PROMUOVERE IL SISTEMA FIERISTICO-CONGRESSUALE NEL ... · crescita, a superare senza troppi danni il...

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Venerdì, 27 marzo 2009 Auditorium Palazzo della Provincia di Torino Corso Inghilterra 7/9, Torino Atti del Convegno / Tavola Rotonda PROMUOVERE IL SISTEMA FIERISTICO-CONGRESSUALE NEL TERRITORIO E PER IL TERRITORIO Media Partner: Allestire • GMF Guida Mondiale delle Fiere • il commercio • IMAGO shop&fair • PRISMA Segreteria organizzativa: PIANETA srl Via A. Sismonda 32 - 10145 Torino Tel. 011747600 • Fax 011747294 email [email protected] www.expofairs.com Organizzato da: Direzione Commercio, Sicurezza e Polizia Locale Settore Promozione Commerciale del Sistema Produttivo - Fiere e Centri Fieristici Piazza Nizza 44 - 10126 Torino

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Venerdì, 27 marzo 2009Auditorium Palazzo della Provincia di Torino Corso Inghilterra 7/9, Torino

Atti del Convegno / Tavola Rotonda

PROMUOVERE IL SISTEMA FIERISTICO-CONGRESSUALENEL TERRITORIO E PER IL TERRITORIO

Media Partner: Allestire • GMF Guida Mondiale delle Fiere • il commercio • IMAGO shop&fair • PRISMA

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PIANETA srlVia A. Sismonda 32 - 10145 TorinoTel. 011747600 • Fax 011747294email [email protected]

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Produttivo - Fiere e Centri FieristiciPiazza Nizza 44 - 10126 Torino

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Venerdì, 27 marzo 2009Auditorium Palazzo della Provincia di Torino Corso Inghilterra 7/9, Torino

09.00 Registrazione partecipanti. Caffè di benvenuto

09.30 SalutiAntonio Saitta, presidente Provincia di TorinoMercedes Bresso, presidente Regione Piemonte

Inizio lavori Luigi Sergio Ricca, assessore al Commercio e fiere Regione PiemonteGiovanni Paparo, presidente AssofiereFrancesca Golfetto, condirettore CERMES-BocconiRaffaele Cercola, presidente AEFIPierpaolo Vaj, presidente ASAL AssoallestimentiDuccio Campagnoli, assessore Attività produttive Regione Emilia-RomagnaAlessandro Altamura, assessore al Commercio, Turismo Comune di TorinoClaudio Artusi, amministratore delegato Fiera Milano spa

Conduce Carlo Cerrato, capo redattore centrale TGR Piemonte

13.00 Colazione a buffet

14.00 Tavola rotonda con operatori del settore fieristicoGuido Bono, presidente Expo Piemonte Livio Besso Cordero, presidente Turismo Torino e ProvinciaFabrizio Gatti, consigliere GTA - Unione Industriale TorinoLorenzo Livrieri, direttore compartimentale movimento Piemonte VdA RFIAndrea Varnier, direttore generale Lingotto Fiere srl

Modera Marco Cavaletto, direttore regionale al Commercio

16.00 Fine lavori

Convegno / Tavola Rotonda

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MERCEDES BRESSO

3Atti convegno

Carlo Cerrato: Buongiorno e benvenuti a tutti, possiamo dareinizio ai lavori di questo Convegno/Tavola Rotonda sul tema“Promuovere il sistema fieristico-congressuale nel territorio eper il territorio”, un tema di estremo interesse in questomomento di grave crisi economica in cui si guarda a 360 gradiper trovare strategie nuove per accelerare l’uscita da questomomento particolare.

Darei la parola alla Presidente della Regione Piemonte,Mercedes Bresso, per un saluto e una introduzione di questilavori. A Lei Presidente.

Mercedes BRESSO, presidente Regione Piemonte

Grazie per l’ospitalità in questa bella sede dellaProvincia di Torino. Credo che sia importante questoConvegno promosso insieme ai diversi soggetti che

operano, oltre all’ingegner Paparo e alla sua Rivista Prisma,insieme ai diversi soggetti che operano nel campo delle attivitàfieristico-congressuali. Come tutti sapete, la RegionePiemonte e l’area torinese, ma non solo, stanno puntandomolto sul turismo fieristico-congressuale, che ha avuto tassi dicrescita buoni nella nostra Regione e rappresenta una dellecomponenti importanti del turismo. La nostra Regione è unaRegione, sicuramente l’unica in Italia e forse una delle pochein Europa, che anche in momenti di crisi e in un contesto ditendenza alla flessione del turismo nel nostro Paese ha invece

tassi positivi di crescita anche importanti che nei prossimigiorni avremo modo di illustrare. Ovviamente dentro questecomponenti turistiche diverse i tassi di crescita sono diversi,ma un po’ tutte le diverse attività turistiche sono in crescita. Èperò evidente che per un territorio come il nostro, che ha unimportante patrimonio oltre alla città d’arte principale Torino,di città d’arte, laghi, montagna, tutti luoghi dove le diverseattività fieristico-congressuali possono svilupparsi bene, cheha luoghi importanti anche di attività concentrate che possonoalimentare delle attività fieristiche, pensiano ad esempio alnuovo centro di Valenza, una struttura espositiva importante

che può concentrare la propria attività intanto sul settore dellagioielleria, ma che poi offre degli spazi aggiuntivi anche peraltre attività. Si potrebbe continuare perché molte sono le atti-vità fieristiche nella nostra Regione.

Il perno è però l’area torinese anche grazie alla crescita dellestrutture disponibili che è seguita alle Olimpiadi e alle realizza-zioni che le Olimpiadi hanno lasciato in termini di strutture.Sapete che recentemente nella gara per l’attribuzione dell’Oval,la gara è andata bene, si è rafforzato il polo fieristico delLingotto con una struttura di notevoli potenzialità come l’Oval,che è enorme e senza ostacoli strutturali, come altre parti delLingotto invece, per la loro storia d’uso precedente, presentano.Quindi il polo torinese si è molto rafforzato, è noto che invece,anche a seguito della decisione di utilizzo della struttura con-gressuale del Lingotto da parte della Fiat, si sta lavorando a una

Mercedes Bresso e Giovanni Paparo

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ipotesi congressuale di rafforzamento delsistema congressuale, delle strutture per icongressi; servono sia una crescita dellestrutture intermedie, diciamo per i medicongressi, servono anche strutture per igrandi congressi e su questo le istituzionistanno ragionando insieme agli operatoriper individuare delle soluzioni che copra-no il medio e il lungo termine perchè uninvestimento importante richiede deltempo, ma si possono trovare soluzioniintermedie che intanto rispondano ad unadomanda che è sicuramente in crescita. Èchiaro che in momento di crisi, probabil-mente anche il turismo sia congressualeche fieristico conoscerà qualche momen-to di flessione ma noi ci dobbiamo attrez-zare per rispondere a un trend, il trend èsicuramente quello, è sicuramente cre-scente, anche se in momenti di difficoltàeconomica per forza di cose ci sono deiflessi, tuttavia per il momento nellanostra Regione noi non li stiamo ancoraveramente conoscendo e ci auguriamo diriuscire, sulla base di un trend positivo dicrescita, a superare senza troppi danni ilflesso della crisi economica.

Per quanto ci riguarda, ma poi ne par-lerà l’Assessore Ricca, noi abbiamorecentemente approvato la nuova leggeregionale e il suo regolamento attuativo

che regola la promozione e lo sviluppodel sistema fieristico piemontese. Credoche tra i temi che questo convegno potràdiscutere c’è proprio quello di comerafforzare il sistema della promozioneche non sia, come ancora spesso è, moltoparcellizzato, ogni struttura o centro fieri-stico-congressuale promuove sé stesso,certamente il Convention Bureau nell’a-rea torinese ha cominciato a razionalizza-re, ma credo che il tema sia come, anchedal punto di vista fieristico vero e pro-prio, coordinare le diverse iniziative dalpunto di vista promozionale, poi ognunoovviamente organizza le proprie, macome promuoviamo il sistema e non solole singole attività e le singole strutture,anche per quella necessaria razionalizza-zione che in momenti di difficoltà econo-mica è ovviamente opportuna. Se pro-muoviamo tutto insieme, poi sono territo-ri diversi, dimensioni, potenzialità diversee ogni manifestazione e ogni strutturaincontrerà la propria domanda però lapromozione congiunta credo sia moltoimportante, anche perché oramai grazie atutti gli sforzi che tutti insieme abbiamofatto il Piemonte è considerato area attrat-tiva sia per la qualità delle strutturedisponibili sia per la sua capacità orga-nizzativa anche di eventi molto rilevanti,

capacità organizzativa di qualità moltorodata e visibilmente elevata e efficiente.Credo sia importante ragionare tutti insie-me su come queste qualità, che da chiviene e utilizza le nostre strutture ci sonoriconosciute, siano però fatte conosceremeglio al grande pubblico e nella promo-zione siano fatte conoscere per quantoriguarda il sistema fieristico, agli esposi-tori potenziali e a tutti coloro che sono gliutenti delle iniziative che si prendono.

Mi auguro che da questa iniziativanasca una valutazione della nuova leggee del suo regolamento, ma anche unragionamento su questo aspetto dellapromozione congiunta di tutto il nostrosistema fieristico/-congressuale. Anchemettere insieme queste due attività èimportante, perché come sappiamo ora-mai i grandi congressi hanno anche ele-menti di fiere, tutte le grandi fiere hannouna grande attività congressuale, diventasempre più labile la distinzione, il grandecongresso medico ha anche la fiera deiprodotti, la grande manifestazione fieri-stica per forza di cose, propone una seriedi attività congressuali. Tenere tuttoinsieme e ragionare sul complesso e sul-l’insieme delle strutture che noi possia-mo mettere in campo credo sia di grandeimportanza.

MERCEDES BRESSO

4 Atti convegno

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5Atti convegno

Grazie, buon lavoro a tutti quanti, iodovrò andare via, ma l’Assessore Riccacoglierà le suggestioni in modo da far sìche le parole diventino, sedimentinodelle proposte e delle iniziative concreteda parte di tutti noi.

Carlo Cerrato: Grazie alla Presidentedella Giunta Regionale Mercedes Bressoper il suo saluto introduttivo e per leindicazioni che ha già portato, e per gliindirizzi che assumerà questo convegno,che adesso direi di aprire secondo il pro-gramma, dando alcune indicazioni.

Qui Vi presento intanto i partecipantia questa tavola rotonda: interverràadesso

il Dott. Luigi Sergio RICCA, assessoreal Commercio e fiere della RegionePiemonte, poi

l’Ing. Giovanni PAPARO, presidenteAssofiere

la Prof.ssa Francesca GOLFETTO,condirettore del Centro Ricerche suimercati e settori industrialidell’Università Bocconi di Milano

il Prof. Raffaele CERCOLA, presidenteAEFI Associazione Esposizioni e FiereItaliane e presidente della Mostrad’Oltremare di Napoli

il Rag. Pierpaolo VAJ, presidente diASAL Assoallestimenti

il Dott. Alessandro ALTAMURA,assessore al Commercio, Turismo delComune di Torino

l’Ing. Claudio ARTUSI, amministrato-re delegato della Fiera di Milano Spa.tra l’altro torinese, al quale chiederemoanche delle suggestioni su questo MiTo,che continua, ma potrebbe essere moltomeno MiTo.

Non partecipa ai lavori, per impegniimprovvisi, e se ne scusa con un messag-gio, il dott. Duccio Campagnoli, assesso-re alle attività produttive della RegioneEmilia-Romagna

Nel pomeriggio si proseguirà con latavola rotonda.

Darei subito la parola all’assessoreal Commercio e alle fiere dellaRegione Piemonte, Luigi Sergio Ricca,dando questa indicazione, possiamofare un giro di 10-15 minuti al massi-mo del primo intervento di tutti relato-ri, poi lascerei un po’ di spazio se cisono degli stimoli dalla sala e poichiuderei con un secondo giro dei rela-tori.

Allora, Assessore, a Lei la parola.

Luigi Sergio RICCA, assessore al Commercio e fiere

Regione Piemonte

Innanzitutto rivolgo il mio saluto atutti voi, il benvenuto che aggiungoa quello della presidente Bresso con

il saluto e il ringraziamento a quantihanno dato la disponibilità a essere rela-tori in questo contesto e a quanti hannodato un contributo significativo

Con l’approvazione della legge 31 del28 novembre 2008, la Regione Piemonteha posto mano a un rinnovamentosostanziale del supporto che può essereofferto alla crescita del sistema fieristico.L’evoluzione della nostra normativa haseguito i cambiamenti a livello nazionaleed europeo ed ora ha posto al centro del-l’attenzione la capacità imprenditorialecui il contributo pubblico fornisce il giu-sto apporto.

In un contesto sempre più globalizzatole fiere rappresentano un risorsa chiaveper l’economia ed un importante nodo discambio per prodotti, tecnologie e servi-zi: uno strumento di promozione com-merciale per le imprese, indispensabile

per la loro crescita ed internazionalizza-zione, ma anche una componente attratti-va, una chiave di valorizzazione del terri-torio dal punto di vista culturale, turisticoed economico.

La nostra legge, a distanza di oltre 20anni dalla precedente, risponde a quelleesigenze di snellimento, di semplifica-zione, di trasparenza che renderanno piùfacile all’organizzatore di eventi fieristiciil rapporto con la pubblica amministra-zione, la quale lo affianca, gli forniscemaggiore autorevolezza e mezzi, conpatrocini e contributi, ma, soprattutto,crea quel sistema di collegamenti e siner-gie che possono rendere l’evento fieristi-co più appetibile per i visitatori e piùproduttivo per il contesto in cui si svolge.

Fermo restando che le fiere specializ-zate o settoriali, aperte solo agli operatorieconomici, costituiscono un’importantemodalità di presentare agli addetti ailavori i prodotti più nuovi, più validi tec-nologicamente, consentendo un ampioconfronto tra produttori e clienti, sulfronte del numero di visitatori, l’incre-mento più importante, sicuramente nellanostra regione, ma penso anche in altre, è

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stato per manifestazioni rivolte al grande pubblico, in molti casirivelatesi dei veri fenomeni mediatici, quali ad esempio la FieraInternazionale del Libro o il Salone Internazionale del Gusto aTorino.

Il nostro mercato fieristico nazionale secondo solo allaGermania con circa il 20% del business a livello europeo, gene-ra ogni anno affari per decine di miliardi di euro con crescitacostante di visitatori e di superfici espositive. A fronte dellaLombardia che ha aumentato del 53% la superficie espositiva,ovviamente posizionandosi al top con la nuova Fiera di Rho,anche il Piemonte, nel suo piccolo (eravamo al nono posto dopoLombardia, Emilia-Romagna, Veneto, Puglia, Lazio, Toscana,Trentino-Alto Adige, Friuli Venezia Giulia ) tra il 2007 ed il2008 ha fatto un salto di qualità.

Ai 46.400 m² di superficie coperta, rimasti praticamente inva-riati tra il 2000 ed il 2006, si sono aggiunti i 7561,76 m² diExpoPiemonte a Valenza ed i circa 15.558 m².di Caresanablotche offrono al Piemonte Orientale e all’area del Vercellesenuove possibilità di affermarsi come poli espositivi attrezzaticon le più moderne tecnologie.

E ancora più interessante appare il futuro di Torino con la giàrichiamata acquisizione dell’Oval da parte di GL events e laprospettiva della realizzazione del 4º padiglione che porterebbela superficie coperta complessivamente disponibile del quartieretorinese attorno agli 80mila m², ponendolo tra i poli di mediadimensione nazionali.

Anche le superficie scoperte destinate all’uso fieristico sonoaumentate notevolmente e ciò conferma una delle caratteristi-che delle fiere della nostra regione: il collegamento al territorio,all’agricoltura dei DOP, DOC, DOCG, che caratterizza manife-stazioni rilevantissime quali la Fiera Internazionale del TartufoBianco d’Alba, o Cheese - Le forme del latte, la più grande ras-segna internazionale dedicata al formaggio di qualità, che si

svolge ogni due anni a Bra.Quindi un concetto di quartiere fieri-stico, inteso anche come città intera dedicata a un evento speci-fico, purché sempre accompagnato dalla qualità del servizioofferto agli espositori e dalla possibilità di documentare conserietà numero e provenienza dei visitatori, aspetto importantequesto anche per definire un sistema che permetta di monitorarei risultati di ciascun evento fieristico ai fini di un utilizzo piùefficace delle risorse regionali che possono essere messe incampo.

Quella della certificazione dei dati resta una strada da percor-rere nell’immediato futuro insieme agli organizzatori ed ai cen-tri espositivi, sapendo che occorrono risorse e professionalitàper lo sviluppo del settore. Certamente la professionalità è l’ele-mento che fa la differenza e per questo, come si propone lanostra legge, occorre incrementare competenze specialistiche erafforzare i marchi: un marchio forte significa appeal verso l’e-stero e la possibilità di esportare l’evento e la capacità organiz-zativa che lo supporta.

Oggi la componente di internazionalità per il successo di unamanifestazione è fondamentale: ad esempio Valenza Gioielli,che si è svolta per la prima volta nella nuova prestigiosa sedefieristica, ha avuto il 15% di visitatori esteri certificati. Allapromozione all’estero vogliamo dedicare una parte del budget,speriamo congrua (per questo speriamo nel rinnovo dell’accor-do col Ministero dello Sviluppo Economico per il finanziamen-to di alcuni progetti piemontesi di pregio).

Le fiere sono uno strumento di marketing, di comunicazione,di aggiornamento professionale e di business per le imprese,con ricadute positive sull’economia regionale, occorre quindisupportare questo sistema in continua trasformazione e consoli-dare il dialogo tra le componenti private e i partner istituzionaliaffinché tutti concorrano a rendere la partecipazione all’eventovantaggiosa, sia per gli espositori sia per i visitatori.

LUIGI SERGIO RICCA

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7Atti convegno

La nuova legge, oltre a confermare i contributi in base allaqualifica – locale, regionale, nazionale, internazionale –, vuole:

• concorrere a incentivare lo sviluppo di strumenti di tuteladei consumatori, quali la certificazione di qualità degli enti edelle manifestazioni fieristiche,

• concorrere a incentivare lo sviluppo di nuove modalitàespositive, che facciano uso delle moderne tecnologie per l’am-pliamento del settore a fasce di nuove utenti;

• concedere contributi per la formazione di nuovi operatoriqualificati e per la promozione dell’informazione del settore neiconfronti delle imprese, la scuola e le professioni;

• promuovere la partecipazione di gruppi di operatori econo-mici esteri a manifestazioni fieristiche a qualifica locale, regio-nale, nazionale, internazionale, e la loro partecipazione a educa-tional in aziende di produzione e di servizi interessate;

• promuovere l’associazionismo tra gli operatori del settore, ela loro collaborazione al fine di realizzare sinergie in una logicadi filiera fieristica.

Si tratta dunque di un complesso di interventi di tipo tradizio-nale da una parte e innovativo dall’altra, ad esempio dovremmochiederci quale formazione andremo ad offrire, con quali stru-menti; certamente si dovrà tenere conto dell’esigenza degliorganizzatori di individuare le carenze cui sopperire.

Voglio richiamare un’interessante ricerca svolta recentementedalla Bocconi che ha indicato alcuni elementi di forza e didebolezza di cui tenere conto; il numero delle fiere nazionali einternazionali è cresciuto, anche grazie al decentramento, ma cisono tassi di mortalità elevatissimi, devo dire non così tanto inPiemonte, dove queste manifestazioni sono poche, ma solide esi piange la scomparsa del solo Salone dell’auto.

Le manifestazioni di livello nazionale e regionale spesso sonoincubatori di fiere internazionali e in questi casi vanno suppor-tate maggiormente.

Le Fiere dedicate al grande pubblico rappresentano un mezzodi comunicazione delle imprese, in concorrenza con la pubbli-cità su media e su internet, ma con l’offerta nuova ed originaledi possibilità di socializzare, sperimentare, svagarsi, e quindi di

recuperare un rapporto diretto che favorisce la conoscenza ed ilbusiness.

In tutto ciò il modello di marketing fieristico si pone al centrodel bisogno di partecipare che permea questa società del terzomillennio. Da qui è partito un rilancio che pareva impossibilequalche anno fa con l’irrompere sulla scena di nuovi mezzi dicomunicazione.

Dall’altra parte, rispetto al recente passato in cui le fiereerano attività quasi pubblica, ora l’attività fieristica è più orien-tata all’efficienza ed al profitto anche se con indubbia valenzadi interesse collettivo.

Dalla sinergia che ora va ricercata con il sistema pubblico, pos-sono nascere grandi opportunità sul territorio e per il territorio.

Per questo sarebbe anche importante se arrivassero quei fondiche lo Stato aveva destinato alla mobilità, intesa come migliora-mento della logistica intorno ai quartieri fieristici: parcheggi,rotonde, e quant’altro e che ora sembrano essersi assai ridotti.Avremmo una leva in più per migliorare l’offerta fieristica edeviteremmo che il nostro Lingotto sia spesso al centro di pole-miche per una viabilità non ottimale.

Le Regioni non ancora beneficiate da questi finanziamentiritengono positivo l’avvio della procedura complessa per otte-nere tali contributi se si farà chiarezza sul fondo e se lo si doteràdi risorse adeguate.

L’altro giorno il coordinamento delle Regioni ha esaminato laproposta di un decreto di attuazione della Legge 105 del 2006 edebbo dire che l’abbiamo ritenuto assolutamente insufficienteperché il fondo che viene proposto per la mobilità al serviziodelle fiere è un fondo vuoto, senza alcuna certezza su comepotrà essere alimentato.

Chiudo dicendo che per il Piemonte vi sono alcuni aspetti chedovremmo affrontare e che ritengo estremamente importanti nelpanorama delle strutture piemontesi dedicate alle fiere, ed oggiin movimento, che sono, oltre a quelle già citate di Valenza e diCaresanablot (parlo naturalmente dei centri di proprietà pubbli-ca) i centri fieristici di Novi Ligure, Asti, Novara, Cuneo edaltri. Dovremmo farne un vero e proprio sistema capace di vive-

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re per tutto l’arco dell’anno. Non possia-mo pensare, ad esempio, a Valenza comead una struttura che vive su uno o dueavvenimenti per stagione.

Serve un raccordo, serve fare rete, ser-vono sinergie che guardino anche al difuori della Regione e penso naturalmen-te a Fiera Milano non soltanto,comequalcuno richiama di questi tempi, infunzione dell’evento del 2015, ma peruna collaborazione stabile da rafforzarenel tempo. Penso all’opportunità diavere un soggetto che possa rappresenta-re una sorta di coordinamento tra lerealtà del comparto, fornire servizi, esse-re magari promotore del sistema, comerichiamava la presidente Bresso, e capa-ce di mettere in moto iniziative perattrarre nuovi eventi , penso ad un colle-

gamento virtuoso tra il sistema fieristicopubblico locale ed i soggetti privati,capace di rafforzare i legami con leimprese. E naturalmente richiamo laquestione del potenziamento del busi-ness congressuale sul quale Torino èoggi ancora forse in ritardo rispetto alleprincipali piazze italiane .

