Coldiretti milano e lodi

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ANNO XIX - N. 9 MENSILE - Poste Italiane SpA - Spedizione in abb. postale - D.I. 353/2003 (conv. in L. 7/02/04 n. 46) art 1, comma 2, dcb Milano - OTTOBRE 2011 DIREZIONE E AMMINISTRAZIONE VIA RIPAMONTI, 37/A 20136 MILANO - TELEFONO 02/5829871 Anticipare i contributi Pac per aiutare le aziende a resistere alla crisi. La Coldiretti ha chiesto alla Regione Lombardia che anche nel 2012 vengano erogati prima, con proprie risorse finanziare, i fondi Ue previsti per il prossimo anno. Si tratterebbe di imopegnare una cifra fra i 200 e i 300 milioni di euro in attesa dei fondi di Bruxelles. “In questo momento – spiega Carlo Franciosi, Presidente della Coldiretti di Milano Lodi e Monza Brianza– non possiamo permetterci di arretrare di un solo passo di fronte alla crisi e l’anticipo della Pac rappresenta uno degli strumenti che la Lombardia può mettere in campo, nell’ambito del Patto per lo sviluppo, per difendere una parte importante del suo tessuto economico e produttivo”. Intanto è arrivata la ferma presa di posizione della Coldiretti nazionale sul progetto europeo di riforma della Pac. SERVIZIO A PAG. 5 Aumenta l’estensione media e anche il numero degli occupati che non hanno legami di famiglia con il titolare dell’impresa Le aziende diventano più grandi Primi risultati dell’ultimo censimento dell’agricoltura fra Milano, Lodi e Monza Brianza Una filiera più forte: in arrivo il primo pane a km zero di Milano SERVIZI A PAG. 2 e 3 Iniziativa realizzata con il contributo di Regione Lombardia Direzione Generale Agricoltura Latte, siglato l’accordo sul prezzo per le stalle della Lombardia SERVIZIO A PAG. 4 SERVIZIO A PAGINA 4 Così lo Stato tradisce i prodotti Made in Italy Lo Stato italiano promuove le vendite all’estero della bresa- ola uruguaiana ma anche la finocchiella, il salame toscano e il culatello prodotti negli Stati Uniti e venduti a New York dalla salumeria Rosi del Gruppo Parmacotto il quale ha appena sti- pulato un vantaggioso accordo che prevede un investimento di ben 11 milioni di euro nel proprio capitale sociale da parte di Simest, una società per azioni controllata dal Ministero dello Sviluppo Economico con la partecipazione di privati. Lo ha denunciato il presidente della Coldiretti Sergio Marini al Forum Internazionale dell’alimentazione di Cernobbio nella sessione dei lavori dedicata alla legalità come fattore di crescita. SERVIZIO A PAG. 7 Intanto il Presidente nazionale Sergio Marini boccia la riforma europea che danneggia l’Italia “La Regione anticipi le risorse Pac” La richiesta di Coldiretti per sostenere le imprese contro l’assalto della crisi

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ANNO XIX ­ N. 9 MENSILE ­ Poste Italiane SpA ­ Spedizione in abb. postale ­ D.I. 353/2003 (conv. in L. 7/02/04 n. 46) art 1, comma 2, dcb Milano ­ OTTOBRE 2011DIREZIONE E AMMINISTRAZIONE VIA RIPAMONTI, 37/A 20136 MILANO ­ TELEFONO 02/5829871

Anticipare i contributi Pac per aiutarele aziende a resistere alla crisi. La Coldirettiha chiesto alla Regione Lombardia cheanche nel 2012 vengano erogati prima,con proprie risorse finanziare, i fondi Ueprevisti per il prossimo anno. Si tratterebbedi imopegnare una cifra fra i 200 e i 300milioni di euro in attesa dei fondi diBruxelles. “In questo momento – spiegaCarlo Franciosi, Presidente della Coldirettidi Milano Lodi e Monza Brianza– nonpossiamo permetterci di arretrare di unsolo passo di fronte alla crisi e l’anticipodella Pac rappresenta uno degli strumentiche la Lombardia può mettere in campo,nell’ambito del Patto per lo sviluppo, perdifendere una parte importante del suotessuto economico e produttivo”. Intantoè arrivata la ferma presa di posizionedella Coldiretti nazionale sul progettoeuropeo di riforma della Pac.

SERVIZIO A PAG. 5

Aumenta l’estensione media e anche il numero degli occupati che non hanno legami di famiglia con il titolare dell’impresa

Le aziende diventano più grandiPrimi risultati dell’ultimo censimento dell’agricoltura fra Milano, Lodi e Monza Brianza

Una filierapiù forte:in arrivoil primopane

a km zerodi Milano

SERVIZI A PAG. 2 e 3

Iniziativa realizzata con il contributo diRegione Lombardia

Direzione Generale Agricoltura

Latte, siglatol’accordosul prezzo

per le stalledella Lombardia

SERVIZIO A PAG. 4 SERVIZIO A PAGINA 4

Così lo Stato tradiscei prodotti Made in ItalyLo Stato italiano promuove le vendite all’estero della bresa-

ola uruguaiana ma anche la finocchiella, il salame toscano eil culatello prodotti negli Stati Uniti e venduti a New York dallasalumeria Rosi del Gruppo Parmacotto il quale ha appena sti-pulato un vantaggioso accordo che prevede un investimentodi ben 11 milioni di euro nel proprio capitale sociale da partedi Simest, una società per azioni controllata dal Ministero delloSviluppo Economico con la partecipazione di privati. Lo hadenunciato il presidente della Coldiretti Sergio Marini al ForumInternazionale dell’alimentazione di Cernobbio nella sessionedei lavori dedicata alla legalità come fattore di crescita.

SERVIZIO A PAG. 7

Intanto il Presidente nazionale Sergio Marini boccia la riforma europea che danneggia l’Italia

“La Regione anticipi le risorse Pac”La richiesta di Coldiretti per sostenere le imprese contro l’assalto della crisi

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2 - Il Nuovo Grano Ottobre 2011Territorio

Il quadro della situazione è stato tracciato durante l’ultima assemblea della Federazione che si è tenuta a Parabiago

“Una nuova strada per le imprese”Franciosi: “In dieci anni abbiamo valorizzato le produzioni e diversificato i redditi delle aziende”

gli agricoltori e di Coldiretti si è scontra-ta con la chiusura delle industrie di fron-te alla possibilità di riequilibrare la filierae i margini di guadagno in essa conte-nuti. Da allora il nostro cammino non si èpiù fermato, pur tra difficoltà e rallenta-menti. Con la legge sulla multifunziona-lità abbiamo dato alle aziende l’oppor-tunità di diversificare, sperimentare, tro-vare e applicare nuove fonti di redditoall’interno di una più generale strutturaagricola.

Con la nostra opposizione agli Ogm,e si siamo stati gli unici e i primi a pren-dere questa posizione chiara, difendia-mo le nostre produzioni che rischiamodi essere schiacciate dalla massificazio-ne mondiale e dalle quattro multinazio-nali che in tutto il pianeta hanno il con-trollo della distribuzione delle sementi.Inoltre, il nostro no agli Ogm è giustifica-to sia dal fatto che la gente non li vuolesia dall’elementare principio della pru-denza su quelli che possono essere sulcorpo umano gli effetti di mangiare ali-menti geneticamente modificati. Mase il consumatore non sa cosa mangiae da dove arrivano i prodotti comepuò scegliere? Per questo e per difen-dere quello che facciamo noi sui nostricampi e nelle nostre stalle, la Coldirettinon ha mai smesso di chiedere l’eti-chetta d’origine su tutto quello che vie-ne portato in tavola, come finalmenteè successo per anche per prodotti co-me frutta e verdura fresca, latte frescoe olio, tanto per fare qualche esempio.

Spesso le lobbies industriali su questoci hanno fatto una guerra sotterranea,silenziosa e feroce, perché sapevanobene che fino a oggi hanno campatosul valore dell’Italia come patrimonioagroalimentare usando però semprepiù spesso materie prime che arrivanodall’estero: dal latte alla carne di maia-

le. L’azione di Coldiretti, grazie alla Fon-dazione Campagna Amica, ha porta-to una ventata di aria fresca e di chia-rezza fra i consumatori che adesso, do-po il lavoro compiuto in questi anni,chiedono sempre più di sapere cosaportano in tavola.

Per questo vengono nei nostri mer-cati, vanno nelle nostre cascine e chie-dono anche alla grande distribuzione i prodotti del territorio e cibo che arrivida filiere controllate e trasparenti.

