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La proprietà intellettuale degli articoli è delle fonti (quotidiani o altro) specificate all'inizio degli stessi; ogni riproduzione totale o parziale del loro contenuto per fini che esulano da un utilizzo di Rassegna Stampa è compiuta sotto la responsabilità di chi la esegue; MIMESI s.r.l. declina ogni responsabilità derivante da un uso improprio dello strumento o comunque non conforme a quanto specificato nei contratti di adesione al servizio. CNOP - ORDINE DEGLI PSICOLOGI Rassegna Stampa del 07/09/2010

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INDICE

CONSIGLIO NAZIONALE DELL ORDINE DEGLI PSICOLOGI Il capitolo non contiene articoli

PSICOLOGI E PSICOLOGIA

07/09/2010 Corriere della Sera - MILANO

Autodifesa in rosa, il corso è gratuito6

07/09/2010 Corriere della Sera - NAZIONALE

Ginnastica, dieta e playstation: così è la vita 700 metri sotto terra7

07/09/2010 La Repubblica - Nazionale

"L'oggetto proibito si valorizza è meglio imporre delle regole"9

07/09/2010 La Repubblica - Nazionale

"A letto senza pc e telefonino" Ora i ragazzi si puniscono così10

07/09/2010 La Repubblica - Torino

Il mare difficile delle toste Cloe Dafne e Briseide12

07/09/2010 Il Giornale - Nazionale

Cosa Nostra in crisi e i boss in cella si suicidano13

07/09/2010 Il Gazzettino - ROVIGO

Due giorni per formare operatori al rapporto tra disabili e scuola14

07/09/2010 Il Mattino - NAZIONALE

Da Montaigne a Denida, Napoli riscopre la filosofia15

07/09/2010 Il Giornale di Vicenza

Le vacanze estive? Di un mese16

RIFORMA DELLE PROFESSIONI

07/09/2010 Il Gazzettino - TREVISO

«Non c'è solo il vino, il commercio è in crisi»18

07/09/2010 Il Tempo - Frosinone

Previsto un autunno caldo19

07/09/2010 ItaliaOggi

Il governo investa in professioni20

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07/09/2010 ItaliaOggi

Riconoscimento lumaca21

07/09/2010 ItaliaOggi

Il 17 settembre il 38° convegno22

PUBBLICA AMMINISTRAZIONE ED ENTI PUBBLICI

07/09/2010 Corriere della Sera - NAZIONALE

Tremila scuole già collegate online Ai genitori voti e assenze in diretta24

07/09/2010 La Nazione - Nazionale

Le donne in ufficio si ammalano più degli uomini26

UNIVERSITA

07/09/2010 Corriere della Sera - NAZIONALE

Il Balzan a Ginzburg «Paese corrotto, ostacolo ai giovani»28

07/09/2010 La Repubblica - Bari

Intelligenza artificiale la sfida dei robot in cento idee a Lecce30

07/09/2010 La Repubblica - Nazionale

La misura della bellezza31

07/09/2010 La Repubblica - Firenze

Test di Medicina: "Stop alla valutazione"34

07/09/2010 Avvenire - Nazionale

Università e lavoro Non buttiamo il «sapere saggio»35

07/09/2010 Il Mattino - NAZIONALE

Web classifiche degli atenei conta il prestigio36

07/09/2010 ItaliaOggi

Prof, quanto ci costi? La spesa è un vero rebus37

07/09/2010 La Nazione - Pisa

Si vota il 28 settembre Verso la riconferma di Maria Chiara Carrozza38

07/09/2010 La Nazione - Pisa

E Ingegneria blocca la didattica: «Dietrofront sulla riforma»39

07/09/2010 La Nazione - Umbria

Start Cup-Premio per l'innovazione Iscrizioni verso la scadenza40

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07/09/2010 Osservatore Romano

Inaugurato a Uppsala il Newmaninstitutet41

06/09/2010 Gazzetta della Martesana - Adda

Imprese e Università, a Saint Vincent una sfida per lo sviluppo regionale e locale42

06/09/2010 Left

LA RICERCA BANDITA43

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PSICOLOGI E PSICOLOGIA

9 articoli

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Iscrizioni aperte Autodifesa in rosa, il corso è gratuito Per tutte le donne che vogliono sentirsi al sicuro, imparando le mosse giuste per difendersi da eventuali

aggressori, il 2 ottobre a Sesto San Giovanni (Mi), alla Scuola di arti marziali Bono Academy (via Mazzini 33,

ore 16.30/18 circa) si tiene un workshop gratuito, patrocinato dalla Provincia, per conoscere le basi del

metodo Difesa donna: dalla prevenzione alla psicologia del confronto (iscrizioni: [email protected] o

02.26265246). Una sorta di lezione introduttiva al corsi di Antiaggressione femminile indetti dalla scuola: 14

lezioni serali, (ogni lunedì, ore 20/21), o full-immersion (14 ore suddivise in due week end, 16/17 e 23/24

ottobre). Costo 170.

07/09/2010 11Pag. Corriere della Sera - Milano(diffusione:619980, tiratura:779916)

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PSICOLOGI E PSICOLOGIA - Rassegna Stampa 07/09/2010 6

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Dentro la miniera Ginnastica, dieta e playstation: così è la vita 700 metri sotto terra grafico="/cor_arch/grafici/1/2/21/20100907//07EST03G01_01.eps" XY="881 1197" Croprect="0 0 881 1197"La giornata dei minatori cileni in attesa della salvezza Vie di fuga I 33 minatori sono lì sotto da un mese, dal 5agosto, il giorno che crollarono tutte le vie di fuga Il giorno e la notte Hanno diviso gli spazi per il giorno, lanotte, i pasti, l'igiene personale. Leggono, giocano e ascoltano musica Rocco Cotroneo MINIERA SAN JOSE (Cile) - Giù per il buco scendono cibo, aria pulita, medicine, passatempi, lettere d'amore

e buoni consigli. E risalgono sogni, poesie, promesse di matrimonio e tante repliche di quell'incredibile pezzo

di carta umido arrivato il 22 agosto: «Stiamo tutti bene: los 33». Ha tuttora un diametro di 12 centimetri l'unico

contatto con i minatori cileni intrappolati sotto il deserto di Atacama. Sono lì sotto da un mese, dal giorno che

crollarono tutte le vie di fuga, il 5 agosto. Metà di questo tempo l'hanno passato a spartirsi le ultime briciole di

cibo, aspettare il rumore della sonda che li cercava e immaginare la peggior morte possibile; l'altra metà a

ricevere cose e rispedire emozioni lungo il cordone ombelicale. Smaltita l'euforia, negli ultimi giorni i minatori

hanno saputo la verità. L'operazione per tirarli fuori è lunga, i tecnici lassù non promettono meno di tre, forse

quattro mesi, anche se le stanno studiando tutte per ridurre il tempo. Una delle più straordinarie storie di

sopravvivenza di sempre è ormai una saga dove tecnologia e psicologia faranno letteratura. Il lieto fine

appare scontato, forse troppo. Lì sotto - dicono le notizie dal buco - i nostri stanno meglio ogni giorno che

passa, di corpo e spirito, e l'inferno si va gradualmente trasformando in convivenza forzata con ruoli e

dinamiche. Sì, il paragone con la ristrettezze dei reality tv a questo punto non suona più così offensivo. Ma i

rischi restano: perché si stanno scavando tre cunicoli diversi, con altrettante tecnologie? E se una, o due

macchine fallissero? Ce la faranno tutti e 33 a restare in buona salute, a non impazzire?

Il Cile segue con ansia e conosce a memoria nomi come T130 e Strata 950, le perforatrici, ascolta in tv il

briefing quotidiano che aggiorna sui progressi. Se il presidente Piñera ha guadagnato 10 punti di popolarità

appena alzando al cielo il fogliettino della salvezza, i suoi ministri non vogliono essere da meno. Ogni giorno

all'accampamento Esperanza ne arriva uno. Insieme a gruppi musicali, religiosi, a personalità come i

sopravvissuti del famoso incidente aereo nelle Ande del 1972, quelli che arrivarono a mangiare carne umana.

Sulla vita lì sotto sappiamo tutto, o quasi. Madri e mogli riferiscono che i disagi si sono molto attenuati dopo

l'invio di cibo e vestiti puliti, e la noia non è un problema: i ragazzi sono occupatissimi. Organizzano gli spazi,

sparsi lungo un chilometro e mezzo di gallerie, puliscono, ricevono e rispediscono i tubi (le «palomas»,

colombe) attraverso i quali arriva tutto. Hanno diviso gli spazi per il giorno, la notte, i pasti, l'igiene personale,

secondo le indicazioni degli esperti. Leggono, giocano e ascoltano musica. Gli orari sono rigorosi, da

caserma. Si preparano ai compiti dei prossimi giorni, come rimuovere le macerie che cadranno lungo le

perforazioni. Fanno ginnastica e mangiano seguendo diete rigorose, perché il loro addome non potrà

superare i 65-70 centimetri quando saranno issati su per il cunicolo della salvezza.

Quassù, nel recinto abitato da familiari e giornalisti, veniamo a sapere pezzi di vita personale, sogni,

pettegolezzi e corna. I bambini giocano felici con i clown mandati dal governo, la mensa sforna pasti caldi per

tutti. La zona degli scavi è stata rigidamente isolata dalla cittadella dell'attesa. Tutto improvvisato nel deserto,

ma il Cile - come nei giorni del terremoto dello scorso febbraio - si dimostra un Paese con un marcia in più. I

quattro della Nasa esperti in sopravvivenza si sono limitati a dare qualche consiglio, per il resto hanno

elogiato le scelte dei cileni e l'organizzazione spontanea dei minatori. A due settimane dalla svolta il campo

Esperanza è un luogo tranquillo, dove non si piange più e si prega in silenzio. Dopo una zuppa calda di

lenticchie, una donna si china a scrivere la prossima lettera al marito su un quaderno, al suo fianco il reporter

della tv coreana spedisce via Internet il suo lavoro di giornata. Le rocce tutt'attorno sono ricoperte di scritte,

santini, piccoli altari, bandiere. Ogni giorno arriva una piccola comodità in più per chi ha scelto di aspettare

qui quel giorno, che sarà straordinario.

07/09/2010 21Pag. Corriere della Sera - Ed. nazionale(diffusione:619980, tiratura:779916)

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PSICOLOGI E PSICOLOGIA - Rassegna Stampa 07/09/2010 7

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Ma negli ultimi giorni - temendo un effetto Woodstock - tira anche aria di stretta. Un tecnico ci confessa che si

vogliono convincere i familiari a tornare nelle proprie case. Quasi tutti vivono nella vicina Copiapò, a un'ora di

autobus, e potrebbero salire al campo solo per la comunicazioni in videocitofono con i propri cari, due o tre

volte la settimana. Ma le donne, soprattutto, non vogliono saperne di muoversi da qui, nonostante i disagi.

«Se ce ne andiamo, non è che smettono di scavare?», dice la mamma di Richard Villarroel, 27 anni. I

familiari chiedono più contatti con il sottosuolo e meno controlli sulle comunicazioni: i primi giorni le lettere

scritte a mano passavano per una sorta di censura preventiva per evitare messaggi sbagliati. Non sono

piaciuti ai tecnici nemmeno i festeggiamenti per l'anniversario del primo mese dal crollo, tra mortaretti, brindisi

e concerti di clacson. Così come si è tornati indietro sull'idea di mandare ai minatori del vino per festeggiare il

prossimo 18 settembre, 200 anni di indipendenza del Cile. Lo aveva promesso il ministro della Salute («un

bicchiere a testa e una empanada...»), ma gli specialisti hanno detto no. No ovviamente alle sigarette, per la

carenza di aria, e agli iPod, perché causano isolamento. Ok invece alle Playstation e al proiettore che

permetterà domani di assistere a una partita del Cile, grazie a un cavo in fibra ottica.

A noi osservatori della tragedia verrebbe anche voglia di controllare l'eccesso di aspettative per il «dopo»,

nelle famiglie di questi poveri disgraziati. Nessuno tornerà in una miniera, giurano mogli e mamme. Chissà,

forse non ci sarà più bisogno, sogna qualcuno. Un minatore laggiù sta scrivendo un diario, attorno al campo

ronzano potenziali biografi e sceneggiatori. Quando al minatore fan Edison Peña è stata spedita giù una foto

di Elvis Presley, e una chiavetta Usb con tutte le sue canzoni, qualcuno ha pensato a un messaggio

subliminare: «Ragazzi, avete conquistato fama e immortalità!». Ma loro non sono nemmeno tornati alla vita.

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Foto: Vittoria Un minatore fa il segno della vittoria, accanto un compagno. In 33 attendono il giorno in cui

torneranno in superficie

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PSICOLOGI E PSICOLOGIA - Rassegna Stampa 07/09/2010 8

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R2 STILI DI VITA L'intervista La psicologa Oliverio Ferraris: non interrompete il dialogo "L'oggetto proibito si valorizza è meglio imporre delle regole" PAOLA COPPOLA «Staccare la spina è applicare la tradizionale punizione a una nuova situazione, ma il rischio è di valorizzare

l'oggetto proibito - sia il telefonino o il computer». La psicologa dell'età evolutiva, Anna Oliverio Ferraris,

suggerisce di «adottare con gli adolescenti un metodo simile a quello scelto da Bill Gates e da Obama con i

loro: fissare dei limiti di tempo all'uso, non più di 30-45 minuti, fin dall'inizio».

Perché? «Agli adolescenti serve sapere quali sono le priorità e imparare a gestire questi strumenti che

favoriscono una socializzazione superficiale, sapendo organizzare il proprio tempo, senza chiudersi in casa

ma continuando a incontrare gli amici dal vivo. Devono saper staccare la spina da soli se devono

approfondire qualcosa o concentrarsi sui compiti».

Che effetti può avere questa punizione? «Il rischio è che l'adolescente subisca la decisione ma si chiuda in

se stesso interrompendo il dialogo con i genitori. Spesso gli adulti affrontano così delle situazioni che non

riescono a gestire, e punire per loro è più semplice che educare».

Foto: L'ESPERTA Anna Oliverio Ferraris, psicologa dell'età evolutiva

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PSICOLOGI E PSICOLOGIA - Rassegna Stampa 07/09/2010 9

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R2 STILI DI VITA Il 93 per cento dei teenager americani usa internet ed e-mail: le loro passioni sonoFacebook e le chat Un tempo si vietava ai figli di uscire di casa, oggi si tolgono loro tutti gli apparecchi digitali "A letto senza pc e telefonino" Ora i ragazzi si puniscono così Il 62% dei genitori americani sottrae il cellulare ai figli che non si sono comportati bene E sembra funzionarePer fraternizzare i giovani usano sempre di più i messaggini: in un anno sono passati dal 38 al 54 per cento ANGELO AQUARO NEW YORK CI SONO cose che lasciano il segno. Prendete le sculacciate: l'85 per cento degli americani dice

di averle provate da piccolie il 69 per cento confessa oggi di appiopparle ai propri figli. Niente di nuovo dove

non batte il sole? Non proprio: l'età tecnologica sta sconvolgendo tutto anche in fatto di punizionie negli Usa

già s'avanza quello che gli esperti hanno definito "digital grounding". Che cosa vuol dire? Il verbo "ground"

viene dal gergo aereonauticoe significa letteralmente "costringerea terra" ma nel linguaggio quotidiano vuol

dire proibire ai ragazzi di uscire di casa.

