Collaboration Organization
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Disciplined Collaboration (*)
Corso di Organizzazione Aziendale
Guido Uglietti, PhD
(*) Lezione tratta da “Collaboration” di Morten Hansen (2009)
Collaboration by Morten Hansen (2009)
“good collaboration amplifies strength, but poor collaboration is worse than no
collaboration at all”
(Jim Collins)
Qual è la differenza tra la buona e la cattiva collaborazione?
Come e quando collaborare?
1
La nascita dell’iPod
La capacità di innovare
della Apple è certamente
legata alla capacità di
collaborare.
Il successo della Apple
dipende certamente dalla
capacità di sviluppare
software semplice e
affidabile e dal magnifico
design dei
prodotti. Questi elementi
sono favoriti dalla
collaborazione.
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Nel 2003 Sony decide di rispondere
alla sfida Apple (iPod, iTunes)
Punti di forza Sony
1) Sony ha introdotto il Walkman nel
1979 inventando il concetto della musica
personale ovunque
2) Nel 2003 Sony fatturava 62 billion $
contro i 6,2 billion $ della Apple
3) Sony possedeva i contenuti essendo
anche una casa discografica
4) Sony nel 2003 era ancora leader nella
miniaturizzazione dei dispositivi. La batteria
negli iPod era un prodotto Sony!
Una collaborazione difficoltosa
Sony Connect Store, 2005
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Sembravano esserci i presupposti migliori per lanciare la sfida alla Apple, ma un
elemento cruciale era stato sottovalutato: la collaborazione necessaria.
Connect era una progetto articolato che richiedeva la collaborazione di cinque
divisioni:
• il gruppo che si o occupava dei personal computer che era a Tokyo
• Ia divisione che si occupava dei dispositivi Walkman
• gli specialisti che si occupavano di flash memory
• Sony Music USA
• Sony Music Japan
Howard Stringer, responsabile delle operations in U.S., non aveva autorità sulle
divisioni in Giappone…
Una collaborazione difficoltosa
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Stringer constatò che:
1) Il software Connect sviluppato in Giappone era difficile da usare
2) Il team di Tokyo aveva scelto la tecnologia MiniDisc invece di un semplice HD
3) Inoltre i giapponesi avevano imposto il formato ATRAC invece del formato MP3
“Its impossible to communicate with everybody when you have that many silos”
(Stringer)
Nel marzo del 2004 il risultato di Connect, frutto di un progetto tortuoso, si rileva
un fallimento di mercato.
Una collaborazione difficoltosa
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Nel novembre del 2004 Stringer convince il CEO di Sony (Nobuyuki Idei) a
raggruppare tutti gli attori necessari sotto un’unica divisione di prodotto: Connect.
Tuttavia, gli specialisti che si occupano di flash memory non vengono spostati a
causa di resistenze politiche e parte dello sviluppo viene affidato ad una società
esterna della Silicon Valley (Kinoma), ma gli sviluppatori Sony si dimostrano poco
collaborativi con quelli di Kinoma.
Risultato:
• il software Connect alla fine del 2005 non era migliorato più di tanto;
• nel 2007 Stringer decide di chiudere il progetto Connect.
Nelle attività complesse di una organizzazione una collaborazione efficace è
un prerequisito necessario.
Una collaborazione difficoltosa
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Collaborare in un territorio ostile
La Sony nel 2003 era una azienda decentralizzata in cui le singole business unit
erano abituate a competere tra di loro.
Collaborare troppo (overcollaborating)
In BP si è registrata la proliferazione di network e sub-network e la tendenza alla
moltiplicazione dei meeting. Spesso questo scambio di informazioni era diventato
una abitudine senza un preciso scopo.
Sovrastimare i vantaggi che si possono ottenere
E’ tipico in occasione di operazioni di M&A (Es. Sony e Columbia Pictures nel
1989) in cui si stimano importanti sinergie che puntualmente non si manifestano.
“Synergy: big wind, loud thunder, no rain. Its great to talk about conceptually … but
at the end of the day its minimal” (1)
(1) Global Entertainment (A Special Report): Hollywood-Missing Links: Synergy Benefits Have So Far
Eluded the Entertainment Giants, Wall Street Journal, March 26, 1993.
Le trappole della collaborazione
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Sottostimare i costi
Le persone che lavorano in due divisioni indipendenti spesso non si fidano gli uni
degli altri e pensano che gli altri stiano solo agendo per massimizzare il loro
profitto individuale. Nascono conflitti che costituiscono costo notevole sia per il
tempo speso da parte del management, ma soprattutto per i mancati risultati.
Sbagliare la diagnosi dei problemi
A volte, ad esempio, si pensa che il problema sia la mancanza di competenze
all’interno della organizzazione invece il vero problema è la mancanza di volontà
nel voler collaborare a costituire il reale problema.
Implementare la soluzione sbagliata
Ad esempio investendo in un sofisticato sistema informatico di knowledge
management per scoprire alla fine che le persone non lo utilizzano e non
intendono farlo.
Tutte queste trappole portano a una cattiva collaborazione: molti attriti e
pochi risultati!
