Colle Rosso Maggio-Giugno 2012

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il C olle R osso Periodico | N. 18 | Maggio-Giugno 2012 | A cura del circolo SEL di Priverno | selpriverno.netsons.org L’editoriale BISOGNA SAPER VINCERE!!! DI GABRIELE DELOGU Solitamente si dice che bisogna imparare dalle sconfitte ma, alla luce dei risultati delle ammi- nistrative, credo che un grande insegnamento vada tratto anche dalle vittorie. Oltre ai dati che emergono con forza da queste elezioni come il forte astensionismo e l’ormai noto “boom” del Movimento cinque stelle, non biso- gna dimenticare il risultato positivo del centro- sinistra. Un risultato indubbiamente favorevole, che però ci dimostra, ancora una volta, quanto le persone di questo Paese siano assolutamente stufe. Stufe dei tatticismi di una classe politica vecchia, immobile, incapace o semplicemente disinteressata dai problemi del Paese reale, ma stufe anche dei partiti “tradizionali”, perché ridotti ormai a dei contenitori vuoti, non più capaci di raccogliere le istanze di cambiamento che vengono dalla società. Non è un caso se in queste amministrative, ma anche in quelle dello scorso anno, i candidati vincenti non sono quelli calati dall’alto, scelti attorno ad un tavolo da una segreteria di partito. Vince, piuttosto, chi si mostra capace di costruire un program- ma partendo dal basso, capace di raccogliere e incarnare la volontà di voltare pagina attra- verso la costruzione di un percorso fatto di idee innovative e condivise, inclusivo dei tanti esempi positivi di militanza attiva che sono presenti nel mondo della società civile. Noi del centrosinistra, dunque, se vogliamo rappresen- tare la vera alternativa per questo Paese nelle scadenze elettorali nazionali e comunali del prossimo anno, iniziamo a delineare da subito un’altra idea di città e di Paese il più inclusiva possibile. Che sia il frutto di scelte condivise e che dia la possibilità alle persone di impegnarsi in maniera diretta, non perdiamo altro tempo perché domani sarà troppo tardi! R ecentemente il Consiglio comunale di Priverno ha adottato una deliberazione in cui si disciplina l’utilizzo degli spazi pubblici. In particolare per l’utilizzazione dei beni comu- nali (piazze, spazi, locali) si prevede il pagamento di una tariffa oraria. Nessuna distinzione però è effettuata tra i possibili sog- getti richiedenti, in particolari se si tratti di associazioni, even- tualmente senza scopo di lucro, che svolgono attività benemeri- te per la collettività. Ciò ci consente una riflessione più generale. Capiamo bene che oggi i Comuni, tra limitate risorse finanziarie e patto di stabilità, non riescano a vedere la luce in fondo al tun- nel, e siano costretti in qualche modo a “fare cassa”. Ma ci sono beni come la cultura, la beneficenza, l’impegno sociale, anche – perché no? – l’impegno politico, nel senso nobile della parola, che non dovrebbero essere limitati. Un’amministrazione intelligente dovrebbe incentivare queste attività, non limitarle con inutili balzelli. Perché il ritorno in ter- mini di immagine, di vitalità, di crescita culturale, di impegno – soprattutto per i giovani – che si ottiene, è molto più alto dei costi. Il nostro paese ha bisogno di linfa vitale, di impegno col- lettivo per uscire dalla crisi. Loro, invece, anziché ringraziare le persone che gratuitamente fanno attività culturali e sociali, gli impongono una nuova tassa odiosa. Questa è l’ennesimo segno, che dà il senso della visione miope di chi ci amministra. Una visio- ne malata, una concezione padronale degli spazi pubblici, che non è degna di un paese civile. IL PUBBLICO PAGANTE di Angelo Delogu RIFIUTI , SERVIZIO DA RIVEDERE p .3 LA BUONA POLITICA p. 6 DONNE DI ALTRI MONDI p .7

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Edizione di Maggio e Giugno del periodico curato dalla sezione privernate di Sinistra Ecologia e Libertà

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il ColleRosso

Periodico | N. 18 | Maggio-Giugno 2012 | A cura del circolo SEL di Priverno | selpriverno.netsons.org

L’editorialeBisogna saper vincere!!!di gaBriele deloguSolitamente si dice che bisogna imparare dalle sconfitte ma, alla luce dei risultati delle ammi-nistrative, credo che un grande insegnamento vada tratto anche dalle vittorie. Oltre ai dati che emergono con forza da queste elezioni come il forte astensionismo e l’ormai noto “boom” del Movimento cinque stelle, non biso-gna dimenticare il risultato positivo del centro-sinistra. Un risultato indubbiamente favorevole, che però ci dimostra, ancora una volta, quanto le persone di questo Paese siano assolutamente stufe. Stufe dei tatticismi di una classe politica vecchia, immobile, incapace o semplicemente disinteressata dai problemi del Paese reale, ma stufe anche dei partiti “tradizionali”, perché ridotti ormai a dei contenitori vuoti, non più capaci di raccogliere le istanze di cambiamento che vengono dalla società. Non è un caso se in queste amministrative, ma anche in quelle dello scorso anno, i candidati vincenti non sono quelli calati dall’alto, scelti attorno ad un tavolo da una segreteria di partito. Vince, piuttosto, chi si mostra capace di costruire un program-ma partendo dal basso, capace di raccogliere e incarnare la volontà di voltare pagina attra-verso la costruzione di un percorso fatto di idee innovative e condivise, inclusivo dei tanti esempi positivi di militanza attiva che sono presenti nel mondo della società civile. Noi del centrosinistra, dunque, se vogliamo rappresen-tare la vera alternativa per questo Paese nelle scadenze elettorali nazionali e comunali del prossimo anno, iniziamo a delineare da subito un’altra idea di città e di Paese il più inclusiva possibile. Che sia il frutto di scelte condivise e che dia la possibilità alle persone di impegnarsi in maniera diretta, non perdiamo altro tempo perché domani sarà troppo tardi!

