Colle Rosso Luglio 2012

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il C olle R osso Periodico | N. 19| Giugno-Luglio 2012 | A cura del circolo SEL di Priverno | selpriverno.netsons.org S el, SEL, PD e IDV hanno stilato un documento unitario per costruire la coalizione alternativa al duo Macci- Martellucci e alla disastrosa amministrazione degli ultimi 10 anni. Dal documento emergono i punti cardine del percorso: massima apertura alle forze sociali, politiche ed economiche del territorio, creazione di un programma-progetto partecipativo. Il tutto accompagnato dal rinnovamento della classe dirigente all’insegna della pulizia, dell’onestà e della competenza. Da qui l’avvio di una serie di incontri per coinvolgere coloro che, consapevoli della necessità del cambiamento, vogliano dare un contributo alla creazione dell’alternativa. Chi, spinto da logiche personalistiche, resterà fuori da questo progetto innova- tivo, dovrà giustificarlo e assumersene la responsabilità nei confronti degli elettori. In questo cantiere, SEL vuole mettere a disposizione le risorse accumulate in questi anni di azione politica. Anzitutto, un patrimonio di freschezza, di entusiasmo, di lotte. In poche parole, un bagaglio di buona e nuova politica. Sin qui il metodo; poi viene la parte più importante: le proposte. Per far vincere la Priverno migliore, la Priverno delle competenze e del cambiamento, occorre un sano concorso di idee per la città del futuro. Proviamo a tracciarne le linee essenziali. Nel tempo della crisi, bisogna promuovere quelle attività produttive che caratterizzano il territorio, per creare ricchezza e lavoro anche attraverso un utilizzo intelligente di incentivi all’investimento. In questo quadro occorre valorizzare quel tessuto economico che rappresenta la parte sana della città, come, ad esempio, l’agricoltura, il commercio e il turismo. Bisogna farlo mettendo in campo idee innovative, pren- dendo esempio dai comuni virtuosi d’Italia. Il patrimonio artistico, culturale e naturalistico deve essere sottratto all’incuria e alla gestione miope, per essere protetto, valorizzato e promosso come un gioiello prezioso. Poi c’è il capitolo rifiuti, ambiente e energie alternative, su cui va giocata una grande partita di innovazione, per rendere la città più sana, pulita e vivibile, e per creare ulteriori opportunità di crescita. Sui servizi sociali, la scuola, la sanità, i trasporti, la viabilità occorre puntare ad un miglioramento quantitativo e qualitativo, attraverso una gestione più oculata del bilancio pubblico. Infine, c’è la macchina ammini- strativa, che va resa moderna ed efficiente con la digitalizzazione, la trasparenza e il rapporto diretto con i cittadini. Su questi e altri temi si devono impegnare le forze sane del paese, per trovare soluzioni concrete. Tutti devono dare un contributo: Priverno si deve riprendere Priverno, la gente si deve riappropriare della città, partecipare, decidere. C’è la possibilità di essere artefici del proprio destino: sfruttiamola! BISOGNO DI SINISTRA P. 5 PERIFERIE AL... CENTRO P. 3 Via Consolare, 201 - Priverno (LT) | Tel. 0773.913085 Fax. 0773 913324 - Cell. 348 4504927 | www.primacasa22.com Le forze sane della città al lavoro contro lo sfacelo del duo Macci-Martellucci CHI È SENZA PAURA SCAGLI LA PRIMA IDEA di Angelo Delogu COMPRAVENDITA | FINANZIAMENTI | MUTUI CHE FINE HA FATTO LO SPORT? P.8

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Numero di Luglio del periodico curato dal circolo di Priverno di Sinistra Ecologia e Libertà.

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il ColleRosso

Periodico | N. 19| Giugno-Luglio 2012 | A cura del circolo SEL di Priverno | selpriverno.netsons.org

Sel, SEL, PD e IDV hanno stilato un documento unitario per costruire la coalizione alternativa al duo Macci- Martellucci e alla disastrosa amministrazione degli ultimi 10 anni. Dal documento emergono i punti cardine del percorso: massima apertura alle forze sociali, politiche ed economiche del territorio,