Era la punizione più temuta che i baby boomers avevano ricevuto dai loro padrie trasmesso ai loro figli:

proprio come lo sculacciate. Voti cattivi? Resti in casa e niente amici. Rispondi male a mamma o papà?

Chiuso nella tua stanzetta e senza cena. Una punizione diffusissima anche da noi ma che qui in America,

dove la patente la prendi a 16 anni, si colorava di un gesto emblematico: ti tolgo le chiavi dell'auto.

Beh, nell'era digitale anche il grounding è diventato virtuale.

Perché oggi i ragazzi in casa ci starebbero che è un piacere: con i loro Facebook e il loro telefonino. Ma

sempre più genitori stanno pensando bene di appioppare la punizione più crudele.

Macché chiavi: consegnami il telefonino e spegni quel benedetto computer. Fino a nuovo ordine: cioè a

nuova pagella.

L'atto di guerra è giustificato dai numeri. Alla domanda: "Usi Internet e l'email almeno occasionalmente?" il

93 per cento dei teenager americani risponde di sì. E che cosa fanno? Studiano? Cercano notizie? No: vanno

su Facebook. Chattano. Si intrattengono con gli amici nella piazza virtuale più grande del mondo: mezzo

miliardo di iscritti.

Per carità non che Facebook faccia male. Solo che le statistiche dimostrano che più tempo trascorrono su

Internet e meno i ragazzi rendono a scuola. Ricordate? Un tempo si spegneva la televisione: oggi nel mirino

ci sono il web e i cellulari. Sempre il sondaggio del Pew (un noto istituto di ricerca americano) la dice lunga

sul modo che i più giovani hanno di fraternizzare.

Al primo punto ci sono i messaggini: nel giro di un anno sono balzati dal 38 al 54 per cento. Resiste la

classifica telefonata (50 per cento) naturalmente al cellularee avanza (37 per cento) l'uso dei social forum.

Per vedersi davvero in fondo resta pochissimo tempo: soltanto il 30 per cento della comunicazione con un

amico avviene "di persona".

Che fare? Ormai la maggioranza dei genitori ricorre all'arma fine di mondo: il 62 per cento toglie ai figli il

cellulare. Poi tocca alla consegna della password di Facebook e alla spina staccata al computer. Funziona?

Richard Weissbourd, psicologo ad Harvard, dice al "Washington Post" di sì: "È come togliere ai ragazzi un

weekend di libertà. È un modo come un altro di privarli delle loro relazioni sociali". E l'autrice della ricerca del

Pew, Amanda Lenhart, rincara: "I genitori sanno quanto il cellulare sia vitale peri figli:e li puniscono dove

sanno di fare più male".

È proprio questo però il problema. Kenneth R. Glissberg è l'autore di una guida per i genitori che ha

l'imprimatur dell'Accademia dei pediatri d'America.

La parola disciplina, spiega, viene dal greco e significa educare.

E quindi ogni azione disciplinare dovrebbe essere inerente alla trasgressione: ti tolgo il cellulare se passi

comunque troppo tempo a mandare messaggini e non perché vai male a scuola o hai risposto male alla

mamma. "La cosa più semplice è togliere ai ragazzi quello a cui tengono di più: ma questo vuol dire soltanto

punire e non educare". Tra genitori, pediatri e figli il dibattito è aperto: e se lo continuassimo su Facebook?

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PSICOLOGI E PSICOLOGIA - Rassegna Stampa 07/09/2010 10

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PER SAPERNE DI PIÙ www.pewinternet.org www.richardweissbourd.com

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PSICOLOGI E PSICOLOGIA - Rassegna Stampa 07/09/2010 11

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DIARIO DI UNA PROF Il mare difficile delle toste Cloe Dafne e Briseide RAFFAELLA PAISIO ANNO scolastico 20102011: studenti e prof sono acque di due mari diversi ma convergenti, due fronti di

ondate contrapposte, che montano. Quando si incontrano e finiscono l'uno nell'altro, tutto il mare si solleva e

crea onde nuove, altissime, dove è difficile navigare.

Primo fronte di acque: gli studenti. Cresce il numero di quanti quest'anno si sono iscritti nelle scuole.

Secondo fronte ondoso: i prof. Ottocentoventidue posti di insegnanti tagliati quest'anno nella sola provincia di

Torino. Dal loro incrocio, un mare agitato e difficile: una scuola pubblica con più studenti e, paradossalmente,

meno prof. Classi più affollate, dove un terzo degli insegnanti che lavorano è precario. Azioni che creano

reazioni, mosse e contromosse.

Come quelle di Briseide, Danae, Cloe. Che non sono eroine dell'assedio di Troia, ma giovani professoresse,

da anni in servizio nelle scuole.

Lo scorso anno, in vista dei tagli, per poter lavorare nel 20102011, hanno preso l'abilitazione come

insegnanti di sostegno. Hanno passato i mesi da ottobre e marzo a alternare le ore in cattedra del mattino

come docenti, alle ore sui banchi al pomeriggio come studenti.

A Torino e Vercelli infatti l'Università degli Studi del Piemonte aveva attivato un corso - una cosiddetta SIS -

per insegnanti di "sostegno ad allievi in situazioni di handicap".

Due sedi: Torino e Vercelli. In tutto 100 posti. 400 ore di lezione. Dal lunedì al venerdì.

Frequenza obbligatoria. Dalle 14 alle 18.30. Mercoledì pausa.

Danae, 35 anni, era prof di psicologia e pedagogia nei licei. Visti i tagli, ha fatto il corso.

Niente psicologia quest'anno.

Ma ha acciuffato, tra le ultime, una cattedra di sostegno. Lavorerà. «L'anno passato uscivo da scuola, a

Pinerolo, all'una e prendevo il treno per Vercelli. All'andata correggevo i compiti, al ritorno preparavo le lezioni

del giorno dopo. In mezzo le lezioni di sostegno: neuropsichiatria, psicologia, cosine così. Dopo un mese ero

sfinita. I miei due figli, di uno e tre anni, li vedevo la sera. Nervosissimi. Mi sembrava di fare tutto male. Ero

furente».

Briseide, 36 anni, ha insegnato italiano dal 2005. Anche lei abilitata sul sostegno, è stata tra le prime escluse

"Probabilmente qualcosa mi arriverà nei mesi prossimi. Sono ottimista. Anche perché più dura dello scorso

anno non credo possa essere: sono di Torino, ma sono finita tra quelli che andavano alle lezioni di Vercelli.

Ero incinta, ho fatto tutto il corso col pancione. Lezioni, treni, correzioni, esami. Con l'incubo della frequenza

obbligatoria. Ho partorito a marzo, nell'ultima settimana di corso. Ho sentito che la Gelmini vuole un altro

figlio. Lo vorrei anch'io. Magari aspetto che lei vada in maternità».

Cloe faceva la prof di ginnastica. Quest'anno farà sostegno alle medie. «Per me non è la prima volta,

L'avevo fatto anni fa, con le prime supplenze. È bello, sai. Un lavoro molto serio, delicato. Fatto di piccoli

risultati sudati. Bisogna essere toste». Loro lo sono.

07/09/2010 11Pag. La Repubblica - Torino(diffusione:556325, tiratura:710716)

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PSICOLOGI E PSICOLOGIA - Rassegna Stampa 07/09/2010 12

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SEMPRE PIÙ UOMINI D'ONORE SI TOLGONO LA VITA Cosa Nostra in crisi e i boss in cella si suicidano Due psicoterapeuti dell'Università di Palermo hanno studiato le dinamiche interne agli affiliati di Cosa Nostrascoprendo come i colpi messi a segno dalle forze dell'ordine abbiano spinto i capiclan nel tunnel delladepressione Nino Materi Avete presente film come «Un boss sotto stress» e «Terapia e pallottole»? Ecco, quella è la versione comica

di un fenomeno che invece, nella realtà, appare drammaticamente seria. Per uscire dalla depressione i

capiclan di Cosa Nostra, Mafia, Camorra e 'Ndrangheta non si stendono infatti sul lettino dello psicanalista,

ma finiscono direttamente sul marmo dell'obitorio: morti stecchini, anzi suicidi. Tra le grandi organizzazioni

criminali gli affiliati che negli ultimi tempi hanno deciso di togliersi la vita sono aumentati in maniera

clamorosa. A tenerne la macabra contabilità - ma soprattutto a investigarne le cause - sono due

psicoterapeuti dell'Università degli Sudi di Palermo, Franco Di Maria e Giorgio Falgares. Un estratto della loro

ricerca si trova nell'ultimo numero della rivista scientifica Psicologia Contemporanea , diretta da Anna Oliverio

Ferraris. Partiamo dalle prime due domande-chiave: chi sono gli «uomini d'onore» che si sono suicidati e

perché lo hanno fatto? L'elenco dei nomi sarebbe lungo, per questo i ricercatori siciliani si soffermano sugli

esempi eblematici di Francesco Pastoia, Tanino Lo Presti e Salvatore Bonanno. Tre storie tra loro diverse ma

accomunate da un identico disagio: «La colpa intollerabile di aver parlato troppo, in modo imprudente e con

persone sbagliate». E quando si commettono simili errori «il suicidio può essere interpretato come un

comportamento estremo di tipo espiatorio». Boss quindi sull'orlo di una crisi di nervi per aver messo - loro

malgrado - lo Stato in condizione di avere la meglio sul proprio gruppo di appartenenza. Le forze dell'ordine

che disarticolano i le famiglie sequestrano i loro beni, arrestano i mammasantissima sono situazioni che gli

«uomini d'onore» non possono tollerare perché minano i pilastri che sostengono potere e «cultura» mafiosa.

«È da diversi mesi - spiegano Di Maria e Falgares - che all'interno di Cosa Nostra si registrano numerosi casi

di suicidio, che hanno coinvolto, in particolare, alcuni esponenti di spicco dei gruppi criminali vicini ai boss

Provenzano e Lo Piccolo». «Va chiarito - si legge nello studio ripreso da Psicologia Contemporanea - che le

storie riportate sono accomunate dal fatto che chi si suicida non lo fa perché teme di essere ucciso o teme

per la vita dei propri familiari. In effetti, non si tratta di collaboratori di giustizia, che temono per la propria vita

e per questo chiedono aiuto allo Stato. Si evince nettamente, invece, che la scelta di togliersi la vita è

espressione "tragica" e consapevole del proprio senso di devozione verso l'organizzazione, nei confronti della

quale il mafioso ha involontariamente "mancato di rispetto" (in questo caso la morte è una vera e propria

autopunizione)». In questi casi - evidenziano i due psicoterapeuti palermitani -, l'aspetto più sorprendente è

l'estrema fragilità di questi soggetti (per i quali si può parlare di effettiva condizione depressiva), che sembra

contraddire l'immagine stereotipata dell'uomo d'onore forte, senza paura e virile. Si tratta di un aspetto messo

in luce dal magistrato palermitano Antonio Ingroia che, in un recente articolo, avanza l'ipotesi che i casi di

suicidio svelino un'inedita fragilità dell'identità mafiosa, segno evidente di un profondo cambiamento nel

rapporto con le organizzazione criminali, riconosciute ancora forti, ma anche profondamente segnate

dall'efficace controffensiva dello Stato. E quanto più quest'ultimo mette a segno i suoi colpi, tanto più esso

viene percepito da Cosa Nostra, Mafia, Camorra e 'Ndrangheta come «nemico»; non soltanto perché mette a

rischio l'impunità, ma anche perché minaccia il proprio gruppo di appartenenza, vissuto come un'entità

superiore, proprio come accade nelle subculture fondamentaliste di tipo religioso. «La cui forza totalizzante -

concludono i ricercatori dell'Università di Palermo - si dimostra ancor più vincolante nei momenti di crisi,

quando cioè lo Stato tenta di minacciarne, ad esempio attraverso gli arresti, l'esistenza o l'identità sociale».

Foto: IL BACIO AL PADRINO

Foto: Il padrino (The Godfather) è un film del 1972 diretto da Francis Ford Coppola, prima pellicola della

trilogia omonima firmata dal regista, ispirata al romanzo di Mario Puzo

07/09/2010 21Pag. Il Giornale - Ed. nazionale(diffusione:192677, tiratura:292798)

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PSICOLOGI E PSICOLOGIA - Rassegna Stampa 07/09/2010 13

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ULSS 18 E 19 Due giorni per formare operatori al rapporto tra disabili e scuola Disabilità e mondo esterno, due giornate per confrontare e offrire ai ragazzi le migliori opportunità di crescita

e inserimento. Riconoscendo che l'integrazione scolastica e sociale è frutto sia di chiare e corrette relazioni

fra enti, che di un riconoscimento del ruolo fondamentale della famiglia come partner ineludibile della scuola,

le Ulss ritengono necessario creare un percorso formativo che permetta agli operatori di confrontarsi su

percorsi educativi integrati: l'evento, dal titolo "La persona che cresce in mondi flessibili e integrati", si terrà in

cittadella oggi e domani. Ogni partecipante avrà modo di aumentare le conoscenze e competenze rispetto al

ruolo e alle modalità collaborative necessarie per agire in maniera sinergica con tutti gli attori che partecipano

al processo educativo. Da sempre un progetto di integrazione scolastica e sociale prevede la concordanza e

la coerenza sia degli obiettivi che del percorso educativo; vari enti lavorano e collaborano a questo scopo: la

scuola come istituzione privilegiata che ha il compito di educare tutti gli studenti rispettando le caratteristiche

di ognuno attraverso programmi di educazione speciale che rispondano ai bisogni del singolo individuo.

L'Ulss, dal canto suo, ha un doppio rapporto con lo studente disabile: attiva l'equipe sociosanitaria composta

da psicologo, neuropsichiatria, tecnici della riabilitazione e assistenti sociali; segue lo studente e la famiglia

per gli aspetti sanitario, psicologico e sociale, dal riconoscimento della disabilità fino al termine della carriera

scolastica. L'evento è organizzato congiuntamente dalle Ulss 18 e 19 con l'obiettivo di adottare criteri comuni

per l'integrazione scolastica nell'intera provincia.