I mercati sono diventati lo strumentoper sostenere le grandi produzioni ditutte le nostre aziende, non solo di quel-le che partecipano alle vendite dirette.Attraverso i farmers’ market, infatti, ab-biamo creato una maggiore sensibilitàdei consumatori che costringe ancheimportanti realtà di vendita a rivolgersia chi offre prodotti dei territorio e a pub-blicizzarli e offrirli come tali.

L’ultimo esempio è l’accordo strettocon i panificatori di Milano per il paneprodotto con il frumento delle nostreaziende.

I mercati rappresentano quindi ilmeccanismo per scardinare vecchiequilibri di filiera e portare vantaggi atutto il settore agricolo, non solo a quel-lo impegnato nelle vendite dirette.

Basta vedere quello che avvienenelle mense scolastiche, dove gli stessigenitori hanno chiesto per i loro figli ci-bo di maggiore qualità e legato al terri-torio, una domanda che sta comin-ciando a essere esaudita grazie all’ac-cordo stipulato con Milano Ristorazio-ne.

Ma tutto questo è solo un esempiodella grande spinta sociale innescatada Coldiretti verso i prodotti agricoli delterritorio, verso il Made in Italy, contro lamassificazione dei gusti e contro lacancellazione delle identità che nel-l’agroalimentare sono il vero valore ag-giunto e la garanzia di qualità di qualsi-asi prodotto. Ma il cibo c’è se rimango-no gli agricoltori e questi ultimi restanose c’è la terra, un bene non riproducibi-le sempre più minacciato dall’espan-sione edilizia, dalle grandi strade, daipannelli solari che finiscono sul suolo in-vece che sui tetti delle case o delle stal-le. E siamo stati gli unici a livello regiona-le a proporre regole per la diffusione diquesti impianti e la tutela delle nostreterre.

Anche perché per la prima volta inLombardia siamo scesi sono la sogliapsicologica del milione di ettari agricoli.Non è un dato di poco conto, visto chenegli ultimi anni abbiamo perso decinedi migliaia di ettari di campi coltivati.

Non si può continuare così all’infinito,per questo servono regole chiare chetutelino sviluppo e agricoltura ancheperché le due parole non sono in con-correnza fra loro. Anzi, fra loro collabo-rano e l’agricoltura può e deve diven-tare un nuovo modello di sviluppo. E noilo abbiamo dimostrato proprio la crea-zione della Filiera Agricola Italiana.

Proprio l’altro giorno abbiamo firma-to l’accordo per il pane di Milano, mastiamo lavorando anche a patti per lafiliera del latte e della carne. E non ab-biamo certo intenzione di fermarci qui”.

Carlo FranciosiPresidente Coldiretti

Milano Lodi Monza-Brianza

All’ultima assemblea della Coldirettidi Milano Lodi e Monza Brianza, che si ètenuta a Parabiago il mese scorso èstato approvato l’aggiornamento delloStatuto della Federazione, è stata an-nunciata la dedica di una piazza delComune alla storica figura di Nino Piso-ni e poi si è fatto il punto sulla costruzio-ne della filiera agricola italiana e suquello che significa, in termini di redditoe di sviluppo, per le aziende. All’annun-cio della dedica della piazza alla me-moria dello storico rappresentante diColdiretti Nino Pisoni erano presenti lavedova Ada Repossini e il nipote Alber-to Pisoni che in rappresentanza di tuttala famiglia hanno espresso la loro com-mozione e soddisfazione per questa in-titolazione della piazza e sono stati mol-to contenti dell’affetto dimostrato datutta la Coldiretti. Il Presi-dente Carlo Franciosi haquindi tracciato il qua-dro della situazione sulterritorio e poi si è con-frontato con gli assessoriLuca Agnelli di Milano,Matteo Boneschi di Lodie Daniele Petrucci diMonza. L’assessore LucaAgnelli ha ricordato il va-lore delle vendite direttee l’ultimo accordo sulpane rustico di Milanoche è il primo accordodi filiera tra agricoltori,panificatori e provincia.Inoltre ha ribadito la vo-lontà di proseguire nellavalorizzazione dei pro-dotti locali anche in collaborazionecon le altre province di Monza e di Lodi.Matteo Boneschi ha ricordato che laProvincia di Lodi sta lavorando a unprogetto che veda premiati i prodottilocali anche nelle mense pubbliche at-traverso meccanismi premianti all’inter-no dei capitolati di appalto dei comu-ni. Daniele Petrucci di Monza ha rimar-cato la volontà di cooperare con le al-tre province sulla diffusione di prodottidel territorio, ha ricordato il progetto edella pasta al farro di Monza e ha rimar-cato il suo appoggio alla filiera agricolaitaliana. Presenti all’assemblea anchel’assessore regionale ai sistemi verdiAlessandro Colucci e il consigliere re-gionale Fabrizio Santantonio, oltre alPresidente del consorzio del Villoresi,Sandro Folli.Qui di seguito, il quadro tracciato dalPresidente Franciosi durante l’assem-blea:

“In dieci anni abbiamo aperto unanuova strada alle nostre imprese. E’questa la sostanza della Filiera AgricolaItaliana che Coldiretti sta costruendo sututto il territorio nazionale. E non si trattasolo di farmers’ market, spacci alimen-tari in cascina, fiere, punti di Campa-gna Amica e botteghe di CampagnaAmica, ma è un vero e proprio sistemache deve coniugare la caratteristicaagricola con l’efficienza logistica dellagrande azienda, con l’aggiunta di ac-cordi di fornitura con grandi realtà giàesistenti su filiere strategiche comequelle dei cereali, del tabacco, del-l’energia attraverso i Consorzi agrarid’Italia.

La Filiera Agricola Italiana è questo,ma anche molto altro. E’ un progetto ilcui sviluppo è potenzialmente infinito esta solo a noi decidere come e quantoportarlo avanti per il bene delle nostreimprese e di tutta l’agricoltura.

Tutto è partito con il Patto con il con-sumatore oltre dieci anni fa quando ciabbiamo messo la faccia, dicendo allagente che dietro al cibo che compra-vano c’erano delle persone e non deisemplici marchi commerciali, che quel-le persone erano e sono gli agricoltoriche volevano riprendersi la paternitàdei prodotti usurpata da abili strategiedi marketing che sempre più spessohanno fatto coincidere il cibo conqualche logo industriale, dimentican-do l’origine.

Con l’industria si è tentato di crearenuove strade di collaborazione e unpatto di filiera ma spesso l’apertura de-

IlPresidenteSergioMarini:così si vincequestasfida

Nelle parole di Sergio Marini, Pre-sidente nazionale di Coldiretti, icontenuti, le ragioni e gli obbiettividella sfida per un nuovo sviluppodel sistema agricolo italiano e perlo sviluppo delle no-stre imprese.

Chi siamo“Noi siamo quelli chehanno fiducia, per-chè pensiamo chel’agricoltura nono-stante i problemi fra10, 20, 30 anni ci sa-rà. Dico sempre: nonso se ci sarà la Fiat,ma l’agricoltura cisarà e sarà un’agri-coltura di qualitàche avrà mercato inItalia e nel mondo.Siamo quelli che vo-gliono farle le cose,s iamo quel l i del -l’economia reale, cioè quelli cheproducono qualcosa che serve al-la gente e non quelli che produco-no qualcosa che causa danni allagente. Questo è il buonsenso equesta è la Coldiretti di oggi e spe-riamo sia anche quella di domani,ma è la stessa Coldiretti del dopo-guerra”

L’Europa“Quello di permettere ai cittadini disapere da dove viene quello checonsumano è un fatto di civiltà,non è un fatto soltanto economiconell’interesse dei consumatori. E’ labattaglia che noi facciamo. Sem-pre non l’abbiamo vinta, però ilproblema di fondo non è che in Eu-ropa non ci vogliono bene perchéè normale, in Europa sono 27 eognuno fa, più o meno bene, i pro-pri interessi, poi ci vorrebbe che chidi noi va in Europa fosse altrettantobravo a fare gli interessi dell’Italia. Equesto è il problema di fondo”.

La Pac“Adesso c’è la riforma della Pac: inEuropa non è come in Italia, dove ilproblema lo si affronta 10 giorni do-po che è successo lo scandalo ol’inghippo. In Europa hanno l’abitu-dine di affrontare i problemi qual-che anno prima, ma noi, che sia-mo abituati ad affrontarli qualchegiorno dopo, quando andiamo lì lecose sono tutte fatte e così acca-de anche per la riforma della Pac.Quando negli uffici comunitari siparlava di come impostare la rifor-ma della Pac noi italiani non ci pre-occupavamo, tanto quel ministro,o quel funzionario, sapevano chequando la Pac sarebbe entrata invigore nel 2013 quel ministro o quelfunzionario non sarebbero stati piùtali. Se andiamo a Bruxelles a farevacanza è evidente che gli interes-si dell’Italia non li fa nessuno”.Come ripartire le risorse europee

“Le risorse devono andare agliagricoltori attivi. Agricoltori veri cheproducono cibo, contribuisconoall’occupazione e alla crescita e,soprattutto, vivono di agricolturalontani da logiche di rendita, in co-erenza con la strategia Europa2020. Difesa del budget, più effica-ci strumenti di mercato, assicura-zione al reddito, filiera corta, cen-tralità del lavoro e contrasto allarendita fondiaria sono alcuni degliimportanti obiettivi che l’Italia de-ve perseguire”.

