tione, nell’incontro promosso dalla Famiglia Cooperativa Giudicarie in collaborazione con il servizio marketing di Sait, ne sono stati elencati cinque: sicuro, buono, conveniente, ecologico ed etico. Un prodotto attento al rapporto qualità prezzo per tutelare il potere di acquisto e la salute del consumatore in particolare “ai giorni nostri con il 6,9% degli italiani che, in base ai risultati di una ricerca, non può permettersi un pasto adeguato almeno ogni due giorni”. Il tema della sicurezza alimentare “è di attualità – ha osservato il presidente, Renzo Salvaterra, affiancato dal direttore Oreste Bonenti –. Ecco perché abbiamo organizzato questo incontro. Siamo attenti alla salute del consumatore e vogliamo alimentare il suo benessere”.

la natura in una card

Coop Superstore di Trento ha recentemente messo a disposizione del Comune le card naturalistiche per bambini non distribuite delle collezioni Il giro del mondo in 180 giorni e Avventure nella natura, servite anche a sostenere un progetto di Legambiente.Queste sono state regalate agli alunni delle scuole primarie della città a dimostrazione della proficua sinergia che pubblico e privato possono sviluppare anche grazie a una rinnovata attenzione verso il ri-uso di beni non utilizzati e che possono rendere felici molte persone.

Acqua di casa mia

Tione e il prodotto a marchio Coop

Da sinistra: Salvaterra, Smaniotto, Bonenti.

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T A G L I D E L N A S T R O

AUTOSconti dall’11 al 26% su Seat, Volkswagen, Audi, Skoda per Mercedes dal 13 al 15%Per Bmw oltre il 20%.

GESTIONE DEL PERSONALESconti tra il 30 e il 45% per l’acquisto di sistemi per migliorare e automatizzare la gestione del personale grazie all’accordo con Zucchetti e DeltaServizi.

BUONI PASTOSconti mensili e ribasso sul valore della tessera Bluticket.

LUCE E GASSconti su luce e gas grazie all’accordo con Trenta al quale hanno già aderito oltre 230 associate.

TELEFONIA FISSASconti fino al 50% sulle telefonate dal fisso grazie all’accordo con ICN Italia.

TELEFONIA MOBILE E RETE UNICASconti medi del 30% per le telefonate da cellulare grazie alla convenzione con Vodafone Business.

STAMPANTI E FOTOCOPIATRICISconti sull’acquisto o noleggio di sistemi multifunzione grazie all’accordo con Konica Minolta.

AUTONOLEGGIOSconti sul noleggio di automobili e furgoni, estendibile anche a tutti i soci e i dipendenti della Cooperazione Trentina.

AFFRANCATRICI E IMBUSTATRICISconti dal 10 al 30% per l’acquisto o noleggio di sistemi per affrancare e imbustare grazie all’accordo con Pitney Bowes.

Sei una cooperativa? Goditi lo ScontoLa Federazione Trentina della Cooperazione ha stretto per te numerose convenzioni per ottenere sconti nell’acquisto di molti beni e servizi.

PER I DETTAGLI Tel: 0461/898702-288 Mail: [email protected] Web: www.cooperazionetrentina.it

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Centoventi anni di “Famiglia” a San Lorenzo in Banale. Qui il consumo cooperativo è a servizio della comunità dal 1893 quando, in una giornata tipicamente agostana, il seme piantato dai fondatori (guidati da don Antonio Prudel) ha cominciato a dare il frutto sperato. Ha attraversato l’ultima parte del Milleottocento, si è radicato in maniera mirabile nel secolo scorso e prosegue nel terzo millennio la sua missione, attualizzandola all’oggi ma non dimenticando i principi ispiratori che hanno caratterizzato i passi di avvio. “Un traguardo meritevole di essere raccontato non solo con un momento celebrativo ma anche nelle pagine di una pubblicazione perché un libro è qualcosa che resta oggi, domani, sempre. – è stato osservato – Pagine che hanno ripercorso lustri e lustri di attività in quello spirito più autentico della cooperazione, dell’operare insieme per il bene comune fatto di reciprocità, di relazione, di sentirsi partecipi di una stessa realtà e di contribuire a garantire la crescita nei numeri ma soprattutto nel servizio alle comunità”. Come puntualmente è stato dal 1893. Anche oggi la Famiglia Cooperativa Brenta Paganella (presieduta da Ivo Cornella) risultato di un percorso di unificazione che ha messo sotto uno stesso tetto un buon numero di cooperative di consumo di quest’area del Trentino incastonata nello splendido scenario delle Dolomiti di Brenta, lo testimonia con i suoi 10 punti vendita, la sua cinquantina di collaboratori, i suoi 1750 soci, un bilancio in attivo (con un fatturato di poco inferiore ai 10 milioni di euro) nonostante il periodo non sia facile per nessuno. Ma la “Famiglia” è lì a San Lorenzo in Banale, Dorsino, Sclemo, Campo Lomaso, Molveno, Andalo, Cavedago, Spormaggiore, Fai della Paganella. Alza le serrande tutti i giorni e come una madre attenta è pronta ad aiutare chi è nel bisogno. Come insegnavano i fondatori 120 anni fa.

A Preore e Tione negozio più belloL’attenzione al consumatore passa anche attraverso il miglioramento degli ambienti dove soci e clienti fanno la spesa ogni giorno. Questa volta se ne è fatta interprete la Famiglia Cooperativa Giudicarie. Alcuni giorni fa ha completato l’uno-due che, in poco tempo, ha garantito un nuovo abito ai negozi di vicinato che, ogni giorno, sono a servizio delle comunità di Preore e di Tione. Se il bello nasce dal funzionale i due interventi dedicati ai due punti vendita lo esprimono perfettamente. Entrambi hanno una superficie di un centinaio di metri quadrati. “Soci e clienti vanno accuditi con tanti piccoli dettagli destinati a soddisfare le loro esigenze e dimostrare attenzione alle loro necessità come, ad esempio, la consegna della spesa a domicilio – dice il presidente Oreste Bonenti –. Si tratta di adottare strutture e atteggiamenti utili a creare quello spirito di famiglia che deve caratterizzare la nostra realtà commerciale, differente in quanto cooperativa. In questi primi giorni che hanno seguito la nuova apertura soci e clienti pare abbiano compreso e premiato il nostro sforzo”.

FAMIGLIA COOPERATIVA BRENTA PAGANELLA1893 Anno di fondazione10 Punti vendita48 Collaboratori

120 anni per la Fc Brenta Paganella

Ivo Cornella è presidente della Fc Brenta Paganella.

Sopra lo staff di collaboratori del punto vendita di Tione. Sotto particolare del negozio di Priore

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mEzzo SEColo nEl VillAGGio DEl FAnCiullo

Due generazioni di bambini sono diventati grandi al Villaggio del Fanciullo di Trento, cooperativa sociale che compie in queste settimane 50 anni. Quello di Trento, sulla collina di Gocciadoro, è stato il primo a sorgere dei sette villaggi Sos attualmente presenti in Italia. Il modello venne importato dalla Germania, dove nel dopoguerra Hermann Gmeiner aveva fondato dei centri per l’accoglienza dei bambini senza famiglia, affidati alla cura di “mamme”. I pionieri della casa di Trento furono l’attuale presidente Giuseppe Demattè, Edo Benedetti, Nilo Piccoli e Giorgio Tononi.Nel tempo l’assistenza prestata ai bambini è molto cambiata. Quando il Villaggio è nato, dopo la chiusura dell’orfanotrofio, i piccoli ospiti non avevano genitori ed erano affidati all’educatrice residenziale, quella che si chiamava la “mamma”. Oggi l’80% dei bambini accolti presenta complesse problematiche familiari ed è seguito da équipe di educatori professionali, che predispongono progetti individuali. In qualche caso

gli ospiti sono aiutati anche dopo il raggiungimento della maggiore età. Esiste un fondo per finanziare la prosecuzione degli studi. Dal 1963 nelle nove casette che compongono il Villaggio sono passati circa 400 bambini. Alcuni si sono fermati solo per qualche mese, altri ci hanno trascorso buona parte dell’infanzia e dell’adolescenza, fino ai 18 anni. Oggi sono persone adulte, autonome. Sono professionisti, artigiani, impiegati, si sono costruiti una famiglia.Dei circa sessanta bambini ospitati attualmente dal Villaggio, il 70% proviene da genitori separati, su istanza del tribunale. A volte sono segnati da traumi familiari dolorosi, che li hanno toccati nel profondo. Ci sono anche bambini di nazionalità e culture diverse dalla nostra. “Tra di loro - afferma il direttore della cooperativa Giovanni Odorizzi - trovano sempre il modo per costruire buone relazioni ed appianare i conflitti. A differenza degli adulti, ci riescono sempre”. I dipendenti sono una settantina, in un rapporto quasi di uno a uno con i bambini.

Argomento di attualità e pratica sempre più diffusa per vendere prodotti e servizi, l’e-commerce è stato oggetto di un corso organizzato dalla cooperativa Posit, specialista nel campo dell’Information and Communications Technology.Posit, che ha sede al polo tecnologico di via Solteri a Trento, ha creato un portale di

commercio elettronico per la vendita di film, libri, musica e gadget, che propone più di 100mila prodotti (ma presto saranno 250mila), con un sistema che aggiorna automaticamente il magazzino.Il corso, articolato in tre incontri (la seconda lezione è stata ospitata dalla cooperativa The Hub di Rovereto), intendeva trasmettere ai

partecipanti le conoscenze per aprire un sito di e-commerce e portarlo al successo. Tra gli argomenti trattati: l’evoluzione del fenomeno, i vantaggi per chi vende e per chi acquista, l’investimento richiesto per iniziare un’attività di commercio sul web.

lezioni di e-commerce con Posit

400 bambini accolti dalla fondazione

60 ospiti

40 soci

70 dipendenti

VILLAGGIO DEL FANCIULLO

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Storie che fanno ridere ma anche riflettere, per crescere insieme nel rispetto degli altri e della natura. Storie come quella di "Milo e il segreto del libro" che Milo Cotogno e la Strega Varana della Mela Visione hanno raccontato a bambini, mamme e papà presso la Libreria Erickson di Trento. Lo spettacolo è stata l'occasione anche per conoscere ed aderire a "La Rete Energia" progetto promosso dalla cooperativa sociale La Rete in collaborazione con Trenta che consente a chi aderisce di ricevere energia pulita sostenendo allo stesso tempo i progetti della cooperativa che da anni si occupa di persone disabili e delle loro famiglie. Chi sottoscrive il contratto ‘La Rete Energia’ può inoltre godere di particolari condizioni per tutti gli acquisti effettuati presso la libreria Erickson.

la Rete per il rispetto della natura

Appalti: la “rivoluzione” parte dal commercio elettronicoIl presidente del Consiglio delle autonomie locali Marino Simoni lo ha ripetuto tre volte per avere la certezza di essere compreso: il sistema degli appalti deve servire per creare lavoro. Senza lavoro non c’è prospettiva, non c’è politica. E non ci sono nemmeno gli appalti. Gli appalti sono stati al centro di un convegno organizzato dalla cooperativa Ge@ Trentina Servizi, poiché tema centrale in questo momento drammatico per molte imprese che operano nei servizi: la spesa pubblica in Trentino incide per il 15% sul Pil, la Provincia autonoma spende per beni e servizi circa 2 miliardi e mezzo di euro l’anno. “Spesso i criteri di aggiudicazione ad offerta economicamente più vantaggiosa nascondono

offerte al massimo ribasso – ha detto il presidente di Ge@ Alessandro Barbacovi – di cui si avvantaggiano imprese non sempre rispettose della qualità del lavoro e del servizio offerto. L’Unione Europea ha introdotto anche il criterio del costo più basso, ma la sostanzia non cambia. Un problema noto che sta mettendo in ginocchio molte imprese serie, e che si trasferisce inevitabilmente anche sui lavoratori”. “Oggi servono meno regole e più relazioni umane e maggiore responsabilità”, ha avvertito Paolo Tonelli, che da tredici anni siede al tavolo provinciale degli appalti in rappresentanza della Cooperazione Trentina. “Perché dietro gli appalti ci sono migliaia di persone in carne ed ossa, ed è a loro che occorre pensare”. La svolta potrebbe venire dal Governo centrale: il decreto sulla “spending review” obbliga infatti gli enti locali a servirsi del mercato elettronico per gli acquisti di prodotti e servizi. A livello nazionale esiste il Consip, in Trentino invece è stata costituita la centrale unica di committenza - gestita dall’Agenzia appalti e contratti (Apac) - che dovrà stipulare contratti e convenzioni a livello provinciale di cui potranno usufruire tutti gli enti locali e collegati, oltre agli enti privati finanziati dall’ente pubblico.