07/09/2010 3Pag. Il Gazzettino - Rovigo(tiratura:114104)

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PSICOLOGI E PSICOLOGIA - Rassegna Stampa 07/09/2010 14

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I progetti degli editori Da Montaigne a Denida, Napoli riscopre la filosofia Salvo Vitrano Le napoletane edizioni Filema si muovono tra filosofia, questioni culturali d'attualità, originali incursioni nei

tenitori della letteratura. Tra le novità d'autunno preparano un nuovo volumetto della deliziosa e fortunata

collana bibliofila «La lettura». Questa volta il titolo-tema è «L'infanzia e i libri», con dieci grandi scrittori

differenti per carattere e per epoca - da Leopardi a Sartre, da Proust a Canetti - che raccontano che cos'è e

come può nascere la passione per la lettura. Un'altra novità è dedicata a una questione psicologica e sociale

di frontiera: Corpi sull'uscio, identità possibili, II fenomeno deifemminielli a Napoli è il frutto di una ricerca degli

psicologi Eugenio Zito e Paolo Valerio nel mondo degli uomini che «sentono e vivono come donne». Zito e

Valerio introducono in un universo misterioso che a Napoli è insieme «arcaico e postmoderno», disegnano

una mappa di ipotesi sul fenomeno analizzando le interviste raccolte sul campo. Sul fronte filosofico Filema

annuncia Filosofiafuorì le mura di Giuseppe Ferrara, «manifesto di una pratica della filosofia in luoghi

d'eccezione" come scuole elementari e carceri. Ferrara, docente alla Federico II e «sperimentatore» della

materia oltre le aule accademiche, spiega come l'esercizio effettivo della filosofia sia sempre «fuori luogo»,

tale da scomporre l'ordine disciplinare di ogni luogo nella prospettiva di «vedere quel che manca in quel che

c'è e che è reso invisibile dalla visibilità imposta». Per Filema i volumi di filosofia restano una linea di forza del

catalogo. Tra le uscite prossime ci saranno anche il saggio di Montaigne Della Vanità, un classico dello

scetticismo umanistico ritradotto e annotato per l'occasione da Cesare Colletta, e l'ampia prefazione che

Gayatri Chakravorty Spivak scrisse nel 1976 per la propria traduzione americana di Della Grammatologia di

Jacques Derrida, una prefazione decisiva per il dibattito sul decostruzionismo tra Stati Uniti ed Europa.

Cronopio è un'altra casa editrice che da Napoli ha guadagnato prestigio in ambito nazionale con i suoi volumi

di area' filosofica. Si tratta spesso di testi rilevanti per la riflessione su temi politico-culturali cruciali. A

settembre Cronopio manderà in libreria Che cos'è una società? di Gabriel Tarde, breve saggio che contiene il

nucleo teorico di un classico da riscopri- re della sociologia e della filosofia politi - ca. Alla fine dell'800 il

francese Tarde per primo formulò teorie sui fenomeni della moda e sulla diffusione delle idee, sul concetto di

genio, sull'invenzione e sulle sue ripetizioni. Considerò la società un campo di tensione attraversato da

molteplici e inesauribili correnti imitative a cui generalmente le persone partecipano in uno stato simile al

sonnambulismo. Tarde affermò che «non avere che idee suggerite e crederle spontanee» è l'illusione che

accomuna il sonnambulo e l'uomo comune. In questa chiave definì, ben prima dei teorici del totalitarismo, i

fenomeni della folla gregaria e pericolosa, della suggestione collettiva, del dominio del capo sulle masse.

Dalla Campania le edizioni Lavieri, sede a Sant'Angelo in Formis, sono riuscite a conquistare l'attenzione in

ambito nazionale soprattutto con i fumetti, ma con fumetti che danno da pensare come le storie di Malinky

Robot del malaysiano SonnyLiew, in uscita in autunno. Tra presente e fantascienza le due storie di Malinky

Robot raccolte nel volume mostrano una Singapore che con il suo centro futuristico e ipertecnologico e la sua

peri feria rurale è uno dei prossimi «mondi possibili» che l'Oriente ci annuncia. Una novità importante per

Lavieri è il recente accordo di distribuzione con Dehoniana Libri che da ottobre permetterà ai volumi in

catalogo di raggiungere con facilità punti vendita, fumetterie e librerie, in ogni parte d'Italia.

Foto: Pensiero Il filosofo francese Jacques Derrida sarà edito da Cronopio

07/09/2010 46Pag. Il Mattino - Ed. nazionale(diffusione:79573, tiratura:108314)

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PSICOLOGI E PSICOLOGIA - Rassegna Stampa 07/09/2010 15

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SCUOLA/2. L'assessore regionale annuncia il federalismo scolastico a partire dal calendario: stop ogni duemesi Le vacanze estive? Di un mese L'assessore Donazzan annuncia da Venezia il federalismo scolastico Vacanze estive di un mese sulla scia

del modello tedesco, settimana corta, pomeriggi da trascorrere a scuola tra inglese e attività sportive,

valutazione degli insegnanti con riconoscimenti ai più meritevoli. È la scuola "europea" dell'assessore

regionale all'istruzione Elena Donazzan, convinta che la chiave per rendere più efficiente il sistema sia il

federalismo scolastico, definito, in un'intervista a "Il Mattino di Padova", «il mio obiettivo per questa

legislatura». Donazzan parla anche del passaggio del personale alla Regione, con la possibilità di aumentare

la programmazione della spesa e per quanto riguarda il calendario, azzarda cambiamenti importanti. «Così

com'è concepito è superato - ha iniziato Donazzan -. Anche gli psicologi sostengono che ai ragazzi fa più

male che bene stare a casa tre mesi di fila. Dovremmo avvicinarci al modello tedesco, con vacanze più

articolate: una settimana di stop ogni due mesi e un mese di interruzione d'estate, in agosto. Almeno per i più

grandi. È più facile gestire lo stress, senza contare che è giusto che si abituino subito al ritmo scuola-lavoro,

che poi è quello della vita». Progetti ambiziosi anche per quanto riguarda le attività che la scuola potrebbe

proporre, dallo studio delle lingue straniere allo sport, realizzabili, sostiene Donazzan «se ci dessero quello

che ci spetta». Sul capitolo tagli che stanno mettendo in ginocchio la scuola, l'assessore spiega che il grosso

è stato affrontato, che sono stati stanziati due milioni di euro per le indennità di disoccupazione dei precari e

che già dal prossimo anno la scuola veneta si misurerà con un numero considerevole di pensionamenti, sia di

presidi che di insegnanti. Le attuali 150 reggenze (un dirigente che amministra due istituti) tra un paio d'anni

verranno quasi azzerate dall'entrata in ruolo del concorso ordinario destinato ai capi d'istituto e di cui è

imminente il bando. Sul fronte degli insegnanti, invece, «in base agli organici di fatto abbiamo chiesto al

ministro altri 140 posti, di cui ne sono già stati autorizzati 40. Ho domandato un'ulteriore integrazione e credo

che otterremo risposta positiva», riprende Donazzan che auspica inoltre una valorizzazione degli insegnanti

che passi attraverso un'incentivazione economica finora soltanto ipotizzata. Si passa poi all'Università e ai

test di accesso, vedi Medicina, «che vanno modificati perchè affidati al caso». «I criteri - conclude l'assessore

- devono essere scientifici, puntare su merito e motivazione. Architetti, ingegneri e dottori dovrebbero essere

selezionati sulle competenze specifiche, non in base alla cultura generale. Darò battaglia agli ordini

professionali e agli esami di Stato. I professionisti della mia generazione sono stati selezionati dalla casualità

e dal nepotismo. Gli ordini devono essere organismi di autoregolamentazione deontologica, non griglie

d'accesso». AN.MA. Il Coni di Vicenza fa da apripista organizzando, in collaborazione con l'assessorato allo

Sport del Comune di Vicenza, un corso di formazione riservato ai presidenti ed incaricati alla sicurezza delle

associazioni sportive dilettantistiche delle federazioni sportive, prima iniziativa in tema nel mondo sportivo in

Italia. Al termine del corso verrà rilasciato un attestato che riconosce la figura di "responsabile del servizio di

prevenzione e protezione dai rischi di infortunio". La legge del 2008 ha introdotto l'obbligo di individuare un

responsabile del responsabile del servizio di prevenzione rischi. A ricoprire il ruolo può essere incaricato il

presidente dell'associazione o un altro soggetto designato dal consiglio direttivo, in ogni caso una figura

stabile e di riferimento nell'associazione per la quale la formazione ricevuta possa trovare rispondenza nel

tempo all'interno della società al fine di evitare di ripetere i corsi di formazione. Il corso è articolato su 4 lezioni

(16 ore) nei giorni del 15 settembre (dalle 18,30), 18 (dalle 8,30), 22 ( dalle 18,30) e 25 settembre (dalle 8,30)

e si terrà nella sede del Comitato Coni di Vicenza in viale Trento 288. Le adesioni inviate al Comitato

Provinciale Coni, viale Trento 288 - 36 100 Vicenza tel. 0444 571337, fax 0444 565605, e-mail:

[email protected], web: www.conivicenza.it debbono pervenire al C.P. Coni di Vicenza, almeno 5 giorni. prima

dell'inizio del corso con l'indicazione dell'indirizzo Mail o di un recapito telefonico.

07/09/2010 13Pag. Il Giornale di Vicenza(tiratura:51628)

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PSICOLOGI E PSICOLOGIA - Rassegna Stampa 07/09/2010 16

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RIFORMA DELLE PROFESSIONI

5 articoli

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VALDOBBIADENE Il consigliere Miotto porta il caso in Consiglio. Si muove anche il sindaco Zambon «Non c'è solo il vino, il commercio è in crisi» Le due principali industrie del paese hanno chiuso i battenti da alcuni anni, il commercio è in crisi, così come

le attività artigianali e il piccolo lavoro autunomo, eppure per il fisco in paese va tutto bene, tanto che gli indici

di applicazione dei parametri degli studi di settore sono massimi, ovvero pari a cento, per diverse categorie

professionali non impiegate in agricoltura. A far emergere la contraddizione è stato il consigliere Attilio Miotto,

del gruppo «Forza Valdo», con un'interrogazione orale. «Certo- ha puntualizzato Miotto- il settore vitivinicolo

va bene, ma c'è l'altra metà del mondo valdobbiadenese che sta soffrendo la crisi. Chiedo pertanto al sindaco

e all'assessore alle Attività produttive di elaborare una relazione con dati veritieri, che evidenzino il vero stato

del territorio comunale per le categorie interessate e di inviare il tutto all'Osservatorio regionale del Veneto,

per l'adeguamento degli studi di settore». Il primo cittadino Bernardino Zambon ha raccolto la richiesta del

consigliere, ha consultato i documenti e le rilevazioni statistiche in base alle quali è stato classificato il paese

ai fini dell'applicazione degli studi di settore per il 2009 e si è confrontato con altri colleghi amministratori.

«Appare evidente - spiega Zambon - che il nostro comune al massimo possa scalare di un posto. Certamente

non possiamo collocarlo in uno dei gruppi in cui è finita la Calabria intera. La chiave di lettura va ricercata nel

set di indicatori di benessere individuato dagli Osservatori regionali. Valdobbiadene non può trovarsi fra le

aree a bassa scolarizzazione nè tra quelle con un basso livello di benessere quando si prendono in

considerazione il tasso di scolarità generale, il numero di autovetture per cento abitanti o gli impieghi

bancari». Il primo cittadino intende, quindi, prendere una posizione presso i rappresentanti dell'associazione

nazionale Comuni italiani in seno all'Osservatorio regionale, per chiedere l'individuazione di ulteriori indicatori

che siano in grado di leggere meglio il territorio, affinchè non siano penalizzati i comparti minoritari rispetto al

livello generale dell'economia della zona. Ritiene, però, importante precisare che la collocazione nei gruppi

territoriali non deve essere confusa con la crisi economica in atto, per la quale gli studi di settore già

prevedono dei correttivi specifici anticrisi. © riproduzione riservata

07/09/2010 20Pag. Il Gazzettino - Treviso(tiratura:114104)

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RIFORMA DELLE PROFESSIONI - Rassegna Stampa 07/09/2010 18

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Apertura nuovo ospedale ed istituzione Dea 2° livello questioni sul tappeto Previsto un autunno caldo Si prevede un autunno caldo per la sanità ciociara. I problemi sono semore quelli agitati da mesi: l'apertura

del nuovo ospedale in Via Fabi con l'istituzione del Dea di 2° livello e l'assegnazione da parte della Regione

dell'Asl ciociara nella macroarea dove è stato inserito il Policlinico universitario di Tor Vergata, dove ogni

giorno affuiscono dal nostro territorio tantissimi malati, in maniera da favorire una collaborazione scientifica di

quell'Ateneo, con il quale mesi fa era stata già allacciata una positiva trattativa poi interrottasi per l'arrivo delle

elezioni regionali.

Ma oltre a questi importanti problemi, l'apertura del nuovo ospedale anti-terremoto (a proposito è stata risolta

la questione dei giunti alla base dei fabbricati, di cui abbiamo scritto prima delle ferie?), comporterà una

riorganizzazione complessiva del sistema provinciale. Intanto, a smuovere il solito lassismo, ci pensano le

associazioni di volontariato che hanno in programma per oggi una riunione del Consulta provinciale degli

anziani, lunedì prossimo con i segretari dei partiti e dei gruppi consiliari del capoluogo e martedì 14 settembre

un incontro con gli Ordini professionali e le organizzazioni dei lavoratori autonomi.

Una posizione chiara sulla riorganizzazione del sistema provinciale hanno assunto due esponenti politici della

sinistra. «Affrontare la tematica della sanità provinciale - affermano l'ex assessore provinciale Oreste Della

Posta, presidente dell'associazione politico-culturale «20 ottobre», e Paolo Ceccano della segreteria

provinciale Prc - richiede l'impegno di tutti e in tal senso è importante che l'ospedale di Frosinone diventi Dea

di 2° livello e gli ospedali di Cassino e Sora, strutture moderne e all'avanguardia vengano potenziate di

importanti servizi mentre tutte le altre strutture sparse in provincia diventino punti nevralgici per la medicina

territoriale, tanto evocata ma mai attuata. Ricordiamo, ad esempio, l'hospice di Isola Liri ristrutturato da mesi

ma che ancora stenta ad aprire. Per questo vorremmo essere confortati dalla parole del dott. Mirabella che,

dall'alto delle sue conoscenze e capacità, possa individuare gli obiettivi per salvaguardare la sanità ciociara».

