Combattere il caldo come bestie

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Sabato 25 giugno 2011 anno 2 numero 6 EI007684 Combattere il caldo come bestie Difendersi dal caldo è un’esigenza in queste estati sempre più torride e afose. La sensazione è che sia difficile sopravvivere alla canicola senza un con- dizionatore che consumi energia e ci of- fra un po’ di aria fresca e ‘sintetica’. Ma non è così. Dopotutto la specie umana ne ha fatto a meno fino a qualche de- cennio fa. Ancora una volta a venirci in aiuto è la natura. Basta osservare il modo in cui gli animali reagiscono alle ondate di calore, ai loro comportamenti per evitare l’eccessivo caldo. Come loro, a mezzogiorno o nella pausa pranzo, dovremmo immer- gerci in acqua recandoci in piscina o in spiaggia; l’attività fisica dovreb- be essere inoltre limitata alle ore del mattino e della sera, mentre al pomeriggio dovremmo muoverci il meno possibile. Se siamo sotto il sole cocente evitare quindi di muo- versi in maniera energica e di fare sforzi inutili, controllando inoltre il ritmo del respiro, che aiuta a ridurre la temperatura. Come gli animali cambiano livrea d’estate, assumendo colori e tonalità più chiare, anche noi potremo godere di un fresco maggiore indossando ve- stiti il più possibile tendenti al bianco. Anche la scelta dei tessuti è importan- te ed è importante che siano naturali e non sintetici: lana, lino, seta e coto- ne sono i più indicati per combattere il caldo. Un’altra lezione della natura è quel- la di bere lentamente a piccoli sorsi, in modo da permettere al corpo di trattenere l’acqua e non trasformarla immediatamente in sudore. Quanto all’alimentazione, frutta e verdura aiu- tando a reintegrare i sali e hanno un contenuto di vitamine utile in questa stagione, mentre sarebbero da evitare cibi complessi da digerire, oltre ad al- colici e caffè. Infine, ricercare zone verdi e albera- te: laddove ci sono alberi la tempe- ratura è mediamente più bassa che altrove e non solo per l’ombra che ci procurano. [email protected] Città di transizione a pag. 15 Bimbi, c’è Capitan Eco a pag. 4 Minaccia cemento a pag. 5 Sul tetto dell’Italia a pag. 8 Passerotto non andare via a pag. 13 Alberi in valle a pag. 11 Biodiversità a rischio a pag. 7 Nella vecchia fattoria a pag. 2

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Combattere il caldo come bestie

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Sabato 25 giugno 2011 anno 2 numero 6

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Combattere il caldo come bestie

Difendersi dal caldo è un’esigenza in queste estati sempre più torride e afose. La sensazione è che sia difficile sopravvivere alla canicola senza un con-dizionatore che consumi energia e ci of-fra un po’ di aria fresca e ‘sintetica’. Ma non è così. Dopotutto la specie umana ne ha fatto a meno fino a qualche de-cennio fa. Ancora una volta a venirci in aiuto è la natura. Basta osservare il modo in cui gli animali reagiscono alle ondate di calore, ai loro comportamenti per evitare l’eccessivo caldo.

Come loro, a mezzogiorno o nella pausa pranzo, dovremmo immer-gerci in acqua recandoci in piscina o in spiaggia; l’attività fisica dovreb-be essere inoltre limitata alle ore del mattino e della sera, mentre al pomeriggio dovremmo muoverci il meno possibile. Se siamo sotto il sole cocente evitare quindi di muo-versi in maniera energica e di fare sforzi inutili, controllando inoltre il ritmo del respiro, che aiuta a ridurre la temperatura.

Come gli animali cambiano livrea d’estate, assumendo colori e tonalità più chiare, anche noi potremo godere di un fresco maggiore indossando ve-stiti il più possibile tendenti al bianco. Anche la scelta dei tessuti è importan-te ed è importante che siano naturali e non sintetici: lana, lino, seta e coto-ne sono i più indicati per combattere il caldo.

Un’altra lezione della natura è quel-la di bere lentamente a piccoli sorsi, in modo da permettere al corpo di

trattenere l’acqua e non trasformarla immediatamente in sudore. Quanto all’alimentazione, frutta e verdura aiu-tando a reintegrare i sali e hanno un contenuto di vitamine utile in questa stagione, mentre sarebbero da evitare cibi complessi da digerire, oltre ad al-colici e caffè.

Infine, ricercare zone verdi e albera-te: laddove ci sono alberi la tempe-ratura è mediamente più bassa che altrove e non solo per l’ombra che ci procurano.

[email protected]

Città di transizione a pag. 15

Bimbi, c’è Capitan Eco a pag. 4

Minaccia cemento a pag. 5

Sul tetto dell’Italia a pag. 8

Passerotto non andare via a pag. 13

Alberi in valle a pag. 11

Biodiversità a rischio a pag. 7

Nella vecchia fattoria a pag. 2

agricoltura biologica

2.

La scuola si fa in campagnaCon ‘Fattorie Aperte’

i contadini della regione hanno accolto

gli studentiCome ‘nasce’ il miele? Dove cresco-

no i pomodori? Chi produce il formag-gio? Come si alleva un cavallo? Anche quest’anno, con una giornata diversa dal solito, in mezzo al verde dei campi di pri-mavera, i bimbi (e non solo i bimbi!) “di città” hanno potuto rispondere a queste e a tante altre domande: conoscendo di persona chi vive e lavora nelle fattorie e scoprendo, in tutti i sensi, i prodotti tipici locali. Con un valore aggiunto: il “bollino verde” dell’agricoltura biologica e inte-grata, genuina e ‘eco-friendly’.

“Nella vecchia fattoria, -ia, -ia, -ohh...!”. Questo allegro ritornello intonato per i più piccoli potrebbe essere la colonna sonora perfetta del progetto ‘Fatto-rie Aperte’, la tre giorni che la Regione Emilia-Romagna, in collaborazione con le nove amministrazioni provinciali, ha proposto nei giorni scorsi per il 13esimo anno consecutivo. Un progetto unico nel suo genere, per scoprire la campagna, sia essa in pianura, in collina o in mon-tagna.

Fattorie aperte, edizione 2011. L’8, il 15 e il 22 maggio sono state le tre do-meniche durante le quali i contadini emi-liano-romagnoli hanno accolto a casa propria grandi e piccini, aprendo le por-te delle proprie cascine, stalle, masserie e musei agricoli aziendali, per accom-pagnare i propri ospiti in una gita nella natura rurale a tutto tondo, dagli aspetti ludici a quelli enogastronomici.