Recentemente il Consiglio comunale di Priverno ha adottato una deliberazione in cui si disciplina l’utilizzo degli spazi pubblici. In particolare per l’utilizzazione dei beni comu-

nali (piazze, spazi, locali) si prevede il pagamento di una tariffa oraria. Nessuna distinzione però è effettuata tra i possibili sog-getti richiedenti, in particolari se si tratti di associazioni, even-tualmente senza scopo di lucro, che svolgono attività benemeri-te per la collettività. Ciò ci consente una riflessione più generale. Capiamo bene che oggi i Comuni, tra limitate risorse finanziarie e patto di stabilità, non riescano a vedere la luce in fondo al tun-nel, e siano costretti in qualche modo a “fare cassa”. Ma ci sono beni come la cultura, la beneficenza, l’impegno sociale, anche – perché no? – l’impegno politico, nel senso nobile della parola, che non dovrebbero essere limitati.Un’amministrazione intelligente dovrebbe incentivare queste attività, non limitarle con inutili balzelli. Perché il ritorno in ter-mini di immagine, di vitalità, di crescita culturale, di impegno – soprattutto per i giovani – che si ottiene, è molto più alto dei costi. Il nostro paese ha bisogno di linfa vitale, di impegno col-lettivo per uscire dalla crisi. Loro, invece, anziché ringraziare le persone che gratuitamente fanno attività culturali e sociali, gli impongono una nuova tassa odiosa. Questa è l’ennesimo segno, che dà il senso della visione miope di chi ci amministra. Una visio-ne malata, una concezione padronale degli spazi pubblici, che non è degna di un paese civile.

il puBBlico pagantedi Angelo Delogu

rifiuti, servizio da rivedere p.3 la Buona politica p.6 donne di altri Mondi p.7

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Il degrado vince su Privernodi Davide Di Legge

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Era ottobre 2010 quando il circolo SEL di Priverno ha organizzato la sua seconda

giornata ecologica. Un’iniziativa autonoma e indirizzata non sol-tanto a dare maggiore decoro alla zona interessata, ma anche e soprattutto a lanciare un segnale nei confronti dell’Amministrazio-ne, da sempre cieca verso i pro-blemi ambientali del nostro paese. La seconda giornata ecologica ha interessato la zona delle “scale” che dalle Autolinee portano su fino a “Porta Romana”. Una parte importante che collega due zone molto frequentate, soprattutto dagli studenti. In quella iniziativa ci siamo trovati di fronte a rifiuti di ogni tipo e cosa ancora peggio-re, ad un gran cumulo di siringhe. Le segnalazioni da parte nostra, le sollecitazioni, affinchè qualcuno della Giunta comunale si facesse carico di questa realtà sono an-date puntualmente inascoltate.

La situazione a quasi due anni di distanza non è per nulla migliora-ta: la zona delle Autolinee e an-che gran parte di Porta Romana è in uno stato di totale abbando-no. Giorno dopo giorno crescono i rifiuti e i pericoli, in una zona da sempre caratterizzata dalla dro-ga. Questo è lo scenario che ogni singolo giorno si trovano davanti gli studenti che giungono dai pa-esi limitrofi. Uno scenario che po-trebbe migliorare, tentando di far funzionare in maniera efficiente i due vicini ascensori (da parecchio tempo ormai diventato uno solo) e quasi sempre chiuso e quindi inu-tilizzabile. Viene da chiedersi se davvero Priverno può permettersi il lusso di mostrarsi in questa pieto-sa veste. Viene da chiedersi se dav-vero l’Amministrazione comunale possa far finta di nulla, come se tutto fosse in perfette condizioni. Per non parlare delle innumerevo-li segnalazioni che arrivano dalle

zone periferiche del nostro piccolo paese: da un giorno all’altro spun-tano come funghi discariche abu-sive nelle frazioni di Ceriara, San Martino e Boschetto, che invece di essere arginate, continuano la loro perenne crescita. Una trama già vista e la risposta è sempre la stessa: abbiamo ereditato, abbia-mo ereditato, abbiamo ereditato. Forse qualcuno non ha compreso che gli ultimi 9 anni di governo cittadino sono stati monopolizzati dalle stesse persone. Non c’è stato (e se c’era non si è percepito), un progetto di riqualificazione am-bientale e il totale fallimento delle “isole ecologiche” è il requiem fi-nale di scelte scellerate e sbaglia-te. I cittadini si aspettano risposte concrete, rispetto a questo degra-do urbano che non accenna ad essere combattuto. Le conclusioni del tipo “abbiamo ereditato” sono inutili, e dimostrano una sconvol-gente pochezza di idee.