L. Ser.

07/09/2010 Il Tempo - Frosinone(tiratura:76264)

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RIFORMA DELLE PROFESSIONI - Rassegna Stampa 07/09/2010 19

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il dibattito a Mirabello Il governo investa in professioni Futuro e libertà chiede misure per il rilancio del comparto La Festa del Tricolore di Mirabello come trampolino di lancio per le professioni. È questo lo scenario che si è

delineato lo scorso fine settimana all'appuntamento del comune ferrarese, organizzato da Futuro e libertà, il

gruppo parlamentare che si riconosce nelle posizioni di Gianfranco Fini. E che, parola del leader, è

intenzionato a ritagliarsi uno spazio di rilievo nella coalizione di centrodestra, dove «il Pdl non c'è più», poiché

«appartiene ad una bella e affascinante ipotesi politica che non si è realizzata». Ecco perché le iniziative

legislative di due illustri esponenti della componente finiana, Nino Lo Presti (vicepresidente della bicamerale

di controllo sugli enti di previdenza) e Maria Grazia Siliquini (membro della commissione Giustizia della

Camera) potrebbero percorrere una strada in discesa in Parlamento. Una sollecitazione esplicita l'ha fatta Lo

Presti, che ha chiesto a Silvio Berlusconi di aggiungere la riforma delle professioni all'elenco dei cinque punti

su cui il premier chiederà la fiducia (la riforma tributaria, il federalismo fiscale, la sicurezza e l'immigrazione, il

rilancio del Sud e la revisione della giustizia). Più che una boutade frutto dell'entusiasmo di chi sta

percorrendo una nascente strada politica, la proposta appare come la carta vincente che la terza carica dello

Stato ed i suoi fedelissimi potrebbero calare sul tavolo della trattativa. «Troppo spesso il mondo delle

professioni, regolamentate o meno, viene trascurato dalla politica, pur rappresentando circa il 12% del

prodotto interno lordo», ha osservato, infatti, il deputato siciliano, primo firmatario di una pdl (n. 3480) a

Montecitorio con l'obiettivo di dare una chance di crescita al comparto. Questi i capisaldi: la possibilità di

compensare i crediti vantati dal professionista con i debiti tributari, ridefinire il rapporto con la pubblica

amministrazione, che tende ad avere tempi lunghi per i pagamenti delle parcelle, ricevere incentivi destinati

anche ai giovani che avviano l'attività (facendo sì che gli ordini stipulino accordi con le banche che si

impegnino a erogare finanziamenti agli iscritti che, se non rispettati, esporrebbero i richiedenti a severe

sanzioni) e il ritorno ai minimi tariffari negli appalti pubblici. «Diamo al professionista», ha esclamato Lo

Presti, «la possibilità di essere il garante della trasparenza dell'azione della pubblica amministrazione». Di

natura diversa è il provvedimento di Siliquini, una cornice di principi comuni, nella quale si prevede che la

definizione di professione intellettuale debba essere individuata non solo dalla prevalente attività intellettuale,

ma soprattutto del percorso formativo obbligatorio e dall'obbligo del vincolo del codice deontologico. Di sicuro

c'è da rimboccarsi le maniche per una ristrutturazione del settore. Per il presidente del Consiglio nazionale

dei dottori commercialisti Claudio Siciliotti, ad esempio «è impensabile pensare di ottenere il medesimo

risultato con due percorsi diversi, uno facile e uno difficile: non esistono professioni non regolamentate, è una

contraddizione in termini, perché il professionista deve aver superato un esame di Stato e c'è un ordine che

deve vigilare sul suo operato». Per il vertice del Cndcec, l'obiettivo deve essere «assicurare maggiore qualità

professionale, perché questo richiede il mercato». Comunque vada, si può ben ipotizzare che quella di

«ritoccare» la galassia professionale da parte di Fli sia un mossa davvero azzeccata. A testimoniarlo

Giuseppe Jogna, presidente dei periti industriali, che a Mirabello ha evidenziato la «grande considerazione»

che le categorie riservano alla scalpitante corrente finiana in Parlamento.

07/09/2010 28Pag. ItaliaOggi(diffusione:88538, tiratura:156000)

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RIFORMA DELLE PROFESSIONI - Rassegna Stampa 07/09/2010 20

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Il presidente fa il punto. A San Benedetto del Tronto il confronto con la politica Riconoscimento lumaca Marinelli: è un ritardo che non comprendiamo Dopo tre anni dall'emanazione del decreto legislativo sulle qualifiche professionali, il riconoscimento dei

tributaristi è sempre più in salita e non si capisce il perché. L'Ancot Associazione Nazionale Consulenti

Tributari ha sempre monitorato l'evolversi della situazione, ma secondo alcune notizie di stampa degli ultimi

giorni l'intero iter sembra che sia in una fase di stallo e addirittura di rivisitazione dell'intera struttura attuativa.

«Continuiamo a non comprendere», ha detto il presidente dell'Ancot Associazione Nazionale Consulenti

Tributari, Arvedo Marinelli, «come mai, ad oggi, non è avvenuta l'iscrizione nell'elenco da parte del Ministero

di Giustizia». I tributaristi dell'Ancot di fatto rispediscono al mittente le osservazioni e le ipotesi secondo le

quali il rallentamento potrebbe essere dovuto all'entrata in vigore dell'art. 8 del dlgs 59/2010, attraverso il

quale è stata - oltremodo- recepita la direttiva europea 2006/Ce/123. In particolare, all'art. 8, comma 1, lettera

m) di questo decreto viene definita «professione regolamentata» quell'attività professionale o quell'insieme di

attività professionali «riservate o non riservate, ai sensi dell'art. 4, comma 1, lettera a), del decreto legislativo

9 novembre 2007, n. 206».L'introduzione di tale norma, quindi, secondo un'interpretazione illegittima e

strumentale, avrebbe l'effetto di vedere le professioni non vincolate all'iscrizione in albi od elenchi (relative

cioè ad attività non riservate dalla legge come quella dei tributaristi, analoga in gran parte, a quella svolta dai

dottori commercialisti), improvvisamente ritenute come «regolamentate dalla legge» (con buona pace della

certezza del diritto), e dunque, tagliate fuori dal disposto di cui all'art. 26 del dlgs 206/2007, attinente

l'accreditamento delle professioni non regolamentate. Di conseguenza, alle piattaforme europee sul

riconoscimento professionale parteciperebbero solo gli Ordini, rendendo perciò di fatto del tutto inutile la

procedura di accreditamento delle associazioni come l'Ancot. «In una lettera inviata a luglio al Ministro della

Giustizia onorevole Alfano», ha detto il presidente Arvedo Marinelli, «abbiamo evidenziato come tale

ricostruzione è del tutto priva di fondamento giuridico, oltre che logico. In primo luogo, v'è che il decreto che

recepisce la "direttiva servizi" contiene al proprio interno la c.d clausola di specialità (vedasi art. 9, dlgs

59/2010), con la quale si esclude l'applicazione delle norme che contrastano con quanto previsto dalla

direttiva sulle qualifiche e dal suo decreto di recepimento (vale a dire il dlgs 206/2007), con l'effetto che la

norma di cui al richiamato art. 8, comma 1, lettera m) si pone come mai resa, ovvero come incapace di

sostanzialmente modificare alcunché poiché in evidente contrasto con quelle speciali già cristallizzate». A

supportare le tesi dei tributaristi vi è anche la sentenza n. 3122/2009, del Tar del Lazio che ha avuto modo di

offrire un'ineccepibile definizione di professione regolamentata, all'uopo chiarendo - nello specifico - il

rapporto intercorrente tra l'Ordine dei Dottori Commercialisti e le Associazioni dei Tributaristi. «Proprio sulla

scorta di tale giurisprudenza», ha evidenziato il presidente Marinelli nella lettera inviata al ministro Alfano,

«oltre che dalla semplice lettura della direttiva europea sulle qualifiche professionali, emerge chiaramente

come nel nostro ordinamento le professioni non regolamentate siano anche svolte dagli iscritti agli Ordini

professionali; anzi come per «professioni regolamentate» debbano intendersi solo quelle svolte dagli iscritti di

alcuni Ordini (tra i pochissimi: gli avvocati, i medici e gli ingegneri), di guisa che il processo di accreditamento

delle associazioni maggiormente rappresentative delle professioni libere e non regolamentate, per le quali

vieppiù non è prescritta alcuna iscrizione ad Albi e/o Elenchi e quindi dovrà proseguire senza indugi e

ingiustificati ritardi».

07/09/2010 30Pag. ItaliaOggi(diffusione:88538, tiratura:156000)

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RIFORMA DELLE PROFESSIONI - Rassegna Stampa 07/09/2010 21

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Il 17 settembre il 38° convegno Riflettori puntati sul 38° Convegno Nazionale dell'Ancot, il più importante momento di analisi e riflessione

sullo status-quo del riconoscimento delle professioni. Trentotto appuntamenti celebrati con una media di due

all'anno. Il consesso riunirà tutti i tributaristi iscritti all'associazione. La città di San Benedetto del Tronto farà

gli onori di padrone di casa nei giorni di venerdì e sabato 17/18 Settembre (v. locandina in pagina). Due temi

alla ribalta: il primo sulla manovra correttiva alla Finanziaria con un apposito percorso formativo e avrà come

relatori, i docenti della Scuola Superiore dell'Economia e delle Finanze, Gianfranco Ferranti, Paolo Parisi e

Tonino Morina. Il secondo analizzerà gli aspetti previdenziali con una tavola rotonda dal titolo «Riforma delle

professioni e previdenza». L'argomento è senza dubbio di grande interesse per i professionisti iscritti all'Ancot

e la macchina organizzatrice dell'evento è riuscita a mettere a confronto alcuni tra i massimi esperti italiani.

Alla tavola rotonda parteciperanno l'onorevole Antonio Lo Presti (Futuro e Libertà - Sicilia), l'onorevole

Pierluigi Mantini (Udc Lombardia), l'onorevole Amedeo Ciccanti (Udc Marche), l'onorevole Luciano Agostini

(Pd Marche), Michele De Lucia (Radicali italiani), Prof. Pietro Ichino - Giurislavorista, Angelo Deiana -

Presidente Commissione Scientifica CoLAP e Paolo Perazzoli - Consigliere Regionale Marche. «Molti altri

rappresentanti delle istituzioni e delle associazioni si aggiungeranno nei prossimi giorni», ha detto il

presidente nazionale dell'Ancot Arvedo Marinelli, «e questo ci permetterà di analizzare in maniera compiuta

l'attuale situazione del sistema delle professioni in Italia anche in considerazione degli appuntamenti

istituzionali che caratterizzeranno il periodo autunnale». Come contorno al Convegno si svolgerà a partire dal

giovedì e fino a domenica un intenso calendario sportivo che prevede gare di calcetto, tennis, beach-tennis e

gara podistica. Quindi, l'utile e il dilettevole in un interessante e avvincente connubio.

07/09/2010 30Pag. ItaliaOggi(diffusione:88538, tiratura:156000)

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RIFORMA DELLE PROFESSIONI - Rassegna Stampa 07/09/2010 22

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Studio Il progetto dei ministri Gelmini e Brunetta. Interessate soprattutto le superiori Tremila scuole già collegate online Ai genitori voti e assenze in diretta Creato un portale: le famiglie avranno password e privacy garantita Mariolina Iossa ROMA - Parlare con la scuola attraverso il web, sapere tutto del proprio figlio, il suo rendimento scolastico per

prima cosa, ma anche poter chiedere certificati, per esempio i nulla osta, vedere su schermo pagelle e

persino i voti dei compiti e delle interrogazioni, controllare che il ragazzo non faccia assenze ingiustificate,

perché in questo caso si viene avvisati con una mail o un sms. E ancora prenotare i colloqui con i professori,

leggere avvisi e circolari e ogni altra comunicazione che interessi, per esempio quelle che riguardano le

uscite didattiche e le gite scolastiche di più giorni.

La rivoluzione digitale comincia da questo mese, sono già tremila le scuole che hanno aderito al progetto dei

ministri Gelmini e Brunetta, il portale Scuola Mia attivo dallo scorso febbraio. Tremila istituti, pensano al

ministero della Pubblica amministrazione, sono un buon numero perché rappresentano un terzo del totale e

ben il 50 per cento delle superiori e dei licei, tre milioni di alunni. Secondo il ministero della Pubblica

istruzione, più realisticamente, la novità riguarderà presto un milione e mezzo di studenti, in primo luogo quelli

delle superiori.

È proprio il portale Scuola Mia, al quale qualunque genitore può accedere, soltanto con password personale

per garantire la privacy di tutti, a permettere questo. Il portale consente a ciascun istituto di attivare tutti i

servizi elencati o anche soltanto alcuni di questi, secondo le scelte singole di dirigenti e di professori.

«L'autonomia scolastica è pienamente rispettata, ogni scuola deciderà su base volontaria se stare oppure no

dentro il portale», dicono al ministero di viale Trastevere. Potranno farlo, e qui entrano in gioco le risorse

economiche, senza bisogno di attivare un software proprio, quindi con un grosso risparmio da parte delle

scuole visti i costi, a volte proibitivi (anche 2.500 euro a software), dei sistemi di gestione dei registri

elettronici. «La scuola si rinnova, guarda al futuro e noi vogliamo cambiarla anche investendo nuove risorse

in tecnologie e innovazione», ha commentato al Corriere della Sera il ministro Maria Stella Gelmini.

Il futuro della scuola telematizzata è anche, naturalmente, il passato di tutti quegli studenti che riuscivano a

nascondere ai genitori sia i cattivi voti sia le bigiate a scuola. Adesso per mamma e papà sarà molto più

semplice sapere quanto studiano i loro ragazzi. O almeno potranno farlo chi ha un computer e il collegamento

a Internet.

Secondo gli ultimi dati Istat, infatti, se quasi 8 famiglie su 10 con figli minorenni posseggono un computer,

solo 6 hanno l'accesso ad Internet. Annunciata già da due anni, la scuola sul web, che non sarà comunque

pienamente realizzata prima del 2012, non piace molto agli studenti, che sentono il controllo familiare come

una pressione insopportabile, tanto è vero che sono state tante le polemiche scoppiate quando alcuni licei, a

Roma e a Milano, hanno attivato da sé perlomeno il servizio degli sms per le assenze dei figli. Ma non tutti i

genitori sono favorevoli a ricevere queste informazioni.

Con il portale Mia Scuola potranno decidere di non attivare questo servizio e di limitarsi a usare Internet per

pagare le tasse o per fare le iscrizioni da casa.

RIPRODUZIONE RISERVATA

80%Foto: Le famiglie con figli minorenni che posseggono un computer. Soltanto 6 su dieci, però, hanno l'accesso

a Internet

Che cosa cambia

Numero degli alunni Da quest'anno il numero massimo di alunni per ogni classe alle elementari è di 26. Per

le medie le classi più numerose saranno composte da 27 ragazzi

07/09/2010 25Pag. Corriere della Sera - Ed. nazionale(diffusione:619980, tiratura:779916)

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Tetto agli alunni stranieri Debutta il tetto per gli stranieri. Si comincia con le classi prime alle elementari e

alle medie. I bambini non italiani potranno essere al massimo uno su tre

Debutto dei nuovi licei Tra le novità di questo anno scolastico ci saranno alcuni cambiamenti nel curriculum

dei licei. Debuttano il coreutico e il musicale

Bocciatura con 50 assenze Con cinquanta giorni di assenze non giustificate è d'obbligo la bocciatura: una

norma per scoraggiare i «furbi» e per rendere più severa la disciplina

Foto: La classe multimediale A destra una lavagna interattiva in una scuola elementare. Il passaggio

successivo sarà la comunicazione di voti e assenze via web o sms. Molte scuole si stanno già attrezzando

(Reuters e un disegno La Medica)

07/09/2010 25Pag. Corriere della Sera - Ed. nazionale(diffusione:619980, tiratura:779916)

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IL RAPPORTO SANITA', PUBBLICA AMMINISTRAZIONE , E ISTRUZIONE I SETTORI PIU' A RISCHIOPER LE PATOLOGIE PROFESSIONALI Le donne in ufficio si ammalano più degli uomini FRANCESCA CAVINI di FRANCESCA CAVINI - FIRENZE - INFORTUNI sul lavoro e malattie professionali hanno un costo sociale

enorme, che l'Istituto nazionale infortuni sul lavoro stima in 45 miliardi di euro l'anno, destinati a diventare 51

nel 2012. Prevenzione è, dunque, la parola d'ordine, che in tempi recenti si è affermata come antinfortunistica

da progettarsi in base al genere. Le direttive comunitarie sono state le prime a parlare di una distinzione fra

uomini e donne in tale ambito ed è conseguenza di questa politica l'accordo siglato ieri fra Regione e Inail. Il

documento costituisce un modello che il direttore generale dell'Istituto, Giuseppe Lucibello, vuole estendere

al resto dell'Italia e contiene le linee guida per prevenzione, valutazione e rimozione dei rischi sul lavoro in

un'ottica di genere. L'assessore regionale alla salute, Daniela Scaramuccia, ha detto che rappresenta «un

documento "epocale" destinato a colmare una lacuna. Dal 2005 assistiamo a una diminuzione sostanziale

delle malattie professionali e degli infortuni per la componente maschile, ma per quella femminile la riduzione

è iniziata solo nel 2008 e procede a un ritmo più contenuto». I dati dimostrano che la differenza tra uomini e

donne in quanto a salute e sicurezza sul lavoro non si esaurisce nella gravidanza: ci sono rischi fisici,

biologici, psicologici diversi per uomini e donne che lavorano fianco a fianco. E sebbene gli uomini risultino i

più colpiti da infortuni e malattie professionali, ci sono settori in cui le donne li superano. Secondo gli studi

Inail-Ispesl-Regioni, gli infortuni accaduti alle donne in Toscana sono stati più numerosi rispetto a quelli dei

colleghi maschi nella sanità (6.345 contro 1.686); nella pubblica amministrazione (2.916 contro 2.106);

nell'intermediazione finanziaria (596 contro 511); nell'istruzione (297 contro 153). Per le lavoratrici, gli ambiti

più a rischio sono industria tessile, conciaria, alimentare e per gli uomini sono edilizia, trasporti e industria dei

metalli. Obiettivo del protocollo è elaborare una strategia che consenta una migliore progettazione delle

postazioni di lavoro e una diversa organizzazione, adattando anche le attrezzature. Si vogliono, inoltre,

individuare i rischi emergenti, legati alle innovazioni tecniche e alle evoluzioni sociali che comportano un

incremento di stress e depressione.