La tradizionale tre giorni che si ripe-te ogni primavera dal 1999, mette in rete 185 aziende di tutta la regione Emilia-Romagna. Da Piacenza a Rimini, da Parma a Ferrara, l’iniziativa green

dell’amministrazione regionale ha pro-mosso ancora una volta l’opportunità di trascorrere piacevoli ore all’aria aperta in famiglia o con amici: e anche quest’anno ha presentato un fitto ed interessante calendario di visite guidate gratuite o a prezzi scontati in fattorie, agriturismi e allevamenti, appositamente attrezzati e con personale qualificato. “La prospet-tiva – spiega Tiberio Rabboni, assesso-re regionale all’agricoltura, sulla Guida Fattorie Aperte 2011 (scaricabile dal sito www.fattorieaperte-er.it) - è quella di un’educazione permanente e rappre-senta un’occasione utile per avvicinare il mondo agricolo alla città”. Gli appunta-menti nelle molteplici realtà che parte-cipano all’iniziativa – non solo aziende, ma anche luoghi d’interesse nei dintorni delle fattorie, come Musei del Gusto e Oasi naturalistiche - si presentano così con un biglietto da visita che rinnova ogni anno l’attenzione cittadina (si pensi che l’edizione del 2010 ha registrato ol-tre 50mila visitatori): permettono infatti di conoscere da vicino la vita contadina di ieri e di oggi. Scorrendo i programmi, si scorgono attività varie e articolate tra laboratori, campi e allevamenti, cucine e percorsi ludico-didattici, alla scoperta delle piante e degli animali, ma anche dei prodotti e dei mestieri artigianali del-la terra, tanto legata alla nostra tavola, quanto lontana dal vivere urbano.

Saperi e sapori, dalla città alla cam-pagna e viceversa. “Vincere una sfida importante”, è que-sto l’obiettivo di Fat-torie Aperte, secon-do l’amministratore regionale: in altre parole, lo scopo di questo progetto è “la trasmissione dei saperi e dei sapori

– spiega Rabboni - che caratterizzano un patrimonio agroalimentare di ricono-sciuta salubrità, tradizione e cultura”. Ma questo non è l’unico progetto rivolto al cittadino-consumatore che la Regione ha sviluppato in questi anni per promuo-vere la conoscenza del territorio e della relazione che intercorre tra cibo, salute e ambiente. L’assessore ricorda come da tempo si sia impostato “un canale comu-nicativo a doppio scorrimento: la cam-pagna – evidenzia il numero uno della politica agricola emiliano-romagnola - si apre alla città attraverso iniziative come ‘Fattorie Aperte’ e la città riscopre la campagna grazie ai mercati contadini e alle manifestazioni di promozione e ven-dita dei prodotti locali”.

Consum-Attore... di qualità. L’auspicio espresso dal rappresentante regionale è “di arrivare a far sì che il consumato-re diventi sempre più ‘Consum-Attore’, soggetto pensante e protagonista con-sapevole delle proprie scelte”. Una fi-gura di cittadino che si formi attraverso percorsi di educazione e sensibilizzazio-ne “che rendano esplicito – spiega Rab-boni - il rapporto che unisce il territorio, l’ambiente e il paesaggio all’agricoltura ed alla cultura, all’intraprendenza ed anche alla fatica delle donne e degli uo-mini che continuano a praticarla”.

Il cliente della Fattoria didattica non sarà dunque un visitatore qualsiasi, ma un cittadino cosciente, ovvero la miglio-

re garanzia di sal-vaguardia dell’am-biente.

Per maggiori in-formazioni: www.fattorieaperte-er.it - www.ermesa-gr icoltura. i t /La-pagina-del-consu-matore/Fattorie-Aperte

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Garanzia di ospitalità ‘green’

“Fattorie Didattiche” è il progetto nato nel 1999 nell’ambito

dell’iniziativa ‘Fattorie Aperte’, promosso dall’Assessorato

Agricoltura della Regione Emilia-Romagna, in collaborazione con le province emiliano-romagnole

e il supporto tecnico di Alimos. Sono due le priorità di Fattorie

didattiche: da una parte il coinvolgimento delle scuole

(si registrano circa 5mila classi all’anno per un totale di 110mila

allievi) e dall’altra l’aggiornamento formativo degli imprenditori

agricoli. Dati che fanno emergere l’unicità del progetto: 185 aziende

accreditate in 9 reti provinciali, una forte sinergia tra pubblico e

privato.Non solo un progetto: ‘Fattoria

didattica’ è la qualifica che l’amministrazione regionale

assegna alle aziende che rispettano i parametri definiti nella ‘Carta della qualità’. Tale

documento, che è stato stilato dalla Regione Emilia-Romagna

(ed è stato successivamente adottato da altre regioni itailane),

impegna le diverse aziende a garantire il rispetto di alcuni

requisiti essenziali per permettere la buona riuscita delle visite.

Oltre alla valenza educativa, le visite guidate in fattoria sono

infatti anche un importante strumento promozionale per le

aziende che, secondo la Carta, devono essere innanzitutto essere

accoglienti e attrezzate (anche in caso di maltempo), quindi

devono assicurare un metodo di produzione ecocompatibile, e

infine devono essere coperte da un’assicurazione di responsabilità civile. D’altra parte, però, gli ospiti

devono considerare che si trovano in un luogo di lavoro e pertanto

vanno rispettate eventuali limitazioni d’accesso segnalate

dall’agricoltore.

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4.