Il rapporto con il consumatore“E’ evidente che l’unico meccani-smo per far sì che il progetto di filie-ra agricola italiana si realizza èconquistare spazi lungo la filieranella trasformazione, nella con-

centrazione dell’offerta, nella valo-rizzazione, ma anche uscire diretta-mente sul consumatore finale pervalorizzare il marchio distintivo del-l’italianità”.

Come si è sviluppa-ta la filiera agricola

italiana“Abbiamo iniziatocon le vendite diret-te, poi siamo passatiai farmers’ market epoi ai punti di Cam-pagna Amica, cioèbotteghe gestite da-gli agricoltori e ades-so parliamo di pic-coli negozi, distribuitisu tutto il territorio,grazie a un consorzionazionale produttori.Di fatto è vendita di-retta, ma inserita al-l’interno di un’orga-

nizzazione, di una logistica che as-somiglia un po’ a quello della Gdo.Sono sicuro che avranno successo,infatti i primi risultati dicono proprioquesto”.

La soluzione dei problemiè nell’agricoltura

“Agli agricoltori dico che devonocontinuare a fare quello che stan-no facendo: di più, meglio e piùvelocemente. Non è più il tempo incui possiamo pensare che le solu-zioni ai problemi dell’agricolturavengano da fuori. Dobbiamo con-vincerci di questo, altrimenti conti-nueremo per anni a lamentarcisenza risolvere i problemi. Quandoabbiamo avviato il progetto di va-lorizzazione dell’agricoltura, perrenderci appetibili nei confrontidella società, per distinguerci le-gandoci al territorio, abbiamo get-tato le basi per un’agricoltura di-versa in grado di competere quasida sola”.La filiera agricola italiana ci aiuta

contro la speculazione“Oggi il progetto di filiera agricolaitaliana rappresenta l’unica cosache c’è e l’unica possibilità cheabbiamo per uscire dalla morsa diuna competizione globale che ve-drebbe spazzata via la nostra agri-coltura. Visto che, io ritengo che inquesto Paese tra 40 anni, magarimodificata, ma ci sarà comunqueuna grande agricoltura, sta di fattocome trascorrerli questi 40 anni: im-pegniamoci tutti dentro a questoprogetto, ognuno può portarequalcosa”.

Il Made in Italy e quelloche può fare ciascuno di noi

“Il rischio che corriamo oggi è quel-lo di far vendere nel mondo il Ma-de in Italy senza più l’Italia. A noi laresponsabilità di crederci fino infondo al progetto che stiamo por-tando avanti, di qualificare semprepiù il messaggio del Made in italyall’interno del marchio della filieraagricola italiana, di realizzareognuno, per quello che è la pro-pria competenza, un pezzo della fi-liera perchè il futuro dell’agricoltu-ra italiana è in mano agli agricoltoriitaliani. Noi dobbiamo creare lecondizioni affinché la gente ap-prezzi il prodotto che viene daicampi italiani. Il meccanismo di di-versità italiana, purtroppo fateme-lo dire, non verrà tutelato dalla po-litica finchè questa sarà tropposensibile a chi ha il potere econo-mico ma è tutelato da noi se riusci-remo a credere nel progetto di fi-liera agricola italiana. Proviamocifino in fondo perchè non c’è altrastrada”.

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Verranno coltivati ettari di grano che una volta raccolto verrà trasformato in farina e quindi in pane da portare in tavola

Milano, nasce il “pan rustegh”Accordo per l’utilizzo e la valorizzazione anche economica del frumento delle nostre aziende

TerritorioOttobre 2011 Il Nuovo Grano ­ 3

La semina del grano partirà frapochi giorni e l’anno prossimo Mi-lano avrà il “pan rustegh”, il primopane del capoluogo lombardoprodotto grazie a una filiera corta,trasparente in ogni suo passaggioe a km zerocon materiap r i m a d e lterr itor io. I lp r o g e t t o ,nato dal lacollaborazio-n e f r a g l iagr icol tor id e l l aColdiretti Mi-lano e Lodi, ilC o n s o r z i oAgrario di Mi-lano e Lodi, ipanificatoridi Milano e laProvincia diMilano, de-butta oggip r e s s o l a“ C a s a d e lPane” al Ca-sello Ovest diPorta Vene-zia a Milano.Verranno se-minati oltrecento ettaridi campi a Milano, Abbiategrasso,Cuggiono e Magenta per una pro-duzione di frumento che si stimaarriverà a oltre 7 mila quintali daraccogliere fra giugno e luglio del-l’anno prossimo. Quindi il granoverrà portato in un mulino di Ab-biategrasso dove verrà macinatoa pietra e la farina così ottenutaservirà a produrre oltre un milione e300 mila pagnotte, il “pan rustegh”di Milano.“Quello che vogliamo è riafferma-re il legame fra cibo e territorio,

con la massima sicurezza e qualitàalimentare – spiega Carlo Francio-si, Presidente della Coldiretti di Mi-lano e Lodi - la chiarezza e la tra-sparenza sull’origine delle materieprime utilizzate sono una garanzia

p e r g l iagricolto-r i , p e r iconsuma-t o r i m aanche perg l i s tes s iar t ig ianidel panec h e i nq u e s t om o d opossonorafforzareancora dipiù il lega-me di fidu-cia con lagente cheogni gior-no acqui-sta un ali-m e n t os i m b o l odel man-g i a r e d itutti i gior-ni”.In provin-

cia di Milano – spiega la Coldiretti -sono quasi 2.800 gli ettari sui quali sicoltiva frumento tenero. In tutta laLombardia gli ettari sono oltre 65mila, con una resa di 5,6 tonnellateper ettaro, al di sopra di quella na-zionale che è di 5 tonnellate perettaro. Secondo gli ultimi dati dellaCamera di commercio, le famigliemilanesi spendono in media 50 eu-ro al mese per pane e cereali: siparte dai 40 euro per un nucleo didue persone fino ai 124 di chi haalmeno 3 figli.

Vantaggi per i produttori e per i consumatori in tutta Italia

Botteghe di Campagna Amica,boom fra Milano e la Brianza

Dopo gli spacci in cascina, dopoi farmers’ market adesso arrivano leBotteghe di Campagna Amica, inegozi con i prodotti degli agricol-tori italiani di Coldiretti. Sono già ol-tre cento in Italia e una decinahanno appena aperto in Lombar-dia con il 40 per cento concentratonelle province di Milano e MonzaBrianza. Le Botteghe – spiegaColdiretti – vogliono essere un’ulte-riore risposta alla richiesta dellagente di qualità, sicurezza alimen-tare e trasparenza sull’origine delcibo.

Un vantaggio per i produttori –sottolinea la Coldiretti - ma ancheper i consumatori che potranno ac-quistare l’intera gamma di prodottiitaliani, dal vino all’olio, dalle con-serve alle verdure, realizzati e tra-sformati dagli agricoltori. Dal cam-po alla tavola le arance della Sici-lia, per esempio, saranno in “vendi-ta diretta” a Milano, mentre il Gra-na Padano o salumi lombardi po-tranno essere acquistati a Roma,anche se non sarà presente perso-nalmente il produttore. Il progetto sifonda su: la Fondazione Campa-gna Amica, che garantisce origineitaliana e filiera degli agricoltori; ilConsorzio Produttori che è lo stru-mento per realizzare la “catena”;l’imprenditore agricolo e il puntovendita. Si tratta – aggiungeColdiretti - di un altro anello della fi-liera agricola italiana che, solo inLombardia, conta già cento far-mers’ market, 1.300 aziende di ven-dita diretta, mille fra agriturismi efattorie didattiche, 13 agrigelateriee un paniere di quasi 200 prodotti.

Le prime dieci Botteghe della na-scente rete lombarda sono: Il Cam-pagnino a Cremona, l’aziendaGambaretto di Rodigo (Mantova),la coop Fruttitalia di Monza, azien-da Riboldi di Triuggio (Monza Brian-za), la Bullona di Magenta (Milano),I Sapori italiani di Legnano (Milano),l’azienda Paganoni di Sondrio,l’azienda Bellavista di Varese e laCaprivalcuvia di Rancio Valcuvia(Varese).