Rendere le bibliotece civiche luoghi di libertà, di incontro e di opportunità. Stimolare l’inve-stimento in cultura da parte degli Enti locali

come scelta strategica per superare la crisi. Questa è la nostra proposta politica per il governo del paese e pensiamo che non ci sia luogo migliore per realiz-zarla di Palazzo Zaccaleo-ni. I modelli a cui miriamo sono quelli anglosassoni delle “public library” e degli “idea stores”: le bi-blioteche non più intese come luoghi di conserva-zione dei testi, riservati a una cerchia ristretta, ma centri in cui si fornisce un servizio multiplo per tutte le fasce sociali: libri, certa-mente, ma anche giornali, collegamenti a internet, musica, caffè, poltrone, spazi per bambini, per le riunioni di associazioni e comitati, per i corsi di formazione. Per riorganiz-zare il sistema bibliotecario come “piazza del sa-pere” occorrono orari più flessibili, sulla base delle

esigenze di tutte le fasce di cittadin(magari attra-verso progetti di Servizio Civile) formazione del personale della biblioteca, perché sia capace non solo di informare ma anche di motivare gli uten-ti ad usufruire dei diversi servizi; molteplicità dei servizi, che includa anche i servizi di informazio-

ne al cittadino e i servizi di informazione turistica. La cultura ha un bisogno vitale di infrastrutture adeguate e la biblioteca sarebbe un luoghi socia-le volto all’incontro con l’Altro. Ricongiungere cultura e aggregazione è il passo fondamentale per la riuscita dell’intera operazione e noi abbia-mo il compito di tracciare il percorso affinchè ciò ac-cada. Ci stiamo provando

e continueremo a provarci: vogliamo farlo con la partecipazione di tutti i cittadini perché è ora di riprendersi questo paese e toglierlo a chi l’ha svuo-tato di senso.

Ripartiamo dalla Cultura,ripartiamo dalla Biblioteca

di Paolo Bovieri

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Gestione dei rifiuti, servizi (non) a misura di cittadinodi Simone D’Errico

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Tre anni. Oltre 1100 giorni. Tanto tempo è pas-sato tra l’annuncio dell’avvio della raccolta dif-ferenziata, trionfalisticamente dato dal sindaco

Macci, ed il suo effettivo inizio. Tre anni pieni di errori di valutazioni e di marce indietro, un lungo periodo di tempo in cui si è visto tutto ed il contrario di tutto, senza però mai assistere ad un atto utile e concreto da parte di chi ci governa. La raccolta, finalmente, è partita circa un mese fa ed il primo giudizio che se ne può dare è unanime: non a misura dei cittadini di Priverno.I motivi sono tanti e vanno oltre la negligenza dimo-strata fino ad ora dalla giunta Macci in materia di ri-fiuti. Innanzitutto ci colpisce l’orario scelto per il de-posito presso le isole (dalle 22,00 alle 04,30) ed il fatto che i nuovi cassonetti, in molti quartieri, siano pochi. Così, i pochi presenti finiscono per riempirsi subito e tutt’attorno si crea una distesa di sacchetti di spazza-tura che rende difficoltoso l’accesso ai bidoni stessi. Difficoltoso quasi per tutti, ed in special modo per gli anziani. Tutto questo causa evidenti disagi alla popolazione, anzi-ché aiutarla.Ciò nonostante, i pri-vernesi si sono subito dimostrati disponibili verso il cambiamento di abitudini che la rac-colta differenziata ine-vitabilmente compor-ta. Peccato che ciò non sia stato colto dai nostri amministratori, i quali anziché sensibilizzare, formare e informare la cittadinanza, hanno

preferito agire di testa loro partendo senza preavvi-so. Non dimentichiamoci però, dei preziosissimi vo-lantini e i manifesti distribuiti dal comune... Sarcasmo a parte, noi di SEL ci chiediamo come sia possibile compiere un passo così importante per la città, senza prima collaborare con chi la città la vive e ci avita, opposizione inclusa, che da sempre fornisce spun-ti e proposte sui rifiuti, basandosi su esperienze ed esempi concreti provenienti da altre realtà italiane. Parlando di isole ecologiche, il 23 Settembre 2011, in un esposto consegnato a Procura della Repubblica e Corte dei Conti sui ritardi nella costruzione delle Isole Ecologiche, scrivevamo: ”le isole ecologiche interrate presentano problemi di infiltrazione di acqua (errore di progettazione o di esecuzione?)”. Oggi registria-mo che tutte le nostre preoccupazioni si stanno ma-terializzando, che le infiltrazioni d’acqua sono reali, e che problemi di sicurezza si sono già verificati (il crollo improvviso di una piattaforma durante l’ope-razione di svuotamento) fortunatamente senza con-

seguenze per il perso-nale. Alla luce di tutto questo, il sindaco, che spesso si giustifica ac-creditando la colpa dei suoi continui insuccessi a chi lo ha preceduto, è, insieme a tutti colo-ro che lo sostengono in comune, ancora cre-dibile? A questi signori chiediamo solo pudore fino alla fine di questo triste mandato e poi di farsi da parte perché c’è chi ha più a cuore le sorti di questo paese.