07/09/2010 19Pag. La Nazione - Ed. nazionale(tiratura:176177)

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UNIVERSITA

13 articoli

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Ricerca e impegno La cerimonia il 19 novembre al Quirinale Il Balzan a Ginzburg «Paese corrotto, ostacolo ai giovani» Premiato Yamanaka per le «staminali adulte» DINO MESSINA I eri è stata una giornata bella e impegnativa per Carlo Ginzburg: cominciata con la comunicazione

dell'assegnazione del Premio Balzan, è proseguita con l'esame di temi per l'ammissione dei nuovi studenti

alla Normale di Pisa, dove insegna dal 2006, dopo un lungo periodo, diciotto anni all'università della

California di Los Angeles, Ucla. «Rimarrò a Pisa ancora per poco - precisa Ginzburg - perché dal primo

novembre andrò in pensione per raggiunti limiti di età». Classe 1939, figlio della scrittrice Natalia e di Leone

Ginzburg - uno dei grandi intellettuali antifascisti, fondatore dell'Einaudi, morto nel 1944 in seguito alle

percosse dei nazisti - in questi giorni sì è fatto spesso il nome di Carlo Ginzburg durante la polemica aperta

da Vito Mancuso sull'Einaudi, perché lo storico lasciò nel 1994 dopo l'ingresso di Berlusconi. «Non è più

quella fondata da mio padre», disse e non è più voluto tornare sull'argomento.

Ieri lo studioso tradiva una certa emozione, un po' per la notizia di aver ricevuto uno dei maggiori

riconoscimenti internazionali, un po' perché la selezione per l'ammissione dei nuovi studenti chiude

idealmente un ciclo, «nell'università dove ho avuto il privilegio di studiare cinquant'anni fa e poi di insegnare.

Un'oasi felice, qui si viene ammessi in base a una meritocrazia democratica, come disse un mio collega

dell'Ecole Normale di Parigi, dove si pratica anche una selezione sociale perché prima dell'ammissione viene

richiesto un anno o due di preparazione».

Ci sono allora buone speranze, chiediamo al professor Ginzburg, per le nuove leve della storiografia italiana?

«Le rispondo affermativamente - risponde l'autore di saggi tradotti in oltre venti lingue come Il formaggio e i

vermi - se si riferisce alla possibilità di fare ricerca. Ma devo anche dire che c'è un'emorragia dei migliori. A

parte poche eccezioni positive, come la Normale, purtroppo la nostra università non premia i migliori. L'Italia è

un Paese profondamente corrotto, dalla testa in giù, e l'università non è immune dal male. Del resto le

cronache sono piene di casi che documentano il peggioramento di un sistema in cui spesso i giovani migliori

vengono espulsi, costretti ad andare all'estero».

Come gli altri tre scienziati che il 19 novembre riceveranno il premio al Quirinale, Ginzburg destinerà metà

della somma ricevuta, un milione di franchi svizzeri, pari a circa 760 mila euro, a progetti di ricerca in cui

verranno coinvolti giovani studiosi.

Le motivazioni dei premi Balzan sono state lette ieri nella sala Buzzati del «Corriere della Sera», giornale in

cui Eugenio Balzan lavorò lungamente, durante una cerimonia ospitata dalla Fondazione Corriere, aperta da

un saluto del presidente Piergaetano Marchetti, dall'assessore alla cultura di Milano, Massimiliano Finazzer

Flory, dal presidente della fondazione Balzan, Bruno Bottai, e dal presidente del comitato generale dei Premi,

Salvatore Veca. Dopo il ricordo di Nicola Cabibbo, il fisico recentemente scomparso, lo storico inglese

Quentin Skinner ha spiegato i motivi del perché la scelta sia caduta su Ginzburg nella sezione dedicata alla

storia moderna: «Per le sue doti eccezionali di immaginazione, rigore scientifico e talento letterario con cui ha

recuperato e gettato nuova luce sulle credenze popolari nell'Europa del XV e XVI secolo». Skinner ha

naturalmente citato I benandanti, Storia notturna, Il formaggio e i vermi, in cui l'altra Europa, quella che non

compare nelle fonti e nelle storie ufficiali, è stata rappresentata. Quindi Indagini su Piero, che ha rivoluzionato

gli studi su Piero della Francesca, e un libro molto amato dagli inglesi, perché parla della loro letteratura,

Nessun'isola è un'isola, a dimostrazione di una eccezionale vastità di interessi.

Gli altri tre premi Balzan andranno allo storico del teatro Manfred Brauneck, che è stato docente all'università

di Amburgo ed è autore di un'opera in sei volumi su 2500 anni di cultura teatrale, Il mondo come

palcoscenico, al matematico brasiliano Jacob Palis, infine al biologo giapponese dell'università di Kyoto,

Shinya Yamanaka per le ricerche sulle cellule staminali. La straordinaria scoperta di Yamanaka, ha spiegato

07/09/2010 39Pag. Corriere della Sera - Ed. nazionale(diffusione:619980, tiratura:779916)

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UNIVERSITA - Rassegna Stampa 07/09/2010 28

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la scienziata francese Nicole Le Douarin, consiste nell'aver individuato «un metodo che permette di

trasformare le cellule adulte già differenziate in cellule che presentano le caratteristiche delle staminali

embrionali». Una scoperta di grande rilevanza anche perché aggira tutte le obiezioni etiche e religiose

derivanti dall'utilizzo delle cellule di embrioni umani.

La giornata è stata conclusa da una lezione del filosofo e storico della scienza, Paolo Rossi Monti, che ha

ricevuto il premio Balzan nel 2009.

Nel 2011 i quattro premi andranno a studiosi del mondo greco-romano, dell'Illuminismo, di biologia teorica e

bioinformatica, dell'universo primordiale.

RIPRODUZIONE RISERVATA

Foto: Riconoscimenti

Foto: Lo storico Carlo Ginzburg. In basso, da sinistra: Shinya Yamanaka e Jacob Palis. La premiazione si

svolgerà il 19 novembre al Quirinale

07/09/2010 39Pag. Corriere della Sera - Ed. nazionale(diffusione:619980, tiratura:779916)

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UNIVERSITA - Rassegna Stampa 07/09/2010 29

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CULTURA Il castello Carlo V ospita il Simposio sui veicoli autonomi Gli esperti arrivati da 25 Paesi aconfronto sulle ricerche Intelligenza artificiale la sfida dei robot in cento idee a Lecce Tra i lavori auto e aerei in grado di viaggiare senza pilota e macchine capaci di immergersi o giocare a calcio ALESSANDRA BIANCO ERANO gli anni '80. Sui piccoli schermi andava in onda Supercar la serie televisiva con Kitt, un'auto

autonomae parlante, controllata da un'intelligenza artificiale. Fantascienza, a quei tempi, realtà oggi. Da ieri a

Lecce, nel castello Carlo V, si sta svolgendo la settima edizione di Iav 2010 (fino a domani), il Simposio sui

veicoli automoni intelligenti dell'Ifac, la federazione internazionale di controllo automatico, organizzato da

Giovanni Indiveri, docente di Fondamenti di automatica e robotica all'Università del Salento. Una vetrina di

progetti futuristici (sono stati selezionati circa 100 lavori provenienti da 25 nazioni con contributi di ricerca

applicata ed industriale), un confronto tra menti brillanti dedicato a macchine intelligenti ed autonome capaci

di muoversi sulla terra, nell'aria e nell'acqua, di comunicare tra loro e con l'uomo, di cooperare scegliendo le

strategie migliori per raggiungere un obiettivo, come un vero e proprio staff, ma anche di diagnosticare e

configurare guasti sia in maniera singola che in gruppo.

Ecco allora che automobili partono e vanno da sole dall'Italia in Cina, aeroplani volano senza bisogno di

pilota, robot subacquei s'immergono nelle profondità degli abissi per eseguire monitoraggi dei fondali ed

acquisire dati. In questo scenario che sembra tratto da una pellicola di fantascienza Volksbot, il robot portiere

progettato da Indiveri al dipartimento di Ingegneria dell'innovazione dell'Università del Salento che nel 2004

partecipò in Germania ai campionati di RoboCup, le competizioni di calcio robotico, riscuotendo un successo

senza precedenti, è un po' una sorta di nonno di una generazione di fenomeni tecnologici destinata a

conquistare il mondo.

Non stupisce allora l'affermazione di Alberto Broggi: «Tra dieci anni avremo automobili in grado di

accompagnarci dove vogliamo». Direttore del VIsLab e professore ordinario presso l'Università di Parma,

Broggi è lo scienziato che lo scorso 26 luglio da Belgrado ha dato il via ad un esperimento unico al mondo:

far percorrere 13mila chilometri a veicoli completamente autonomi. Il viaggio si concluderà a Shanghai, in

Cina, il 28 ottobre.

Il progetto Roberto Indiveri, docente all'Università del Salento, è l'inventore di Volksbot, robot portiere

(sopra) e l'organizzatore del convegno al castello Carlo V (in basso)

Foto: INVENZIONI In alto il robot subacqueo a sinistra lo staff e il veicolo

07/09/2010 17Pag. La Repubblica - Bari(diffusione:556325, tiratura:710716)

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UNIVERSITA - Rassegna Stampa 07/09/2010 30

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R2 L'INCHIESTA Un team di universitari studia le concorrenti di Miss Italia: un software confronta i volti estabilisce la formula dell'armonia femminile La misura della bellezza MICHELE SMARGIASSI Una di loro forse è perfetta. Una tra le sessanta candidate forse ha un viso con tutti i millimetri giusti, tutti gli

angoli esatti, tutte le volumetrie adeguate per corrispondere alla bellezza matematicamente determinata.

Quale di loro? È un segreto che neanche Wikileaks riuscirebbe ad espugnare. "I professori" hanno già

calcolato le proporzioni del volto ideale, ma non vogliono rivelare quale dei sessanta volti campionati gli si

avvicina di più: «Non possiamo favorire nessuna concorrente», si schermisce Alberto Laino dell'Università

Federico II di Napoli, «ma posso dirle che almeno una ventina ci sono vicinissime». E comunque saperlo

probabilmente non servirebbe a nulla, non si diventa Miss Italia per medietà assoluta, per corrispondenza

algebrica a un modello, perché ha ragione Karl Kraus, alla donna più bella manca sempre una cosa per

essere perfetta: un difetto.

Ma allora perché li hanno fatti venire a Salsomaggiore, "i professori", con quel macchinario inquietante da

sala di posa fotosegnaletica della questura, perché hanno chiesto alle sessanta finaliste della passerella di

bellezza nazionale di sottoporsi all'innocua fucilazione simultanea di cinque fotocamere digitali collegate a un

software d'avanguardia, perché le ragazze hanno accettato, docili incuriosite e un po' spaurite, di farsi

disegnare griglie di nei sulle graziose faccine, perché si sono lasciate trasformare in poliedri luminosi e poi in

metalliche maschere che si muovono nello spazio virtuale del monitor come carrozzerie d'auto nello studio di

un progettista? Perchéi loro bei visi non sono solo belli, sono anche utili. Alla medicina, e quindi alla salute e

perché no alla felicità di altre donne. "I professori" ci tengono a sottolinearlo. «Questo esperimento mette la

bellezza al servizio della scienza e non viceversa», scandisce Raoul D'Alessio, docente di estetica facciale

all'Università Cattolica del Sacro Cuore di Roma, coordinatore della ricerca promossa dalla Sido, la Società

italiana di ortodonzia («La bellezza comincia sempre dal sorriso...»).

(segue dalla copertina) «Mi raccomando.

N o n s i a m o v e n u t i per scoprire le proporzioni matematiche della bellezza. La bellezza scientificamente

non esiste, è un concetto storico, sociale e individuale. Esiste invece l' armonia di un volto, e quella la

possiamo misurare».

Come si può misurare la proporzione aurea di un rettangolo, che la storia dell'arte e la psicologia della

gestalt ci dicono essere più gradita all'occhio.

E allora ecco, "i professori", come a Salsomaggiore li chiamano con mistico rispetto per la scienza che

incarnano, sono venuti a calcolare il "volto aureo", là dove è più facile trovarlo. «È dal 2003 che utilizziamo

tecniche fotogrammetriche per rilevare volti», spiega Luigi Maria Galantucci del dipartimento di Prototipazione

rapida e reverse engineering del Politecnico di Bari, che ha fornito l'avanzatissima tecnologia necessaria,

«ma qui abbiamo un campione già fortemente selezionato»: le sessanta più belle tra ventimila, filtrate da

centinaia di giurie popolari, un giudizio di Paride di massa che esprime il gusto diffuso, il concetto medio di

bellezza dell'italiano 2010, condizionamenti sociali (moda e tv) e stereotipi inclusi, ovviamente. Ma visto che

lo scopo della ricerca è appunto scoprire la formula algoritmica della gradevolezza femminile corrente,

cercarla qui è partire con metà del lavoro già fatto.

Il resto lo fa il computer.

Spruzzando il volto della cavia con cinquantamila punti di rilevazione, spennellandolo con un laser, e

ottenendo in cinque millesimi di secondo un calco matematico del viso, confrontabile con tutti gli altri, un

calco per la prima volta tridimensionale, capace di cogliere il mistero di quella che Roberto Deli, ordinario di

Ortognatodonzia del Gemelli, definisce «la visione più sfuggente eppure più importante del volto, mistero

eterno per i pittori: il tre-quarti». Poi, fare la media è un gioco da ragazzi.

