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Col volto gioioso di una mamma, la madre Chiesa in cammino

verso il Triduo pasquale.

Breve esortazione pastorale dell’arcivescovo Mons. Vincenzo Bertolone

per la Quaresima del 2018.

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1. Con il volto gioioso di Madre. Carissime e ca-rissimi fedeli, quest’anno vogliamo vivere la Quaresima del 2018 con lo stile che tutta la Chiesa diocesana si è dato per la Visita pa-storale: un volto gioioso di Madre. Mi torna di nuovo in mente il proposito dell’apostolo Paolo, espresso a Barnaba: “Ritorniamo ora a visitare i fratelli di tutte le città nelle qua-li abbiamo annunziato la parola del Signore, per vedere come stanno” (At 15,36). Vedere come state, nelle vostre città, nelle vostre co-munità parrocchiali, nei vostri luoghi di ag-gregazione liturgica e sociale, anche nel corso dell’imminente itinerario quaresimale: ecco il pensiero che spero, e prego, risuoni in tutte le missioni popolari delle nostre parrocchie e negli incontri che avrete in quaresima ed in vista della Visita pastorale. Questo evento è per il Vescovo la prima forma del suo officium amoris: «La visita pastorale è infatti un’azio-ne apostolica che il Vescovo deve compiere animato da carità pastorale che lo manifesta concretamente quale principio e fondamento

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visibile dell’unità nella Chiesa particolare»1. Quanto a voi essa è il mezzo per confermare quanto credete, chiedere perdono per il male eventualmente commesso e ripristinare sui vostri volti i tratti gioiosi di Gesù Cristo Sal-vatore e Redentore. Incrociando il mio volto di Pastore, tutte le vostre comunità confido possano incrociare il volto gioioso della Ma-dre Chiesa. Per questo invoco, alla soglia della Quaresima, oltre che i nostri Santi Patroni, Agazio e Vitaliano, la santa Vergine-Madre: “Ave, Vergine Maria,/ Madre santa, madre pia!/ Ave, Vergine, beata, dalla grazia saluta-ta!/ Ave, Vergine d’amore!/ In te venne il dol-ce Fiore,/ che spandea sì grande odore,/ come giglio in sull›albore./ Ave, rosa del giardino/ più preziosa d›oro fino!/ In Te venne il sol Divino,/ chiara stella del mattino”2.

1 Congregazione per i vescovi, Direttorio per il ministe-ro pasace vaticana, Città del Vaticano 2004, n. 220.2 Preghiera di un Anonimo del XII secolo. Fonte: http://www.latheotokos.it/modules.php?name=Encyclope-dia&op=content&tid=6118&query=%20madre.

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2. Un volto. In primo luogo, carissimi, la Ma-dre Chiesa ci vuole presentare un volto. Il volto sta per l’intera persona, la sua digni-tà, la sua bellezza creata, la sua intelligenza, volontà, desideri, azioni, progetti, aspirazio-ni di futuro per i battezzati e porta su di sé i tratti stessi del Volto di Cristo, che egli, ha ricevuto dalla sua santissima Mamma. Meta della Quaresima è il mistero pasquale di pas-sione-morte-resurrezione-ascensione-invio dello Spirito Santo. La Chiesa madre vuole attraversare con voi e meditare nel tempo forte di Quaresima tutti gli aspetti di questo profondissimo mistero. Lo farà con sguardo aperto e fede vera, frutto del dono della virtù teologale, donataci da Dio fin dal Battesimo. Quella stessa vera fede pasquale, che il sacer-dote, poeta David M. Turoldo cantava con gioia, non disconoscendo le ombre e la tra-gica solitudine della morte terrena del risor-to: “No, credere a Pasqua non è giusta fede:/ troppo bello sei a Pasqua!// fede vera/ è al venerdì santo/ quando Tu non c’eri/ lassù!// Quando non una eco/ risponde/ al tuo alto

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grido// e a stento il Nulla dà forma// alla tua assenza”3. Quel Volto dell’abbandonato sulla croce, quel volto del venerdì santo, che sta quasi sul baratro del silenzio e del nulla, è il medesimo volto bellissimo del risorto di Pa-squa! Proprio quel Volto, in tutti i suoi chia-roscuri, la nostra Chiesa, oggi “in situazione di visita”, vuole con nuovo ardore presentare al popolo: a chi è nelle lacrime e nel dolo-re-sofferenza del carcere, dell’ospedale, della violenza domestica, delle difficoltà sociali, ma anche a chi gode delle piccole gioie quo-tidiane dell’amore, delle relazioni pacifiche, delle soddisfazioni, delle vittorie sul male e sul Maligno… Invochiamo con il cuore: “Il mio cuore ripete il tuo invito:/ ‘Cercate il mio volto!’./ Il tuo volto, Signore, io cerco” (Sal 27,8)4.