Le trappole della collaborazione
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La capacità del leader di comprendere quando collaborare instillando nei
collaboratori sia la volontà che la capacità di collaborare.
Primo passo: valutare le opportunità di collaborazione. Lo scopo della
collaborazione non è fine a se stesso, ma è quello di raggiungere i risultati
prefissati. Non è un fine, ma un mezzo. (Es. capacità di innovare nel caso della
Apple)
Secondo passo: individuare le barriere che impediscono la collaborazione.
• not-invented here barrier
• hoarding of expertise barrier
• search barrier
• transfer barrier
Terzo passo: mettere in pratica la giusta soluzione per eliminare le barriere
identificate.
• unification lever
• people lever
• network lever
Soluzione? Disciplined Collaboration
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La disciplined collaboration mette assieme i vantaggi del saper lavorare in
autonomia quando questo è possibile con la capacità di saper identificare e
proporre i progetti che richiedono la collaborazione degli specialisti che lavorano in
diverse aree della organizzazione.
Soluzione? Disciplined Collaboration
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Migliore capacità di innovazione (better innovation)
Persone con differenti competenze e background possono generare nuove idee
interagendo ad esempio trasferendo alcune prassi o tecnologie da un ambito all’altro
della organizzazione. Generazione di nuove idee. Ricombinazione. Es. la storia della
P&G è una storia di ricombinazioni fin dal 1837 quando William Procter e James
Gamble cominciarono a collaborare facendo rispettivamente candele e sapone.
Migliori vendite (better sales)
Ad esempio attraverso il cross-selling ovvero la vendita di più prodotti o servizi alla
stessa base clienti. Es. nel 1998 Norwest e Well Fargo si fusero e la realtà combinata
fu in grado di sfruttare la formidabile capacità di cross-selling di Well Fargo sui clienti di
Norwest.
Migliore efficienza ed efficacia delle attività operative (better operations)
I costi vengono abbattuti trasferendo delle pratiche di successo da una business unit
ad un’altra all’interno di una organizzazione. Es. Deborah Copeland che si occupava
dei minimarket negli Stati Uniti ha potuto diminuire le scorte in giacenza nei minimarket
del 26% (20% in meno del capitale operativo) applicando i risultati di un progetto pilota
di colleghi inglesi e olandesi.
I possibili vantaggi
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I possibili vantaggi
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Det Norske Veritas (DNV)
è specializzata nella
classificazione delle navi e
nel fornire servizi di
risk-management.
Nel 2006 Henrik Madsen
lancia una nuova strategia
basata sul cross-selling.
Una delle opportunità più
importanti fu la vendita
di servizi di IT risk
management alle altre
business unit.
La matrice della collaborazione
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Caso DNV. Collaborazione tra la business unit delle certificazioni e la consulenza in
ambito risk management per i clienti food.
Collaboration Premium = return on project - opportunity costs - collaboration costs =
$40 million - $25 million - $20 million
return on project = incremento dei ricavi grazie alla collaborazione
opportunity costs = vendite mancate in altri ambiti (Es. risk management ambito IT)
collaboration cost = vendite mancate a causa del tempo perso in discussioni
Diversi elementi ci portano a voler rinunciare:
1) La collaborazione era costosa se paragonata ai benefici attesi;
2) Le persone che si occupavano di certificazioni erano spaventate all’idea di
introdurre i colleghi consulenti presso i loro Clienti;
3) I vantaggi che si ottenevano in ambito IT risk management erano senz’altro più
elevati.
Quando dire no alla collaborazione
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Conosciamo o abbiamo sperimentato le difficoltà che insorgono nei tentativi di
collaborare anche quando è evidente che la collaborazione è sana e indispensabile.
Qual è la sorgente primaria a livello organizzativo che genera le barriere alla
collaborazione?
Nelle organizzazioni è stata introdotta la decentralizzazione. Per ogni unità
organizzativa si assegna un manager con delle chiare linee di responsabilità. Si
introducono delle metriche per valutare il raggiungimento dei singoli obiettivi e si
collega al conseguimento di essi un bonus. Col passare del tempo i singoli manager
si abituano a massimizzare solo i propri obiettivi e l’organizzazione diventa una
collezione di SILOS.
Sono le moderne pratiche manageriali a creare le barriere alla collaborazione!
La collaborazione disciplinata richiede che l’organizzazione sia decentralizzata, ma
anche coordinata…
Chi è il nemico della collaborazione?
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1.not-invented here barrier
2.hoarding of expertise barrier
3.search barrier
4. transfer barrier
Le prime due barriere sono barriere di di tipo motivazionale, mentre le ultime
due sono barriere che concernono le competenze che si hanno a disposizione.
Le quattro barriere
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Not-invented here
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In HP negli anni ’90 era stato lanciato un programma per trasferire le migliori
pratiche di gestione all’interno della organizzazione. Ad esempio, il tempo
necessario per evadere l’ordine di un PC in Francia era superiore a quello
impiegato in Belgio, ma ai manager francesi non interessava imparare dai
colleghi del Belgio!
Quali sono le cause?
Alcune persone non richiamano i colleghi che li hanno cercati per chiedere
aiuto o non condividono alcun tipo di informazioni senza ammetterlo
apertamente.