creazione di un programma-progetto partecipativo. Il tutto accompagnato dal rinnovamento della classe dirigente all’insegna della pulizia, dell’onestà e della competenza. Da qui l’avvio di una serie di incontri per coinvolgere coloro che, consapevoli della necessità del cambiamento, vogliano dare un contributo alla creazione dell’alternativa. Chi, spinto da logiche personalistiche, resterà fuori da questo progetto innova-tivo, dovrà giustificarlo e assumersene la responsabilità nei confronti degli elettori.In questo cantiere, SEL vuole mettere a disposizione le risorse accumulate in questi anni di azione politica. Anzitutto, un patrimonio di freschezza, di entusiasmo, di lotte. In poche parole, un bagaglio di buona e nuova politica. Sin qui il metodo; poi viene la parte più importante: le proposte. Per far vincere la Priverno migliore, la Priverno delle competenze e del cambiamento, occorre un sano concorso di idee per la città del futuro. Proviamo a tracciarne le linee essenziali. Nel tempo della crisi, bisogna promuovere quelle attività produttive che caratterizzano il territorio, per creare ricchezza e lavoro anche attraverso un utilizzo intelligente di incentivi all’investimento. In questo quadro occorre valorizzare quel tessuto economico che rappresenta la parte sana della città, come, ad esempio, l’agricoltura, il commercio e il turismo. Bisogna farlo mettendo in campo idee innovative, pren-dendo esempio dai comuni virtuosi d’Italia. Il patrimonio artistico, culturale e naturalistico deve essere sottratto all’incuria e alla gestione miope, per essere protetto, valorizzato e promosso come un gioiello prezioso. Poi c’è il capitolo rifiuti, ambiente e energie alternative, su cui va giocata una grande partita di innovazione, per rendere la città più sana, pulita e vivibile, e per creare ulteriori opportunità di crescita. Sui servizi sociali, la scuola, la sanità, i trasporti, la viabilità occorre puntare ad un miglioramento quantitativo e qualitativo, attraverso una gestione più oculata del bilancio pubblico. Infine, c’è la macchina ammini-strativa, che va resa moderna ed efficiente con la digitalizzazione, la trasparenza e il rapporto diretto con i cittadini. Su questi e altri temi si devono impegnare le forze sane del paese, per trovare soluzioni concrete. Tutti devono dare un contributo: Priverno si deve riprendere Priverno, la gente si deve riappropriare della città, partecipare, decidere. C’è la possibilità di essere artefici del proprio destino: sfruttiamola!

Bisogno di sinistra p. 5periferie al... centro p. 3

Via Consolare, 201 - Priverno (LT) | Tel. 0773.913085 Fax. 0773 913324 - Cell. 348 4504927 | www.primacasa22.com

Le forze sane della città al lavoro contro lo sfacelo del duo Macci-Martellucci

chi è senza paura scagli la prima ideadi Angelo Delogu

Compravendita | Finanziamenti | mutui

che fine ha fatto lo sport? p.8

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Ogni volta che piove, non piove o tira vento in Italia siamo abituati a sentire no-

tizie catastrofiche in territori più o meno “sviluppati”. Allora sco-priamo che nel “Belpaese” esiste, tra le tante, ANCHE la “questio-ne” idrogeologica.Ogni volta però lo riscopriamo quando, alla fine, le emergenze si trasformano in calamità e quindi in tragedie e, di conseguenza, no-tizie da TG della sera.Allora viviamo un periodo in cui ci sentiamo un po’ tutti geologi, in-gegneri e risfoderiamo il famige-rato “l’avevo detto”, solo per poi dimenticarcene il mese successivo, quando passa l’attenzione dei media e Bruno Vespa ripone nello

“sgabbuzzino” i suoi plastici.Ovviamente Priverno, essendo in Italia, non fa eccezione. Nello specifico da anni, i più attenti non avranno potuto fare a meno di notarlo, la terra adiacente la sali-ta della circonvallazione nord che collega via Paolina (zona mura medievali/ “Salita nuova”) sta lentamente scivolando verso la strada, costituendo così un poten-ziale serio pericolo per i cittadini in transito.Conoscendo questa situazio-ne, Giuseppe De Marchis, stanco dell’immobilismo dell’amministra-zione ma soprattutto preoccupato per la sicurezza di chi utilizza quel tratto stradale, ha presentato un esposto al comando dei vigili ur-

bani in data 13 ottobre del 2009, nel quale leggiamo: “segnalo una situazione di pericolo dovuta ad una potenziale frana del terreno soprastante detta via... sorretta da legname ormai deteriorato nel quale si nota un rigonfiamento dovuto probabilmente alle piog-ge di questi giorni, si chiede una verifica al fine di eliminare il pe-ricolo”.Avendo avuto accesso a queste informazioni, vorremmo sapere cosa sia stato fatto dall’ammini-strazione a tre anni dalla segna-lazione e (se ce ne fossero alcuni in atto) quale sia lo stato dei la-vori. Ma soprattutto... Vorremmo evitare di piangere lacrime amare sul latte versato.

Priverno, un paese in dissesto... idrogeologicodi Carlo Miccinilli

Altro giro, al-tra corsa. Ed altro rico-

noscimento otte-nuto per il nostro “enfant prodige” Angelo Delogu, che in ambito ac-cademico conti-nua . Lo scorso 8 giugno a Pisa, in-fatti, l’Associazio-ne Italiana di Di-ritto del Lavoro e della Sicurezza So-ciale (AIDLaSS) ha riconosciuto come meritevole la tesi di Laurea sulla si-curezza sul lavoro di Angelo. e gli ha conferito il più prestigioso riconoscimento italia-no nel settore del giuslavorismo, ovvero il premio intitolato a “Ludovico Barassi”, giurista italiano che ha contribuito a gettare le basi della discipli-na del diritto del lavoro in Italia.Risulta sicuramente come un’ulteriore nota di me-rito e di riconoscimento morale il fatto che nella Commissione che ha assegnato il premio, presie-duta dalla prof. Mariella Magnani, figurasse an-che il prof. Paolo Pascucci, il quale è riconosciu-to dal mondo accademico come uno dei massimi esperti in materia di sicurezza sul lavoro.Alla luce di questo grande risultato non possiamo far altro che congratularci con Angelo e fargli i migliori auguri per una radiosa carriera futura.