Tutti all’arrembaggio dei buoni

comportamenti di sostenibilità

ambientaleC’è un personaggio nato per ac-

cendere la fantasia e per diffondere comportamenti rispettosi dell’am-biente e stili di vita sostenibili fra i giovanissimi e, con loro, nelle famiglie. Si tratta di Capitan Eco: il pirata ami-co dell’ambiente, testimonial di oltre 250 campagne di comunicazione ambientale che hanno coinvolto de-cine di migliaia di alunni delle scuole primarie di tutta Italia, Emilia Roma-gna, Piemonte, Lombardia, Puglia, Veneto, Trentino Alto Adige, Campa-nia, Sardegna, Molise e Valle d’Aosta. Sul capo il tricorno con il simbolo del riciclo e in mano la spada in materiale

riciclato, Capitan Eco entra nelle classi e, attraverso azioni ludiche e diverten-ti, giochi, concorsi, spettacoli, respon-sabilizza i bambini, che diventano così i primi promotori delle buone pratiche ambientali presso i familiari, gli ami-ci, l’intera comunità di appartenenza. Queste campagne di comunicazio-ne ambientale sono un marchio re-gistrato Achabgroup e permettono di riscontrare, durante l’attivazione, un aumento fino a cinque punti per-centuali della raccolta differenziata, mentre nel lungo periodo se ne pos-sono apprezzare gli effetti qualitativi ed educativi. Esistono da più di 10 anni, come innovativa forma di co-municazione rivolta, attraverso i più piccoli, a tutta la collettività, al fine di diffondere il concetto di responsabi-lità condivisa collegata a tutti i temi che riguardano la tutela del pianeta. Quattro sono le declinazioni del pro-getto, caratterizzate da una sana com-petizione tra classi o tra scuole: per vincere gli studenti devono farsi soste-

nere dalle famiglie nel raggiungi-mento dell’obiettivo prefissato.

“Il tesoro di Capitan Eco” E’ dedicata alla promozione

del centro di raccolta rifiuti: i bambini che vi conferisco-no i rifiuti ricevono in cambio

delle eco-monete in metallo (o

eco-lingotti) da conservare in classe dentro a un apposito salvadanaio in coccio. Vince la classe (o la scuola) che ne ha raccolte di più, ovvero che ha portato più rifiuti alla struttura. “Capitan Eco e il Riciclatron” Affronta il tema del riciclo e del recu-pero: non basta raccogliere i rifiuti in modo differenziato, ma è importante anche trovare il modo di recuperarli. I ragazzi che portano i rifiuti al centro di raccolta ricevono in cambio bustine di figurine con cui completare l’album personale e il poster speciale di classe. La classe che per prima li ultima vince. “Il bazar di Capitan Eco” In continuità con le precedenti, raf-forza il concetto di riciclo e recupero, puntando sulla responsabilizzazione del singolo. Obiettivo della campagna è far comprende-re che la raccolta differen-ziata, oltre ad essere utile per l’ambiente, genera anche un ritorno concreto (“econo-mico”) e persona-le, trasformando in risorsa i rifiuti. I bambini che vanno al centro di raccolta ricevono, in cam-bio dei rifiuti, alcu-ne eco-banconote,

con cui possono “acquistare” i pre-mi del bazar di Capitan Eco, un vero e proprio negozio allestito, in date prefissate, presso centri commerciali o altri punti di ritrovo sul territorio. “Le eco-pagelle di Capitan Eco” Affronta tutti i temi legati alla sosteni-bilità. Il gioco-concorso prevede la con-segna in classe di alcune eco-pagelle, brevi quiz con domande su raccolta differenziata, riduzione dei rifiuti, ma anche risparmio idrico ed energetico, mobilità sostenibile, ecc. I bambini devono far compilare le eco-pagelle agli adulti di loro conoscenza e cor-reggere i loro errori, diventando per una volta insegnanti e diretti promo-tori delle buone pratiche ambientali. Tutte le proposte iniziano con un’at-

tività di programmazione con dirigenti scolastici e insegnanti e prevedono interventi di animazione in classe del pirata Ca-

pitan Eco in persona, per spiegare il re-golamento, conse-gnare i materiali di

comunicazione, pro-muovere e rafforzare la partecipazione all’atti-

vità, siglare un pat-to d’onore con la classe-ciurma.

La differenziata salpa con Capitan Eco

Campagna di comunicazione per le scuole primarie

ambiente

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Avanza inarrestabile il consumo di

territorio. L’allarme di Legambiente

Cinque per cinque uguale venti-cinque. Questo risultato, almeno in aritmetica, è corretto; di sicuro non è altrettanto corretto dire che cinque è uguale a venticinque, e in-vece, a quanto pare, è proprio così, almeno se ci si riferisce al ritmo di urbanizzazione in Emilia Romagna che negli ultimi anni, esattamente tra il 2003 e il 2008, ha registrato un livello di ettari giornalieri edifica-ti pari a quello dei venticinque anni precedenti. Tra il 1976 ed il 2003, infatti, il consumo di suolo agricolo in regione è stato di 8,2 ettari al gior-no; tra il 2003 ed il 2008 di 8,4. In cinque anni dunque – stando ai dati emersi dal rapporto recentemen-te pubblicato dal Centro di Ricerca sui Consumi di Suolo promosso da Legambiente - si è assistito ad un ritmo di urbanizzazione pari a quel-lo di venticinque anni. Ecco dunque rilanciato, da parte di Legambiente, l’allarme cementificazione nella no-stra regione. “Evidentemente – si legge nel comunicato stampa diffuso all’inizio dello scorso mese dall’asso-ciazione ambientalista - i meccanismi che stanno alla base della continua

edificazione, speculazione fondiaria, corsa agli oneri di urbanizzazione da parte dei Comuni e riciclaggio di denaro illecito, non hanno trova-to strumenti correttivi adeguati”. Se si analizzano le tabelle - allegate al comunicato di Legambiente – che ri-portano i dati, per singola provincia, relativi al consumo di suolo in Emilia Romagna si percepisce subito che a farla da padrone per quanto riguar-da la velocità di urbanizzazione pro-capite sono le province di Parma e Piacenza con circa 9 metri quadrati per abitante all’anno. Ferrara è, in-vece, la provincia più lenta con una proporzione di 5 metri quadri pro-capite mentre Ravenna - con il suo 8,2 - supera di un punto il valore me-dio regionale che è di sette virgola due. Per quanto riguarda, invece, le percentuali di territorio urbanizzato, relative al 2008, in testa c’è Rimini con 21,2; seguono Reggio Emilia e Modena rispettivamente con 11,8 e 11, 5 per cento. La provincia di Ravenna e quella di Bologna si col-locano al quarto e quinto posto con una percentuale di consumo di suolo rispettivamente di 10,8 e 10,5 per cento; un valore di poco più elevato rispetto alla media regionale che è di 9,3 per cento. Ferrara, con il suo 7,4 per cento, è al sesto posto della clas-sifica e con il 7,1 per cento si collo-cano, a pari merito, al settimo posto le province di Parma e Forlì-Cesena.