Spending review. Ra-zionalizzazione del-la spesa. Taglio degli

sprechi. Termini come questi, ormai, stanno via via entrando nel voca-bolario quotidiano di tutti gli italiani. D’altronde, quando si affrontano periodi di crisi economica e finanziaria come questi, ognuno tenti di arran-giarsi come può. Basta che lo si faccia in maniera intelligente e funzionale, e non tagliuzzando un po’ qui e un po’ lì come era solito fare l’ex ministro Tremonti.E forse è ora che anche il nostro comune, che ha sulle spalle un fardello di diversi milioni di euro di debiti, inizi ad “arrangiarsi”, intervenendo su quei capitoli di spesa per i quali una diminuzione delle risorse non equivarrebbe ad una diminuzione del-la qualità dei servizi offerti. Ad esempio, il passag-gio dal software proprietario all’open source è una

di quelle misure a costo zero o quasi ma che la-scerebbe intatta la qua-lità dei servizi. Sistemi operativi come Ubuntu ed applicativi d’ufficio

come OpenOffice o LibreOffice, ormai, hanno poco da invidiare ai cugini a pagamento (Windows e Of-fice) ed anche sul versante della facilità d’utilizzo la situazione è notevolmente migliorata.Visto quanto costeranno alle esangui casse comu-nali le forniture informatiche per il prossimo quin-quennio (una cifra superiore ai 40.000 euro per il prossimo quadriennio per 50 PC), verrebbe da pen-sare che, magari, una bella fetta di questa spesa poteva essere abbattuta se, invece delle solite licen-ze Microsoft, si fosse optato per programmi open source. In questo panorama, la recente proposta di legge regionale avanzata dal gruppo consiliare di SEL non potrà che avere dei risvolti positivi.

Open Source nella PA:si può, si deve

di Luigi Teodonio

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AppArtAmenti di viA volpeSi può continuare a tenere per anni, in pieno Centro Storico, la bellezza di 14 appartamenti di edilizia popolare da rifinire e non attivarsi in tut-ti i modi per trovare una soluzione? Noi abbiamo avanzato una modesta proposta: se il Comune non ha risorse, affidi con una gara il lavoro ad una Im-presa che si ripaga con alcuni appartamenti . E’ possibile? E’ difficile? Ci sono altre idee? O voglia-mo forse entrare nel Guinness dei Primati per le opere incompiute?

SAn mArtino, che fArne?Va bene mettere una toppa alla sciagurata caccia-ta del custode affidando la custodia/manutenzione del Parco ai cacciatori; va bene anche provare a far dimenticare la scellerata avventura del Bar affidan-do anch’esso ai soliti cacciatori. Ma superata la fase dell’emergenza, per tornare alla normalità, una qualche ideuzza su cosa fare di quel bene monu-mentale, del Ristorante, dell’Albergo, del Museo, i

nostri geniali Amministratori se la faranno venire? O forse preferiscono aspettare che arrivino i nuovi...

foSSAnovA Al buio, in tutti i SenSi.L’illuminazione pubblica fuori uso in realtà sarebbe il male minore se solo si facesse luce sul futuro del Borgo; e invece è peggio che andar di notte. L’Al-bergo è stato di nuovo assegnato, ancora provviso-riamente, ancora al di fuori di qualsiasi progetto di rilancio; il Museo è salvo per miracolo ; l’ex scuola è stata inserita tra i beni da alienare; i progetti della Regione su Fossanova Grande Attrattore non si ca-pisce che fine abbiano fatto; cosa ci sia dietro l’idea di acquisire al Comune la proprietà dell’Abbazia forse lo sa solo il Sindaco (forse). Ma ad Agosto ve-drete che grande Festa Medievale…..

Chi si ricorda più della storiella dei 200 posti di lavoro da Barbetti messa in giro qualche anno fa dall’allora affiatatissimo duo Macci-Martellucci? Che dine hanno fatto?

Ovvero, domande di pubblica utilità a cui il Sindaco preferisce non rispondere...a cura di Federico D’Arcangeli

Orecchie daMercante

Le temperature si alzano, ar-riva l’estate e le scuole si pre-parano a chiudere i battenti.

Così è anche per il “Teodosio Ros-si” di Priverno che è stato prota-gonista di un anno davvero par-ticolare, durante il quale è stato accolto un nuovo preside, che da subito si è trovato a fronteggiare problemi di tutti i tipi. Più di ogni altra, la questione della sopravvivenza dell’Istituto ha tenuto e tiene tutt’ora banco. I numeri parlano chiaro: le iscri-zioni sono calate e con il nume-ro degli studenti che pian piano (ma non troppo) diminuisce, ben presto i battenti potrebbero non riaprirsi più e il nostro paese per-dere un’importante risorsa. Tutte le parti in causa (studenti, profes-sori, dirigenza) hanno compiuto un importante sforzo per cercare di risollevare le sorti di un istitu-to che in molti davano per spac-

ciato. A mancare, invece, è stata la risposta del paese, oppresso ancora da quei luoghi comuni che vogliono il “Teodosio Rossi” come una scuola inferiore alle al-tre. Voci che girano da tempo in città e che portano le famiglie a scegliere per i loro figli scuole di altri paesi.La situazione insomma non è del-le migliori, ma fermarsi ad osser-vare la barca che affonda non è certo una soluzione. Una possibile soluzione sarebbe invece convin-cersi che questo istituto è una ri-sorsa che il nostro paese non può permettersi di perdere. E, soprat-tutto, che non si tratta affatto di una scuola di Serie B, che il lavoro svolto dagli insegnanti e dalla di-rigenza è di assoluto valore e non ha nulla da invidiare rispetto a quello in qualsiasi parte d’Italia. E, fatto da non sottovalutare, con la comodità di averlo all’interno

delle proprie mura cittadine. No-nostante una soluzione del ge-nere sarebbe l’ideale, non deve cadere nel dimenticatoio un’altra ipotesi, complementare a questa e proposta più e più volte nel cor-so di questi ultimi anni. Anche se poi non si è mai fatto nulla per concretizzarla nei fatti.Si tratterebbe di riunire sotto un’unica dirigenza il “liceo ar-tistico A. Baboto” e l’”ISISS Teo-dosio Rossi” per creare un unico grande polo studentesco priver-nate. I tempi stringono e rende-re realtà quella che oggi è anco-ra una possibilità, potrebbe non solo salvare le sorti di un istituto importantissimo per il nostro pa-ese, ma anche rilanciare l’intero sistema dell’istruzione secondaria di Priverno.Detto ciò viene da chiedersi, per-ché non è stato fatto nulla fino ad oggi?