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Caffé del

Quadratovia Cesare Battisti, priverno

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Sarà per via dei “troppi impe-gni” in paese, se i nostri am-ministratori spesso e volen-

tieri si dimenticano di ciò che gli sta intorno: le periferie.Sarà solo un dettaglio, sarà sola-mente colpa del caso che lo stato di abbandono delle periferie duri da dieci anni? Ceriara, Fossa-nova, Boschetto, San Martino, Le Crete: cos’è stato fatto negli ulti-mi anni per que-ste zone e per i loro cittadini? Alcune di queste vantano anche rappresentanti in comune ma, ahimè, persino loro sembrano essersi dimenti-cati del luogo in cui abitano.Le periferie della nostra città sono ormai centri abi-tati di Serie B: in via di degrado, necessitano di servizi, strade più sicure, di sentirsi parte integran-te e produttiva della città. Anche laddove le potenzialità del luogo potrebbero raccontarci tutt’altra storia, questa viene stroncata dai continui contenziosi, dall’immo-

bilismo e dalla scarsa attitudine nel governare la nostra città.Qualche esempio? L’area archeo-logica di Mezzagosto, un tempo vanto e meta di assidue visite, ora in pieno stato di abbandono.La scuola di Ceriara, storico polo di istruzione primaria che ogni

anno accoglie centinaia di giovani studenti, attualmente necessite-rebbe di urgenti opere di manu-tenzione ordinaria e straordina-ria, ma questa purtroppo questa non sembra essere l’opi nione dei nostri amministratori.L’abbazia di Fossanova, diversi

mesi fa a fronte di una pratica per la sua acquisizione, avevamo chiesto se l’amministrazione aves-se qualche idea su come eventual-mente utilizzare e valorizzare non solo quell’edifico, ma l’insieme del Borgo (Albergo, Infermeria, ecc.) tutt’ora non abbiamo ricevu-

to risposta.Per non parlare del cantie-re -ora bloccato- per il par-cheggio della stazione di Fossanova; l’ultima notizia è che il TAR ha dato ragio-ne alla ditta ricorrente e quindi è tutto da rifare.È in funzione di queste gravissimi problemi che nasce il bisogno invertire la rotta, facendo sì che la politica torni ad occupar-si di ciò che gli compete: risolvere i problemi della città, partendo dalla sem-plice buca della strada, e arrivando ai più complessi buchi nel bilancio.Ed un passo fondamentale sarà quello di tornare tra

la gente per conoscere quali siano i loro problemi e considerare le periferie non più come un onere, bensì come un bene da tutelare e valorizzare. Noi di SEL ci stiamo provando, ma abbiamo bisogno anche di voi. Ripartiamo insieme, ripartiamo dalle periferie.

Ripartire dalle periferiedi Simone D’Errico

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Invece grandina, e di brutto. Perchè avevamo sba-gliato la diagnosi, pur indovinando la prognosi; perchè in realtà non si tratta di un possibile con-

tenzioso sull’eventuale data di consegna dei lavori, è che la Regione non ha ancora certificato il debito che ha con la Presidi Sanità Lazio (l’Impresa che sta eseguendo quello e molti altri lavori in giro per il Lazio). Di conseguenza l’Impresa (che pare debba avere in tutto una ventina di milioni) non può an-dare in Banca e farsi anticipare quei crediti garantiti dal certificato della Regione, e così i lavori non ri-prendono. E di questo passo la fine prevista per Di-cembre diventa una pura utopia, e TAC e Risonanza, pare già acquistate, continuano a giacere (ed invec-

chiare) inutilizzate. Il tutto nel silenzio assordante del Sindaco, del Consigliere Regionale Nominato Sempre Pronto a Promettere Tutto a Tutti, del Con-sigliere Regionale per una Notte, amico della Pol-verini, anche lui al lavoro per fare grande Priverno attraverso i milioni dell’ATER (ex Case Popolari). Ma su questa vicenda (per non parlare del Consultorio) tutti tacciono rumorosamente.