La prima convenzione ha riguardato la fornitura di sale per le strade su tutto il territorio provinciale. Seguiranno l’energia elettrica, i buoni pasto e il carburante. La nuova agenzia sta anche predisponendo la “vetrina web” dei prodotti e servizi, dove gli enti locali potranno acquistare scegliendo tra le offerte più convenienti già “scremate” dai bandi di gara emessi dall’Apac. Nelle intenzioni dei promotori, questo sistema dovrebbe favorire le imprese locali, almeno su certe categorie di prodotti. In un futuro la gestione degli appalti dovrebbe essere dunque accentrata a livello provinciale, con una forte connotazione web in modo tale da alleggerire i costi burocratici, di trasparenza e chiarezza delle norme.

GE@500 dipendenti28 nazionalità9 milioni di fatturato

Alessandro Barbacovi, presidente di Ge@

ScivolateA volte si scivola sulla neve. A volte sui testi. Come è capitato a pag. 27 (articolo sulla Slipegada, la competizione sugli sci) del numero di aprile di Cooperazione Trentina. Nella seconda colonna una riga troncata ha negato la meritata visibilità al sesto posto della Cassa Rurale Lavis-Valle di Cembra. Ci scusiamo con gli interessati.

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Vinitaly, vini baciati dalle Dolomitidi Diego Nart

È stato un binomio inscindibile a caratterizzare lo stand del Trentino vitivinicolo al quarantasettesimo Vinitaly di Verona: il nettare di bacco e le guglie dolomitiche, proclamate dall’Unesco patrimonio mondiale dell’umanità.Presenti settanta produttori. Molto soddisfacente l’affluenza allo stand istituzionale di quattrocento metri quadrati promosso dal Consorzio Vini del Trentino e dalla sezione turismo e promozione di Trentino Sviluppo.Apprezzate le degustazioni guidate dei vini trentini organizzate nella saletta dedicata. Uno scrigno prezioso dischiuso per accogliere i tantissimi che hanno voluto assaggiare il meglio della produzione vitivinicola di casa nostra. “Il nostro è un lavoro finalizzato alla promozione della qualità dei nostri prodotti, di standard di produzione avanzati – ha osservato Elvio Fronza, presidente del Consorzio Vini –. Per questo stiamo lavorando in sinergia con Trentino Sviluppo. Vogliamo aumentare la forza dei nostri marchi, perché questo significa credere nel territorio. Lo stand comune è la prova di questa sinergia”.

Le novitàDa sempre Vinitaly è occasione per svelare e brindare ai “nuovi nati” in cantina. Tra le novità di maggiore significato svelate durante la rassegna scaligera ne segnaliamo alcune: Gruppo Mezzacorona con “Alpe Regis Trento Doc”, Cavit con “Altemasi Pas Dosè Trento Doc”, Cantina Toblino con il nuovo rosso “Limarò” e il bianco incrocio Manzoni.Inoltre una menzione particolare a Luciano Tranquillini, direttore della Cantina Mori Colli Zugna. Gli è stato assegnato il premio Cangrande, ambito riconoscimento riservato ai “benemeriti dell’enologia”.

AffluenzaCon 148 mila presenze (+6% rispetto allo stesso dato dell’edizione scorsa) delle quali 53.000 estere, la rassegna veronese ha confermato la propria leadership europea tra le fiere del vino. Grande l'attenzione ai mercati stranieri: crescono e danno risposte positive, testimoniate anche dal +10% rispetto al 2012. In aumento il numero di giornalisti, salito a 2.643 in rappresentanza di 47 Paesi rispetto ai 2.494 di 42 nazioni dello scorso anno.

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Vinitaly, vini baciati dalle Dolomitidi Diego Nart

Agraria Riva e il suo olio vincenteNon solo vino. Anche l’olio extravergine di Agraria di Riva è stato premiato con l’etichetta Uliva Dop Garda Trentino. Tre premi. Il primo ne “la Sirena d’Oro” di Sorrento. La cooperativa agricola alto gardesana ha fatto brillare d’oro la sua partecipazione nella categoria fruttato leggero.Il secondo: “Uliva Dop Garda Trentino”, è stato giudicato da una qualificata commissione di chef “il migliore olio extravergine di oliva”. Un riconoscimento che è valso le “Tre foglie” all’etichetta di Agraria. Sostanzialmente, per i produttori di olio extravergine di oliva, le “Tre Foglie” corrispondono ai “Tre bicchieri” per chi è impegnato nel mondo vinicolo. Inoltre a “Uliva Dop Garda Trentino” è stato assegnato il “Premio speciale 2013” nella guida “Oli d’Italia” del Gambero Rosso.Il terzo: ha avuto per teatro il 47esimo Vinitaly di Verona. Il “Sol d’Argento” ambito riconoscimento per chi opera in questo settore ha premiato ulteriormente la produzione di nicchia ma di elevatissima qualità espressa da Agraria Riva.“È un triplo motivo di gioia e di soddisfazione a iniziare dai nostri soci – ha spiegato il direttore Massimo Fia –. Amore e passione per il proprio lavoro e la scelta di puntare all’eccellenza qualitativa della materia prima sono fondamentali per produrre un olio extravergine in grado di ottenere simili risultati. Il mondo si meraviglia che, un nutrito gruppo di piccoli olivicoltori soci riuniti in cooperativa, riesca a produrre l’eccellenza. È la dimostrazione che, davvero, insieme si può”.

TrentoDoc«C'è soddisfazione per il riconoscimento del ruolo strategico di Trentodoc – ha spiegato Enrico Zanoni, direttore di Cavit e presidente del Consorzio Trento Doc –. Un ruolo reso possibile grazie anche alla vicinanza delle istituzioni. Sono stati anni importanti di lavoro, che stanno dando frutti, come testimoniano i dati relativi alle bollicine trentine”.Riscontri positivi anche dai produttori trentini: dai vignaioli alla cooperazione, alle grandi cantine. Quello del Trentino è stato, assieme al Veneto e alla Sicilia, il padiglione più visitato. Merito anche del forte connubio espresso fin all'ingresso dello stand con il nuovo slogan Vini baciati dalle Dolomiti su sfondo fotografico. “Tra le cose più positive – conclude Fabio Piccoli del Consorzio Vini del Trentino – la presenza massiccia di acquirenti e professionisti del settore, che hanno dato delle risposte positive dal punto di vista economico con tanti accordi commerciali”.

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Formazione lavoro: al via due percorsi formativi FSE

Brindisi e premi per la Vis

La Provincia autonoma di Trento – Servizio Europa – Ufficio fondo sociale europeo e Formazione Lavoro, l’agenzia di formazione controllata dal movimento cooperativo trentino, con il concorso finanziario dell’Unione Europea, Fondo sociale europeo e dello Stato italiano, organizzano due percorsi formativi molto articolati. Entrambi sono rivolti a 15 persone ciascuno, laureati con meno di 36 anni, che siano inoccupati o disoccupati iscritti alle liste del Centro per l’Impiego oppure neolaureati. La frequenza è gratuita e prevede un impegno di 8 ore al giorno, dal lunedì al venerdì. Previo accertamento della frequenza di almeno il 70% del

corso e al 50% dello stage, nonché del conseguimento di un giudizio finale positivo, ai partecipanti sarà corrisposta un’indennità di frequenza pari a ¤ 1,50 per ogni ora frequentata, nonché il rilascio di un “Certificato di frequenza”.Il primo percorso, realizzato nell’ambito del Programma Operativo FSE della Provincia Autonoma di Trento 2007-2013, si intitola “Lavorare in banca: competenze per una nuova consulenza al cliente” e sarà articolato su una durata di 1.000 ore (656 di aula, 320 di stage e 24 di visita di studio all’estero) e mira a formare professionalità che sappiano gestire una consulenza nell’area degli investimenti e dei finanziamenti ai privati

e alle imprese. Il secondo corso si intitola “Comunicare nel mondo del vino: marketing e internazionalizzazione” ed è orientato a formare professionalità in grado di seguire il cambio di rotta del mondo del vino, passato da una totale centralità sulla produzione, ad una dimensione più rivolta alla commercializzazione. Si muoverà verso la professionalizzazione di una figura che sappia attivarsi in un mercato sempre più internazionale, senza però trascurare la dimensione locale. Il percorso formativo prevede una durata di 1000 ore, 592 di aula, 248 di stage e le altre di visite di studio, informatica, inglese.

Per info 0461.275911, 0461.275940, [email protected] o visita www.fse.provincia.tn.it

Anteprima di grande interesse per la realtà lavisana con la presenza di Aquila Reale (bollicine dell’anno per la guida dei Vini d’Italia del Gambero Rosso) alla manifestazione dei “Tre bicchieri” organizzata nella sontuosa “Stadthalle” del quartiere fieristico di Düsseldorf. L’avvicinarsi al banco di operatori ed amanti del buon bere insieme ai complimenti di tanta stampa di settore sono stati il felice preludio del successo del Gruppo La-Vis confermato nei giorni seguenti. Significativo il contratto concluso per i vini “Dürer-Weg”, la nuova referenza altoatesina del Gruppo La-Vis. Particolare interesse ha riscontrato

la linea dedicata ai vini biologici presentati per la prima volta nella loro veste rispettosa dell’ambiente e con un packaging singolare. Gli operatori della ProWein, soprattutto quelli dei Paesi del nord, ne hanno apprezzato il loro valore e la loro bontà. Per altro La Vis è stata l’unica azienda trentina premiata a Norimberga con la medaglia d’argento al Biofalch per il Gewürztraminer bio “Ai padri” 2011. Il presidente Matteo Paolazzi ha commentato al ritiro del premio: “È il premio alle scelte dell’azienda e al valore dei nostri soci”, annunciando presto nuovi vini biologici.

Il presidente di La Vis Matteo Paolazzi ritira il premio Biofalch a Norimberga.

CoRSi FSE oRGAnizzATi DA FoRmAzionE lAVoRolavorare in banca: competenze per una nuova consulenza al cliente

Comunicare nel mondo del vino: marketing e internazionalizzazione

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CULTURA COOPERATIVA

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Il percorso, tutto alla Famiglia Cooperativa di Pinzolo, di ornello Binelli, che è stato anche direttore. I ricordi del passato e le tre sfide per il futuro.

di Ornello Binelli*

Sul mio libretto di lavoro, per 41 anni, quanti ne ho lavorato prima della pensione, dal 1965 al 2006, compare un solo datore di lavoro: la Famiglia Cooperativa di Pinzolo. Ne sono orgoglioso. E felice, perché mi ha dato tanto, la cooperativa. Venivo da una famiglia molto povera, che credeva però nella solidarietà, e la cooperativa mi ha permesso di costruirmi una vita, di sposarmi con Irene, di far studiare i miei figli (due ragazze, professoresse, un ragazzo – io lo chiamo sempre così anche se è un uomo – che ha vinto proprio di recente il concorso per fare il segretario comunale a Strembo, così dopo aver girato qua e là è venuto vicino a casa). Si lavora per questo poi, per i figli, no?Io ho avuto la fortuna di avere la sicurezza di un posto. Anch’io ho dato molto, ma senza cooperativa avrei dovuto forse emigrare. Viene data per scontata la Famiglia Cooperativa di Pinzolo, ma invece è una ricchezza per tutti, non solo per le ricadute del fatturato, ma per l’occupazione che crea, ed anche perché dà riscontro a tutte le cooperative della valle, che sono sei, ed è una cosa che spesso si dimentica. è una rete, è un sistema, ne siamo tutti orgogliosi, non è solo Pinzolo. è tutta la valle – anche Spiazzo – che deve tutelare e difendere questo sistema. Se Poli “piglia tutto” a Spiazzo, saranno le cooperative più piccole e tenaci a soffrirne – magari a morirne.