07/09/2010 29Pag. La Repubblica - Ed. nazionale(diffusione:556325, tiratura:710716)

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Ci provò anche Zeusi, il pittore-superstar dell'antichità, come software solo il suo occhio infallibile. Per

immaginare Elena, la donna più bella del mondo, convocò le dodici ragazze più graziose di Crotone, colse il

meglio da ciascuna e lo mischiò nel cocktail perfetto. Avete scoperto anche voi il volto di donna a cui tutte

vorrebbero somigliare? «Per carità», reagisce D'Alessio, «questi patchwork di solito sono un fallimento, freddi

come statue. Niente mostri artificiali, noi ricaviamo misurazioni utili». Utili a chi? A chi, per sfortuna, ha

necessità di ritrovare un volto. Donne obbligate a ricorrere alla chirurgia plastica dopo un trauma o una

patologia sfigurante. Si tratterebbe di dare ai chirurghi, che ora lavorano un po' a istinto o sulla base di miti

quasi cabalistici come il numero phi (proporzione di 1,680 tra linee orizzontali e verticali), qualche indicazione

più specifica sulle misure che daranno al volto artificiale gradevolezza e armonia. Non c'è il rischio che

diventino un modello anche per chi una faccia a posto già ce l'ha? Cosa direbbe a una donna che volesse

adeguare il suo volto al vostro risultato medio, con un taglietto qui e un botulino là? «Che farebbe un errore

enorme. Non siamo costruttori di pupazzi. Ogni volto ha un'armonia in sé, modificando un particolare

l'insieme cambia in peggio».

E dunque, ragazzine che state leggendo, visto che vi vedo un po' eccitate, la norma non esiste, e riponete

pure il doppio decimetro nell'astuccio di scuola, perché in ogni caso stiamo parlando di scarti di decimi di

millimetro dalla media. Eh sì. Pare che la selezione artigianale dei giurati abbia già normalizzato l'infinita

varietà delle fisionomie muliebri. Ed ecco perché le ragazze impacciate sui gradini di Salsomaggiore ci

sembrano un po' tutte sorelle fra loro, ma non ci sembrano affatto figlie delle miss Italia del passato.

«Tra noi e queste ragazze c'è la stessa differenza che fra le donne dell'Ottocento e quelle del Novecento»,

ammette Isabella Verney, prima vincitrice di "5 mila lire per un sorriso", il paleo-concorso del 1939. Il tipo

svedese, ad esempio, così di moda negli anni Sessanta, non va più: «Troppo biretruso», stabilisce il

professor Laino, qualsiasi cosa significhi, «è un volto sempre bello ma oggi giudicato meno attraente». Già, il

volto ha una storia, sensibile alle mode e ai condizionamenti, e Patrizia Mirigliani che ha ereditato dal papà-

patron Enzo il timone di Miss Italia lo sa bene: «Più o meno ogni quindici anni c'è una rivoluzione nei volti

delle concorrenti». E i Professori sono in grado di raccontarcela, anche se le rilevazioni del passato erano più

rozze e imprecise. La storia naturale del volto è una minuscola tettonica della muscolatura maxillofacciale che

altera di micromisure le altimetrie cutanee e produce sempre nuovi fenotipi, che poi la cultura (maschile) di

ogni epoca premia o boccia con spietato darwinismo, trasformandola in una storia sociale del sex-appeal.

Dunque, millimetri a parte, ecco finalmente quello che volevate sapere fin dall'inizio, ecco cosa differenzia

statisticamente il volto medio della "bella italiana" di oggi da quello medio: osso mascellare più prominente,

con tendenza a dominare sull'asse nasolabbra: un profilo meno "rinascimentale". Fronte più ampia. Profilo più

acuto, naso lievemente tendente al convesso. Labbro superiore sempre più prominente e sviluppato.

Faccia più piatta e dal contorno più rotondo, tratto caratteristico della neotenia (permanenza dei caratteri

infantili).

Mandibola normoruotata, ridotta in proporzione rispetto alla mascella ma con angolo più delineato, tendenza

Manuela Arcuri per capirci. Mento pronunciato ma in sintonia con le labbra.

Poco sexy detta in questi termini, non è vero? Meglio così. Le misure medie, lasciamole all'utile manuale dei

chirurghi ricostruttori. Il fascino è altra cosa. Non ci si innamora della trigonometria. Ci può sedurre la forma di

un seno, mai quella di un coseno.

Il convegno Il 9 settembre, alle ore 16, si terrà un convegno nel Palazzo dei Congressi di Salsomaggiore

Terme, durante il quale sarà rivelato il volto ideale dei nostri anni, ottenuto attraverso una ricostruzione in 3D.

Lo studio, promosso dalla Società Italiana di Ortodonzia (SIDO), è stato condotto da ricercatori dell'Università

Cattolica del Sacro Cuore di Roma, della Federico II di Napoli e del Politecnico di Bari

70anni di Miss Italia1939 Isabella Vernay La prima miss Italia della storia (all'epoca il concorso si chiamava

5.000 lire per un sorriso) ha 14 anni e viene da Torino 1949 Mariella Giampieri Originaria delle Marche, è alta

un metro e 74 centimetri Le sue misure sono 88-63-91 Occhi castani e capelli neri 1959 Marisa Jossa Figlia

di commerciante napoletano e di una greca fu definita prima miss Italia anticipatrice della bellezza anni

07/09/2010 29Pag. La Repubblica - Ed. nazionale(diffusione:556325, tiratura:710716)

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UNIVERSITA - Rassegna Stampa 07/09/2010 32

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Sessanta

1969 Anna Zamboni Capelli castani, occhi verdi È stata eletta a Salsomaggiore negli anni della contestazione

Anche lei marchigiana, ha diciotto anni

1979 Cinzia Fiordeponti Nata a Pescara, quando viene eletta è matricola a giurisprudenza Dopo il titolo inizia

la carriera cinematografica 1989 Eleonora Benfatto Veneta, 1,78, biondissima, dopo essere stata miss Italia

lavora come modella, valletta e conduttrice televisiva 1999 Manila Nazzaro Nata a Foggia e sposata a un

calciatore, dopo il titolo ha iniziato a studiare recitazione e ha lavorato in teatro e in televisione 2009 Maria

Perrusi Occhi azzurri e capelli castani la miss Italia in carica è nata a Cosenza nel 1991, figlia di un operaio e

di una casalinga

Le curiosità

MADRI E FIGLIE Nel 1959 vince il titolo Marisa Jossa: 27 anni dopo, miss Italia è la figlia Roberta Capua

Elette anche due sorelle: Layla (1960) e Alba Rigazzi (1965) LE SELEZIONI Le misure seno-vita-fianchi 90-

60-90 vengono abolite durante l'edizione del 1990 su suggerimento di Maurizio Costanzo, presidente di giuria

I NOMI CELEBRI Tra i nomi poi diventati famosi, anche senza vincere, Sophia Loren quarta nel '50 perché

troppo magra, Gina Lollobrigida e la Mangano

PER SAPERNE DI PIÙ www.sido.it www.missitalia.rai.it

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CRONACA Test di Medicina: "Stop alla valutazione" L'ateneo chiede la sospensione al ministero, rischio irregolarità anche a Odontoiatria La Tavola periodicadegli elementi appesa in un'aula avrebbe facilitato alcuni candidati LAURA MONTANARI «SOSPENDETE la valutazione dei test di Medicina e di Odontoiatria». E' la stessa università di Firenze che

dopo una convulsa giornata di incontrie riunioni in rettorato chiede al ministero di fermare la correzione dei

compiti (e quindi la pubblicazione delle graduatorie) che si sono svolti al polo didattico di viale Morgagni lo

scorso 2 settembre. In due delle tante aule che ospitavano le prove di ammissione in facoltà c'era affissa al

muro la Tavola periodica degli elementi che avrebbe potuto, secondo quanto sostengono alcuni studenti che

hanno annunciato il ricorso a vie legali, avvantaggiare chi era in quegli spazi. Sono 145 (su un totale di 1.649)

i candidati che hanno partecipato al test di Medicina nelle aule sotto accusa e 98 candidati (su 747) per

Odontoiatria. «La sospensioneè stata chiesta per permettere i necessari approfondimenti» fanno sapere in

una nota dall'ateneo. Il rettore Alberto Tesi ha istituito una commissione d'ateneo per valutare quanto la

disponibilità della tavola degli elementi possa avere aiutato i candidati. Della commissione fanno parte i

professor Guido camici, ordinario di biochimica, Luigi Dei associato di Fisica, Eugenio Giachetti, ricercatore di

Biochimica.

Sarà il ministero di Mariastella Gelmini adesso a valutare quanto accaduto e a decidere se sarà necessario o

meno, per chi si trovava in quelle aule di chimica, rifare il test. «L'amministrazione esprime vivo rammarico

per quanto accaduto e ricorda il grande impegno profuso ogni anno per l'organizzazione e la vigilanza delle

prove di ammissione ai corsi di laurea della facoltà di Medicina e chirurgia» spiega laconico il comunicato

dell'ateneo fiorentino. «Ci siamo accorti dell'incidente dalla segnalazione di uno studente al forum di

www.ammissione.it - spiega Stefania, una delle candidate - e abbiamo guardato delle foto che apparivano su

Quotidiano.net e da lì è cominciato il tam tam». Da lì è partito il passaparola che in breve ha affollato di

commenti i blog e i siti internet: «Ho chiamato l'Udu, l'Unione degli studenti universitari per segnalare

l'irregolarità e loro mi hanno detto che potevo presentare un ricorso. E' quello che intendo fare così ho

contattato un legale».

Foto: Una delle aule di Medicina dove si è tenuto il test: l'ateneo chiede la sospensione. Foto piccola a

sinistra, il rettore Tesi

07/09/2010 6Pag. La Repubblica - Firenze(diffusione:556325, tiratura:710716)

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APROPOSITO DELLE DIVERSE LETTURE SUI TEST Università e lavoro Non buttiamo il «sapere saggio» IUSEPPE DALLA TORRE A che serve per un futuro medico sapere chi ha pronunciato la famosa frase: "Parigi val bene una messa"?

Già: a che serve? Per diventare un buon diagnostico, che sappia subito individuare il male ed adottare le

terapie necessarie a guarire, è del tutto indifferente sapere che la pronunciò Enrico IV di Navarra, al momento

di abiurare il protestantesimo per divenire re di Francia, e non da Napoleone, come pare qualche aspirante

medico abbia scritto, rispondendo ad uno dei "famigerati" quiz per l'accesso alle Facoltà di Medicina. Nei

giorni scorsi è divampato il dibattito sulle modalità di selezione per i corsi di laurea a numero chiuso e

l'osservazione prevalente è stata quella dell'inutilità di un sistema nozionistico, a maggior ragione laddove

spazia da quesiti nell'ambito dei saperi umanistici a quesiti scientifici, questi sì utili per gli studi universitari

soggetti a selezione. Premesso che, come in ogni cosa umana, per l'accesso in Università non c'è sistema di

selezione perfetto; che cioè ogni sistema possibile, per quanto perfettibile, è sempre alla fine insoddisfacente,

anche perché non esiste nell'umano una forma unica ed assoluta di intelligenza, ma vi sono molteplicità di

espressioni dell'intelligenza, che possono rispondere in maniera diversa alle sollecitazioni esterne. Premesso

ciò, dunque, mi domando: ma è davvero inutile per valutare l'idoneità a seguire gli studi medici, o di

architettura, o di ingegneria, o quant'altro, che l'aspirante matricola non confonda Enrico IV con Napoleone,

sappia dunque di storia, ma anche di geografia, di politica, di cultura generale, che conosca la realtà odierna

anche da come appare nella cronaca quotidiana? Le polemiche sui quiz, ferma restando ogni critica che alla

loro concreta formulazione si possa fare, esprimono chiaramente una tendenza a favore di un sapere utile

rispetto ad un sapere saggio, dell'avere rispetto all'essere, che connota il volto della nostra società. Ma vien

fatto di domandarsi, ad esempio, se si possa davvero essere buoni medici se si conosce perfettamente

fisiologia e patologia dell'animale umano, ma non la sua umanità, che è sensibilità, è coscienza, è spirito,

dunque è storia, cultura, è relazione interpersonale. Ci si lamenta sempre più per una medicina de-

umanizzata, non calda e solidarizzante col malato, affidata ad una tecnologia raffinata ma fredda, la quale a

ben vedere di per sé renderebbe superate anche le conoscenze fisiche o chimiche ritenute - e giustamente -

così necessarie per la preparazione del medico; ma non ci si accorge che spingiamo sempre più i futuri

professionisti della medicina ad essere solo dei tecnici, per quanto sofisticatissimi. Si tratta di domande che si

possono allargare anche ad altre figure professionali. E qui si pone un'osservazione di fondo: oggi si

pretende sempre più dall'Università una formazione immediatamente professionalizzante, una preparazione

"chiavi in mano" per l'accesso nel mondo del lavoro. La preoccupazione di raccordare formazione

universitaria e lavoro è giusta; ma bisogna pur sempre ricordare che l'Università non è una scuola

professionale; che è chiamata a dare una solida formazione di fondo in un ramo dei saperi, ma tenendo conto

della complessità e della correlazione tra i saperi. Un laureato in giurisprudenza non può, e direi non deve,

avere una preparazione tale da consentirgli subito di essere magistrato od avvocato. Per diventare un buon

professionista del giure dovrà prima avere una buona preparazione culturale di base, idonea anche a fargli

operare delle scelte professionali rispondenti alle proprie attitudini. Poi seguiranno le specializzazioni. Credo

che, oltre alle necessarie riforme dell'Università, sia bene ricominciare a riflettere su che cosa l'Università sia

e debba essere.

07/09/2010 2Pag. Avvenire - Ed. nazionale(diffusione:105812, tiratura:151233)

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L'intervento Web classifiche degli atenei conta il prestigio Massimo Marrelli * Proprio ieri, nella pagina «Campus» dedicata all'università, il Mattino dava conto della nuova classifica

pubblicata da Webometrics, nella quale gli atenei italiani non compaiono, ancora una volta, ai primi posti.