Hoarding of expertise barrier
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Se solo sapessimo ciò che sappiamo! Le persone possono spendere molto del
loro tempo nel cercare le informazioni e le competenze di cui hanno bisogno.
Quali sono le cause?
Stanley Milgram -> Small-world
Search barrier
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In questo caso il problema riguarda le abilità (SKA) delle persone che devono
assorbine nuove conoscenze e che possono trovare difficile apprendere il nuovo
knowledge perché carenti di alcune competenze necessarie.
Quali sono le cause?
No common frame: le persone che non si conoscono non hanno un frame
comune (Angelo Dundee e Muhammad Ali).
Weak ties: non sanno come comunicare problematiche sofisticate e non
condividono la stessa terminologia.
Transfer barrier
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Quale barriera alla
collaborazione è
presente nella
organizzazione che
vogliamo analizzare?
Assessment
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Assessment
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Quale barriera alla
collaborazione è
presente nella
organizzazione che
vogliamo analizzare?
• unification lever
• people lever
• network lever
Soluzioni personalizzate
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1. unification lever
2. people lever
3. network lever
Soluzioni personalizzate
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1. Il primo passo per procedere alla unificazione delle persone che
collaborano in una organizzazione è quello di creare degli obiettivi
comuni;
2. Il secondo passo consiste nel riferirsi a dei valori condivisi;
3. Il terzo passo è parlare il linguaggio della collaborazione.
President Kennedy: “I believe that this nation should commit itself to
achieving the goal, before this decade is out, of landing a man on the moon
and returnin him safely on Earth” (21 novembre 1962)
obiettivi comuni
Affinchè l’obiettivo comune sia efficace deve rispettare alcuni criteri:
• L’obiettivo comune deve creare un destino unificante (a common fate);
• L’obiettivo deve essere semplice e concreto;
• L’obiettivo deve creare passione;
• L’obiettivo deve portare il centro della competizione al di fuori della
organizzazione.
Prima leva: unificare le persone
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valori condivisi
SAP (leadership competencies) Ensure involvement of the appropriate people
inside SAP (across roles, departments, and locations) to accomplish goals.
Criteri:
• Combattere la collaborazione solo in piccoli gruppi promuovendo la
collaborazione in senso ampio nell’intera organizzazione;
• Anche il top management deve essere un esempio di comportamento
mostrando chiaramente che mette in pratica la collaborazione;
• Ricordare sempre che il fine non è collaborare, ma raggiungere migliori risultati.
linguaggio della collaborazione
Nel management il linguaggio conta e ciò che non era vero all’inizio si radica
istruendo i vari collaboratori e premiando questi comportamenti. Se diciamo, ad
esempio, che l’interesse personale è la cosa più importante perché il mondo
funziona così questo concetto si radicherà.
Prima leva: unificare le persone
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Lone stars: persone che sono estremamente capaci a svolgere compiti su
base individuale, ma che non sono in grado di collaborare.
Butterflies: persone che collaborano molto all’interno della organizzazione,
ma che faticano a completare i loro compiti individuali.
Seconda leva: T-shaped management
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Seconda leva: T-shaped management
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Come è possibile espandere il T-
shaped management team?
1) Diminuire il numero di laggards…
2) Promuovere e reclutare T-shaped
manager;
3) Attivare meccanismi di pay-for-
performance che tengano in conto sia
il lavoro individuale sia quello svolto
collaborando;
4) Promuovere il coaching per i manager
che non esprimono delle buone
performance nella collaborazione
coinvolgendo anche i colleghi…
Seconda leva: T-shaped management
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Terza leva: costruire nimble networks
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Terza leva: costruire nimble networks
Identificare opportunità - Prima regola: build outward
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Terza leva: costruire nimble networks
Identificare opportunità –
Seconda regola: puntare alla diversità piuttosto che all’estensione
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Terza leva: costruire nimble networks
Identificare opportunità –
Terza regola: costruire weak ties piuttosto che gli strong ties
In un network è il numero di bridge (connectors) verso mondi che non
conosciamo o frequentiamo che apporta il maggior valore.
Ad esempio, è più efficace tentare di trovare un nuovo lavoro attivando contatti
di tipo weak ties.
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Terza leva: costruire nimble networks
Identificare opportunità – Quarta regola: preferire i bridge
In un network è il numero di bridge verso mondi che non conosciamo o
frequentiamo che apporta il maggior valore.
34Fonte: Burt
Terza leva: costruire nimble networks
Catturare valore – Quinta regola: swarm the target
Come affrontare un nuovo interlocutore per ottenere la sua collaborazione:
• Menzionare una persona in comune che si conosce;
• Portare con sé una persona che conosce entrambi e che può introdurci.
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Terza leva: costruire nimble networks
Catturare valore – Sesta regola: creare strong ties
Molotov cocktail = weak ties x complicated knowledge
Easier transfer = strong ties x complicated knowledge
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Nimble network
Nimble network = identify opportunities x capture value
Built outward
Diverse
Many weak ties
Many bridges
Swarming targets
Switching to strog ties
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