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C M Y K • Numero 7, Venerdì 27 Gennaio 2017 • www.iiccairo.esteri.it • FB : iiccairo • email : [email protected] • twitter : @PaoloSabbatini Editoriale Il Progresso Imparziale Inserto mensile in lingua italiana del Quotidiano “Le Progrès Égyptien” dedicato alla cultura e all'attualità culturale a cura dell’Istituto Italiano di Cultura, il Cairo - Direttore Paolo Sabbatini La strategia culturale italiana per gli anni a venire L’Egitto, culla dei primi illustri italianisti e delle più prolifiche case editrici, riveste un ruolo di spicco in seno alla traduzione e diffusione della letteratura italiana. Il suo in- teresse risale già all’epoca di Muhammad ‘Ali Pashà, il quale nel 1825 ordinò al tra- duttore siriano Raphael Za- khur la traduzione de “Il Prin- cipe” di Macchiavelli. In seguito, molte furono le opere italiane tradotte in arabo; per citarne alcune:  "La Divina Commedia", tradotta da Kadhim Jihad; "La macchina letteraria" e "Lezioni america- ne" di Calvino, tradotte da Mohamed el-As’ad; e ancora "Seta" di Baricco, tradotta da Fawwaz Traboulsi. Seguendo questa consolidata tradizione, la Fiera del libro del Cairo, uno degli eventi storici più importanti nel mondo arabo presenta, in oc- casione della 48° edizione (2017), tante nuove versioni di opere tradotte dall'italiano all’ arabo, tra le quali spicca la commedia intitolata "Un padre ci vuole", scritta da Ste- fano Pirandello e tradotta nel 2016 da Amer Al- Alfi, Pro- fessore Ordinario presso la fa- coltà di lingue Al- Alsun, di- partimento d'italianistica. Stefano Pirandello è un let- terato italiano nato nel 1895 e morto nel 1972. Era figlio del celebre Luigi Pirandello, dal quale ereditò la passione per il teatro. Si sposò nel 1922 con la musicista Maria Olinda La- broca, dalla quale ebbe tre figli: Maria Antonietta (1923), An- drea Luigi (1925) e Giorgio (1926). Nell'anno della morte del padre, il 1936, venne insi- gnito del Premio dell'Accade- mia d'Italia per il teatro. “Un padre ci vuole” è una commedia gustosa, costruita in una cornice di situazioni paradossali e dal risvolto far- sesco, all’interno della quale operano i vari personaggi. Il protagonista, Oreste, si occu- pa assiduamente del genitore Ferruccio dopo che quest'ul- timo, per un incidente di cui egli stesso era responsabile, aveva perduto la moglie. Inizialmente il padre si ag- grappa al figlio che, per pro- teggerlo, ne aveva limitato la libertà. Poi, superato lo stato di lutto, Ferruccio recupera la propria autonomia presentan- do a tutti Clelia: la sua nuova giovane fidanzata. Oreste, che punta ad avere un ruolo esclusivo nella sfera affettiva del padre, si sente tradito e abbandonato. In seguito, grazie anche alla mediazione degli altri perso- naggi, riesce a comprendere i limiti del suo modo di amare. Nella costruzione del perso- naggio, Stefano Pirandello si serve del modello ironico- grottesco: il fare goffo di Oreste mimetizza efficacemente, sen- za snaturarlo, il tema della commedia che è invece pro- fondo e sofferto. Dietro l'aspetto umoristico, lo spettatore scor- ge infatti una verità amara, un sentimento di compassione per quanti, come il protago- nista, sono nati per servire. Dietro quest'invenzione let- teraria si affaccia probabil- mente un motivo privato, vale a dire il rapporto controverso dell'autore Stefano con il padre, come ci conferma il testo di una sua lettera inviata a Luigi a pochi mesi dalla rap- presentazione della comme- dia: "Sono diventato uno scrit- tore leggibile dacchè sono riuscito ad ironizzare tutta quella torbida e antipatica an- goscia della mia natura. L'an- tipatia è scomparsa, il torbido s'è fatto generatore di meravi- gliosità". Stefano, l’autore, attraverso la creazione artistica, aveva espresso la sua angoscia torbi- da di figlio irrealizzato e l'aveva stemperata usando l'ironia far- sesca nella rappresentazione. Oreste, personaggio patetico e grottesco, riluttante ai ritmi e ai valori comuni, potrebbe quindi rivelare la volontà dell'autore di ironizzare sull’origine delle sue frustrazioni. Questa interpreta- zione viene confer- mata dal rapporto tra i protagonisti (padre-Ferruccio e figlio-Oreste) che richiama l'insolita natura del legame tra l'autore e Luigi: dimostrando come l'esperienza vissuta in famiglia da Ste- fano abbia influen- zato il suo percorso espressivo. Nermin Shawky “Un padre ci vuole”, in arabo alla Fiera del Libro 2017 L a conferenza dei Direttori degli istituti italiani di