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4 - Il Nuovo Grano Ottobre 2011Territorio

Agricoltura sempre meno familiare,ma sempre più impresa. E’ quantoemerge dall’analisi dei dati provvisoridell’ultimo censimento Istat sull’occu-pazione nel settore agricolo in Lombar-dia, dove ci sono sono 132 mila. E se ri-spetto a dieci anni fa, calano fra il 23 eil 25 per cento quelli in qualche modolegati fra loro da vincoli familiari con iltitolare dell’azienda (coniuge e paren-ti vari), aumentano invece di oltre il 45per cento gli addetti esterni, passatidai 23.660 del 2000 ai 34.457 del 2010(anno conclusivo della rilevazioneIstat).

Si tratta di un segnale di evoluzionedel tessuto produttivo che vede ridursiil tradizionale modello familiare a favo-re di uno più imprenditoriale di organiz-zazione dei fattori della produzione edi gestione del personale. E’ un pro-cesso molto concentrato negli ultimidieci anni e che è andato di pari passocon la riduzione delle aziende agricolee il contestuale aumento delle loro di-mensioni e dei terreni coltivati.

In dieci anni le imprese agricole so-no diventate più grandi: in provincia diMilano si registra un più 30 per cento sianella superficie agricola utilizzata (Sau)media, sia nella superficie aziendaletotale (Sat) media. Tra Monza e Lodil’incremento è tra il 25 e il 27 per cento.

Se le aziende si allargano, diminui-scono però i terreni a loro disposizione.In Lombardia, infatti, la Sau è scesa sot-to il milione di ettari con una variazio-ne, tra 2000 e 2010, di oltre il 5 per cen-to. Ancora più pesante la perdita nellasuperficie aziendale totale che fa se-gnare un saldo in negativo superiore al9 per cento. In entrambi i casi le dimi-nuzioni maggiori a livello provinciale sisono registrate nel milanese.

Scende anche il numero totale del-le aziende operative: se nel 2000 in Re-gione erano circa 71 mila, oggi supe-rano appena le 50 mila unità. Nella zo-na del capoluogo in dieci anni hannochiuso più di mille attività (meno 30 percento), a Monza sono diminuite diquasi il 26 per cento, nel lodigiano del22 per cento. Complessivamente, nel-le tre province, se ne sono perse più di1600. Questi dati rispecchiano l’anda-mento a livello nazionale, dove la dimi-nuzione è stata del 32 per cento, pas-sando da oltre 2 milioni e 400 mila a unmilione e 630 mila unità.

Ad essere colpito in modo partico-lare è il settore zootecnico, che nelleprovince analizzate ha fatto registrare

un doppio segno meno: non solo, in-fatti, cala il numero complessivo diaziende (meno 39 per cento a livelloregionale), ma anche quello dei capi.

Per spiegare la difficoltà del settore,basta analizzare i numeri del compar-to bovino: tra 2000 e 2010 in Lombardiale vacche e i tori allevati sono passatida un milione e 600 mila a un milione e480 mila (meno 7 per cento). Le perdi-

te nelle zone di Milano, Monza e Lodisono rispettivamente del 18 per cento,del 24 per cento e del 10 per cento,per un calo complessivo di 31 mila ca-pi.

Scenario analogo anche per i suini:degli oltre 106 mila, presenti a Milanodieci anni fa, ne sono rimasti poco piùdi 74 mila (meno 30 per cento). A Lodisono “scomparsi” quasi 50mila maiali

(meno 12 per cento), a Monza più dimille (meno 24 per cento).

La situazione di queste province di-venta ancora più grave se paragona-ta a quanto succede a livello regiona-le e nazionale dove il saldo è positivo:la Lombardia, infatti, ha fatto registrareun più 26 per cento rispetto a dieci an-ni fa, mentre in Italia si sono superati i 9milioni di capi (più 11 per cento).

A far rifiatare il settore dell’alleva-mento ci pensano gli equini che inBrianza, tra 2000 e 2010, sono aumen-tati del 37 per cento, rispetto al più 23per cento del milanese e al più 12 percento del lodigiano.

La realtà descritta dai numeri tra il2000 e il 2010 è la seguente: a Milano siè passati da 95.944 a 78.299 bovini eda 106.930 suini a 74.031, mentre gliequini sono aumentati da 1.828 a2.262. A Lodi i bovini sono passati da114.988 a 103.242, mentre i suini sonoscesi da 410.347 a 360.602 nel 2010.L’unico incremento si registra negliequini da 537 a 606. Nelle aree di Mon-za e della Brianza i bovini sono passatida 9.734 a 7.375, i suini sono scesi da5.079 a 3.840, mentre gli equini sono in-vece cresciuti da 651 a 896 nel 2010.Tutto questo all’interno di un panora-ma lombardo che vede gli allena-menti diminuiti di 10 anni da 35.403 a21.476, con un patrimonio zootecnicoche per i bovini è sceso da 1.606.285 a1.483.557, i suini sono cresciuti da3.840.094 a 4.854.797. Crescono anchegli equini che in dieci anni sono passatida 20.408 a 30.133.

La dimensione media aziendale èpassata in dieci anni, a livello regiona-le, da 14,6 a 18,4 ettari contro i 7,9 etta-ri della media italiana. Le imprese sonodiventate più grandi a Mantova, Bre-scia, Milano e Sondrio con aumentodelle superfici di oltre il 30 per cento. Lapunta massima di crescita è stata regi-strata da Pavia con il 47,4 per cento,mentre Lodi ha il record regionale intermini di superficie assoluta con 42,1ettari per azienda. I valori più bassi sitrovano a Lecco (6,2 ettari) e Varese(7,2 ettari). Le fasce montane e pede-montane sono anche quelle che han-no pagato di più in termini di estensio-ne negli ultimi dieci anni: Lecco haavuto un crollo di oltre il 36 per cento,Varese di quasi il 21 per cento e Comodi quasi il 24 per cento.

Cala il numero dei familiari che lavorano a fianco del titolare, mentre sale la quota degli occupati esterni

Meno aziende ma più grandiSecondo l’ultimo censimento in dieci anni c’è stato un aumento delle dimensioni

Provincee Regioni

SAU media2010

SAU media2000

Variazioni%

Varese 7,2 9,1 -20,9

Como 9,7 12,8 -23,8

Sondrio 17,2 13,2 30,4

Milano 27,8 21,1 32,1

Bergamo 11,2 9,8 13,9

Brescia 14,3 10,8 32,7

Pavia 26,1 17,7 47,4

Cremona 31,7 25,6 23,7

Mantova 19,3 14,7 30,7

Lecco 6,2 9,8 -36,6

Lodi 42,1 33,0 27,7

Monza e della

Brianza12,6 9,9 26,8

LOMBARDIA 18,4 14,6 25,8

ITALIA 7,9 5,5 44,4

LE DIMENSIONI DELLE AZIENDEAGRICOLE IN LOMBARDIA

Categoriadi manodopera aziendale

Persone2010

Persone2000

Variazioniassolute

Variazioni%

Conduttore 52.721 70.088 -17.367 -24,8

Coniuge che lavorain azienda 16.181 21.693 -5.512 -25,4

Altri componenti dellafamiglia che lavoranoin azienda

17.371 23.738 -6.367 -26,8

Parenti del conduttoreche lavorano in azienda 11.273 14.715 -3.442 -23,4

Totale manodoperafamiliare 97.546 130.234 -32.688 -25,1

Totale altra manodoperaaziendale 34.457 23.668 10.789 45,6

Totale manodoperaaziendale 132.003 153.902 -21.899 -14,2

OCCUPAZIONE IN LOMBARDIANEL SETTORE AGRICOLO

SOTTOPRODOTTI DERIVATI DAL LATTE COME MATERIE PRIME PER MANGIMI

Con nota dello scorso 26 settembre, il Ministero della Salute ha dettato le norme applicative sull’utilizzo come materie prime per mangimi dei sottoprodotti di origine animale derivati dal latte ed appartenenti alla Categoria 3 (la categoria di sottoprodotti di minor rischio per la salute umana ed animale).