3 D. M. Turoldo, Canti ultimi, Garzanti, Milano 1995, 103.4 In Sicilia, il monaco Epifanio un giorno scoprì d’ave-re un grande dono: dipingere bellissime icone. Allora decise di dipingerne una che fosse il suo capolavoro: voleva ritrarre il volto di Cristo. Ma dove trovare un

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3. Un volto gioioso, oltre il dolore. In questa Quaresima il Volto della madre Chiesa vuol essere, gioioso, com’è gioiosa la bella notizia del Vangelo. Un po’ in controtendenza rispet-

modello adatto che esprimesse insieme sofferenza e gioia, morte e risurrezione, divinità ed umanità? Epi-fanio non si dette più pace: si mise in viaggio, percorse l’Europa scrutando ogni volto. Nulla. Il volto adatto per rappresentare Cristo non c’era. Una sera si addormentò ripetendo le parole del salmo: “il tuo volto, Signore, io cerco. Non nascondermi il tuo volto”. Fece un sogno: un angelo lo riportava dalle persone incontrate e gli indicava un particolare che rendeva quel volto simile a quello di Cristo: la gioia di una giovane sposa, l’in-nocenza di un bambino, la forza di un operaio, la soffe-renza di un malato, la paura di un condannato, la bontà di una madre, la tristezza di un orfano, l’allegria di un giocoliere del circo, la misericordia di un confessore, il volto bendato di un lebbroso. Epifanio tornò al conven-to e si mise al lavoro. Dopo un anno l’icona di Cristo era pronta. La presento all’abate e ai confratelli che rimase-ro a bocca aperta, stupiti, tanto da cadere in ginocchio! Il volto di Cristo era meraviglioso, commovente, scruta-va nell’intimo e ti faceva pensare e pregare. Gli doman-darono: - Chi ti è servito come modello? Epifanio non rispose. Lui solo sapeva che il volto di Gesù è il volto di tutti e che tutti sono il volto di Gesù ( Pino Pellegrino, Racconti,Astegiano Editore Mare (CN) ).

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to alle nostre devozioni popolari, che talvol-ta sembrano prediligere il Venerdì santo alla notte di Resurrezione. Del resto, in una regio-ne e in una diocesi, martoriate da problemi economici e povere di prospettive future, la ritualità pietistica di certe feste di antica tra-dizione contadina, spesso attuate con l’ausilio di strumenti pastorali e arcaici, guardano ai tratti martoriati del volto dolorante della Ma-dre, che fissa il Figlio sui sentieri del Calvario. Certo, come ricorderemo in Quaresima, il sa-crificio di Cristo è intriso di sangue e di do-lore. Certo, come scriveva Péguy, la Vergine Maria piangeva, da tre giorni piangeva sulla via dolorosa: “Lei piangeva, piangeva, ne era diventata brutta./ Lei, la più grande Beltà del mondo./ La Rosa mistica./ La Torre d’avo-rio./ Turris eburnea./ La regina di beltà./ In tre giorni era diventata spaventosa da vede-re./ … Le aveva fatto fare la sua via crucis, a sua madre./ Da lontano, da vicino./ Lei aveva seguìto./ Una via crucis molto più dolorosa della sua./ Perché è molto più doloroso ve-der soffrire il proprio figlio./ Che soffrire noi