Ultima Piacenza con il 6,4 per cento di territorio urbanizzato. “Il suolo è una risorsa non rinnovabile e fini-ta, che stiamo consumando come se fosse illimitata - ha dichiarato Lorenzo Frattini presidente regionale di Legambiente. Occorre che la Re-gione – prosegue Frattini - si doti rapidamente di una legge idonea, come abbiamo richiesto da tem-po”. Secondo l’associazione, infatti – si legge nel comunicato – “Lasciare ai Comuni completa autonomia, sen-za porre limiti all’espansione, espone i sindaci alle pressioni degli interessi locali e lascia aperta la possibilità di ripianare i bilanci svenden-do il ter-r i t o r i o ”. E sempre s e c o n d o l ’associa-zione “La crisi eco-nomica e la neces-sità di una riqualificazio-ne energetica degli edifici esi-stenti, dovrebbe-ro ormai spingere le politiche urba-nistiche ad indivi-duare strumenti

per avviare una stagione di grandi ri-strutturazione dell’esistente. Questo – prosegue il comunicato - non solo garantirebbe lavoro al settore edile senza ulteriore consumo di territorio ma porterebbe benefici effetti anche sulla riduzione delle bollette energe-tiche e della CO2”. “La norma regio-nale sull’urbanistica (L.R. 20/2000) – rammenta il comunicato stampa di Legambiente - enuncia il principio che si debba “prevedere il consumo di nuovo territorio solo quando non sussistano alternative” derivanti dal-la sostituzione o riorganizzazione de-

gli insediamenti esistenti”.“La distanza tra questi

principi teorici e gli 8,4 etta-ri al giorno di suolo s o t t r a t t o all’agricoltu-ra da inse-diamenti ed i n f ra s t ru t -ture – ha detto presi-dente regio-nale dell’as-s o c i a z i o n e - dà il segno di come le

politiche urbani-stiche debbano essere profonda-mente riformate”.

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biodiversità

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Biodiversità, allarme e strategieSpecie animali

e vegetali scompaiono a un ritmo mille volte superiore al normale

Era stato dichiarato ‘anno interna-zionale della biodiversità’ ed invece il 2010, a tale riguardo, si è chiuso con un bilancio tutt’altro che positivo. Lo ha reso noto, lo scorso mese, l’asso-ciazione Legambiente con il dossier “Biodiversità a rischio 2011” eviden-ziando – in linea con i dati divulgati in occasione della chiusura della campa-gna dell’IUCN (l’Unione Internazionale per la Conservazione della Natura) - che il ritmo con cui la terra sta per-dendo il suo patrimonio di diversità di specie animali e vegetali è da cento a mille volte più veloce del normale. Lo scenario ambientale delineato dal dossier è davvero preoccupante. “Se-condo la FAO il 60% degli ecosistemi mondiali è ormai degradato o utilizza-to secondo modalità non sostenibili, il 75% degli stock ittici è troppo sfrut-tato o impoverito in modo eccessivo

e dal 1990 abbiamo assistito alla perdita di circa il 75 % della diversità genetica delle colture agricole a livello mondiale. Inoltre – prosegue il docu-mento di Legambiente - il 20% delle barriere coralline tropicali è già scom-parso a causa dei cambiamenti clima-tici e il 95% di quelle restanti rischia di scomparire entro il 2050”.

La situazione della diversità biologi-ca – analizzando il dossier – appare altrettanto grave in Europa “dove sol-tanto il 17% delle specie e degli habi-tat e l’11% degli ecosistemi principali protetti dalla legislazione è in buone condizioni, mentre il 25% circa delle specie animali, inclusi mammiferi, an-fibi, rettili, uccelli e farfalle è a rischio di estinzione. Dal 1990 – si legge - il numero delle specie comuni di uccelli è diminuito di circa il 10%, raggiun-gendo il 15 e il 20% in meno per gli uccelli comuni dei terreni agricoli e le specie comuni che abitano i boschi”.

“Nonostante ci sia ancora moltis-simo lavoro da fare – ha affermato Antonio Nicoletti, responsabile aree protette di Legambiente – la tutela dei territori è una strategia efficace

per contenere la perdita di biodiver-sità e non una limitazione libertà degli individui”.

Dall’ultimo summit delle Nazioni Unite di Nagoya, in Giappone, è sca-turito l’impegno internazionale - pre-so dai centonovantatre Paesi aderenti alla Convenzione sulla Diversità Biolo-gica di cui l’Italia e l’Europa fanno par-te – a sottoscrivere un protocollo per i prossimi venti anni che dovrebbe en-trare in vigore nel 2012 con un soste-gno finanziario di un milione di dollari fornito dal Global Environment Facili-ty. Venti i target principali dell’accordo organizzati in cinque obiettivi strategi-ci: evidenziare le cause che determi-nano la perdita di biodiversità, ridurre le pressioni esercitate sulla biodiversi-tà, tutelare la biodiversità a tutti i livel-li, aumentare i benefici derivanti e so-stenere lo sviluppo delle competenze e delle capacità. Il risultato di una tale strategia dovreb-be essere quello di dimezzare, se non addirittura di portare vicino allo zero, il tasso

di perdita degli habitat naturali; di proteggere il 17% delle aree terrestri e delle acque interne e il 10% delle aree marine e costiere; di ripristinare almeno il 15% delle aree degradate e di compiere ulteriori sforzi per ridurre le pressioni subite dalle barriere co-ralline.

Anche l’Europa, di recente, ha ap-provato un nuovo piano - fino al 2020 - con sei obiettivi principali: attuare la normativa dell’UE sulla protezione degli uccelli e degli habitat; preserva-re e migliorare gli ecosistemi, ripristi-nando almeno il 15% delle aree dan-neggiate; ricorrere al settore agricolo e forestale per migliorare la biodiver-sità; assicurare l’uso sostenibile della pesca riducendo le catture ai limiti determinati scientificamente entro il 2015; contrastare le specie esotiche che invadono gli habitat e che oggi mi-nacciano il 22% delle specie indigene

dell’UE; intensifica-re l’azione dell’UE per scongiurare la perdita di biodiver-sità a livello mon-diale.

L’impegno di 193 Paesi per la salvaguardia

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il viaggio

8.