Si tratta in particolare dei seguenti casi:

- Sottoprodotti di origine animale derivanti dalla fabbricazione di prodotti destinati al consumo umano (lettera e) dell’art. 10 del Reg. 1069/2009);

- Prodotti di origine animale, o prodotti alimentari contenenti prodotti di origine animale, i quali non sono più destinati al consumo umano per motivi commerciali o a causa di problemi di fabbricazione o difetti di condizionamento o altri difetti che non presentano rischi per la salute pubblica o degli animali (lettera f) dell’art. 10 del Reg. 1069/2009);

- Latte crudo e colostro derivante da animali vivi che non presentavano alcun sintomo di malattie trasmissibili

all’uomo o agli animali (lettera h) dell’art. 10 del Reg. 1069/2009). Per l’utilizzo di questi sottoprodotti come materie prime per mangimi, è necessario sottoporli preventivamente ad un trattamento di sterilizzazione (o UHT o HTST) presso un impianto riconosciuto di trasformazione. Tuttavia, la normativa comunitaria ammette una deroga consentendo l’utilizzo diretto per l’alimentazione animale di alcune categorie di “Prodotti” senza il preventivo trattamento sopra descritto. Si fa presente che tale deroga era già prevista dal Regolamento CE 79/2005, di modifica del Regolamento CE 1774/2002, ora abrogato.

Il Ministero, richiamando la normativa comunitaria, li individua come segue:

“Prodotti” di TIPOLOGIA 1

Riferimento normativo: Allegato X, capo II, sez. 4, parte II, comma 3, lettera a) del Regolamento 142/2011

“Prodotti” ottenuti da latte crudo o trattato termi camente ai sensi del Reg. 853/2004, allegato III, sez. IX, capo II, punto II.1, lettere a) e b)”, sottoposti almeno a:

- Trattamento UHT; - Sterilizzazione (Fc > o = 3 o 115°C per 15’ o equivalente; - Pastorizzazione o sterilizzazione seguita da essiccazione o

acidificazione (pH < 6 per almento 1h) “Prodotti” di TIPOLOGIA 2

Riferimento normativo: Allegato X, capo II, sez. 4, parte II, comma 3, lettera b), i)

“Prodotti” ottenuti da latte trattato termicamente ai sensi del Reg. 853/2004, allegato III, sez. IX, capo II, punto II.1, lettera a”

- Siero ottenuto da prodotti a base di latte non trattati termicamente, raccolto da almeno 16 h dopo la cagliata e con pH < 6 prima dell’invio all’allevamento

“Prodotti” di TIPOLOGIA 3

Riferimento normativo: Allegato X, capo II, comma 3, lettera b), ii)

“Prodotti” crudi o non trattati termicamente (o trattati diversamente dalle Tipologie 1 e 2)

Fanno comunque eccezione i fanghi di centrifugazione o separazione - che rientrano nella lettera e) dell’art. 10 del Reg. 1069/2009 – per i quali è necessario un trattamento termico ad almeno 70°C per 60 minuti o almeno 80°C per 30 minuti prima di essere immessi sul mercato come mangimi per animali d’allevamento. 350

SOTTOPRODOTTI DERIVATI DAL LATTEUSATI COME MATERIE PRIME PER MANGIMI

Durerà fino a marzo 2012 con quotazioni in crescita fino a 40,7 centesimi al litro

Fatto l’accordo sul prezzo del latteLatte, fatto l’accordo. All’inizio di

novembre è stata siglata l’intesa conItalatte (una delle principali industriedel settore)che preve-de in Lom-bardia unprezzo allastalla pari a40,3 centesi-mi al litro perle consegneda ottobrea dicembree 40,7 cen-tesimi al litroper quelleda gennaioa m a r z o ,IVA esclusae più i premiprevisti dall’attuale tabella qualità.

“Abbiamo migliorato le condizionidell’ultimo accordo scaduto a set-tembre e abbiamo dato alle impreseuna prospettiva per il futuro in un pe-riodo come questo che è già moltotormentato – spiegano Carlo Fran-

ciosi, Presidente della Coldiretti Mila-no, Lodi e Monza-Brianza e Nino An-dena presidente della Coldiretti

Lombardia –E’ stata unascelta di re-sponsabilitàper garanti-re la stabilitàdelle azien-de agricole,per difende-re il latte ita-liano e perdare sem-pre maggio-ri certezze aiconsumato-ri”.

L’accor-do rappre-

senta anche un punto di riferimentoanche per le altre regioni italiane, vi-sto che proprio la Lombardia, con 4milioni di tonnellate produce il 40 percento circa di tutto il latte italiano,con un valore alla produzione di cir-ca un miliardo e 467 milioni di euro.

Page 5: Coldiretti milano e lodi

SindacaleOttobre 2011 Il Nuovo Grano ­ 5

Anticipare i contributi Pac peraiutare le aziende a resistere allacrisi. La Coldiretti Lombardia hachiesto alla Regione che anchenel 2012 vengano erogati prima,con proprie risorse finanziare, i fon-di Ue previsti per il prossimo anno

“Si tratterebbe di mettere incampo una cifra fra i 200 e i 300milioni di euro che poi Bruxellesverserebbe nelle casse della Lom-bardia – spiega Nino Andena, Pre-sidente regionale della Coldiretti –in questo modo, considerata la si-tuazione economica, si darebbealle aziende l’ossigeno necessarioa sopravvivere e andare avanti”.

La crisi – spiega la ColdirettiLombardia – sta colpendo duro intutti i comparti agricoli: dal latte al-la carne, dall’ortofrutticoltura alflorovivaismo, le imprese stannofacendo i salti mortali in un settoreche a livello regionale ha un valo-re della produzione di 11,3 miliardidi euro, con una quota pari al 15,4per cento del totale italiano e checoinvolge oltre 220 mila addetti.

“In questo momento – spiegaCarlo Franciosi, Presidente dellaColdiretti di Milano Lodi e MonzaBrianza– non possiamo permetter-ci di arretrare di un solo passo difronte alla crisi e l’anticipo dellaPac rappresenta uno degli stru-menti che la Lombardia può met-tere in campo, nell’ambito delPatto per lo sviluppo, per difende-re una parte importante del suotessuto economico e produttivo”

Intanto è arrivata la ferma presadi posizione della Coldiretti nazio-nale sul progetto europeo di rifor-ma della Pac. “La proposta di rifor-ma della Politica agricola varatadalla Commissione Europea pre-mia chi ha tanta terra e non ci faniente”. E’ quanto dichiarato dalpresidente della Coldiretti, SergioMarini, in occasione dell’XI edizio-ne del Forum Internazionale del-l’Agricoltura e dell’Alimentazione,organizzato a Cernobbio. Il temadella revisione della Politica agri-cola comune (Pac) è stato al cen-tro di un dibattito al quale ha pre-so parte anche nel corso di un di-battito al quale hanno preso par-te, tra gli altri, anche il vicepresi-dente della Commissione Ue, An-tonio Tajani, e il presidente dellaCommissione Agricoltura Senato,Paolo Scarpa Bonazza Buora. “In-vece di definire gli agricoltori attiviin base a quello che effettivamen-te fanno, il testo - ha denunciatoMarini - varato dalla Commissioneli definisce solo in base alla quanti-tà di aiuti che ricevono premiandocosì le rendite e le dimensioni enon certo il lavoro e gli investimen-ti”. Con questa riforma, secondo ilpresidente della Coldiretti, “pa-ghiamo il prezzo di una storica as-senza dell’Italia nelle sedi comuni-tarie nei momenti in cui si prendo-no le decisioni importanti. In Euro-pa si è abituati a decidere con lar-go anticipo e non come da noidove affrontiamo i problemi gior-no per giorno dopo che si sono ve-rificati. Con questo atteggiamentomiope in Europa – ha continuatoMarini - l’Italia ha sempre perso nelpassato, perde oggi con questa ri-forma e, se non cambierà com-portamento, continuerà a perderenel futuro. Una situazione inaccet-tabi le di f ronte al la quale laColdiretti è pronta a mettere incampo ogni azione utile per realiz-zare una riforma più equa e giusta,visto che si prospetta per l’Italiauna trattativa tutta in salita”.

In gioco ci sono circa 6 miliardidi fondi comunitari all’anno per iprossimi sette anni ma, soprattutto,il futuro di oltre 17 milioni di ettari diterreno coltivato dal quale nasco-no produzioni da primato chedanno prestigio e competitività alMade in Italy nel mondo. “In un

momento di forte crisi economica– ha sottolineato il presidente dellaColdiretti - le risorse andrebbero,infatti, indirizzate verso un’agricol-tura che dà risposte in termini dicompetitività, occupazione, sicu-

rezza alimentare e soprattutto ver-so chi l’agricoltura la fa sul serio eci vive”.

Il testo varato dalla Commissio-ne premia invece le rendite e le di-mensioni anziché il lavoro, la quali-

tà e la produzione di cibo sano. Ol-tre a ciò, la proposta prevede unariduzione del budget (il 6 per cen-to, pari a circa 285 milioni di euro inmeno all’anno) che l’Italia nonmerita affatto visto e considerato

che in questo modo aumenterà inmodo significativo il divario tra le ri-sorse che il nostro Paese versa al-l’Unione Europea e quello che re-cupera attraverso la Politica agri-cola.