Ho iniziato come garzone, a 15 anni, ho fatto il commesso, ho avuto la responsabilità di Campiglio, poi sono diventato direttore. Ora, in pensione, della cooperativa sono stato eletto presidente. Un intero percorso. Quello che più sento con soddisfazione, però, è di aver lavorato, e poter continuare a lavorare,

dentro un contesto umano. Perché insieme alla cooperativa è cresciuto il paese, il suo sapere stare insieme. è cresciuta la valle. è bello andare in cooperativa a comperare il pane, il formaggio, la pasta, e sentirsi “soci”, invece che clienti.Ho iniziato a lavorare appena ho terminato le “Commerciali”, come si chiamavano allora. Non erano le Medie, ma erano scuole molto buone. Insegnavano a scrivere le lettere commerciali, a tenere i conti, a fare la partita doppia, a capire un po’ di bilanci. Sono stato tre anni apprendista, poi non so quanto commesso, di “prima” , di “seconda”… il primo scatto lo ho avuto dopo dieci anni. Il lavoro mi piaceva, ero al banco con Attilio Martello, fra la gente. Ma prendevo poco. A un certo punto avevo deciso di andarmene, di cambiare, ma i genitori insistevano perché restassi. Restai. Non me ne sono pentito.

Allora Pinzolo, prima del 1970 con il Dos del Sabion, non aveva stagione invernale, anche la cooperativa in quei mesi languiva e noi più giovani ci trasferivano a Campiglio. Il direttore era Enzo Gualdi. Eravamo anche un po’ “coccolati”, quando arrivavamo trovavamo la colazione, ed era con latte e cacao, una raffinatezza, e pane croccante del Binelli, che ancora viene così richiesto. C’erano rapporti molto umani. La Teresa faceva la commessa, ma a una certa ora staccava e andava a prepararci da mangiare. Avevamo così anche la mensa e lavoravamo volentieri, senza guardare all’orologio.

A Campiglio riuscimmo, con la cooperativa, ad attirare anche la clientela esigente. Non era scontato. Nel 1977 era presidente Vigilio Maffei ed avviò l’ingrosso

da garzone a presidente

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CULTURA COOPERATIVA | racconti

* Scritto da FRANCo DE BATTAGLIA

per gli alberghi, poi ci allargammo, acquistando uno spazio nel condominio Camoscio, un accordo su uno spazio con le Funivie… insomma avevamo due punti vendita e i magazzini… Fu in quegli anni che andai a Campiglio come responsabile, ed era davvero una grande responsabilità! Li ricordo ancora quegli anni di lavoro, senza contare riposi e ferie, con il tempo strappato alla famiglia, ma era una partita decisiva e la cooperativa cresceva. Insomma, ognuno ci ha messo del suo e la partita l’abbiamo vinta.Poi Martello ha lasciato il posto a Maurizio Rossini, con presidente Pio Bruti e fu in quegli anni che Rossini inventò il “Verde e Blu” che divenne il marchio specifico per Pinzolo (perché non era il solito “Supermercati trentini” né il globale “Coop”) e che noi offrimmo anche ad altre cooperative delle località turistiche. Ci sarebbe da ripensarci, verde dei prati e blu del cielo. Poi venne presidente Giuseppe Ciaghi che rimotivò l’essere “soci”. Divenni direttore nel 1993. Sì, la cooperativa di Pinzolo si distingueva dalle altre anche per l’arredamento, non il solito stanzone con scaffali. Andammo in Svizzera per vedere soluzioni con le scale mobili, dalla Umaasch di Bolzano, dall’architetto Swaizer di Naturno… alla ricerca di un arredamento su misura per la montagna. I turisti dovevano entrare volentieri. Poi chi entra volentieri compera. A recuperare spazio (dove erano i magazzini) e a intensificare l’offerta ci aiutò anche il Sait, che passò da una consegna di rifornimento a quattro per settimana.

Ed ora la presidenza, sì. Ma non la sento come il coronamento di una carriera, bensì come un pezzo di lavoro che devo ancora portare a termine, per confermare che la cooperativa è una “famiglia” di soci, prima che un “business” da imprenditori. Per essere accanto alle altre cooperative

di valle in un momento economico difficile. Per fare sistema e affrontare tre sfide. La prima è quella della concorrenza Poli a Spiazzo su una superficie molto più grande, una presenza che proprio un Comune della Rendena porta all’interno di un sistema cooperativo che ha dato prosperità alla valle e che consente ramificazioni sociali anche negli insediamenti minori. Dove, se non ci fosse la cooperativa, nessun negozio aprirebbe ed altri sarebbero costretti a chiudere, perché proprio la cooperativa crea l’afflusso di base che avvantaggia anche gli altri. Pinzolo poi non si è “mangiata” la cooperativa di Spiazzo, come qualcuno mormora. C’è stata una fusione dopo che Spiazzo, in seguito agli investimenti per la nuova sede s’era trovata in difficoltà. Spiazzo poi, per razionalizzare i costi, aveva chiuso alcuni punti vendita in perdita e gli abitanti se n’erano risentiti. Era nata una sorta di disaffezione. Ora pensiamo di garantire

a Spiazzo un delegato in consiglio, ma finora questo non c’è stato perché la fusione era completa. Di per sé un socio di Spiazzo potrebbe diventare anche presidente.La seconda sfida è quella di perfezionare i rapporti fra clienti turisti (che chiedono anche una gamma di prodotti più costosi) e soci residenti, che non devono restare penalizzati. La terza è di dare più respiro e rendere ancora più gradevole il punto vendita di Pinzolo e seguire da vicino i mutamenti che porterà la circonvallazione. I tempi corrono, ogni giorno presenta nuovi problemi, la concorrenza aumenta. Ma il segreto sta nel sentirsi uniti come soci, non clienti di una bottega. A questo dedicherò questi anni”.

5’50’’

da garzone a presidente

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Confcooperative, cambiare si può. ecco comeIl nuovo presidente Maurizio Gardini raccoglie il testimone dopo 22 anni di “regno” di Luigi Marino. E comincia col riformare l’organizzazione, incalzato anche dalla crisi che non ha risparmiato le cooperative. Coraggio e passione sono sufficienti per cambiare? Ce lo spiega in questa intervista.

di Walter Liber

Maurizio Gardini, imprenditore agricolo di Forlì, 53 anni, dal 31 gennaio scorso è il nuovo presidente di Confcooperative. Ha preso il posto di Luigi Marino, che ha lasciato dopo 22 anni per candidarsi – con successo - alle scorse elezioni politiche. Laureato in Scienze Agrarie, viene dalla presidenza di Fedagri, e dal 2000 è presidente di Conserve Italia, una delle maggiori coope-rative agroalimentari d’Europa.

Presidente Gardini, come stanno le cooperative italiane?Anche le cooperative cominciano a risentire della crisi. Abbiamo retto bene fino al 2012, incrementando l’occupazione – 150 mila occupati in più – rispetto ad un Paese che produceva disoccupazione. Senza scomodare l'anticiclicità cooperativa, sicuramente possiamo dire che le cooperative hanno sacrificato gli utili per dare risposte lavorative. Il 2012 è stato un anno più difficile, di crescente sofferenza, con una serie di situazioni di crisi, aggravate dai debiti della Pubblica Amministrazione e dalle restrizioni del credito che hanno messo più in difficoltà le cooperative.Per la prima volta da tanti anni, nei primi mesi del 2013 abbiamo un risultato negativo per l'occupazione. Anche se si tratta di uno "zero virgola", questo dato ci dice che la situazione per le imprese è veramente difficile.

Come se ne esce?Non c'è una ricetta che vale per tutte le cooperative. Ogni settore ha le sue caratteristiche. Quello agroalimentare ha la necessità impellente di dimensionarsi adeguatamente per competere fuori dall’Italia. Sanità e welfare vanno completamente riscritti. In una situazione critica della spesa pubblica, per la cooperazione si può riaprire una strada che già

negli anni Novanta aveva dato ottimi risultati. Assieme agli enti pubblici. Poi bisogna rimettere in moto l'economia attraverso alcuni incentivi. C'è il tema del lavoro, della fiscalità. Occorre un governo che governi, che assuma responsabilità, e prenda decisioni.

Belle parole, ma come si fa se le risorse non ci sono?è vero che non si può saccheggiare il bilancio pubblico, l'abbiamo sempre detto anche nell'era del Governo Monti. Ma di solo rigore si muore. Questo è il momento di tenere sott'occhio i conti pubblici, ma anche di fare tutto il possibile per rilanciare gli investimenti.

Lei è presidente di Confcooperative da poche settimane, una agenda del genere non le fa tremare un pò le gambe? Sono abituato alle responsabilità, non le ho mai eluse. Se soffrono le imprese soffrono anche le organizzazioni. Perché se una organizzazione è vera, sente l'umore dei propri soci. Se non è vera, subirà l'attacco del "grillismo", che è quel virus che ti mina da dentro e ti porta fuori dalla storia. Confcooperative è una organizzazione vera, che vuole essere ancora di più vicina alle proprie aziende, accompagnandole nei percorsi di difficoltà. Dovremo strutturarci per essere puntuali ed efficienti dove i nostri soci ce lo chiedono. E farlo in fretta.

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LA CONFERENZA ORGANIZZATIVASeicento partecipanti, e ottanta interventi per riorganizzare Confcooperative. Al termine della due giorni romana (9-10 aprile) che ha aperto il microfono ai delegati di ventimila cooperative italiane, Gardini è visibil-mente soddisfatto: «È la conferenza che sognavo ». Il documento finale approvato dall’assemblea, sintesi di sei gruppi di lavoro, consegna dieci cantieri aperti con altrettante scelte: il progetto di maggiore efficienza della Confederazione con servizi sempre più mirati e innovativi; una regia confederale su sviluppo impren-ditoriale, finanza di sistema, ufficio studi, ricerca e sviluppo; il rafforzamento dell’attività di rappresentanza su Bruxelles; un’articolazione dell’organizzazione interamente dedicata ai soci; un ufficio di promozione e sviluppo di nuova cooperazione e auto imprenditorialità con valorizzazione di donne, giovani e nuove figure professionali; il potenziamento e ammodernamento degli uffici confederali e dei servizi.

Molti cooperatori dicono "basta parole, vogliamo fatti". È la parte più difficile?Questo è un metodo di lavoro. Io sono un uomo di azienda, vengo da una cooperativa dove le cose che si dicono poi si fanno. Oggi non ci sono più rendite di posizione, la gente si aspetta dalla politica e dall'economia scelte rapide ed efficienti. Più che mai oggi deve esserci assonanza tra quello che si pensa e quello che si fa.

Tre parole per rimettersi in moto.Sicuramente ci vuole coraggio, perché in questa fase bisogna lasciarsi andare, e fiducia, che arriva dall'avere chiaro il progetto, le proprie capacità e i percorsi da fare. E poi passione. Quella cosa che è uno stato d'animo, che dà la forza di fare quello che ordinariamente non si fa.

Ma lei in questo primo scorcio di presidenza ha parlato molto anche di cambiamento...è la reazione ad un cambiamento dell'economia e della società. è un adeguamento, un prendere atto che sono cambiate le cose, e chi non cambia muore. Se vuole, è anche un istinto di sopravvivenza.

Per la prima volta in Confcooperative ci sarà un limite ai mandati per gli amministratori. Un segno dei tempi?è un atto importante, non bisogna avere paura di confrontarsi su queste cose e pensare di blindarsi dietro alle norme statutarie. Non sono mai stato d'accordo sui mandati troppo corti, però penso che dodici anni siano un arco di tempo nella vita di una persona, di una organizzazione e di una impresa

dove si può dare il meglio. Poi bisogna far spazio a quelli che verranno. La cooperazione è un fenomeno intergenerazionale: io non lavoro per i miei figli, ma per i figli dei miei soci.