Madonna delle Grazie,pensavamo piovesse...

di Federico D’Arcangeli

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Locale

Ma quanti debiti ha il Comu-ne di Priverno? C’è qualcu-no in grado di dire a quan-

to ammonta il buco finanziario che prima o poi bisognerà colmare? Da settimane or-mai stiamo cercando di ave-re dagli Uffici competenti qualche dato un pò più pre-ciso sul debito “sommerso”, quell’insieme di sentenze ( ma anche di semplici in-giunzioni ) che prevedono il pagamento da parte del Comune di somme dovute a ditte, fornitori, professionisti ed altro. Perchè vorremmo contribuire, pure dall’oppo-sizione, ad un’opera di sem-plice trasparenza, per offri-re ai cittadini ( quelli chiamati a pagare le tasse per risanare i conti dello Stato ) il quadro chiaro della

sitruazione Finanziaria di questo Comune alla vigilia del rinnovo del Consiglio Comunale; e per sape-re di che lacrime e sangue dovrà

farsi carico l’impegno di quelli che prenderanno il posto di Macci e co. Naturalmente dati precisi non

ce ne sono, ci sono certo i fascicoli a disposizione, ma nessuno fino ad ora ha pensato a fare questo lavoro. Di più, proprio l’Ufficio

del Contenzioso ( quello che dovrebbe occuparsi di questa delicata incombenza ) in que-ste settimane è praticamente chiuso ( e rimarrà chiuso fino a Settembre ) per la irrespon-sabile gestione da parte degli Amministratori del rappor-to con una dipendente. Ma non è un caso, naturalmente, perchè questi Amministratori non hanno nessun interesse a far emergere prima delle ele-zioni della prossima primave-ra i dati veri relativi al disastro finanziario che hanno combi-

nato. Ma siccome il loro è un gioco scoperto, noi scopriremo anche gli altarini.

Ovvero, domande di pubblica utilità a cui il Sindaco preferisce non rispondere...a cura di Federico D’Arcangeli

Orecchie daMercante

Per quanto vi crediate assolti,siete per sempre coinvolti

di Luigi Teodonio

L’ultima uscita dei giovani pidiellini firmata dal loro presidente Alessandro Miccinilli ha un qual-cosa di innatamente comico: le isole ecologiche

non funzionano. Sì, sì, avete letto bene. Quel prodi-gio della tecnica seminato qui e lì in tutto il territorio comunale che risponde al nome di isola ecologica ha prodotto sinora più danni che benefici e non è affatto adatto al suo scopo. Esattamente come noi di SEL ri-petiamo a mo’ di disco rotto da 5 anni a questa parte.Tutto ad un tratto, Miccinilli scopre che l’amministra-zione Macci in tema di raccolta rifiuti sostanzialmen-te non c’ha capito nulla. Zero. Niet. Tutto sbagliato. Tutto da rifare. Le isole ecologiche permettono ai cittadini di fregarsene della differenziazione perché “non si sentono controllati”. La sensibilizzazione sull’argomento è stata totalmente inesistente. Gli orari di conferimento sono improponibili. Insomma, un vero e proprio casotto. Bene, bravi verrebbe qua-si da dire. Se a questo punto, però, non sorgesse un dubbio. Ma dove erano Miccinilli, Martellucci e tutti i loro compagni di partito quando si decise di spende-re 3 milioni di euro per realizzare questo obbrobrio architettonico, paesagistico e funzionale? Ah sì, vero.

Erano in maggioranza al fianco del sindaco Macci ad approvare questa misura che ora loro stessi ritengono inadeguata e dannosa. Allora la scelta venne leibni-zianamente presentata come la migliore delle scelte possibili; ora, invece, è un disastro da accantonare il prima possiibile. Tanto che Miccinilli, in uno slancio di coraggio mai visto, si avventura nella proposta di affiancare alle isole ecologiche la raccolta porta a porta. Ma và. Senza il suo essenziale contributo non ci saremmo mai arrivati a capire che l’unico metodo per effettuare una raccolta differenziale che fuzioni è quello del porta a porta. Grazie davvero.Tornando seri, forse Miccinilli ed il suo mentore Mar-tellucci credono e sperano che i loro concittadini si siano dimenticati dei sette anni di mala gestione, dei sette anni di decisioni sbagliate e disgraziate che han-no caratterizzato l’avventura amministrativa del duo Macci-Martellucci. Sperano che i privernati abbiano “la canchena alle frocia”e li credano da sempre feroci oppositori di uno dei peggiori sindaci della storia del nostro paesello. Purtroppo per loro, i nostri concittai-ni hanno lunga memoria e sapranno ripagarli per il loro “servizio reso alla comunità”.

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Nazionale

Nelle ultime settimane il dibattito nel centro-sinistra era diventato più “frizzante”. Prima-rie era stata la parola che lo caratterizzava.

Le consultazioni per scegliere il candidato della co-alizione dovevano tenersi in autunno, almeno stan-do alle parole di Bersani. Molte erano state le voci sugli sfidanti. Vendola si era dichiarato disponibile, precisando che la sua candidatura era dettata dalla «volontà di mettere in campo una proposta organica di uscita a sinistra dalla crisi della società italiana». Poi abbiamo assistito alla velenosa polemica, tutta in-terna al Pd, tra Renzi e Fassina. Il giorno dopo c’è stata la discesa in campo del sindaco di Firenze, annunciata nell’assemblea dei rottamatori, il “Big Bang”. Poi il “big bang” è arrivato davvero. È bastata una frase di Casini (serve «un patto tra progressisti e mo-derati per governare l’Italia»), per distruggere il per-corso che si era costruito dalla “foto di Vasto” in poi. Il Pd, per bocca di D’Alema e Bersani, si è subito di-chiarato disponibile all’alleanza con il centro e i mo-derati del Pdl. Addio primarie e addio centrosinistra. Le reazioni non si sono fatte attendere. Per Migliore di Sel «il Pd e l’Udc si preoccupano solo di garantire la continuità della classe dirigente che ha sostenuto

