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La proprietà intellettuale degli articoli è delle fonti (quotidiani o altro) specificate all'inizio degli stessi; ogni riproduzione totale o parziale del loro contenuto per fini che esulano da un utilizzo di Rassegna Stampa è compiuta sotto la responsabilità di chi la esegue; MIMESI s.r.l. declina ogni responsabilità derivante da un uso improprio dello strumento o comunque non conforme a quanto specificato nei contratti di adesione al servizio. CNOP - ORDINE DEGLI PSICOLOGI Rassegna Stampa del 06/08/2010

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La proprietà intellettuale degli articoli è delle fonti (quotidiani o altro) specificate all'inizio degli stessi; ogni riproduzione totale o

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CNOP - ORDINE DEGLIPSICOLOGIRassegna Stampa del 06/08/2010

INDICE

CONSIGLIO NAZIONALE DELL ORDINE DEGLI PSICOLOGI Il capitolo non contiene articoli

PSICOLOGI E PSICOLOGIA

06/08/2010 Il Giorno - Brianza

Desio, lo sportello anti-stalking in agosto non andrà in vacanza5

06/08/2010 Il Secolo XIX - Imperia

«ESIBIZIONISMO SU INTERNET: OGGI BASTA SOLO APPARIRE»6

06/08/2010 Il Secolo XIX - Nazionale

A Savignone il Trail Running nuova frontiera dello sport7

RIFORMA DELLE PROFESSIONI

06/08/2010 Il Tempo - Abruzzo Pe

L'ufficio sisma sarà presto potenziato9

06/08/2010 Il Mondo

Gli ordini tagliano le poltrone, non i gettoni10

PUBBLICA AMMINISTRAZIONE ED ENTI PUBBLICI

06/08/2010 Il Messaggero - ROMA

Ricette e certificati medici on line: la rivoluzione dal 15 settembre12

05/08/2010 Il Gazzettino - VENEZIA

"Centri internet" in nove Comuni14

06/08/2010 Il Gazzettino - UDINE

La tessera sanitaria per accedere ai servizi15

06/08/2010 Libero - Nazionale

Alla Regione parte la dieta dei cellulari16

06/08/2010 ItaliaOggi

Nella p.a. incarichi prevalentemente a tempo indeterminato17

06/08/2010 ItaliaOggi

Alla formazione della p.a. ci pensa la Sspa19

05/08/2010 Il Roma

Canale di dialogo fra il cittadino e la pubblica amministrazione20

UNIVERSITA

06/08/2010 Il Sole 24 Ore

Napolitano: confronto costruttivo sull'università22

06/08/2010 Il Sole 24 Ore

Il «placement» nelle università evita Ires e Iva23

06/08/2010 La Stampa - NAZIONALE

Napolitano: finanziare l'Università24

06/08/2010 La Stampa - NAZIONALE

LA COMPETIZIONE ACCENDE L'UNIVERSITÀ25

06/08/2010 Il Messaggero - Nazionale

Napolitano: «Una riforma serve, ma la politica ascolti la voce degli atenei»27

06/08/2010 Il Resto del Carlino - Ferrara

Università, fuga di massa tra i docenti: «Esodo volontario superiore alle attese»28

06/08/2010 Il Resto del Carlino - Bologna

ATENEI, L'ETA' NON DISTINGUE IL BUON DOCENTE29

06/08/2010 Avvenire - Nazionale

Stranieri, che cosa cambia per «permessi» e università30

06/08/2010 Avvenire - Nazionale

Napolitano: per l'università riforma e risorse31

06/08/2010 Il Mattino - NAZIONALE

«La politica ascolti la voce degli atenei»32

06/08/2010 Il Secolo XIX - Nazionale

BARONI, TRANQUILLI LA GELMINI STA CON VOI33

06/08/2010 ItaliaOggi

Formazione universitaria non profit Servizi senza rilevanza tributaria34

06/08/2010 ItaliaOggi

I ricercatori da Napolitano35

06/08/2010 L Unita - Nazionale

Scienziati «senza voce» Il Colle accoglie l'appello36

06/08/2010 L Unita - Nazionale

Non sparate sull'Università37

PSICOLOGI E PSICOLOGIA

3 articoli

Desio, lo sportello anti-stalking in agosto non andrà in vacanza L'ufficio donna in Comune sarà operativo tutta l'estate LAURA BALLABIO di LAURA BALLABIO - DESIO - «WHITE MATHILDA» l'associazione che si occupa di aiutare le vittime di

stalking è a pieno regime anche nel mese di agosto. Lo sportello donna, che ha sede presso il Comune di

Desio, non è solo un'associazione di volontarie contro ogni forma di violenza ma è soprattutto un luogo dove

le vittime di persecuzione da parte degli uomini, ma possono ricevere aiuto e un'assistenza gratuita di tipo

psicologico e legale. Lo stalking è un fenomeno che solo di recente, nel febbraio del 2009, è diventato un

reato in Italia. Lo stalker è un uomo o una donna, è un ex fidanzato, un'ex moglie, è un'amante, un collega di

lavoro, un vicino di casa, un ammiratore segreto o uno sconosciuto. Lo stalker punta la sua vittima, la

desidera, la perseguita e agisce disperatamente al fine di cercare un contatto diretto con lei. Telefonate e

lettere anonime, intrusioni continue nella vita privata e lavorativa, pedinamenti ossessivi rendendo ogni giorno

un inferno, fatto di paure e ansie. Atti che spesso vanno avanti per settimane, mesi e anni. Un fenomeno che

cresce e anche quando la maggior parte dei residenti va in vacanza le volontarie dell'associazione con sede

a Desio continuano a ricevere in media due-tre telefonate al giorno. «Sono oltre trecento le chiamate che

abbiamo ricevuto nell'ultimo anno e mezzo - ha spiegato Luisa Oliva, presidente del sodalizio -. Di queste poi

circa il 20 per cento, una sessantina circa, è venuta qui da noi potendo avvalersi del supporto psicologico e di

un primo consulto legale». Il fenomeno è rivolto principalmente alle donne ma anche gli uomini spesso

subiscono atti persecutori. «Circa il trenta per cento delle persone che si rivolgono a noi è un uomo - ha

spiegato ancora la volontaria -. Le donne stalker magari sono meno violente ma utilizzano violenze

psicologiche molto devastanti. Abbiamo anche avuto dei casi di atti persecutori legati a coppie omosessuali,

sia maschili che femminili». L'ULTIMO CASO di maltrattamenti riguarda una ragazza non ancora 30enne di

origine ucraina che abita a Meda. La giovane convive da diversi anni con un cittadino polacco che fin dai

primi mesi della loro relazione ha tenuto atteggiamenti e comportamenti violenti nei confronti della compagna,

quali minacce, percosse, aggressioni fisiche e verbali. Nel 2008 un tentativo, fortunatamente non riuscito, di

soffocare la compagna. Dopo anni di soprusi e violenze mai denunciati, la giovane donna si è trasferita da

un'amica e proprio «White Mathilda» sta cercando di far intraprendere alla ragazza di origine ucraina un

percorso di rinascita. Image: 20100806/foto/723.jpg

06/08/2010 10Pag. Il Giorno - Brianza(tiratura:107480)

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PSICOLOGI E PSICOLOGIA - Rassegna Stampa 06/08/2010 5

LO PSICOLOGO «ESIBIZIONISMO SU INTERNET: OGGI BASTA SOLO APPARIRE» R. L. Ma cosa induce dei ragazzi di un'età compresa tra i 15 e i 18 anni a voler provare un'esperienza del genere?

«Penso che fondamentalmente si tratti di una manifestazione di esibizionismo ­ spiega Ardissone, specialista

del Sert ­ la smania di emergere a tutti i costi in qualsiasi tipo di attività. Non importa in quale, l'importante è

essere notati dagli altri». Quali valenze psicologiche può avere il riprendersi con il cellulare mentre si fa sesso

in chiesa? «Non credo che ci siano particolari valenze psicologiche, penso piuttosto che si tratti di una

"bravata blasfema". L'intenzione di mettere queste immagini in rete, denota come l'importate sia il voler

essere cliccati da qualcuno. Non conta se si è cliccati per qualcosa di negativo, l'importante è che qualcuno

ne parli». In che modo la sfera sessuale si coniuga con questa smania di apparire? «Perché è quella che

consente di avere il maggior clamore possibile. Se poi aggiungiamo il fatto che alla sfera sessuale viene

coniugata la trasgressione determinata dal compiere atti di questo tipo in un luogo sacro come una chiesa, gli

ingredienti per suscitare clamore (e di conseguenza essere visibili) ci sono tutti».

06/08/2010 11Pag. Il Secolo XIX - Imperia(tiratura:127026)

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PSICOLOGI E PSICOLOGIA - Rassegna Stampa 06/08/2010 6

L'EVENTO A Savignone il Trail Running nuova frontiera dello sport Fergola, atleta e organizzatore: «Emozioni, leggerezza ed equilibrio» È UNA BELLA SCOMMESSA il primo Mini Trail dei Fieschi, al via domani sera alle 19 a Savignone: gli iscritti

sono già un centinaio, e la speranza è che il percorso ridotto (11 chilometri) rispetto alle abitudini della

disciplina possa attirare anche nuovi appassionati. A organizzarlo, insieme al Comune di Savignone e l'Ente

del Parco dell'Antola, è la Società Ergus capitanata dal presidente Andrea Fergola, che sarà tra gli atleti al

via. Fergola, può spiegare che cos'è il Trail Running a chi non lo conosce? «Il Trail Running è una disciplina

eco­compatibile, un modo nuovo di vivere lo sport, che procede parallelo al mondo della corsa su strada e su

pista e che ha tutte le caratteristiche competitive di una gara vera e propria, con tanto di cronometraggio e

premiazioni finali». Parlando con alcuni trailer, sembra di capire che in questa disciplina trovano qualcosa di

speciale... «Sicuramente sì, il Trail Running è un mondo nuovo da scoprire, è una continua sfida con se

stessi e la competizione classica con il proprio "avversario" passa spesso in secondo piano. Per esempio una

regola del trailer è quella di soccorrere quanti sono in difficoltà. E tra i concorrenti, accomunati dall'amore per

la natura, esistono rispetto e attenzione reciproca». Non conta solo il risultato, insomma. «No, il mondo del

trail ha una filosofia di vita in cui si incarnano "il saper perdere e il saper vincere". L'atmosfera è di pace e

cordialità. E spero vivamente che possiamo mantenere queste caratteristiche». Correre nella natura regala

emozioni particolari. «Sì, non è una cosa che si può improvvisare, nasce dal più profondo io, alla ricerca delle

nostre radici primordiali, dove correre era parte fondamentale del nostro sostentamento in contesti

naturalistici alle volte ostili». Quali percorsi deve affrontare un atleta? «I percorsi tendono ad attraversare

diversi tipi di terreni: colline, montagne, deserti, foreste, sterrati, sentieri ripidi, accidentati e spesso con stretti

ed esposti passaggi. In genere si percorrerono centinaia di km, spesso anche di notte». E

l'equipaggiamento? «Tutti i trailer devono fare i conti con un grosso e fondamentale problema: il peso. È

necessario calibrare ogni tipo di oggetto, dal vestiario al cibo, dallo zaino al beveraggio. Lassù tra le asperità

non c'è nulla, quindi tutto deve essere calcolato perché un piccolo peso in più dopo tanti km e tante ore si può

rilevare un "macigno".La parola magica è "leggerezza"». Il trail running può essere considerato uno sport

estremo? «L'ambiente che circonda l'atleta è il vero elemento da sfidare. Le condizioni atmosferiche possono

cambiare improvvisamente ed essere molto severe, come succede a un alpinista o a uno speleologo. Gli

unici riferimenti sono le proprie forze fisiche e psichiche e le proprie sensazioni». Come si prepara un trail

running? «Con volontà, determinazione, duri allenamenti con uscite di molte ore. L'atleta deve essere un

buon conoscitore dell'ambiente di montagna, deve autogestirsi, saper accettare le sconfitte, gestire la

privazione del sonno, auto-alimentarsi: ci sono problematiche sia tecniche sia psicologiche da amministrare.