Quinta parte del diario di un viaggiatore...

a piediAlle 8 in punto siamo nel refetto-

rio del convento. Nelle facce, e so-prattutto nelle gambe, la stanchezza dell’impresa del giorno prima, che la nottata non è riuscita a portarsi via, se non in parte. Sul tavolo le mappe di giornata, con destinazione un al-tro convento, quello di Chateau Ver-dun. Dopo esserci rifocillati, ricevia-mo il saluto di padre Jean, uno dei pochi agostiniani presenti al conven-to a parlare italiano. Ci accompagna nell’androne dell’ospitale raccontan-doci alcune curiosità di quelle mura intrise di storia e sacralità. Scopria-mo che durante l’inverno, quando la temperatura esterna precipita anche

a -30 e con un quantitativo comples-sivo di neve che arriva a 20 metri l’anno, nel convento rimangono 6 o 7 frati, i più giovani, mentre gli an-ziani, insieme ai cani san bernardo, svernano a valle dove il clima si può affrontare senza disagi estremi.

Il monaco pare incuriosito dal no-stro viaggio. Cesare gli racconta sommariamente i giorni di cammino, e tutti quanti calchiamo un po’ la mano sulla fatica dei circa cinquan-ta chilometri percorsi, la maggior parte di cui in salita, per arrivare sin lì. Padre Jean ascolta compito, con un mezzo sorriso sulle labbra, regalandoci infine un aneddoto. “Im-magino la vostra tencacia nel fare tutta questa strada – sottolinea il canonico, con un tono solenne che lascia presto il campo al sarcasmo - pensate però che c’è un signore di

Martigny, di oltre 70 anni, che una volta al mese parte dal suo paese qualche ora prima dell’alba, attra-versa i boschi e arriva da noi alle 6 del pomeriggio, fermandosi poi qua a dormire. Una forma di fede anche quella”. Vedendo un misto di stupore e abbattimento sulle nostre facce, aggiunge a mo’ di incoraggia-mento: “ma diciamo pure che lui è veramente un caso eccezionale”. Col morale fatto bonariamente a pezzi dal chierico lasciamo l’ospita-le accerchiati dalla coltre di nuvole basse e dall’aria fredda che scende dai massicci montuosi. Nel giro di pochi metri guadagniamo il suolo patrio, passando la frontiera sotto il bandierone tricolore che svetta sul-la strada, salutati dai carabinieri di guardia che ci esentano dal mostra-re i documenti.

Oltrepassato il confine, di fronte al lago, la grande statua di San Ber-nardo d’Aosta, avvolta dalla foschia che contribuisce ad accentuare la sua mistica imponenza. La mano del frate indica l’ospitale, costruito dal-lo stesso Bernardo intorno al 1050 per dare assistenza ai pellegrini che valicavano il monte Jovis, offrendo riparo, cure, cibo e assistenza, per i fortunati che riuscivano a superare quei tratti di montagna lastricati di pericoli e difficoltà. Per noi, viandan-ti da pochi giorni di cammino all’an-no, il compito è ben più agevole.

Da questo momento in poi la stra-da sarà quasi esclusivamente in di-scesa, con un dislivello di ben mil-lenovecento metri. Lungo sud, per qualche centinaio di metri, si sro-tola il selciato romanico che scende lungo crinale. Ciascuno di noi ha la

Valicare le Alpi lungo...

il viaggio

.9

propria specialità: se Giulio arranca-va in salita, a differenza di Ciccio e Cesare. ora si dimostra un ottimo di-scesista, prendendo spesso vari metri dal gruppo. Io e Cesare solitamente ci scambiamo pareri sulla strada da seguire, ma in questo caso le mappe servono solo per calcolare le tappe intermedie sul percorso, lasciando-ci spazio per ammirare il panorama che si arricchisce di vegetazione, man mano si scende dal Passo. Dopo cir-ca due ore e mezza, tra pascoli che abbondano di bovini, e sassi che la-cerano le suole, arriviamo al paesino di Saint Rhèmy, dove ci fermiamo a riempire le borracce alla fontana del paese. È facile intuire lo sforzo di va-lorizzazione che si sta compiendo per questo percorso storico. Oltre ai di-versi alloggi che sorgono come funghi lungo tutta la strada medievale, notia-

mo i particolari lampioni presenti in paese: ciascuno riporta la sagoma di Sigerico, icona ormai inconfondibile della Via Francigena. Anche questo - pensiamo – rientra nel concetto di marketing territoriale. Riprendiamo i nostri passi accusando l’affaticamen-to delle gambe, sollecitate dalle tante discese. Diversi tratti di bosco e qual-che altro paesino, come San Leonar-do, ci accompagnano sotto un cielo che alterna nuvole scure a squarci di sereno. Arriviamo alla nostra meta prefissata, Saint-Oyèn, alle 2 del po-meriggio, dove individuiamo con faci-lità l’ampio complesso storico di Cha-teau Verdun. Ma siamo alle prese con un dubbio: fermarci qua per la not-te o riprendere la marcia per Aosta, mettendo in conto un’altra quindicina di chilometri?

Leonardo Rosa

In tutta la regione si contano 43 mercati che propongono prodotti bio. Quelli censiti,

almeno, perché iniziative di questo tipo si moltiplicano rapidamente e rendono

difficile il monitoraggio. Vediamo dove sono presenti le bancarelle

bio in Emilia Romagna che aprono a cadenza settimanale o periodica.

PROVINCIA DI PIACENZAMERCATO DELL’ARTIGIANATO DEI COLORI E DEI SAPORI, Piazza Duomo Piacenza, venerdì MERCATO DELL’ARTIGIANATO DEI COLORI E

DEI SAPORI, Piazza Cavalli Piacenza, lunedì PIAZZA CASALI Piacenza, dal lunedì al sabato

CURIOSANDO SOTTO IL CASTELLO - CASTELL’ARQUATO, Piazza del Municipio,

seconda domenica di ogni mese da marzo a dicembre (ore 9-19)

MERCATO MENSILE DEL BIOLOGICO E DELLE COSE USATE – FIDENZA, primo

sabato di ogni mese

PROVINCIA DI PARMALA CORTE - DALLA TERRA ALLA TAVOLA, Via

Imbriani Parma, sabato (8.30-13) ROCCA E NATURA – FONTANELLATO,

Centro storico, quarta domenica di ogni mese (9-18)

MERCATO TRAVERSETOLO – TRAVERSETOLO, Via San Martino,

domenica mattina

PROVINCIA DI REGGIO EMILIAMERCATO DEL CONTADINO, Piazza Fonta-nesi Reggio Emilia, sabato mattina (8-13) MERCATO DI PIAZZA PICCOLA – Piazza San