Quale sarà il futuro dell'Alleanza delle Cooperative Italiane? Il futuro dell'Alleanza deve essere un percorso di impegno per la condivisione graduale a livello territoriale. Non sono convinto che l'Alleanza si concretizzerà in pochi mesi. Ci vuole un percorso di accompagnamento, che però non può diventare un alibi per allungare le cose oltremisura. L'Alleanza ha un futuro se non è un progetto che nasce a Roma, ma si permea al territorio e arriva alla cooperativa più lontana. I cooperatori devono arrivare a sentirsi soci dell'Alleanza rispetto alle singole associazioni di oggi.

C'è invece chi lavora per spaccare il movimento. Mi riferisco a Coldiretti che sta organizzando una nuova centrale cooperativa, la sesta. Ce n’era bisogno?Quella di Coldiretti è una operazione antistorica. Il progetto Ue-Coop non nasce da una esigenza dei soci, delle cooperative. è un progetto di vertice, anacronistico nella storia e nel metodo. è frutto di una organizzazione non democratica, dove i soci non decidono. è una organizzazione verticistica, dove poche persone decidono e costringono con ogni metodo la struttura ad attuare delle strategie. Mi sento deluso come socio Coldiretti, perché evidentemente oggi questa organizzazione non tutela i propri associati, ma la necessità di sopravvivenza dell'organizzazione stessa.

5’00’’

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itas, dal 34°al 13° posto delleassiCurazioni nazionali“La nostra crescita non serve a scalare le classifiche, ma a recuperare massa critica per essere più forti e garantire più sicurezza ai soci, e per dare al Trentino più potere contrattuale a livello nazionale”. Intervista a Giovanni Di Benedetto, agente Itas per 51 anni, oggi presidente.

di Franco de Battaglia

L’Itas è una realtà che il Trentino dà per scontata, come fosse un paesaggio. E che meriterebbe consapevolezza, proprio come il paesaggio.Nato nel 1821, con “rescritto imperiale” per l’intera Contea principesca del Tirolo, traghettato, dopo la Grande Guerra, alla nuova provincia del Trentino, l’istituto assicurativo è uno dei principali protagonisti dell’economia locale, ma soprattutto di quella mutualità (sostenersi reciprocamente) che rende il modello trentino vincente in uno scenario sempre più lacerato.Oggi pochi sanno che l’Itas ha 650 mila soci assicurati (un “giacimento di umanità”, oltre che di polizze), che opera per il 60 per cento fuori regione, ma versa tutte le imposte (70 milioni di euro l’anno) al bilancio della Provincia autonoma, che dà lavoro a 2500 dipendenti (con 420 agenti) ed è cresciuto in tre anni del 60 per cento mentre a livello nazionale il settore assicurativo ha perso il 2,9 per cento. Tutti, peraltro, conoscono il radicamento dell’Itas, la sponsorizzazione alla squadra di Volley che ha dato nuova identità sportiva al Trentino e poi il Premio Itas (da quest’anno rinnovato e aperto ai racconti giovani del web) che è uno dei quattro pilastri (con Sat, Filmfestival, Accademia della Montagna) della cultura alpina di questa terra. Poco approfondito, invece, è ancora il ruolo crescente di una “assicurazione territoriale”, che non consiste solo nel pagare i danni da incidenti, ma diventa una strategia di civiltà verso il futuro. Assicurarsi, infatti, non significa solo essere risarciti, ma garantire la

continuità di una comunità. Se non ci fossero state le assicurazioni, le grandinate avrebbero già messo fuori mercato la frutticoltura trentina. Se non ci fossero state le assicurazioni, gli incendi – distruggendo i paesi poveri – avrebbero creato il deserto nelle valli. L’Itas in questo senso fa parte della cultura del territorio, come la Cooperazione, di cui, come mutua, non a caso fa parte. Essere mutua (in Italia sono solo due le assicurazioni “mutue”, l’Itas e la Reale Assicurazione), significa non fare profitti – come fanno le Spa – sui danni e le tragedie. I bilanci in attivo servono ad aumentare il patrimonio (sicurezza per i soci), ridurre le polizze, investire sul territorio.L’Itas è un patrimonio sano. La lunga gestione di Edo Benedetti l’ha radicato nella comunità, ma forse un po’ “ministerializzato”. Si andava dall’Itas quando ce n’era bisogno, il resto veniva dato per scontato. La venuta ai vertici di Giovanni Di Benedetto, friulano di Pordenone, agente Itas da 51 anni, ma anche sindaco della sua città e poi assessore di una regione autonoma come il Friuli, ha portato ad una svolta, quasi un gigante si fosse risvegliato. Stimolato anche dalle direttive europee che nel 2009, l’anno in cui Di Benedetto diventò vicepresidente delegato (oggi è presidente) impostarono profondi mutamenti nella “governance” assicurativa, venne lanciato un ambizioso piano industriale triennale che ha portato, in anticipo sulla scadenza, ad crescita fortissima, di ben il 60 per cento per il portafoglio Rami danni (455 milioni di euro). Contemporaneamente l’Itas è risalita del 34°

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CULTURA COOPERATIVA | l’intervista

al 13° posto a livello nazionale, con un utile consolidato che supera i 7 milioni di euro e un indice di solvibilità (la capacità di pagare i danni) del 375 per cento (era il 368 nel 2011). Il che significa che se l’assicurazione deve liquidare danni per cento, in un anno, ha risorse in cassa per liquidarne quasi quattrocento.Di Benedetto però, non affida ai numeri i successi dell’Itas. La crescita – sottolinea – serve a rafforzare l’Istituto nel sistema del territorio. Vuole essere un segno che il Trentino ha potenzialità grandi. Deve solo ritrovare orgoglio e capacità di stare insieme, di collaborare. Da un lungo incontro con Giovanni Di Benedetto, ecco alcuni spunti significativi.

Quale è il segreto di questa crescita in tutti i settori?Non c’è un segreto. L’Itas è sempre stata condotta in maniera oculata. Io sono in Itas da 51 anni. L’ho vista in tutte le sue fasi. Ma proprio per questo ne conoscevo le potenzialità. Ecco, soprattutto abbiamo rilanciato l’orgoglio di squadra, superato certe lentezze, motivato le professionalità, accelerato gli aggiornamenti, riconosciuto i meriti. Ciò non sarebbe stato possibile se la squadra “manageriale” e gli agenti non fossero stati di primo livello. Insieme abbiamo fatto un piano industriale audace, insieme abbiamo avuto successo.

il territorio ha risposto.Abbiamo espresso le potenzialità di Itas anche per dovere di imprenditorialità. Il legame con il territorio è strettissimo. Ritengo un obbligo per ogni azienda aiutare la promozione dei territori in cui opera. Esprimere i valori della terra in cui vive. Le ragioni della crisi attuale stanno soprattutto in una caduta di valori. Per parte nostra abbiamo rilanciato gli antichi valori del Trentino. Facciamo il nostro dovere e chiediamo in cambio solo rispetto, non favori. L’anno scorso abbiamo assunto 122 giovani qualificati. Assunzioni, non precari, fra i 30 e i 35 anni.l’itas è passata dal 34° al 13° posto nelle classifiche assicurative nazionali.La nostra crescita non serve a scalare le classifiche, ma a recuperare massa critica per essere più forti e garantire più sicurezza

ai soci, e per dare al Trentino più potere contrattuale a livello nazionale. I risultati si sono visti nell’Ania, l’associazione nazionale delle assicurazioni. L’Itas è sempre stata rappresentata nel “comitato esecutivo”, il parlamentino di 30 persone, ma ora fa anche parte del “Comitato Strategico”, chiamato a svecchiare il ruolo delle assicurazioni in Italia. Il comitato è composto da sei componenti. Sì, ci sono anch’io, ma grazie ai risultati di tutta la squadra. Il comitato è composto da Generali, Allianz, Cattolica, Unipol, le assicurazioni bancarie con Pietro Sella e Itas. Il comitato indica i temi di confronto sui problemi assicurativi, è l’interfaccia di governo e commissioni parlamentari,

consente di proporre e di sapere cosa accadrà. Esserci giova a tutto il Trentino e la nostra presenza porta a livello nazionale i valori della nostra mutualità.i rapporti con la Federazione della Cooperazione?Siamo soci, convinti. Veniamo da lontano, in questa terra e abbiamo orizzonti comuni. La Federazione ha, a sua volta, un referente assicurativo, l’Assimoco, ma sono situazioni non paragonabili. Nel Trentino i pilastri di mutualità e di tenuta del territorio sono due, la Cooperazione e l’Itas. Non ci sono monopoli, collaboriamo. Non giova certo alla Cooperazione che l’Itas smantelli la rete dei suoi agenti e gli sportelli delle casse rurali vendano “anche assicurazioni”. Ma un’economia come quella trentina ha bisogno di rafforzarsi

nei suoi capisaldi, nella consapevolezza del ruolo sempre crescente che le assicurazioni avranno nel campo dell’assistenza alla non autosufficienza e nel settore sanitario. In questi due settori strategici Itas e Coop possono essere soggetti che trainano e guidano il sistema. Abbiamo un gruppo di lavoro comune per esaminare i problemi e promuoverne le sinergie: Sartori, Rigotti e Fracalossi, per la Cooperazione, Borelli e Grassi per l’Itas. Una strada insieme, per il Trentino. All’assemblea del 24 aprile abbiamo varato il prossimo piano industriale e lanciato nuove iniziative di “fedeltà” per i soci: come per la Cooperazione sono i soci i nostri riferimenti.

Giovanni Di Benedetto, presidente di Itas. Friulano di Pordenone, agente Itas da 51 anni, è stato anche sindaco della sua città, assessore del Friuli Venezia Giulia e senatore nella XI Legislatura.

6’20’’

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CULTURA COOPERATIVA | libri

ai lavoratori

“Può l’industria darsi dei fini? Si trovano questi soltanto nell’indice dei profitti? Non vi è al di là del ritmo apparente qualcosa di più affascinante, una destinazione, una vocazione anche nella vita di una fabbrica?”. A porsi questo interrogativo è Adriano olivetti, l’imprenditore che più di ogni altro ha lasciato una traccia indelebile nella storia, non propriamente gloriosa, del capitalismo italiano. Certo, l’ostracismo dei piani alti di Confindustria, l’influenza della famiglia Agnelli, l’ottusità degli professori di management hanno costituito una triade potentissima che ha gettato in un angolo e poi sepolto una delle più incredibili parabole imprenditoriali del miracolo economico italiano. Studenti e manager escono, ancor oggi, dalle aule o entrano in azienda bellamente ignari di quanto è avvenuto ad Ivrea, una cittadina non tanto distante dalla company town della Fiat. Olivetti, inaugurando il 23 aprile del 1955 il nuovo stabilimento per la creazione di macchine da scrivere e calcolatori a Pozzuoli, ripropone il tema chiave dell’agire imprenditoriale: il finalismo d’impresa. Ovvero perché esistono le imprese, per dirla con Giulio Sapelli, altra testa fine, cresciuto nello spirito del fondatore. La risposta è esplosiva, persino scandalosa, almeno per il 99% degli uomini d’affari di quei tempi: non per il profitto!Scrive, nella prefazione di questo libricino di appena 55 pagine che raccoglie due discorsi, luciano Gallino che i rilevanti dividendi dell’Olivetti «non

si trasformavano, come invece avviene ai giorni nostri, nella maggior parte delle imprese, in larghi dividendi per gli azionisti, né in compensi per i massimi dirigenti pari a tre o quattrocento volte il salario di un operaio, né in spericolate operazioni finanziarie. Diventavano alti salari, magnifiche architetture, una buona qualità del lavoro, una crescente occupazione, servizi sociali senza paragoni». Chi ancora è convinto che il tema della responsabilità sociale d’impresa sia un prodotto da esportazione, confezionato oltreoceano, dovrebbe ritagliarsi del tempo e rileggere gli scritti di Olivetti.Vi è poi una seconda affermazione, a poche righe di distanza, che quando ho incrociato, da cooperatore, mi ha fatto venire subito alla mente gli articoli più belli degli statuti delle nostre imprese cooperative. Eccola: “La fabbrica di Ivrea, pur agendo in un mezzo economico e accettandone le regole, ha rivolto i suoi fini e le sue maggiori preoccupazioni all’elevazione materiale, culturale e sociale del luogo ove fu chiamata ad operare, avviando quella regione verso un tipo di comunità nuova”. Affinità elettive tra due esperienze imprenditoriali, con tanti elementi di somiglianza. Adriano Olivetti se ne è andato prematuramente; la vita dell’Ingegnere (l’unico con la I maiuscola) si è insindacabilmente interrotta il 27 febbraio 1960 in un vagone di un treno che da Milano correva verso Losanna. La Olivetti che perde il suo Virgilio era cresciuta da azienda

familiare della provincia italiana a global player, forte di 36 mila lavoratori, di cui metà all’estero, con stabilimenti in molti paesi, un forte radicamento e una sincera attenzione per i bisogni della comunità. Olivetti non fu però soltanto uno dei grandi innovatori del made in Italy; fu anche un raffinatissimo direttore della casa editrice “Edizioni di Comunità”, da lui fondata e interamente finanziata nel 1946, con l’obiettivo di contribuire alla rinascita culturale dell’Italia, uscita a pezzi dal ventennio fascista e dalla seconda guerra mondiale.Nel 2012 le Edizioni riprendono la loro attività, grazie alla Fondazione guidata dalla figlia Laura, riproponendoci una per una le perle olivettiane: il progetto di una società unita nella consapevolezza dei valori dello spirito e di quelli della cultura è ancora incompiuto, e oggi come allora è urgente che le opportunità del progresso tecnologico siano indirizzate alla costruzione di un mondo m a t e r i a l m e n t e più realizzato e spiritualmente più elevato, di una società “a misura d’uomo”.