E ci sono alcune semplici ma importanti regole da rispettare: avere un equipaggiamento idoneo, non

abbandonare rifiuti e soccorrere i concorrenti in difficoltà». Ma cosa spinge una persona ad affrontare queste

sfide? «Molti psicologi si sono interrogati sulla questione e la prima risposta che è emersa è che se si porta

allo stremo delle forze il nostro fisico, nel tempo si può acquisire un approccio con la vita quotidiana molto più

tranquillo e distaccato. In buona sostanza, estremizzando lo stress, si acquista una consapevolezza e

controllo maggiore di noi stessi».

06/08/2010 34Pag. Il Secolo XIX - Ed. nazionale(tiratura:127026)

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PSICOLOGI E PSICOLOGIA - Rassegna Stampa 06/08/2010 7

RIFORMA DELLE PROFESSIONI

2 articoli

Sulmona L'ufficio sisma sarà presto potenziato Giuseppe Fuggetta

SULMONA @BORDERO:#FUGGIU-AQUI@%@Saranno due professionisti a collaborare con l'attuale

incaricato dell'Ufficio sisma comunale, ingegnere Gianfranco Di Cesare. Lo ha annunciato ieri l'assessore alla

Protezione civile, Enea Di Ianni. Nelle settimane scorse sia gli Ordini professionali di Ingegneri e Architetti

che il capogruppo consiliare del Psi, Luciano Marinucci, avevano sollecitato l'assessore Di Ianni e lo stesso

sindaco Fabio Federico a provvedere di altri due professionisti l'ufficio, lamentando la lentezza delle pratiche

giacenti per i progetti di riparazione e ristrutturazione degli immobili danneggiati dal terremoto.

In particolare, in più occasioni, è stata espressa la preoccupazione che le procedure, andando a rilento,

potessero penalizzare i cittadini titolari degli immobili e quindi interessati ai progetti, arrivando all'esaurimento

dei finanziamenti messi a disposizione dal sistema bancario. I due professionisti che affiancheranno

l'ingegnere Di Cesare saranno indicati attraverso una procedura con bando, secondo quanto spiegato

dall'assessore alla Protezione civile. Non saranno volontari, come proposto dagli Ordini professionali ma

regolarmente assunti come collaboratori e retribuiti dal Comune.

06/08/2010 Il Tempo - Abruzzo pe(tiratura:76264)

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RIFORMA DELLE PROFESSIONI - Rassegna Stampa 06/08/2010 9

SE NE PARLA Gli ordini tagliano le poltrone, non i gettoni Taglio delle poltrone anche per i consigli locali e nazionali degli ordini professionali. È quanto ha stabilito il

Parlamento a fine luglio approvando il decreto legge 78, comprensivo dei tagli dei costi dei consigli degli enti

pubblici. In quanto enti pubblici non economici, anche gli ordini dovranno ridurre il numero di consiglieri. Oggi

arrivano a 15 a livello locale, a oltre 20 a livello nazionale. In futuro, in base alla legge, non dovrebbero

averne più di cinque. La materia, però, è dibattuta. Secondo Domenico Posca , presidente del sindacato

Unico (Unione italiana commercialisti), l'obbligo di riduzione è sicuro e causerà, al primo rinnovo delle

cariche, un dimezzamento dei consiglieri di tutte le categorie: si passerebbe da circa 18-20 mila a circa 10

mila. Dice Posca: «I ministeri vigilanti verificheranno e sanzioneranno gli ordini inadempienti». Secondo altri

addetti ai lavori, invece, il taglio delle poltrone non riguarderebbe gli ordini professionali. Spiega Antonio

Pastore , ex presidente della Cassa di previdenza dei dottori commercialisti: «La manovra finanziaria ha fatto

riferimento al conto economico consolidato dello Stato e agli enti pubblici iscritti all'elenco Istat. Gli ordini non

concorrono al bilancio statale». Il discrimine sarebbe che gli enti professionali si finanziano con il denaro degli

iscritti, senza interventi dello Stato. È questo un aspetto che mette d'accordo Posca e Pastore su un'altra

questione: l'esenzione dal taglio dei gettoni e degli emolumenti dei consiglieri. L'ammontare dei compensi di

chi governa le categorie non muterà. Fuori, inoltre, anche le casse di previdenza dei professionisti, che a

differenza degli ordini hanno lo status di enti privatizzati e dunque restano escluse dalla manovra.

06/08/2010 60Pag. Il Mondo - N.33/34 - 20 agosto 2010(diffusione:79889, tiratura:123250)

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RIFORMA DELLE PROFESSIONI - Rassegna Stampa 06/08/2010 10

PUBBLICA AMMINISTRAZIONE ED ENTIPUBBLICI

7 articoli

IL LAZIO CHE CAMBIA Intesa fra il ministro Brunetta e la presidente Polverini: si punta sul digitale Bartoletti(Medici di famiglia): innovazione giusta ma si rischia una partenza falsa Ricette e certificati medici on line: la rivoluzione dal 15 settembre E contro gli sprechi la Regione taglia i telefonini: si spendevano 180 mila euro all'anno MAURO EVANGELISTI Dal 15 settembre arriva il certificato medico on line, vale a dire in rete. E la Regione capofila di questa

innovazione è il Lazio: ieri la presidente Renata Polverini ha firmato un protocollo d'intesa con il ministro per

la Pubblica amministrazione, Renato Brunetta. Si tratta del primo accordo di questo tipo, seguiranno in questi

giorni Campania, Puglia, Calabria e Sardegna. Il certificato medico on line, affiancato dalla ricetta medica

digitale e dal potenziamento del Cup (centro unico di p r e n o t a z i o ne), è la più i m p o r t a n t e delle

innovazioni, ma non l'unica, inserita nel protocollo d'intesa. Addio alla carta. C'è altro: la semplificazione per

l'accesso telematico ai servizi (pagamenti elettronici, posta elettronica certificata, le chiamate telefoniche via

internet), la digitalizzazione dei documenti (scompare la carta, per capirci, un po' come è avvenuto da anni

per i biglietti aerei), circolarità delle banche dati della pubblica amministrazione. In campo, anche strumenti

anti corruzione. Infine, si amplia lo strumento di "mettiamoci la faccia", che consentirà ai cittadini di esprimere

un giudizio sul servizio. Ultimo tassello, il fronte dei risparmi: tagli ai telefonini alla Regione Lazio, che

seguono quelli già decisi per le auto blu, tema molto caro al ministro Brunetta. Lazio capofila. Ieri ha spiegato

il ministro: «L'intesa è stata fatta per la prima volta con la presidente Polverini che ha dato la massima

disponibilità. Con la ricetta digitale ci sarà un risparmio del 30 per cento. In Italia la spesa per i medicinali è di

17 miliardi e il 10 per cento è nel Lazio. Si parla di un risparmio di soli 500 milioni di euro senza imporre i

ticket. E il certificato medico on line partirà dal 15 settembre per i lavoratori pubblici e privati. Abbiamo già

mandato i pin ai medici. Questo significa che i pazienti non dovranno più fare due raccomandate e la

pubblica amministrazione otterrà un grande risparmio e maggiori possibilità di controllo». Sul fronte lotta agli

sprechi ieri il ministro Brunetta ha ricordato che a settembre, una volta terminato il censimento in corso, sarà

pronto un disegno di legge che dimezzerà i costi per le auto blu su scala nazionale, «da 4 a 2 miliardi di

euro». 360 mila euro all'anno per i telefonini. Soddisfatta anche la presidente Polverini, che sta usando le

forbici per le auto blu e i telefonini alla Regione Lazio. Proprio sui cellulari ha ricordato: «Abbiamo già tagliato

le auto blu, adesso stiamo operando per un taglio anche dei telefonini. Quando siamo arrivati abbiamo

trovato più di 450 numeri di telefonia mobile ad utenza aperta: ora stiamo preparando una determina per

arrivare a meno di 100». La Regione, attualmente, spende 30 mila euro a bimestre per i cellulari, vale a dire

180 mila euro all'anno. Delle 400 sim attive, quelle destinate nel dettaglio ad assessori e dipendenti dello staff

sono 175. «Niente perdite di tempo». Sull'innovazione della "sanità elettronica" e più in generale della

pubblica amministrazione on line, riassunta nel protocollo d'intesa siglato con il ministro Brunetta, la Polverini

ha spiegato: «Queste misure saranno utili perché eviteranno perdite di tempo alle persone e alle aziende. Ci

sono anche atti importanti non solo per la lotta agli sprechi, ma anche per quella alla corruzione». I punti

deboli. Ma cosa pensano i medici di famiglia di questa innovazione? C'è disponibilità, ma anche una buona

dose di perplessità e di timori che la partenza possa essere caotica. Spiega Pierluigi Bartoletti, segretario

regionale di Fimmg (Federazione italiana medici di famiglia): «Nel Lazio il 90 per cento degli studi medici è

già on line, ma resta il problema reale di quelle zone che ancora non sono raggiunte dalla banda larga. Inoltre

che succederà con le guardie mediche e i pronto soccorso, sono pronti a rilasciare il certificato medico on line

che serve al paziente? Non siamo contrari all'innovazione, ma temiamo che la fase di partenza sarà molto

complicata. In caso di malattia nei giorni festivi e prefestivi, il cittadino sarà costretto a chiamare la guardia

medica o a correre al pronto soccorso. Gli effetti potrebbero essere negativi. Più in generale, al di là dei

proclami, non sono convinto che il 15 settembre saremo pronti. Diciamo obbedisco, ma siamo soldati che

partono con le scarpe di cartone. Se la Regione non organizza il sistema, sarà un disastro».

06/08/2010 33Pag. Il Messaggero - Roma(diffusione:210842, tiratura:295190)

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PUBBLICA AMMINISTRAZIONE ED ENTI PUBBLICI - Rassegna Stampa 06/08/2010 12

Foto: A sinistra una visita medica, dal 15 settembre ricette e certificati on line; sotto due auto blu della

Regione Lazio

06/08/2010 33Pag. Il Messaggero - Roma(diffusione:210842, tiratura:295190)

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PUBBLICA AMMINISTRAZIONE ED ENTI PUBBLICI - Rassegna Stampa 06/08/2010 13

"Centri internet " in nove Comuni Previsti fondi pubblici per l'erogazione di servizi digitali affidati alle associazioni PORTOGRUARO - Nove Comuni per un unico progetto: la creazione di Centri pubblici di accesso ad internet

per ridurre il "divario digitale". Nell'ambito del bando pubblicato dalla Regione il Veneto Orientale ha risposto

con un progetto integrato realizzato con il coordinamento dell'agenzia di sviluppo VeGal. Il bando era rivolto a

creare dei centri pubblici di accesso, denominati «P3@ Veneti», finalizzati a dare nuove opportunità di

accesso ad Internet mediante servizi gratuiti ed iniziative di assistenza ai servizi digitali della pubblica

amministrazione.