Tempi duri per l’istituto superiore privernate

Che ne sarà dell’ISISS “Teodosio Rossi”?di Mattia D’Arcangeli

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ìsola s. f. [dal lat. insŭla] - Por-zione di terraferma completa-mente circondata dalle acque di un oceano, mare, lago, fiume, palude, originatasi per accumu-lo di materiali vulcanici (i. vulca-nica), organogeni (i. corallina o madreporica), sedimentarî, per erosione (i. di erosione), per movimenti della crosta terrestre o variazioni del livello marino.

Nel gergo dell’amministrazio-ne comunale del nostro ridente paesello il sostantivo femminile in questione, però, deve ave-re un significato che si avvicina maggiormente a qualcosa come “portare sfiga”. Altrimenti non si spiegherebbe come mai una qualsiasi creazione partorita dal cervello del nostro sindaco o di un membro della sua giunta che, malauguratamente, porti questo nome si tramuti in un misero fallimento.

Guardate, ad esempio, alla mi-sera riuscita della raccolta diffe-renziata effettuata con le isole ecologiche. O la misera fine che le stesse isole ecologiche stanno facendo: a nemmeno un mese dalla loro attivazione accusa-no già gravi danni e cedimenti strutturali. Tanto che lo stesso assessore (a proposito, ma non si era dimesso una volta?) Bruno Silvagni è costretto ad ammet-tere che qualcosa nel sistema di raccolta va rivisto (Ma và?).O, ancora, alla misera fine dell’i-sola pedonale nel centro storico della cittadina. Anche questa messa da parte dopo un falli-mentare periodo sperimentale.Un consiglio al nostro primo cit-tadino giramondo: per le prossi-me vacanze estive forse meglio evitare di soggiornare in un’iso-la. Non dovrebbe succedere nul-la, ma visti i precedenti, meglio andarci con i piedi di piombo.

Area Archeologica e Isole Ecologiche, veda il Giudice

se tutto è a postoGiudichi lui se un cantiere può essere abbandonato e rimanere incustodi-to per anni , mentre lavori di scavo costasti miliardi vanno in malora, e se le isole ecologiche garantiscono sicurezza ai lavoratori ed efficienza ai cittadini così come un regolare collaudo dovrebbe aver certificato. La cattiva politica dell’Amministra-zione non dà risposte e allora sia la Magistratura a farsene carico.

I miei 2 cent. Questioni di politica spicciola

Macci e l’isola-gate

È quasi un anno ormai che il Consultorio di Priverno, struttura di eccellenza al

servizio dell’intero comprenso-rio, è rimasto senza Ginecologo e per questo è stato costretto a ridurre drasticamente la propria attività (nonostante gli sforzi del poco personale rimasto). Cen-tinaia e centinaia di donne, di tutte le condizioni economiche e sociali (molte le immigrate), che nella struttura di B.go S Anto-nio avevano trovato per anni un punto di riferimento importante (pubblico e di qualità) per la di-fesa della loro salute, sono ora in pratica costrette a peregrina-re alla ricerca di lontane e inac-cessibili strutture pubbliche, o a rivolgersi ai privati, o rinunciare al sacrosanto diritto di curarsi. Cosa questo potrà significare tra qualche anno, in termini di sof-ferenze private e spese pubbli-che è facilmente immaginabile,

in un campo in cui la prevenzio-ne e/o la diagnosi precoce sono armi insostituibili. A nulla è val-so, fino ad ora, la mobilitazione delle donne, dei cittadini e insie-me a loro delle forze politiche più sensibili a questi temi e dei sindacati. Gli incontri avuti con la dirigenza della ASL e le relati-ve promesse di trovare una solu-zione non hanno finora portato a nulla. E naturalmente a nulla porta il silenzio assordante degli Amministratori locali , comple-tamente disinteressati ai bisogni veri delle persone e incapaci an-che di comprenderli, nè portano a qualcosa le promesse vuote di qualche Consigliera Regionale della zona, sempre pronta ad of-frire a tutti soluzioni miracolose (vedi LSU) ma che poi non riesce ad andare oltre una inutile e un pò pacchiana esibizione di opu-lenza. E le donne continuano ad aspettare (ma non per sempre).

Consultorio, pazienza al limitedi Federica Cristofari

Ce lo hanno sempre detto, sin da quando siamo piccoli: “Studia, che poi i risultati si vedono”.