3’30’’

Un piccolo libro raccoglie due discorsi che Adriano olivetti fece negli anni Cinquanta del Novecento, dove sono contenuti giudizi impensabili sulla bocca di gran parte degli imprenditori di oggi.

di Michele Dorigatti*

*Ufficio studi e intercooperazione della Federazione

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CULTURA COOPERATIVA | c’è del nuovo

Un prototipo per l’analisi del batterio Escherichia coli nel latte crudo. è questo l'obiettivo del protocollo di ricerca che il direttore del Consorzio Trentingrana Concast, Andrea merz, e massimo Gentili per la Fondazione Bruno Kessler hanno sottoscritto lo scorso 7 marzo.IM-MILK è il titolo del progetto che sarà sperimentato nella sede di Concast. Lo studio rientra nel programma europeo Restate, che mira a costruire collaborazioni strategiche tra ricerca e industria con lo scopo finale di sviluppare un sistema in grado di certificare la sicurezza del latte crudo per il consumo umano. La ricerca sarà condotta da Alessia mortari dell’Unità di ricerca Bio-Mems di Fbk grazie ad una borsa di durata biennale. La ricercatrice ha ottenuto il dottorato in biotecnologie all’Università di Lund in Svezia e ha lavorato nel controllo di qualità dell’industria agro-alimentare in Australia.Alessia Montari sarà impegnata fino a giugno 2013 in un periodo di formazione sul controllo di qualità nell'industria lattiero-casearia. Concast fornirà i campioni necessari alla sperimentazione del prototipo e i dati di raffronto risultanti dalle analisi effettuate dal proprio laboratorio interno. Entro giugno 2014, verranno raccolti i campioni eterogenei di latte e validate le analisi sperimentali del prototipo IM-MILK. Seguirà, entro agosto 2014, la validazione in-line del prototipo.“Con Concast - è il primo commento della ricercatrice - la collaborazione è assolutamente positiva.

Si sta dimostrando essenziale il loro contributo per stabilire una comunicazione tra ricerca e impresa, che permetta di identificare le problematiche più urgenti dell’industria e orientare la ricerca”.Il laboratorio di Concast, riferisce il direttore Merz, esegue analisi fisiche, chimiche, microbiologiche. Vi lavorano una decina di tecnici. Ogni anno i campioni analizzati sono 60 mila. “Lo svolgimento delle indagini ci permette di escludere la presenza di germi inquinanti nel latte”, afferma Merz che conclude: “Se la sperimentazione con Fbk avrà esito positivo, metteremo a disposizione i risultati del comparto lattiero-caseario nazionale” (c.c.).

1’55’’

trentingrana, qualità del latte CertiFiCata

I FORMAGGI TRENTINI IN TVMela Verde, in onda su Canale 5, racconta l’Italia dell’agricoltura e delle sue eccellenze. Da fine marzo a fine aprile Trentingrana è stato protagonista di una telepromozione all’interno della trasmissione. All’interno di ogni puntata è stato proposto un prodotto del Gruppo formaggi del Trentino, mettendone in evidenza le caratteristiche, la zona di produzione e il suo utilizzo in cucina.

Trentingrana DOP aggiunge una nuova referenza alla sua gamma. Da ora è disponibile esclusivamente per il canale ristorazione il nuovo pack di grattugiato fresco da 1 Kg. per gustare al meglio la dolcezza del formaggio tipico trentino e dare sapore e carattere ai piatti tipici del territorio.

La firma della convenzione tra Fbk (Massimo Gentili) e Trentingrana Concast (Andrea Merz).

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CULTURA COOPERATIVA | c’è del nuovo

anziani, un nuovo servizio di sollievo per le famiglieLo propone la cooperativa sociale Kaleidoscopio a Vigolo Vattaro, dove gestisce Casa Santa Maria, una struttura per anziani che coniuga per la prima volta le competenze assistenziali e sanitarie con le caratteristiche dell'accoglienza turistica e alberghiera.

Prendersi cura dei propri famigliari anziani talvolta è difficile e può diventare molto stancante, soprattutto se l'assistenza dura 365 giorni l'anno. La "badante" è certamente un valido aiuto, se c'è, ma è il famigliare che se ne prende cura ad essere costante punto di riferimento sia per l'uno - l'anziano - che per l'altro - la badante. E così gli spazi per se stessi e la propria famiglia diventano radi e si ha bisogno di recuperare fiato ed energie. Una necessità, questa, colta dalla cooperativa sociale Kaleidoscopio e a cui vuole rispondere attraverso Casa Santa Maria, la struttura per anziani che coniuga le competenze assistenziali e sanitarie con le caratteristiche dell'accoglienza turistica e alberghiera. La Casa, completamente rinnovata e inaugurata a inizio aprile a Vigolo Vattaro, rappresenta in Trentino un servizio nuovo: uno spazio di sollievo per le famiglie che si trovano di fronte a carichi di cura sempre maggiori, un luogo di riposo per gli anziani che desiderano trascorrere un periodo di vacanza in compagnia e un punto d'appoggio importante per chi, terminato il periodo di degenza in ospedale, necessita di assistenza fino all'attivazione dei servizi pubblici. In molti hanno scelto di collaborare alla realizzazione di Casa Santa Maria "a dimostrazione dello spirito intercooperativo trentino - ha sottolineato Diego Schelfi, presidente della Federazione trentina della Cooperazione durante l'inaugurazione - e della disponibilità da parte di molti ad investire in servizi come questi nonostante il periodo di difficoltà”. La Casa, di proprietà della Diocesi, è infatti frutto di una collaborazione tra cooperazione sociale e non, istituzioni e associazioni. "Il servizio - ha spiegato michele odorizzi, presidente di Kaleidoscopio - nasce da un ascolto empatico degli anziani che, quando sono costretti a lasciare la propria

casa, vivono una situazione di grande disagio. Un sentimento che provano anche le stesse famiglie nel momento in cui non sono più in grado di prendersi cura dei propri cari. A Casa Santa Maria evochiamo lo spirito della vacanza trasformando così la sensazione di resa in un rigenerazione del corpo e dello spirito".

42 stanzeCasa Santa Maria offre la possibilità di soggiorni brevi o lunghi e chi lo desidera può trascorrere solo la giornata, anche più volte in settimana. Le 42 camere - sia singole che doppie - sono dotate dei tipici confort alberghieri (bagno privato, presa tv, internet, chiamata rapida del personale, telefono), ma anche di tutti gli ausili necessari a facilitare la vita quotidiana di chi ha difficoltà motorie, con la garanzia dell'assistenza 24 ore su 24. Gli ospiti possono pranzare e cenare presso il ristorante della Casa che offre cibi leggeri, ma saporiti nel rispetto di eventuali esigenze alimentari. Il soggiorno è invece luogo di ritrovo per chiacchierare, ballare e partecipare alle diverse proposte culturali. A disposizione degli ospiti ci sono anche la Cappella dedicata a Maria dove si celebra la Messa, e la palestra dove ogni giorno si svolgono corsi di ginnastica dolce. Non manca poi la possibilità di affidarsi alle cure dell’estetista, della parrucchiera e della fisioterapista. Oltre che per gli ospiti, a Casa Santa Maria vengono organizzate iniziative culturali aperte anche alla comunità, come mostre e concerti, giochi, balli e ancora incontri con poeti, scrittori e musicisti, artigiani e produttori locali (m.b.).

3’10’’Le stanze e la vista di cui possono godere gli ospiti della nuova struttura per anziani Villa Santa Maria a Vigolo Vattaro.

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CULTURA COOPERATIVA | c’è del nuovo

La terra non tradisce. Si dice così. E sembra che siano in molti, in questo periodo di crisi ad averlo avvertito, dato il notevole incremento di giovani coltivatori. Ed è dalla terra che parte anche la nuova sfida della cooperativa sociale oltre, che da anni si occupa delle persone più fragili delle valli di Fiemme e Fassa. è da lì, infatti, dalla terra, che nasce l'ambizioso progetto di dare vita ad una cooperativa sociale ed agricola di inserimento lavorativo, Terre Altre, la cui attività principale sarà la riscoperta di antiche coltivazioni locali che stanno scomparendo o che sono già andate perdute. La zona scelta è il vivaio di Masi di Cavalese, dove saranno coltivati cereali, ortaggi, piante da frutto e fiori di campo censiti grazie all'aiuto di alcuni anziani della zona. Piante che un tempo sostenevano forse in maniera più forte l'economica delle valli e che ora, dopo anni di attesa, possono tornare a vivere e ad avere un ruolo fondamentale nella crescita della comunità: “L’obiettivo della cooperativa, infatti, è quello di costruire percorsi di integrazione e inclusione sociale e lavorativa - spiega luca Corradini, presidente della cooperativa Oltre - insegnando alle persone più fragili a confrontarsi con i tempi del mercato del lavoro e a tornare, se possibile, a una piena autonomia di vita. L'inserimento in cooperativa di tipo B - che deve impiegare almeno il 30% di persone svantaggiate è infatti propedeutico ad un loro eventuale impiego in azienda privata". Saranno coinvolte persone con disagio sociale già seguite nella cooperativa Oltre, che collaboreranno alla manutenzione e coltivazione delle diverse aree. "Il vivaio - continua Corradini - è per definizione luogo dove si seminano le piantine per poi trapiantarle ma nel nostro caso sarà anche ambiente in cui crescono e si formano le persone. Inoltre non sarà solo luogo di produzione, bensì di recupero e mantenimento della memoria storica e di quei valori da sempre patrimonio delle terre alte di montagna come la sobrietà, la solidarietà e la comunanza". Gli appezzamenti di terra esterni al vivaio, in parte concessi dalla Provincia di Trento e in parte da privato nel Comune di Tesero, saranno suddivisi per aree: dalle piante tradizionali, officinali e aromatiche, ai cereali; da antiche specie piante da frutto, come le mele e pere, a piante tintorie ad uso tessile. Fra queste ultime, in particolare, il lino sarà coltivato a scopo didattico in piccoli appezzamenti per far rivivere il processo produttivo lungo tutta la filiera di lavorazione artigianale, fino alla tessitura. Inoltre, una parte di terreno sarà seminata a prato, con fioriture che

attirino di farfalle e api, queste ultime utili alla coltivazione biodinamica delle piante. Alcune piante coltivate nel vivaio saranno utilizzate per ottenere prodotti come oli essenziali, tisane, infusi, marmellate e molto altro che saranno venduti insieme agli ortaggi freschi in parte al mercato contadino della zona, in parte ad alberghi e ristoranti. Già a partire da fine giugno saranno organizzate visite guidate gratuite al vivaio per conoscere le varietà di piante locali, i loro utilizzi e le proprietà (ogni lunedì mattina da fine giugno a inizio settembre) e saranno proposte numerose attività didattiche, sia per le scuole che per famiglie, con diversi obiettivi: diffondere la conoscenza delle piante e i loro usi, imparare a produrre infusi, marmellate o succhi, o apprendere le tecniche di realizzazione e mantenimento di un orto. Inoltre, chi volesse godere appieno dell'ambiente circostante, può raggiungere il vivaio seguendo la vicina pista ciclabile (m.b.). Per info: Coop. Oltre 0462 235298; [email protected]

3’13’’

nasCe ‘terre altrè, una Coop soCiale e agriCola insiemeDall’esperienza della coop oltre prende il via un nuovo progetto per l’inserimento lavorativo di persone svantaggiate. Una cooperativa che avrà come focus il rispetto della natura e delle persone.