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stessi./ è molto più doloroso veder morire il proprio figlio./ Che morire noi stessi”5. Eppu-re, se nonostante il dolore, le lacrime, la tra-gedia - grazie alla riflessione e alle catechesi quaresimali -, sapremo scrutare a fondo nelle nostre devozioni, vi scorgeremo un senti-mento religioso profondo e sincero che, oltre la morte, incrocia sempre la vita e la gioia. Un tale sentimento, sulle orme di san Francesco di Paola, ci fa accettare la vita penitenziale e il sacrificio come delle opportunità di riscatto, di perdono, di riconciliazione (il sacramento della Confessione ci aspetta, carissimi, per ri-cevere il perdono del Dio misericordioso!) e, soprattutto, ce le fa vedere come opportunità concrete di vita nuova nella gioia di Dio Pa-dre. Nel corso di queste settimane, mettiamo in pratica quanto si legge in una lettera del Santo paolano: “Deponete dunque ogni odio e ogni inimicizia, guardatevi diligentemente dalle parole più aspre e, se ne uscissero dalla

5 Da Charles Péguy, I misteri. Teatro, con una Presen-tazione di Giovanni Bogliolo, Jaca Book, Milano 2010, passim.

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vostra bocca, non vi rincresca trarne il rime-dio dalla stessa bocca da cui vennero inferte quelle ferite. E così perdonatevi a vicenda e poi non pensate più all’ingiuria arrecatavi. Il ricordo della malvagità è infatti ingiuria, col-mo di follia, custodia del peccato, odio della giustizia, freccia rugginosa, veleno dell’ani-ma, dispersione della virtù, tarlo della mente, confusione dell’orazione, lacerazione delle preghiere fatte a Dio, abbandono della cari-tà, chiodo infisso nelle nostre anime, peccato che non viene mai meno e morte quotidia-na”6. Gioia sul volto, dunque, carissimi, men-tre si depone ogni odio ed ogni inimicizia. Questo è il genuino volto della Chiesa madre e sposa fiduciosa in Gesù che viene, “perché Dio ricondurrà Israele con gioia alla luce del-la sua gloria, con la misericordia” (Bar 5,9).

4. Un volto di madre. La madre, ogni madre, sente fremere le viscere di misericordia e di

6 Testo adattato dalle «Lettere» di san Francesco di Pao-la (Lett. del 1486; cfr. ed. A. Galluzzi, Origini dell’Ordine dei Minimi, PUL, Roma 1967, 121-122.

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amore per i suoi figli, particolarmente per coloro che hanno deviato fino a diventare dei falsi profeti. Lo sappiano quelli che cercano ancora d’incantare con l’illusione del denaro facile, che rende in realtà schiavi del profitto! Ne vengano a conoscenza coloro che cedo-no agli interessi meschini di chi ha ceduto a sua volta la propria coscienza politica a dei criminali che, affiliandosi alle cosche, hanno fatto la scelta scomunicata di una non chiesa, di una non religione, di una non fede! Lo ri-cordino quelli che, pensando di bastare a sé stessi cadono nella solitudine, nella depres-sione, nell’isolamento! Lo ascoltino quelli che offrono a giovani e meno giovani le so-luzioni facili della droga, delle tossicodipen-denze, del falso elisir di lunga vita… La vo-stra madre, la Chiesa, è preoccupata per voi e vi ama, anche se vede sui vostri volti le rughe dell’errore, delle devianze e del peccato! Qual è la madre che non è preoccupata per questi figli in cui l’amore si sta raffreddando, in cui il cuore sta diventando di ghiaccio, in cui le relazioni si sono interrotte, che addirittura

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non credono più all’amore? Ella, continua a credere, anche contro l’evidenza, al prima-to dell’amore, come ci ricordano perfino le canzoni in voga tra le ultime generazioni: “Io credo solo nell’amore/ l’amore è tutto quello che so… // Cancellerò dalla tua faccia/ quel-la malinconia./ Al cielo ruberò una stella/ Per darti compagnia…// L’amore rompe gli argini/ Dà luce alle tue immagini/ La vita ti sorride di più./ E soffia sulla vela/ Irrompe a primavera/ e lascia senza fiato chi spera”7. Chi crede nell’amore e lo realizza nella sua vita, ha trovato davvero i giusti rimedi per la sua salute e il suo benessere.