Tutte questioni sulle quali vogliamocimentarci in un’ottica di collaborazionecon tutti gli altri attori interessati, confi-dando di poter contare anche sulle risorseeconomiche necessarie per dare corpoalle buone intenzioni.

Io mi fermo qui e naturalmente augu-ro, come ha fatto la presidente Bresso,essendo il primo intervento, anche buonlavoro alla giornata d’incontro.

Carlo Cerrato: Grazie all’Assessore edarei subito la parola all’ingegnerPaparo, amministratore unico della edi-trice Pianeta, direttore responsabiledella Guida Mondiale delle Fiere e dellarivista Prisma, ed è anche un po’ l’ani-ma di questo Convegno.

Ing. Giovanni PAPARO, presidenteAssofiere

Se posso dirlo sono molto, moltocontento per la presenza a questoconvegno della presidente della

Regione Bresso e dell’assessore Riccache ha fatto una relazione interessantis-sima. Ringrazio tutti i partecipanti chedimostrano nei fatti che finalmente ilPiemonte anche sul settore fieristico stacrescendo. Il nostro auspicio come

Assofiere è di riuscire a unire le forze emi pare che questa sala dimostri che lepremesse ci sono.

Vengo al mio intervento. Al successodi un evento fieristico-congressuale con-corrono diversi fattori. Stando al tema diquesto incontro, mi limiterò a trattare persommi capi alcuni degli aspetti connessialla sua comunicazione e promozione.

Soprattutto se si tratta di una primaedizione, è di primaria importanza lapromozione volta alla acquisizione degliespositori: in un mercato notoriamenteaffollato di eventi le aziende devonoessere convinte della bontà dell’iniziativae dell’utilità di parteciparvi.

Sovente la partecipazione degli esposi-tori è mediata da associazioni di catego-

ria, camere di commercio, enti locali,quando non siano essi stessi i promotorio gli organizzatori. Gli organizzatoridevono essere convinti per primi dellabontà dell’iniziativa, colgo l’occasioneper ricordare che ieri è stato inauguratoCampus una fiera direi interessante, spe-riamo che abbia successo e seguito, è ini-ziata ieri e durerà mi pare fino a domeni-ca, su iniziativa proprio della Regione,Assessorato all’Agricoltura. Occorrequindi dispiegare un’ampia iniziativapromozionale diretta a livello locale e,secondo i casi, anche a livello nazionalee internazionale, iniziativa che deve esse-re supportata da un’adeguata campagnasui media.

Ma anche laddove la vendita deglispazi abbia avuto un esito positivo,siamo ancora lontani dal poter cantarevittoria. Occorre infatti che l’evento siapremiato da una adeguata affluenza dipubblico, meglio ancora se gli espositorisono soddisfatti dei contatti realizzati.Condizione necessaria, ma non sufficien-te, per garantire un’adeguata affluenza dipubblico è, anche qui, lo svolgimento diun’estesa campagna d’informazione epromozione nei confronti dei potenzialivisitatori: prima di tutto sul territorio esecondo i casi anche a livello nazionale einternazionale.

A questo punto mi sembra opportunauna precisazione. Sotto il termine generi-co di fiera vengono accomunate realtàmolto diverse tra loro, dalla fiera specia-lizzata professionale di carattere interna-zionale alla fiera-mercato locale rivoltaal consumatore finale. Quando, ad esem-pio, il Comitato Fiere Industria -l’Agenzia di Confindustria per le Fiere -denuncia che l’eccessiva proliferazionedelle fiere in Italia rischia di compromet-terne la competitività, penso che ildiscorso possa essere largamente condi-viso, soprattutto con riferimento allemanifestazioni specializzate leader disettore a livello internazionale (o aspiran-ti tali). Diversa, sebbene certamente condiversi chiaroscuri, è la situazione peraltri tipi di fiere, in particolare per lefiere rivolte al grande pubblico. Adesempio fiere della casa, degli sposi, esimili, rivolte a bacini d’utenza limitati enon sovrapposti, possono svolgersi senzaarrecarsi grave disturbo anche a brevidistanze di spazio e di tempo. In questicasi è importante soltanto evitare la con-comitanza, in quanto lo stesso espositore,

GIOVANNI PAPARO

8 Atti convegno

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9Atti convegno

generalmente un piccolo imprenditore,ha difficoltà a presidiare contemporanea-mente due eventi distinti.

Ciò detto, voglio aggiungere cherispetto alle regioni italiane a grandevocazione fieristica - Lombardia, Emilia-Romagna e Veneto - il Piemonte si trovamolto distanziato e con un grande poten-ziale di crescita ancora da mettere a frut-to. In Piemonte c’è, però, una prevalenzadi piccoli operatori che da soli non sonoin grado di far valere localmente le ragio-ni del settore.

In qualità di presidente Assofiere, ilcui scopo statutario è contribuire “a pro-muovere le condizioni per il miglioresviluppo del settore fieristico”, rilevol’importanza di perseguire sul territoriola collaborazione di tutti gli attori inte-ressati, pubblici e privati, per far sì chel’evento fiera trovi l’ambiente adatto alsuo migliore svolgimento: in termini diqualità e prezzi dei servizi offerti agliespositori e ai visitatori (parlo di alber-ghi, ristoranti, taxi, collegamenti ferro-viari e aerei, e via dicendo), e di coinvol-gimento del maggior numero possibile diespositori e visitatori locali, i quali costi-tuiscono il nocciolo duro di ogni evento.

La recente legge regionale sulla promo-zione e sviluppo del sistema fieristico pie-montese offre ora gli opportuni presuppo-sti per il rilancio del sistema fieristico-congressuale piemontese, erede di una tra-dizione illustre e dotato tuttora di alcunielementi di eccellenza. La legge prevedeche la Giunta regionale, lo ha ricordato

l’Assessore, possa promuovere l’associa-zionismo tra gli operatori del settore e laloro collaborazione al fine di realizzaresinergie in una logica di filiera fieristica, equesto convegno, con la tavola rotondache seguirà, offre un’opportunità a tutti glioperatori pubblici e privati d’incontrarsi eprendere coscienza dell’utilità di collabo-rare, di fare sistema, come si usa dire.

Come sanno fare bene gli operatorieconomici milanesi e le loro associazio-ni, quando si tratta di promuovere le con-dizioni per lo sviluppo della loro fiera, illoro grande dinamismo si esprime anchenella capacità di coinvolgere tutte lerisorse presenti in loco sui nodi dello svi-luppo. Significativa mi pare anche lacapacità di dialogo e di coinvolgimentodei residenti con iniziative diffuse sul ter-ritorio, i famosi Fuori Salone, in occasio-ne di diverse importanti manifestazioni.In questi giorni, in occasione di MiArt -Fiera Internazionale di Arte Moderna eContemporanea, ma a Milano lo fannosovente, c’è una grande presenza sul ter-ritorio legata appunto a questa manifesta-zione: il progetto Miraggi, ideatodall’Assessorato all’Arredo, Decorourbano e Verde, con una serie di sculturemonumentali segnerà un itinerario urba-no nei luoghi più rappresentativi dellacittà, la cosa mi pare molto interessante.

A Torino e in Piemonte il business fie-ristico-congressuale è enormemente piùmodesto e più modeste sono le forze e lecapacità di coinvolgere l’attenzione col-lettiva sulle condizioni per la crescita del

settore, che comprendono anche adeguatiservizi ferroviari ed aerei, intanto mipare avete visto un po’ di slides sui colle-gamenti ferroviari, adeguati collegamentistradali, adeguate strutture fieristiche econgressuali, e via discorrendo. Perquanto riguarda l’offerta alberghierapenso che al momento non ci possiamolamentare. Finalmente, lo ha anticipatoin vista di questo incontro l’ingegnerLorenzo Livrieri, direttore compartimen-tale movimento Piemonte Valle d’Aostadella Rete Ferroviaria Italiana, il quartie-re del Lingotto Fiere sarà collegato diret-tamente alla adiacente stazione ferrovia-ria Torino Lingotto. Non mi sembra unanotizia da poco, soprattutto se si conside-ra il ruolo importante che tale stazione èdestinata a svolgere nei prossimi anni.

Per concludere vorrei ancora dire checondivido l’opinione di chi sostiene,anche in ragione dello sviluppo dell’altavelocità ferroviaria, e del sistema auto-stradale, che bisognerà sempre più ragio-nare in termini di macroaree metropolita-ne come questa nostra che una voltaveniva chiamata il triangolo industrialeTorino-Milano-Genova. E sono pure con-vinto che Fiera Milano costituisca un’im-portante risorsa anche per Torino e per ilPiemonte. Ma ciò non esclude, comesuccede nella stessa Lombardia, che pos-sano, anzi debbano, essere salvaguardatee potenziate tutte quelle realtà che espri-mono e valorizzano peculiarità del terri-torio o che comunque vi produconoimportanti ricadute economiche. Grazie.

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Carlo Cerrato: Grazie all’ingegner Paparo e partiamo daquesta conclusione e continuiamo a giocare su questo asseTorino-Milano e coinvolgo la professoressa Francesca Golfetto,condirettore del Centro di ricerca sui mercati e sui settori indu-striali dell’Università Bocconi.

Prof.ssa Francesca GOLFETTO,ordinario di Marketing,

condirettore CERMES - Centro di Ricerca Mercati e Settori dell’Università Bocconi

Il mio intervento cerca in qualche modo di fare luce sullarelazione che c’è tra fiere e territorio, su quali sono i van-taggi che danno le fiere per un certo territorio, ma su quali

sono anche i vincoli che vengono posti dal territorio alle fiere,perché le fiere sono strumenti interessantissini per avere moltibenefici ma appunto pongono molti legami e richiedono uncerto tipo di attività.

I vantaggi che offrono le fiere e i congressi al territorio ospi-tante sono di diverse tipologie e sono nell’insieme molto piùimportanti del valore del business fieristico del singolo organiz-zatore. In genere infatti il fatturato fieristico è limitato, ma ilbeneficio di tali attività sul territorio è molto elevato.

Si possono in tal senso evidenziare almeno tre tipi di benefici(slide in basso a sinistra).

Il primo e forse il più importante è quello che può essere defi-nito “vantaggio di visibilità e di apprendimento per le impreselocali”. Questo aspetto si riferisce al fatto che le fiere sonoanche definite distretti commerciali o temporary cluster, proprioper sottolineare il ruolo che svolgono nella capacità di contatta-re mercati lontani e di far circolare conoscenza entro il settoredi riferimento. Mentre si è parlato tanto dei distretti industriali,e della capacità che essi hanno offerto alle nostre piccole impre-se di lavorare in filiera e di combattere la concorrenza e il gapdimensionale che le separa dagli altri paesi sviluppati, poco si èdetto del vantaggio che le fiere hanno offerto e tuttora offrono

nella capacità di contattare i mercati esteri. Anche attraverso il“distretto commerciale” le nostre imprese hanno infatti lavoratoinsieme, superando i loro limiti. La fiera è un grande strumentodi visibilità e di marketing collettivo, che permette di acquisireclienti dai paesi lontani, anche ad aziende che non hanno laforza vendita e non hanno competenze di marketing. Attraversole fiere, le nostre aziende hanno colmato un gap enorme: avereuna fiera importante nel proprio territorio facilita le imprese,perché riduce i costi di commercializzazione e fa arrivare acqui-renti da tutto il mondo, a vantaggio soprattutto delle impreseche non hanno la capacità di “muoversi”. La fiera offre il van-taggio di osservare il mercato, di capirlo e di farsi conoscere e

poi, un po’ alla volta, di impararea presentarsi a fiere estere e così,gradualmente conquistare il mer-cato. Nel mio lavoro ho raccoltotantissime testimonianze di azien-de – oggi aziende importanti delmade in Italy - che raccontanocome siano partite proprio dallefiere per capire i gusti dei com-pratori esteri, per migliorare iprodotti, per cercare venditori. Eogni progresso è segnato via viada partecipazioni fieristiche sem-pre più importanti. Le fiere sononate in Europa (e l’Europa è oggiil paese con le fiere più importan-ti del mondo) proprio perché lenostre piccole imprese ne aveva-no estremo bisogno.

Il secondo e il terzo beneficiosono quelli che più interessano ilterritorio locale, quelli che spin-gono molti enti locali alla costru-zione dei quartieri fieristici e con-

FRANCESCA GOLFETTO

10 Atti convegno

Francesca Golfetto e Carlo Cerrato

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gressuali nella propria zona. Unoriguarda l’immagine di competenzadel territorio, ossia l’associazionecognitiva che si forma tra area ospi-tante e tipo di produzioni espostenelle manifestazioni. Basti pensare aCannes: l’associazione immediata ècon il cinema anche se in zona nonse ne produce affatto. Per venire alcaso dell’Italia, ad esempio, da unaricerca effettuata sulle competenzegeneralmente attribuite alla città diVerona da parte dei paesi esteri èrisultato che a Verona si tende adassociare la produzione di vino,quasi allo stesso livello di Bordeaux!E ciò grazie alla sua famosa manife-stazione nel settore, Vinitaly. Potenzadel passaparola di visitatori ed espo-sitori internazionali, e del grandissi-mo ritorno mediatico che c’è intornoalle fiere di livello!

L’altro beneficio (il terzo) è quelloche interessa soprattutto i servizi dell’area che ospita le manife-stazioni, in virtù del fatto che le fiere e i congressi sono deipotenti motori per il turismo d’affari. Si tratta del c.d. “indottoeconomico”, che è la quantità di ricchezza che arriva a unaregione per effetto delle spesa nel territorio di espositori e divisitatori. Ad esempio, nel caso di Milano, con un fatturatoannuo di Fiera Milano pari a circa 300 milioni, abbiamo unindotto sull’area di circa 3000 milioni, ossia un “moltiplicatoredi fatturato” pari a più di 10 volte il fatturato del quartiere. Talefatturato si riferisce alla spesa di espositori e visitatori pressoalberghi, ristoranti, trasporti, servizi eventi e comunicazione,allestimenti, noleggi, hostess, servizi per il tempo libero, e cosìvia.

Però fiere e congressi non sonotutte uguali e anche i vari benefici sidifferenziano significativamente

Vediamo tali differenze partendodai congressi. Notiamo come essisiano molto simili alle fiere perchéspesso a fianco di un congresso cisono esposizioni di merci. Inoltre, icongressi vengono fatti su settoriscientificamente più avanzati in cuile tematiche non sono ancora tradot-te in merci. I congressi non sonomolto remunerativi per chi li orga-nizza (il business congressuale èsempre in perdita) ma sono un gran-dissimo veicolo di indotto economi-co per il territorio perché si arriva auna spesa dei partecipanti fino a 200volte il fatturato dell’organizzatore.I congressi offrono inoltre unadiscreta visibilità e immagine allecompetenze del territorio e forsesono gli unici che non necessitano

di una grandissima accessibilità perché la caratteristica di essere“isolati” è spesso tra i requisiti richiesti dai congressisti.Sempre partendo dell’indotto si nota invece come le fiere con-sumer - ossia quelle dedicate al grande pubblico come ad es.Slow Food, Motor Show, ecc. - si trovino invece all’oppostorispetto ai congressi. Queste fiere hanno infatti un indotto moltobasso, ossia di 2-4 volte il fatturato dell’organizzatore, perché ivisitatori non vengono da lontano, si fermano mezza giornata ehanno una spesa piuttosto limitata. Tali fiere sono tuttavia abba-stanza importanti per l’apprendimento delle imprese locali, per-ché spesso è proprio da qui che si parte. Da queste fiere leimprese cominciano infatti a capire il mercato fuori dalla loro

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zona. Un esempio può essere Artigiano in Fiera di Milano, cheè soprattutto una mostra-mercato ma da qui sono partite anchemolte imprese locali, sviluppando il mercato fuori dalle lorozone di origine.

Nel caso delle fiere di livello internazionale per gli operatori,annoveriamo ancora tre categorie. Le fiere hub sono una cate-goria straordinaria, cui tutti aspirano. Per queste fiere Milanolotta contro Francoforte e Parigi: queste fiere producono infattiun indotto di 15-20 volte il fatturato dell’organizzatore; offronouna visibilità fantastica per le imprese locali perché sono fiereche attraggono anche oltre il 50% di visitatori esteri e di esposi-tori esteri e sono fiere che stanno di fatto al di sopra degli scam-bi del territorio. Nel caso di Parigi e Francoforte, ad esempio, leloro fiere non hanno quasi più niente a che vedere con le produ-zioni del territorio locale perché la loro caratteristica è quella diessere fisicamente al centro di grandissime aree di domanda edi grandissime aree di offerta (di prodotti manifatturieri), cuisono collegate attraverso la loro straordinaria accessibilità.Accessibilità significa disporre ogni giorno di tantissimi colle-gamenti aerei, che consente di fatto alle imprese di essere “vici-ne”. Ad esempio, Il Cairo è più vicino a Parigi che alla nostraSicilia, checché ne dicano i siciliani. Questo è infatti il motivoper cui Parigi, Francoforte e in parte Milano riescono ad averele fiere hub, perché appunto dispongono di questa grandissimaaccessibilità. E le loro manifestazioni sono le più importanti delmondo, hanno una portata intercontinentale, con la maggiorparte di espositori e visitatori esteri.

Una categoria un po’ diversa è rappresentata dalle fiere del-l’export. Sono una categoria difficile, che richiede soprattutto diavere in loco prodotti straordinari e molti produttori-espositorileader. In Italia siamo bravi con queste fiere. Alla categoriaappartengono il Salone del Mobile, alcune fiere della moda,alcune fiere della tecnologia (es. lavorazione marmi, lavorazio-

ne legno, ecc.), le fiere insomma che corrispondono ai settori incui l’Italia è forte a livello internazionale. E tali fiere si fannonel nord Italia, ossia al centro delle aree di offerta. In questefiere gli espositori sono prevalentemente italiani, mentre i visi-tatori vengono in grandissima parte dall’estero. Sono fiere diuna potenza straordinaria perché riescono a far muovere visita-tori da tutto il mondo pur avendo solo espositori locali. Taliespositori però lavorano insieme e spesso usano leve sofistica-tissime per potenziare la loro visibilità e la loro immagine, dallaselezione dei prodotti e degli espositori, alle proposte di tenden-ze, e così via. Per fare queste fiere, oggi infatti non basta piùmettere in fila una serie di “banchetti” di espositori, ma bisognalavorare sodo e in modo sofisticato, guardando al marketingcollettivo per poter stabilire e mantenere la leadership mondia-le. E le fiere dell’export – se fatte bene – possono dare un con-tributo straordinario in tale direzione perché la leadership spes-so si costruisce con la visibilità. Per riepilogare sui vantaggi, lefiere dell’export offrono certamente visibilità per le impreselocali, immagine di competenza per la città ospitante (si pensi aMilano che oggi è considerata capitale del design “estetico”) egrande indotto economico, data la quantità di visitatori esteri.Passando infine alle fiere dell’import, si nota che anche questesono fiere internazionali, ma con la grande differenza che sonofiere in cui prevalgono gli esteri dal lato degli espositori, ma ivisitatori sono prevalentemente locali-nazionali. Ce ne sonomolte ma servono soprattutto alla penetrazione locale delle ven-dite. Un esempio è il vecchio Salone dell’auto che negli ultimianni attraeva solo visitatori locali o del nord Italia. In questatipologia di fiere, immagine e indotto locale sono abbastanzaelevati, ma certo più limitati dei precedenti.

Un aspetto che si deve considerare è che le categorie di fiereche abbiamo fin qui considerato non si possono realizzareovunque. Anzi, il territorio condiziona moltissimo e noi certo

FRANCESCA GOLFETTO

12 Atti convegno

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non possiamo scegliere quali fiere si possono fare a Torino o aMilano, perché le fiere sono un business spazialmente condizio-nato (slide 3).

Il principale fattore di condizionamento è l’accessibilità(ossia la capacità di un’area di avere aerei, treni, strade, ecc.che la connettono con il resto del mondo) perché essa consentea espositori e visitatori di raggiungere rapidamente la sededella fiera. Disponendo di un’accessibilità intercontinentale sipossono fare fiere hub. Ma le fiere hub sono al massimo unaper continente in ciascun settore… per cui, in Europa la mag-gior parte di queste fiere sono localizzate in città comeFrancoforte e Parigi. Quando inoltre già c’è una fiera hub nelsettore, la battaglia è quasi insostenibile perché le imprese nonvogliono lasciare la strada vecchia per la nuova… Ci sonoinfatti città come Roma che, pur avendo una buona accessibi-lità, sono arrivate tardi e devono lottare pesantemente control’esistente per potersi affermare. Anche ripetere fiere dell’ex-port è difficile: oltre a una buona accessibilità ci vuole unaforte area di offerta intorno, perché è soprattutto la forza delleassociazioni locali che consente di sostenere gli elevatissimisforzi che esse richiedono. Inoltre, è dannoso per le produzionilocali tentare di aumentare il numero delle fiere rivolte all’ex-port, perché disperdono gli sforzi. Le uniche fiere facilmenteripetibili sono le fiere consumer, perché non occorre una gran-de accessibilità dato che i consumatori vengono per lo più daun raggio di 150 km. Esse inoltre sono basate sulla ricercadelle tradizioni e di quelli che oggi nel marketing vengonochiamati elementi di esperienzialità.

Dati dunque i condizionamenti territoriali che abbiamo sinqui elencato, possiamo discutere delle manifestazioni che sipossono fare a Torino e in Piemonte in generale. Attualmente lefiere della Regione sono quasi interamente focalizzate nel grup-po delle fiere consumer. Credo tuttavia che una città come

Torino – che di recente ha avuto anche un significativo miglio-ramento delle infrastrutture, dell’accessibilità e della ricettività– potrebbe aspirare a fare anche qualcosa di più. Certo non pos-siamo fare le stesse cose che fa Milano: una città al centro delladomanda e dell’offerta manifatturiera italiana, che ha una gran-de accessibilità, che ha un aeroporto intercontinentale, chequindi può fare le fiere hub…Penso invece a una città comeRimini, una piccola città, con un bacino d’utenza per metà man-giato dal mare, che aveva solo un piccolo quartiere con tantiproblemi, eppure avevano e hanno tuttora tantissime idee etanta imprenditorialità: hanno riempito il quartiere vecchio, nehanno fatto uno nuovo e lo hanno riempito…lì i manager fieri-stici “corrono”, molto più di quanto fanno in città come Parigi oMilano, in cui il mercato bussa alla porta. A Rimini il mercatolo rincorrono e lo costruiscono.

Riepilogando dunque il messaggio che vorrei dare è questo.A Torino c’è stato un significativo miglioramento delle infra-strutture, ma secondo me bisogna lavorare ancora molto.Iniziando dall’accessibilità io mi chiedo: perché ogni volta chearrivo a Malpensa devo andare a Milano per prendere il trenoper venire a Torino, oppure devo spendere 250 euro di taxi?Perché avendo a portata di mano un aeroporto di livello inter-continentale non lo vogliamo sfruttare? Perché accontentarci diCaselle? Ma è così impossibile creare un collegamento – nondico veloce - ma anche solo di pullman frequenti invece chedisponibili ogni 6 ore? E poi, bisogna lavorare anche sulmestiere di fare fiere (e congressi). Le fiere sono una attivitàspecialistica, che non può essere sostituita dalle strutture, edagli interventi pubblici e dagli assessori. Il mercato vieneprima delle strutture: a Milano la fiera si faceva per stradaprima di costruire il quartiere, ma soprattutto… qualcuno locoltivava. E quindi, per il settore fieristico-congressuale sugge-risco infine: spazio all’imprenditorialità.