Questi punti di accesso ad internet dovranno garantire delle aperture minime e una gestione da affidare a

cura dei Comuni a soggetti associativi presenti sul territorio comunale. Al progetto hanno aderito nove

Comuni: Annone Veneto, Cinto Caomaggiore, Gruaro, Fossalta di Piave, Fossalta di Portogruaro, Musile di

Piave, Noventa di Piave, Torre di Mosto ed Eraclea.

«Quasi metà dei Comuni del Veneto Orientale hanno aderito al progetto. Tuttavia - ha commentato il

consigliere di Vegal, Ivan Saccilotto - resta il rammarico per la mancata adesione da parte degli altri 13

Comuni». (T.Inf.)

© riproduzione riservata

05/08/2010 25Pag. Il Gazzettino - Venezia(tiratura:114104)

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PUBBLICA AMMINISTRAZIONE ED ENTI PUBBLICI - Rassegna Stampa 06/08/2010 14

IMPRESE La tessera sanitaria per accedere ai servizi UDINE - A breve gli imprenditori della provincia di Udine potranno accedere ai servizi erogati dalla Camera di

Commercio friulana utilizzando la propria tessera sanitaria, sulla quale sarà stata precedentemente registrata

la firma digitale. È il risultato dell'accordo stipulato a Udine, tra la Regione, rappresentata dall'assessore

Andrea Garlatti e l'ente camerale, rappresentato dal presidente Giovanni Da Pozzo. Ieri alla Cciaa Da Pozzo

ha anche ricevuto il questore Giuseppe Padulano, per un saluto prima del suo trasferimento nella sede

triestina, a fine mese.

06/08/2010 2Pag. Il Gazzettino - Udine(tiratura:114104)

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PUBBLICA AMMINISTRAZIONE ED ENTI PUBBLICI - Rassegna Stampa 06/08/2010 15

Lotta agli sprechi Alla Regione parte la dieta dei cellulari Con una circolare saranno ridotti da 450 a 100. Al via anche le ricette digitali e lo sportello unico per leimprese Telefonare costerà caro. Almeno a quelli che ci avevano preso gusto a chiamare anche soltanto per dire:

«Amore, cala gli spaghetti. Cinque minuti e sono da te». Oppure a utilizzare il cellulare per lunghissime

chiacchierate, di quelle che nulla hanno a che fare con il proprio lavoro. Tanto paga la Regione. E se "una

telefonata allunga la vita", come si recitava in un vecchio spot pubblicitario, ora il taglio virtuale dei fili

contribuirà a risanare i conti della Regione Lazio. L'annuncio fatto ieri dalla presidente Renata Polverini, però,

non piacerà a chi le telefonate dovrà pagarle di tasca propria. «Quando siamo arrivati abbiamo trovato oltre

450 numeri di telefonia mobile. Stiamo preparando una circolare per farle scendere a meno di cento»,

l'annuncio della presidente che ieri ha firmato un'intesa Renato Brunetta, ministro della Pubblica

amministrazione, sulla digitalizzazione della Pa. Insomma, la Polverini ha deciso di mettere a dieta la sua

Regione. Così dopo le auto blu - il taglio di quelle a disposizione della giunta è previsto per la prossima

primavera mentre alla Pisana i tempi sono molto più brevi - tocca ai cellulari. «Credo che nell'ambito degli

strumenti che ci possono consentire di interpretare al meglio il ruolo che i cittadini ci hanno affidato ci sia uno

spazio per risparmiare», ha spiegato in linea con quel patto fatto con gli elettori in campagna elettorale. Nel

frattempo, a semplificare la vita dei cittadini arriva l'accesso telematico ai servizi, lo sportello unico per le

imprese, la dematerializzazione dei documenti, la circolarità delle banche dati della Pa. Questo c'è scritto

nell'intesa firmata ieri con una novità: l'iniziativa "Mettiamoci la faccia". In pratica i cittadini avranno la

possibilità di esprimere un giudizio sui servizi della Regione, mentre nel settore della sanità, si potranno avere

certificati medici online e ricette digitali. Brunetta ha fatto notare che con le ricette digitali ci sarà un risparmio

del 30%. Mentre dal 15 settembre partirà il certificato medico on-line per i lavoratori pubblici e privati. «La

Regione Lazio», ha detto invece la Polverini, «è la prima tra le Regioni sottoscrive un importante protocollo

che semplifica la PA». TIZ. LAP.

Foto: Brunetta e Polverini in Regione. Foto Omniroma

06/08/2010 46Pag. Libero - Ed. nazionale(tiratura:224026)

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PUBBLICA AMMINISTRAZIONE ED ENTI PUBBLICI - Rassegna Stampa 06/08/2010 16

chiarimento della corte dei conti puglia Nella p.a. incarichi prevalentemente a tempo indeterminato La riforma Brunetta ha abrogato la disciplina sui contratti ai dirigenti del Testo unico degli enti locali La disciplina degli incarichi dirigenziali a tempo determinato contenuta nel testo unico degli enti locali è da

considerare implicitamente abolita dalla riforma-Brunetta. È la Corte dei conti, Sezione regionale di controllo

ad esprimere, per prima, un chiaro avviso sulle sorti dell'articolo 110, commi 1 e 2, del dlgs 267/2000 a

seguito della riforma dell'articolo 19, commi da 6 a 6-ter, del dlgs 165/2001, da parte del dlgs 150/2009.E il

destino delle regole particolari degli incarichi a contratto negli enti locali non poteva che essere quello

delineato dalla magistratura contabile: l'abolizione implicita, cui consegue l'obbligo di applicare le sole regole

contenute nell'articolo 19, commi 6-6-ter.Il parere 17 giugno 2010, n. 44 della Sezione Puglia contraddice

efficacemente tutte le ragioni addotte dall'opposta teoria della permanente vigenza dell'articolo 110 del Tuel.

A partire dal principio di speciali, secondo il quale la norma del dlgs 267/2000, in quanto «speciale», non

potrebbe essere derogata da una legge generale, ancorché successiva cronologicamente.Le cose, mette in

rilievo la magistratura contabile, in questo caso non stanno così. La questione degli incarichi dirigenziali a

contratto, infatti, il legislatore ha manifestato espressamente la volontà, col comma 6-ter dell'articolo 19 del

dlgs 165/2001, di estendere le nuove regole sugli incarichi dirigenziali a contratto non solo nell'ambito dello

Stato, ma anche di tutte le altre amministrazioni pubbliche. Il conduce all'inefficacia delle relative norme

speciali previgenti, dovendosi ricondurre a unità e coerenza l'ordinamento giuridico.Del resto, osserva la

Sezione Puglia, la lettura costituzionalmente orientata della riforma alla disciplina della dirigenza a contratto

non può giustificare l'ulteriore vigenza dell'articolo 110, commi 1 e 2 del dlgs 267/2000, come dimostrano le

recenti ed ormai consolidate pronunce della Corte costituzionale (103/2007, 104/2007, 161/2008, 9/2010),

tutte intese ad evidenziare la stretta correlazione tra la struttura del rapporto di lavoro della dirigenza e

l'effettività della distinzione funzionale tra i compiti di indirizzo politico-amministrativo degli organi di governo e

quelli di gestione di competenza della dirigenza. La legge, dunque, deve creare un assetto della dirigenza

pubblica prevalentemente fondato su un rapporto di lavoro a tempo indeterminato al quale si acceda per

concorso pubblico, con conseguente restrizione degli spazi a contratti a tempo determinato, soprattutto se

basati su elementi di fiduciarietà.La volontà di comprimere per tutte le amministrazioni pubbliche, ivi

comprese quelle locali, la possibilità di assumere dirigenti a contratto, d'altra parte, è dimostrata dall'articolo

6, comma 2, lettera h), della legge 15/2009, che ha demandato al legislatore delegato, cioè al d.lgs 150/2009

la ridefinizione della disciplina relativa al conferimento degli incarichi ai soggetti estranei alla pubblica

amministrazione e ai dirigenti non appartenenti ai ruoli, «prevedendo comunque la riduzione, rispetto a

quanto previsto dalla normativa vigente, delle quote percentuali di dotazione organica entro cui e' possibile il

conferimento degli incarichi medesimi». Coerentemente con tale criterio di delega, il dlgs 150/2009

modificando il testo unico del pubblico impiego ha esteso l'ambito di applicazione delle norme sulla dirigenza

pubblica, tendenti a restringere lo spoil system e gli incarichi a contratto, alle altre amministrazioni.Né,

ulteriore rilevante conclusione del parere 44/2010, vale ad escludere la piena applicabilità dell'articolo 19,

comma 6, del dlgs 165/2001, nell'ordinamento locale «l'esistenza dell'autonomia regolamentare in materia di

organizzazione e di svolgimento delle funzioni riconosciuta agli enti locali dall'art. 117, 6° comma, della

Costituzione, in quanto la materia dell'accesso al pubblico impiego è oggetto di riserva di legge (art. 97,

comma 3, Cost.)». Il parere mette, finalmente, bene in evidenza la differenza che esiste tra la funzione di

organizzazione ed il reclutamento. Gli enti sono autonomi nello stabilire l'architettura organizzativa, ovvero

quante strutture di vertice esistano, di quali servizi siano composte, con quali interrelazioni sono connesse e,

di conseguenza, quanti e quali siano le posizioni dirigenziali preposte. Ma, tutto ciò non ha nulla a che vedere

col sistema di reclutamento, non rimesso all'autonomia regolamentare, bensì disciplinato dalla legge.La

Sezione Puglia, concordemente con la Sezione Autonomie e le Sezioni Piemonte ed Emilia Romagna, priva

di pregio anche l'osservazione secondo la quale l'abolizione dell'articolo 110, commi 1 e 2, avrebbe dovuto

06/08/2010 27Pag. ItaliaOggi(diffusione:88538, tiratura:156000)

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PUBBLICA AMMINISTRAZIONE ED ENTI PUBBLICI - Rassegna Stampa 06/08/2010 17

essere frutto di una norma espressa, in applicazione dell'articolo 1, comma 4, del Tuel, ribadendo che tale

ultima norma «di rafforzamento» altro non essendo se non una fonte di pari rango legislativo al d.lgs

150/23009, rimane comunque soggetta al criterio cronologico, traducendosi in buona sostanza in

un'esortazione ovviamente non vincolante per il legislatore futuro. Se così non fosse, sarebbe, infatti, l'articolo

1, comma 4, una norma incostituzionale.Infine, il parere si esprime anche sulla percentuale di dirigenti a

contratto acquisibili dagli enti locali, osservando che essa non possa che coincidere col tetto dell'8%, riferito

ai dirigenti non generali, non potendosi applicare la percentuale del 10%, che riguarda i dirigenti di prima

fascia, assenti nell'ordinamento locale.

06/08/2010 27Pag. ItaliaOggi(diffusione:88538, tiratura:156000)

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PUBBLICA AMMINISTRAZIONE ED ENTI PUBBLICI - Rassegna Stampa 06/08/2010 18

Direttiva di brunetta sui tagli della manovra. pianificazione entro il 15 ottobre Alla formazione della p.a. ci pensa la Sspa Alla formazione della pubblica amministrazione deve pensarci, soprattutto, la Sspa. Infatti, oltre che a essere

previsto dalla manovra correttiva dei conti pubblici appena licenziata dal parlamento, con cui dal 2011 si

prevede un taglio del 50% delle spese sostenute nel 2009, l'affidamento delle attività formative per il tramite

della Scuola superiore della pubblica amministrazione risponde a canoni di efficienza ed economicità.