Credo che sia necessario fare un po' di chiarezza, non per presentare l'ennesima difesa d'ufficio del sistema

universitario italiano ma per chiarire cosa queste classifiche misurano. Le principali classifiche internazionali

delle Università del mondo sono tre: Webometrics, la classifica del QS utilizzata dal Times Iiterary

Supplement e la Arwu della Università di Shangai. Di altre minori italiane e senza il rigore scientifico di queste

tre non vale la pena di occuparsi. Cominciamo da Webometrics; analizza la presenza delle diverse università

su Internet. Nelle parole degli stessi ricercatori spagnoli: è la performance in rete della istituzione che viene

evidenziata. È un indicatore utile? Certamente sì. Ma si riferisce solo alle pubblicazioni on line; di

conseguenza premia fortemente le università anglofone (si pensi che la grande maggioranza dei siti web

sono in inglese). La classifica di QS si basa su una serie di indicatori: a) giudizi di altri ricercatori esterni; b)

risposte ad un questionario da parte di datori di lavoro; e) punteggio basato sul rapporto studenti/docenti; d)

numero di citazioni di lavori scientifici della Università; e) numero di docenti stranieri che insegnano nella

Università; f) numero di studenti stranieri iscritti all'Università. A ognuno di questi indicatori è attribuito un

peso e la classifica è la risultante della somma di questi indicatori pesati. Anche in questa classifica le

università italiane non figurano bene. Una prima perplessità sorge dal fatto che, se si cambia il sistema di

pesi tra i vari indicatori, la classifica cambia notevolissimamente (tranne che per i primissimi posti). > Segue a

pag. 41 L'informazione rilevante allora diventa il punteggio sulle singole dimensioni (indicatori). Da questo

punto di vista, l'indicatore più rilevante è, a mio parere, quello relativo al giudizio del resto della comunità

scientifica internazionale. Dalla reputazione scientifica discendono tutti i valori di una università, che non

possono farsi discendere da condizioni esteme quali occupazione nella loro area geografica o disponibilità di

alloggi per docenti e studenti stranieri. Infine la classifica Arwu dell'Università di Shangai. È basata

esclusivamente sulla produzione scientifica nelle principali riviste intemazionalmente riconosciute. Pur

presentando uno sbilanciamento verso le riviste di area scientifica (solo per queste esistono banche dati

affidabili) e trascurando molta della ricerca nell'area giuridica e umanistica, questa classifica appare chiara

negli obiettivi e nei criteri di valutazione. Uno dei criteri giustamente adottati da Arwu è quella della

valutazione basata su una media mobile, in modo da tener conto di quanto le università producono

scientificamente in media negli ultimi anni. È ovviamente un errore considerare la produzione scientifica anno

per anno visto che un anno si può pubblicare molto e l'anno dopo no. In questa classifica la Federico II si

colloca intorno al 150mo posto nel mondo e al quinto in Italia. In ogni caso, in tutte queste classifiche le

migliori Università statunitensi (attenzione: non tutte! Forse la gente non sa che negli Usa sono attive 843

istituzioni universitarie, molte delle quali del tutto inesistenti dal punto di vista della ricerca) «performano»

molto meglio di quelle europee e quelle anglofone meglio di quelle che utilizzano altre lingue. È pur vero però

che la spesa pubblica per ricerca nelle università americane è quasi 11 volte quella dell'Italia; un lavoro

scientifico italiano • costa in media un dodicesimo di uno americano. Ma questa considerazione è sufficiente

per essere soddisfatti? Assolutamente no. Il futuro di ogni Paese dipende dalla qualità del suo sistema

formativo; solo se il nostro sistema diventerà competitivo con quello statunitense, cinese, ecc. potremo

competere intemazionalmente. * Rettore dell'università di Napoli «Federico II»

07/09/2010 29Pag. Il Mattino - Ed. nazionale(diffusione:79573, tiratura:108314)

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UNIVERSITA - Rassegna Stampa 07/09/2010 36

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i rivoli dei bilanci Prof, quanto ci costi? La spesa è un vero rebus La Gelmini: il 97% della uscite pubbliche va in stipendi. Per Corte dei conti e Ocse è molto meno Uno dei cavalli di battaglia del ministro Mariastella Gelmini è la denuncia dell'eccesso di spesa dovuto alla

pletora di insegnanti che negli anni «sono stati occupati in maniera non molto utile», come strumento per «un

consenso a buon prezzo» nelle nostre scuole.Nella conferenza stampa di inizio dell'anno scolastico il ministro

ha ripetuto che «il 97% della spesa pubblica per l'istruzione è destinata alle retribuzioni del personale».Si

tratta di una tesi sostenuta sin dalla prima intervista rilasciata a Famiglia Cristiana nel settembre 2008. Oggi

c'è l'aggiunta che ci sarà però una inversione di rotta, grazie al 30% dei tagli alle spese per il personale,

previsti dal decreto 112/2008, che andrà a finanziare la qualità, dopo aver sostenuto però in prima battuta il

recupero degli scatti di anzianità.In verità a spulciare i dati, emerge che alla spesa pubblica per l'istruzione,

quasi con l'esclusiva, per la sua parte qualitativa (ovvero edilizia , trasporti, mense, arredamenti, attrezzature

ecc.) concorrono le Regioni e gli enti locali e, in misura sempre crescente, anche le famiglie.La recente

relazione della Corte dei Conti sul Rendiconto del bilancio dello Stato per il 2009 segnala poi (paragrafo 4,

pag479) che «oltre il 78 per cento delle risorse di quel bilancio è destinato alla spesa per il personale». Sorge

allora una domanda: è il 97% oppure il 78%?A leggere un'altra fonte, il volumetto ministeriale "La scuola in

cifre 2008", alla tab.1.1.2 a pag 7 vi si afferma che il totale della spesa pubblica per l'istruzione nel 2007(in

quell'anno si escludeva ancora l'Università e la Ricerca) era di 52.118 milioni di euro di cui 43.238 attribuibili

al bilancio dello Stato, 1.636 alle Regioni,e 7.244 agli Enti locali. Alla successiva tabella 1.1.3 pag 9 si

precisava che la spesa per le retribuzioni del personale della scuola era stata per il 2007 di 37.227 milioni

cioè pari all'86% del totale della spesa Miur. Tale percentuale apparentemente non coincide con la cifra

(78%) indicata dalla Corte dei Conti ma vi si avvicina di molto se si tiene presente che quest'ultima si riferisce

anche all'Università e alla Ricerca e non comprende i trasferimenti alle scuole. Fra questi significativo, quello

del capitolone sul personale.(circa 2.000 milioni).Ma in ogni caso, restando ai dati dell'opuscolo ministeriale

citato, la spesa per il personale, qualora venisse riferita all'insieme della spesa pubblica per l'istruzione,

risulterebbe nel 2007 pari al 71,4%.Accade anche che il rapporto Ocse 2009, riportato nel volume Education

at A Glance 2009 (Ocse, Paris 2009), presenti la tabella B.6-2b (indicatore B6) riguardante tutti i paese Ocse

e associati da cui risulta che per l'Italia per il 2006 sul complesso della spesa per l'istruzione e la formazione,

come dianzi descritta, quella totale di parte corrente è pari al 95,7%( 92%, la media Ocse) quella in conto

capitale è del 4,3% (8% media Ocse). Rispetto alla spesa totale quella per i soli docenti è del 70,5%(66,5).

Quella per tutto il personale dell' 87,1%(83,8%).Se ne ricava che la situazione in Italia non è così catastrofica

come la si descrive. La differenza tra il 71,4% del 2009 della Corte dei Conti e l'87,1% del 2006 dell'Ocse

forse non è ascrivibile solo alla diversità dell'anno di riferimento ma probabilmente anche alla diversità dei

criteri adottati per la valutazione degli oneri fiscali e previdenziali. Siamo però in ogni caso molto lontani dal

97% indicato da due anni dalla Gelmini.Il fatto poi che una parte assai rilevante delle risorse del Bilancio

dell'Istruzione venga destinato alle spese per il personale non è una novità in tutti i paesi del mondo. C'é da

rilevare che questa prevalenza rappresenta un dato strutturale fisiologico e non patologico in ogni sistema di

istruzione, che notoriamente, così come documenta l'Ocse, per funzionare, quasi ovunque, utilizza gli

insegnanti e il personale tecnico amministrativo. Ed è sulla qualità di questo personale, e soprattutto sulle

caratteristiche dei servizi, delle attrezzature, dell'edilizia, dei trasporti, che sono impegnati i governi seri di

ogni Continente. Quello che si deve affrontare è il problema del rendimento di tale investimento in termini di

qualità del servizio.Si segnala infine che sono stati cancellati, e utilizzati per altre finalità, quei 1.500 milioni

dei Fondi FAS che il Ministero, secondo il programma stabilito a suo tempo dal governo Prodi, avrebbe

dovuto investire nel Sud dal 2007 al 2013, per realizzare infrastrutture scolastiche.

07/09/2010 37Pag. ItaliaOggi(diffusione:88538, tiratura:156000)

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UNIVERSITA - Rassegna Stampa 07/09/2010 37

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SCUOLA SANT'ANNA Si vota il 28 settembre Verso la riconferma di Maria Chiara Carrozza SETTEMBRE, mese di votazioni. Perché anche alla Scuola Sant'Anna è stata fissata la data per il rinnovo dei

vertici. Il decano, il professor Flavio Coceani, ha stabilito che si andrà alle urne martedì 28. Al momento, c'è

una sola candidatura. Quella del direttore uscente Maria Chiara Carrozza. Ieri, la professoressa, classe 1965,

ordinario di Bioingegneria industriale, ha ufficializzato la sua candidatura per un secondo mandato. E sempre

nella giornata di ieri ha inviato una mail ai colleghi con un estratto del proprio programma. Programma nel

quale si ribadisce la vocazione della Scuola alla ricerca. «In particolare, la Scuola si candida a diventare un'

università di ricerca italiana a statuto speciale, sfruttando il binomio "formazione e ricerca", grazie alla

coesistenza del collegio di eccellenza con i nascenti Istituti di ricerca», afferma. «Il modello di università di

ricerca è nato negli Usa e si basa sulla capacità di ottenere elevato budget di ricerca, ottima produzione

scientifica, una prevalenza di docenti concentrati sulle attività di ricerca e un numero consistente di

perfezionandi e dottorandi inseriti in Scuole di PhD internazionali». Carrozza che parla di istituti di ricerca

come «strutture di base» che «consentono alla Scuola di realizzare la sua missione di università di ricerca».

E ancora: «La costruzione del Polo Sant'Anna San Giuliano rappresenta uno dei progetti principali nel

prossimo triennio». Perché «la realizzazione dei laboratori del Polo Scienze della Vita non può essere

ulteriormente ritardata e deve essere sostenuta da un adeguato piano di sostegno». MA PRIMA di questo

appuntamento, incombe un altro traguardo. Il rinnovo delle rappresentanze in Senato Accademico e delle

Commissioni Scientifiche d'area. Si vota l'8, il 9 e il 10 settembre. Alle urne, anche il personale tecnico

amministrativo che ha due candidati. Francesceo Giorgelli, rappresentante uscente, e Silvana Agueci. «Ho

pensato di ricandidarmi per completare il lavoro iniziato - afferma il primo - Dare più spazio alle commissioni

di ateneo. E puntare sulle stabilizzazioni». «Ascoltare di più il personale che è quello che ha il polso della

situazione. E che può fornire il feedback, tanto importante, su servizi e ricerca. Aumentare l'organico e

assumere i precari», aggiunge la seconda. Image: 20100907/foto/5930.jpg

07/09/2010 2Pag. La Nazione - Pisa(tiratura:176177)

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UNIVERSITA - Rassegna Stampa 07/09/2010 38

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IN AGITAZIONE SOSPESO IL CONSIGLIO DI FACOLTA': «SUBITO RISPOSTE O QUEST'ANNO NIENTELEZIONI» E Ingegneria blocca la didattica: «Dietrofront sulla riforma» CONSIGLIO di facoltà movimentato quello di ieri in via Diotisalvi. Nel mirino, la riforma Gelmini. Ad

Ingegneria si è deciso infatti di bloccare la programmazione didattica 2010-2011. Al momento di votarla tutti i

ricercatori, parte degli associati e degli studenti e qualche ordinario, hanno abbandonato l'aula facendo così

mancare il numero legale. «Nelle altre facoltà, dove alla fine è stata approvata, anche se con difficoltà, -

spiega un ricercatore - si sta correndo ai ripari per cercare di coprire i buchi e organizzare le lezioni. E' una

questione di tempo, insomma. Ad Ingegneria, invece, i corsi sono a rischio perché la programmazione, al

momento, è saltata del tutto». RICERCATORI di Ingegneria che stanno cercando di coordinarsi con altri

colleghi di atenei italiani per far fronte comune. L'obiettivo è chiedere un tavolo di discussione. Interpellare i

tre organi principali nazionali, Cun (Consiglio universitario nazionale), Crui (Conferenza dei rettori delle

Universita' italiane) e Miur (il ministero dell'Università e della ricerca). Tre i punti all'ordine del giorno e della

discussione. «Chiederemo un impegno per un aumento sostanziale dei finanziamenti, l'esenzione di

ricercatori e personale docente dal blocco degli scatti stipendiali triennali e modifiche sostanziali alla riforma

dell'università». «Valuteremo la disponibilità a confrontasi su questi temi - continuano i ricercatori -

Lavoreremo infatti insieme ad altre università. Quindi chiederemo risposte nel giro di una decina di giorni».

Altrimenti, giro di vite sulla didattica: «Ci atterremo soltanto ai compiti istituzionali», annunciano.

07/09/2010 2Pag. La Nazione - Pisa(tiratura:176177)

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UNIVERSITA - Rassegna Stampa 07/09/2010 39

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UNIVERSITA' SINERGIA TRA PERUGIA, CAMERINO E MACERATA Start Cup-Premio per l'innovazione Iscrizioni verso la scadenza - PERUGIA - E' ORMAI imminente la chiusura delle iscrizioni alla Start cup Umbria-Marche 2010, promossa

dalle Università di Perugia, Camerino e Macerata. Il Premio per l'Innovazione Start Cup è una competizione

tra idee imprenditoriali generate dalla ricerca universitaria e offre a tutti i partecipanti occasioni di formazione,

opportunità di contatti professionali e incontri di divulgazione della cultura d'impresa, al fine di aiutare

aspiranti imprenditori a dare concretezza alle proprie idee, mettendoli in condizione di affrontare

adeguatamente la fase di start up di una nuova impresa. Le idee devono essere formalizzate in un business

plan, un documento organico attraverso il quale fornire una descrizione dettagliata e approfondita del

progetto d'impresa. Obiettivo di Start Cup Umbria-Marche 2010 è sostenere la ricerca e l'innovazione

tecnologica finalizzata allo sviluppo economico e diffondere la cultura d'impresa nell'accademia e nei territori

di riferimento. Tutte le informazioni sono disponibili anche su internet all'indirizzo internet http://www-

b.unipg.it/startcup/ I potenziali imprenditori potranno iscriversi esclusivamente attraverso il modulo on-line. Le

iscrizioni resteranno aperte fino al 15 settembre 2010. Il Premio costituisce la fase locale di una business plan

competion nazionale. I vincitori saranno premiati e ammessi a partecipare, insieme ai vincitori delle altre

business plan competition italiane, alla fase nazionale del concorso, che si terrà il 3 dicembre 2010 a Palermo

per l'assegnazione del Premio Nazionale per l'Innovazione 2010. Ai primi tre classificati saranno assegnati

premi del valore di 60.000, 30.000 e 20.000 Euro. Alla Start Cup Umbria-Marche 2010 possono partecipare le

'idee d'impresa' elaborate da una o più persone fisiche o giuridiche organizzate in un 'gruppo di partecipanti'.

È richiesta in ogni 'gruppo' la presenza di almeno una persona fisica, il 'proponente', che appartenga ad una

delle seguenti categorie: docenti e/o ricercatori afferenti presso una delle Università Promotrici; dipendenti

appartenenti al ruolo del personale tecnico amministrativo di una delle Università Promotrici; dottorandi,

specializzandi, titolari di assegni di studio e di ricerca e titolari di borse di studio di qualsiasi tipo destinate alla

permanenza di giovani ricercatori presso le strutture di ricerca delle Università Promotrici; laureati,

specializzati, dottori di ricerca e studenti impegnati in un'attività di ricerca, certificata da una delle Università

Promotrici.

07/09/2010 28Pag. La Nazione - Umbria(tiratura:176177)

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UNIVERSITA - Rassegna Stampa 07/09/2010 40

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La prima università cattolica riconosciuta in Svezia dai tempi della Riforma Inaugurato a Uppsala il Newmaninstitutet ANGELA AMBROGETTI Guidami, luce gentile! Le parole dell'inno scritto da John Henry Newman nel 1833 hanno accompagnato

l'evento più significativo della Chiesa cattolica svedese da quando la Riforma la estromise dalla vita pubblica.