Iniziata la battaglia per cambiare l’ipotesi europea di nuovo riparto delle risorse che danneggerebbe in modo particolare l’Italia

“La Regione anticipi la Pac”Richiesta della Coldiretti per dare ossigeno alle aziende e renderle più forti contro la crisi

La lotta alla burocrazia, una leg-ge regionale (dopo quella già ap-provata a livello nazionale) perl’etichettatura d’origine obbligato-ria dei prodotti, la difesa del suoloagricolo e regole precise per leenergie rinnovabili. Sono questi al-cuni punti salienti che la Coldirettiha tenuto davanti all’ottava com-missione del consiglio della Lom-bardia per la discussione sul Testounico regionale in materia di agri-coltura.

“La parola chiave di questa legi-slatura è “semplificazione” – haspiegato la Coldiretti regionale - equindi chiediamo che vi sia davve-ro una sincronia tra i documenti ri-chiesti dai singoli enti pubblici. E’giusto che il SIARL (Sistema infor-matico regionale, ndr.) rinforzi ilruolo di detentore ufficiale di queidati che potrebbero essere facil-mente incrociati, alleggerendocosì di molto la burocrazia e de-materializzando effettivamente ilcarico di richieste che vengonopresentate alle aziende agricole”.

Inoltre sul fronte della semplifica-zione, sostiene la Coldiretti, i CAA(Centri di assistenza alla impreseagricole) rappresentano un’occa-sione che la Regione Lombardianon può lasciarsi sfuggire: “Nell’eradella semplificazione possono rap-presentare la svolta: tutte le infor-mazioni presenti nel fascicoloaziendale, potenziabile con ulte-riori documenti aggiuntivi che po-tranno completare la fotografiadell’azienda agricola di cui si trat-ta, saranno a portata di click. Ilpunto d’arrivo potrebbe essere:rafforzare il ruolo del fascicolo

aziendale, elevandolo a strumentoreale di sintesi e validazione di tuttele informazioni relative alle caratte-ristiche e alle attività svolte dalleaziende agricole”.

Il CAA è un’occasione su cui in-vestire – aggiunge Coldiretti - Il si-lenzio-assenso lo renderebbe asso-lutamente in linea con gli attualiorientamenti giurisprudenziali econ le costituende Agenzie delleImprese, rappresentando appienola sussidiarietà e la semplificazioneamministrativa.

Per quanto riguarda la difesadel suolo, servono “norme cogentiper gli enti locali che dovranno ap-plicare sul territorio, prevedendomeccanismi di disincentivazione dinuove opere urbanistiche” pun-tando al tempo stesso sul “recupe-ro e la riutilizzazione di fabbricati estrutture esistenti, tanto in areeagricole quanto in aree urbane,commerciali e industriali”.

Mentre sulle energie rinnovabili“urge una forte presa di posizionedella Regione, per costruire un per-

corso che preservi i suoli dalle miredi imprenditori lontani dall’agricol-tura e pronti a tutto pur di ottenereguadagni a breve termine. La no-stra preoccupazione per il territorioagricolo è rivolta a evitare un pae-saggio impoverito da estensioni dimais destinato agli impianti di bio-gas e “coltivazioni” di pannelli per ilfotovoltaico e dall’altro alla tutelaed al sostegno della categoria im-prenditoriale che rappresentiamo,affinchè gli agricoltori continuino acoltivare la propria terra”.

Testo Unico regionale in materia di agricoltura:ecco cosa propone la Coldiretti per la Lombardia

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6 - Il Nuovo Grano Ottobre 2011Speciale Villoresi

“Le piogge di inizio giugno hanno permesso la continuità della stagione senza grossi problemi di approvvigionamento per l’utenza”

Così diamo acqua all’agricolturaIl Presidente Folli spiega il lavoro del Consorzio Villoresi: dal Panperduto ai Navigli

Il Consorzio di Bonifica Est TicinoVilloresi (ET Villoresi) è un ente pub-blico economico a carattere asso-ciativo, parte del sistema regiona-le lombardo, operante nel rispettodella legge della Regione Lombar-dia n. 31/2008. L’attuale Consorzio,erede del Consorzio canali dell’Al-ta Lombardia costituito nel 1872 suiterreni irrigati dal futuro Canale Vil-loresi, è il risultato di un lungo pro-cesso che ha portato, per ultimo,alla fusione dei preesistenti Con-sorzio di Bonifica Eugenio Villoresi eConsorzio di Bonifica del Basso Pa-vese. Nel Consorzio sono inseritianche i territori irrigati con le ac-que derivate dai Navigli Grande,Bereguardo, Pavese e Martesana.

Il comprensorio amministrato,secondo in Italia per estensione,ha una superficie complessiva diquasi 280.000 ettari e si estende susette province (Milano, Lodi, Mon-za e Brianza, Pavia, Varese, Comoe Lecco). I confini naturali sono il Ti-cino, l’Adda, il Lambro e il Po. Ilconsorzio fornisce acqua tramite isuoi quasi 4.000 Km di canali a unterritorio di 264 Comuni, con 4 mi-lioni di abitanti.

Il nome del Consorzio è legatoal Canale Villoresi, ultima grandeopera idraulica lombarda in ordi-ne di tempo e ultimo canale delmillenario sistema dei Navigli mila-nesi.

Ogni anno distribuiamo oltre 5miliardi di litri d’acqua con la no-stra rete, la sua tutela è fonda-mentale per il futuro della Lombar-dia agricola e per la tutela del pa-esaggio lombardo.

In particolare, il Consorzio di bo-nifica Est Ticino Villoresi si occupadi: distribuire le acque superficialia fini irrigui, ottimizzare l’uso delleacque superficiali, sotterranee ereflue depurate, bonificare il terri-torio dalle acque in eccesso, Con-tribuire alla difesa del suolo, valo-rizzare le acque dei propri canali afini energetici, favorire l’uso turisti-co e fruitivo di acque e canali, fa-vorire lo sviluppo di un agricolturasostenibile, tutelare l’ambiente e ilpaesaggio dei territori attraversatidai propri canali.

Il Consiglio di amministrazione èstato eletto nel febbraio 2006, saràin carica sino al 31 dicembre 2012.Nel Consiglio d’Amministrazione,oltre ai rappresentanti eletti daiconsorziati agricoli e non agricolisono presenti anche 3 rappresen-tanti nominati dagli enti locali.L’attuale CdA risulta così compo-sto: Alessandro Folli (presidente),Daniela Gasparini e Piera Malin-verno (vicepresidenti). I Consi-glieri sono Bruno Bagarotti, Pier-paolo Barlotti, Giuseppe RobertoBaroni, Antonio Bonati, PierluigiCerri, Elena Marinoni, LucianoMoretti, Ettore Tosca, Adriano Tur-coni, Alessandro Ubiali e PiergiulioVenino.

Alla presenza dell’assessore re-gionale alle Infrastrutture RaffaeleCattaneo, a ottobre si è fatto ilpunto sul cantiere delle Dighe diPanperduto. Si tratta di un progettodi rilevante importanza che preve-de un investimento complessivo di21 milioni di euro - tra ETVilloresi, Re-gione Lombardia, Enel Gre-enpower ed altri enti - per un inter-vento di messa in sicurezza e valo-rizzazione turistica nel sistema di na-vigazione tra Lago Maggiore e ma-re Adriatico.

Le Dighe del Panperduto sonostate costruite alla fine del XIX seco-lo per regolare l’uso delle acquedel Lago Maggiore e del Ticino a fi-ni prima irrigui e poi energetici.

Da questo impianto traggono leloro acque oltre al Canale Villoresi,il sistema dei Navigli milanesi occi-dentali (Grande, Pavese e Bere-guardo).

Attraverso questi canali sono irri-gati oltre 150 mila ettari di terreniagricoli e viene prodotta elettricitàper circa 2.000 gigawattora annue.Le dighe e le altre opere idraulichecostituiscono un sistema unitariolungo oltre 2 chilometri. I baciniidraulici artificiali contenuti tratten-gono rispettivamente circa 900.000e 600.000 metri cubi d’acqua.

Inoltre, grazie al loro posiziona-mento rappresentano un nodo dipassaggio fondamentale sul pianoturistico lungo la via Locarno-Mila-no.

Tutto questo, comunque, è unodegli obiettivi, sia pur importanti econtingenti, che caratterizzanol’attività del Consorzio ET Villoresi.Queste politiche, accompagnateda una serie di indirizzi programma-tici, vanno proprio verso l’obiettivoamministrativo e politico della Co-munità Europea e su cui si misure-ranno le nuove politiche nel cam-po dell’agricoltura. Vale a dire il bi-nomio “Agricol¬tura-Ambiente”, inun rapporto di crescita e di pro-grammazione sempre più stretto ecorrela¬to l’uno con l’altro.