Pertanto, le amministrazioni statali devono sottoporre alla funzione pubblica, entro il prossimo 15 ottobre, un

piano generale di formazione da avviare nel 2011. I tagli però, riguarderanno solo le risorse allocate nel

bilancio dello stato, restando escluse, pertanto, le attività formative finanziati con i fondi Ue. È quanto ha

precisato il ministro della funzione pubblica, Renato Brunetta, nel testo della direttiva n.10 pubblicata ieri sul

sito internet istituzionale di Palazzo Vidoni, con la quale si forniscono chiarimenti sulla formazione nella

pubblica amministrazione, alla luce delle disposizioni contenute dell'articolo 6, comma 13 della manovra

correttiva 2010. Destinatari. Le indicazioni del titolare di palazzo Vidoni sono destinate a tutte le

amministrazioni centrali dello stato, ivi comprese le autorità indipendenti e gli enti pubblici non economici. Per

le altre amministrazioni, la direttiva si impone quale linea guida finalizzata a garantire un miglior utilizzo delle

risorse finanziarie assegnate alla formazione di ciascun dipendente. I tagli della manovra. Dal prossimo anno,

come detto, per la formazione del personale si dovrà spendere la metà di quanto sostenuto nel corso del

2009. Intendendo per formazione anche le attività di aggiornamento e informazione svolta in presenza o con

metodologie e-learning. Vanno pertanto esclusi dal taglio processi «non strutturati nei termini della

formazione», quali ad esempio la reingegnerizzazione dei processi e dei luoghi di lavoro, il tutoring e

l'affiancamento. Il ruolo della Sspa. È vero che il taglio porterà a una contrazione delle attività formative del

personale pubblico ma, rileva Brunetta, un utilizzo improntato a criteri di efficacia ed economicità, porterà un

miglioramento degli standard qualitativi delle attività formative. La previsione normativa va in questo senso.

Quindi, le amministrazioni, prima di affidare all'esterno la realizzazione delle attività formative, si devono

rivolgere alla Sspa o ai propri organismi di formazione, ovvero a Formez P.aIl programma della formazione.

Palazzo Vidoni e Sspa, con l'ausilio di altre scuole pubbliche di formazione, avvieranno, entro il 15 settembre

di ogni anno (a partire dall'anno in corso), un «processo di consultazione» con le amministrazioni interessate

che sia finalizzato alla redazione di un piano formativo per l'anno successivo. Piano, questo che dovrà essere

sottoposto alla funzione pubblica entro il 15 ottobre, con l'indicazione dell'ammontare complessivo delle

risorse che si intendono utilizzare, il numero dei beneficiari e i nominativi delle strutture pubbliche cui affidare

le attività. Entro il 15 novembre, poi, le p.a. indicheranno alla funzione pubblica i loro programmi formativi

specifici che la Sspa metterà in cantiere assieme a osservazioni quali la didattica, la congruità dei costi e le

modalità di ammissione ai corsi. Il ciclo si chiuderà il 30 gennaio di ogni anno con la stesura del Piano di

formazione definitivo.

06/08/2010 29Pag. ItaliaOggi(diffusione:88538, tiratura:156000)

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PUBBLICA AMMINISTRAZIONE ED ENTI PUBBLICI - Rassegna Stampa 06/08/2010 19

Canale di dialogo fra il cittadino e la pubblica amministrazione procede al recupero forzato. Cosa si intende per ruolo? Ai sensi dell'art. 10 DPR 602/73, il ruolo è l'elenco dei

debitori e delle somme da essi dovute a titolo di imposte, sanzioni e interessi che l'ente creditore forma e

consegna al concessionario della riscossione, ora agente della riscossione. In quali casi ricorre l'ipotesi di

sospensione della riscossione per situazioni eccezionali? L'art. 19 bis del D.P.R. 602/73 contempla le ipotesi

di sospensione della riscossione in presenza di situazioni eccezionali, a carattere generale o relative ad una

area significativa del territorio, tali da alterare "gravemente" un corretto rapporto con i contribuenti. Tale

sospensione deve essere disposta con decreto del Ministero delle finanze, per un periodo superiore a dodici

mesi. Quali compensi percepisce l'Agente della Riscossione? L'agente della riscossione percepisce

esclusivamente compensi e rimborsi spese fissati dalla legge. In particolare:un aggio sulle somme iscritte a

ruolo riscosse; un rimborso sulle spese di notifica della cartella di pagamento; un rimborso per le spese

relative alle procedure esecutive. Come vengono calcolati gli interessi di mora? L'art. 30 DPR 602/73 prevede

che, decorso inutilmente il termine di 60 giorni dalla notificazione, sulle somme iscritte a ruolo si applicano, a

partire dalla data della notifica della cartella e fino alla data del pagamento, gli interessi di mora al tasso

annualmente fissato con decreto dal Ministero delle finanze con riguardo alla media dei tassi bancari

attivi.Sento molto parlare dell'Estratto Conto di Equitalia. Ma di cosa si tratta? L'Estratto conto consente di

consultare la propria posizione debitoria aggiornata comodamente da casa. Basta, infatti, collegarsi al sito

internet www.equitaliaspa.it per accedere alla sezione che fornisce l'elenco delle cartelle e degli avvisi di

pagamento relativo al proprio codice fiscale o partita iva dall'anno 2000.

05/08/2010 14Pag. Il Roma(diffusione:27500, tiratura:125000)

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PUBBLICA AMMINISTRAZIONE ED ENTI PUBBLICI - Rassegna Stampa 06/08/2010 20

UNIVERSITA

15 articoli

Riforma Gelmini Napolitano: confronto costruttivo sull' università ROMA

Il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano auspica che sull'università e la ricerca si avvii un

«confronto costruttivo» perché l'esigenza di una riforma e «una dotazione adeguata delle risorse», «sono due

facce della stessa medaglia». Il capo dello stato fa questa osservazione in una lettera, pubblicata sul sito

internet del Quirinale, inviata al professore Bartolomeo Azzaro, pro rettore per lo sviluppo delle attività

formative e di ricerca della «Sapienza». Azzaro aveva trasmesso al presidente della Repubblica la lettera

firmata dai coordinatori della «Rete 29 Aprile» nella quale venivano esposti problemi relativi al mondo dell'

università e della ricerca in relazione alla riforma Gelmini (che il 29 luglio ha incassato il primo via libera del

Senato).

«Come sapete - si legge nella lettera di Napolitano - ho sempre guardato con attenzione al settore dell'

università e della ricerca, che giudico fondamentale per la crescita economica e lo sviluppo culturale e civile

del paese. Proprio di recente, durante l'inaugurazione a Trieste della nuova sede della Scuola internazionale

superiore di studi avanzati, ho affermato a tale riguardo come la "legge di riforma e dotazione adeguata di

risorse per il funzionamento dell'università e della ricerca siano due facce della stessa medaglia"». Napolitano

aggiunge che «nessuno, anche e in modo particolare i giovani, nessuno di quanti operano e studiano nelle

nostre università a qualsiasi livello può negare l'esigenza di una riforma». Napolitano ricorda che in

quell'intervento ribadiva «la necessità di salvaguardare la spesa pubblica per investimenti, in modo

particolare quelli per la ricerca e per l'alta formazione, apprezzando l'impegno del ministero dell'Economia a

affrontare seriamente il problema del fondo di finanziamento dell'università». Quindi l'auspicio «proprio

mentre il Parlamento sta affrontando tale materia»: «Non posso che auspicare, sui punti critici da voi

sollevati, un costruttivo confronto che guardi al merito delle questioni e all'interesse di lungo periodo del

nostro paese».

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06/08/2010 13Pag. Il Sole 24 Ore(diffusione:334076, tiratura:405061)

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UNIVERSITA - Rassegna Stampa 06/08/2010 22

Agenzia delle Entrate. Formazione Il «placement» nelle università evita Ires e Iva Luca De Stefani

Rientrano nel reddito d'impresa e sono assoggettati a Iva i corrispettivi percepiti per le attività di promozione

e sostegno di percorsi formativi di giovani laureati, non occupati, per l'acquisizione di competenze nel

trasferimento di tecnologie e prodotti della ricerca verso imprese che intendono perseguire programmi di

innovazione o di giovani laureati e ricercatori che intendono avviare spin-off, utilizzando il patrimonio di

conoscenze e applicazioni derivanti dalla ricerca. Sono esclusi da Ires e Iva, invece, i contributi erogati alle

università finalizzati a promozione e sviluppo dei servizi di placement universitario o alla sperimentazione di

percorsi assistiti di accompagnamento al lavoro di giovani laureati, promozione e sostegno di tirocini

formativi. Sono questi i chiarimenti forniti dall'agenzia delle Entrate con la risoluzione 5 agosto 2010, n. 79/E.

In generale, non rientra nell'attività commerciale e quindi non produce reddito d'impresa «l'esercizio di

funzioni statali da parte di enti pubblici» (articolo 74, comma 2, lettera a del Tuir), tra le quali rientrano le

attività didattiche e di ricerca scientifica svolte dalle università statali. Queste ultime, quindi, non assoggettano

a Ires le suddette attività, mentre sono tassati a Ires i redditi derivanti dalle attività svolte in regime di diritto

privato, anche se connesse all'esercizio di funzioni statali (esempio, redditi derivanti da aziende agrarie, da

attività svolte sulla base di rapporti convenzionali o contrattuali; risoluzione n. 37 del 2 maggio 1994, parere

del Consiglio di Stato 6 novembre 1991, n. 1316/1988).

Secondo la risoluzione di ieri dell'agenzia delle Entrate, le attività dell'università finalizzate all'incremento di

occupazione e occupabilità, relative a promozione e sviluppo dei servizi di placement universitario ovvero alla

sperimentazione di percorsi assistiti di accompagnamento al lavoro di giovani laureati, promozione e

sostegno di tirocini formativi (riconducibili a quelli del decreto ministeriale 142/1998), costituiscono un'attività

istituzionale dell'università. Le somme percepite, quindi, non rientrano nel reddito d'impresa e non sono

assoggettate a Ires. Di conseguenza, non sono neanche assoggettate, dall'erogante, alla ritenuta d'acconto

del 4 per cento. In questo ambito, i contributi erogati all'ateneo sono esclusi da Iva, mancando presupposto

oggettivo (articolo 3, Dpr 633/1972) e soggettivo (articolo 4, Dpr 633/1972). Sono imponibili a Ires e rilevanti

ai fini Iva, invece, i corrispettivi percepiti dalle attività di promozione e sostegno di percorsi formativi di giovani

laureati non occupati per l'acquisizione di competenze nel trasferimento di tecnologie e prodotti della ricerca

verso imprese, che intendono perseguire programmi di innovazione ovvero di giovani laureati e ricercatori

che intendono avviare spin-off, usando conoscenze e applicazioni derivanti dalla ricerca.