Cultura nel mondo si e’ tenuta il 19 e 20 di- cembre presso la Sala delle Conferenze Internazionali del Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale. La cornice della Conferenza e’ stata l’oc- casione per presentare una innovativa stra- tegia di promozione integrata dell’Italia nel mondo denominata “Vivere all’Italia- na”. Con questo nome evocativo si inten- de sottolineare l’intento di coniugare la bellezza e la poesia ad ogni dimensione del vivere, del creare e del produrre. Tale approccio e’ visivamente rappresentato dal logo “Vivere all’Italiana”. Il piano di promozione “Vivere all’Ita- liana” e’ incentrato su aree strategiche, in- dividuando per la loro capacita’ di creare interazioni piu’ ampie: arte contempora- nea, cinema, archeologia, design, enogastronomia, internazionalizzazione dei musei e delle universita’, turismo cul- turale. Gli Istituti italiani di cultura, insie- me agli altri attori del Sistema Italia, costi- tuiranno uno degli strumenti principali di diffusione e attuazione del piano per la promozione integrata. Durante la conferenza sono intervenuti rappresentanti delle istituzioni interessate: il Presidente della Societa’ Dante Alighieri Andrea Riccardi, il Direttore Generale della RAI Antonio Campo dall’Orto, il Presidente della Biennale di Venezia Paolo Baratta, il Presidente dell’Associazione Priorita’ Culturale, Francesco Rutelli, il Vice Presidente Fondazione Altagamma, Paolo Zegna . La promozione della cultura italiana all’estero e’ una componente strategica della politica estera di un Paese impegnato a favorire il dialogo, l’innovazione e la crescita sociale ed economica. E’ inoltre un’attivita’ che rappresenta un investi- mento in grado di garantire un ritorno economico nel medio periodo: il soft po- wer italiano al servizio del dialogo e della crescita del Paese. E’ un’opera che si pro- pone di mobilitare e mettere a sistema tutte le risorse disponibili per fare fruttare al meglio un capitale, fatto di territori, beni storici culturali, di innovazione e di fattori immateriali legati alla nostra storia e al nostro stile di vita. Il Piano straordinario per la promozione della cultura italiana nel mondo prende le mosse da dati oggettivi: in termini pura- mente economici, il sistema produttivo culturale e creativo rappresenta un reddito di quasi 90 miliardi di euro l’anno, pari al 6,1 % del PIL (250 miliardi, il 17% della richezza nazionale, se consideriamo l’in- dotto), e da’ lavoro a 1.4 milioni di persone. Grazie al Piano Straordinario per la pro- mozione, gia’ dal 2017 si potra’ avere un incremento significativo delle iniziative culturali all’estero, l’apertura di nuove sedi in paesi strategici extra-europei, l’aumento degli studenti di italiano all’estero e di stu- denti stranieri presso le universita’ italiane. Nel biennio 2015-2016 la rete culturale italiana all’estero ha organizzato e pro- grammato oltre 5.000 eventi di promo- zione, di cui circa 1.000 per la XVI Setti- mana della Lingua Italiana nel mondo e circa 1.3000 per la prima Settimana della Cucina Italiana nel mondo. Solo in Egitto l’Istituto Italiano di Cultura ha realizzato circa 300 eventi nello stesso periodo. Nel 2017 gli eventi cardine del Piano di promozione integrata a cui si atterra’ la programmazione dell’IIC Cairo, saranno: La conferenza degli Addetti Scientifici, prevista in Gennaio; Il primo International Design Day (2 marzo 2017), che per l'Egitto concernerà un confronto tra archeologia e arte contemporanea; Gli Stati Generali dell’archeologia e della tutela del patrimonio, per cui si proporrà  l’Egitto come “case study”; Gli Stati Generali del sistema universita- rio e dell’Alta Formazione (in Autunno); La XVII Settimana della Lingua Italiana nel mondo (sempre in autunno), imper- niata sulla cinematografia. La promozione integrata sara’ realizzata tramite un sistema di “rete intelligente”, quel complesso di uffici diplomatico- consolari e di Istituti Italiani di Cultura che sono il perno dell’attivita’ istituzionale del Paese. La rete degli istituti italiani di cultura (IIC), che fa capo al Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale, e’ attualmente composta di 83 Sedi in 59 Paesi. Gli IIC promuovono la cultura e la lingua italiana e curano attualmente una ricca programmazione culturale che nel 2015 ha visto realizzati migliaia di eventi di arte, musica, cinema, letteratura, teatro, danza, moda, design, fotografia, architet- tura, scienza. Inoltre, gli IIC attuano e sostengono iniziative