5. I farmaci di Quaresima: la preghiera. Preghie-ra, elemosina e sacrificio: ecco i tre farmaci che la Quaresima “somministrerà” per illu-minare il nostro andare ed alitare amore nei cuori intiepiditi o addirittura freddi. Questi farmaci che ci ricondurranno nelle braccia

7 Dalla canzone di Alessandra Amoroso feat Gianni Morandi (testo: Tony Maiello – musica: Tony Maiello, Daniele Rea, Domenico Abate, Enrico Palmos).

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della madre Chiesa, segno terreno della Ver-gine-Madre e, attraverso questa madre, nelle braccia aperte del Padre, il quale non si stan-ca di attenderci (Lc 15,20). Opportunamente, la lettera di Giacomo ci invita in questi gior-ni di cammino quaresimale, alla preghiera e alle celebrazioni sacramentali: “Confessate dunque i vostri peccati e pregate gli uni per gli altri per essere guariti. Molto potente è la preghiera fervorosa del giusto” (Gc. 5,16). Sarà anche più potente se si lascerà accompa-gnare da santa Maria, madre di Dio. George Byron (1778-1824) dedicava alla Madonna il suo Canto del giorno morente, invitando tutti all’ora della preghiera, soprattutto all’ora della preghiera mariana: “Ave Maria! Sulla terra e sul mare/ quest’ora più d’ogni altra celeste/ è la più degna di te, Benedetta./ Ave Maria!// Benedetta quest’ora/ Benedetto il giorno, il paese, il luogo/ dove tante volte ho sentito in pienezza/ questo annuncio scendere in terra/ dalla campana della torre lontana.// Saliva leggero il canto del giorno morente;/ non un soffio turbava l’aria tinta di rosa,/ ep-

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pure le foglie sui rami trasalivano/ vibrando in fremiti di preghiera.// Ave Maria! È l’ora di pregare./ Ave Maria! È l’ora di amare./ Ave Maria! È l’ora che il nostro spirito/ si elevi fino a te, fino al tuo Figlio!/ Ave Maria! Volto stupendo,/ occhi socchiusi/ sotto l’ala della Colomba onnipotente!// Ti miro adesso/ in un’immagine dipinta?/ Ma essa traduce in bellezza la Pura Verità”. La preghiera per eccel-lenza della Quaresima, da praticare appres-so a Maria, è la pia devozione della Via crucis. Uno schema di questa via dolorosa, con testi specifici sui poveri e gli scartati, la trovate sul sito internet della Diocesi: www.caritasczsq.it. Anche il sito della Caritas nazionale mette a disposizione testi (www.caritasitaliana.it). Inoltre, una ricca miniera di riflessioni è sca-ricabile dal Sussidio per la Quaresima, prepa-rato dalla CEI.

6. Le cure di Quaresima: l’elemosina. Oltre alla preghiera vocale ed esistenziale, la Quare-sima ci invita all’elemosina. L’oracolo del profeta Daniele si rivolge al re (emblema di

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chiunque possiede qualcosa che potrebbe essere vantaggioso per gli altri), esortando: “Accetta il mio consiglio: sconta i tuoi pecca-ti con l’elemosina e le tue iniquità con atti di misericordia verso gli afflitti, perché tu possa godere lunga prosperità” (Dn 4,24). Perciò, quando offriremo anche noi volentieri un boccone al povero, come ci suggerisce il Beato Giacomo Cusmano, riconosceremo che, sul viso di ciascuno di essi– reso sacramento di Cristo - è disegnata la dignità stessa del figlio di Dio: ecco perché ogni povero può sede-re a tavola con noi. Com’è stato ben scritto, “Cusmano comprende che per liberare vera-mente i poveri e gli oppressi è necessaria la ‘rivoluzione d’amore’ suggerita dal vangelo, la via della carità, l’amore di Dio che si traduce nell’amore concreto verso i fratelli e nel dono di sé ai più bisognosi e sofferenti, in un ser-vizio spinto fino al sacrificio eroico”8. Ecco perché l’elemosina e gli atti di misericordia

8 G. Arledler S.I., Giacomo Cusmano, fondatore del “Boccone del povero”, “La Civiltà cattolica” (4-18.11 2017), n. 4017, 285.