RACCOLTA DI FONDIÈ partita la campagna di raccolta fondi della cooperativa sociale Oltre per acquistare Maso Toffa, la casa dove le persone fragili della comunità della val di Fiemme e Fassa hanno l'opportunità di vivere con dignità, di migliorare le proprie capacità lavorative e di esse-re utili a se stesse e agli altri. Per contribuire basta inserire nella dichiarazione dei redditi nello spazio destinato al 5x1000 la partita Iva01848220222. Per ogni altra donazione: IBAN IT53 R081 8434 5700 0001 0012 194.

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CULTURA COOPERATIVA

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Nella sua tesi di laurea Davide Bolzonello, seguito dal prof. Andreaus, dimostra che le cooperative aderenti alla Federazione registrano migliori performance delle società di capitali rispetto a economicità, solvibilità nel breve e solidità patrimoniale.

di Dirce Pradella

Cooperative più solide e solvibili delle società di capitali

è possibile affermare che le cooperative, rispetto alle società di capitali, siano maggiormente esposte ai problemi della sottocapitalizzazione, della difficoltà a finanziarsi, delle ridotte dimensioni e della scarsa propensione alla crescita? La tesi di laurea di Davide Bolzonello (relatore il prof. michele Andreaus) dal titolo “Cooperative e società di capitali: analisi comparata delle dinamiche di sviluppo nel contesto trentino” risponde no a questa domanda, dopo un profondo e complesso lavoro di raccolta e analisi dei dati. “Nel mio lavoro – scrive il dottorando – ho potuto constatare come la forma cooperativa non sia strutturalmente più debole rispetto alla forma capitalistica. è emerso come le cooperative federate mostrino performance in linea con quelle delle società di capitali, su tutti e tre i livelli di analisi elaborati cioè studio della mortalità, della capacità di sviluppo e delle strutture di bilancio. Anzi, in alcuni casi, queste cooperative hanno evidenziato risultati persino migliori rispetto alla forma capitalistica, per esempio, per quanto riguarda la capitalizzazione, la solvibilità nel breve periodo o la capacità di sopravvivenza. Le cooperative non aderenti alla Federazione, invece, hanno mostrato chiaramente risultati peggiori rispetto alle cooperative federate e alle società di capitali, ad ogni livello di analisi”.Bolzonello ha scelto di approfondire lo studio delle cooperative perché, vivendo a Trento per ragioni di studio, si è reso conto di come il sistema cooperativo sia rilevante e pervasivo per l’intera economia trentina. “Questi anni di studio nel capoluogo trentino – scrive – sono stati, di fatto, un confronto giornaliero con diverse cooperative operanti nei settori più disparati: la gestione di mense studentesche (Risto 3), la pulizia di aule studio o biblioteche (Activa), la vendita al minuto (Famiglie Cooperative), oppure l’erogazione di servizi bancari (Casse Rurali). Allargando lo sguardo, non si

possono trascurare le cooperative di conferimento di prodotti agricoli quali mele o uva, che portano tanta ricchezza e notorietà a questa provincia”.Man mano che l’aspirante dottore analizzava i dati di confronto tra cooperative e società di capitali, però, ha visto emergere un aspetto inatteso, ossia i differenti risultati registrati tra le cooperative aderenti alla Federazione Trentina della Cooperazione e le cooperative non federate.

Capacità di sopravvivenzaQuanto alla capacità di sopravvivenza, le cooperative federate mostrano risultati in linea con le società di capitali, e a volte anche superiori, mentre le cooperative non aderenti mettono in luce valori nettamente peggiori. Si pensi che l’incidenza dei casi di società mai state attive e i tassi di mortalità sono più che doppi tra le cooperative non aderenti rispetto ai risultati emersi nelle società di capitali e nelle cooperative federate. La forma cooperativa non è dunque, di per sé, un tipo di società strutturalmente più vulnerabile, ma i risultati variano a seconda del contesto in cui la cooperativa è calata.

Capacità di sviluppoRispetto alle cooperative federate, quelle non aderenti alla Federazione hanno livelli di fatturato medio più bassi (un’evoluzione della distribuzione per classi di fatturato decisamente contenuta), ed inoltre hanno una minor propensione a crescite forti. Le cooperative non aderenti hanno dimostrato un’evidente difficoltà nel registrare crescite molto consistenti (soprattutto in termini assoluti), ma questo non si è tradotto in una maggior propensione verso situazioni di fatturato stabile o in lieve crescita rispetto alle cooperative federate.

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CULTURA COOPERATIVA | la ricerca

Le cooperative federate mostrano dinamiche di sviluppo in linea con quelle delle società di capitali. Si riscontrano infatti solo due differenze legate al livello di fatturato iniziale e alla crescita. Nella fase di inizio delle attività, infatti, le società di capitali mostrano livelli di fatturato più elevati, anche se poi, con il passare degli esercizi, tali differenze si assorbono, tant’è che le distribuzioni finali per classi di fatturato sono sostanzialmente uguali. La seconda diversità, invece, è dovuta al fatto che, se da un lato le società di capitali riescono a registrare una maggior percentuale di casi di crescita forte, dall’altro mostrano anche quote di società in decrescita superiori rispetto alle cooperative federate. Entrambe queste differenze sono dunque contraddittorie, nel senso che illustrano un aspetto positivo e negativo delle società di capitali nel confronto con le cooperative.

indici di bilancioBolzonello ha puntato l’attenzione su tre aspetti, ossia l’economicità, la solvibilità nel breve e la solidità patrimoniale. Considerando tutti e tre gli aspetti, la sua analisi ha evidenziato come le cooperative federate registrino complessivamente le migliori performance, seguite dalle società di capitali. I risultati meno convincenti, invece, sotto tutti e tre i punti di vista, sono

stati quelli registrati delle coop non aderenti.Per quel che riguarda l’economicità le cooperative federate riescono, in un numero maggiore di casi, a raggiungere l’equilibrio economico, mentre le società di capitali, pur riuscendoci meno frequentemente, riescono comunque ad avere un maggior numero di casi di società con alti valori negli indicatori di economicità (VpCp e ReVp).Per quanto riguarda l’aspetto della solvibilità nel breve, invece, è emerso chiaramente come le cooperative federate siano il gruppo di società con i risultati migliori, sia per quanto riguarda il rapporto tra liquidità e passività circolanti, sia per quanto riguarda il rapporto tra attivo circolante e passività a breve. Tra queste cooperative dunque, si registrano le maggiori quote di società in situazione di equilibrio finanziario nel breve periodo. Inoltre, tali società, registrano distribuzioni più concentrate verso le situazioni di equilibrio, sia nei primi anni di attività che tra le società più mature. Anche per quanto riguarda la solidità patrimoniale, le migliori performance sono state registrate dalle cooperative federate, che mettono in luce maggiori livelli di capitalizzazione e miglior equilibrio tra le fonti consolidate e le attività immobilizzate.

5’20’’

Cooperative più solide e solvibili delle società di capitali

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CULTURA COOPERATIVA | scuola

la merenda Cooperativa

L’Associazione cooperativa scolastica (Acs) Rainbow dell’Istituto alberghiero di Levico ha fatto da apripista, tre anni fa, ideando e organizzando la distribuzione di pizzette e dolci durante la ricreazione. Per decidere a quale panificio rifornirsi i soci hanno simulato una “gara d’appalto” e poi hanno stabilito democraticamente il prezzo di vendita delle merende e la destinazione degli utili. L’anno scorso l’Acs ha devoluto parte dei ricavi all’emergenza terremoto. Quest’anno alla ricerca sulle cellule staminali. Per imparare come gestire una cooperativa i ragazzi hanno curato redazione e pubblicazione di un ricettario multi-etnico, visitato il Sait e Samuele e stanno preparando un calendario eno-gastronomico. L’Acs è supportata dall’ufficio educazione cooperativa della Federazione, che segue tutti questi progetti.Dopo questa prima esperienza altre 4 Acs hanno deciso di occuparsi del servizio di ristorazione durante l’intervallo scolastico. Puntando anche sulla salubrità degli alimenti proposti. è il caso, per esempio, del Liceo Russell di Cles. La classe 3°, seguita dal prof. Claudio Chini, ha fondato l’Acs ‘Vitamina E’, proponendo yogurt acquistato dalla ‘consorella’ latte Trento e gestendo un orto biologico per proporre gli ortaggi al locale mercato contadino. La classe 3°UC, con la supervisione della prof. Cinzia Besseghini, ha invece fondato l’Acs ‘Fantasyogurt’ offrendo, insieme allo yogurt, golosi topping al cioccolato, con granella di nocciole o di altra frutta secca, con l’obiettivo di avvicinare la merenda

sana a quella golosa. Il progetto nasce da un incontro con le cooperative Latte Trento e melinda sull’argomento prodotti sani e a km zero e su un articolato programma interno alla scuola che riguarda proprio l’alimentazione equilibrata.Altra esperienza interessante è quella del Filzi di Rovereto, il liceo dove la cooperazione è inserita come materia curricolare. Lì la classe 1°, seguita dal prof. Andrea maria moser, ha fondato l’Acs ‘open minded’, e cominciato a proporre ai compagni frutta per la ricreazione, rifornendosi a la Trentina o nella locale Famiglia Cooperativa. I ragazzi hanno potuto così sperimentare la cooperativa per praticare le conoscenze acquisite, avviando un percorso che durerà altri 4 anni e che prevede anche una ricerca su cosa fanno le cooperative per applicare concretamente il loro principio di solidarietà. Gli alunni delle seconde dell’Istituto alberghiero di Riva del Garda hanno invece fondato l’Acs ‘it’s time’ per gestire tre volte alla settimana durante l’intervallo il bar della scuola, con la supervisione dei prof. Daniele Tamburini e nadia Torresani. Interessanti i ragionamenti dei ragazzi sulla collocazione degli utili delle loro cooperative: acquisto libri scolastici, finanziamento gita scolastica, e tanta, tanta beneficienza (d.p.).

2’35’’

4 associazioni cooperative scolastiche offrono yogurt, frutta e altri alimenti salubri ai compagni durante l’intervallo. Con i ricavi fanno solidarietà, comprano libri di testo e finanziano la gita scolastica a chi non potrebbe permettersela. E imparano a lavorare in cooperativa.