Prospero Reggio Emilia, da lunedì a sabato

PROVINCIA DI MODENABIOPOMPOSA – Piazza Pomposa Modena,

martedì e sabato (8.30-13) MERCATO CONTADINO – Parco Ferrari

Modena, venerdì (14-18) MERCATO DEL CONTADINO – SASSUOLO, via Po’ Località Braida, 2° e 4° sabato (8-13)

MERCATO DI CARPI - Parco Giovanni Paolo II, giovedì e sabato (8-13)

BIOSPILLA – SPILAMBERTO, Torrione Medievale, venerdì (7-13.30)

VIGNOL, via Cavova 4, venerdì pomeriggio e sabato mattina

PROVINCIA DI BOLOGNAVia Udine Bologna, presso il cortile della

Scuola di Pace, venerdì (17.30-20.30) VAG61 - Via Paolo Fabbri 110 Bologna,

martedi (18-21) MERCATO DELLA TERRA – Via Azzo Gardino

Bologna, sabato (9-14) XM24 – Via Fioravanti 24 Bologna, giovedì

(17.30-21) BIO MARCHÈ BUDRIO- BUDRIO Piazza

Antonio da Budrio, lunedì (17.30-20.30) MERCATO DI VERGATO – VERGATO Piazza

della Pace, sabato e domenica MERCATO DELLE COSE BUONE - SAVIGNO

Piazza centrale, seconda domenica del mese

MERCOLBIO – IMOLA via Serraglio presso Centro Sociale La Stalla, mercoledì (17-20)

PROVINCIA DI FERRARA

DOMENICHE BIO FERRARA – Piazza Castello Ferrara, seconda domenica del mese (9-19) SAPORI MATILDEI - BONDENO Piazza

Garibaldi, sabato (8-13)

PROVINCIA DI RAVENNAMARTEDÌ GRAS – CSA Spartaco Via Chiavica

Romea 88 Ravenna, martedì (18-20) BIOMARCHÈ LUGO - LUGO Logge del

Pavaglione, venerdì (17-20) BIOMARCHÈ FAENZA - FAENZA Parco

Vespignani, lunedì (18-22)

PROVINCIA DI FORLÌ-CESENAMERCATO DI FORLÌ – Mercato Forlì, lunedì e

venerdì (7-13) MERCATO DI CESENATICO - CESENATICO

(FC) - Piazza Conserve, mercoledì e sabato (7-13)

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venerdi e sabato (9.30-12.45) MONTIANO - Via Provinciale Sogliano 2117,

martedì e venerdì (15-20) RONCOFREDDO - Via Comandini 38,

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ambiente

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Alberi e arbusti ripiantumati

nel Mezzano dopo continui vandalismi

Il 2011 è l’anno internazionale del-le foreste. A proclamarlo è stata l’Assemblea generale dell’Onu, con l’obiettivo di accrescere la consapevo-lezza e promuovere un’azione globale per la gestione, la conservazione e lo sviluppo di tutti i tipi di foreste, e an-che delle specie arboree al di fuori di queste. Va infatti ricordato che ogni giorno nel mondo ne vengono distrut-ti 350 chiilometri quadrati, a causa della conversione dei terreni boschivi in agricoli, del taglio indiscriminato, dell’errata gestione della terra e della creazione di insediamenti umani.

In questo contesto, durante i primi mesi dell’anno la Provincia di Ferrara ha realizzato un intervento nel territo-rio del Mezzano. Esso si estende su una superficie di circa 22.000 ettari, distribuiti tra i comuni di Argenta, Co-macchio, Ostellato e Portomaggiore, e fino alla metà del secolo scorso era parte integrante delle Valli di Comac-chio. Nel 1957 una legge finanziò le ultime bonifiche condotte in Italia, e l’anno successivo fu adottato il Pia-no generale di bonifica del Mezzano, completato solo nei primi anni ’70. La

superficie è oggi soprattutto agricola, una delle più estese nel nostro Paese.

Il Mezzano fu diviso in due bacini, ognuno attraversato al centro da un canale collettore principale, a cui fan-no capo quelli secondari, secondo uno schema “a lisca di pesce”; nel si-stema rientrano anche alcune strade.

Dopo le operazioni di prosciuga-mento furono messi a dimora alcuni filari di alberi, per costituire barriere frangivento che proteggessero le col-ture e le strade. All’epoca furono scel-te essenze non autoctone, soprattutto Robinia e Olmo siberiano, le uniche capaci di sopravvivere in un ambiente ostile per la vegetazione, con livelli di salinità ancora elevati.

Nel corso del tempo, atti di vandali-smo (in particolare incendi), e l’azione della fauna esotica (soprattutto nu-trie), hanno danneggiato gli alberi e ridotto la loro funzione. Si è pensato allora di ampliare e ripristinare le fo-reste, adottando anche misure di pro-tezione delle piante.

Lo scorso inverno, la Provincia di Ferrara, avvalendosi della collabora-zione del Consorzio di Bonifica e dei finanziamenti del Piano d’azione am-bientale per il futuro sostenibile della Regione Emilia-Romagna, è dunque intervenuta sul terreno delle banchine a nord e a sud del canale collettore Fosse, nel settore sud-est della Valle. Sono state messe a dimora 11.000

piante, per metà alberi e per metà arbusti. La lunghezza dell’area di in-tervento è di circa 9,35 kilometri, mentre 11 sono gli ettari di superficie interessata. Nel dettaglio, è stata ag-giunta una fascia larga 8-10 metri, che è andata a svilupparsi parallelamente ad un’altra già esistente di alme-no 15 metri, ma spesso o l t r e 20. Ora, partendo dal canale, si a t t raversa prima una strada di s e r v i z i o in terra b a t t u ta , la capez-z a g n a , poi, proce-dendo verso il bosco già esistente, si incontra una fascia di soli arbusti, e quindi, a due metri da questa, una fila mi-sta di alberi e arbusti, re-plicata altre due volte a distanza di tre metri.