L’agricoltura è ambiente, l’am-biente vive con l’agricoltura.

Ed è, modestamente, l’azioneche il Consorzio ETVilloresi da qual-che tempo ha già intrapreso: abbi-nare ai tradizionali servizi per l’agri-coltura (servizio irriguo, di bonifica,di mantenimento dei canali e delreticolato irriguo) la salvaguar¬diadel territorio, la sua tutela, il suo svi-luppo nell’ambito di programmipianificatori multidi¬sciplinari dovel’agricoltura e l’ambiente trovanola loro sintesi.

E’ quindi necessario rafforzarequesta nuova cultura, promuovereincessantemente questo rinnovatoruolo del Consorzio che fa propriol’indirizzo comunitario su cui tutti,governi na¬zionali, regioni, associa-zioni di categoria e ope¬ratori del

settore, dovranno misurarsi neipros¬simi decenni.

Con i lavori presso la Diga diP an pe r -d u t o , d ic u i s i èdetto po-canzi, conl’acquisi-zione del-la gestio-ne di tuttoil sistemalombardodei Naviglie c o n l ar e c e n t efirma conla societàEXPO 2015per il pro-getto perco¬struire icanali perp o r t a r eacqua als i to de l -l’e¬sposi-zione uni-v e r s a l e(che poi ri-marrannoal servizio dei nostri territori), con tut-to questo il Consorzio ETVilloresi di-mostra nei fatti, ancora una volta,

di essere pronto e ‘sul pezzo’.Un ultima annotazione: si chiude

la stagione irrigua.Q u e -

s t ’ a n n o ,fortunata-m e n t e ,non vi sonostat i pro-blemi signi-ficativi daq u e s t opunto di vi-sta. Inizial-mente lastagione èstata ca-ratterizzatad a u n apartenzasfa¬vore-v o l e . L aquota idro-m e t r i c ad e l l a g oMag¬gioreera infattiscesa finoalla fine dim a g g i otoccando iminimi sto-

rici. Una situa¬zione analoga si èpresentata sul lago di Como.

Le piogge di inizio giugno poi

hanno permesso la continuità dellastagione senza grossi proble¬mi diapprovvigionamento per l’utenzairrigua. Solo l’ultima parte della sta-gione è stata carat¬terizzata da uninnalzamento delle temperatu¬ree da un periodo di mancata piovo-sità che hanno portato al manteni-mento della piena portata dei ca-nali fino alle settimane di settem-bre.

In conclusione, e ritornando allapolitica progettuale che prende lemosse dal recupero delle Dighe diPanperduto, si sta quindi operandoper valorizzare le infrastruttureidrauliche. Lungo le centinaia dichilometri delle sponde del canaleVilloresi e dei Navigli lombardi vi so-no numerosissime opportunità perintraprendere attività legate al turi-smo e all’economia sostenibile, allapromozione del agricoltura e deiprodotti enogastronomici localifrutto del lavoro di tutti gli operatoridel settore. E, non dimentichiamo-lo, alla splendida bellezza del pae-saggio lombardo, dei suoi canali,delle sue cascine, del lavoro del-l’uomo che attraverso i secoli hareso queste terre fertili e accoglien-ti.

Alessandro FolliPresidente Consorzio Bonifica

ET Villoresi

La messa in sicurezza e la valorizza-zione delle Dighe del Panperduto èsenz’altro il progetto cardine del rin-novo della rete ETVilloresi, ma negli ul-timi 5 anni i lavori in corso e terminatisono molti.

Citiamo solo i più significativi:• bacinizzazione del Canale Villo-

resi con la costruzione di 4 nuove turedi moderna concezione per un valo-re di due milioni di euro

• impermeabilizzazione del Cana-le Villoresi per 7 milioni di euro

• messa in sicurezza di sponde deiNavigli Grande e Pavese per circa 5milioni di euro

• messa in sicurezza della spondadi Vaprio sul Martesana per 3 milioni dieuro

• ricostruzione del Fosson Mortoscaricatore del Naviglio di Bereguar-do per 2 milioni di euro

• riqualificazione della rete irriguadel Basso Pavese per 1 milione di euro

• altre riqualificazioni di canali irri-gui per circa 3 milioni di euro

• Museo della Bonifica a ChignoloPo per un valore di 350.000 euro

• riqualificazione paesaggisticanell’ambito della rete ecologica re-gionale con interventi per oltre 1 milio-ne di euro in collaborazione con Par-chi regionali e locali

• impostazione di un nuovo e piùefficiente sistema di manutenzionedei Navigli con l’acquisto di due navida lavoro progettate specificamenteper il Naviglio Grande.

Carlo Domenico GrecoDIRETTORE RESPONSABILE

DIREZIONE E AMMINISTRAZIONEVia Ripamonti 37/A

Milano ­ Tel. 02/5829871 (r.a.)

RedazioneFabio Bonaccorso

Registrazione Tribunale di Milanon. 83 dell’8/02/1992

Hanno collaborato a questo numero:Daniela Maggi,

Andrea Repossini,Francesco Goffredo

Progetto grafico e impaginazionePMP Srl ­ Lodi

FotografieArchivio “il Cittadino”

StampaSigraf spa ­ Treviglio (BG)

AssociatoUnione StampaPeriodica Italiana

Il Consorziodi Bonifica

Una vasta serie di progetti

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Speciale CernobbioOttobre 2011 Il Nuovo Grano ­ 7

Lo Stato italiano promuove levendite all’estero della bresaolauruguaiana ma anche la finoc-chiella, il salame toscano e il cula-tello prodotti negli Stati Uniti e ven-duti a New York dalla salumeria Ro-si del Gruppo Parmacotto il qualeha appena stipulato un vantaggio-so accordo che prevede un inve-stimento di ben 11 milioni di euronel proprio capitale sociale da par-te di Simest, una società per azionicontrollata dal Ministero dello Svi-luppo Economico con la parteci-pazione di privati. Lo ha denuncia-to il presidente della Coldiretti Ser-gio Marini al Forum Internazionaledell’alimentazione di Cernobbionella sessione dei lavori dedicataalla legalità come fattore di cresci-ta alla quale sono intervenuti Gio-vanni Fava, Presidente Commissio-ne Parlamentare di Inchiesta sui fe-nomeni della contraffazione e del-la pirateria in campo commercia-le, il magistrato Donato Ceglie, Ce-sare Patrone, Capo del Corpo Fo-restale dello Stato, e Paolo Russo -Presidente Commissione Agricoltu-ra Camera Deputati.

Il presidente Sergio Marini hamostrato il culatello prodotto concarne statunitense a marchio “Sa-lumeria Biellese” e la bresaola uru-guaiana a marchio Parmacotto ri-sultato dello shopping effettuatodalla task force della Coldiretti allaSalumeria Rosi a New York, 283 Am-sterdam Avenue. Si tratta dell’im-portante punto vendita del gruppoParmacotto che lo scorso 12 otto-bre ha ricevuto l’impegno di un fi-nanziamento pubblico da partedella Simest finalizzato “al poten-ziamento della struttura produttivae del processo di internazionalizza-zione verso i mercati target, conparticolare attenzione agli Usa,Francia e Germania, dove il Grup-po mira a consolidare la propriapresenza”.

Non è politicamente accettabi-le che lo Stato, che rappresentatutti i cittadini italiani, finanzi diret-tamente o indirettamente la pro-duzione o la distribuzione di pro-dotti alimentari che non hanno nul-la a che fare con il tessuto produtti-vo del Paese ma che anzi - sottoli-nea Marini - fanno concorrenza sle-

ale agli imprenditori impegnati nel-l’allevamento e nella produzione inItalia. In un momento di crisi si spre-cano soldi per favorire la delocaliz-zazione e non certo l’internaziona-lizzazione e si alimenta - sostieneMarini - il giro di affari dell’Italiansounding che si stima superi i 60 mi-liardi di euro l’anno (164 milioni dieuro al giorno), cifra 2,6 volte supe-riore rispetto all’attuale valore delleesportazioni italiane di prodottiagroalimentari. Gli effetti economi-ci diretti dell’Italian sounding sulleesportazioni di prodotti agroali-

mentari realmente Made in Italy sitraducono, inevitabilmente, in ef-fetti indiretti sulla bilancia commer-ciale, in costante deficit nell’ultimodecennio

Un danno per le imprese e undanno per il Pese. Quello che èpiu’ grave è che la finanziaria diStato rimane “reticente” anchedopo le denuncia pubblica che –ricorda Marini – abbiamo presenta-to alla Commissione Parlamentaredi Inchiesta sui fenomeni della con-traffazione e della pirateria in cam-po commerciale e al Ministero del-

le Politiche Agricole che ha addirit-tura istituito un tavolo di lavoro sullavicenda dell’incredibile acquisto diquote da parte della Simest dellasocietà rumena denominata Lacti-talia. Lactitalia ha sede in Romaniae produce, utilizzando latte di pe-cora romeno e ungherese, for-maggi rivenduti con nomi italiani(tra gli altri Dolce Vita, Toscanella ePecorino).La presenza sui mercati internazio-nali di prodotti di imitazione del pe-corino romano è la principale ra-gione della grave crisi che colpisce

i pastori italiani e della quale lo Sta-to si è reso complice.