© RIPRODUZIONE RISERVATA

Il quadroLe funzioni istituzionali

Le attività formative utili per l'inserimento nel mondo del lavoro o per agevolare le scelte professionali, come i

tirocini formativi e di orientamento, sono funzioni istituzionali degli atenei (nota 19 aprile 2010 del ministero

dell'Istruzione)

L'intermediazione

Le Università sono autorizzate allo svolgimento dell'attività di intermediazione tra domanda e offerta di

lavoro, a patto che sia realizzata senza finalità di lucro (articolo 6 del Dlgs 276/2003)

L'attività di placement

L'attività di placement è ricompresa tra le funzioni istituzionali degli atenei (nota 19 aprile 2010 del ministero

dell'Istruzione)

06/08/2010 22Pag. Il Sole 24 Ore(diffusione:334076, tiratura:405061)

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UNIVERSITA - Rassegna Stampa 06/08/2010 23

DAL QUIRINALE LA RISPOSTA ALL'APPELLO DI 600 DOCENTI E RICERCATORI DOPO IL DDL DELLAGELMINI Napolitano: finanziare l' Università RAFFAELLO MASCI ROMA

Riforma e quattrini devo andare di pari passo, e nessun intervento si può fare a vantaggio dell'università se

per questo non si trovano risorse adeguate. Il Capo dello Stato, Giorgio Napolitano, così replica ai 600

professori che gli avevano indirizzato un appello 15 giorni fa, proprio mentre il Parlamento stava votando il ddl

Gelmini che introduceva importanti innovazioni in materia di reclutamento dei docenti, di valutazione e di

risorse distribuite con criteri premiali.

Ieri, dunque, dal Quirinale è giunta la risposta, recapitata al coordinatore del gruppo «Rete 29 aprile», il

prorettore della Sapienza, Bartolomeo Azzaro.

Il Presidente della Repubblica ricorda quanto aveva già detto a Trieste, durante la sua visita alla Scuola

superiore di studi avanzati, e cioè che riforme e finanziamenti adeguati sono facce di una medesima

medaglia. Tuttavia, in ragione del suo ruolo istituzionale, Napolitano si è tenuto lontano dalla polemica - per la

verità assai aspra - che contrappone il ministro Gelmini alle organizzazioni dei docenti e dei ricercatori. Da qui

l'auspicio del Quirinale affinché «sul settore dell'Università e della Ricerca si avvii un confronto costruttivo».

«Come sapete - dice il Capo dello Stato ai professori - ho sempre guardato con attenzione al settore dell'

Università e della Ricerca, che giudico fondamentale per la crescita economica e lo sviluppo culturale e civile

del Paese. Proprio di recente, durante l'inaugurazione a Trieste della nuova sede della Scuola Internazionale

Superiore di Studi Avanzati, ho affermato a tale riguardo come la "legge di riforma e dotazione adeguata di

risorse per il funzionamento dell'università e della ricerca siano due facce della stessa medaglia"».

Nessuno, ha aggiunto Napolitano, di quanti operano e studiano nelle nostre università a qualsiasi livello «può

negare l'esigenza di una riforma. Ma ribadivo, a ulteriore chiarimento del mio pensiero, la necessità di

"salvaguardare la spesa pubblica per investimenti, in modo particolare quelli per la ricerca e per l'alta

formazione", apprezzando l'impegno del Ministero dell'Economia ad affrontare seriamente il problema del

fondo di finanziamento dell'Università».

«Richiamando questo intervento proprio mentre il Parlamento sta affrontando tale materia - osserva ancora il

Presidente - non posso che auspicare, sui punti critici da voi sollevati, un costruttivo confronto che guardi al

merito delle questioni e all'interesse di lungo periodo del nostro Paese, specie in questa fase di gravi difficoltà

dove a ognuno è richiesto di fare la sua parte».

Dopo di che il Quirinale non ha potuto fare altro che trasferire la questione al governo. Quindi, conclude

Napolitano, «ho provveduto a inviare al ministro Gelmini copia della vostra lettera, che affronta materie di

competenza del Governo, confidando che essa riceverà l'attenzione che merita».

Il presidente della Repubblica ha anche risposto ai sottoscrittori dell'appello per gli Statuti Autonomi degli Enti

Pubblici di Ricerca, trasmessogli dal professore Rino Falcone del Coordinamento Osservatorio sulla Ricerca,

assicurando di aver inviato, come nel caso della lettera della «Rete 29 Aprile», il testo al ministro Gelmini con

«l'invito a considerare attentamente le questioni sollevate».

E' possibile che su queste materie si trovi un accordo? «Le condizioni per un intervento soddisfacente ci sono

- dice il presidente dei rettori italiani, Enrico Decleva - i dati del fabbisogno effettivo del settore sono

disponibili. E se si bada ai bisogni oggettivi, a una soluzione positiva si deve arrivare. Se invece prevale

l'irragionevolezza...» .

06/08/2010 16Pag. La Stampa - Ed. nazionale(diffusione:309253, tiratura:418328)

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UNIVERSITA - Rassegna Stampa 06/08/2010 24

LA COMPETIZIONE ACCENDE L' UNIVERSITÀ Caro direttore, la competizione è la via migliore per far emergere il merito. La competizione non è la

sopraffazione del più forte sul più debole, o l'assenza di regole. La competizione esiste, al contrario, proprio

quando ci sono le regole - quelle essenziali, non oltre - che garantiscono eguali opportunità in partenza.

Quelle opportunità di partenza che assicurano una competizione equa, permettendo agli individui di

esprimere la propria diversità. La competizione genera un vantaggio condiviso tra tutti i partecipanti. La

competizione è una delle variabili fondamentali della Società Aperta.

Il dramma dell'università italiana non si risolve con regole complicate, ma liberando la competizione. Il

Decreto appena passato in Senato muove nella direzione giusta, è coraggioso, ma non abbastanza, non

tocca il problema centrale o meglio cerca di aggirarlo. D'altronde il dibattito sul tentativo di riforma non è stato

d'aiuto. Non avrebbe potuto essere diversamente in un paese dove il metodo liberale non è costume. Ci si è

arroccati sull'idea che il centro, cioè lo Stato etico e i suoi burocrati, possano trovare la formula perfetta per i

«sudditi» meritevoli. Un esempio su tutti: la discussione sull'età di pensionamento dei docenti è tanto

imbarazzante quanto sintomatica. Piero Ostellino è tra i pochi a distinguersi, infatti la sua è una ricetta

Liberale: non ci sarà mai una riforma perfetta che risolverà in breve i problemi dell'università italiana. Questo

è impossibile. Servirebbe invece una riforma perfettibile il cui scopo è esattamente quello di creare

competizione con poche regole essenziali. Tale riforma deve però prima di tutto risolvere il problema di

creare un ambiente, un mercato, veramente competitivo. Oggi non è così.

Prima di tutto, occorre abolire il valore legale del titolo di studio. Già nel 1947, un vero maestro liberale, Luigi

Einaudi, sosteneva che il primo passo per riformare la scuola italiana e liberare la competizione è abolire il

valore del titolo. Senza questo passaggio qualsiasi tentativo di riforma sarà quasi nullo o produrrà risultati

poco confortanti. Eppure sembra una montagna invalicabile. Per molti non è il vero problema, e sbagliano.

Non sono interessati a garantire libertà e competizione, ma a garantire un valore assoluto, il merito. Per

ottenere il merito quindi, si scervellano per trovare la formula magica. Il merito non è un valore morale, ma

una semplice conseguenza della competizione. Come può un'università, un corso di laurea o un docente

essere riconosciuto come il migliore, se non c'è competizione, se il valore del titolo equipara tutti e tutto? Per

altri l'abolizione del titolo è un attentato all'eguaglianza. Per questi ultimi la competizione genera

diseguaglianza. Stiano tranquilli, è esattamente il contrario, perché una volta competitive le università migliori

ricercherebbero talenti e studenti migliori a prescindere dal reddito di partenza. Piuttosto è il sistema attuale,

imbrigliato, che genera diseguaglianze negando ai meritevoli di qualunque fascia sociale di esprimere talento

e diversità.

Che senso hanno i concorsi? Università libere di competere sono libere di scegliere i propri docenti, giovani o

anziani, bravi o incapaci. A loro volta, docenti e ricercatori saranno liberi di scegliere l'università. Per farlo

dovranno esprimere il meglio. Non dovrà essere lo Stato a scegliere, tramite regole bizantine.

L'università non dovrà più essere inoltre una realtà a se stante, ma fortemente calata nella realtà sociale ed

economica del Paese. Per questo gli istituti di credito dovranno annoverare tra i propri servizi la possibilità di

finanziare la carriera universitaria degli studenti che ne fanno richiesta, oltre che l'acquisto di case, auto,

barche e calciatori. Imprese grandi e piccole dovranno smettere di lamentarsi della situazione disastrosa delle

accademie, cominciando a collaborare proattivamente con quei corsi e dipartimenti che si dimostreranno più

interessanti. Solo così l'università potrà rispondere «ai bisogni concreti del mondo».

Non è così difficile. Abbiamo due modelli dinamici davanti a noi, da cui imparare, quello anglosassone

americano e quello scandinavo. Sono modelli che si fondano su un sistema finanziario molto diverso, privato

il primo (anche per le università pubbliche), pubblico il secondo (anche se ricerca e interi dipartimenti sono

spesso sostenuti dai privati). Eppure i risultati sono molto simili perché entrambi hanno un fattore in comune:

06/08/2010 31Pag. La Stampa - Ed. nazionale(diffusione:309253, tiratura:418328)

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UNIVERSITA - Rassegna Stampa 06/08/2010 25

la libertà di competere, «Non ordine, non gerarchia, non uniformità, non regolamentazione, non valore legale

dichiarato dallo Stato; ma disordine, varietà, mutabilità, alegalità dei diplomi variamente stilati che ogni sorta

di scuole, collegi, università rilascia, per l'autorità che formalmente deriva bensì, e non sempre, da un diploma

regio, da una carta di incorporazione; ma diplomi e carte non sono nulla di più e forse parecchio di meno dei

decreti di riconoscimento di corpi morali, di associazioni filantropiche, di enti più o meno economici, di

personalità giuridiche con contenuto variabile, i quali sono firmati ogni anno in Italia da ministri e da presidenti

di repubblica e non hanno di fatto alcun ulteriore, come era la terminologia d'un tempo, tratto di

conseguenza». (Einaudi, 1955).

*Docente aggiunto John Cabot University Roma

06/08/2010 31Pag. La Stampa - Ed. nazionale(diffusione:309253, tiratura:418328)

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UNIVERSITA - Rassegna Stampa 06/08/2010 26

UNIVERSITA' Napolitano: «Una riforma serve, ma la politica ascolti la voce degli atenei» LETTERA AL PRO RETTORE AZZARO Dai docenti un documento sui problemi legati al nuovo ordinamento ANNA MARIA SERSALE ROMA - L'aveva ricevuta il pro-rettore della Sapienza Bartolomeo Azzaro, che l'ha inviata al Capo dello Stato.