Le specie di alberi piantate sono state sei: Farnia, Frassino campestre, Pioppo bianco, Olmo siberiano (ognu-na di queste ha ricoperto per il 20% l’area piantumata con alberi), Acero e Albero di Giuda (10% ciascuna). Sei invece le specie arbustive: Nocciolo, Sanguinella, Prugnolo, Frangola, Len-taggine, Fusaggine, Olivo di Boemia e

Tamerice. Oltre alla protezione delle stra-de e delle colture, questo in-tervento permette di seque-strare un po’ dell’anidride carbonica presente nell’aria:

si è stimato infatti che nei prossimi 50 anni saranno 2.730 le tonnellate catturate dalle nuove es-senze. Per fare qualche esempio, que-ste corrispondono a quanto produce l’illuminazione pubblica di un picco-lo Comune di 2.300 abitanti in 11

anni, oppure al consumo annuo di 30.800 frigoriferi di classe

energetica A+. Anco-ra, una quantità simile è immessa nell’atmo-sfera dalla produzio-ne di 1.600 tonnel-

late di carta, o dallo spostamento annuo

di circa 830 automobili di media cilindrata che percorrono ogni giorno una sessantina di kilo-metri.

Una foresta ripristinata

Sono 11mila le piante messe a dimora

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eco-lifestyle

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Il fantastico mondo del birdfeeding

Vita meno freneticain armonia

con la natura e allietata dal canto degli uccelli

C’è un nuovo modo di vivere l’am-biente. E’ il Birdfeeding, fondato sull’in-terazione fra l’uomo e il mondo degli “uccellini selvatici da cortile”, da cui nasce un legame di tipo emozionale con natura. Consiste nel dedicare tem-po ad alimentarli attraverso mangia-toie denominate anche “birdfeeders”. L’associazione no-profit Birdfeeding Italia, che ha sede a Ferrara ed è presieduta da Antonio Romagnoli, promuove questa pratica e diffonde la cultura dell’habitat per gli uccelli selvatici all’interno di contesti urba-nizzati, impegnandosi nello sviluppo di eventi e progetti di sensibilizzazio-ne che coinvolgono scuole, comuni, strutture sociali e famiglie.

Non si tratta solo di un hobby, ma un importantissimo strumento educati-vo, capace di avvicinare ancora ai temi della salvaguardia dell’ambiente e del-la natura. Inoltre può risultare un pas-satempo divertente, educativo ed eco-nomico, garantendo un’interruzione agli stili di vita frenetici delle giornate. Iniziare è semplice: basta posizionare

una mangiatoia, ovvero una caset-ta, una piattaforma o un contenito-re tubolare, fuori da una finestra e rifornirla con le briciole dei pasti. Si potrà poi sviluppare un habitat, i cui elementi fondamentali saranno cibo, acqua, vie di fuga, rifugio - alberi, ba-che, piante e cespugli possono offrire protezione, nidificazione e alimento -, e sicurezza – a partire dal control-lare che i gatti siano fuori dall’area frequentata dagli uccelli selvatici -. “Attraverso la creazione di un ap-posito habitat all’interno di cortili, giardini, terrazzi o parchi, è appunto possibile offrire agli uccelli selvatici un considerevole supporto in termini di alimentazione, protezione e salva-guardia –spiegano i volontari-.

L’ambiente diventa poco a poco una piccola riserva dove potranno anche nidificare. Gli uccelli contri-buiscono inoltre creare un ambien-te sano, migliorando la qualità della vita: favoriscono l’equilibrio biolo-gico nel controllo sul ripopolamen-to degli insetti, contribuiscono ad impollinare i fiori e a trasportare e distribuire i semi di diverse piante”. Il Birdfeeding è dunque prima di tutto una cultura, che può essere integrata nei programmi scolastici e che trova grandi aperture nella “pet therapy”, ad esempio in centri di recupero per

portatori di handicap, case di riposo, giardini degli ospedali, carceri e ovun-que si possa creare interazione tra l’uomo e la natura.

Birdfeeding Italia ha attivato una im-portante campagna il cui titolo richia-ma una celebre canzone: “Passerotto non andare via!”. Il progetto si pro-pone la salvaguardia dei passerotti a rischio estinzione. La scomparsa dei passerotti, scientificamente denominati Passer Italiae, sareb-be da mettere in stretta corre-lazione con le grandi modifica-zioni dell’ambiente apportate dall’uomo, che portano con sé la frequente distruzione di habitat natu-rali.

Come spiega l’associazione, i nostri passerotti si trovano minacciati da spe-cie predatrici che si sono adattate mol-to più facilmente al nuovo ambiente, non più naturale o rurale, ma fatto di vetro-ferro e tanto cemento, dove chi compra e chi co-struisce non pensa al verde, all’ambiente e alla natura. “Passerotto non andare via” mira quindi alla sensibilizzazione della

persone verso questo tema così attuale ed importante ed è finalizzato ad  “ac-cendere” tanti piccoli ma importanti habitat com-

plementari da cortile, per gli uccelli selvatici,

riscoprendo in loro tanti nuovi piccoli amici da valorizza-re e proteggere. “Invitiamo le fami-glie, le scuole e i comuni a parte-cipare alla no-

stra iniziativa – la sollecitazione -.

Chi aderirà rice-verà le informazio-

ni su come rea-lizzare l’habitat e una mangiatoia da posizionare nel cortile di casa o da portare nel cortile della pro-pria scuola. Nel nostro sito met-teremo una pian-tina dell’Italia e accenderemo su

questa piantina, una lucina che corri-sponderà ad ogni adesione che rice-veremo da questa iniziativa”.

Nutrire specie selvatiche

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IDRAULICAOpere idrauliche, condotte efognature

PROGETTAZIONEIMPIANTISTICAProgettazione impiantistica,idrica, termica ed elettrica,impianti meccanici in genere

PROGETTAZIONISPECIALIPrevenzioni incendi,protezione dal fuoco,progettazione bioclimatica,risparmio energetico, analisitermografiche, certificazionienergetiche, acustica,controllo del rumore

PROGETTAZIONESTRUTTURALEAnalisi strutturale in zonasismica

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EDITORE: Edit Italia s.r.lDirezione, Amministrazione, Redazione: Ferrara V.le Cavour, 21 Tel. 0532.200033 Fax 0532.247269Amministratore delegato: ROBERTO AMADORI

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Registrazione Tribunale di Ravenna n. 1343 dell’11/01/2010Direttore responsabile: ROBERTO AMADORIArt Director: SERGIO TOMASI

Redazione: ROBERTO AMADORI, ROMINA BUTTINI, RAFFAELE QUAGLIO, GIAMBALDO PERUGINI, CLAUDIA RICCI, MARA RICCI, SERGIO TOMASI, SCOOP MEDIA EDIT soc. coop.Stampa CSQ Spa Erbusco (BS)

Questo periodico è aperto a quanti desiderino collaborarvi ai sensi dell’art. 21 della Costituzione della Repubblica italiana che così dispone: “Tutti hanno diritto di manifestare il proprio pensiero con la parola, lo scritto e ogni mezzo di diffusione”. La pubblicazione degli scritti è subordinata all’insindacabile giudizio della Redazione: in ogni caso non costituisce alcun rapporto di collaborazione con la testata e, quindi, deve intendersi prestata a titolo gratuito. Notizie, articoli, fotografie, composizioni artistiche e materiali redazionali inviati al giornale, anche se non pubblicati, non vengono restituiti.