Di fronte a questa situazione laColdiretti – ha concluso Marini – sipone due domande: 1) Perché loStato investe risorse pubbliche perdivenire proprietario di un’aziendache fa concorrenza agli imprendi-tori nazionali evocando un’italiani-tà dei prodotti in realtà insussisten-te? 2) Quanti casi analoghi esisto-no e quali iniziative si intende adot-tare per porre fine a questa gravesituazione che frena la crescita del-l’agricoltura italiana e del paese ?

Dalle patate blu al peperone nerofino al basilico rosso, la spesa degli ita-liani cambia colore e garantisce inmodo del tutto naturale nuove edesclusive proprietà salutistiche e nutri-zionali. La prima esposizione naziona-le sulla rivoluzione cromatica avvenu-ta sulla tavola degli italiani è stataaperta dalla Coldiretti a Cernobbionell’ambito dell’ XI edizione del ForumInternazionale dell’Agricoltura e del-l’Alimentazione alla presenza del pre-sidente nazionale Sergio marini e delnutrizionista Giorgio Calabrese cheha spiegato le caratteristiche asso-ciate ai diversi frutti. Oggi - informa laColdiretti - è possibile garantirsi, in ma-niera del tutto naturale, alimenti conesclusive proprietà salutistiche e nutri-zionali, legate proprio al loro differen-te ed insolito colore. E’ possibile ri-spondere alle nuove esigenze di mer-cato senza ricorrere a metodi innatu-rali come la manipolazione geneti-ca”, ha affermato il presidente dellaColdiretti Sergio Marini nel sottolinea-re che “è più facile il trasferimentodelle innovazioni dal campo alla ta-vola quando è più diretto il rapportotra produttori e consumatori comenel progetto della Coldiretti per ‘la fi-liera agricola tutta italiana’ che pun-ta ad offrire prodotti al cento per cen-to italiani firmati dagli stessi agricolto-ri”. Dal peperone nero dal particola-

rissimo color notte e dalla forma qua-drata, molto ricco di capsicina, vita-mine e antiossidanti alle patate bludel Trentino che grazie alla loro polpablur mare sono ricchissime di antocia-ni che migliorano la vista e prevengo-no il deposito di colesterolo sui vasisanguigni e risultano di grande effettose trasformate in un divertente purèblu. E ancora – continua Coldiretti -dalla carota bianca dal calor latte esapore dolciastro, considerata un re-perto di archeologia orticola a quellaviola dal colore scuro, quasi nero cheha un contenuto di antociani 28 volte

maggiore di quelli contenuti nelle ca-rote arancioni, importantissimi percontrastare l’azione dei radicali liberie quindi l’invecchiamento. Dal basili-co rosso – sottolinea Coldiretti - che,grazie alle piccole foglie purpuree,ha notevoli proprietà’ antistress ed èun potente stimolante e risulta ottimoper aromatizzare pesce e verdure otrasformato in un pesto un po’ incon-sueto alle spiritose coste di bieta colo-rate che con le loro sfumature gialle,rosse, arancioni e fucsia che durantela cottura non perdono la colorazio-ne possono rallegrare anche i piattipiù monotoni. Non mancano poi -continua la Coldiretti - il cavolfiore vi-ola dalle notevoli proprietà antiossi-danti utilissimo per contrastare l’in-vecchiamento cellulare, il pomodori-no giallo coltivato a Pavia che, pocopiù grosso di una ciliegia, è saporitissi-mo e dolcissimo e grazie al suo giallointenso risulta ricchissimo di vitaminac utile per rafforzare le difese del siste-ma immunitario. In una “mostra arco-baleno” – rileva Coldiretti - non puòcerto mancare il riso venere dal colo-re viola scuro, che contiene amidi al-tamente digeribili ed ha anche unbasso indice glicemico, straordinariose cucinato in insalata con il pesce ol’insolito riso rosso che grazie al suocolore contiene un’ottima percen-tuale di ferro, di magnesio e di fosforo.

Il caso ParmacottoNel 2008 la Simest, società per azioni controllata dal

Ministero dello Sviluppo Economico con la partecipazio-ne di privati, acquista una quota di partecipazione del49% in Parmacotto USA, la società che si occupa delladistribuzione all’ingrosso dei prodotti Parmacotto negliStati Uniti. Lo stesso anno apre a New York la SalumeriaRosi, negozio monomarca per la vendita di salumi italia-ni. “Abbiamo constatato che i clienti li percepiscono co-me prodotti di alta qualità – dichiara l’amministratoredelegato di Simest – e ciò fa crescere l’attenzione per latradizione alimentare italiana dei consumatori america-ni”. I prodotti commercializzati sono quelli della tradizio-ne regionale tricolore, dal culatello alla finocchiona. Tut-tavia la metà delle carni lavorate per la produzione pro-viene , secondo quanto affermato dallo stesso ammini-stratore delegato di Parmacotto, Alessandro Rosi, “daFrancia, Danimarca, Spagna e Germania, per lo più”. Lostesso processo di produzione è stato trasferito in Usa:nel New Jersey. Tra i prodotti commercializzati sul mer-cato statunitense c’è anche un Culatello Salumeria Biel-lese che riporta in etichetta il paese di origine della car-ne (non italiana) ma il cui marchio è quanto meno fuor-viante, visto che non ha niente a che fare con Biella. Nel2009 Parmacotto Usa riacquista la totalità delle azioni,con un debito verso Simest di 3 milioni e mezzo di euro.Nel 2010 la partecipazione di Simest compare però nuo-vamente per il 49% delle quote in Parmacotto Usa. Il 12ottobre 2011 Parmacotto e Simest annunciano un’intesaper il potenziamento della struttura produttiva e del pro-cesso di internazionalizzazione che prevede investimen-ti per 16 milioni di euro per consolidare la presenza delgruppo in Usa, Francia e Germania. In cantiere anche larealizzazione di uno stabilimento per la produzione dipre-affettati negli Stati Uniti. Alla Simest viene riservatoun aumento del capitale sociale pari a 11 milioni di euro.

Il Presidente nazionale al Forum: “Situazione inaccettabile e concorrenza sleale ai prodotti e agli imprenditori italiani”

Made in Italy: lo scandalo SimestCon i fondi della società statale si vendono bresaola uruguaiana e culatello fatto negli Usa

Lactitaliae il pecorino

Lactitalia è una società a responsabili-tà limitata costituita nel 2005 in Romaniaper la lavorazione e la commecializza-zione di prodotti lattiero caseari e posse-duta al 29,5 per cento dalla Simest con-trollata dal Ministero dello Sviluppo eco-nomico. Il restante 70,5 per cento è con-trollato dalla Roinvest con sede a Sassaricon amministratori, tra gli altri, AndreaPinna ossia il vicepresidente del Consor-zio di Tutela del Pecorino Romano e Pier-luigi Pinna ossia il consigliere dell’organi-smo di controllo dei formaggi pecorinoRoma, Sardo e Fiore Sardo Dop. Lactitaliacommercializza in Italia e in altri paesieuropei formaggi di “tradizione italiana”col marchio “Dolce vita” (mozzarella, pe-corino, mascarpone, caciotta) e di tradi-zione romena tra cui anche una ricottacon la denominazione “Ricotta toscanel-la”. “Per voi – si legga nella presentazio-ne dei prodotti sulla pagina internet del-l’azienda – abbiamo intrecciato il latterumeno alla tradizione italiana”. Tali pro-dotti evocano in realtà una origine e unafattura italiana che non possiedono, alloscopo di far intendere al consumatoreacquirente che i prodotti sono di originee tradizione tricolore. Ciò arreca un dan-no al patrimonio agroalimentare nazio-nale, con il paradosso che l’operazione èaddirittura finanziata con l’intervento del-lo Stato italiano, attraverso la Simest. Do-po la denuncia di Coldiretti, il Ministerodelle Politiche Agricole ha istituito un ta-volo di lavoro sulla vicenda.

Così la spesa “cambia colore”

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8 - Il Nuovo Grano Ottobre 2011Campagna Amica