Alessandro Altamurae Mercedes Bresso

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Carlo Cerrato: Ringrazio la professo-ressa Golfetto per la sua relazione e pergli stimoli conclusivi. Mi permetto dialterare l’elenco degli interventi e coin-volgo subito il dottor AlessandroAltamura, assessore al Commercio eTurismo del Comune di Torino. Proprioin questi momenti il SindacoChiamparino sta presentando in antepri-ma il bilancio 2009 da portare in appro-vazione al Consiglio, lo sta presentandoalle forze economiche, quindi tra crisi,prospettive e suggerimenti, che cosa puòdire su questi temi?

Alessandro ALTAMURA, assessore alCommercio, Turismo del Comune di

Torino

Ringrazio gli organizzatori di que-sto confronto, e vedo una seriedi sollecitazioni e anche di sug-

gestioni che ci permettono di andare unpo’ più a braccio e di evitare le relazioniche sono corrette e necessarie, ma cheovviamente devono rappresentare inmodo analitico, anche se sintetico, quel-li che sono gli atti normativi che vannoa determinare in qualche modo il com-parto di cui stiamo discutendo.Ringrazio in particolare il collega dellaRegione, l’Assessore Ricca, anche perl’ostinazione con cui ha seguito in modoparticolare questo settore, mettendo ipresupposti per l’approvazione di unalegge che può dare un sistema miglioredi sinergie fra enti locali e anche all’in-terno delle associazioni e dei settori pro-duttivi legati alla promozione del fieri-stico congressuale e quindi all’acco-glienza, in particolare oltre che alla pro-mozione esterna, il valore aggiunto sicu-ramente di avere un quadro di regolecondivise.

Le suggestioni che la professoressaGolfetto ci ha lanciato sono state giàintrodotte da Cerrato, perché noi arrivia-mo da una discussione sul bilancio pre-ventivo, che è un quadro generale econo-mico che prevede che tutti gli enti localioggi stiano facendo una forte rivisitazio-ne, sto usando un eufemismo, rispetto adalcune delle strategie che dieci anni fanascevano in funzione anche di un com-parto, di un settore, vedo qui Maria LuisaCoppa, presidente Ascom, che saluto, evedo tanti altri operatori del settore fieri-stico congressuale, che conoscono questavicenda, perché hanno lavorato con noiproprio nella impostazione di un percor-

so che ha avuto sicuramente una contra-zione. Se da un lato è importante e fon-damentale un convegno che promuove ilsistema fieristico congressuale, mi per-metterò di riprendere alcune delle sugge-stioni che la stessa Presidente Bresso halanciato, e su questo credo sia anche utilecondividere alcune osservazioni che par-tono da due presupposti:

Uno è stato anticipato da Paparo, nel-l’introduzione e lo ringrazio come primoorganizzatore e grande sollecitatore dellapresenza delle istituzioni e quindi anchedel contributo piccolo che possiamo dare.

Noi oggi stiamo chiudendo un bilanciopreventivo per il 2009 che avrà dei taglimolto significativi, che ha salvaguardatoe proprio in questo momento il sindacoChiamparino e parte della Giunta, esclusol’assessore alle attività produttive che èqui con voi, sta presentando a tutte le atti-vità produttive, sindacali, forze sociali,quello che è il bilancio preventivo 2009,che ha sicuramente una contrazione fortesia di trasferimenti da parte del Governoagli enti locali, sia una rivisitazione diquelli che sono i finanziamenti costituitiiniziando dall’Ici, quindi da un percorso

che già 4 mesi fa ha creato presuppostidifferenti rispetto al bilancio preventivodi un ente locale come la Città di Torino.Lo dico non per annoiarvi evidentemente,ma per farvi cogliere quel “fil rouge” chenasce dieci anni fa, in un sistema fieristi-co congressuale in cui Torino avevaobiettivamente ancora labili speranze dipoter decollare e competere su un merca-to importante e sempre più difficile vistaanche la crisi economica, congiunturale,nazionale e internazionale, che prevedecome ci sia la contrazione anche da partedelle aziende e degli operatori rispetto alsostegno di grandi iniziative, di capacità ,ovviamente, di attrarre pubblico e flussifieristico congressuali.

Voglio dividere le due questioni sem-plicemente per una analisi più completa.Essere riusciti in questi dieci anni, neicinque anni preparatori all’evento olim-pico, che può essere facilmente dimenti-cato perché è durato 15 giorni ed è statosoprattutto la vetrina mediatica interna-zionale di grande qualità e di grandespessore che ha dato una dimostrazionedi come il sistema Piemonte, la città diTorino, le sue valli olimpiche hanno

ALESSANDRO ALTAMURA

AlessandroAltamura

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saputo fare gioco di squadra e vincereuna sfida molto difficile e mettere i pre-supposti perché quel sistema potesse arti-colarsi e radicarsi. Alcuni di questi per-corsi sono stati una forte incentivazionedella presentazione dei dossier di candi-datura e voi sapete che la ricaduta, inparticolare del congressuale, una ricadutaeconomica sia sotto l’aspetto occupazio-nale che del prodotto interno lordo,rispetto all’accoglienza e alla ricettività:molto importante, se considerate che daprima a dopo le olimpiadi siamo passatifra Torino e Provincia da 7000 posti lettoa 14000 posti letto, fra l’altro aumentan-do in modo esponenziale una presenza dialberghi di grande qualità (5 stelle) di unsistema che ancora Torino non aveva.

Dove possiamo vedere le criticità?Alcune sono state opportunamente sotto-lineate dal collega Sergio Ricca, e alcunele ha sottolinate la Presidente Bresso. Leprincipali criticità che io vedo, per fardecollare questo sistema a livello torine-se e piemontese in cui, secondo l’ultimaanalisi statistica del Sole 24 Ore ci pone-va fra il quinto e sesto posto, con la diffi-coltà di dover competere con sistemimolto articolati e che hanno storie e sub-strati economici molto importanti, l’e-sempio di Milano, Rimini, Bologna,sono estremamente significativi, abbia-mo davanti anche Napoli e Firenze, madiciamo che vi sono forti margini di cre-scita, però il contesto generale in cui noici stiamo muovendo è un contesto diffi-cile.

Ci sono anche segnali positivi, che mipermetto sommessamente di sottolineare,questa sala così piena di operatori inte-ressati a vedere crescere questi settori e avincere le prossime sfide perché la città ela regione hanno delle sfide importantis-sime, alcune sono state vinte: non stoparlando evidentemente solo delleOlimpiadi perché il volano di comunica-zione non è fatto solo da un singoloevento che attrae, l’Emec solo recente-mente quei 500 operatori del sistema fie-ristico congressuale italiano che sonostati qui a Torino e hanno avuto unagrande accoglienza hanno dimostrato unagrande attenzione per quello che è ilnuovo sistema torinese.

Sicuramente due sono le questioni: unal’ha sottolineata la Presidente Bresso, ealtrettanto ha sottolineato il collegaSergio Ricca, come le infrastrutture sonouno dei temi fondamentali.

Lo sviluppo delle infrastrutture, lacapacità di un sistema complesso e arti-colato che prevede anche una comparte-cipazione del Governo, penso alla metro-politana, al finanziamento della secondatranche, penso a un sistema articolato ditrasporti che semplifichi un quadro diriferimento rispetto all’attuale polo con-gressuale e fieristico che attualmente c’èal Lingotto.

Evidentemente molti di voi potrannoleggerla in modo più critico, ma io leggoin modo estremamente positivo che ungrande partner internazionale, che, sulsistema fieristico congressuale hacostruito un fatturato mondiale, abbiadimostrato un così forte interesse versola città di Torino, abbia partecipato aduna gara, abbia vinto, l’assegnazione nonsolo dell’Oval ma in realtà della prospet-tiva di costruire il quarto padiglione edentrare in un meccanismo che potrà pro-porre circa 80.000 mq, che inizieranno afarci competere con un target medio altoa livello nazionale soprattutto sul NordItalia.

Voglio sottolineare alcuni punti chenon sono marginali nell’economia dellavicenda: i dossier di candidatura nonpossono nascere esclusivamente solo dauna parte, dagli enti locali. Ringrazioovviamente per il lavoro difficile, artico-lato, complesso, ma quotidiano e mania-cale nella sua ricerca di perfezionismo,da parte di Convention Bureau per i dos-sier di candidatura sostenuti dagli entilocali, ma sicuramente il sistema Torinoe il sistema Piemonte parte anche da un

presupposto: abbiamo un’economiaestremamente diversificata, se andate avedere i congressi che noi siamo riuscitia portare a Torino soltanto in questi ulti-mi 18 mesi, abbiamo la presenza moltoforte di attività e professioni assoluta-mente diversificate fra loro:partiamodalle micosi per arrivare a congressi difitopatologia, per passare a congressimedici e ad attività assolutamente diver-se che significano che la città ha grandirisorse, grandi capacità competitive sottoogni punto di vista e non solo quello cheè il cavallo di battaglia di alcuni. Su que-sto le associazioni di categoria a voltehanno obiettivamente ragione a dire chequesta città negli ultimi anni ha avutomodo di cambiare pelle, anche se soloparzialmente, rispetto a quello che nel-l’immaginario collettivo era Torino fino adieci anni fa , ossia una città fondamen-talmente e profondamente legata a unsistema industriale, manifatturiero, almetalmeccanico, con delle eccellenze,anche nel campo dell’ICT,dell’Innovation e CommunicationTechnology, piuttosto che dell’aerospa-ziale, piuttosto che per esempio del siste-ma universitario e del Politecnico.

Credo che fare sistema, significhi lavo-rare molto in sinergia con gli enti locali,semplificare il quadro di riferimento; lodico, anche per la gemmazione che c’èstata per un certo periodo, ma non è asso-lutamente una critica a nessuno, è un’os-servazione che voglio fare non da assesso-re, ma da privato cittadino: una gemma-zione di enti che a volte finiscono col

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sovrapporsi, che quindi dovremo riportare in un sistema più com-plesso, a dover ragionare nella stessa direzione. Aggiungo che lasemplificazione su cui abbiamo lavorato con la RegionePiemonte, Camera di Commercio, Provincia e Comune ha portatoalla fusione delle tre precedenti ATL in una ATL unica TurismoTorino e Provincia; il mio auspicio è che anche il ConventionBureau diventi un vero e proprio braccio operativo con ATL,anche perché siamo in attesa dell’approvazione della nuova leggeregionale che prevede un nuovo assetto da parte di tutte le ATLdel Piemonte; questo ha frenato un certo tipo di percorso. Io chie-derò anche ai privati che partecipano a questi settori, di ragionarein termini di prospettiva, capendo come sarà appplicata questalegge, e soprattutto come potremo mantenere un forte coinvolgi-mento dei privati. Credo che soprattutto sull’accoglienza sia fon-damentale il coinvolgimento dei privati Gli enti locali oggi hannoun impegno, una responsabilità anche nei confronti del Governo,abbiamo vinto molte sfide, dobbiamo vincerne altre.

Credo che le grandi manifestazioni che sono state citate: dalSalone del gusto, a Terra madre, dalla Fiera del libro, a tutto ciòche già oggi rappresenta la vetrina di Torino in termini nazionalie internazionali è stata comunque amplificata da altre grandimanifestazioni, forse più per addetti ai lavori (su questo abbiamoavuto modo di discutere più volte), la recente chiusura dell’annodi Torino capitale mondiale del design, ma io penso che nel 2010avremo manifestazioni importanti e significative che saranno unestremo volano anche di promozione della città, quindi non solo idossier di candidatura di singoli eventi: uno sarà sicuramente

l’Ostensione della Sindone, l’Esof che avrà invece un peso moltoimportante come città capitale europea della scienza, nel 2011 ilcentocinquantenario dell’Unità d’Italia.

Vado a concludere e chiedo scusa se mi sono prolungato inquesto intervento, che però ovviamente mi appassiona perché èil lavoro a cui dedico tanto tempo. Sicuramente abbiamo unimpegno anche nei confronti del Governo, che gli enti locali chefanno sinergia, non possono portare a casa tutti i risultati se oggiparliamo di cantierizzare opere per ridare fiato all’economia e làdove ci sono enti locali virtuosi, che hanno l’obbligatorietàmorale di portare avanti progetti che sono già stati cantierizzatie, pronti per essere aperti, iniziati, per dare il lavoro con la rica-duta economica, anche quella, in un momento di crisi nazionalee internazionale. Spesso tutto questo viene bloccato, da un latoperché questi finanziamenti vengono rinviati e dall’altro perchéla rigidità del rispetto del patti di stabilità non permette agli entilocali di andare nella direzione che oggi sarebbe veramente unvolano per l’economia e avrebbe una grande ricaduta positivasia sul prodotto interno lordo sia sull’aspetto occupazionale.

Io credo che su questo tema nel medio periodo dovremo ragio-nare, perché la vera sfida sarà questa. Se c’è un elemento che vasottolineato è che le Olimpiadi sono state una grande sfida vintada parte della Città, dalla Regione, dagli enti locali, anche graziea quella che noi abbiamo definito più volte quella pax istituziona-le, sapendo che avevamo un governo della Regione di un colore,e la Città con un governo di diverso colore. Questo è l’auspicio:che quella strada iniziata allora riprenda con forza adesso. Grazie

ALESSANDRO ALTAMURA

16 Atti convegno

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17Atti convegno

Carlo Cerrato: Grazie all’Assessore Alessandro Altamura epasserei la parola al Ragionier Pierpaolo VAJ, presidente diASAL Assoallestimenti e titolare di Way Spa, importante azien-da del settore.

Pierpaolo VAJ, Presidente ASAL Assoallestimenti

Grazie, buongiorno a tutti. Innanzitutto vorrei dire chi èAsal: Asal Assoallestimenti è la Associazione delleAziende che lavorano nelle fiere, che fanno allesti-

menti nelle fiere e negli eventi speciali, che riunisce 307Aziende. L’Asal fa parte anche della filiera della Federlegno,che come credo sappiate fa parte di Confindustria.

Poiché rappresento 307 aziende sul territorio nazionale faròdelle considerazioni un po’ allargate rispetto al territorio diTorino e del Piemonte.

Comunicazione e fiere. Partecipare a una fiera o a un evento è momento importante

nel campo della comunicazione per molte aziende. Spesso ci sichiede se è utile parteciparvi visto che al giorno d’oggi ilmondo della comunicazione ci offre ogni momento nuovi stru-menti avanzati d’informazione e ricerca. Internet, sms, ecc. cioffrono soluzioni veloci ed economiche ormai insostituibili; maalla fine di tutto ci sono le persone e le persone vanno guardatein faccia. Oggi, come 2000 anni fa, prima di stringere un accor-do, sia esso a breve termine che di lunga strategia, prima di unacquisto che conta, è meglio vedere negli occhi con chi si tratta.Le fiere e gli eventi servono proprio a vedere negli occhi i nostriinterlocutori.

L’immagine aziendale nello standNello spazio di un evento non si misura solo il prodotto. Ci

sono oltre alle fiere molti altri strumenti dedicati a questoscopo, ma si misura la capacità di un’azienda di esplicitare lapropria qualità complessiva, la propria logica produttiva, com-merciale, la propria immagine, i propri uomini e le loro capa-cità.

Per preparare una fiera o un evento, sia una persona che un’a-zienda devono prima decidere la propria autorappresentazione,decidere come esporre, prima che la merce, la propria organiz-zazione, il proprio concetto di azienda. Quando vediamo unallestimento, non vediamo solo oggetti tridimensionali più omeno belli, ma vediamo il modo di autorappresentarsi di un’or-ganizzazione complessa. Perciò le fiere, gli eventi, i temporaryshop, i corner, i road show e le varie forme di comunicazionetridimensionali, vanno pensati e programmati non come un ine-luttabile obbligo, tanto non ci si può non andare, ma come unmomento fondamentale e ben programmato della propria atti-vità di comunicazione sia istituzionale che di prodotto.

Proprio in un momento di crisi farsi vedere e vedere con ipropri occhi diventa decisivo per degli imprenditori perché allafine errori o scelte sbagliate vengono pagati da chi decide alvertice. Ma non tutte le fiere e gli eventi, e lo diciamo noi alle-stitori, sono necessari; spesso gli eventi non sono scelti sullabase di una strategia di comunicazione, ma come un’abitudineed a volte si affida il compito di gestire l’evento all’ultimo arri-vato. Non immaginate quante volte ci si domanda con che inter-locutore e di che tipo si ha a che fare e che cosa potrà ricavare

l’azienda dell’investimento che sta per fare. Perché un allesti-mento sia un investimento va gestito come un progetto impor-tante cui dedicare tempo e persone adeguate. Bisogna che sianochiari gli obiettivi e i metodi; come per qualunque investimentova deciso un budget adeguato all’obiettivo e visto che ci sigioca la faccia non sempre quel che conta è solo il prezzo.

Sia che si decida di gestire l’evento all’interno della propriastruttura o che ci si affidi a consulenti esterni, il percorso, ilprima, il durante, il dopo, vanno visti come parte di un tutto. Inun momento di crisi sia noi che i nostri clienti cerchiamo nuovepossibilità; quindi presentarsi in maniera positiva ad un eventopuò offrire l’occasione di conquistare nuovi clienti, di studiarenuove soluzioni per nuovi percorsi aziendali.

La tendenza mondiale è ad una crescita dei momenti espositi-vi, solo che cambia la locazione dell’area, decisa dall’internodella rosa di possibilità per ogni singolo ogni settore, ma se 10anni fa l’area decisiva era sicuramente l’Europa e solo per alcu-ni settori gli USA, oggi l’area decisiva, le fiere hub, gli eventitop, si possono collocare in Asia, in Arabia, e ancora in Europa.Per gli europei e gli italiani in particolare diventa decisivo sce-gliere il punto giusto in cui collocarsi e poi partecipare in formaadeguata.

Perchè affidarsi ai professionistiUna volta scelto l’evento fiera bisogna trovare la forma, i

contenuti e il budget adeguato che diventa anch’esso importanteperché se dopo aver svolto bene la fase iniziale poie ci presen-tiamo in uno spazio che non rende il nostro sforzo, inficeremo inostri investimenti. Lo spazio in cui riceveremo i nostri ospitideve essere consono ai nostri desiderata, essere un luogo chedia fisicamente il senso di chi siamo. È perciò utile che si utiliz-

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zino per realizzarlo dei professionisti adatti, magari nel nostrocaso gli associati Asal Assoallestimenti.

Per le tempistiche contratte che gli eventi comportano, per ilcosto che una costruzione temporanea implica, per il rischiocommerciale e d’immagine che si sopporta per presentarsi a unevento, antaggio di usare non professionisti, magari per rispar-miare un 20%, non mi sembra che valga la pena. Nessunorisparmia a cuor leggero sul consulente finanziario, sull’inge-gnere, sull’avvocato, ma spesso si pensa che su un allestimentosia possibile guardare solo il costo e non altri aspetti altrettantoimportanti: puntualità nella consegna, collaborazione al proces-so decisionale, qualità finale del prodotto rispetto alle normati-ve in fatto di sicurezza e lavoro, assistenza nelle varie fasi, spes-so non si leggono nei preventivi, ma sono decisivi per determi-nare la coerenza del prezzo al prodotto. Un buon allestitoreaiuta l’espositore a ottimizzare il proprio investimento, nelrispetto delle proprie specificità, perché l’obiettivo è comune.Se gli espositori hanno un ritorno dalla partecipazione ad even-ti, avranno bisogno di allestitori di buon livello, altrimenti lafiliera della comunicazione tramite eventi si ridurrà, con relativacontrazione per tutta la nostra nicchia di lavoro.

I vantaggi di un buon allestimentoIl mondo della pubblicità ha spesso dedicato poca attenzione

al nostro lavoro soprattutto perché è molto difficile dare numeriche dimostrino i ritorni veri o presunti, ma chi ha esperienza dipartecipazione ad eventi mi ha spesso riportato il giudizio cheuna buona partecipazione può essere davvero un investimentoadeguato. Ad esempio, in un padiglione con molti stand anoni-

mi e di basso livello come allestimento, se vengono realizzatialcuni allestimenti di grande richiamo, sicuramente questiavranno un’affluenza di visitatori superiore ai primi.

Il merito principale sarà di queste aziende, ma tutto è servitoper creare il successo, e la partecipazione sarà sicuramentepositiva. Aziende, prodotti, spazio saranno al massimo dellaloro capacità di sfruttare l’evento e il confronto competitivo coni loro concorrenti presenti nella stessa fiera.

Se nei momenti di vacche grasse si possono privilegiare even-ti speciali, è nei momenti difficili che vanno meglio utilizzati gliincontri a gestione complessiva, ma collettivi come sono lefiere. Una grande fiera hub come il Salone del mobile di Milanoo la Fiera del libro di Torino offrono la possibilità di incontrareil meglio del mercato al minor costo contatto.

Compito di una filiera intelligente di imprenditori è di contri-buire a far sì che le fiere hub si svolgano sul nostro territoriocon il ritorno positivo per tutta la filiera.

Non ho bisogno di convincervi sulla possibilità del momentoallestimento all’interno del vostro investimento complessivo,ma solo di sottolineare la giusta attenzione per ottenere il mas-simo risultato.

Avrei ancora una piccola cosa da dire, vorrei richiamare l’at-tenzione di tutti i presenti e delle persone qui al tavolo suldecreto sicurezza che è uscito l’anno scorso: mi riferisco aldecreto legislativo 81 dell’ aprile 2008. Come molti saprannoquesto decreto non fa altro che riassumere decreti e regole giàesistenti, però con due cose importanti: maggior controllo emolto più gravi sanzioni per chi non rispetta queste regole; ven-gono precisate meglio quali sono le responsabilità dei vari sog-

PIERPAOLO VAJ

18 Atti convegno

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getti a partire dall’ espositore, al quartiere fieristico e anche anoi fornitori di servizio. Purtroppo molta gente non conoscequeste regole, i nostri clienti che pagano il lavoro a noi prestato-ri di servizio credono con quello di aver risolto ogni problema enon sanno che la responsabilità maggiore è la loro; questodecreto legislativo ha una gravissima lacuna secondo noi, chenon considera specificatamente i cantieri fieristici, ma ci acco-muna ai cantieri edili. La legge è fatta per l’edilizia, si parla diponteggi, scavi, tutte cose che non hanno niente a che vederecon un cantiere fieristico. Invito tutti, l’Ing.Artusi di FieraMilano, gli Assessori, noi abbiamo già fatto qualcosa, perché sipossa portare a Roma al Ministero Competente questa richiesta,questa necessità, in modo che si possano avere delle regole perle Fiere e per i cantieri fieristici. L’Asal con CFI e con la Efi,qui c’è anche il Presidente Cercola, tutti questi Enti, noi abbia-mo già formato un comitato di lavoro che studi delle lineeguida, ma poi abbiamo bisogno degli enti pubblici che ci aiuti-no a portare a Roma questa richiesta, perché questo decretodella sicurezza preveda delle deroghe rispetto ai cantieri edili.Grazie. Buon proseguimento di lavoro.