Monti». In questo quadro nevrotico e confusionario, fatto di tatticismi e accordi di palazzo, resta in cam-po l’idea di Vendola. Il leader di Sel si batte per la costruzione del centrosinistra come grande processo democratico che guardi alla società, ai movimenti, ai giovani, a chi vuole rimettere al centro i diritti del lavoro e il diritto al futuro di un’intera generazione condannata alla precarietà. Del resto nella società si

percepisce forte la voglia di cam-biamento, di un’alternativa alle scelte fallimentari compiute dal governo Berlusconi, prima e dal governo dei tecnici, poi. Serve un progetto capace di far uscire il nostro Paese dalle troppe cri-si che lo attraversano, a partire da quelle economica, lavorativa e ambientale. Bisogna augurar-si che si arresti la deriva che sta scuotendo il centrosinistra e, in ogni caso, che si intraprenda un

cammino di alternativa verso le politiche del 2013. La sinistra ha davanti una responsabilità enorme: li-berare l’Italia dal pericolo di una crisi sociale senza precedenti. Appurato che le ricette dei tecnici, ba-sate sulle misure di austerity, non rappresentano la soluzione, deve elaborare una proposta alternativa. Nel tempo della crisi, c’è bisogno di più sinistra per far tornare a sorridere il Paese.

Bisogna finirla con i tatticismi e gli accordi di palazzo

Nel tempo della crisi c’è bisogno di Sinistradi Gabriele Delogu

Ci abbiamo sperato, se non creduto, nella vittoria del giovane

Tsipras e di Syriza; in una vittoria che finalmente, unendosi idealmente con quella di Hollande in Fran-cia, avrebbe potuto modificare in qualche modo la bilancia politica, la quale pende ancora a favore delle oligarchie economiche.Purtroppo però, lo sfiancamento da una parte ed il terrore dall’altra hanno fatto si che alla fine della gio-stra tutto rimanesse sostanzialmente invariato rispet-to al periodo pre-elezioni. Certo, il tutto condito da nuovi rapporti di forza all’interno del parlamento, dai neonazisti che sono entrati in aula marciando.... Ma ripeto: sostanzialmente un nulla di fatto per i greci.Non è un caso infatti che tutto il gota dell’economia neoliberista e della politica di destra del vecchio con-tinente abbiano prima sostenuto e poi accolto con somma gioia la vittoria di Nea Democratia. Tanto che, sia il partito conservatore greco che le eminenze gri-gie di cui sopra, hanno tenuto a precisare immedia-tamente che il piano di austerità rimarrà tal quale: si potranno ritoccare al massimo le scadenze previste per raggiungere gli obbiettivi prefissati. Con queste premesse non ci vorrà comunque molto tempo affin-

ché, nel nome del risana-mento dei conti pubblici, si apra una nuova e cruenta svendita (ai saldi) dei beni e delle aziende statali, con

conseguenze incerte se non nefaste tanto per i lavo-ratori quanto per i consumatori.Unica nota positiva del caso è il rafforzamento di Syri-za; che riesce a conquistare 71 seggi con il 26,89% di preferenze: il che lo rende l’unico vero partito vinci-tore morale di questa tornata elettorale. Numeri che, in ogni caso, lasciano intravedere la possibilità di una dura opposizione ad un governo/accozzaglia compo-sto da conservatori, socialisti e dal piccolo partito del-la sinistra democratica; nato in pratica solamente per “rinegoziare” il piano anti crisi (leggere: “spartirsi le responsabilità di nuove misure antipopolari”).Per concludere il voto greco si può schematizzare “a spanne” come lo scontro tra due “Grecie” una in preda al panico, scatenato dalle minacce di espulsio-ne dalla zona Euro ed un’altra che ha voglia di cam-biamento radicale e serio, che ha voglia di un’Europa dei popoli e non delle Banche. Speriamo allora che la seconda cresca ancora e che, alla prossima tornata, aiuterà a dettare l’agenda politica del paese e dell’Eu-ropa.