per la diffusione della lingua ita- liana, anzitutto attraverso l’organizzazione di corsi di lingua (nel 2015 sono stati or- ganizzati quasi 8.000 corsi di lingua per un totale di oltre 71.000 iscritti), l’apertura delle proprie biblioteche al pubblico locale (ammonta a piu’ di 1.000.000 volumi il patrimonio librario degli IIC), i contatti con i lettori di italiano delle universita’ lo- cali nonche’ la promozione dell’editoria italiana. Gli IIC agiscono insieme ad altri  attori della promozione culturale e linguistica all’estero (135 istituzioni scolastiche all’estero, 118 enti gestori all’estero, 406 Comitati della Societa’ Dante Alighieri, 110 lettorati di italiano, 10 uffici RAI nel mondo, fondazioni e alle Universita’ ita- liane) e tutti insieme offrono corsi di lingua italiana a piu’ di 485.000 studenti. Gli IIC intrattengono inoltre rapporti con le istituzioni dei Paesi ospitanti, proponendosi come centri propulsori di attivita’ e di iniziative di cooperazione culturale e contribuendo a creare condizioni favorevoli all’integrazione degli operatori italiani nei contesti cul- turali internazionali. Per l’Egitto, l’Istituto Italiano di Cultura si situa ai primi posti tra le Istituzioni Cul- turali Straniere, grazie all’estrema ricettività del tessuto sociale su cui opera e ad una quantita’ molto consistente di iniziative in tutti i campi ad esso afferenti. Paolo Sabbatini Paolo Sabbatini Direttore dell’stituto Italiano di Cultura “L’amore non convie- ne” di Mila Venturini, romanzo pubblicato nel 2014 da Nottetempo edizioni, arriva nel mondo arabo tre anni dopo. Il percorso della traduzione comincia alla fine del 2015 e arri- va a destinazione all’in- izio del 2017: l’uscita del libro è imminente. La scelta di quest’ope- ra nasce da un’idea di collaborazione tra She- rif Bakr, direttore della casa editrice egiziana “Al Arabi Publishing and Distributing”, e la casa editrice italiana “Nottetempo”. Il pro- getto si realizza grazie al contributo alla tradu- zione offerto dal Ministe- ro degli Affari Esteri Italiano e della Coope- razione Internazionale (MAECI). Il libro si svolge per lo piu’ in un ambito sco- lastico italiano e l’am- bientazione in questo contesto si rivela già interessante per un pubblico, come quello ara- bo, con un siste- ma d’istruzione molto diverso. In questo si in- serisce la parabo- la straordinaria di un professore che cerca di fare una rivoluzione dentro a un li- ceo. Il risultato è una storia accat- tivante, piena di suspense, raccontata con ironia e leggerezza e rivolta a un pubblico di ogni età. Ogni capitolo del libro ha due titoli: il nome del mese in cui accado- no gli episodi narrati, insieme a un riferimen- to esplicito al contenuto del racconto. Gli 11 ca- pitoli che compongono l’opera iniziano con una piccola descrizione che lascia poi spazio al dia- logo tra i personaggi. Questa particolarità ha richiesto un discreto sforzo di riadattamento linguistico e non poche discussioni con i reviso- ri del testo e con l’edi- tore. Questo dibattito ha coinvolto anche la scelta del titolo in arabo con l’aggiunta di un “più”, (“L’amore non conviene più”). Leggere quest’opera è stato molto divertente e stimolante perché la scrittrice, con molta abilità, richiama alla memoria testi e ambien- ti letterari e culturali sia italiani che stranieri. In alcuni casi ci siamo tro- vati costretti ad adattare un po’ la traduzione per evitare di creare smarri- menti nel lettore ed ab- biamo usato qualche nota a piè di pagina per fornire delle spiegazio- ni. Come per esempio quando si fa riferimento a Don Abbondio, per- sonaggio del romanzo “I Promessi Sposi”, molto familiare agli ita- liani ma per lo più ignoto al lettore di lin- gua araba. Il titolo assertivo del libro, “L’amore non conviene” invita ad un’immediata riflessio- ne: l’amore non convie- ne, conviene sempre, oppure ora non convie- ne più? Le persone si di- vidono tra quelle che temono l’amore e lo evitano e coloro che in- vece nascono per inna- morarsi e inseguire l’amore ovunque e costantemente. Sarà questo uno dei temi trattati durante la pre- sentazione della tradu- zione in arabo al Salone del Libro del Cairo il 29 gennaio 2017 alle ore 17, in presenza dell’au- trice Mila Venturini, della rappresentate della casa editrice Nottetem- po, Maria Leonardi, dell’editore egiziano Sherif Bakr e di tutti coloro che vorranno ap- profittare di questa oc- casione. Islam Fawzi L’amore non conviene ? Ce lo spiega il nuovo romanzo di Mila Venturini