Carlo Cerrato: Dopo Pierpaolo Vaj coinvolgerei due rappre-sentanti di grandi realtà fieristiche Napoli e Milano, prima ilprofessor Raffaele Cercola, che è presidente dell’Associazioneesposizioni e fiere italiane ed è presidente della Mostrad’Oltremare, poi concluderà il primo giro di interventi l’inge-gner Artusi, intanto l’assessore Alessandro Altamura del comu-ne di Torino dovrà poi lasciarci perché è in corso in Comune lapresentazione del bilancio alle forze economiche, alle associa-zioni di categoria, quindi non starà con noi fino alla fine dellaprima parte dei lavori. Prego professor Cercola.

Prof.Raffaele Cercola, presidente AEFI

e Mostra d’Oltremare di Napoli

Buongiorno a tutti, sono qui come rappresentante deiquartieri fieristici italiani e principali organizzatori fieri-stici che fanno capo alla nostra associazione, dico anche

questa seconda parte, perché spesso sidimentica che insieme a CFI, che facapo al sistema Confindustria, i maggio-ri organizzatori sono quelli che fannocapo ai principali quartieri fieristicicome è il caso di Verona, Rimini e glialtri quartieri fieristici che sono anch’es-si organizzatori¸ ovviamente con CFI eASAL rappresentiamo quasi l’insiemedel sistema fieristico italiano: organizza-tori, grandi quartieri e allestitori.

L’invito dell’ingegner Paparo mi hafatto molto piacere, anche perché comela professoressa Golfetto insegnomarketing, in particolare la mia materiaè marketing non strategico, ma territo-riale, quindi il tema della giornata cioèpromuovere il sistema fieristico con-gressuale nel territorio e per il territorio,mi tocca molto per motivi accademici equindi sono qui per portare un interven-to con due letture: quelle positive, che

evidenzierò, ma anche quelle negative che sono frutto ovvia-mente di questa crisi che da circa sei mesi sta attanagliandotutto il mondo dal punto di vista economico e sociale.

Un’ultima considerazione per motivare la mia presenza qui èche sono interessatissimo sia dal punto di vista operativo chedal punto di vista degli studi, sul congressuale, nel senso che lastrategia che sto portando avanti nell’azienda che gestisco da 10anni, è trasformare la Mostra d’Oltremare in un parco congressi(il quartiere fieristico verrà delocalizzato): praticamente600.000 mq con alberghi,centri congressi, attività di ristorazio-ne, di tempo libero, shopping, ecc., centrati intorno a un grandecentro congressi da 5400 posti, che metterebbe questa locational primo posto in Italia, come capacità in una sola sala, dalpunto di vista congressuale.

Questo è frutto di studi che abbiamo fatto nel passato, sto col-laborando in particolare con Unicredit e con i comitati localiche ha creato in Italia; ha scelto il tema del congressuale comeun tema portante sui territori e proprio lunedì avremo un incon-tro con l’amministratore delegato di Unicredit Banca di Romaper poi arrivare a un convegno, già se n’è fatto uno a Catania il24 ottobre, un altro si farà, nel seguito, perché Unicredit credefortemente in questo discorso congressuale. Il lavoro a monte èstato fatto in modo congiunto dall’università cui partecipo io,consorzio universitario e nostro consulting group, che ha dimo-strato la valenza di questa scelta congressuale, di grandissimointeresse in termini di ricaduta sul territorio intero, non soloquello che guadagnano i professionisti, gli allestitori, gli ospi-tanti, ma tutto il territorio intorno al congressuale.

Quindi mi sembra che il tema del fieristico-congressuale, cheè qui nel suo sistema, e come possibilità di sviluppo del territo-rio, sia sacrosanto, tra l’altro non è detto che tutti debbano farela stessa cosa, c’è il rischio che poi ci si copi; se guardiamo unpo’ i piani strategici delle città d’Italia, e Torino ha pubblicato isuoi due piani strategici e li ha messi al centro degli asset su cuicreare lo sviluppo strategico della propria città, c’è quello deglieventi, quindi fieristico congressuale; però se andate a studiare,tutti quanti vogliono fare eventi, fieristico, congressuale.

Raffele Cercola e Pierpaolo Vaj

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La prima domanda da porsi è pro-prio questa: un tema che va portatoin questa città, in questo territorio, inquesta regione, secondo me è sacro-santo, per quel che avete sentitonegli interventi degli amministratori,nel senso, sia Torino che la RegionePiemonte, per scelte strategiche diTorino fatte già nel primo piano, eper il ritorno che ha avuto con leolimpiadi, ci si può porre proprio inuna posizione di leadership in questocampo: quindi il contesto territorialevuole questo tipo di scelta; secondo,è vero quello che ha detto la profes-soressa Golfetto: le fiere hub e ilcongressuale vogliono infrastrutturequasi di natura intercontinentale,però ricorderò una cosa: la primameta congressuale d’Europa ogginon è Parigi, non è Berlino che hanno ipiù grandi centri congressi, ma è Vienna,Vienna ha il maggior fatturato e quota dimercato di congressuale, Vienna è unacittà chiaramente splendida,bellissima,ecc., ma non possiamo nonpensare che Torino o il Piemonte nonpossano competere con Vienna; è moltopiù difficile ovviamente competere conParigi, ma Vienna oggi è leader consoli-dato nel congressuale e non ha un aero-porto intercontinentale a livello di Parigio di Londra, quindi questo è un segnopositivo, ci sono più segnali positivi.

Altro segnale positivo che vorrei porrediciamo in premessa: fiere e congressisono business anticongiunturali; è veroc’è crisi, parlerò degli effetti della crisisul settore perché abbiamo fatto recente-mente una indagine con l’università, cheabbiamo presentato a Milano lo scorso10 dicembre, in cui si vedevano gli effettie ve ne parlerò, però sono business anti-congiunturali, sono quelli che preparanoil futuro, anche se per alcuni settori esi-stono in questo momento dei segnali fortidi crisi, sono degli investimenti chevanno fatti proprio in questi settori. Insintesi, la premessa è dire: è giusto esserequi oggi a parlare di investimenti, pro-mozione, da fare per il sistema fieristicocongressuale in Piemonte e nella città diTorino, ci sono i segnali necessari positi-vi sia di contesto sia di business nel loroinsieme fieristico cnngressuale e siarispetto ai settori.

Altro fatto positivo, avete sentito ormaic’è convergenza, le sfumature che esisto-no fra congressi, convegni, eventi, fiere,

cosiddette consumer, cioè fiere eventi,fiere solo consumer, fiere b2b, fra le fiereb2b la collega Golfetto citava del qua-drante hub, negli eventi intercontinentalidi hub, ecco le sfumature sono continue,c’è un continuo non c’è una divisionenetta, per cui la bravura è muoversi inquella matrice che è stata presentata pro-prio trovando le varie possibilità di posi-zionamento e oggi, se guardiano già lefiere che si fanno al Lingotto di Torino,ci sono più fiere posizionate in quellamatrice.

Tutta questa premessa, la debbo fare inquanto di parte, da studioso e da operato-re, da rappresentante della categoria, èche ci sono i segnali positivi per lavoraree per promuovere questo discorso qui aTorino e nel Piemonte.

Che cosa è successo, tutti i settori,chiunque venga interrogato se si fa ilconsulente, ogni settore dice io sonodiverso dagli altri, il settore è in cambia-mento, ogni settore ha le proprie barriereanche di tipo linguistico, dirà che si èdiversi, ecc.ecc. si è diversi; è in atto uncambiamento, cambiamento da una databen precisa che è il 2001, quando colpassare dell’abrogazione del titolo quin-to, la modifica del titolo quinto dallaCostituzione, passaggio alle regioni, hafatto sì che si è avviato un processo ditrasformazioni degli operatori che eranoprevalentemente operatori pubblici, quasitutti enti pubblici, enti a partecipazionestatale; in riferimento a enti a partecipa-zione statale oggi ce ne sono pochissimi:sei ancora Enti. C’è stato il primo pas-saggio alla societarizzazione cioè la tra-

sformazione da Enti in società,accettando quindi un concetto dibilanci civilistici da portare inpareggio, ovviamente qualcuno hafatto il passo oltre: dalla societariz-zazione si è passati all’aziendaliz-zazione (scusate questi brutti termi-ni in zione), managerializzazione,in alcuni casi alla privatizzazione, èil caso proprio di Torino, il caso diPadova (fanno parte dello stessogruppo), Milano che è quotata inborsa, Firenze, ecc.ecc.

Il settore sta cambiando con unavelocità incredibibile perché soltan-to nell’arco di pochi anni ha avutouno scossone che non ha mai avuto,perché, come diceva la professores-sa Golfetto, le fiere si facevano instrada, attività pubblica. In genere,

fino all’800, quando c’era uno scambiodi merci si faceva sul sagrato delleChiese: si scambiavano animali e prodot-ti dell’agricoltura poi si è passato allecampionarie, quando con la rivoluzioneindustriale si è dovuto presentare il cam-pione del processo industriale, un cam-pione perché non si presentava tutta laproduzione, poi si è passati, a metà delventesimo secolo, ai saloni specializzati,che sono la grande novità dell’ultimametà del ventesimo secolo, però attenti:un altro cambiamento che sta avvenendonei contenuti, nella breve storia dalsagrato agli specializzati, le fiere nonsono più la rappresentazione o il luogo discambio di oggetti, di beni, ma il luogodell’ accelerazione delle conoscenze edei saperi, quindi funziona un po’ da lie-vito del territorio per presentare saperi econoscenza e cioè si smaterializzano isaperi.

Questo detto in positivo, in negativoc’è qualcosa che dobbiamo leggere nelsenso che purtroppo, gli investitori, cheerano appunto prevalentemente queglienti pubblici di cui sopra non ancora tra-sformati, hanno lavorato in una sorta diestrapolazione, per cui hanno ampliatol’offerta dimensionale dei quartieri fieri-stici. Perché effettivamente fino al 1990c’era una grossa carenza di spazi esposi-tivi: Milano stessa era sofferente, in par-ticolare il Salone del mobile non riuscivaa essere contenuto negli spazi del vec-chio quartiere fieristico, e per competerecon altri grandi quartieri fieristici, parti-colarmente per fiere che non sono delterritorio, stanno in quella matrice, come

RAFFAELE CERCOLA

20 Atti convegno

Raffele Cercola

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21Atti convegno

diceva la professoressa Golfetto, ma nonsono espressioni né del territorio, né del-l’offerta, né della domanda, che, stannonella situazione delle fiere hub, sonofiere scambio che possono stare lì, mapotrebbero stare altrove: altra caratteristi-ca delle fiere scambio è che sono in quelquartiere fieristico, per capirciCosmoprof si fa a Bologna, ma si potreb-be fare altrove: a Parigi, a Milano, ovun-que, non è legato né all’Italia né al terri-torio bolognese; sono fiere che da un latosono importantissime perché hanno que-gli acceleratori che avete visto comemoltiplicatori , però anche, non essendoradicate su quel territorio, possono essereoggetto di sottrazione da un quartiereall’altro.

C’è stato un aumento delle dimensionie oggi c’è una sovracapacità produttiva.Rispetto alla capacità produttiva cheabbiamo sommando i 40 grandi quartierifieristici che fanno capo all’AEFI,aggiungendo gli altri, non dimentichia-mo, in Lombardia, il primo gruppo sono13, ma si arriva a circa 40 quarteri fieri-

stici; noi della AEFI ne abbiamo pochis-simi di questi 13 o 40, se aggiungiamotutta questa offerta di spazi, rispetto alvenduto, siamo alla creazione di disvalo-re e in un momento di crisi in cui chiun-que ha un business di capacità, pure que-sto è un business di capacità: sono circa300 posti, devono essere sempre piùriempiti così come i ristoranti, le univer-sità, un aereo non può viaggiare sottouna certa copertura di posti, se sono 160si va in pareggio sopra ad un certo nume-ro, sopra i cento, e così un albergo e cosìvia; non ci possiamo più permettere,come sistema paese, di avere una quan-tità enorme di metri quadri e vendutineanche un quarto. Allora qui bisognainventarsi nuove strategie.

Come vi dicevo faccio una lettura delsistema del settore in positivo e negativo.Da un lato c’è stato un cambiamento dalpunto di vista aziendale, manageriale, distrategie, ecc. positivissimo. Dall’altrolato però c’è stata una corsa all’amplia-mento che era figlia di esigenze del pas-sato, che non sono più di oggi, di oggi

data la crisi, ma anche di oggi rispetto aun cambiamento degli eventi, esposizioninon più di oggetti ma di conoscenze,occasioni d’incontri dove l’allestimento,come diceva il Presidente ASAL, èimportantissimo, perché a questo puntoforse meno lo scaffale dove si presenta lamerce, ma un luogo che consenta allepersone di incontrarsi; allora, cambia-menti dovuti alle dimensioni, cambia-menti dovuti alle strategie, miglioramen-to di servizi; dal punto di vista quantitati-vo è cresciuto ma anche dal punto divista qualitativo.

Altro fattore critico: il portafoglio pro-dotti. Se facciamo una analisi del por-tafoglio prodotti di 40 quartieri fieristici-ci più gli altri, vedrete che purtroppo c’època innovazione, il punto debole delsistema fieristico italiano, quindi qual-siasi, chi deve operare, chi deve promuo-vere, deve fare più su questo, sull’inno-vazione e sull’internalizzazione perchépurtroppo anche in questo settore civuole più imprendititorialità e più inno-vatività. Si portano avanti ancora prodot-ti, per carità prodotti bellissimi, favolosi,con cicli di vita decennali, prodotti fieri-stici che hanno 100 e più anni: ci sonosaloni che hanno 100 e più anni: IlSalone nautico di Genova ha 49 anni, ilmio Nauticsud 40, ma ci stanno quartieriche hanno prodotti di 70/80 anni, oratrovare un prodotto, un servizio o unbene che abbia più di 10/20 anni, vera-mente sono miracoli come la Vespa cheha i suoi 60 anni. È un settore che deveringiovanirsi, occorre inventarsi cosenuove; il salone del gusto è stata unainnovazione; molto costosa ovviamenteperché non è facile trovare delle innova-zioni, prodotti che si reggono da sé; nelsettore c’è bisogno anche di innovazio-ne, di imprenditorialità, di cambiamentonel portafoglio prodotti e di internalizza-zione.

Altro aspetto positivo è che sta passan-do un approccio di marketing, cioè sem-pre più si dà attenzione al cliente, si sem-plificano le letture, nel senso che non c’èpiù un solo modo di vedere l’insiemedegli operatori del fieristico, ma c’è chisi occupa dell’immobiliare, chi fa spazi,chi fa i servizi, chi fa la parte organizza-tiva e chi fa la parte allestimento, sapen-do che tutto questo è networking. Cosaha di positivo questo settore che ho dettoè giusto che se ne parli qui, è che è unsettore che ha la positività della creazio-

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ne di valore, dove la creazione di valore che si genera in questosettore,* (il valore è dato dal rapporto fra il get e il give, quelloche ottengo rispetto a quello che do’), il nostro è quello che siottiene qui è il networking, la capacità di relazioni che si generanei quartieri fieristici, e poiché il networking è qualcosa cheoggi vale tantissimo, ma tantissimo perché ci sono tanti modiper farlo, c’è la comunicazione, c’è internet, ci sono altri modi,questo è un valore enorme da ventesimo, da ventunesimo seco-lo, che è la trasformazione in atto.

Allora, velocemente vado a chiudere perché queste erano unpo’ luci e ombre che volevo portare sul settore fieristico e c’eraqualcosa sul congressuale.

Detto questo, volevo anche mettere in rilievo come la crisieconomico-finanziaria mondiale si sta abbattendo sul settorecon risultati diversi; per valutarla abbiamo fatto una indaginecon l’università, abbiamo intervistato il top management di 40quartieri fieristici e organizzatori e che cosa ne è uscito? ovvia-mente le sintesi sono che non si può dare una chiave di letturaunivoca essendo un mondo complesso e variegato, l’avete vistodalle matrici, ma pensate solo alle fiere locali rispetto alle fiereinternazionali, alle b2b rispetto alle b2c, alle b2, ecc. nonaffrontabile con misure generiche perché le sfumature sonoenormi, è interpretato in maniera diversa dagli operatori stessiin termini temporali e di impatto, quindi anche qui non c’è let-tura univoca, si abbatterà sia sui prodotti fieristici, sia sui quar-tieri, mi spiego, questo sarà un generatore di cambiamento ecertamente si innoverà in termini di format fieristici, e già sivede, e in termini di uso dello spazio, cioè in pratica mentre nelpassato, e lo dico con dispiacere perché rappresento la categoriadei quartieri fieristici, il quartiere fieristico era il monopolista

dello spazio, perché in quel territorio aveva un monopolio, lospazio sta diventando un bene convenience, un bene non spe-cialty, mentre prima era specialty oggi è convenience (banaliz-zato); essere possessori dello spazio è meno importante, questocosa comporta che assumono importanza degli spazi che primaerano marginali e possono essere in centro città, capannoni, ecc,che si vanno a collegare in una sorta di costellazione col quar-tiere fieristico, ma non si svolge tutto più nel quartiere fieristi-co, ci sono alternative, quindi la crisi porterà nelle fiere ulterioricambiamenti.

Ultima considerazione, questa, si abbatterà anche sui conteni-tori, sui quartieri fieristici, dove quello che si chiede è che ci siameno intervento del pubblico perché vi faccio un esempio, delMezzogiorno che conosco bene; oggi ci sono: un quartiere fieri-stico che sta chiudendo, che è quello di Palermo, un altro che hachiuso ed è Messina, altri due nuovi che stanno decollando, cheforse non decolleranno, con grandissimi investimenti pubblici,uno in Calabria, e quello di Catania, dove però ci sono investi-menti e dove ci sono occupati e molto probabilmente ci sarannointerventi pubblici per salvare qualche cosa, ma semplicementeper salvare dell’occupazione, ma senza prospettive di mercato.Probabilmente l’occasione della crisi è proprio per fare chiarez-za, non per spazzare i quartieri fieristici in quanto tali, ma perspazzare quelli che non hanno mercato. Quindi un approccio dimercato al settore credo faccia solo bene.

Grazie *(ndr: il conduttore Carlo Cerrato, ricorda che il tempo a

disposizione, un quarto d’ora, è passato; il Prof. Cercola chiedese deve sospendere, o chiudere, era ancora in premessa, oquasi).

RAFFAELE CERCOLA

22 Atti convegno

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Carlo Cerrato: Grazie al professor Cercola salutiamol’Assessore Altamura, che deve lasciarci e, chiudiamo il primogiro degli interventi con l’intervento dell’ingegner ClaudioArtusi che è amministratore delegato di Fiera di Milano

Ing. Claudio ARTUSI, amministratore delegato Fiera Milano S.p.A.

Aguadagno di tempo, il mio intervento prevede qualchescheda, slide di descrizione di che cosa sta facendo, diche cosa ha fatto il sistema Fiera Milano, in particola-

re connesso con le ricadute sul territorio, di quello che sta peraccadere, e poi se c’è ancora tempo anche due riflessioni sulrapporto Milano-Torino.

Innanzitutto una conferma totale sul fatto che le fiere sonodei fattori di competitività del territorio, tant’è che questa rap-presentazione, che viene presa da studi internazionali, in realtàquando si deve leggere in termini comparati la competitività diun territorio, oltre che le popolazioni, la numerosità della popo-lazione, oltre che il pil, oltre che le università e così via, vengo-no indicati la qualità e l’entità dei sistemi fieristici congressuali.Questo fa sì che da parte dei decisori, da parte delle istituzioniche governano il territorio, rinunciare ad avere una propria sededi primaria rilevanza, di natura fieristica e congressuale, puòessere un fattore di caduta di competitività. Questo è vero ed èaltrettanto vero che questo ha comportato e comporta un feno-meno di ipertrofia e di iperproduzione di quartieri fieristici econgressuali, tant’è che di fatto il rischio è che si diventi tuttiquanti un po’ dei nani rispetto alla situazione internazionale chepoi è il vero scenario competitivo, rischiamo di essere tutti unpo’ penalizzati, ma su questo, se faccio a tempo, tornerò nellaparte finale del ragionamento.

Vediamo innanzitutto che cosa significa Fiera Milano: nonvuole essere uno spot pubblicitario, è una scheda descrittiva:noi abbiamo circa 70 manifestazioni l’anno, quasi tutte comple-tamente di natura b2b, business to business, di natura professio-nale, abbiamo 30.000 espositori l’anno, e all’incirca5,5 milioni di visitatori, la maggior parte ovviamentesono visitatori professional, e associata a questo tipodi attività, sia correlate all’attività fieristica, sia inmodo indipendente ci sono oltre 500 fra eventi, con-gressi e convegni, in realtà tutta questa attività fa sìche sul territorio ci siano delle ricadute molto impor-tanti, queste ricadute lo sono ancor di più per la natu-ra dell’attività delle fiere e dei congressi.

Qui abbiamo provato a rappresentare la differenzache c’è nell’ impatto sul territorio fra l’industriamanifatturiera, il mondo fieristico e congressuale el’aeroporto, per dire sostanzialmente la leva chegenera l’attività fieristico-congressuale sul territorio.Molto elevata, lo diceva la professoressa Golfetto,assolutamente lo confermo: per ogni euro che entranel bilancio di Fiera Milano ce ne sono altri 9, 10, 11,a seconda della tipologia, che entrano nel bilancio diqualcuno all’interno di un certo tipo di bacino del ter-ritorio.

Naturalmente questo fenomeno è legato anche allatipologia dell’uso del territorio che viene fatto daipartecipanti alle fiere ed ai congressi, sotto questoaspetto io vorrei mettere anche una sottolineatura per-

ché è verissimo che c è una convergenza fra attività fieristica eattività congressuale, però soprattutto ai fini dell’uso delle fun-zioni del territorio i comportamenti fra coloro che partecipanoalle fiere e coloro che partecipano ai congressi sono moltodiversi. Io che ho una moglie medico e quindi partecipo a deicongressi, giocosamente con lei dico che i congressisti sonomolto meno seri dei fieristi nel senso che hanno molto piùtempo a disposizione per fruire dell’offerta del territorio, dellalocalizzazione del congresso, mentre chi partecipa alle fiereprofessionali sostanzialmente le utilizza fino all’ultimo e inalcuni casi arriva talmente stremato che non riesce neanche afare delle attività addizionali, quindi in realtà ai fini della frui-zione del territorio è bene fare una distinzione fra l’attività con-gressuale e l’attività fieristica.

Claudio Artusi

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Ciò detto, ci sono una serie di manifestazioni con un grandeeffetto alone sul territorio, credo che su questo l’Italia, proprioin tema di competitività, e se mi consentite Torino e il Piemonteancora di più, devono spingere. I cosiddetti fuori salone che fala Fiera di Milano di fatto rappresentano delle dilatazioni del-l’attività fieristica e la città ne viene totalmente coinvolta, devodire il territorio, il bacino, vengono molto coinvolti.Naturalmente questo può accadere, in una città bella, in unacittà che ha delle cose da offrire. Noi, non so se posso dirlo, lofaccio, abbiamo un rapporto di partnership molto importante,molto serio, con gli amici di Hannover, ma fare oggettivamene ifuori salone ad Hannover è più duro, mentre invece su Torino earea torinese, il discorso fuori salone credo vada a giovare allacapacità attrattiva della fiera e del congresso chesi realizza e vada a creare un effetto di ricadutamolto, molto più forte di quello che normalmen-te accade.