E la Grecia restò sui cecidi Carlo Miccinilli

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Presidente Nichi Vendola, Bersani e Casini si trovano d’accordo su un patto fra «le forze progressiste e quelle democratico-costituzionali». Il suo partito, Sel, è interessato?È sempre più difficile trovare il bandolo della matassa di una poli-tica vissuta come pura alchimia, indifferente ai problemi, ai dolori, alle speranze della società. Se qualcuno pensa che Sel sia aggre-gabile a un polo neomoderato fondato sull’alleanza strategica fra Pd e Udc, spiace deludere, si sbaglia. Non siamo gregari di un’ipotesi che non metta in campo una proposta forte e chiara di alternativa al ‘paradigma Monti’. Voi sarete comunque contro Monti?La mia prospettiva è «contro Monti». Quella di Bersani è «oltre Monti». Quella di Casini è «Monti dopo Monti». Ed è importante: questo paradigma ha a che fare con l’analisi della crisi e con l’idea di ricostruzione del profilo economico-sociale di un continente devastato dal mucchio selvaggio dei finanzieri, degli speculatori e dei tecnocrati di scuola liberista. Ma com’è possibile immaginare, nel cuore di una crisi così drammatica, un discorso così politicisti-co? In questi anni mi sono battuto perché il centrosinistra vivesse e fosse il campo di una ricerca larga, di un’interconnessione fra politica e società, fra partiti - la foto di Vasto - e movimenti cri-tici che molto più dei partiti hanno smascherato le malefatte del berlusconismo. Senza steccati o veti. Si può immaginare l’allarga-mento ai moderati. Ma così si consegna loro la cifra culturale di una coalizione. Che rischia di essere solo uno stimolo all’antipo-litica.Però Casini e Bersani a lei fanno molti complimenti. Criticano invece Di Pietro. Sarebbe accettabile per voi un’alleanza senza Idv?Ci sono cose per me incomprensibili. Si comincia a parlare di pri-marie. C’è un leader, come il sindaco di Firenze, che è una va-riabile estremista del liberismo. E un altro, come Bersani, che è un amabile socialdemocratico. Ma queste non sono primarie, è il congresso del Pd. E io non sono interessato a partecipare: se Renzi rende maggioritaria l’anima liberista del Pd, ne traggo le conseguenze.Quali conseguenze?Io sono antagonista ai liberisti ovunque collocati. Per lo meno nella stessa modalità delle forze del socialismo europeo. Quindi torniamo alle primarie: intese come sommovimento democratico, e non somma dei partiti, presuppongono l’esistenza di una coa-lizione, di una carta di valori. Ci possono essere delle varianti, ma in un contesto comune. Invece la coalizione non c’è. Vinciamo le amministrative insieme, ma il centrosinistra viene degradato al rango di una coalizione territoriale. Ed io mi vedo cooptato, fra il dileggio e il reclutamento, in un progetto in cui non si parla di come uscire dalla palude della destra. E dalle secche di un gover-no fallimentare: ci troviamo alcuni ministri fondamentali che sono gaffeur impagabili. Passera è il ministro della paralisi industriale, Fornero assomiglia al ministro dei temporali di Antonio Albanese. Lo dico agli innamorati dell’efficientismo: sono tra i peggiori mini-stri mai avuti, incapaci di affrontare anche uno solo dei dossier sul tavolo. Quindi vorrei fare una domanda a Bersani. Prego.Qual è la base programmatica e ideale dell’incontro con Casini? L’Italia ha un arretrato sui diritti civili e sta arretrando sui diritti sociali. Il minimo che si può chiedere all’agenda del più pallido ed edulcorato centrosinistra è un avanzamento su questi due terreni. Se no perché mettere la parola sinistra?Domani lei ha convocato una conferenza con Di Pietro. Cosa annuncerete?Molti ci chiedono un’iniziativa. Sono affezionatissimo alla pro-