Non sempre e non tutti, purtroppo, seguono questo consiglio, con risul-tati facilmente immaginabili.Per fortuna, nella nostra piccola Pri-verno abbiamo un esempio pratico che quel vecchio adagio ha piena-mente ragione. Dopo che, nel mese di Aprile aveva ricevuto il premio della Fondazione Marco Biagi per la miglior tesi sul diritto del lavoro direttamente dalle mani del mini-stro Elsa Fornero, il nostro Angelo Delogu torna a far parlare di sé con la sua tesi dal titolo “L’articolo 2087 c.c. come norma di chiusura per gli obblighi di sicurezza sul lavoro”.Nel mese di Maggio, infatti, Angelo è stato premiato per ben due vol-te: lo scorso 7 Maggio ha ricevuto il premio 2011 “Giuseppe Capo” della Fondazione Isper “Per una cultura delle risorse umane”; il 25 Maggio in quel di Milano, invece, ha rice-vuto il premio CEI (Comitato Elet-trotecnico Italiano) per l’eccellente lavoro svolto.Ancora una volta noi di SEL Priverno non possiamo che complimentarci con Angelo, dimostrazione lampan-te che con lo studio e l’applicazione si possono raggiungere anche i tra-guardi più importanti.

Lo studio paga

Angelo Delogu,altri due premiper la sua tesi

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Hollande e SYRIZA

Quando la crisi fa venire voglia di Politica.di Carlo Miccinilli

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Alla fine i nodi dell’attuale modello europeo comincia-no pian piano ad arrivare al

pettine.Tra fine Aprile ed inizio Maggio i cittadini di Francia e Grecia sono stati chiamati ad esprimere un voto potenzialmente molto im-portante per il futuro equilibrio politico nell’unione europea.Gli esiti nei due paesi hanno visto vincitori Hollande (PSF) in Fran-cia ed il partito Nea Democratia di centro destra “pro memoran-dum” in G r e c i a che però, per man-canza di una mag-gioranza in parla-m e n t o , non ha p o t u t o p r o c e -dere col nominare un nuovo governo.La nota stupefacente, in entrambi i paesi, è l’avanzata dei partiti cosiddetti “minori”: in Francia hanno fatto parlare di loro il Front National con il 18% (partito di Destra Na-zionalista contrario all’austerity) ed il Front de Gauche con l’11% (unione dei partiti di Sinistra e Comunisti, anch’essa contraria all’austerity). In Grecia troviamo due fenomeni: uno analogo a quello francese, ovvero l’affer-mazione del partito di Sinistra Radicale SYRIZA che raggiunge il 16.8% delle preferenze diventan-do il secondo partito greco e l’in-

quietante superamento del quo-rum del partito neo nazista Alba Dorata che ha raccolto ben il 7% dei consensi; il secondo è stato più prettamente greco ed è la ca-duta rovinosa dei partiti di massa ovvero Nea Democratia e PASOK; puniti, probabilmente, dai citta-dini per aver fatto prosperare la corruzione (prima) e per aver ac-cettato le durissime misure di “ri-entro” volute dalla BCE e dal FMI (poi).L’osservatore, anche estero, non

avrà potuto fare a meno di notare come, sia in Fran-cia che in Grecia, queste elezioni siano state caratterizzate da un ritorno ad idee “forti”, pretta-mente politiche e dalla volontà, soprattutto da parte dei sociali-sti francesi, di cominciare a svin-colarsi dall’idea liberal-socialista; ovvero da quella idea che, detta in maniera brusca, tenta di salva-re capra e cavoli portando a far coincidere gli interessi dei lavora-tori con quelli degli imprenditori.Potremmo quindi azzardarci a dire che oggi, in Europa, si stanno

affermando quelle forze politiche che si rendono “riconoscibili”, che sanno cioè lasciare indietro i tatticismi riprendono in mano, e magari ammodernano, le proprie idee originali. Offrendo così al cit-tadino una vera facoltà di scelta tra modelli realmente alternativi.Arrivati a questo punto potrem-mo pensare che qualcosa ci stia suggerendo la nascita di una nuo-va richiesta disperata da parte dei cittadini, di tornare ad affermare il primato dell’Idea Politica e della

Demo-c r a z i a r ispet-to all’E-c o n o -m i c a e alla “Tecni-ca”.Ma noi n o n d o b -b i a m o dimen-t i c a -re che n o n s i a -

mo gli unici “spettatori” di que-sti riposizionamenti e che, come abbiamo imparato, con questo sistema economico, anche il solo provare ad alzare la testa può si-gnificare attirare su di sé la fami-gerata macchina speculativa dei mercati. Il che potrebbe portare a spegnere le già deboli fiammelle che si starebbero riaccendendo. Vedremo cosa ci riserverà il futu-ro.Per ora però godiamoci le vittorie di Hollande e di SYRIZA. Allez la gauche! ΣΥΡΙΖΑ ζήτω!

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Il mio paese d’origine è l’Afghani-stan. Qui i bambini e le bambine stanno insieme fino all’età di dieci

anni, senza nessuna differenza. Poi arriva l’età adolescenziale e con essa le differenze sociali. Le bambine ini-ziano a portare il velo e viene vietato loro di fare attività fisica; ai maschi viene imposta la circoncisione. Dopo i sedici anni, arriva l’età del matrimo-nio e la donna al riguardo non ha potere decisionale; è costretta ad ac-cettare lo sposo deciso dalla famiglia. Una volta iniziata la vita matrimonia-le, i contatti con il mondo esterno si fanno limitati e controllati: può usci-re solo se accompagnata e coperta, deve occuparsi della casa e sottostare al volere del marito-padrone. Anco-ra oggi non ha diritti. Non ha voce. Non le è concesso di studiare (tranne poche con famiglia agiata). Non ha potere decisionale e il suo contatto con il sesso opposto è assolutamen-te limitato. La donna afghana non può tranquillamente parlare con un uomo, ancor di più se si tratta di uno sconosciuto: verrebbe considerata dalla società una peccatrice. All’età di tredici anni mi sono trasfe-rito con la mia famiglia In Iran. Da-vanti ai miei occhi ho donne che, pur portando il velo, sono più libere. Po-polano le università anche più degli uomini (il governo aveva addirittura