Di fatto Fiera Milano ha avuto tante ricadutesul territorio, ha dato tante ricadute e ha ricevutotanto dal territorio; una brevissima classificazio-ne: ci sono state delle ricadute urbanisticheimportanti, innanzitutto proprio il Parco dell’ar-chitettettura moderna, se volete, banalmente, main modo importante, però in questa slide ci sonodei numerini, naturalmente questo non è un con-gresso di urbanistica, ci sono ben 9 progettiimportanti attorno all’area di Rho-Pero di granderiqualificazione urbana, di grande riqualificazio-ne territoriale, che stanno accadendo e che chia-ramente non sarebbe mai accaduti se non ci fossestata l’ancora del quartiere fieristico.

Naturalmente ci sono state le ricadute infra-strutturali, conosciamo tutti il nostro paese,sarebbe bello che venisse prima programmatal’infrastruttura, poi la funzione e quant’altro,però molto spesso se non c’è il motore dell’esi-

genza è più difficile che le cose vengano realiz-zate, quindi quando si parte a fare delle coseimportanti poi c’è un effetto di trascinamentoanche sulle infrastrutture. E poi ci sono le rica-dute socio economiche, su questo non mi soffer-mo più di tanto perché mi pare che chi mi hapreceduto si è soffermato a lungo, e io vi devodire che il tema della visibilità internazionale,anche di settori merceologici del territorio doveavvengono le fiere ed i congressi, è un tema chealle volte viene considerato come un fattore dicomunicazione, anche un po’ da brand e basta,in realtà ha poi delle ricadute materiali moltoconcrete perché l’identificazione fra la fiera, ilterritorio e il messaggio forte delle competenzeche genera quel territorio, è un’identificazioneche poi agli attori del territorio risulta particolar-mente utile.

Un cenno sul futuro: Fiera Milano ha duegrandi traguardi, uno il 2011 e l’altro il 2015.

Il 2011 è un nuovo centro congressi che verràrealizzato al posto della vecchia sede della fiera,peraltro facendo per la prima volta in Italia un’o-

perazione al contrario, nel senso che finalmente noi scegliamodi ridurre gli spazi fieristici proprio perché non è più tanto lospazio il fattore di competitività, ma quanto quello che accadedentro, di fatto, dopo aver fatto il grande centro a Rho-Peroabbiamo ristretto ulteriormente la parte fieristica urbana.

Il secondo grande traguardo è l’Expo 2015 che è anche unagrandissima fiera che si svolge per nostra fortuna in contiguitàtotale con il nuovo quartiere fieristico, per nostra fortuna, madevo dire se non ci fosse stato il quartiere Rho-Pero, Milano nonavrebbe certamente potuto competere per ottenere questa candi-datura dell’Expo 2015, quindi vedete ancora una volta come lascelta di potenziare il quartiere fieristico, di localizzarlo, ecc. siastata una leva per qualcosa in più, in qualche modo una staffetta.

CLAUDIO ARTUSI

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Mi fermo qui perché volevo fare due brevissime considera-zioni sul rapporto fra Torino e Milano perché anche l’uditorio aun certo punto si chiederà, tutto bello, tante belle cose, sietebelli, ricchi, forti, grandi, ma, e Torino? Su questo a costo diessere anche un pochino impopolare, sia da un lato che dall’al-tro preferisco dare un messaggio molto franco.

Torino a mio avviso ha, fra le altre cose, una grandissima ric-chezza rispetto a Milano: cioè ha fatto un turn around di marke-ting territoriale, ha fatto un salto formidabile di capacità di modi-ficazione della propria missione e del proprio modo di apparire alivello mondiale, cioè Torino in poco tempo, non solo grazie alleOlimpiadi, è diventata un centro d’interesse mondiale per il turi-smo, turismo d’affari, turismo culturale, ecc. Questo è un primofatto importante che Milano di fatto come motoreautonomo non ha sviluppato, anche proprio comestrumenti, quindi scusate, permettemi di dirlo,nella comparazione fra Torino, intendo direTorino allargata, il Piemonte, in Lombardia c’èuna capacità di Torino e del Piemonte di proporsial mondo a prescindere dagli asset che ha e chenon ha, molto più efficace, proprio perché moltopiù sviluppata di quella degli ultimi 10 anni che aMilano.

La seconda considerazione riguarda il fattoche Milano ha guardato alle Olimpiadi di Torinocon la testa rivolta dall’altra parte e Torino conti-nua a guardare la Fiera di Milano con la testarivolta dall’altra parte; io vi devo dire che questoè contro la ragionevolezza perché nel momentoin cui in treno da Porta Susa al quartiere fieristi-co di Rho-Pero si impiegheranno 55 minuti (e ioche vivo a Milano impiego su per giù lo stessoper arrivare a Rho). io dico che il quartiere FieraMilano che oggi è equidistante da Torino e daMilano, francamente mi sarei aspettatto e miaspetterei che da parte del tessuto economico,

ma anche istituzionale, Torinese e Piemontese cifosse un grande interesse a compartecipare all’u-so condiviso del quartiere fieristico di Milano.Cioè io più che fare un discorso di quartiere inpiù, centro congressi in quanto tale, ecc. che èuna competizione non facile, vista la vicinanza, eviste le dimensioni, i fatti pregressi, francamentela mia provocazione è: cercherei di fare in modoche il mondo piemontese e torinese potessecomandare, avere uno spazio di governo, unospazio di governance, all’interno del sistema fie-ristico di Milano e questo non è un fatto di cam-panile, badate bene, ma in realtà ormai i grandisistemi fieristici competono a livello sovranazio-nale. Per cui se Milano pensasse di ridurre in ter-mini provinciali la logica dell’uso di questogrande quartiere, di questa modalità, questecompetenze di organizzare le fiere ed i congres-si, sarebbe destinata ad una regressione in termi-ni competitivi e non credo che questo sia l’inte-resse dei milanesi né quello che accadrà; se deveessere il grande quartiere del territorio, diciamodi un pezzo del territorio della direttrice 5 è giu-

sto e sarebbe opportuno che i grandi attori territoriali che grava-no su questo territorio possano essere non soltanto dei fruitoricommerciali di questa opportunità, ma essere anche degli attoridecisionali all’interno di questa comunità, è una visione, è unsogno, ma vista la provocazione che ci ha fatto con questo con-vegno l’ingegner Paparo e, anche proprio quella di guardareavanti, io mi sono permesso di lanciare questa idea.

Carlo Cerrato: Ringraziamo l’Ing. Artusi e peccato che non cisia l’Ing.Salza in sala, sarebbe una provocazione che lo invite-rebbe a nozze. Adesso possiamo aprire il dibattito, se c’è qual-che stimolo che viene dalla sala, abbiamo il tempo per questaidea di fare di expo 2015 l’expo del nord ovest? : intanto c’èl’Ing. Stroppia che chiede la parola per una domanda.

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Ing. Stroppia: domanda no, brevissimo intervento, anche, epiccola presentazione: io ho dedicato 30 anni della mia vitapubblica a ufficio comunale, provinciale, regionale, nazionale,poi ho costituito dei consorzi expo per l’internazionalizzazionedelle fiere. In questi 10 anni, comprendendo 150 imprese,abbiamo frequentato un centinaio di fiere internazionali, ancheperché le leggi di riferimento ci permettono solo di frequentarequesto, ma con la mia memoria vado a raccogliere dagli 8 inter-venti ascoltati, alcune considerazioni intelligenti e puntuali, mafaccio un salto molto indietro, quando c’era stato il primo pro-getto per il primo programma di rifinanziamento del polo fieri-stico e Torino ha scelto la strada della legge regionale e nondella legge nazionale per la riqualificazione. Oggi è una di quel-le conseguenze, io ricordo il sogno del Mi-To fieristico cherichiedeva un pezzo più in qua, quello che è stato detto adessodal direttore, se ricordate, non era proprio Rho e Pero, c’era l’i-potesi di spostare un po’ più verso Torino; la collaborazione,fare sistema, purtroppo noi viviamo in Piemonte, il Piemonte ècolpito da una maledizione che io chiamo di Montezuma, i pie-montesi del nord poco frequentano e poco conoscono i piemon-tesi del sud; provate a farli collaborare fra di loro, cosa che iosto facendo con grandissima fatica, e credo sia uno dei suoilimiti. Ultima cosa: il sistema dei trasporti: signori assessori,per venire da Malpensa a Torino: quei pochi trasporti che cisono nel sistema viabilistico, stradale, sono a porte chiuse, ioche sono un canavesano, legato ai biellesi e valdostani, non pos-siamo prenderlo: non si ferma. Ho concluso, mi fa piacere checi sia un torinese che adesso dirige la Fiera di Milano: pensoche con questo spunto che lei ha lanciato possa essere contento,non dimentichi però che per i milanesi Torino “a le cula roba làanturn a la fiat che ma smia sia al fund di corso Zara, le nenparei?”

Carlo Cerrato: Da un canavesano a un altro canavesano:Giovanni Caligara, Presidente Fiera di Arona, è giusta questaprovocazione che fa Stroppia ?

Giovanni Caligara: Mi prende impreparato, ho sempre sen-tito parlare di Torino e Milano e vorrei che si parlasse, soprat-tutto con l’ingegner Artusi, anche di noi. Su Arona, sul lagoMaggiore potremmo dare molto di turismo, molto di fiere, peresempio Arona ha una fiera che quest’anno è alla 47esima edi-zione; per vari motivi politici che non potrò mai dire, non si èriusciti a costruire dei padiglioni, siamo una delle più vecchiefiere, si parla di Torino Lingotto, Milano, RhoPero, perché nonpensare qualcosa a Arona e Lago Maggiore, potrebbe essere lavera zona turistica che può far creare qualcosa per l’incontro siadel Piemonte che della Lombardia.

Carlo Cerrato: Grazie al presidente Caligara e, a proposito diinsediamenti in Piemonte, se non ci sono domande, coinvolgoqualcuno io, un intervento:

Federico Boario: mi occupo di territorio e di agroalimentare,credo che dobbiamo superare il passato, e dimenticarci del per-ché è successo quello che è successo; sono uscite alcune sugge-stioni che sono venute da questo convegno, che mi farebberopensare ad un nord ovest che parte da Bergamo e arriva fino aCuneo per intenderci, in cui ci sono due poli: Torino che persua vocazione diventa un vero polo congressuale e Milano cheper sua vocazione diventa un polo di grandi fiere, di fiere hubinternazionali, servite da tutto quello che serve per queste fiere.Non so se sia una sciocchezza, però forse si riuscirebbe non ainstaurare un dualismo Milano Torino o trialismo GenovaMilano Torino, ma veramente si riuscirebbe ad avere una spe-cializzazione di più sulle nostre città e contemporaneamente unutile per tutti i nostri operatori che a Milano troverebbero tuttele soluzioni necessarie.

Zerbo Giovanna: sono un architetto, che ha organizzato e staorganizzando, come volontariato, una piccola mostra tipo con-sumer per un piccolo paese dell’Alto Monferrato in provincia diAlessandria: Montaldo Bormida; sposto l’attenzione dalle gran-di mostre, manifestazioni, convegni, ai piccoli centri. checomunque da questo studio sugli eventi fieristici del Piemonte,mi sembra che la provincia di Alessandria ne rappresenti circail 10% e visto che Alessandria è fatta da 190 comuni molto pic-coli che magari rappresentano 500 abitanti in media, sarannosempre mostre di tipo consumer, piccole.

Per noi è molto importante questa legge per la quale siamoqui a questo convegno. Questi eventi si svolgono su forzevolontarie dove anche il finanziamento regionale, che può aiuta-re a promuovere e a sponsorizzare ancora di più questi eventi,sono molto importanti. Chiedo se queste sovvenzioni possonoarrivare in tempo perché l’ente possa promuovere al meglioquesti eventi; l’evento di cui parlo, gardening in collina, mostramercato floro vivaistica, viene realizzato su una sede fieristicarealizzata con fondi strutturali europei, docup, e il territorio ècandidato all’ Unesco come territorio doc, docg del Piemonte;siamo nel meridione del Piemonte, ci diamo da fare per fareanche noi la nostra parte, chiedevo sui tempi di questi finanzia-menti.

DIBATTITO

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Carlo Cerrato: grazie, la gireremo all’assessore per le con-clusioni finali, io resterei in provincia di Alessandria; primal’assessore parlava di due grosse realizzazioni che hanno biso-gno di essere utilizzate, una proprio in provincia diAlessandria,abbiamo in sala un dirigente di Valenza Expo Events, FrancoFracchia, quale è il suo punto di vista su come riempire di con-tenuti queste strutture?

Franco Fracchia, Valenza Events: intanto per noi l’occca-sione è estremamente interessante, abbiamo ascoltato interventidi autorevoli esponenti che possono dare contributi importantis-simi; noi siamo gli organizzatori di Valenza gioielli, che si ètenuta a battesimo per la prima volta ad ottobre a Valenza. Si ègiovata di un quartiere espositivo di cui dirà nella seconda partedella sessione di lavoro il presidente Bono, presidente diExpopiemonte. Indubbiamente oggi Valenza ha una risorsastrutturale, architettonica perfettamente inserita nel paesaggio,straordinaria, Valenza non si confronta con i grandi centri fieri-stici, con i grandi poli, non si confronta con Rho-Pero, bensì èall’insegna del piccolo e bello, Valenza, con Valenza gioielli èuna fiera espressione del territorio, fiera b2b che ha già portatogrosse novità. Ricordo, informo che nell’ottobre scorso, comediceva l’assessore Ricca, Valenza è riuscita ad effettuare unapolitica di incoming fortissima e selettiva, con circa il 15% divisitatori stranieri sul totale dei visitatori, tra l’altro che, data lanostra collocazione in un ambito territoriale che - come dicevala Prof. Golfetto, ho ascoltato attentamente la sua relazione el’ho trovata interessantissima - Valenza non gode oggi di infra-strutture tali da favorire visite massicce e numerose, ha ovviatoa questo sistema infrastrutturale da perfezionare, con tutta unaserie di interventi logisticici che vedono Milano, Torino eGenova con gli aeroporti, con le infrastrutture importanti, comelink di attrazione e di arrivo a Valenza. Questo vuol dire, dalnostro punto di vista, che Valenza deve continuare a perseguireuna mission di qualità e selettività, può rappresentare unmomento importante per il territorio provinciale in senso lato,Valenza continuerà a progredire nella politica di incoming, per-ché noi abbiamo il raffronto e il riscontro importante, cito peresempio l’ottobre scorso, perché è l’unico esempio del centroespositivo, operatori stranieri, provenienti da 54 nazioni, in ter-mini di qualità 3 Kazaki, 3 statunitensi, ecc. che sono quelli cheportano effettivamente uno sviluppo dell’indotto e poi ricadutesul territorio.

Sui temi generali penso parlerà il Presidente Bono in seguito.

Cristiana Gandini, si parlava di provincia, rappresento Expoblot a Caresanablot, che è stata citata prima. A Caresanablot èstato realizzato un centro fieristico molto grande, con unasuperficie veramente grande, ce l’abbiamo noi in gestione dal1°gennaio, abbiamo in programma per il 2009 una decina dieventi fieristici, due già realizzati tra gennaio e febbraio; unoparte adesso il 16 di aprile e poi ce ne sono altri 7 programmatinel corso dell’anno; è una realtà nuova, attiva da tre mesi,abbiamo la volontà di far partire in modo molto deciso questastruttura partendo prima da quelle che sono le risorse locali delterritorio, cercando di posiziarla e farla diventare comunque poiun punto di riferimento almeno a livello nazionale; è evidenteche non si può partire subito con la pretesa di diventare unpunto di riferimento a livello nazionale, stiamo costruendo nel

tempo tutta una serie di eventi per farci conoscere e riconosce-re, per portare valore aggiunto al territorio e di conseguenzafarla diventare un punto di riferimento nel Piemonte; può essereun collegamento comodissimo tra Milano, Torino, Alessandria.Io sono alessandrina di origini e conosco molto bene la realtàdella fiera di S.Giorgio, altra Fiera alessandrina regionale senzastrutture perché da anni la facciamo sotto dei tendoni o in unacaserma ormai dismessa, questa struttura che invece è nata nelVercellese può veramente diventare un punto di riferimento perbuona parte del territorio piemontese.

Ignazio Martinengo: Sono presidente di un’associazione divolontariato. Da 25 anni facciamo un salone internazionaled’arte fotografica dedicato alla identità, alla storia e alle radicidel cappello. Da ormai 6 anni ci dedichiamo ad una esposizioneinternazionale con salone e mostra dedicati all’artigianato delcappello femminile (la signora Gandini era una fra le signore ingiuria) e abbiamo avuto dei creativi arrivati dal Giappone, dallaCorea, dagli Stati Uniti, però nessuno sa nulla, nessuno ci dàuna mano. Una mano ci viene data perché se no non riusciremoa farla, ma è una inezia rispetto a quello che potremmo fare, sitenga presente che questa manifestazione è l’unica del genere inItalia, si parla tanto di crisi, di aiutare i giovani, se qualcuno cidesse una mano forse riusciremmo a fare qulacosa di più.

Carlo Cerrato: Allora, la richiesta di aiuto da Alessandria,altri interventi: prego

Alberto Guizzardi: Gestisco una manifestazione internazio-nale che si chiama Euromineral expo. Io volevo ringraziarel’ingegner Artusi che non conoscevo affatto, lo ringrazio per ilpungolo che ci ha dato. Io sono nato a Torino, da molti anniormai, sono andato a vedere Valenza quando è successo, chemi ha entusiasmato che è una iniziativa importante che fa vede-re che siamo vivi e mi piacerebbe tanto che si finisse di parlaredi Milano che si dice che siamo brutti, cattivi, piccoli, perché

Alberto Guizzardi

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intanto non è vero, a Milano io ho lavorato in Kodak, ho moltiamici, anche come aziende, abbiamo da poco, ma in modoimportante, abbiamo gente nuova al centro fieristico, con cuinon sono in società, non ne parlo bene per questo, che è viva,che si muove, crea manifestazioni nuove, quindi io invitereitutti gli organizzatori piccoli o grandi, non importa, a non pian-gerci addosso, ci sono grandi opportunità. Vi do’ un esempio,noi da 7 anni siamo partiti perché ci faceva arrabbiare il fattoche Monaco, regione dell’Alsazia, fosse importante in Europae noi molto più in basso; oggi questa battaglia è quasi vinta,grazie all’aiuto della Regione. Oggi portiamo a Torino aEuromineral expo, fiera internazionale, anche un espositoreche arriva da Israele, possibilità ne abbiamo e capacità pure,l’unica cosa su cui vorrei insistere, e che auspico che succeda,quello che è il tema fondamentale di questo convegno, è statoorganizzato da Paparo che ha un ruolo importante, che lotta perqueste cose da anni, e lo ringrazio sentitamente, vorrei chetutte le istituzioni dal Comune, Provincia, Camera Commercio,Regione, le Banche, tutte le istituzioni, che ringrazio, ci aiutas-sero a fare comunicazione.

Comunicazione non vuol dire fare i depliant, i poster, oggi èmolto più importante di prima, l’ingener Artusi lo sa certamen-te, costi enormi, per ottenere 10 bisogna spendere 100 e non celo possiamo permettere, ma le istituzioni sì, se noi facciamosistema anche nella comunicazione e informiamo delle opportu-nità che possono cogliere gli espositori, i visitatori, certamentevinceremo.

Ripeto invito le istituzioni a darci una mano per sviluppare iltema di questo convegno che dice promuovere il sistema, fac-ciamo comunicazione quindi care istituzioni dateci una mano afarlo.

Carlo Cerrato: Se non ci sono altri interventi, direi di chiude-re il dibattito, abbiamo il tempo necessario per un breve giro di3 minuti ciascuno ai relatori che sono intervenuti prima, poifacciamo concludere all’Assessore, lasciando le conclusioni,traendo lo spunto un po’ dalle domande che sono state fatte evorrei, agganciandomi all’ultimo intervento e anche al temadella nostra giornata che è promuovere il sistema fieristico econgressuale, dopo che abbiamo introdotto tutti i temi di carat-tere economico, strutturale, di strategie, soffermarci su comefarli crescere attraverso la comunicazione, su come pronuoveremeglio il sistema fieristico e congressuale e lo spunto colto indiversi interventi, comincerei dal fondo e darei subito la parolaall’ing Artusi

Ing. Artusi: Gli interventi che ci sono stati da parte dei parte-cipanti e degli ascoltatori, fanno sì che sia opportuna una preci-sazione perché sotto il termine fiera cadono troppe cose. La miatestimonianza, la storia che rappresento è quella di una grandefiera internazionale, in realtà poi c’è tutta una realtà di iniziativelocali, il fatto che siano più piccole o che siano locali non signi-fica che siano marginali, che quindi vanno trattate con dellemodalità di natura normativa e criteri economici in modo com-pletamente diverso. Volevo tornare su questo concetto di area diinfluenza di una grande funzione, come in questo caso è FieraMilano, su un area ben più vasta che quella milanese e cheabbraccia Torino. Io sono convinto che per consentire alla stes-sa fiera di Milano di poter esprimere fino in fondo la propria

capacità attrattiva nei confronti del mondo, è assolutamentenecessario far sì che il territorio di riferimento, come minimoguardando verso Occidente, arrivi almeno fino a Torino. La miasollecitazione e il desiderio che esprimo è che di fatto ci sia unaattività di promozione di natura alberghiera, culturale, per quan-to concerne la ristorazione, tempestiva, appropriata, tale da con-sentire a chi decide di partecipare ad una grande fiera interna-zionale di poter fruire delle opportunità che derivano dalPiemonte e da Torino, questa è la sfida che faccio, i mezzi pos-sono essere dal portale a progetti tipo destination Torino, masostanzialmente la grande opportunità che Torino ha, fra lealtre, è quella di intercettare i grandi flussi, peraltro anchemolto ricchi, cioè di persone benestanti, che arrivano a Rho-Pero, fare in modo che abbiano come momento o di destinazio-ne o di origine Torino; e questa non è una rapina nei confrontidi Milano, perché il sistema alberghiero di Milano, notoriamen-te nei grandi eventi non regge, bisogna andare da tutt’altre partiper poter andare a dormire, mi chiedo se gli alberghi attorno aPorta Susa e di Porta Nuova (non ho interessi sul sistema alber-ghiero) non possano rappresentare un pacchetto molto piùattrattivo. Se vengono qui alla sera o al mattino questo significauna serie di cose anche sulle opportunità di fruizione che cipossono essere.

Carlo Cerrato: Mi sembra che anche nella replica ci sia statouno spunto di riflessione non indifferente, allora adesso passe-rei la parola al prof.Raffaele Cercola

Cercola: m’è parso che la discussione rifletteva un po’ ilsistema paese Italiano, cioè molta confusione sia di ruoli che dilivelli; bisogna fare ordine, quali sono i ruoli, il pubblico e ilprivato, e di gerarchie perche si è parlato di tutto di più.