spettiva del centrosinistra per governare il paese. Posso lavorare per costruire una piattaforma di compromesso. Ma il rischio oggi è l’ennesima resa della sinistra al centro.Di Pietro però provoca. Ha dato un ennesimo ultimatum a Ber-sani: o va alla festa dell’Idv a settembre e si scatta una nuova ‘foto di Vasto’, o è rottura.Le intemperanze di Di Pietro sono figlie di questo vuoto: non c’è un luogo, un gruppo di lavoro, un telaio per costruire una tela co-mune. Poi, certo, la sensazione di essere un inquilino indesiderato produce atteggiamenti conseguenti. Ma dico: tutti mettono i voti al discolo Di Pietro: invece il caravanserraglio dei moralisti, degli omofobi, dei neoconfessionali, dei neocatecumenali, dei liberisti a oltranza, gode sempre di indulgenza plenaria? Vogliamo parla-re delle intemperanze della ministra Fornero? Quelle di Di Pietro turbano il palcoscenico della vita pubblica, quelle della ministra turbano la vita di milioni di famiglie. Perché per me dev’essere normale allearmi con Buttiglione? Ripeto: sono pronto a lavorare a un compromesso, ma non a una resa. Pd e Udc non sono un centrosinistra allargato, sono un ibrido neomoderato. L’Udc ha un riferimento europeo certo in Angela Merkel. Quale linea seguirebbero Pd e Udc in Europa? Il montismo?Il montismo è un tentativo flebile di correzione della linea demen-ziale di Merkel. La ricerca fra la linea che porta alla deflagrazione dell’Europa e la lenta rianimazione è destinata al fallimento. La crisi propone un’alternativa. Come sinistra dobbiamo alzare la bandiera degli Stati uniti d’Europa.Prima di dire sì a Casini, Bersani aveva confermato le primarie. Ma in una data lontana e indefinita.Sembra che il Pd si ostini a non capire quanto profonda e radicale sia la richiesta di cambiamento. Basta vedere quello che è suc-cesso nelle città. O nei referendum: dai 27 milioni di sì all’acqua come bene pubblico alle norme montiane il passaggio è contrad-ditorio. Fin qui il centrosinistra ha vinto suo malgrado. Oggi lei sarà a Bruxelles al forum su «un’altra strada» per l’Eu-ropa. Di fronte a quest’assemblea potrà prendere l’impegno di portare quest’altra strada in un eventuale governo con il Pd?I partiti non sono mummie. Tante delle culture del popolo de-mocratico sono decisive per costruire il cambiamento. Leggendo l’Unità a me capita di provare una strana e beffarda sintonia. Mi chiedo: con alcuni lettori ‘autorevoli’ di quel giornale c’è la stessa sintonia? Così quando leggo il quotidiano della sublime schizofre-nia del centrosinistra (Repubblica, ndr): di spalla trovo le bellissime analisi degli intellettuali più robusti del mondo. In apertura invece ci sono gli editoriali politici del pensiero unico, persino ingiuriosi nei confronti di chi ha idee diverse.E se l’apertura di Casini a Bersani fosse solo una tattica per alzare il prezzo di un’alleanza con il Pdl?Non sono un dietrologo. Mi interessa capire qual è la loro idea per uscire dalla crisi. Vorrei discuterne fuori dalle dinamiche di palazzo, non come antichi e post-moderni alchimisti.Di Pietro è tentato da un quarto polo. La sua Sel?Sono certo che Di Pietro lavora per il centrosinistra. Poi se qualcu-no ne prevede l’estinzione, bisogna consentire a chi viene escluso di essere riottoso. Succede anche me: qualche volta mi si vuole alleato ma suicida. Fin troppe volte è stato chiesto alla sinistra di suicidarsi per vincere. Credo che questa volta la sinistra voglia vincere da viva.Da sinistra c’è chi le chiede di fondare la Syriza italiana. Ci sta-reste?In Italia non esiste né Syriza né il partito socialista francese. Rischia invece di esistere la coalizione fra Pasok e Nuova democrazia. Sa-rebbe una prospettiva catastrofica per il paese.

“L’alleanza Pd-Udc è una resa così non ci sto”. Parla Nichi Vendola

di Daniela Preziosi . il Manifesto 28 Giugno 2012

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Quanto è importante conoscere la lingua per un cittadino straniero?“È fondamentale. È soprattutto grazie alla cono-scenza della lingua italiana che noi ci sentiamo citta-dini di questo paese. Conoscere la lingua è il primo passo verso la completa integrazione”.Ecco che la comunicazione si trasforma in un veico-lo necessario per l’accettazione reciproca di culture e tradizioni diverse. Un veicolo fondamentale per far uscire dall’emarginazione e dall’isolamento chi, come il migrante, si trova a vivere situazioni di di-sagio. “Mi è capitato di aiutare alcune volte degli amici stranieri ad integrarsi, soprattutto a scuola, soprattutto con gli altri ragazzi e soprattutto con la lingua, attraverso la quale hanno la possibilità di av-vicinarsi ad una nuova cultura, ad una nuova socie-tà. E questo non significa perdere il contatto con il proprio paese di origine. Al contrario. È come avere una sorta di “doppia personalità”. Si conoscono due culture, due lingue, e, nel nostro caso, due religio-ni”.Due religioni. Si, perché Mohamed e Montasar sono musulmani, come i loro genitori, e, pur vivendo in un paese costituzionalmente laico, si trovano costretti a scegliere di frequentare l’ora alternativa durante la lezione di religione, cosí come tanti altri studen-ti che diversamente non professano alcun culto re-ligioso. Lezione che, nella stragrande maggioranza dei casi, non include lo studio delle varie religioni, ma solo del cattolicesimo. E anche se non frequentano ogni Venerdì la piccola moschea attrezzata, rispettano i trenta giorni di di-giuno del Ramadan: niente cibo né acqua dall’alba al tramonto, come vuole la tradizione. E per loro la tradizione è importantis-sima. Così come il rapporto con le origini, con il paese d’origine dei loro genitori. Ogni estate infatti, si ritrovano con tutta la famiglia in Tunisia, in una va-canza che gli consente di poter riabbracciare i loro parenti.