deciso di imporre un limite percen-tuale per l’iscrizione delle donne, in modo da equipararla a quella degli uomini), risultando più istruite e fa-cendo salire l’età matrimoniale; la-vorano e non sono obbligate a stare in casa tutto il giorno, grazie ad un rapporto più paritario con il sesso maschile.Poi la Turchia, all’età di diciassette anni, e subito dopo l’Italia, con le sue donne più libere, più felici, più felici di essere donne (a differenza dell’I-ran dove ho visto donne fingersi uo-mini per avere più diritti). Capii subi-to quanto fosse importante il ruolo femminile all’interno della società, soprattutto come collante tra fami-glia e comunità; quanto fosse impor-tante il rispetto verso la donna, la pa-rità tra i sessi, la libertà di scegliere il proprio futuro e la propria famiglia. Capii che il rispetto reciproco, anche all’interno delle mura domestiche, è alla base di ogni rapporto. E’ questo che vorrei anche per le mie sorelle, che sono rimaste in Iran: un uomo che le ami e le rispetti. Ci sarebbe bi-sogno però di un maggiore equilibrio tra emancipazione femminile e stabi-lità familiare, a proposito soprattutto di divorzio, ancor di più quando vedi la realtà attraverso gli occhi di un ra-gazzo come me, che ha passato l’a-dolescenza in una casa-famiglia.

Ci sediamo intorno al tavo-lo; io e H. Lui detta e io ve-locemente lo seguo scriven-do sulla tastiera. Decidiamo di iniziare dal principio, dal suo paese d’origine: l’Afghanistan. Continuia-mo il nostro iter-ricordo immergendoci nell’Iran, poi raggiungendo la Turchia ed infine l’Italia. Il suo viaggio avrebbe dovuto spingersi più lontano, in Francia, ma come spesso accade, alcuni “incidenti di percorso” lo hanno costretto a resta-re. Pur non incentrando il discorso sulla condizione femminile, H. non può far a meno di raccontarmi il suo stupore davanti a tante differenze tra i diritti femminili nei vari paesi in cui la sua migrazione lo ha portato. Ed allora la nostra chiacchierata non può che trasformarsi in un appro-fondito e curioso scambio di impressioni ed esperien-ze, di domande e risposte. Lui mi parla della condizio-ne femminile vista attra-verso i suoi occhi anche in momenti diversi della sua vita; io lo ascolto e scrivo.

La condizione femminile attraversogli occhi di un giovane migrante

di Federica Cristofari

Dopo la prima di Sabato 19 Maggio presso il teatro “OperaPrima” di Latina, i

giovani de “Il Gruppo dell’arte” hanno fatto tappa al Teatro Co-munale di Priverno, Giovedì 24 Maggio, presentando lo spetta-colo “Stravaganza” scritto da Da-cia Maraini e diretto dal regista Danilo Proia e dalle insegnanti Elisabetta Femiano e Agnese D’A-puzzo.Il sipario si apre e sulla scena prende vita la storia di un gruppo

di malati di mente, le condizioni di vita all’interno dei manicomi e le conseguenze della Legge Basa-glia del ‘78.Dietro l’interpretazione dei per-sonaggi e dei loro controversi stati d’animo, il lavoro degli allie-vi-attori durato un intero anno. Attilio Natale, Daniele Gentile, Federica Cristofari, Francesco Ia-cobelli, Iole Panza, Luca Minetti, Riccardo Spiezia, Sherije Kamili, Simona Giorgi hanno saputo cre-are, trasmettendola al pubblico

in sala, attraverso la gestualità, i movimenti del corpo e le intona-zioni vocali, un’atmosfera sugge-stiva ed esaltante, rappresentan-do al meglio una realtà scomoda e cruda.

<<Teatro, forma d’arte, e come tale deve essere usata per capire al meglio la real-tà materiale e immateriale che ci circonda. Capire è vi-vere>>D. Proia.

‘Stravaganza’ e “Il Gruppo dell’arte”al Teatro Comunale di Priverno

di Sheri Kamili

Page 8: Colle Rosso Maggio-Giugno 2012

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Così cantava, e per sua fortuna canta ancora, Chiazzetta, cantautore di Latina che qualche anno fa si è esibito in Piazza del comune a Pri-

verno. Narrava la canzone dell’avventura capitata al menestrello di aprire il concertone del Primo Maggio che ogni anno i sindacati confederati organizzano in quel di San Giovanni a Roma.Anche quest’anno la tradizione si è ripetuta a Roma come pure nel nostro bel Parco del Castello di San Martino dove, tra dibattiti e intermezzi canori o re-citati, si è passata una giornata all’insegna dell’arte e del confronto. Ad esse ha fatto eco il comizio di CGIL, CISL e UIL che si è tenuto a Rieti, dove però i toni sono stati di gran lunga più grevi. Qui, infatti, si è discusso del lavoro che non c’è e del precariato che dilaga e che risulta essere l’unica occasione di poter lavorare, se così si può chiamare; si è parlato di riforma dell’artico-lo 18 quale soluzione finale, secondo il governo Mon-ti e secondo Confindustria, per il rilancio e la crescita economica dell’Italia. Nascondendo però, alla gente e a loro stessi, che le misure da adottare sarebbero ben altre – ad esempio una seria lotta all’evasione fiscale e rilancio della scuola pubblica e della ricerca scientifica. Ma non rattristiamoci con questi funesti annunci, tor-niamo alla nostra festa.È stato bello vedere e sentire gli orchestrali della