1) La distribuzione dello yogurt con golosi topping dell’Acs ‘Fantasyogurt’ del Russel di Cles.2) I ragazzi dell’Acs ‘Openminded’ del Filzi di Rovereto.3) La presentazione del ricettario inter-etnico curato dall’Acs Rainbow dell’Istituto alberghiero di Levico.4) I ragazzi della 3° classe del Russel di Cles fondatori dell’Acs ‘Vitamina E’

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CULTURA COOPERATIVA | scuola

La Cassa Rurale di Rovereto è partner privilegiato del liceo Filzi per favorire esperienze che aiutino gli studenti a comprendere come funziona il mondo del lavoro nelle cooperative. Come noto il Filzi è il primo istituto scolastico trentino che ha attivato la cooperazione come materia curriculare, avviando una serie di progetti molto interessanti per avvicinare i ragazzi alle cooperative. Una di queste è il tirocinio professionalizzante, che ha portato la classe 3° indirizzo Lea per un’intera settimana a ‘lavorare’ in Cassa Rurale.La classe, seguita da marina Pancheri dell’ufficio educazione cooperativa della Federazione, è stata divisa in gruppetti e ospitata in varie filiali. Spiega marco Cillis, gestore famiglie e coordinatore del progetto all’interno della Cassa che ha seguito l’iniziativa con il collega luca Bisoffi fin dall’esordio, andando anche a fare delle lezioni preparatorie nella classe dei ragazzi: “In questa settimana di ‘esperienza consapevole’ presso la Cassa Rurale, ai ragazzi è stata principalmente spiegata la quotidianità di una banca di credito cooperativo e la sua natura fortemente sociale destinata alla creazione di valore all’interno del proprio territorio. Si è cercato di ragionare insieme su alcune problematiche che nascono dalle richieste dei clienti e si sono simulate delle situazioni tipo per cercare di calarsi in entrambe le

parti coinvolte nella relazione, ossia il cliente ed il referente della Cassa”.Ai ragazzi è stato spiegato quale ruolo svolge la Cassa nel soddisfare i bisogni e le necessità delle famiglie (dal conto corrente ai finanziamenti o depositi di risparmi ecc..), con un focus specifico sull’approccio utilizzato. Nel valutare assieme agli studenti le varie richieste dei clienti si è prestata particolare attenzione al carattere sociale che permea il lavoro della Cassa e al concetto di risparmio che si cerca di trasmettere alle famiglie in genere.Gli studenti hanno anche trascorso una giornata nella sede della Cassa Rurale, per comprendere tutti i ruoli di operatività, tra i quali gli uffici soci, risorse umane, studi e marketing. Un’occasione per presentare alcuni progetti sviluppati dalla Cassa sia al suo interno che con interlocutori del territorio (Gruppo Giovani, progetti di docenza nelle scuole, progettualità nel Piano Giovani di zona di Rovereto…). L’ultimo giorno della settimana è stato trascorso presso la cooperativa The Hub, esempio di innovazione giovane. Le prossime sfide che attendono i ragazzi, una volta promossi in quarta, saranno un mese di tirocinio, oltre ad un viaggio a Manchester per scoprire dove e come ha avuto origine il movimento cooperativo in Europa (d.p.).

2’20’’

tirocini professionalizzanti per studenti cooperatoriAl Filzi di Rovereto 17 ragazzi ‘lavoreranno’ per una settimana alla Cassa Rurale. Dopo la teoria cooperativa, i primi assaggi di pratica, in un percorso di alternanza scuola lavoro.

22 COOPERATIVE COINVOLTENel mese di maggio sono partiti i tirocini aziendali obbligatori, che impegnano gli studenti delle quarte classi superiori ad indirizzo aziendale degli istituti Tambosi e Don Milani per ben 100 ore in una cooperativa. L’ufficio educazione cooperativa della Federazione ha preparato gli studenti a questo appuntamento, che per molti è il primo contatto con un ambiente lavorativo, attraverso lezioni mirate in cui vengono introdotti nel mondo cooperativo, nella sua organizzazione peculiare e nei suoi valori. Gli studenti vengono ospitati per lo più negli uffici amministrativi, di segreteria o delle risorse umane. Ben 22 le cooperative coinvolte: Movitrento, Famiglia Cooperativa Valle di Ledro, Famiglia cooperativa Monte Baldo, Cassa Rurale di Rovereto, Coop Consumatori Alto Garda, Amalia Guardini, HubTrentino, Gruppo 78, Città Aperta, Cantina Sociale Mori Colli Zugna, Federazione Trentina della Cooperazione, Progetto 92, Coop Samuele, Famiglia Cooperativa Vattaro e Altipiani, Bellesini, Cassa Rurale Pinetana Fornace Seregnano, Cassa Rurale di Caldonazzo, Cassa Rurale Aldeno e Cadine, Tagesmutter del Trentino "Il Sorriso”, Cassa Rurale Valle dei Laghi, Computer Learning, Cassa Rurale Aldeno e Cadine.

la merenda Cooperativa

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CULTURA COOPERATIVA

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la cooperazione secondo sandro pertini

Alessandro Pertini detto, Sandro, non ha bisogno di presentazioni e comunque non sarebbe questa la sede. Qui va ricordato che si laureò due volte: la prima, in Giurisprudenza, presso la facoltà di Modena (nel 1923) sostenendo una tesi su l’Industria Siderurgica in Italia. La seconda, in scienze sociali, a Firenze nel 1924 discutendo una tesi dal titolo La Cooperazione. Questo secondo lavoro venne depositato presso la Biblioteca Umanistica dell’Università di Firenze e si pensava fosse andato distrutto nell’alluvione del 1966. Invece, poco tempo fa è stato ritrovato e pubblicato a cura della associazione AMES aderente a Legacoop.è bene rammentare che la discussione della tesi avviene il 2 dicembre 1924, tre anni dopo il congresso di Livorno che vide nascere il Partito Comunista Italiano come scissione dal Partito Socialista e un mese prima (3 gennaio 1925) del discorso che Mussolini tenne in Parlamento e che aprì la strada alla fascistizzazione dello Stato. In Pertini, socialista della cosiddetta corrente moderata Turatiana, in quel momento sembra prevalere ancora la necessità di distinzione dai comunisti e dai marxisti rispetto alla necessità della lotta al fascismo e dello smarcamento culturale da esso. Cosa che impegnerà immediatamente dopo, in modo totalizzante e straordinariamente coerente, gran parte della sua vita.Non penso sia bene cercare di riassumere la tesi (meglio è rimandare gli interessati alla sua lettura) mentre credo opportuno sottolinearne alcuni aspetti.Il primo è che lo scritto ignora totalmente la cooperazione dei

territori annessi all’Italia con la guerra. Della cooperazione trentina non si dice nulla nonostante ci sia (pag. 98) un riferimento preciso al primo congresso nazionale delle Casse Rurali al quale non partecipammo essendosi tenuto nel settembre del 1918. Però la relazione che venne svolta da Vincenzo Mangano, cita particolareggiatamente la “ricca e fiorente” realtà cooperativa trentina in un capitolo intitolato

appunto: “le terre irridente”.Il secondo è che nel divenire della storia tutto è soggettivo, tutto è scelta. Ricavo questa considerazione da una affermazione di pagina 20: “In questi ultimi anni la schiera dei sociologhi e degli uomini politici, propugnatori della cooperazione, come potente freno agli eccessi del liberismo è andata ingrossando….”. Come si vede sono le stesse parole che da qualche tempo tutti noi diciamo. Evidentemente, ciclicamente e in relazione diretta con l’esperienza delle generazioni che non tiene mai in conto quella delle precedenti, entra in crisi una certa idea di economia e di politica e se ne cerca un’altra. Una minoranza studia il bene, la

maggioranza sceglie il male.Il terzo è un importante riferimento al fondamentale concetto di “economia sociale” (pag. 18). Questo tema che è tornato di grande attualità negli ultimi anni, anche con riferimento alla responsabilità sociale dell’impresa, ci aiuta a interpretare nel modo, a mio parere corretto, l’articolo 45 della Costituzione. La dove la Repubblica riconosce la funzione sociale della cooperazione, dichiara anche ed esplicitamente il suo ruolo economico. Non siamo quindi davanti ad alcuna dimenticanza o volontà negatrice.

‘La Cooperazione’ è il titolo della seconda tesi di laurea del settimo presidente della Repubblica. Si pensava fosse andata persa nell’alluvione del 1966, ma è stata riscoperta e pubblicata dalla associazione AMES aderente a Legacoop.

di Paolo Tonelli

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CULTURA COOPERATIVA |formazione

Il quarto (pag. 80) è un interessante ragionamento circa l’identità fra cooperativa di lavoro e di consumo. I soci di una cooperativa vendono servizi e comprano retribuzione. Cercano di vendere al massimo prezzo possibile e comprare il loro reddito al prezzo di costo. La loro impresa è quindi come una Famiglia Cooperativa presso la quale comprano redditi al minor prezzo. Oggi si potrebbe o dovrebbe anche aggiungere il concetto di qualità. Sia la cooperativa di consumo che quella di lavoro vendono prodotti/servizi con un buon contenuto di qualità. Sia in un caso che nell’altro ad un certo tasso di qualità viene accettato o un maggior prezzo o un minor salario.Il quinto (pag. 72) è riferito a una esperienza che Pertini riporta ed è quella del Vooruit. Cooperativa di forni del pane fiamminga fondata nel 1880. Riveste particolare interesse perché in essa si legge la presenza di un WIR ante litteram. Il Wir è una moneta complementare che, in alcune esperienze nel mondo, ha un buon successo, aumentato in questi ultimi anni. In Svizzera coinvolge migliaia di persone fin dal 1934. Ma la sua presenza è forte presso pool di imprese in Germania e negli Stati Uniti di America. è uno strumento sul quale anche la cooperazione trentina dovrebbe porre maggiore attenzione.Il sesto, collegato alla questione sottolineata sopra, riguarda la “responsabilità illimitata” dei soci. C’è in queste pagine (93 e 94) un breve ragionamento ma densissimo e di una attualità impressionante. La responsabilità illimitata non fa correre particolari rischi quando i soci hanno ottime relazioni fra di loro, fra loro e la loro cooperativa e quando la selezione all’entrata tesa a tenere fuori gli “immeritevoli moralmente” funziona con una certa severità. Pertini ricorda una frase di G.B. Salvioni: “La solidarietà illimitata è un vincolo d’amore che stringe con braccia di ferro”. Direi che su questi argomenti tornano utili anche le parole (pag. 99) riferite al “non tentare l’alea delle operazioni rischiose invadendo il campo delle banche borghesi o mettendosi in concorrenza con esse….”. Mi permetto di dissentire profondamente su un punto della tesi ed è quello esternato a pagina 107. Pertini sottolinea i mali prodotti dalla distorsione e da “alcune perniciose azioni” del capitalismo e

individua nella cooperazione il mezzo per limitare queste azioni perniciose. A me sembra un pesante immiserimento del ruolo della cooperazione chiamata ad attenuare i danni prodotti da un uso distorto di pezzi di capitalismo. Penso al contrario che la cooperazione sia altro dal capitalismo e sia nata proprio per dimostrare che esiste un altro modo di produrre. Quindi altri modi di produzione e altri modi di società e convivenza fra le persone. Con questo non affermo (qui) che la cooperazione deve necessariamente sostituirsi al sistema delle imprese capitaliste. Dico solo che essa è altra cosa.Penso, nello stesso tempo, che l’attenta lettura dello scritto sia veramente interessante e utile per l’oggi. Accanto a riflessioni veramente originali che, per ragioni di spazio, non ho potuto tutte richiamare, c’è una bibliografia amplissima per gli studiosi della materia cooperativa. Ci sono anche spunti che fanno subito solleticare la passione per la ricerca storica in materia cooperativa. C’è, per esempio, un riferimento alla cooperazione russa negli anni che vanno dal 1921 al ’24 e cioè quelli in cui la NEP (nuova politica economica) fu veramente attiva. Essa, la cooperazione, viene letta positivamente e contrapposta a quella che si sviluppò nel periodo immediatamente successivo alla rivoluzione d’ottobre. Ebbe una breve primavera e morì con la stalinizzazione.Quindi grazie ad AMES e a Legacoop Genova che hanno riportato alla luce un documento così pregevole. Grazie perché da esso traspare e trasuda l’umanesimo cooperativo. è la persona il vero centro dell’interesse di Pertini. è la persona più debole che grazie alla cooperazione “più che qualunque altra forma di associazione industriale promette di saper bene utilizzare le attitudini che possiede il lavoratore ad occupare i posti più alti nella direzione degli affari”.