Sabato scorso, a Uppsala, città universitaria per eccellenza, è stato inaugurato il Newmaninstitutet, ateneo

cattolico che porta il nome del teologo, filosofo e cardinale inglese che Benedetto beatificherà il 19 settembre.

Si tratta del primo istituto cattolico di studi superiori creato nel Paese dal 1477, da quando cioè fu fondata l'

università di Uppsala. Filosofia e teologia le facoltà principali, ma anche arte e cultura scandinava ed europea

con un'ampiezza di sguardo sulla realtà della società svedese. Il Newmaninstitutet - fondato dai gesuiti nel

2001 ma ufficialmente riconosciuto dallo Stato solo nell'aprile scorso - è il frutto più maturo dell'impegno che i

gesuiti, per decenni, hanno profuso nella vita svedese attraverso l'università. Ed è l'inizio di un patto tra la

società secolarizzata del nord Europa e la cultura cattolica. Offre ai giovani nuove prospettive di studio e

ricerca, indica una strada per «imparare a vivere meglio». A questo servono i filosofi e i teologi. Lo ha

ricordato il preposito generale della Compagnia di Gesù, padre Adolfo Nicolás Pachón, nell'omelia della

concelebrazione eucaristica da lui presieduta il 4 mattina nella chiesa parrocchiale di San Lorenzo a Uppsala,

dove è ancora vivo il ricordo della visita di Giovanni Paolo La libertà della coscienza si raggiunge attraverso la

ricerca della verità. «Newman - ha spiegato padre Nicolás Pachón - è stato fedele alla propria coscienza,

cosa che è sempre difficile. Anche noi dobbiamo combattere contro il senso comune, lo spirito del tempo, che

non sempre significa buon senso, ma pregiudizi e preconcetti. Newman ha avuto la coscienza di uscire dal

"buon senso" e di essere fedele alla propria missione cercando qualcosa di più profondo. E questo porta

difficoltà». Il preposito ha proseguito spiegando che «non bisogna sfuggire ai paradossi e non bisogna

provare a spiegarli logicamente. I paradossi infatti ci spingono a cercare al loro interno una nuova saggezza».

Dalla testimonianza del cardinale inglese, Nicolás Pachón è passato alla spiritualità ignaziana: «Tutti gli sforzi

umani mirano a risolvere la crisi della scelta tra il bene il male, tra la vita e la morte. Per i gesuiti c'è una

parola magica: magis , di più. Cioè scavare a fondo, capire la questione che c'è dietro la questione, cercare

qualcosa di ancora più profondo». Questo l'auspicio per l'Istituto Newman: essere sempre alla ricerca di

qualcosa di più profondo, che vada al fondo della verità e della realtà, che ci spinga a meravigliarci e a porci

sempre nuove domande. E ha poi concluso: «Vogliamo pregare che l'Istituto Newman sia un posto di libertà

per una ricerca mai soddisfatta del senso comune. E che il suo contributo all'educazione sia totale, non solo

per la mente ma per il cuore, recuperando la migliore tradizione filosofica di educare il cuore. Platone direbbe:

lo scopo della filosofia è aiutare a vivere. Vogliamo che l'Istituto contribuisca a far vivere il popolo svedese

con gioia, apertura e verità». Anche Benedetto XVI nel suo messaggio, a firma del cardinale segretario di

Stato Tarcisio Bertone, letto sabato mattina: «Perché tutti coloro che insegnano, studiano e fanno ricerca

presso questa nuova università che porta il nome del venerabile John Henry Newman, guidati dalla luce

gentile dello Spirito Santo, si dedichino con cuore e mente pieni e aperti alla ricerca della sapienza divina e

umana». E ricordando l'università di Uppsala, fondata da Sisto IV nel 1477, augura che «possa l'illustre

tradizione dello studio, la ricerca disinteressata di conoscenza in ogni campo e un forte impegno sia verso la

ragione divina sia verso quella umana caratterizzare questo nuovo centro di eccellenza cattolica». Nel

pomeriggio tre conferenze hanno ufficialmente dato inizio all'anno accademico dell'Istituto Newman. A

sottolineare il nuovo status giuridico dell'università cattolica, le relazioni sono state tenute nell'edificio

principale dell'ateneo statale. A pochi giorni dalle elezioni politiche in Svezia, il pensiero cattolico entra

ufficialmente a far parte dell'educazione pubblica. Un segno dell'effettiva apertura alla pluralità, come

sottolineato anche dal preposito generale della Compagnia di Gesù. lo ha scritto il 9 giugno 1989.

Foto: Il preposito generale della Compagnia di Gesù padre Adolfo Nicolás Pachón

07/09/2010 6Pag. Osservatore Romano(tiratura:60000)

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Imprese e Università , a Saint Vincent una sfida per lo sviluppo regionale elocale SAINT VINCENT L'università si confronta con lo sviluppo e le imprese: è il tema del seminario inter nazionale

che s i t e r r à a Saint Vincent, in Valle d'Aosta, il 10 sett e m b r e 2010, presso il centro c o n g r e s s i del

G r a n d H o t e l Billia, che vuole coinvolgere istituzioni, as sociazioni e imprese del Nord Ovest. Il seminario

costituisce il punto di arrivo di una fase di ascolto pres s o d i v e r s e esperienze eu ropee per l'avvio di un

pro getto di tras f o r m a z i o n e urbana e della nuova destina zione dell'Uni v e r s i t à della Valle d'Aosta.

Esso riguarda la ricon versione di una importante area militare (la caserma Testafochi) nella nuova sede dell'

Università, ubicata in una zona centrale della città e considerata strate gica ai fini del riassetto urbano

ipotizzato da Co mune e Regione. L'obiettivo è quello di attribuire all'Università della Valle d'Aosta un ruolo

centrale per lo sviluppo economico, culturale, scienti fico della regione, ma anche di contributo nei processi di

sviluppo culturale ed economico delle aree prossime. Verrà infatti analizzato il rapporto con le imprese e

l'«apertura all'esterno» del le università europee, per favorire la migliore (più ra pida, più stabile, più ade

guata) o c c u p a z i o n e dei propri laureati dopo gli stu di (la cosiddetta «occupa bilità»). D'altra parte

verranno anche esaminati i casi di «università-ponte» tra diversi sistemi economici, anche cogliendo la

dimensione internazionale del bi linguismo integrato con la lingua inglese. La Commissaria europea per

l'Educazione e la Cul tura, Androulla Vassiliou, invierà un messaggio introduttivo, che sarà letto dal suo

Consigliere specia le, Jean-Claude Eeckhout. All'evento parteciperan no il Prorettore dell'Università di

Bolzano, Hanns Drumbl, il Vice Rettore dell'Università svizzera di Friburgo, Jean- Luc Gurtner, il Direttore

dell'Università Carlo Cattaneo di Castel lanza, Pierluigi Riva, il Segretario generale dell'Asso ciazione delle

Camere di Commercio europee, Ar naldo Abruzzini, il Dirett o r e d e l l a F o n d a z i o n e dell'Università

belga di Lo vanio, Nicolas Grosjean. I lavori saranno aperti dal Presidente della Regio ne Valle d'Aosta,

Augusto Rollandin, dal Sindaco di Aosta, Bruno Giordano, e d a l l ' A m m i n i s t r a t o r e di NUV - Nuova

Università Valdostana, Bruno Milane sio.

06/09/2010 16Pag. Gazzetta della Martesana - Adda

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Elena Cattaneo LA RICERCA BANDITA Negli Stati Uniti un giudice blocca i fondi federali agli studi sulle staminali embrionali. Nuovi progetti grazie aisoldi dei privati. Il "caso Italia" Federico Tulli unedì 30 agosto, il National institutes of health (Nih), l'agenzia nazionale responsabile per la ricerca medica

negli Stati Uniti, ha intimato a tutti i suoi scienziati impegnati nello studio delle cellule staminali embrionali

umane d'interrompere immediatamente i loro progetti di ricerca. È la prima conseguenza dell'ingiunzione con

cui il 24 agosto un giudice federale ha ritenuto illegittimi i finanziamenti pubblici a questo tipo di studi,

sbloccati con un decreto del presidente americano Barack Obama il 9 marzo 2009. Nell'accogliere una

denuncia presentata da un ex ricercatore del Massachusetts institute of technology di Boston, sostenuto da

associazioni cristiane, il giudice Royce Lambert ha ravvisato nella decisione di Obama la violazione di una

legge federale che proibisce al governo di finanziare qualsiasi iniziativa che implichi la distruzione di embrioni

umani. Il direttore della Nih, Francis Collins, ha spiegato che la sentenza costringe l'agenzia ad accantonare

qualsiasi nuovo finanziamento. I ricercatori titolari di sovvenzioni potranno continuare il loro lavoro ma, ha

detto Collins, alla loro scadenza i fondi non verranno rinnovati. Numerosi studi sulle embrionali portati avanti

con denaro federale sono attivi anche in diverse università americane, al momento di andare in stampa non è

però chiaro se abbiano preso decisioni analoghe a quella del Nih. Questo perché il dipartimento di Giustizia

Usa sta ancora valutando le opzioni a disposizione per difendere la svolta di Obama il quale, firmando il

decreto con cui eliminava le restrizioni imposte nel 2001 dal suo predecessore George W. Bush, motivò così

la sua scelta: «La ricerca scientifica sulle cellule staminali embrionali diminuirà le sofferenze. Arriverà il giorno

in cui parole come "terminale" o "incurabili" scompariranno finalmente dal nostro vocabolario». Dunque, cosa

accadrà ora? Quali prospettive per un ambito di ricerca considerato dalla comunità scientifica mondiale il più

promettente per la comprensione e quindi la cura di gravi malattie genetiche? Per capire quali effettive

conseguenze può avere la sentenza di Lambert e anche per fare il punto sullo stato della ricerca in questo

campo, left ha rivolto alcune domande a Elena Cattaneo, direttrice del Centro di ricerca su cellule staminali

della Statale di Milano. Professoressa Cattaneo, storicamente partono dagli Stati Uniti gli input per

l'avanzamento della ricerca nel campo delle staminali. Come ha reagito agli ultimi eventi la comunità

scientifica internazionale? La nostra speranza è che questa cosa si risolva presto in un nulla di fatto, con un

nuovo intervento di Obama. Peraltro questi studi sono sempre andati avanti col freno a mano tirato. Bisogna

dirlo, con difficoltà create inutilmente dalle istituzioni politiche. Un eventuale blocco dei fondi federali potrà

rallentare la ricerca ma non fermarla. Lo dimostra il fatto che il blocco imposto da Bush non ha impedito agli

studi sulle embrionali di progredire in maniera eccezionale. Raggiungendo risultati di cui abbiamo beneficiato

tutti. Oggi sappiamo cosa sono queste cellule, che potenzialità hanno, come farle crescere. In questi dieci

anni di ricerca, nel 2007, è stata scoperta da Shinya Yamanaka e James Thompson la possibilità di

riprogrammare le cellule adulte fino a farle regredire allo stato embrionale. Grazie alle staminali embrionali

sappiamo come produrre cellule specializzate del cuore e neuroni come nessun'altra cellula staminale sa

fare. Tanta conoscenza acquisita, che serve per avvicinarsi sempre più alla cura. Come è stato possibile,

nonostante Bush? Grazie agli ingenti finanziamenti riconosciuti a università e centri di ricerca da fondazioni

private o da singoli cittadini donatori, i primi anni Duemila sono stati costellati di scoperte, di risultati enormi

che hanno permesso a tutto il mondo di cominciare a lavorare sulle embrionali. È stata l'America di Bush,

paradossalmente, a fare da apripista ai filoni di ricerca più promettenti. Fondi privati che hanno una ricaduta

sulla salute pubblica. È davvero così? La ricerca è sostenuta da privati ma le scoperte diventano di dominio

pubblico. Quindi tutti beneficiano dei risultati. Poiché questo succede anche in caso di finanziamento statale,

la domanda che mi pongo è: che senso ha la sentenza se in termini di ricaduta sulla comunità i risultati sono

identici? Seguendo la logica di chi ha fatto ricorso, e di chi lo ha accolto, se un ricercatore che lavora sulle

06/09/2010 56Pag. Left - N.34 - 3 settembre 2010(diffusione:57256, tiratura:78653)

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UNIVERSITA - Rassegna Stampa 07/09/2010 43

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embrionali non deve avere denaro federale, allora il pubblico non dovrebbe nemmeno beneficiare delle

scoperte. Il suo laboratorio è finanziato in parte da una fondazione americana che lavora sulla Corea di

Huntington. Ci spiega come funziona il meccanismo? La fondazione (privata) raccoglie i fondi di donatori

(privati) e apre dei bandi su determinate tematiche. Chi vince la "gara" esegue il progetto di ricerca applicata

e pubblica i risultati che sono così a disposizione di tutti: comunità scientifica e cittadini interessati. Ribadisco,

a queste condizioni non c'è alcuna differenza con chi ottiene finanziamenti pubblici: la garanzia di

trasparenza e di accessibilità al pubblico è la stessa. Ricevete anche fondi dallo Stato italiano? No. Premesso

che l'uso di embrionali riguarda solo una parte dei nostri studi, per comprendere i meccanismi della Corea di

Huntington, una gravissima patologia genetica degenerativa, a Milano lavoriamo con fondi europei del Sesto

programma quadro Ue e con i finanziamenti della fondazione americana. Come mai? Il centro che lei dirige è

all'avanguardia nel mondo e il governo Berlusconi ha definito prioritaria la ricerca nel campo delle cellule

staminali. Il motivo è semplice. Il ministro del Welfare, Maurizio Sacconi, ha negato ai progetti di studio sulle

embrionali l'accesso all'ultimo bando pubblico emesso nella primavera del 2009. Che è quindi stato aperto

solo a chi lavora sulle staminali adulte. Ma nessuna legge italiana vieta la ricerca con le embrionali. È vero.

Come è vero che l'esclusione "preventiva" non ha alcuna ragione plausibile. Difatti con altre due colleghe,

Elisabetta Cerbai e Silvia Garagna (rispettivamente, farmacologa all'università di Firenze e biologa all'

università di Pavia, ndr ) abbiamo fatto ricorso sia al Tar che al Consiglio di Stato. Li abbiamo persi entrambi

con motivazioni per nulla convincenti ma io continuo a pensare che la nostra sia una buona causa e la rifarei

anche domani. Spero che esista ancora una logica. Noi abbiamo definito quello del governo un abuso di

potere e la nostra è una lotta a favore della scienza. Perché quella sulle embrionali è una ricerca ancora agli

inizi e questo è un buon motivo per farla, non per bloccarla. I bandi servono per mettere in competizione le

idee migliori. Ideologia e politica non entrino nel campo della ricerca. Chi ha vinto il bando di Sacconi?

Nessuno. O meglio, ancora non si sa. Sono passati 18 mesi e gli otto milioni di euro stanziati dal ministero

ancora non hanno un beneficiario. A parte l'assurdità di dover attendere un anno e mezzo per ottenere una

cifra talmente irrisoria (per di più messa a bilancio nel 2006), s'immagina lei in tutto questo tempo quanto

lavoro è andato perso?

Foto: Washington, il presidente Obama firma il decreto che sblocca i fondi federali agli studi sulle embrionali

06/09/2010 56Pag. Left - N.34 - 3 settembre 2010(diffusione:57256, tiratura:78653)

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