Alla lettera aperta scritta dai ricercatori della "Rete 29 aprile", uno dei movimenti che contesta la

"precarizzazione" del ruolo e i contenuti del ddl di riforma, ha risposto il presidente Giorgio Napolitano

esortando ad un "confronto costruttivo". «Come sapete - si legge nella lettera di Napolitano - ho sempre

guardato con attenzione al settore dell'Università e della Ricerca, che giudico fondamentale per la crescita

economica e lo sviluppo del Paese. Proprio di recente, ho affermato a tale riguardo come la legge di riforma e

la dotazione adeguata delle risorse siano due facce della stessa medaglia». «Nessuno - ha aggiunto il

presidente - anche e in modo particolare i giovani, nessuno di quanti operano e studiano nelle nostre

università a qualsiasi livello può negare l'esigenza di una riforma». Napolitano ha anche ribadito la necessità

di «salvaguardare la spesa pubblica per investimenti, in modo particolare quelli per la ricerca e per l'alta

formazione», apprezzando l'impegno del Ministero dell'Economia a affrontare seriamente il problema del

fondo di finanziamento dell'Università. «Richiamando questo intervento proprio mentre il Parlamento sta

affrontando tale materia - ha osservato ancora il presidente - non posso che auspicare, sui punti critici

sollevati dai ricercatori, un costruttivo confronto che guardi al merito delle questioni e all'interesse di lungo

periodo del nostro Paese, specie in questa fase di gravi difficoltà dove a ognuno è richiesto di fare la sua

parte. Con questo spirito ho provveduto ad inviare al ministro Gelmini copia della vostra lettera, che affronta

materie di competenza del Governo, confidando che essa riceverà l'attenzione che merita». I ricercatori

universitari sostengono che il ddl approvato in Senato pochi giorni fa «non risolve nessuno dei problemi, anzi,

impedisce lo sviluppo della ricerca, perché non ci sono i fondi», e scatenando una «guerra tra poveri» e

istituzionalizzando «una figura di ricercatore-docente ricattabile con il miraggio di un ruolo nella seconda

fascia che sarà per pochi». La riforma è per ora in discussione e dopo l'estate andrà all'esame della Camera.

I ricercatori della "Rete 29 aprile" avevano scritto anche ai rettori. E ieri il presidente della Crui, Enrico

Decleva, ha risposto che la "palla" ora è nel campo del ministro Tremonti, ma le condizioni per una soluzione

positiva ai problemi del sistema universitario ci sarebbero. «Purché - afferma Decleva - prevalga la

ragionevolezza». Il presidente della Conferenza dei rettori, non nasconde la preoccupazione per le condizioni

critiche del sistema universitario ma confida in una via d'uscita. «I dati del fabbisogno sono noti - osserva

Decleva - Se si bada ai bisogni oggettivi, senza forzature e abbandonando posizioni di principio negative, a

una soluzione positiva si deve pur arrivare. Anche quello che ha affermato il Capo dello Stato va in questa

direzione». Un lavoro di paziente tessitura secondo Decleva può comunque «aiutare molto». «Non sempre è

necessario il clamore dice- . Anzi. Molte azioni risultano essere più proficue se non vengono dichiarate

all'esterno o sbandierate sui media. Il ministro Gelmini - osserva Decleva - è consapevole di quello che

occorre e sta facendo i suoi passi. È evidente però che tutto dipenderà dal ministro dell'Economia».

Foto: Mariastella Gelmini

06/08/2010 11Pag. Il Messaggero - Ed. nazionale(diffusione:210842, tiratura:295190)

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UNIVERSITA - Rassegna Stampa 06/08/2010 27

Università , fuga di massa tra i docenti: «Esodo volontario superiore alleattese» Il nuovo rettore Pasquale Nappi alle prese con il 'rebus' degli organici e delle risorse STEFANO LOLLI di STEFANO LOLLI E' UNA... FUGA a tutti gli effetti, imprevista ma soprattutto massiccia, quella che investe

l'Università. E che rappresenta per il neo rettore Pasquale Nappi la prima 'grana' in vista dell'insediamento e

dell'apertura del prossimo anno accademico. OLTRE CINQUANTA docenti hanno infatti avviato l'iter per

l'esodo volontario dall'ateneo, formalizzando la rinuncia all'impegno accademico, in gran parte dei casi

anticipata rispetto alla scadenza attesa dei contratti e degli incarichi di lavoro. Una situazione grave, per certi

versi emblematica dello stato in cui si ritrovano gli atenei, ma che per quello estense rischia di creare

sconquassi anche per la programmazione dei corsi: «Semplicisticamente, senza addentrarci in calcoli e

parametri assai complessi - spiega Nappi -, si può dire che a fronte di meno docenti si potranno avere meno

corsi». Perciò allarma l'esodo di massa; il numero previsto delle cessazioni, soprattutto per raggiunti limiti

d'età, si attestava sulla trentina di unità e nulla più. Ed invece, «forse per le gravi incertezze che oggi

incombono sull'attività delle Università - riflette il neo rettore -, ci siamo ritrovati in queste settimane con un

numero quasi doppio di docenti che hanno deciso di lasciare l'ateneo». A COMPLICARE le cose, c'è anche il

vincolo per la sostituzione del turn over, che di fatto permette di rimpiazzare non più del 50% dei posti

vacanti; perciò, se i vuoti in organico erano stimati in 15 docenti, da ottobre l'Università si ritroverà con una

quantità di... buchi assai più preoccupante. Oltretutto, prosegue il successore di Patrizio Bianchi, «per

rimpiazzare i docenti che lasciano bisogna avere risorse finanziarie certe, ma anche sotto questo versante l'

Università di Ferrara, come tutti gli altri atenei d'Italia, si ritrova a fare i conti con stanziamenti drasticamente

ridotti...». Su scala nazionale, è stimato un taglio di oltre il 15%, anche Ferrara dovrebbe misurarsi con una

riduzione di analoga portata. Insomma, un puzzle più diabolico di un Ravensburger da 12 mila pezzi. E

stiamo parlando, per il momento, soltanto della fuga dei docenti. Sul versante del personale tecnico e

amministrativo, i conti su quello che scherzosamente viene definito l'effetto Tremonti devono ancora esser

fatti. PER NAPPI, pur non ancora insediato ufficialmente a palazzo Renata di Francia, c'è perciò

l'incombenza di arginare questa emorragia e possibilmente «inserire, tra i mille vincoli di natura sia giuridica

che economica, anche qualche giovane, per lanciare un messaggio di fiducia al mondo accademico e alla

città».

06/08/2010 9Pag. Il Resto del Carlino - Ferrara(tiratura:206221)

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UNIVERSITA - Rassegna Stampa 06/08/2010 28

L'INTERVENTO ATENEI, L'ETA' NON DISTINGUE IL BUON DOCENTE E' TORNATO vivace il dibattito sul pensionamento dei professori universitari che il nuovo disegno di legge

(nel testo votato da uno dei rami del Parlamento) ha mantenuto a 70 anni. Il dibattito era nato da

problematiche nascoste e cioè che così facendo, si potessero risparmiare e tagliare i fondi alle Università,

nascondendo il tutto con l'affermazione che così facendo si aprivano più facili vie di inserimento negli Atenei

ai giovani. E si dimenticavano le ragioni che portarono il legislatore ad una simile scelta. La carriera

universitaria è lenta per sua intrinseca natura: nella maggior parte dei settori disciplinari l'approfondimento

necessario per aspirare alla cattedra comporta anni, di ricerca e di sacrificio. Non si può pretendere che un

giovane con pochi anni di laurea possa aver maturato quell'approfondimento necessario delle sue ricerche

per aspirare a divenire a sua volta un caposcuola per altre generazioni: certamente l'età media con cui si

diventa ricercatore oggi (quarant'anni come affermano Pasquino ed altri) è, in via generale, assurda. Ma non

si può dimenticare come l'affermazione di un giovane in sede nazionale o internazionale non possa avvenire

sempre con la rapidità propria di altre carriere. IN REALTÀ il problema era ed è mal posto: si dimentica che la

prima a dover scegliere se privarsi o meno del docente dovrebbe essere la stessa istituzione di

appartenenza, cioè l'Università, che forse può trovare in questo 'anziano' un polo attrattivo per le matricole

che oggi possono scegliere fra vari Atenei ove compiere i loro studi. La scelta dirigistica e trasversale di un

collocamento in pensione anticipato danneggia sicuramente più l'istituzione del singolo: il bravo docente è

quello che si è saputo conquistare un mercato per le sue ricerche, a prescindere dai suoi anni, e che

continuerà ugualmente a studiare e produrre anche a vantaggio di quegli allievi che credono in lui perché

realmente apprendono, non per ragioni clientelari. E' il mercato che dovrebbe ispirare la scelta, non l'età

anagrafica; se proprio si vuole moralizzare l'Università si dovrebbero dare strumenti certi ai Rettori per

liberare gli Atenei dagli improduttivi (cioè da coloro che non hanno prodotto nulla da anni,) per dare il buon

esempio e per liberare risorse, queste sì, a favore dei giovani. Non per nulla il Rettore Frati della Sapienza ha

deciso di iniziare da qui, con una via che allo stato è impervia e che nemmeno la riforma chiarisce, ma che è

l'unica: e gli altri?

06/08/2010 19Pag. Il Resto del Carlino - Bologna(tiratura:206221)

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UNIVERSITA - Rassegna Stampa 06/08/2010 29

le novità Stranieri, che cosa cambia per «permessi» e università Aggiornato il calendario dell'anno accademico Documenti di soggiorno, diventa obbligatorio il test d'italiano Stranieri all'università: ecco come fare. Il ministero dell'Istruzione, dell'Università e della Ricerca ha

recentemente aggiornato il calendario del prossimo anno accademico (2010-2011) per quel che riguarda le

immatricolazioni all'Università degli studenti stranieri residenti all'estero, sulla base dei posti a loro riservati.

Queste le principali date da ricordare: - 24 agosto: rilascio del visto di ingresso per studio; - 1 settembre:

esame di lingua italiana Tutti coloro che entreranno nel nostro Paese con visto per motivi di studio, dovranno

inviare la richiesta di permesso di soggiorno entro 8 giorni alla Questura della città in cui intendono prendere

dimora. Permesso di soggiorno: ora il test d'italiano. Da dicembre 2010 il rilascio del permesso di soggiorno

CE per soggiornanti di lungo periodo (Ce - slp) sarà legato anche al superamento di un test di conoscenza

della lingua italiana. Gli interessati a questo provvedimento sono: - Gli stranieri che richiedono il permesso di

soggiorno Ce slp secondo le norme in vigore - I familiari ai quali può essere richiesto il permesso di soggiorno

Tra i familiari, bisogna comunque escludere: - Figli con meno di 14 anni, anche quelli nati fuori dal

matrimonio, propri o del coniuge - Coloro che sono affetti da gravi limitazioni alla capacità di apprendimento

linguistico dovute all'età, a patologie o ad handicap, certificate dalla struttura sanitaria pubblica La richiesta di

partecipazione al test deve essere effettuata per via telematica. Entro 60 giorni, poi, la Prefettura convoca il

richiedente per lo svolgimento del test. Solo gli stranieri che possono attestare, con opportuna certificazione,

un livello di conoscenza italiana non inferiore al livello A2 - in base a parametri europei definiti dal Consiglio

d'Europa non sono tenuti a svolgere il test. La prova può essere svolta in via telematica o scritta, ed è

superata conseguendo un punteggio almeno pari all'80% del punteggio complessivo. Chi non supera il test,

può ripeterlo ma deve presentare di nuovo la richiesta di partecipazione. Per la consulenza e l'assistenza

necessarie, ci si può recare presso la più vicina sede dell'Inas Cisl (gli indirizzi si trovano su www.inas.it,

oppure chiamando il numero verde 800 001 303): ricordiamo che la consulenza offerta dall'Inas è

assolutamente gratuita.