In termini di gerarchie bisogna decidere: strategie, organizza-zione e azione (fra cui la comunicazione, che è stata molto chie-sta), a monte ci deve stare la strategia, i soggetti che devonofare questa organizzazione, strategia, comunicazione, o possonoessere il territorio con tutti i partners: industria manifatturiera,

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Claudio Artusi

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ecc. da un lato e dall’altro lato gli organizzatori, i fornitori diservizi e al centro di questa clessidra fra organizzatori e fornito-ri di servizi c’è il quartiere. Il quartiere si fa carico di questacerniera fra questi due mondi. Se è vero questo, dobbiamoavviare delle scelte, non possiamo fare tutto tutti. Ho sentitoparlare di questa scelta che mi piace, per il paese, Torino fa ilcongressuale, Milano fa le fiere; mi sono alzato ho chiesto con-ferma all’ing.Artusi, bastava leggere il giornale ieri, è stato fir-mato il contratto all’impresa LATI che costruirà il più grandecentro congressi d’Italia a Milano. Se è vero questo, ormai inItalia tutti vogliono le università, gli aeroporti, le fiere. Bisognafare delle scelte; la fiera piccola, la sagra, non si nega a nessu-no, c’è spazio per tutti però bisogna fare gerarchia e ordine epure chiarendo bene il ruolo del pubblico e del privato perchése è vero che il pubblico può intervenire sulle infrastrutture esulle strutture, sulle attività soft no, sono attività che si devonoreggere da sole, se no viene meno un principio fondamentaledella concorrenza; gli operatori devono fare attività soft; il pub-blico può fare le attività hard, Milano se l’è fatto da solo, sia ilquartiere che il centro congressi, non gli altri, e poi il pubblicose vuole promuovere il territorio fa dei soft di promozione.

Evitiamo di fare tutti le stesse cose: se andiamo a leggere ipiani strategici delle città d’Italia, tutti vogliono fare eventi,fiere e congressi, è l’ultima moda, prima supermercati, centricongressi, centri multisala, porti, mi sembra mancanza di fanta-sia e di innovazione; noi dobbiamo essere attenti al rispettodella concorrenza e collaborazione nell’ambito del paese, maanche come presentarci all’estero. Se è vero che eravamo caren-ti di strutture fieristiche, ne abbiamo fatte troppe. Milano anda-va fatta e l’ha fatta, però Roma si fa un quartiere fieristico esat-tamente al 50% di Milano e non riesce a saturarlo, è una follia,Bologna si è ampliata, Rimini si è ampliata, e così via, attenti alrispetto della competizione e della concorrenza; la stessa cosa:centro congressi a Milano (ha firmato ieri), Napoli lo sta facen-do, Roma lo sta facendo con Fuksas dopo aver fatto altri privati,Rimini ha dato incarico a Botta... Centri fieristici da competi-zione internazionale, allora è il paese che compete o no, alloraper chiudere, il problema è cercare di dare gerarchie: quando

ragioniamo in termini di sistema paese, ci vuole un accordo, equi l’invito che faccio alle Regioni è di essere più coordinate,qui ci sono parecchi al tavolo, facciamo ogni tanto le riunionedell’osservatorio regionale, conferenza stato regioni, conferenzeregioni, ecc., ci vuole più collaborazione, ricordate che quellabenedetta abrogazione modifica dell’articolo quinto, ha fatto unbel problema: avete sentito le fiere grandi non hanno una sferaregionale, sono internazionali, ci vorrebbe una cabina di regianazionale, cosa sia non lo so, però ci vuole e deve funzionare,ogni regione fa tutto e poi come sistema paese perdiamo.

Carlo Cerrato: Prima mi è sfuggita una richiesta di interven-to, allora prima di dare la parola a Pierpaolo Vaj lascerei lospazio per un brevissimo intervento.

Elisa Lombardo di bakeca.it: bakeca.it è un sito di annuncigratuiti, leader in Italia; bakeca è uno dei siti più importanti edè torinese, è un sito di annunci gratuti, e vorrebbe essere parte-cipe di questa promozione di tutte le fiere, congressi presenti alivello nazionale, quindi invito tutti gli organizzatori, città percittà, a contattarci perché noi vi aiuteremo nelle vostre p.r. online, nel promuovere il Vostro evento, la Vostra organizzazione,ai 3milioni e mezzo di utenti unici che abbiamo ogni mese;quindi bacheca.it contattateci saremo ben lieti di aiutarvi nellavostra comunicazione e promozione.

Carlo Cerrato: a proposito di comunicazione, mi sembravaazzeccato. Allora Pierpaolo Vaj

Pierpaolo Vaj, io sono perfettamente d’accordo con ilPresidente Cercola, anzi mi ha rubato una cosa che ho scrittoanch’io, ma non l’ha copiata di sicuro. Anche come allestitori,l’abbiamo già detto anche se sembra sia anacronistico, noiabbiamo organizzato con Aefi e CFI due forum della filiera fie-ristica uno nel 2007, uno nel 2006, e avevamo iniziato il discor-so dicendo che ci vuole una cabina di regia, parlavamo non suscala nazionale, ma va benissimo anche su scala regionale, biso-gna evitare secondo noi nel modo più assoluto, le clonazioni.

Claudio Artusi, Francesca Golfetto, Mirella Calvano e Giovanni Paparo

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Il Salone del mobile (non perché io sia milanese) è il salonedi Milano, che poi venga fatto a Roma, a Monza, tutte questeripetizioni non portano nessun beneficio, sono distruttive, nonfanno altro che depauperare l’importanza del primo e vero salo-ne. Il Salone del mobile di Milano è riuscito in Europa a rende-re meno importante quello di Colonia, tutti vengono al Salonedel mobile di Milano; sono d’accordo che la mostra dellagioielleria sia a Valenza, quella del tartufo a Alba, la prof.Golfetto parlava di Verona che si identifica col vino, altre cittàhanno voluto fare le mostre del vino, è sbagliato, non ci devonoessere altre fiere del vino, le clonazioni non vanno bene, si deveandare verso la specializzazione. Se Arona fa la mostra delfiore, non so quello che c’è a Arona, la deve fare solo lei. Perorganizzare una cosa di questo genere ci vuole un sistema dicontrollo, una cabina di regia territoriale, nazionale, in modoche regoli queste cose.

Carlo Cerrato: questo intevento potrebbe aprire un convegnodi 2 giorni, siamo in chiusura, prof. Golfetto, le lascio il posto,mi è piaciuto molto il riferimento a Rimini che ha mezzo delbacino di utenza mangiato dal mare e Torino?

Francesca Golfetto: Io come studiosa di management nonmi sento di dire a nessuno di ritirarsi dalla competizione, è veroil mondo è complesso, difficile, è già occupato, c’è Milano, c’èRimini, c’è Bologna, sono tutti aggressivi e tutti hanno già fattotutto e non ci sarebbe quasi spazio per nessuno; però questesono le regole con cui i nostri imprenditori combattono tutti igiorni , se uno parte dal principio che è stato fatto tutto, stiamotutti a casa, non si fa più niente.

La competizione bisogna conoscerla, capirne le regole, capirecosa possiamo fare, cosa non si può fare, e con questa strada sipossono superare molti ostacoli, una fiera piccola a Valenzadeve sapere che è un incubatore e che tra pochi anni i suoi espo-sitori l’abbandoneranno per andare da un’altra parte, più visibi-le, e però dovra ricominciare da un altra strada da un altra parte,secondo me non bisogna rinunciare, bisogna conoscere le rego-le e i rischi che si hanno con queste attività, se no siamo semprelì ad aspettare il sistema pubblico, la pensione, i sussidi, lacassa integrazione.

Carlo Cerrato: Grazie alla professoressa Golfetto e adessol’ingegner Paparo

Giovanni Paparo: Desidero proprio di cuore ringraziare tuttii partecipanti da questa parte del tavolo e da quest’altra, perchésono venuti fuori dei contributi molto interessanti e degli stimo-li, vedo che l’Assessore Ricca ha segnato tanti appunti, ringra-zio anche il prof Cercola per le cose che ha detto e, ritengo, dicui tutti dobbiamo tenerne conto, e anche per le cose che hadetto la prof.Golfetto.

Io vorrei riallacciarmi all’intervento dell’amico Guizzardi, èun organizzatore di una delle poche fiere internazionali che cisono a Torino: Euromineral expo. Vivendo a contatto con glioperatori fieristici, per loro per noi, il probema è quello dellacomunicazione, la difficoltà di comunicare, con l’esplosione,quanti canali tv ci sono, siamo bombardati in maniera impressio-nante, quindi riuscire a far sentire la propria voce, far conoscerela propria manifestazione nel proprio bacino d’utenza alle voltediventa un’impresa quasi impossibile e soprattutto costosa in unamaniera che non è alla portata di nessun piccolo operatore.

Questo è un tema sul quale mi permetto di insistere perché suquesto aspetto ci vuole veramente la collaborazione di tutti. Noiabbiamo messo come tema fieristico-congressuale, ma le fieresono anche un grandissimo veicolo, canale, turistico, portanopresenze negli alberghi, e quindi tutti quanti devono fare la loroparte, tutti quanti devono aiutare e far sì che quando si fa unafiera questa diventi un evento che attraverso una moltitudine dicanali coinvolge la città.

Mi permetto di ricordarlo, mi è capitato sotto mano miart, l’ab-biamo pubblicato sul nostro sito expofairs.com, c’è la notizia, fre-schissima, Miart, dal 27 Marzo la mostra miraggio un dialogod’arte tra la fiera e la città, cioè la città di Milano ha organizzatoqueste esposizioni di opere di artisti contemporanei in vari puntistrategici della città in occasione di Miart. Qualche cosa si fa ognitanto anche da noi, mi permetto di segnalarlo, mi sembra un esem-pio, non mi vergogno di dirlo, da Milano nel campo della comuni-cazione delle fiere abbiamo tanto da imparare, stiamo attenti aquello che fanno e non vergognamoci di copiare qualcosa.

Carlo Cerrato: grazie a Giovanni Paparo, la parola per con-cludere, per tirare un po’ le fila di queste due ore abbondanti didiscussione, all’Assessore Luigi Sergio Ricca, la voce dellaRegione che farà tesoro degli stimoli che sono emersi questamattina

Luigi Sergio Ricca. Sicuramente sarà così, ringrazio non sol-tanto i relatori ma anche le sollecitazioni che sono arrivate daun pubblico, che è stato molto attento per tanto tempo alle coseche si dicevano anche da questa parte, che sono state ritenutesignificative.

Ma non voglio fare delle conclusioni, raccolgo alcuni spuntisoltanto: ci sarebbe da raccogliere da subito quello di Vaj,un’altra provocazione rispetto a quello di Artusi, quella dellaspecializzazione, certamente il legame col territorio è stato permolto tempo un punto di forza, ma rischia di trasformarsi anchein un vincolo per una ulteriore crescita, la concorrenza è ampia

DIBATTITO

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e la globalizzazione è quella che è. È necessaria una massa cri-tica, magari si hanno tante grandi fiere, ma non sono come fos-sero un unico avvenimento in grado di imporsi. La prof.Golfetto da questo punto di vista ha dato una risposta.

Prima di raccogliere qualche altra considerazione voglio dareuno spaccato, perché bisogna essere realistici anche nella nostraregione, di quello che è il panorama delle manifestazioni pie-montesi oggi esistente: su 600 manifestazioni inserite nel calen-dario fieristico del 2009, ne abbiamo l’ 85,5% che hanno con-notazione di manifestazione locale, di fiere consumer chehanno una funzione importante sul territorio, certamente, maforse più di animazione del territorio e di promozione di alcunerealtà, importanti più che imporsi come grandi elementi diattrattività del bacino del territorio, l’11% percento delle mani-festazioni ha caratteristiche regionali, il 3,5 nazionali e soltantol’1% internazionali. Ragioniamo anche in questo scenario cheha le condizioni, sono state richiamate anche questa mattina,per crescere ed evolvere.

Dico subito che la provocazione dell’ing Artusi è una provo-cazione che non si può ignorare o accantonare a cuor leggero,forse quando parliamo di rapporto tra Piemonte e Lombardia,tra Torino e Milano, dobbiamo andare oltre a quella indifferen-za che è stata richiamata, a quel complesso di inferiorità o supe-riorità, a seconda di come lo si legge, da una parte o dall’altra,trovare i modi di avere questa collaborazione, si è parlato di unospazio di governance da guadagnare, bisogna fare una riflessio-ne. Io penso al ruolo, l’ho segnato qui e la prof. Golfetto mi haanticipato, di come le nostre strutture regionali possano svolge-re quel ruolo di incubatore che è stato individuato e richiamato,perché credo che questa sia una sinergia importante che noipossiamo stabilire.

Per quanto riguarda altri aspetti, Golfetto ha evidenziato duequestioni importanti: la prima è quella dell’accessibilità, e iopenso che su questa le istituzioni piemontesi abbiano lavorato e,mi riferisco anche a Malpensa, all’accessibibilità in generale

delle strutture fieristiche. Abbiamo lavorato con forza per trova-re le soluzioni, per arrivare a dei risultati, gli ostacoli sono statidi natura diversa, cercare il consenso ampio per la valorizzazio-ne del territorio piemontese e per aprire i collegamenti europei:Torino Lione e alta velocità Torino Milano la dicono lunga,credo che un collegamento più rapido non soltanto autostradale,che in parte adesso c’è, tra Torino e Malpensa, penso anche alnodo di Novara, possa essere l’impegno su cui le istituzionipossano fare ancora molto; prima di toccare la seconda provo-cazione, la seconda questione che Golfetto ha messo in campo èquella dell’imprenditorialità, su questa la risposta però, quandoha parlato di Rimini, le istituzioni possono fare qualcosa, mamolto dipende dal territorio dal resto degli operatori e alla fine èstato sollecitato molto il sostegno alla comunicazione, comecomunicare, come fare sistema, certamente è uno degli aspettiche devono essere affrontanti ma da questo punto di vista non sipuò pensare all’ente pubblico soltanto come un ente dispensato-re di risorse, anche perché sono assolutamente limitate ancheper gli enti pubblici, di questi tempi in particolare; in tempi dirisorse pubbliche scarse, esse devono essere utilizzate soprattut-to come volano di eventi che servano per lo start up per lo svi-luppo di eventi e che poi devono porsi nelle condizioni di sapercamminare da soli e cercare di fare strada anche da soli.

Questo non implica che non ci possa essere una iniziativa dipromozione coordinata, che anche la presidente Bresso richia-mava all’inizio, e che cercheremo in qualche di conseguire,credo anche che la sollecitazione a migliorare il collegamentotra gli attori interessati al settore sia assolutamente fondamenta-le e da raccogliere e cercheremo di muoverci anche in questadirezione.

Ci sono state anche altre questioni: finanziamenti, tempi difinanziamento di quegli eventi locali che sono stati richiamati,in cartellina c’è la deliberazione con le modalità di accesso aifinanziamenti e le richieste e tempistiche ed è un approfondi-mento che potremo vedere nel corso della giornata in un rap-porto diretto. Vi ringrazio ancora e auguro buon proseguimentolavori per il pomeriggio.

Carlo Cerrato: grazie all’assessore Ricca, e ne approfitto perdirvi che ho accettato molto volentieri questo invito a moderarequesta mattinata di lavori perché come responsabile del servi-zio pubblico radio televisivo qui sul territorio, grazie all’ impe-gno della Regione, stiamo facendo grossi passi in avanti.

In questi giorni è entrato in funzione il nuovo trasmettitore diMonte Pellice, grazie alla convenzione Rai e RegionePiemonteche ci consente di coprire tutto il territorio. Parlando di eventisul territorio, ci tengo a sottolinearlo, è un momento importan-te per noi grazie all’impegno della Regione e della Rai. Le zoneche erano buie, non ricevevano il segnale del TGR Piemonte(tutto il basso alessandrino, novarese, il vercellese, il biellese,che ricevevano il TG della Lombardia, adesso ricevono quellodel Piemonte) e mi auguro che le nostre redazioni possano ser-vire sempre di più il territorio e anche gli eventi che sul territo-rio nascono e devono svilupparsi.

Noi, con le nostre quattro edizioni quotidiane e i giornaliradio raggiungiamo circa un milione di persone al giorno, cer-cheremo di essere sempre più un servizio sul territorio: solleci-tateci, contattateci, noi cercheremo di essere il più possibilevicini al territorio.

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GUIDO BONO

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Marco Cavaletto. Tutto per richiamare i nostri ospiti, dopoquesto catering piuttosto interessante, a prendere posto.

Credo che possiamo cominciare i lavori del pomeriggio diquesto convegno, abbiamo anche l’On. Besso Cordero che ciha raggiunto, riprendiamo perché il nostro Convegno, il con-vegno che l’Amministrazione regionale in collaborazione conExpofairs e con Assofiere, ha voluto mettere in campo per fareun ragionamento di partenza alla luce della nuova leggeregionale.

Questa mattina sono state molte le suggestioni, ma anche lecontestazioni e le provocazioni e le critiche che sono giunteagli intervenuti al convengo. L’assessore Ricca ha fatto unaillustrazione di quelli che sono gli intenti dell’amministrazio-ne dopo la nuova legge regionale, ci sono stati interventi,acuti, ricordiamo quello della prof.Golfetto, piuttosto chequello dell’ing Artusi, che ci hanno messo di fronte ad unasituazione della strumentazione a disposizione del nostro ter-ritorio che non sempre è di per sé positiva.

Dagli interventi di questa mattina, che tutti i nostri interve-nuti al tavolo hanno avuto modo di ascoltare e anche apprez-zare, noi dovremmo partire. Questa mattina la prof. Golfetto,come è già stato richiamato in chiusura dall’assessore Ricca,ha fatto due riferimenti, le amministrazioni regionale, leamministrazioni provinciali,le amministrazioni comunali, cia-scuna per la propria competenza, dovranno intervenire, peresempio in una infrastrutturazione più moderna, efficace, alpasso con i tempi, ma l’altra osservazione che la prof.Golfettofaceva riguardava proprio l’imprenditorialità, attorno a que-sto tavolo abbiamo sostanzialmente gli operatori del settore

fieristico, quindi le persone che di questa imprenditorialitàdevono farsi in qualche modo carico; passerei la parola alpresidente di Expo Piemonte, Guido Bono, che ha un compitopiuttosto arduo perché gli è stato affidato un grande e bel con-tenitore, che però deve ancora avere i suoi contenuti, molti liha già, interessanti e importanti e fondamentali per l’econo-mia della nostra regione, quelli legati alla gioielleria. Valenzaè sicuramente punto di partenza e di arrivo della gioielleriaitaliana e forse anche mondiale, però forse non bastano i due,tre avvenimenti che si possono realizzare a Valenza. QuindiGuido Bono, cosa vogliamo fare sui Expo Piemonte, la parolaa Guido Bono.

Guido Bono, presidente Expo Piemonte

A differenza di quanto è successo questa mattina che tutti,partendo dalle proprie realtà, hanno dichiarato di non volersifare pubblicità, io voglio fare uno spot: Expo Piemonte aprirà isuoi battenti a maggio, pur non essendo ancora ufficialmenteaperto ha già ospitato un importantissimo evento che tutticonoscete Valenza gioielli; è un centro fieristico espositivo cheha parecchie caratteristiche che elenco e di cui dirò in seguito.Queste caratteristiche sono:

. nelle dimensioni: dimensioni contenute;

. nella localizzazione, quindi baricentrica ad un certo territo-rio, il centro tra Torino, Milano e Genova;

. nel suo aspetto, lo dico io l’hanno già detto altri, caratteri-stiche estetico architettoniche di pregio, e non poteva esserediversamente visto che nasce in un certo contesto, ed è collo-cato in un territorio che ha una tradizione fortissima.

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Dal punto di vista delle dimensioni, visto che parlo a perso-ne che sono del mestiere, è evidente che il dimensionamentodi un centro fieristico porta alla natura delle manifestazioniche si possono fare all’interno, è un centro relativamente pic-colo se considerato rispetto ai nostri vicini e grandi concorren-ti, chiamamoli così anche se di concorrenza non si tratta, checi sono a Torino e sono Cassa Risparmio Torino e LingottoFiere; è piccolo, ha la possibilità di accogliere delle manifesta-zioni che hanno certe caratteristiche e non altre e questo giàposiziona, da un punto di vista fisico, Expo Piemonte, ha dellecaratteristiche architettettoniche e su questo non mi dilungo,avrete il piacere, se vorrete, di essere ospitati da noi per visi-tarlo, questo è il punto fondamentale, ha delle caratteristichelegate al territorio, al contesto produttivo, anche questo non cè bisogno che lo descriva, legato al mondo della gioielleria, unmondo che ha sede, tradizione, storia, passato, presente, futu-ro, riconosciuto a livello mondiale.

Tutte queste caratteristiche che cosa fanno: determinano unposizionamento di un centro fieristico, che ha un ruolo, chedeve essere prima conosciuto e poi affermato, questo ruolo, (laseconda, lasciatemi dire, battuta che faccio oltre allo spottoneche sto facendo per Expo Piemonte), ha un ruolo d’aiuto; nonsono qui a chiedere aiuto alle istituzioni, ma cerco di darlo;esagerando un po’, definendo il centro congressi ExpoPiemonte, con un posizionamento sia fisico che di marketingche può aiutare, e qui arrivo al punto centrale del convegno dioggi, a determinare una guida del sistema. Stiamo parlando dipromuovere il sistema, prima di promuovere, bisogna chieder-si se esiste questo sistema e su quali componenti questo siste-ma è articolato.

Noi cerchiamo, all’interno di questo sistema, con dellecaratteristiche diverse da quelle dell’imprenditore privato, noisiamo una società a carattere prevalentemente pubblico in cuila Regione Piemonte detiene circa il 40%, un sistema cheabbia degli attori che abbiano una riconoscibilità, un ruolo, unposizionamento quindi se di sistema si deve parlare questo èfatto di attori, l’attore Expo Piemonte ha certe caratteristiche,certe vocazioni e certe aspirazioni, quella del legame col terri-torio è la sua realtà produttiva che è sostanzialmente quellaorafa, ma non dimentichiamo che Valenza, l’alessandrino,Expo Piemonte è all’interno di un territorio che si chiamaMonferrato, da questo è facile immaginare cosa possa venirfuori in termini di eno-gastronomia, territorio, turismo, che ècorollario a eventi fieristici, ha delle caratteristiche legate allagrande capacità che il territorio esprime: capacità artigianale,imprenditoriale, di design innovativa, che ha portato questoterritorio ad essere conosciuto nel mondo, quindi l’aiuto chenoi stiamo cercando di dare alle istituzioni, per poi chiederedelle cose, è ovvio, è di far capire chi siamo chi vogliamoessere dove vogliamo andare.