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verso gli afflitti, consapevolmente e abbon-dantemente compiuti in Quaresima, sono dei mezzi proficui per riconoscere e scontare i nostri peccati e, in tal modo, recuperare il volto gioioso di chi finalmente può diventa-re prospero per la grazia di Dio, anche se, a sua volta, versasse in difficoltà di ogni tipo. Ha scritto san Josemaria Escrivà: “Domanda-te audacemente al Signore questo tesoro, la virtù soprannaturale della carità, per eserci-tarla fin nei più piccoli particolari. Spesso noi cristiani non abbiamo saputo corrispondere a questo dono; talvolta lo abbiamo deprezza-to, limitandolo a un’elemosina fredda, senz’a-nima; o lo abbiamo ridotto a beneficenza più o meno stereotipata. Riassume molto bene questo atteggiamento il rassegnato la-mento di una malata: ‘Qui mi trattano con ‘carità’, ma mia madre mi curava con affetto’. L’amore che nasce dal Cuore di Cristo non può dar spazio a simili distinzioni”9. Mentre

9 Jose María Escrivá de Balaguer, Amici di Dio. Omelie, Ares, Milano 2006, 229.

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ringrazio, per la collaborazione e l’impegno quotidiano, tutti coloro che svolgono servizi di carità, nell’Oasi della Misericordia, al Cen-tro Calabrese di Solidarietà e nelle comunità parrocchiali, ricordiamo che, per quest’anno, l’opera significativa di “elemosina” e carità da realizzare sarà la costruzione di una cisterna in Congo, in una delle comunità dei seguaci del Cusmano, i Missionari Servi dei pove-ri. Ogni parrocchia, in Consiglio Pastorale, definirà altri microgesti simbolici, come, ad esempio: una raccolta straordinaria per ogni gruppo di catechismo, finalizzata alla realiz-zazione di un’opera-segno diocesana; nelle domeniche o nei venerdì di Quaresima, invi-to a pranzo o a cena di una famiglia indigen-te, o di nuclei familiari poveri.

7. I rimedi di Quaresima: digiuno e sacrificio. Digiunare, oggi, potrebbe anche essere un’e-sigenza di salute, ovvero un regime dettato dall’estetica. Noi dobbiamo far diventare tutto questo, invece, un’espressione della spirituali-tà quaresimale (cf Mt 6,1-6.16-18), giacché il

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digiuno quaresimale comporta non soltanto la rinuncia al cibo (in particolare alla carne), ma la scelta di una vita sobria, ovvero che non spreca, che non “scarta”. Digiunare in Quaresima ci aiuta ad abituare cuore e cor-po all’essenzialità e alla condivisione, cioè a squarciare i cuori, non le vesti. Ascoltiamo la voce del profeta Gioele: «Adesso dunque, dice il Signore: Convertitevi a me con tutto il vostro cuore nel digiuno, nelle lacrime e nei sospiri. E squarciate i cuori vostri, e non le vo-stre vesti. Tra il vestibolo e l’altare i sacerdoti ministri del Signore giungeranno, e diranno: Perdona, o Signore, perdona al tuo popolo: e non abbandonare la tua eredità all’obbrobrio di essere dominata dalle nazioni» (Gl 2,12-13.17). Stiamo attenti all’esortazione di Paolo che al digiuno associa la carità e il sacrificio. L’Apostolo esorta a camminare “nella carità, nel modo in cui anche Cristo ci ha amato e ha dato se stesso per noi, offrendosi a Dio in sacrificio di soave odore” (Ef 5,2). Imitando Cristo, dunque, il credente si offre volentieri in sacrificio a Dio praticando la spiritualità

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del digiuno e del sacrificio. Il sacrificio, del resto, è la prova del vero amore che, senza misurare gli sforzi e le rinunce, desidera, pri-ma di tutto, il bene della persona amata, alla quale si dedica, per la quale è disponibile - non soltanto nei digiuni di Mercoledì delle ceneri e del Venerdì santo, o nelle astinenze dei Venerdì - a rinunciare a qualcosa. D’altra parte, l’amore è la forza misteriosa che sostie-ne ogni sacrificio, anche quello più maceran-te che ci richiama alla nostra fragilità, come ci viene ricordato dall’imposizione delle Ce-neri. Anche per questo siamo invitati a mo-derarci nelle spese per  beni alimentari, per il fumo, l’alcol,  le feste  popolari (soprattut-to quelle religiose). E cerchiamo –anche- di moderarci in un modo di lavorare frenetico che non lascia tempo per riflettere e prega-re, nel consumo eccessivo di  televisione, di social e di altri mezzi di comunicazione che possono creare dipendenza  e ostacolare, o addirittura impedire, la riflessione personale e il dialogo  in famiglia. Così ci ha insegna-to Gesù, che nascendo vero uomo in mezzo