“Roma Sinfonietta”, violinisti e suonatori di flauto tra-verso, muoversi e suonare a ritmo di Rock ed addirit-tura il direttore d’orchestra ben cimentarsi nel suono dell’armonica a bocca e nell’interpretazione di brani di Bruce Springsteen; ad essi ha fatto eco il nostro “Peppe” e la sua band che fra il serio e, soprattutto, il faceto ci narrava di somari, zazzicchie e malesseri vari, descrivendo con sagacia il nostro paese. Le cover di artisti famosi rimbalzavano da San Martino a San Giovanni e viceversa, è come se i due santi si fossero messi a giocare a tennis con la musica, affascinando ed estasiando quanti, ed erano tanti, erano lì a goder-si lo spettacolo. Unica nota stonata, ma non per colpa dei musici, è stata una fastidiosa pioggerella che di tanto in tanto si affacciava a molestare quanti erano lì; sicuramente l’atto dispettoso era causato dall’acqua della leghista ampolla che da Verona, dove si teneva il I Maggio le-ghista, purificava le genti Padane e la foga del bene-dicente Bossi, Calderoli o Borghezio (tanto fa lo stes-so) la faceva arrivare oltre le terre padane cercando, con gli schizzi trasformatesi in pioggerella, di monda-re noi terroni. Noi fermi ed imperterriti non ci siamo fatti scoraggiare e a testa alta ci siamo goduta, tutto il giorno, tutta la nostra festa. Anzi, proprio per questo, sarebbe il caso che fosse Primo Maggio tutto l’anno.

Primo Maggio tutto l’annodi Pino Sciscione

Il 12 maggio si è tenuta la presentazione del volume di Sandro Trani, “Il vento racconta”. Si è respirato un clima di commozione, di ricordi, di autenticità.

Inutile dire che Sandro è per molti – per noi del “Colle Rosso” in particolare – un amico, un compagno, un punto di riferimento, una guida, un esempio di one-stà, generosità, intelligenza, umiltà e impegno. A quell’incontro sono intervenuti Luisella Fanelli, Mario Ronci, Alberto Alberti, Cesare Bove, tanti ragazzi, che hanno letto passi del libro, e lo stesso autore. Anch’io ho avuto l’onore di fare un breve intervento. Eccone una sintesi. “Il vento racconta” è una raccolta di rac-conti diversissimi: storie erotiche, poliziesche, di fan-tascienza, d’amore, di ricordi, di solitudine, di emar-ginazione. Eppure nonostante l’eterogeneità, questi frammenti sono tenuti insieme, come tessere di un mosaico, da una serie di fili conduttori che disegnano un discorso narrativo unico. Vi è anzitutto il “viaggio”, inteso in senso simbolico, come possibilità di cono-scenza e scoperta. A nulla importa la distanza percor-sa. Così, anche un giro in tram (la mitica Circolare Ros-sa) tra i quartieri di Roma può divenire un momento di scoperta, il primo momento di felicità nella vita di un bambino. Perché la felicità, in fondo, è nelle picco-le cose, nel desiderio di libertà. Questi racconti sono un distillato, un campionario di tutto il male del mon-do: morte, emarginazione, dolore, solitudine. Eppure

per tutta questa sofferenza, per tutte queste brutture dell’umanità, ci sono degli antidoti, dei contravveleni. Anzitutto l’amore per la bellezza: l’arte, l’architettura, la pittura, la musica, il cinema. Leggendo il libro si per-corre un itinerario tra tutte le cose belle del mondo, per cui vale la pena vivere. Su tutto domina la poesia, la madre di tutte le arti. Ma anche l’erotismo e l’amo-re sono simbolo della bellezza. Nonostante la profon-dità e la drammaticità dei temi affrontati, i racconti non cadono mai nel patetico, perché c’è un secondo antidoto: l’ironia. Brutture, meschinità e dolore si su-perano attraverso l’ironia. Tra i personaggi domina-no le donne: forti, fiere, coraggiose, combattive. Tra i molti luoghi domina Roma. Roma, la città in cui San-dro è nato, la città che ama. Tuttavia, la Roma di cui parlano i racconti probabilmente non esiste più. Una Roma incantata, fatta di piccoli quartieri in cui tutti si conoscevano, di mestieri che ormai non si fanno più. È una città rimasta conservata dentro un’ampolla. Ep-pure tutto questo materiale umano e ideale riesce a farsi letteratura solo attraverso lo stile. Lo stile di San-dro Trani è semplice e lineare, mai affettato e ampol-loso. Con la capacità di un pittore riesce sempre con due semplici pennellate a costruire una scena carica di poesia. Per queste ragioni ci auguriamo che a questo “vento” ispirato, che dà il titolo al libro, non passi mai la voglia di raccontare.

Sperando che il vento non smetta mai di raccontaredi Angelo Delogu

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