Vogliamo cercare di posizionarci nel territorio piemontese enon solo, con delle caratteristiche che ho cercato di elencareprima; questo può servire alle istituzioni, che sono padrone acasa nostra, insieme ad altri enti, cito la Cassa di Risparmio, leFondazione bancarie di Torino e Alessandria, non è solo pub-blico Expo Piemonte, può aiutare le istituzioni a capire comeorganizzare questo sistema, è un sistema, deve essere secondome un sistema altrimenti si corrono quei rischi che sono statimolto ben elencati stamattina, di duplicazione, di sovrapposi-

zione, di concorrenza non sana. La concorrenza è sana perchéchi è capace a fare le cose lo faccia sapere, lo faccia bene, laconcorrenza non sana è voler avere tutti le stesse cose e non sipossono avere perché ci sono delle caratteristiche diverse aseconda della situazione, ma ritagliare il proprio territorio intermini di posizionamento e di marketing, vuol dire presentar-si anche al mercato in termini decisi, con le risorse necessariee cercare di mappare il territorio dei quartieri fieristici chesono presenti in Piemonte, in Lombardia e in Liguria, questo èil nostro riferimento per quanto riguarda la parte territoriale, inmodo tale che anche le manifestazioni potenziali che possonoessere accolte all’interno dei centri fieristici, del nostro in par-ticolare, abbiano una coerenza, una collocazione, un ruolo chesia facilmente identificabile. Io non credo che i centri fieristicisiano delle scatole in cui ci può stare dentro tutto, soprattutto,mi riferisco a quelli simili al nostro, devono, per uscire dalpantano della concorrenza insana, dalle difficoltà di duplica-zione, devono assumere un ruolo.

È chiaro che poi a livello più piccolo e specifico dentro unquartiere fieristico può starci di tutto, se però è riconosciuto, enoi in questo siamo facilitati come Expo Piemonte, con unposizionamento preciso e chiaro, con delle potenzialità, chesecondo me ci sono in quel territorio, è molto più facile per leistituzioni definire un sistema che sia governato, per le parti incui l’istituzione può governare, quindi dove c’è una compo-nente pubblica, che sia organizzato anche per quelle parti chenon sono pubbliche, e che dia una coerenza complessiva alsistema.

Ecco qui la mia interpretazione di sistema; dopo questo enon prima si può promuovere, attraverso la comunicazione, gliinvestimenti, le promozioni, anche nei confronti degli organiz-zatori, però con un ruolo chiaro.

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LIVIO BESSO CORDERO

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La cosa chiave che a me interessa in questo momento sotto-lineare è questa: Expo Piemonte nasce da poco, è all’interno diun territorio che ha delle caratteristiche molto precise chevuole sviluppare, vuole sviluppare manifestazioni coerenti conqueste carattistiche e vuole entrare all’interno di un sistemache deve avere una guida superiore, diciamo così, mi è piaciu-to molto quello che è stato detto stamattina: ci sono dellegerarchie, certo, ci sono delle gerarchie e dei ruoli, la gerar-chia di una governance è superiore e per quanto riguarda glienti in cui l’istituzione è presente con delle risorse, come nelcaso nostro, è un ruolo superiore di coordinamento che nonpuò che essere fatto sulla base di una dichiarazione chiara eprecisa di posiziamento, di ruolo e di missione del centroespositivo.

Marco Cavaletto. Grazie. Se ci sarà la possibilità, faremopoi un secondo giro, magari un po’ più rapido. Anche dalleconsiderazioni emerse questa mattina sulla necessità di pro-muovere il sistema fieristico come un mezzo per raggiungereparticolari obiettivi, di tipo economico, per enfatizzare, percreare le condizioni di attrazione di flussi turistici, penso cheLivio Besso Cordero possa darci una indicazione, come eglivede, dal suo ruolo di presidente di ATL Turismo Torino diavere un sistema fieristico all’altezza.

Livio Besso Cordero, presidente ATL Turismo Torino e Provincia

Io non mi aspettavo di dover intervenire subito, speravo disentire qualche altro intervento per avere qualche seduzione inpiù. Parto da un ragionamento che facevo questa mattina inun’altra riunione tenuta in sala rossa a Torino, dove opportu-namente, io credo, la città di Torino ha pensato bene di presen-tare le cifre del proprio bilancio sulla scorta di tutta un’analisiche è stata fatta anche alla luce delle difficoltà che esistonooggi, per gli enti pubblici, a far quadrare i conti, presentandoquesto bilancio alle varie componenti, fra cui una di queste,per fortuna, anche a noi di Torino e provincia, e proprio allaluce delle difficoltà che ci sono per vedere quali sono gli sti-moli che potevano venir fuori. Io l’ho trovata particolarmentepositiva perché credo che un po’ di anni fa una cosa del generenon sarebbe successa e mi collego a quello di cui stiamo par-lando oggi perché ritengo sia un segno dei tempi: in questosenso, cito qualche cifra, a memoria, ma non vado lontanodalla realtà:

Nel 2001/2002 a Torino, c’erano presenze turistiche percirca 1.500.000 persone, parlo di presenze, non arrivi, cioènotti in albergo

Nel 2005 queste presenze turistiche sono diventate3.300.000 dico Torino, intendo Torino e area metropolitana,quindi c’è stato un incremento formidabile in pochissimi anni

Lasciamo perdere il 2006, anno delle Olimpiadi in cui inumeri sono aumentati di parecchio, ma è anomalo. Il 2007 èstato un anno per certi aspetti di crisi, tutte le città che hannocelebrato le Olimpiadi, a partire dalla tanto mitizzataBarcellona, hanno pagato l’anno dopo, in termini di presenze,la celebrazione dei giochi olimpici .

Il 2008 ricomincia a salire, il 1° aprile ci sarà la conferenzastampa in Regione per fornire i dati, non abbiamo ancora i datidefinitivi, io non voglio fare anticipazioni, ma i dati che ci

sentiremo dare, elaborati dall’Osservatorio regionale, sarannodati di tutto rispetto, rispetto ad una curva che ricommincia asalire ed è in controtendenza, badate bene, rispetto al mercatoturistico di altre e più importanti situazioni nazionali. A cosa èdovuto questo, arrivo alla questione di cui vuol sapere il dottorCavaletto, credo questa cosa sia dovuta anzitutto ad una formi-dabile azione che gli enti pubblici hanno fatto tutti assieme sulmercato nazionale e internazionale posizionando Torino, lasua provincia, la sua regione in modo diverso da così come eraconnotata tradizionalmente; l’effetto sorpresa , la percezionedi una Torino non più solamente della Fiat, della Juventus, laTorino grigia, industriale, la Torino noiosa, ha sicuramentevoluto dire molto e parallelamente si sia in un qualche modoposizionato una realtà diversa per quel che riguarda la perce-zione di Torino e del Piemonte in modo tutto diverso.

Faccio un altro esempio: recentissimamente TorinoConvention Bureau, quindi non Turismo Torino e Provincia,ha celebrato a Torino e a Venaria un importantissimo eventoche si chiama EMEC, cosa ha voluto dire, ha voluto dire por-tare a Torino i 500 maggiori organizzatori di congressi a livel-lo internazionale partendo proprio da tutta l’Europa e con unapresenza piuttosto importante anche di americani. È un inve-stimento che è stato fatto, soprattutto da Regione Piemonte,Città di Torino, provincia di Torino, Camera di Commercio,per posizionare Torino in un modo tutto diverso, cioè Torinocome città di congressi.

Su questa strada io ritengo che, e sarà interessante sentirequello che ci racconta Fabrizio Gatti, se assieme a questo tipodi offerta si riesce anche a posizionare un’ offerta di tipo fieri-stico con un polo degno di tale nome e si riesce a fare sistemasu una promozione che deve essere complessiva, questa è lascommessa che bisogna giocare, non solamente andare in giroa parlare di Torino come città di turismo, ma di turismo, con-gressi, fiere, credo che si possano ottenere dei risultati molto

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consistenti nel futuro perché, e chiudo, il congressuale, perquel che compete a me, ma spesso il congressuale porta dietroanche il fieristico, è un settore in cui la novità viene sentitamolto, i congressi sono ciclici una volta sono a Londra, unavolta sono Parigi, una volta sono a Roma, ma dato che poigirano si possono fare delle candidature che portano degliimportanti congressi nella nostra città, magari non l’anno suc-cessivo, ma l’anno dopo, l’anno dopo ancora, aprire una fine-stra molto importante, io credo che sta alla capacità nostra diriuscire a fare una promozione integrata a livello di città e diterritorio, la grossa scommessa su cui verremo chiamati acompetere sarà proprio questa. Il mercato è molto competitivo,ma proprio perché molto competitivo, io credo che Torino sisia utilmente attrezzata, sulla scorta anche dell’esperienzaolimpica, con le camere d’albergo che sono passate da 14000a 17000, con la costruzione di nuovi alberghi, con un miglio-ramento oggettivo che la città ha avuto, e anche con unmiglioramento di tutta l’offerta su tutta la regione, credo ci siala possibilità di porsi sul mercato in modo adeguato

Mi fermerei qui.

Marco Cavaletto. Io mi sento già molto sollevato ,perché idue interrventi non ci hanno chiesto di mettere ulteriori risor-se per la promozione del sistema, lo dico per mettere le maniavanti nei confronti di Fabrizio Gatti, che è il rappresentantedell’Unione Industriale di Torino, che sicuramente non dimen-ticherà di porre questa questionemagari al centro del suointervento.

Fabrizio Gatti, rappresentante dell’Unione Industriale di Torino

e presidente di Expo 2000

Buongiorno a tutti, grazie anche agli organizzatori, io rico-pro la carica di essere presidente di Expo 2000, società che

gestiva fino a giugno 2008 il centro congressi del Lingotto eche sta chiudendo la gestione dell’Oval perché come voi sape-te la Expo ha bandito una gara, per quanto riguarda appunto laconcessione della gestione dell’Oval, che è stata aggiudicata algruppo GL Events che oggi è qui a questo tavolo, la risultantefinale di questa operazione sarà la consegna a Torino di unpatrimonio fieristico di primordine con il quale la stessa cittàdi Torino, potrà aspirare ad essere meta, il Dr.Varnier vi spie-gherà meglio di me quali sono le prospettive che

derivano da questa operazione, però Torino può candidarsinuovamente a città importante nel quadro, panorama, fieristiconazionale e internazionale, anche da questo punto di vista cisono auspici buoni.

La Expo aderisce all’Unione Industriale, che ha costituito ilproprio settore che si chiama GTA Gruppo turistico alberghie-ro, all’interno del quale sono rappresentate tutte le aziende chesi occupano di turismo a vario livello e oggi sono qui proprioin rappresentanza di Unione Industriale Torino e vorrei espri-mere velocemente 5 concetti.

Il primo è che crediamo come Unione molto importante ilfatto che dopo circa una ventina di anni la Regione Piemonteabbia adottato un disegno di legge che in qualche modo va arazionalizzare e nel contempo dà le leve per la promozione delsistema fieristico regionale; questo è un primo fatto nuovo daregistrare che ci vede favorevolmente d’accordo a questo tipodi operazione.

Il secondo elemento nuovo che è intervenuto, come dicevoin premessa, è che si è conclusa la gara per la concessionedell’Oval e Torino ha la possibilità di avere all’incirca 80.000mq di superficie nel proprio quartiere fieristico, cosa che con-sente di candidare Torino in certe operazioni.

La terza questione, ci suggeriva in qualche modo l’ing.Artusi, specialmente nell’intervento conclusivo, ci ha lasciatocon una sorta di provocazione; alla luce di quello che sta suc-

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FABRIZIO GATTI

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cedendo, Milano è un player importan-tissimo di fama nazionale e internazio-nale; questo credo che apra la necessitàdi riflettere su un aspetto: in qualchemodo la promozione del business fieri-stico-congressuale è legata anche alruolo che le grandi città oggi ricoprono,non leggo contrapposizione con quantoArtusi diceva ad una sola condizione,che noi diamo una lettura dello sviluppodi Milano nei prossimi dieci anni comegrande città nazionale, che rappresentail paese, grande hub verso l’Italia, ediamo in qualche modo un ruolo aTorino, quando dico Torino evidente-mente dico il Piemonte. il suo circonda-rio, tutti i grandi centri, ruolo di cittàregione, questa è una mia opinione deltutto personale, noi avremo un futurodel nostro paese che è fatto di grandicittà regione (non significa cinte dazia-rie, sia chiaro questo) quando dicoTorino, dico Torino e Piemonte,Torino ecioè il Piemonte è stata la sede delleolimpiadi, e avremo una forse due cittànazionali come grande capacità di attra-zione di investimenti, grande capacità diattrazione di operazioni, di know how,grande capacità di attrazione di eventi.

Se questa è la visione: ci sta; Milanoche fa delle cose e Torino e il sistemapiemontese ne fa delle altre, se è un’al-tra, come diceva correttamente la prof.

Golfetto, corriamo il rischio di nonavere leve di sviluppo, ma corriamo unrischio di contrazione. Lo dico perchéda questo punto di vista la promozionedei sistemi fieristici congressuali nonpuò essere assegnata solo agli operatori,ma ha bisogno di una strategia dellacittà, per svilupparsi, sempre ammessoche questa assunzione che ho dichiaratopossa essere corretta.

Io personalmente dopo qualche annodi esperienza sul campo la vedo così. Daquesto punto di vista le operazioni dirazionalizzazione che la regione e lacittà stanno facendo vanno in qualchemodo in questa direzione

Il quarto elemento, e qui veniamo allaprovocazione che l’amico Marco faceva,significa non dimenticarsi che oltreall’hardware c’è un software da colloca-re su questo hardware.

Noi come Unione Industriale pensia-mo occorra aprire una seria riflessionesul mercato degli eventi in relazione aquel ragionamento che facevo sullecittà, sulla tipologia degli eventi e dellecose che si fanno all’interno di questigrandi assets. Crediamo che contraria-mente a quello che si dice, sia maturo ilfatto di riaprire un ragionamento suglieventi e sulla qualità di questi eventi ecredo che ci debba essere un futuro incui anche le risorse pubbliche devono

permanere sugli eventi, lo dico perchésiamo in presenza di una discussione dicontrapporre il giusto livello di wellfaree fare o no la manifestazione culturale,guai a queste impostazioni, ma banal-mente, per un ragionamento: parliamodi spesa pubblica come leva a disposi-zione che genera lavoro e occupazione eparliamo di leva che se ben usata è vola-no di spesa anche di tipo privato.

Il ragionamento sul turismo d’affari èuno, ma il ragionamento sul fatto diavere interventi di tipo pubblico chesiano il volano per interventi di tipo pri-vato, ben venga il ragionamento che sifa nella legge per contributi di start uppiuttosto che altro, credo siano assoluta-mente importanti, sapendo che duesiano gli elementi per uscire da unadiscussione su spreco o investimento; ilprimo elemento: per gli eventi di tipofieristico ci deve essere una forte con-nessione con i tessuti e i sistemi delleimprese che ci sono su quel territorio, ilragionamento è città regione e non cittànazione, credo che i centri fieristici cheabbiamo in Piemonte e a Torino debba-no essere luoghi dove le filiere produtti-ve significative sono e tornano a essererappresentate; tornano ad esserci perchéquesta è una delle funzioni tipiche;

il secondo ragionamento è quello diuna seria valutazione delle ricadute;ormai ci sono metodi consolidati permisurare la qualità di un investimentopubblico che non sia solo fatto di matto-ni, ma sia anche fatto di brainware, disoftware, di software culturale, ecc.Riteniamo che per questa parte di spesadebba essere accompagnata da una valu-tazione delle ricadute.

Ultimo flash come Unione Industrialestiamo cercando di fare la nostra parte,l’anno scorso abbiamo messo in piediun evento dedicato al mondo dell’infor-matica, il tosmo , è stato un primo even-to che si è svolto al centro congressi delLingotto e già quest’anno verrà espanso,esempio paradigma di questo, Torinocittà che fa della società della conoscen-za, dell’informatica, che ha un tessutoproduttivo importante, che spesso ècostretto a lavorare a Milano, non c’ènessuna ragione per cui Torino nonpossa rappresentare questo contesto. Perquesto abbiamo scelto di fare un saloneche ha avuto la prima edizione nel 2008e nel 2009 comincia ad avere numerisignificativi importanti.

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Marco Cavaletto. Grazie e adesso laparola a Lorenzo Livrieri, direttorecompartimentale movimento Piemonte,Valle d’Aosta di Rete FerroviariaItaliana, al quale chiediamo quandoandremo a Milano in 55 minuti, ma nontanto perché noi si vada a Milano alavorare, quanto i milanesi o coloro iquali vanno a Rho Fiera, come dicevastamattina Artusi, possano venire aTorino a dormire a Porta Susa.

Lorenzo Livrieri, direttore compartimentale

movimento Piemonte, Valle d’Aosta, Rete Ferroviaria

Italiana

Ringrazio prima di tutto gli organizza-tori per aver invitato anche il gruppo FSa questo tavolo così prestigioso; la

prima risposta è la più facile, noi stiamolavorando sulla Novara Milano, sapeteche la Torino Novara è già in funzionedalle Olimpiadi.

Marco Cavaletto. Mi scusi se la inter-rompo, un dettaglio non di poco contoper noi torinesi che un po’ ce la tiriamo,davanti alla stazione ferroviaria diMilano, proprio davanti, nel piazzalemolto grande, c’è un orologio che indi-ca 250 giorni dal momento in cui Torinoe Milano verranno collegate, ora dicia-mocela tutta che Milano abbia interessea dire che si collega con Torino in menodi un’ora è importante, ma forse anchenoi a Torino dovremmo dire la stessacosa, io a Porta Nuova ci passo tutti igiorni, ma vi assicuro che di orologi diquesto genere non ce ne sono.

Probabilmente i piemontesi, io nonsono nato a Torino, ma è più di 40 anniche sono qui, i piemontesi hanno il difettodi lavorare senza fare tante scene, proba-bilmente dipende un po’ da quello. dice-vo, noi stiamo lavorando, dicevo la trattaTorino-Novara è stata inaugurata per leOlimpiadi, ha fatto già il suo lavoro, addi-rittura con qualche treno siamo andati aMalpensa in quel periodo; la trattaNovara-Torino sta procedendo bene e chipassa in autostrada può già vedere deitreni, sulla tratta Novara Milano, l’ appun-tamento è al 13 dicembre di quest’anno alcambio orario, insieme al completamentodella tratta Milano Roma, quindi un’ora dipercorrenza fra Torino e Milano è un fattomolto vicino, dicevo chi percorre l’auto-strada la può vedere perché la messa inservizio di una tratta alta velocità, viste lealte velocità, in realtà l’esercizio commer-ciale è molto successivo all’esercizio tec-nico, quindi noi facciamo una serie dicorse di risalita, si parte da velocità bassa,si registrano tutti i parametri, e se i risulta-ti sono positivi, diciamo per notizia chesulla tratta siamo già arrivati a 300 kmall’ora, quindi diciamo che senza orologiostiamo rispettando le scadenze.

Se c’è tempo volevo fare una rapidacarrellata, per dire quale contributo.

Mi son chiesto cosa poteva dare il grup-po a questo tavolo, avevo preparato unaserie di foto ma sono già state fatte vederequesta mattina, perché probabilmente glioperatori del settore conoscono già, peròmi è sembrato interessante fare un suntodi quello che il gruppo FS ha fatto, quan-do ha potuto, perché come tutti ben cono-scete, purtroppo le ferrovie nascono primae le fiere nascono dopo, quindi si trattaquando si può di fare degli aggiustamenti.

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Le realtà più significative di cui parlavamo anche prima, laRho Fiera Milano, i lavori sono ancora in corso, finiranno fraqualche giorno, però la fermata è già stata utilizzata a cavallodel novembre dicembre dell’anno scorso in occasionedell’Artigianato in fiera; abbiamo avuto una frequentazionealtissima, ci sono stati, vi ricordo che a Rhofiera arriva sia lametropolitana, sia la ferrovia; abbiamo avuto un doppio servi-zio cadenzato a 15 minuti della metropolitana e un doppio ser-vizio cadenzato a 15 minuti dei treni. La stazione di Rhofieraè vicinissima al polo fieristico, l’offerta dei treni è considere-vole, abbiamo fatto un conto: c’è una offerta di 190.000 postia sedere al giorno, mi sembra già di tutto rispetto; è chiaro chegli AV alta velocità, gli eurostar della nuova linea non ferma-no, però come per tutte le manifestazioni che hanno un inte-resse, hanno uno spessore commerciale, si possono sempreaggiungere fermate speciali in occasione di eventi speciali chelo richiedano. L’altra realtà, la spesa, i lavori sono stati consi-derevoli, poi è stato un lavoro unico con i lavori dell’alta velo-cità, lo scavalco della linea storica, è venuta fuori anche la fer-mata di Rhofiera, si parla di 80 milioni di euro, la spesa com-plessiva dei lavori dell’alta velocità che ha interessato quellazona dell’attraversamento.

Questa (foto) è ancora la fermata di Rho Fiera, questa è laparte sotto, metropolitana, che è collegata in sotterranea, poic’è un grosso tunnel , ma probabilmente le avete già viste infunzione; ce ne sono tante, pensavo di fare una selezione,comunque, diciamo, l’altra realtà di cui volevo parlarvi è lafermata di Fiera di Roma, è sulla tratta Fiumicino Roma,conoscete tutti, è servita da una linea ferroviaria che vede duetipi di servizi diversi: ci sono i non stop Aeroporto RomaTermini e poi invece la linea FR1 che serve la fermata fra l’al-tro anche di Roma. Anche qui l’offerta è di tutto rispetto, cisono 60 treni al giorno per senso di marcia, 120, 132 treni algiorno, diciamo che l’offerta è di tutto rispetto, offerta che giàattualmente c’è. Ci sono anche dei lavori previsti, lavori dipotenziamento nella zona della fermata di Rho? perchél’Aeroporto ha in programma di raddoppiare i passeggeri nel2020 e si sta pensando a un raddoppio di servizio sull’aeropor-to, quindi ne beneficerà anche la fermata di Rho fiera, quiabbiamo una overdose di foto, che rallentano, non vogliotogliere troppo spazio, altra interessante esperienza che abbia-mo fatto è a Rimini Fiera, questa è una fermata nuova, fattaapposta per la Fiera, quindi la Fiera di Rimini può vantare unafermata interna alla fiera, perché è a 50 metri dall’ingresso del

quartiere fieristico.Per parlare di Lingotto, che

probabilmene interessa iltavolo un po’ di più, comenumero di treni ne ha giàtanti, Lingotto è interessato da280 treni, attualmente, sicura-mente saprete che con la finedel passante a Lingotto avver-ranno attestamenti incrociati,quindi anche i servizi daMilano potranno servire ilLingotto.