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a noi, ha voluto assumere le sofferenze e le vicende di ogni essere umano, per mostrarci l’evidenza dell’amore di Dio verso di noi. In-vece della gratuità nel donarsi, i nostri tempi ci spingono, purtroppo, a cercare soltanto il proprio benessere, il godimento e l’autoaffer-mazione di sé, facendo prevalere l’egoismo e il piacere, a scapito della bellezza del donarsi. Come ci ricorda ogni presbitero - uomo del “sacrificio”, e non solo nel senso che offre il sacrificio di Cristo -, tutta la nostra vita può, invece, diventare sacrificale, proprio perché può essere continuamente donata. In questo senso l’eucaristia è il simbolo del digiuno e del sacrificio: centro, culmine e sorgente di ogni spiritualità. La globalizzazione econo-mica, il mercato libero, la ricerca del benes-sere a oltranza e il consumismo non tolgano spazio tra noi allo spirito di digiuno e sacrifi-cio! Se l’essere umano e lo stesso suo habitat è trattato spesso come una merce, o come un materiale da esaminare e sfruttare, è perché non lo vediamo più come un bene prezioso in sé e ciò conduce alla disumanizzazione dei

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rapporti interpersonali e delle relazioni con la madre terra. Alle lusinghe per farci abbrac-ciare una religione facile, accomodante, sen-za precetti, digiuni e croce, rispondiamo con digiuni e sacrifici volontari da compiere con amore anche in questa Quaresima!

8. Augurio per il cammino quaresimale. Carissi-me e carissimi, preghiera, penitenza, digiuno e sacrificio - le parole centrali della liturgia quaresimale –ci ricordano che il digiuno, unito al sacrificio, è il modo corrispondente alla natura umana in cui noi possiamo acco-gliere il dono di Dio, che si manifesta attra-verso la Parola, la Tradizione, la liturgia, gli ultimi. I presbiteri, i catechisti, i Superiori re-ligiosi, i Responsabili delle comunità e delle aggregazioni laicali, ricordino che la Parola di Dio si è fatta affine alla carne del peccato e per il peccato (Rm 8,3). Il sacrificium del sommo sacerdote Cristo, che si autoimmola, diventa victima a causa dei nostri peccati, che snaturano in noi il volto di figli del Creato-re, salvati dal Redentore e irrorati dall’amo-

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re infuocato dello Spirito Santo. Nella sala del Cenacolo, Gesù rende grazie al Padre, ci dona il suo corpo e il suo sangue, che sono offerti in sacrificio per noi. Chi nell’Eucaristia dei giorni di Quaresima accoglierà fruttuosa-mente, attraverso Cristo, il vero dono di Dio, diventerà anche una creatura nuova, dispo-nibile all’elemosina, alla preghiera, al digiuno e al sacrificio. Il sacrificio eucaristico della madre Chiesa corrisponde alla natura reden-ta dell’essere umano. L’unità del sacrificio di Cristo e del sacrificio della Chiesa ci abili-terà secondo la nostra natura e vocazione, “alla misericordia di Dio”, ad offrire, il nostro cuore, la nostra mente, il nostro corpo “come sacrificio vivente, santo e gradito a Dio” (Rm 12,1), ripristinando sui nostri volti i contorni del Volto di Cristo: un volto gioioso.

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9. Affido questa esortazione a Maria Immaco-lata, perché come tenerissima Madre della misericordia ci faccia cogliere la dolcezza del perdono e della grazia divina. Di gran cuore vi benedico tutti, uno ad uno, chiedendovi di pregare per la mia conversione.

Catanzaro, 31 gennaio 2018San Giovanni Bosco

X Vincenzo BertoloneArcivescovo di Catanzaro Squillace

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Finito di stampare a Febbraio 2018presso Grafiche Simone sas - Catanzaro

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