06/08/2010 21Pag. Avvenire - Ed. nazionale(diffusione:105812, tiratura:151233)

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UNIVERSITA - Rassegna Stampa 06/08/2010 30

Napolitano: per l' università riforma e risorse Il presidente della Repubblica chiede un confronto costruttivo: l'esigenza di modifiche nell'organizzazionedegli atenei e di una dotazione adeguata sono «due facce della stessa medaglia» DA MILANO L'esigenza di una riforma e «una dotazione adeguata delle risorse sono due facce della stessa

medaglia» ed è per questa ragione che sul settore dell'Università e della Ricerca serve «un confronto

costruttivo sui punti critici». Questo l'auspicio del Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, che ha

sempre seguito con particolare attenzione tutti gli sviluppi e le politiche riguardanti il settore dell'istruzione. Le

parole del Capo dello Stato arrivano proprio in questo momento in cui in Parlamento si discute del disegno di

legge sulla riforma degli atenei, visto che il 29 luglio ha ricevuto il via libera dal Senato e ora è in attesa di

essere approvato alla Camera. Il presidente della Repubblica affronta questo tema rispondendo ad una

lettera inviata al Quirinale dal professor Bartolomeo Azzaro, pro rettore per lo Sviluppo e le Attività formative

e di Ricerca de "La Sapienza", e in cui venivano esposti problemi e preoccupazioni relativi al mondo dell'

università soprattutto in relazione alle novità contenute nel ddl Gelmini. Nella risposta alla lettera - che era

stata firmata dai coordinatori della "Rete 29 Aprile - Ricercatori per una Università Pubblica Libera Aperta" -

Napolitano spiega come a suo giudizio questo sia un settore fondamentale per la crescita economica e lo

sviluppo culturale e civile del Paese. Per il Capo dello Stato nessuno, nemmeno i giovani che lavorano come

ricercatori o studiano nelle facoltà, possono negare l'esigenza di una riforma. Ma Napolitano nella lettera di

risposta sottolinea anche la necessità di «salvaguardare la spesa pubblica per investimenti, in modo

particolare quelli per la ricerca e per l'"alta formazione", apprezzando l'impegno del Ministero dell'Economia a

affrontare seriamente il problema del fondo di finanziamento dell'Università». Il confronto tra le parti deve

guardare «al merito delle questioni e all'interesse di lungo periodo del nostro Paese, specie in questa fase di

gravi difficoltà dove a ognuno è richiesto di fare la sua parte». Una copia della lettera è stata inviata dal

Quirinale anche al ministro della pubblica Istruzione Maria Stella Gelmini, confidando che la missiva «riceverà

l'attenzione che merita». Il Presidente della Repubblica ha anche risposto ai sottoscrittori dell'Appello per gli

Statuti Autonomi degli Enti Pubblici di Ricerca, trasmessogli dal professore Rino Falcone del Coordinamento

Osservatorio sulla Ricerca, assicurando di aver inviato, come nel caso della lettera della Rete 29 Aprile, il

testo al ministro Gelmini. Anche qui con «l'invito a considerare attentamente le questioni sollevate in merito

alla presenza degli scienziati e dei ricercatori negli organismi di delineazione degli statuti degli EPR, e poi in

quelli di governo degli stessi Enti scientifici».

LA RIFORMA DDL GELMINI: OK DAL SENATO ORA ANDRÀ ALLA CAMERA Il 29 luglio scorso è arrivato il

via libera del Senato al disegno di legge Gelmini sulla riforma dell'Università. Il ddl ora passerà all'esame

della Camera dei deputati. Il testo prevede diverse novità sia nel campo dell'istruzione che in quello della

Ricerca. Verrà fatta una stretta sui bilanci degli atenei, con commissariamenti per le università in rosso

mentre sono previsti dei premi per quelle "viertuose". Salta il biennio Amato, che consentiva ai docenti il fuori

ruolo per due anni. Con l'entrata in vigore delle nuove norme, i professori ordinari andranno in pensione a 70

anni (gli associati a 68). Fanno discutere i contratti per i ricercatori. Due le tipologie: triennali non rinnovabili o

triennali prorogabili per soli due anni.

Foto: Il presidente Giorgio Napolitano

06/08/2010 11Pag. Avvenire - Ed. nazionale(diffusione:105812, tiratura:151233)

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UNIVERSITA - Rassegna Stampa 06/08/2010 31

Napolitano «La politica ascolti la voce degli atenei» II presidente della Repubblica Giorgio Napolitano auspica che sul settore dell'Università e della Ricerca si

avvii un «confronto costruttivo» perché l'esigenza di una riforma e «una dotazione adeguata delle risorse»,

«sono due facce della stessa medaglia». Il Capo dello Stato fa questa osservazione in una lettera, pubblicata

sul sito internet del Quirinale, inviata al professore Ba rtolomeo Azzaro, pro-rettoreperlo Sviluppo delle Attività

Formative e di Ricerca dell'Università degli Studi «La Sapienza». Azzaro aveva trasmesso al Capo dello

Stato la lettera firmata dai coordinatori della «Rete29 Aprile Ricercatori per una Università Pubblica Libera

Aperta» nella quale venivano esposti proprio i problemi relativi al mondo dell' Università e della ricerca.

06/08/2010 7Pag. Il Mattino - Ed. nazionale(diffusione:79573, tiratura:108314)

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UNIVERSITA - Rassegna Stampa 06/08/2010 32

IL DDL SULLE UNIVERSITÀ BARONI, TRANQUILLI LA GELMINI STA CON VOI La riforma in discussione in Parlamento è il più subdolo tentativo di ridurre l'autonomia universitaria maitentato in Italia Il commento di Giorgio Bertone sulla riforma delle Università pubbliche ( Il Secolo XIX del 26 luglio) tende a

evidenziare la contraddittorietà e/o superficialità di molte proposte del ministro Mariastella Gelmini sul ricam­

bio generazionale, discutibile e a breve impossibile per blocco dei concorsi di ammissione ai nuovi docenti

sulla valutazione, cartacea e burocratica della didattica sul placement dei laureati ecc...È un commento inutile

e distorcente rispetto alla portata eversiva del ddl sull'istituzione universitaria pubblica italiana oggi ancora

dotata di autarchia, autonomia, autogoverno, ridotta però al collasso anzitutto per l'irresponsabilità del corpo

accademico del quale Bertone è parte autorevole. Il ddl di riforma delle Università è in discussione in

Parlamento e non deve essere analizzato come proposta di un ministro pro tempore , incompetente e

arrogante, che "sogna le Università private". Il ddl è frutto di accordi politici traversali, centrodestra e

centrosinistra, con esponenti della oligarchia accademica (rettori, professori ordinari e associati) che hanno

mal governato gli Atenei pubblici e che lamentano soltanto finanziamenti insufficienti per la politica dello

spreco che hanno sempre praticato. Bertone, con sufficienza accademica, lamenta la tragedia della riforma

delle lauree brevi e del 3+2, oggi da tutti vituperato. Ebbene i titoli conseguiti come diploma (3 anni) e lauree

(5 anni), poi 3+2, sono stati introdotti, nell'ordinamento didattico delle Università pubbliche italiane, per

iniziativa degli industriali che dichiaravano indispensabili diplomi tecnici di durata più brevi delle lauree

quinquennali, per sostituire gli ex periti industriali non più adeguati ai ruoli delle industrie. I professori

universitari ordinari hanno sostenuto l'istituzione dei diplomi triennali cogestendo l'iniziativa con una

commissione nazionale presieduta dal rettore del Politecnico di Torino ("commissione zich"), fiutando

furbescamente che tale iniziativa avrebbe fatto moltiplicare ad libitum corsi di insegnamento, fondi e

personale, senza selezione e formazione adeguata, sacrificando i giovani ricercatori solo alla didattica. Oggi

tutti lamentano il degrado della formazione universitaria e l'insufficienza della ricerca e invocano riforme,

tuttavia senza stravolgimento del potere oligarchico degli accademici. Oggi, per depistare l'attenzione della

pubblica opinione sui veri mali dell'Università italiana, si presenta il sospetto che la Gelmini voglia arrivare alle

Università private e all'abolizione del valore legale del ti­ tolo. Balle. Il sistema politico traversale destra­sinistra,

ciacolando di ricerca e formazione superiore per il futuro del Paese, tende invece a ridurre gli Atenei a organi

dello Stato alle dipendenze dirette del governo centrale invece che proporre, ad esempio un decentramento

dei poteri dello Stato alle Regioni sull'istruzione superiore come in Svizzera. Il ddl Berlusconi­Gelmini è oggi il

più subdolo tentativo di riduzione dell'autonomia universitaria mai tentato in Italia, contro l'intento istituzionale

pensato dalle riforme Gentile e Ruberti­Cassese e, al contempo, è la garanzia per il mantenimento dei privilegi

e della irresponsabilità istituzionale dell'oligarchia accademica italiana che ha sempre ostacolato le

pochissime riforme previste dai politici disponibili a modernizzare il sistema universitario pubblico, imponendo

comportamenti eticamente e professionalmente responsabili agli accademici. Il ddl in discussione non tende

alle Università private che sono uno spauracchio per "utili idioti" come lo fu la "pantera" e la più recente

"onda" degli studenti. Tende invece a introdurre negli organi di governo degli Atenei, burocrati ministeriali e

industriali o rappresentanti della società civile per rendere le Università governate centralmente da un

ministro che ordina e non vigila sulla autonomia e l'autogoverno degli Atenei. In gioco c'è la restaurazione

dello Stato centrale contro le indicazioni di Gentile e Ruberti per Università pubbliche, autonome e

autogovernate, erogatrici di formazione, ricerca e consulenza. Merito, valutazione, efficienza, efficacia,

placement , governance , ecc... sono elementi di propaganda strumentale che sarebbero spazzati via, con

fastidio, se si volesse realizzare una urgente e radicale riforma dell'Istituzione Universitaria pubblica

conoscendo che cosa è l'Istituzione Università in Italia ai sensi della Legislazione vigente.

06/08/2010 32Pag. Il Secolo XIX - Ed. nazionale(tiratura:127026)

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UNIVERSITA - Rassegna Stampa 06/08/2010 33

I CHIARIMENTI DEL FISCO/ Risoluzione delle Entrate sul regime delle prestazioni Formazione universitaria non profit Servizi senza rilevanza tributaria Niente rilevanza tributaria per i servizi di formazione universitaria forniti senza scopo di lucro. Le somme

ricevute dalle università e destinate ad attività didattiche e scientifiche che rientrano nell'attività istituzionale

delle stesse non sono dunque assoggettabili a tassazione. È la risposta contenuta nella risoluzione 79 di ieri

dell'Agenzia delle entrate.Il documento chiarisce il corretto trattamento ai fini Iva ed Ires che l'ateneo deve

applicare alle somme dallo stesso ricevute per la realizzazione di un programma formativo appositamente

promosso e approvato dal ministero del lavoro. Assumono invece rilevanza fiscale le attività che sono invece

destinate al sostegno e alla promozione di appositi percorsi formativi destinati a neolaureati svolte

nell'esercizio d'impresa. Per queste tipologie di attività, anche se strumentali e collaterali al più ampio

programma formativo, si renderanno applicabili sia le imposte sui redditi che l'imposta sul valore aggiunto. È

dunque alla singola articolazione del più ampio programma formativo che bisogna guardare per decidere il

giusto trattamento tributario applicabile. Risulteranno pertanto fuori dal campo imponibile dell'Ires e dell'Iva le

somme percepite dall'ateneo per i progetti che non costituiscono attività commerciale e che rientrano nel più

generico ambito della formazione istituzionale dell'università mentre risulteranno tassabili gli altri progetti non

aventi tali requisiti.La risoluzione in commento prende inoltre posizione sulla ritenuta d'acconto del 4% da

applicare ai redditi soggetti ad Ires ai sensi dell'articolo 28, comma 2, del dpr. 600/1973. Nel documento si

mette in evidenza come la stessa debba essere effettuata nei confronti dei contributi, con esclusione di quelli

relativi all'acquisto di beni strumentali, corrisposti da Regioni, Province, Comuni e altri enti pubblici e privati.