A seguito della primavera araba, che idea vi siete fatti della situazione tunisina attuale?“Il passaggio dalla monarchia alla Repubblica ha si-gnificato molto per la Tunisia. Le condizioni lavorati-ve passate, obbligavano molti cittadini ad emigrare in altri Stati, a causa di una divisione sempre più pro-fonda tra poveri, che morivano di fame, e benestan-ti. E a causa di una situazione lavorativa precaria e in molti casi del tutto assente. Ora lo Stato partecipa maggiormente alla vita sociale dei cittadini, preoc-cupandosi di aiutare chi vive situazioni disagiate, soprattutto economicamente. A noi sembra che le cose stiano lentamente migliorando. Fortunatamen-te”. E per quanto riguarda l’Italia? Qual è l’idea di cambiamento possibile in rapporto alla crisi che sta vivendo? “Era meglio la lira. Con l’euro sono aumentate le differenze tra poveri e ricchi ed è diminuito il lavo-ro. Ovviamente accanto a ciò va inserita la situazio-ne politica: molti politici, infatti, sono troppo pagati rispetto all’Europa e molte volte non fanno niente o svolgono male il loro lavoro. Ci sentiamo di essere critici nei confronti della classe politica italiana”. Ma nonostante la criticità, credono ancora nel lavoro politico, seppur in modo completamente opposto. Anche e soprattutto sull’integrazione e l’immigra-zione. Montasar, vicino al centrodestra, risulta cri-

tico con le posizioni politiche del fratello, vicino invece al centrosi-nistra, di cui condanna la scarsa praticità. Del centrodestra sembra apprezzare la figura dell’ex pre-mier Berlusconi, di cui ci elogia la capacità oratoria e la correttezza. Il tutto mentre Mohamed scuo-te la testa, in forte dissenso con le parole del fratello. Lui infatti preferisce l’interessamento del centrosinistra ai diritti dei lavora-tori e dei cittadini stranieri. Idee contrastanti, quelle di Mohamed e di Montasar, simbolo della loro completa integrazione nella no-stra società.

Lunedì mattina, h 9:30. Arriviamo in sezione con un po’ di ritardo, e Mohamed e Montasar sono già li ad aspettarci. La giornata è afosa e loro sono ancora insonnoliti. Dopo le presentazioni iniziali, Mohamed e Montasar iniziano a raccontarci la loro storia. Sono due fratelli nati in Italia da genitori tunisini, che

per il nostro principio dello ius sanguinis, non si vedono ancora riconosciuta la cittadinanza italiana. Eppure loro si sentono italiani a tutti gli effetti. E ce lo ripetono più volte nel corso della nostra intervista. Conosco-no l’italiano, parlano l’italiano, scrivono l’italiano. E come se non bastasse, conoscono e parlano bene anche il dialetto privernate. Frequentano scuole italiane e per il loro futuro vorrebbero trovare un lavoro nel no-stro paese come tutti gli altri “cittadini ufficiali”. Perché effettivamente loro SONO italiani. Sono nati qui. Ma per la legge questo non basta, perché i loro genitori sono tunisini. Diventeranno a tutti gli effetti citta-dini del nostro paese solo al compimento della maggiore età e dopo aver svolto le obbligatorie pratiche. E’ quello che d’altronde c’è scritto anche nella lettera inviata a Mohamed, il più grande, dal nostro Comune.

Sentirsi italiani

Mohamed e Montasar si raccontanodi Federica Cristofari e Giulio Lo Bascio

Page 8: Colle Rosso Luglio 2012

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Secondo il vocabolario italiano la definizione di sport è: L’insieme delle attività, individuali o colletti-ve, che impegnano e sviluppano determinate capa-

cità psicomotorie, svolte anche a fini ricreativi o salutari.Dietro questa definizione si celano alcune parole che spesso e volentieri ai giorni nostri vengono dimenticate: rispetto, integrazione, leal-tà, coraggio, rispetto delle regole, rispetto dell’avver-sario, rispetto di se stesso! Nonostante lo sport debba trasmettere questi grandi valori, ultimamente quello che traspare da tv e gior-nali è uno sport corrotto, uno sport dove non vince il migliore,ma il più furbo.L’Italia come la gran parte dei paesi europei ha come sport nazionale il calcio, quel calcio che ci rende uni-ti con il cuore in Polonia nel sostenere gli azzurri, che ci fa arrabbiare e gioire in-sieme non pensando per un attimo alla crisi che ci circonda,ma anche lo stesso sport che ci disgusta e divide con le vicende del calcio scommesse dove al-cune persone spregevoli sono li a guardare solo ai propri interessi. Nonostante ciò nelle piccole realtà

come quella privernate ci sono ancora società dilet-tantistiche che fanno di questi valori il loro punto di forza,dove i ragazzi crescono tra agonismo e sani principi, dove nascono non solo giovani sportivi,ma giovani uomini. La seccatura dello sport corrotto è

un problema che esiste da tempo e non solo nel calcio ma anche nelle discipline minori. La do-manda da porsi è: vale la pena portare avanti questo modello di sport dove a farla da padro-ne è l’illecito o forse ci si deve ispirare a gran-di campioni del passato come Abebe Bikila che nel 1960 vinse la marato-na di Roma correndo l’in-tera gara a piedi scalzi, o come Ali che sparava pugni sul ring ma vinse il nobel per la pace?Nel 1924 lo scrittore france-se Jean Giradoux scrisse:

Lo sport consiste nel delegare al corpo alcune delle più elevate virtù dell’animo,forse sarebbe il caso di fare di questa frase uno spunto per una riflessione in modo da poter capire veramente cosa vuol dire Sport.

SLo sport e la scomparsa dei valori

Ridateci lo Sport. Quello vero.di Lorenzo Proietti

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