5’30’’

la cooperazione secondo sandro pertini

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CULTURA COOPERATIVA | idee arte territorio

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le scarpe dei pascoliGianluigi Rocca non è solo un pittore, ma anche un poeta. E lo è, forse, perché è stato un ragazzo di malga, cresciuto poverissimo sui pascoli del Bleggio, nelle Giudicarie, e perché resta un uomo di malga, capace di capire quel confine che la malga segna fra la terra e il cielo, fra la vita degli animali e il silenzio profondo che scende fra gli uomini, a sera, quando si trovano fuori dal mondo, ma con la montagna “dentro”. è una montagna fatta soprattutto di silenzi, proprio come questi scarponi sformati, usurati, che però rivelano – in silenzio – chi li ha indossati.Rocca è un grande pittore perché nei suoi dipinti anima gli oggetti, perduti, dimenticati: un vecchio sacco, un cucchiaio, una ciotola sbrecciata. Ma è anche un poeta, perché ha saputo dare – al dipinto che forma la tavola di questa pagina – un titolo bellissimo: “Le scarpe dei pascoli”. Le scarpe denunciano il carattere di chi le ha portate, la fatica del suo camminare. Ma questi

scarponi rivelano anche la dimensione dei luoghi dove sono stati indossati, nei pascoli della malga: e dei pascoli verso il cielo esprimono anche la leggerezza improvvisa, sospesa, trattenuta.

Gianluigi Rocca ha iniziato a disegnare in malga – gli animali, gli oggetti – quando era ragazzo, con i carboni delle braci spente. Ora ha la cattedra di disegno all’Accademia di Brera di Milano. Ma non ha mai abbandonato il suo mondo, fa ancora il malgaro l’estate e per questo ha chiamato la mostra che si è aperta a Palazzo Trentini, il 25 aprile, in coincidenza con il Filmfestival per cui l’anno scorso aveva disegnato il bellissimo manifesto, “La montagna dentro”. è una montagna fatta di silenzi anche misteriosi, verso i quali Rocca guida i nostri passi: prestandoci le sue scarpe (f.d.b.).

1’25’’

A Palazzo Trentiniuna “montagna dentro”.La malga al confine fra terra e cielo

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OPINIONI | in memoria

mario zane, il “proFessore” non C’è piùC’era un particolare legame tra i bancari trentini e Mario Zane: con le sue lezioni la maggior parte di essi si è formata, ha studiato (e sudato!) sui suoi libri la tecnica bancaria, ha partecipato ai corsi e ai congressi che organizzava. Mario Zane era “il professore”.Classe 1918, se ne è andato con discrezione come era il suo carattere, e risulta difficile oggi pensarlo immobile, lui che era sempre in movimento, guizzante verso una meta ogni volta diversa. Una figura minuta che esprimeva con la competenza tutta la sua grandezza. Severo e rigoroso nel parlare di banche, si apriva in un sorriso solare quando evocava la sua Venezia, che aveva lasciato per venire in Trentino. A partire dagli anni Sessanta è stato un protagonista della realtà del credito cooperativo trentino e nazionale. “Padre” tecnico della Tecnofin, è

stato convinto promotore presso la Regione Trentino – Alto Adige della costituzione di una Cassa Centrale delle Casse Rurali Trentine. Erano i tempi in cui la Regione aveva competenza primaria in materia del credito, che superava i poteri autorizzativi e di controllo di Banca d'Italia, a cui si chiedeva solo un parere non vincolante.è stato pioniere della formazione degli amministratori e dei dipendenti delle allora Casse rurali e artigiane su scala locale e nazionale, nonché per molti anni consulente della Regione e della Provincia autonoma in materia di credito. Negli anni 1977-78 è stato anche direttore della Divisione Generale della Cooperazione. Ha collaborato con la Federazione Italiana delle Casse Rurali e con tutte le Federazioni Regionali per l’organizzazione di corsi e congressi.

Docente di tecnica bancaria, autore di numerose

pubblicazioni scientifiche e testi

scolastici, ha insegnato dapprima ragioneria

all’istituto tecnico Tambosi, in seguito tecnica e

ordinamento delle borse presso la Facoltà di economia e commercio dell’Università di Trento, di cui è stato anche direttore del Dipartimento di economia aziendale. Il suo libro “Le casse rurali ed artigiane nel sistema bancario” è stato il riferimento per molti anni in tutta Italia degli esami di idoneità necessari per essere assunti in una cassa rurale. Nel 2011 ha ricevuto dalla Federazione il “distintivo d’oro” come riconoscimento del “grande e qualificato contributo allo sviluppo teorico del modello del credito cooperativo e alla sua divulgazione”.Uomo di cultura, è stato socio del Rotary Club Trento, sindaco della Fondazione Pezcoller e socio ordinario dell’Accademia Roveretana degli Agiati.Sapeva anche essere autoironico, tanto che nel dicembre 2012 è stato dato alle stampe (edizioni Curcu&Genovese) un volume di disegni curato dalla nipote dal titolo “Mondo Zane!”. Ci piace ricordarlo così, pubblicando l’autoritratto che lui ha scelto per la copertina (w.l.).

Mario Zane riceve dal presidente di Federcasse Alessandro Azzi il ‘distintivo d’oro’.

Autoritratto di Mario Zane.

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OPINIONI

Comunicare è un gioco di sponda

«A la Masía, la scuola di calcio del Barcelona, s’insegna a giocare al ”terzo passaggio”. Per avanzare sul campo non bisogna pensare solo a chi riceverà il pallone, ma anche ai passaggi successivi. Un’allegoria perfetta delle nuove forme di comunicazione».

Juan Villoro, giornalista e scrittore messicano, da “Internazionale”, 15 marzo 2013.

Quante volte un’azienda, un personaggio pubblico (o che vorrebbe diventarlo), anche una cooperativa si sono domandati come rendere più efficace la propria comunicazione. Come fare il modo che le proprie idee circolino e la propria immagine, il brand, diventi davvero popolare. Moltiplicare le apparizioni televisive? Occupare più spazi possibile? Per anni era stato ritenuto il metodo più efficace. Più mi vedono, più sono popolare. Più ripeto, mettendoci la faccia, lo stesso concetto, più quel concetto diventa «vero» e «giusto», fosse anche assurdo e insensato: potenza della ripetizione, come nella pubblicità.Era la convinzione che il messaggio efficace dovesse essere diretto e assillante. Io guardo te negli occhi e ti parlo, ti parlo, ti parlo.Le recenti elezioni politiche, con l’affermazione del Movimento 5 Stelle, dimostrano qualcosa di assai diverso. Meno interviste Beppe Grillo concede in tv, più si parla di lui. Si realizza il paradosso evocato da Nanni Moretti più di 30 anni fa nel film Ecce Bombo. Dovendo decidere se andare a una festa, il protagonista riflette: mi si nota di più se ci vado o se non ci vado?Il messaggio di Grillo e di M5S non è diretto ma viaggia come una palla di biliardo: acquista forza se rimbalza, anzi tutto dipende dalla sponda. «Nella logica del social network – scrive Villoro – l’epidemia informativa non dipende da quello che si twitta, ma da quello che si ritwitta. Poco importa il numero di follewer di una persona: il fattore decisivo sono quelli che divulgano un messaggio e lo trasformano in un trending topic. L’autorevolezza della voce non dipende più da chi ascolta, ma da chi reagisce». E la comunicazione procede come la pallina di un flipper, di rimbalzo da sponda a sponda, ogni volta acquistando velocità e potenza: da YouTube a Twitter a Facebook. In altri termini – e chi naviga sul web, passando un po’ di tempo su Facebook, lo sa perfettamente

– «l’aspetto decisivo non è una notizia, ma le repliche che innesca». Nel bene e nel male: basti pensare alle calunnie, alle falsità, ai fake che, come palline dentro il biliardino, una volta lanciate acquistano velocità e non si fermano più, anche se ne viene dimostrata l’inconsistenza o la totale falsità.Un’epoca forse sta finendo, o è già finita. L’epoca in cui il politico, o comunque il vip, apparendo in tv era convinto di essere lui il messaggio, lui il contenuto. Che bastasse apparire, anche senza aver niente da dire (a prescindere da quel che dico), per essere. La comunicazione-flipper di M5S sembra dimostrare l’esatto contrario. E anche la cooperazione, se vorrà far viaggiare le proprie notizie e idee, dovrà forse domandarsi se non sia preferibile provare a usare il rimbalzo, anziché l’antica e più costosa, in termini di energie, linea retta.

2’35’’

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ORIZZONTI

di Umberto Folena

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OPINIONIOPINIONI

Cooperatori e soCi, “voleve pu ben”di Franco de Battaglia

[email protected]

LA PORTA APERTA

La Cooperazione, per crescere, ma più ancora per interpretare il ruolo che il momento storico ed economico le affida, per tutelare i soci dalle bolle speculative sempre in agguato, deve rafforzare le sue professionalità. Ma queste non devono diventare un paravento tecnicistico. Le cooperative devono innanzitutto rafforzare il loro senso di comunità. Sentirsi insieme per fare un pezzo di strada “insieme”, non per approfittare di chi cammina vicino. Anche il Trentino è profondamente cambiato. Se ognuno pensa alle sue esperienze cooperative sa di cosa si parla.La professionalità è difficile da raggiungere. Bastava aver buon senso fino a pochi anni fa. Oggi anche per pagare una marca da bollo occorrono competenze specifiche. Ma più difficile ancora è intessere una comunità. Fino agli anni Ottanta, le istituzioni sostenevano le comunità, oggi non più e tocca alla Cooperazione supplire. Un tempo a fare comunità, in ogni paese, c’erano i parroci, i maestri, i medici condotti… presenze stabili, di garanzia, scelte di vita per il bene comune. Oggi mancano e le conseguenze si vedono. Anche fra i soci delle cooperative si è lacerato un tessuto connettivo comune, morale, territoriale, al di là del vantaggio dei 5 o 10 centesimi in più. Spesso così, le cooperative, da espressione di solidarietà diventato occasioni di litigiosità. Allora occorre una profonda riflessione, anche a livello di sistema.

Lo spunto viene dagli importanti corsi di aggiornamento che proprio la Cooperazione propone per migliorare la professionalità dei suoi dirigenti. Sono corsi meritori, perché la Cooperazione non è più l’economia dei poveracci, ma una delle strade maestre verso lo sviluppo (e il riscatto!) futuro. Vediamo due iniziative. La prima è un “Corso specifico per presidenti” in attuazione del “patto di sistema” promosso da Formazione – Lavoro. La seconda è l’iniziativa di Euricse che lancia

tre corsi di formazione per manager cooperativi, fra cui “Executive coop”, un corso itinerante rivolto ai dirigenti. Benissimo. Ma non basta. è la squadra compatta che vince, non l’allenatore più bravo. Allora d’accordo i corsi, ma l’avviso è di portare i cooperatori ad una visita al mercatino di Piazza

Vittoria a Trento, dove ci sono le bancarelle e dove il Sergio, sul suo banchetto, non scrive “Qui i migliori formaggi del Trentino”, che sarebbe la verità, tanto che vengono a comperarli da Bolzano e da Verona, ma semplicemente “Voleve pu ben”. Volersi più bene: il miglior corso di aggiornamento per tutti.

2’15’’

Non bastanoi corsi

di aggiornamento per manager,

occorre ricostruire un tessuto

di comunità

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PAROLE inCOOPERAZIONE

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EducazioneInsegnare è imparare due volte.Joseph Joubert

Insegnare è imparare due volte.Insegnare è imparare due volte.Insegnare è imparare

Joseph Joubert

La Cooperativa si impegna a trasmettere i propri valori da una generazione all’altra.

Ha la necessità di formare adeguatamente i Soci e i collaboratori, a ogni livello e responsabilità, perché possano svolgere al meglio le loro funzioni e perché siano pronti, un domani, a reggere le sorti della società.

La Cooperazione di Consumo promuove la cultura cooperativa accogliendo nei negozi i piccoli Soci delle Cooperative Scolastiche in veste di consumatori consapevoli. Da questo scambio ha origine un “vocabolario cooperativo”: una parola al mese per conoscere il nostro mondo.

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Cooperatori e soCi, “voleve pu ben”di Franco de Battaglia

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Cosa significa essere Banche della comunità? Riservare particolare attenzione alle esigenze dei nostri 120.000 soci che, di questa comunità, sono preziosa parte attiva. 

le Banche della comunitàwww.casserurali.it

QUESTA E LA NOSTRAIDEA DI CASSA FORTE.

I NOSTRI SOCI SONO L’ESPRESSIONE DELLA COMUNITA.NOI, L’ESPRESSIONE DEI NOSTRI SOCI.