Al tempo stesso le Entrate prendono atto che nel caso di specie le somme ricevute dall'Università istante per i

progetti che non costituiscono attività istituzionale dell'ente non dovranno essere assoggettate alla ritenuta

del 4% in quanto non costituiscono redditi assoggettabili ad Ires. Stesso destino per le somme ricevute a

fronte degli altri progetti formativi perché gli stessi non si configurano comunque quali contributi ai fini della

disposizione sopra ricordata.

06/08/2010 23Pag. ItaliaOggi(diffusione:88538, tiratura:156000)

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UNIVERSITA - Rassegna Stampa 06/08/2010 34

Protesta contro la riforma dell' università I ricercatori da Napolitano Sono saliti fin sul Colle del Quirinale per esprimere il loro dissenso sul disegno di legge universitario appena

licenziato dai senatori di Palazzo Madama. Sono i ricercatori universitari della «Rete 29 Aprile, Ricercatori per

un' Università Pubblica Libera Aperta» che, in una lettera inviata al presidente della Repubblica Giorgio

Napolitano, hanno espresso tutta la loro «preoccupazione» sul ddl in discussione. E la riposta del presidente

della Repubblica Giorgio Napolitano non si è fatta attendere. Senza per questo sgonfiare i numeri della

protesta che continuano a lievitare: secondo gli ultimi dati proprio del coordinamento lo sciopero dalla

cattedra riguarda quasi 10 mila ricercatori (erano 7 mila circa un mese fa) su 44 università (erano 29) sul

totale di 298 facoltà sparse in tutta Italia. Una mobilitazione come si legge nella lettera inviata a Napolitano

fatta «per difendere il presente e il futuro dell'università pubblica» e «non influenzata da nessuna particolare

ideologia politica, se non quella che vede nell'università e nella ricerca uno dei cardini dello sviluppo del

paese». Principi cari allo stesso Napolitano che nella sua risposta pubblicata sul sito del Quirinale auspica

che sul settore dell'università e della ricerca si avvii un «confronto costruttivo» perché l'esigenza di una

riforma e «una dotazione adeguata delle risorse», sono «due facce della stessa medaglia». Il capo dello

Stato sottolinea infatti come non si possa negare l'esigenza di una riforma del settore pur sottolineando che ci

debba essere un adeguato stanziamento di risorse: «Ribadivo, a ulteriore chiarimento del mio pensiero, la

necessità di salvaguardare la spesa pubblica per investimenti, in modo particolare quelli per la ricerca e per

l'alta formazione, apprezzando l'impegno del Ministero dell'economia ad affrontare seriamente il problema del

fondo di finanziamento dell'università». E sulle criticità sollevate, dice Napolitano, «non posso che auspicare

un costruttivo confronto che guardi al merito delle questioni e all'interesse di lungo periodo del nostro paese,

specie in questa fase di gravi difficoltà dove a ognuno è richiesto di fare la sua parte». Ecco perché, chiude il

capo dello Stato, «ho provveduto a inviare al ministro Gelmini copia della vostra lettera, che affronta materie

di competenza del governo, confidando che essa riceverà l'attenzione che merita».

06/08/2010 26Pag. ItaliaOggi(diffusione:88538, tiratura:156000)

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UNIVERSITA - Rassegna Stampa 06/08/2010 35

Scienziati «senza voce» Il Colle accoglie l'appello Napolitano risponde a 1300 ricercatori e personalità che lamentano la mancata partecipazione negli entipubblici di ricerca. La richiesta sarà inviata a Gelmini Il dossier L' osservatorio «Si stanno realizzando glistatuti senza che nessuno scienziato..» Pochi giorni Entro il 16 agosto gli statuti dovranno arrivare al ministro CRISTIANA PULCINELLI ROMA [email protected] L'università italiana ha avuto la sua autonomia vent'anni fa. Oggi è il turno degli enti

pubblici di ricerca. Si tratta di enti importanti come il Cnr (Consiglio Nazionale delle Ricerche) , l'Inaf (Istituto

nazionale di astrofisica) l'Ingv (Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia) che dovrebbero finalmente avere

la possibilità di autogovernarsi attraverso degli statuti. L'idea non è nuova, anzi è prevista nella stessa

costituzione, all'articolo 33 che recita: «Le istituzioni di alta cultura, università ed accademie, hanno il diritto di

darsi ordinamenti autonomi nei limiti stabiliti dalle leggi dello Stato». Ma questa opportunità si sta rivelando

una beffa. Lo ha denunciato l'Osservatorio sulla ricerca, un gruppo di scienziati che si occupa di politica della

ricerca. A fine luglio l'Osservatorio ha lanciato in rete un appello in cui si sottolinea il fatto che «si stanno

realizzando gli statuti autonomi di enti di ricerca in cui operano comunità scientifiche di assoluto valore e

rilevanza internazionale, senza che nessuno scienziato di queste comunità possa partecipare alla stesura

attiva di questi statuti». In due settimane l'appello è stato sottoscritto da oltre 1300 ricercatori tra cui

personalità di rilievo come Margherita Hack, Carlo Bernardini, Lucio Luzzatto, Giorgio Parisi, Marcello Buiatti.

Il 30 luglio l'appello è stato mandato al presidente della Repubblica. E il 2 agosto Napolitano ha risposto.

Nella lettera, il presidente dice che invierà l'appello al ministro Gelmini «con l'invito a considerare

attentamente le questioni da voi sollevate in merito alla presenza degli scienziati e dei ricercatori negli

organismi di delineazione degli statuti degli EPR (Enti Pubblici di Ricerca, ndr) e poi in quelli di governo degli

stessi Enti scientifici». «Il problema - spiega Rino Falcone, tra i primi firmatari dell'appello - è che negli

organismi che stanno mettendo a punto gli statuti non c'è nemmeno un membro della comunità scientifica

interna all'ente interessato. Sono organismi composti da burocrati che non hanno nessuna idea di cosa sia la

ricerca viva. QuinTutta la storia comincia nel di non c'è nessuna autonomia partecipata. E il presidente

sottolinea i limiti della legge nei due punti citati nella lettera». 2007 quando, sotto il governo Prodi, venne

approvata una legge delega per dare autonomia statutaria agli enti di ricerca all'interno però di un quadro di

riforma più complesso nel quale veniva istituita, ad esempio, anche una Agenzia nazionale per la valutazione

dell'università e della ricerca. Secondo la legge del 2007, lo statuto di ogni ente sarebbe stato realizzato dal

consiglio scientifico dell'ente più 5 personalità scelte dal ministro tra "esperti di alto profilo scientifico". Nel

decreto legislativo del 2009 voluto dalla Gelmini la legge del 2007 viene modificata: l'organismo che stende lo

statuto è formato non più dal consiglio scientifico, ma dal consiglio di amministrazione (di nomina politica) più

5 esperti "dotati di specifiche competenze in relazione alle finalità dell'ente ed al particolare compito

conferito", scelti dal ministro (e quindi, ancora di nomina politica). Come d'incanto, sparisce l'alto profilo

scientifico. Entro il 16 agosto gli statuti dovranno essere inviati al ministro Gelmini. Alcuni sono ancora in fase

di elaborazione, ma le premesse non sono buone. Che Napolitano abbia a cuore le sorti dell'università e della

ricerca lo dimostra il fatto che ieri ha risposto anche a un'altra lettera, inviata questa volta dai coordinatori

della «Rete 29 Aprile Ricercatori per una Università Pubblica Libera Aperta» nella quale venivano esposti vari

problemi relativi alla nuova riforma attualmente all'esame del Parlamento. Nella lettera il presidente auspica

che su università e ricerca si avvii un «confronto costruttivo che guardi al merito delle questioni e all'interesse

di lungo periodo del nostro Paese» perché l'esigenza di una riforma e «una dotazione adeguata delle risorse

sono due facce della stessa medaglia».

Foto: Attività in un laboratorio . Gli statuti escludono gli scienziati dalla partecipazione alle decisioni

06/08/2010 12Pag. L Unita - Ed. nazionale(diffusione:54625, tiratura:359000)

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UNIVERSITA - Rassegna Stampa 06/08/2010 36

ROBERTO BIANCHINI Non sparate sull' Università Caro direttore, da lettore dell'Unità le sottopongo queste riflessioni sollecitate dal suo editoriale sulla "Fuga

dall'Italia" e dalla vicenda trattata dall'Unità. 1) Sono professore ordinario di chimica presso l'Università di

Firenze, ma fatico ad identificarmi come barone. Non ho infatti vassalli, o servi della gleba, o stipendi

adeguati, o poteri sovrannaturali, ho solo giovani collaboratori, nessuno dei quali, ahimè, strutturato. I fondi

delle mie ricerche sono tutti extraistituzionali, e cioè procedo basandomi su finnaziamenti di fondazioni

bancarie, della stessa Regione Toscana, di privati. Esistono le baronie? Di sicuro sono esistite, specie nel

mondo della medicina, ma oggi è più problematico riconoscerle, francamente. In ogni caso non ho nessun

rapporto né con il prof. Macchiarini né faccio parte della Facoltà di Medicina; 2) il prof. Macchiarini ha chiara

fama come chirurgo, e il presidente della Regione, Rossi, è riuscito a chiamarlo presso l'Ospedale di Firenze.

Ottimo. Non altrettanto è il tentativo di far diventare il prof. Macchiarini docente della nostra Università, così

come si legge, senza sottoporsi alle normali procedure alle quali tutti noi siamo soggetti, che sono procedure

concorsuali, e che si basano su titoli e su attività didattica pregressa. Si possono criticare i concorsi,

certamente, ma questi sono la fornma legale attraverso cui si fa carriera nella nostra università e bene fa il

Rettore a ricordarlo. Certo, in Nord America si procede in modo diverso, ma lì tutto è diverso a cominciare

dallo status delle Università, che è privato; 3) capisco la rabbia del prof. Macchiarini, ma che il sistema

italiano si basasse sui concorsi non avrebbe dovuto essere una sorpresa per lui, visto che è stato ricercatore,

leggo, presso l'Università di Pisa. E va considerato che ci sono norme che regolano anche la "equipollenza" e

la "chiara fama". Come potrebbe essere altrimenti? In ogni caso penso che vi siano concorrenti molto bravi in

competizione con lui, considerato il livello medio della chirurgia a Firenze. Altro non so, e d'altra parte la

pressione esterna non credo possa essere considerata un titolo in una valutazione concorsuale; 4) ho fatto

recentemente parte di una commissione per professore associato nel mio campo. Esperienza drammatica. I

vincitori sono stati assolutamente indiscutibili, ma anche alcuni esclusi hanno dimostrato titoli e maturità più

che adeguate alla carriera. Ma intanto invecchiano. I concorsi sono ormai pressoché bloccati, da tutti gli ultimi

governi, e questo provoca un disastro. Ritengo immorale che candidati vengano dichiarati idonei nei concorsi

e poi non vengano chiamati per assenza di risorse. Ritengo suicida, questo si, che tanti giovani non riescano

a muoversi in senso verticale, pur meritandolo. Potrei aggiungere molte altre considerazioni, ma mi fermo qui,

magari in un' altra occasione ci sarà modo di tornare sulla nostra povera, ma dignitosa, Università. *

Università di Firenze

06/08/2010 14Pag. L Unita - Ed. nazionale(diffusione:54625, tiratura:359000)

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UNIVERSITA - Rassegna Stampa 06/08/2010 37