Il punto debole, per adesso,dalla stazione di Lingotto èche l’attuale sottopassaggioche è stato pensato e costruito,perché prima l’area dove c’èl’Oval era tutta area ferrovia-ria, chi si ricorda, io ho vissu-to le varie cessioni ai vari enti

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39Atti convegno

nel corso degli anni, era pieno di binari,le nostre realtà sono cambiate e abbia-mo ritenuto giusto porle a disposizioneper scopi più produttivi, noi usavamopoco quei binari, quando è nata la sta-zione il sottopasso serviva esclusiva-mente la stazione, adesso abbiamo inprogetto, in programma un progetto dicollegamento della stazione e dellaparte fieristica; abbiamo già un primofinanziamento, il progetto completoprevede l’ingresso nel polo fieristico, isoldi per fare tutto non li abbiamo,adesso una prima fase che metteremoin cantiere velocemente, è invece ilprolungamento del sottopasso che con-sente di attraversare tutti i binari e arrivare a ridosso del can-cello che separa le due proprietà, chiaramente con ascensori,barriere architettoniche, ecc. questo consentirà, quando serve,tranquillamente di raggiungere il polo fieristico senza diffi-coltà, senza fare giri strani; appena avremo la possibilità stu-dieremo insieme col Comune e con tutti gli attori interessati ilprolungamento all’interno; ragionevolmente un anno un annoe mezzo, con problemi di appalto, riusciremo a finire i lavori.

Marco Cavaletto. La ringrazio molto, ringraziamo ancheFerrovie Italiane, e concludiamo questo primo giro, conAndrea Varnier, direttore generale Lingotto Fiere Srl

Andrea Varnier,direttore generale Lingotto Fiere Srl

Buongiorno anche da parte mia, ringrazio la RegionePiemonte e Expofairs che ha promosso questi incontri che nonsono risolutivi, ma sono degli spunti che possono rimandareverso altri tavoli, quello che è il titolo della tavola rotonda, ioavendo la fortuna di arrivare ultimo sarò molto più breve e micollegherò agli interventi precedenti.

Un sunto di chi siamo e cosa stiamo facendo, siamo LingottoFiere ma apparteniamo a un gruppo francese GL Events chenell’estate 2007 ha acquistato il quartiere fieristico di Torino, ilLingotto fiere, e come è stato detto prima, il gruppo GL, tramiteLingotto fiere, ha partecipato a una gara per la gestione per iprossimi 25 anni dell’Oval, grande struttura costruita per leOlimpiadi, già pensata con uso post-olimpico di tipo fieristico.Questo è un investimento fatto nei confronti della città di Torinoed è molto importante al di là dell’acquisto della fiera, acquistovero non solo della gestione, acquisto delle mura, una gestionedi un impianto come l’Oval per 25 anni, ci porta a stare aTorino e pensare a Torino nel lungo periodo.

Confermo l’intenzione di ulteriormente ingrandire il quar-tiere fieristico, non per la smania di avere tanti metri quadriperché si dice dappertutto che quello è il problema, macomunque per poter competere su determinate manifestazionie prodotti fieristici c’è una dimensione media che va raggiuntae la fiera di Torino è obiettivamente piccola. L’impegno chenoi vogliamo mettere è di costruire nei prossimi anni un ulte-riore padiglione che serve anche da collegamento logistico conl’Oval, che in questo momento è adiacente, ma leggermentestaccato dagli altri padiglioni e per ottenere quegli 80000 mq

più o meno di superfice espositiva lorda, che ci consentano dicompetere nella fascia media del mercato fieristico nazionale;il nostro riferimento non è certo la fiera di Milano in terminidimensionali, ma attestarci su quella dimensione che ci per-metta di portare e di avere a Torino un certo tipo di eventi.

Noi siamo una società totalmente privata, quotata alla Borsadi Parigi, e qui mi collego ai discorsi fatti prima, siamo unoperatore assolutamente e totalmente privato, e siamo unaassoluta anomalia nel panorama fieristico non solo italiano,ma anche probabilmente europeo, dove la componente pubbli-ca è sempre piuttosto rilevante, in varie misure, ma c’è, noistessi che pure gestiamo parecchi quartieri fieristici in giro peril mondo, spesso gestiamo per cui non siamo proprietari dellafiera o addirittura gestiamo in cogestione, faccio l’esempiodella fiera di Padova, che è stata una delle privatizzazionedegli anni scorsi dei quartieri fieristici, la proprietà della fieraè rimasta in mani pubbliche mentre la società di gestione èall’80% del gruppo GL Events con una componente del 20%di pubblico. Questa anomalia, lo dissi già alcuni mesi fa, con-tinuo a dirlo, dobbiamo trasformare quello che può essere unlimite in una cosa virtuosa.

Torniamo ai tre temi emersi prima: si parlava di hardware,software, comunicazione. Mi limiterei a queste tre grosse aree.L’hardware è fatto di due pezzi: infrastrutture fieristiche inquanto tali e infrastrutture collegate; di infrastrutture si è par-lato e quello è un compito che rimane e deve rimanere al pub-blico (noi siamo molto contenti che ci sia la possibilità di col-legare la stazione con il futuro quartiere fieristico) la strutturain quanto tale è in mano privata, lo stesso Oval che pure rima-ne di proprietà pubblica, noi ci dovremo occupare sia dellamanutenzione ordinaria che straordinaria per i prossimi 25anni e sostanzialmente a Torino, vi assicuro, è una anomalia; aTorino, il pubblico non mette un euro nella gestione dellastruttura fieristica, e questo non viene considerato quando sivede l’ammontare del pubblico sui progetti fiere ma è unafetta molto, molto, rilevante.

Poi c’è il software, lo tratterei dopo.La comunicazione: è molto importante, siamo assolutamente

d’accordo, al di là della comunicazione dei singoli eventi civuole una comunicazione di destinazione, non è importantecome si diceva prima che io promuova quella fiera, importanteè proporre Torino come destinazione interessante, turismod’arte, turismo gastronomico, perché no, congressi e fiere.

L’Oval visto dalla stazione ferroviaria Torino Lingotto

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ANDREA VARNIER

40 Atti convegno

Siamo assolutamente d’accordo e su questo bisogna fare siste-ma e rispetto a quello che ha detto il presidente Besso Cordero,abbiamo una fiera ristrutturata e un centro congressi che non ècosì aperto a guardare in là , dobbiamo fare sistema di comuni-cazione per presentare la destinazione Torino al mondo, poiognuno fa la sua parte per valorizzare le sue risorse.

Veniamo al prodotto, qui c’è un grande vantaggio che dob-biamo sfruttare, non si può pensare che il pubblico non inter-venga in questo settore, non avrebbe senso rischiare di diven-tare un’anomalia assolutamente negativa, alla fine non ci sonole risorse, messe in un elemento, stamattina non c’ero ma sonosicuro che il dott. Artusi sicuramente avrà detto che il pubbli-co comunque mette dei quattrini anche per promuovere l’inte-ro meccanismo, la fiera deve diventare un volano di businessper tutti non solo per la fiera e per gli organizzatori, per chi staimmediatamente intorno.

Questo è il grande vantaggio che c’è qui, poter sedersi tuttiintorno a un tavolo per produrre e lavorare sul prodotto, sulsoftware, quali elementi sviluppare e come svilupparli, e cer-care di coordinare al meglio le risorse che si mettono su questi

eventi, affinché ci sia una visione di medio e lungo periodo;noi sappiamo benissimo che non possiamo inventarci domatti-na una fiera che riempia 80.000 mq, siamo perfettamente con-sapevoli, ci vuole un percorso che ci porti in quella direzione,anche la legge regionale, il modo in cui noi stiamo interagen-do col pubblico, in questo momento molto positivo, bisognacontinuare in quella direzione, essere consapevoli che il pub-blico non mette soldi sulle strutture ma deve continuare a farloin modo ragionato sul prodotto.

In questo senso non fermiamoci sul concetto di fiere, perchéquesto rischia di diventare molto pericoloso, noi siamo un’a-zienda totalmente privata che bada al profitto, ma stiamoattenti perché gli altri operatori non si preoccupano di questo,è giusto coltivare le filiere, è giusto coltivare i settori dove c’èuna forza, ma io faccio l’esempio soprattutto nel settore delb2b, dove la fiera b2b vera non è niente di diverso da un con-gresso, per cui se la location è interessante e offre servizi ade-guati, io posso venire anche a Torino a fare una fiera b2b chenulla ha a che vedere con il tessuto produttivo locale, è ovvioche non bisogna dimenticare le filiere, ma se vogliamo far cre-scere le fiere a Torino dobbiamo guardare più in là, ampliare ilnostro orizzonte, cercare di capire, metterci il cappello degliorganizzatori, non solo noi stessi, noi come Lingotto Fieresiamo gestori e siamo anche organizzatori, dobbiamo metterciil cappello di altri organizzatori che possono venire a Torino,essere attratti da Torino come organizzatori, il concetto di startup è interessante: se una fiera dopo un certo numero di anni haancora bisogno di pesanti finanziamenti pubblici, se non vacancellatava quanto meno va rivista, le fiere che organizziamonoi hanno un breve start up, dove si fa l’investimento, ma sepoi non rendono, non le facciamo più, questo è il mercato, percui bisogna trovare un meccanismo virtuoso, per cui tutti ifinanziamenti, debbono spingere per far crescere, ma a uncerto punto la fiera, parlo di progetto fieristico, deve cammina-re con le proprie gambe; ritengo che la strada intrapresa siaquella giusta, ma va ulteriormente rinforzata.

Marco Cavaletto: i nostri interlocutori hanno dato in questoprimo giro quella che potrebbe essere una risposta all’esigen-za di dare, di consolidare il sistema fieristico, salutiamo l’assessore Ricca che è stato con noi fino a questo momento, masappiamo che ha degli impegni nel suo ufficio, e lo ringrazia-mo. Prima di fare un eventuale secondo giro, se c’è la volontàdel pubblico di fare qualche domanda.

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41Atti convegno

Stroppia: non passa da Ivrea il treno, l’autostrada che avreb-be dovuto essere fatta modello di imprenditoria privata, inquattro e quattrotto e finita per le olimpiadi 2006, è ancora lì.punto fermo. Lei ha parlato di due linee di binari, o una, quantesono le linee del treno che passano ? Per andare da Biella o daAosta o da Vercelli a Milano attraverso quella linea ferroviarialì, bisogna venire a Torino o ci sarà una fermata intermedia?

Costantino: vorrei sapere qualcosa di più della società cheha acquistato Lingotto Fiere soprattutto per le connessioni conaltri poli fieristici internazionali che mi sembra di capire gesti-sca o se ne occupi.

Altra domanda. Se ci può dare qualche notizia su Caselle, e sui collegamenti

tra gli aeroporti di Torino, Malpensa, Milano Linate, Genova.

Marco Cavaletto. Possiamo ricominciare il giro, durante ilquale verranno date le risposte, nell’ordine inverso,

Iniziamo da Varnier.

Andrea Varnier. Non so cos’altro aggiungere. GL Events èun gruppo che si occupa di tante cose, nello specifico dellagestione di quartieri fieristici e centri congressi, ne abbiamouna trentina in giro per il mondo, siamo in una fase in cui con-tinuiamo a crescere. In tutto il mondo, in tutta Europa, è inatto un processo di privatizzazioni dei quartieri e dei centricongressi, gli attori, fortunatamente per noi, che si possonoproporre con know how internazionale, capacità di gestire,non sono molti. L’azienda nasce come azienda di allestimenti,poi ha cominciato a organizzare fiere, poi ha pensato di esserein grado di gestire l’intero quartiere.

Abbiamo molti benefici a far parte di questo gruppo, per noinormalmente non compriamo i muri, ma gestiamo. Altrobeneficio che ci viene è quello della comparazione, bench-mark, vediamo come lavorano i nostri colleghi negli altripaesi, per cercare di migliorare con scambio di modi di lavoro.Lo scambio di prodotti fieristici è molto più difficile per es.Lione, nostro centro, il più grande della Francia, non è cheautomaticamente sia esportabile qui, anzi non lo è mai.Diversamente per i congressi, perché i congressisti girano, simuovono, medici, radiologi, tendenzialmente non voglionoandare nello stesso posto, per noi, avere in gestione un numeroampio di centri congressi permette di andare dal PCO, da chiorganizza i congressi, e proporgli anziché fare cinque sopral-luoghi, cinque contratti, ti faccio un pacchetto, nei prossimianni, ne fai uno alle stesse condizioni, stesso standard di servi-zi: Barcellona, Nizza, apriremo quest’anno il nuovo centrocongressi di Bruxelles, il centro congressi di Lione si mettonoin pool e riescono a fare un’offerta coordinata.

Lorenzo Livrieri. La signora mi chiedeva degli Aeroporti,Caselle, Malpensa. Caselle: come ben sapete, la linea che col-lega Caselle è del gruppo GTT non FS. La situazione, attuale èquesta: Caselle si raggiungeva dalla stazione che conoscete eadesso è scollegata per i lavori del passante, i lavori FS e GTTdovevano essere in parallelo finanziati per consentire il com-pletamento; i finanziamenti a GTT non sono arrivati per tempo,quindi c’è questo scollegamento che stiamo vivendo adesso.

Il progetto prevede che il nuovo collegamento venga fattoattraverso la nuova stazione Rebaudengo. Noi stiamo predi-

sponendo tutto, da quanto mi risulta, mi sembra che nell’ulti-mo accordo fra Regione e Governo, sia stato dato il finanzia-mento per il collegamento.

Malpensa: i lavori che stiamo facendo a Novara hanno con-sentito un collegamento già durante le Olimpiadi, il trattoNovara Malpensa è di Ferrovie Nord Milano non è del gruppoFS. Stiamo prevedendo delle interconnesssioni e sarà possibilearrivare a Malpensa sia dalla linea storica da Novara, e siadalla nuova linea, sottopassandola, arrivando a Malpensa, stia-mo facendo lavori di adeguamento dei binari, quasi terminati.Prevedono l’interscambio sull’alta velocità per consentireanche dall’alta velocità eventualmente di sgrondare e andare aMalpensa, i tempi di questi sono un po’ più lunghi della messain esercizio della linea. Questo è il progetto che si prevede.

La linea Torino-Milano è fatta attualmente di 2 binari, se neaggiungono altri 2 (quelli dell’alta velocità, il quadruplica-mento).

Da Biella per andare a Milano: non solo da Biella, ma datutte le città, perché le stazioni dell’alta velocità sono PortaSusa, Porta Nuova, Novara.

Il 13 dicembre di quest’anno inizierà l’esercizio commerciale.

Marco Cavaletto. Ringraziamo molto, e continuiamo in que-sta direzione: Guido Bono.

Guido Bono. Altro aspetto, più tecnico, che completa lecose che dicevo prima: posizionamento, coordinamento variestrutture che ci sono sul territorio. Una componente nonsecondaria di questa visione più ampia delle singole realtà,che potrebbe coinvolgere realtà unicamente private, è legata aiservizi, parlo sempre come centro espositivo, ai servizi chesono necessari per far vivere un centro espositivo. In una logi-ca più ampia, l’istituzione potrebbe farsi carico non di pagarele spese dei centri espositivi, ma di coordinare e ottenere inbase a volumi più ampi, delle condizioni estendibili non solo asingoli soggetti ma a più soggetti, per esempio i contratti dellaluce con l’Enel, fatto a livello regionale, ha probabilmentecosti diversi che fatto singolarmente da ogni realtà. Noi come

Marco Cavaletto

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centro espositivo nato da poco la vivamo perché deve essererazionalizzata, in bilancio ogni voce in cui si riesce a fare effi-cienza, è benvenuto.

Scusate se insisto sul coordinamento del sistema, seguendola suggestione di Besso Cordero, il sistema della promozione,razionalizzazione, deve vedere tutto il sistema legato al mondoespositivo e congressuale, le potenzialità io credo ci siano eanche le realtà dimostrate negli ultimi anni, non solo Torino eprovincia, ma anche le altre province, la fattispecieAlessandria (io sono torinese ma sono stato adottato daAlessandria); questo elemento è fondamentaleche può, su unlivello di coordinamento superiore, per gestire le potenzalitàche altrimenti restano inespresse o legate a piccoli orticelli, incui poi la concorrenza, le gelosie di parrocchia intendendo lapropria piccola attività, finiscono per non poter esprimere lepotenzialità che ci sono. Un coordinamento superiore delsistema deve esistere e deve essere messo in piedi e quindi benvengano le iniziative di questo genere.

Marco Cavaletto. Bene, grazie anche a Guido Bono, adessopossiamo fare una ulteriore considerazione con Livio BessoCordero.

Livio Besso Cordero. Non tutto va bene, ci sono dei limiti edegli aggiustamenti da fare. Rimanendo a Torino, è assoluta-mente indispensabile trovare una integrazione fra LingottoFiere e Lingotto congressi, la definisco così per capirci.Perché è impensabile che all’interno di una stessa area ci sianointerlocutori diversi, non è razionale, per usare un eufemismo.

La questione dei collegamenti non è secondaria e noi daquesto punto di vista siamo deboli, va detto. L’Aeroporto diTorino con tutti gli sforzi che si stanno facendo ha ancora stra-da da fare per essere collegata come Dio comanda, Torino,rispetto a un mercato internazionale al quale noi aspiriamoarrivare. Io ho i capelli bianchi, ma da quanti anni mi sentodire che dall’aeroporto di Caselle la linea ferroviaria deve arri-

vare al Lingotto (ha funzionato durante le Olimpiadi e poi nonse ne è parlato più). Capisco che non è di Fs ma è di GTT,però ogni tanto bisogna fare accordi di programma, bisognatrovare le soluzioni, avere la possibilità per uno che arrivaall’aeroporto di Torino, arrivare in treno in centro a Torino odove è celebrato il congresso.

Noi abbiamo un mercato, al di fuori del congressuale e delfieristico, abbiamo uno straordinario hatu su cui facciamo levadal punto di vista turistico. Chi arriva all’ aeroporto a Torinopuò salire su un treno e andare a sciare a Bardonecchia; almomento non è così, noi come Turismo Torino e Provinciaabbiamo delle convenzioni con privati, che prendono i turistiche arrivano con i charter e li portano a sciare, sarebbe un hatudiverso dire vieni a sciare a Torino, usando uno slogan chepuò sembrare fuori luogo, ma non è fuori luogo.

Terza e ultima considerazione, lo accennavo prima conFabrizio Gatti, la questione della comunicazione è cruciale, senoi: il convention bureau parte e va a fare promozione all’este-ro, Varnier parte e va a fare promozione all’estero, FabrizioGatti parte e va a fare promozione all’estero, ognuno parla disé, di nuovo è un po’ singolare, è vero che siamo in crisi, mal’ottimizzazione delle risorse non è solo un’ottimizzazione dicosti ma è anche la dimostrazione di una sinergia di comunica-zione dove diversi attori contribuiscono ad una unica immaginedi una regione e ad un pluralismo di offerta che la regione ha.

Su questo fronte credo ci sia ancora molto da lavorare, inquesto momento non c’è più Ricca, guardo Cavaletto, credoche la Regione sia l’ente che di nome è deputata, di fatto devefare ancora una lunga strada. È una considerazione responsa-bile che sto facendo. Credo siano queste le suggestioni sullequali via di qui fare qualche considerazione, pensare e spende-re qualche ora di lavoro.

Marco Cavaletto. Fabrizio Gatti, (non è consigliere dellagrande traversata delle alpi), ma Gruppo TuristicoAlberghiero della Unione Industriale di Torino.

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Fabrizio Gatti. Due considerazioni finali: la prima è con undato che rappresenta il rischio che abbiamo davanti che è que-sto: nel periodo 2000-2006 le manifestazioni in Italia di tipofieristico sono passate da 143 a 166, c’è stato un incremento.Questo incremento si è portato dietro due fenomeni: le cittàsede di manifestazione sono passate da 32 a 40. È vero che c’èstato un incremento, c’è stato anche un incremento delle città,ma se andiamo a vedere i metri quadri affittati, ragionamentocon cui qualunque operatore fieristico ragiona, scopriamo chei metri quadri affittati in Italia non sono aumentati. Nello stes-so periodo Germania e Fancia quando non hanno avuto unraddoppio hanno avuto una roba simile.

Tutto questo nasce da cosa, da quello che tra operatori ècondiviso essere il federalismo fieristico, nato soprattutto dalfatto che la competenza col titolo quinto è diventata regionale.La Confindustria ha dedicato parecchia attenzione a questotema. Non apro il tema del coordinamento nazionale.

Io condivido quello che diceva Varnier oggi. Noi abbiamoun futuro in Piemonte che è sostanzialmente fatto da due cose:il fatto che, a differenza di tutti gli altri posti, i muri e le pro-prietà a Torino sono di proprietà privata e negli ultimi tempi ènato un patrimonio fieristico importante. Se si vanno a contarei mq nati nei vari centri (l’amico Guido Bono ne ha un pezzo)i piccoli sono circa 50/60.000 mq, cito i piccoli principali, daquesta situazione se ne esce o con un disastro o nel senso cheva visto come grande opportunità l’anomalia torinese, ma dal-l’altra anche un patrimonio fieristico all’interno del Piemonteche comunque è spezzettato, che comunque è di grandi dimen-sioni, che ha comportato investimenti pubblici, a questo puntosi deve riprendere il ragionamento progettuale di vocazione diTorino e della sua regione, vocazione delle sue filiere produtti-ve e di forti colleganze.

Mi pare che anche nella discussione di oggi “promuovere ilsistema fieristico-congressuale nel territorio” sia stato comedire ben discusso il tema, forse “promuovere il sistema fieristi-co-congressuale per il territorio”, va ancora un po’ sviluppato,approfondito, la Confindustria ha dedicato parecchia attenzio-

ne a questo tema, veramente che cos’è questo territorio, qualisono queste filiere produttive che vogliamo valorizzare, qualisono i meccanismi e i modelli di lavoro che permettono a que-ste filiere di valorizzarsi attraverso il sistema.

Marco Cavaletto. Abbiamo fatto un’ora e mezza di lavori,credo molto interessanti, l’amministrazione regionale haacquisito e preso buona nota,e per questo ringrazio tutti i mieicolleghi della sezione fiere della Regione Piemonte che hannoassistito con me, ne faremo un buon uso. Chiuderei facendouna piccola osservazione che non deve suonare critica, ma siimpone, forse siamo arrivati anche per i meccanismi federali-stici di cui si diceva, come diceva anche il prof Cercola questamattina, ad una situazione forse anche di confusione, perusare un eufemismo. Effettivamente anche da questo punto divista dovremmo rivedere l’assetto istituzionale anche su que-sta materia perché è soltanto una questione di due giorni fa:l’amministrazione nazionale, centrale decide di dare risorseconsistenti, il fatto che l’amministrazione centrale decida didarle all’Emilia Romagna piuttosto che al Veneto o allaLombardia, escludendo di fatto le altre regioni, anche se cisono delle ragioni, anche molto forti. Il problema è che nelmomento in cui attribuisce delle competenze alle regioni e poinon gli mette a disposizione le risorse necessarie per poterconfrontarsi con voi e poi con tutti quelli che usufruiscono delsistema fieristico, ci mette in una situazione…non è una escu-satio, non sto dicendo che avremmo potuto fare di più emeglio, potremmo comunque fare sempre di più e meglio indi-pendentemente dalle risorse che ci vengono assegnate.

Sostanzialmente…in questo salone, bellissimo, che laProvincia di Torino ci ha messo a disposizione, tra stamattinae oggi abbiamo visto sfilare credo il 99% dei soggetti veri chesi occupano di fiere in questa Regione. Il nostro compito è dicapitalizzare i contenuti di questa giornata per fare in modoche l’anno prossimo, quando ci ritroveremo a discutere diquesti argomenti, si possa dire abbiamo fatto tanto così di più.

Buona giornata.

TAVOLA ROTONDA