Liberi dal petrolio

Monteveglio in provincia di Bologna

è la prima ‘Città di transizione’ italiana

Il nome potrà apparire ostico, ma sotto il brand di “Transition Town” ri-siedono molteplici significati ed op-portunità e – a detta di chi ha ideato o segue i progetti – una via sicura al cambiamento in senso ecologico e so-stenibile delle nostre vite. Infatti con questo appellativo si riconoscono i centri urbani, interi quartieri di grandi città fino ai piccoli paesini, che han-no abbracciato l’idea che un giorno il petrolio e i combustibili fossili ter-mineranno e che, per allora, le nostre comunità dovranno aver imparato a sopravvivere anche senza di essi – mettendo in atto un piano attraverso il quale studiare e realizzare in manie-ra pratica questa transizione.

Il primo progetto di “Città di Transi-zione” nacque nel 2003 dal lavoro di Rob Hopkins, un docente del College di Kinsale, in Irlanda, che dai risultati positivi di una ricerca proposta ai suoi studenti comprese che si può trasfor-mare una città dipendente dal petro-lio in qualcosa di totalmente diverso: si trasferì a Totnes, in Inghilterra, e cercò di riproporre l’esperienza fatta “su carta” con i suoi studenti ad una cittadina, coinvolgendo l’intera comu-nità locale al processo di creazione del piano di Transizione per la città. Nac-que dunque Transition Totnes – prima Città di Transizione della storia. Storia che però non si ferma qui: attraverso la rete le espe-rienze di diverse comunità si sono incontrate crean-do un modello di realizzazione chiaro e comple-

tamente open source, dove ogni cit-tà può crescere ispirandosi al meglio proposto dalle altre, in un continuo flusso di informazioni e scambio.

In Italia spicca il nome di Monte-veglio, prima Città di Transizione no-strana in provincia di Bologna, la cui comunità ha abbracciato appieno la filosofia del cambiamento cercando di liberarsi dalla dipendenza del petrolio in tutti i modi possibili ed immagina-bili: cominciando innanzitutto una ri-pianificazione energetica e arrivando gradualmente alla rilocalizzazione delle risorse di base della comunità, dalla produzione del cibo e dei beni fino all’erogazione dei servizi. Questo significa che i cittadini di Monteveglio riescono a produrre frutta e verdura, evitando di dover prendere le auto o gli autobus per recarsi al supermerca-to, si uniscono in gruppi di acquisto energetico e installano pannelli solari o impianti fotovoltaici per essere in-dipendenti dalle società petrolifere, costruiscono piste ciclabili e riciclano o rimettendo sul mercato gli ogget-ti che non occorrono più, sono tutti iscritti alla Banca del Tempo e tutti collaborano in maniera costante ed attiva alla realizzazione delle strategie per vivere “in transizione” senza trau-mi. Sulla scia di Monteveglio (http://montevegliotransizione.wordpress.com) stanno nascendo ora gruppi guida su tutto il territorio nazio-nale, a riprova del fatto che non bisogna essere piccoli centri per poter sopravvivere e agire per la Transizione ma anche le grandi cit-tà riescono: d’altra parte lo dimo-

strano anche il quartiere di Bri-xton a Londra e l’intera città di Bristol – Transi-tion Town in pri-ma fila.

Per un futuro sostenibile28 giugno 2011

Luogo: Bologna, Auditorium UGF Banca - Piazza della Costituzione, 2

“Per un futuro sostenibile. La sfida del cambiamento nell’Italia post crisi: ripensare il welfare tra pubblico e privato”. Il gruppo Unipol dà

appuntamento per martedì 28 giugno, alle ore 9.30, nell’Auditorium di Piazza della Costituzione. “L’impegno di Unipol per la sostenibilità

- si legge nella presentazione - è strutturalmente connesso all’attività imprenditoriale, al modello di offerta e di business, e si fonda sull’idea di

co-responsabilità nella costruzione di un futuro sostenibile ed equo”.

“Voci e natura nella notte”7 luglio 2011

Luogo: Riserva Naturale Orientata Bosco della Frattona, Imola (Bo)

Incontri serali a tu per tu con la notte, alla scoperta di suoni, luci e odori della natura. Appuntamento alle ore ore 21: ritrovo in via Suore, presso il

parcheggio della Riserva L’incontro terminerà alle ore 23,15 circa. Si consigliano abbigliamento e

calzature adeguate, una torcia elettrica. Prenotazione obbligatoria. Iniziative promosse e realizzate nell’ambito dei progetti Infea 2009-2011: “Le riserve naturali: laboratori di sostenibilità” e “Per le nostre colline tra

natura e paesaggio”. Per ulteriori informazioni: Centro di educazione ambientale Via

Pirandello, 12 40026 Imola (Bo) tel. 0542/602183-84 fax 0542/602185; e-mail: [email protected]

Alla scoperta di erbe spontanee e antiche ricette9 - 10 luglio 2011

Luogo: Bologna, Giardino di via Ghiare - zona Casteldebole

Escursioni al parco fluviale, laboratori ambientali per bambini, viaggio alla scoperte di erbe e piante spontanee, di antiche ricette e tanto altro

ancora. Un week end ricco di appuntamenti sabato 9 e domenica 10 luglio al Giardino bolognese di via Ghiare (Quartiere Borgo Panigale).

A cura dell’Associazione “Borgo Alice”, che opera fini della tutela e della valorizzazione della natura e dell’ambiente ed intende concorrere,

promuovere e diffondere l’idea di sostenibilità e del consumo senza sprechi, armonizzando l’uso delle tecnologie e delle risorse con le reali necessità, tutelando la flora, la fauna per un equilibrato rapporto tra le

attività umane e l’ambiente

Info: [email protected] - cell. 335/6166096

APPUNTAMENTI

La comunità ha abbracciato una nuova

filosofia

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