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C M Y K

• Numero 7, Venerdì 27 Gennaio 2017• www.iiccairo.esteri.it • FB : iiccairo • email : [email protected] • twitter : @PaoloSabbatiniEditoriale

Il Progresso ImparzialeInserto mensile in lingua italiana del Quotidiano “Le Progrès Égyptien” dedicato alla cultura e all'attualità culturale

a cura dell’Istituto Italiano di Cultura, il Cairo - Direttore Paolo Sabbatini

La strategia culturale italiana per gli anni a venire

L’Egitto, culla dei primiillustri italianisti e delle piùprolifiche case editrici, rivesteun ruolo di spicco in seno allatraduzione e diffusione dellaletteratura italiana. Il suo in-teresse risale già all’epoca diMuhammad ‘Ali Pashà, ilquale nel 1825 ordinò al tra-duttore siriano Raphael Za-khur la traduzione de “Il Prin-cipe” di Macchiavelli. Inseguito, molte furono le opereitaliane tradotte in arabo; percitarne  alcune:   "La DivinaCommedia", tradotta daKadhim Jihad; "La macchinaletteraria" e "Lezioni america-ne" di Calvino, tradotte daMohamed el-As’ad; e ancora"Seta" di Baricco, tradotta daFawwaz Traboulsi.

Seguendo questa consolidatatradizione, la Fiera del librodel Cairo, uno degli eventistorici più importanti nelmondo arabo presenta, in oc-casione della 48° edizione(2017), tante nuove versionidi opere tradotte dall'italianoall’ arabo, tra le quali spicca lacommedia intitolata "Unpadre ci vuole", scritta da Ste-fano Pirandello e tradotta nel2016 da Amer Al- Alfi, Pro-fessore Ordinario presso la fa-coltà di lingue Al- Alsun, di-partimento d'italianistica.

Stefano Pirandello è un let-terato italiano nato nel 1895 emorto nel 1972. Era figlio delcelebre  Luigi Pirandello, dalquale ereditò la passione peril teatro.

Si sposò nel  1922 con lamusicista  Maria Olinda La-broca, dalla quale ebbe tre figli:Maria Antonietta (1923), An-drea Luigi (1925) e Giorgio(1926). Nell'anno della mortedel padre, il 1936, venne insi-gnito del Premio dell'Accade-mia d'Italia per il teatro.

“Un padre ci vuole” è unacommedia gustosa, costruitain una cornice di situazioniparadossali e dal risvolto far-sesco, all’interno della qualeoperano i vari personaggi. Ilprotagonista, Oreste, si occu-pa assiduamente del genitore

Ferruccio dopo che quest'ul-timo, per un incidente di cuiegli stesso era responsabile,aveva perduto la moglie.Inizialmente il padre si ag-grappa al figlio che, per pro-teggerlo, ne aveva limitato lalibertà. Poi, superato lo statodi lutto, Ferruccio recupera lapropria autonomia presentan-do a tutti Clelia: la sua nuovagiovane fidanzata. Oreste, chepunta ad avere un ruolo esclusivonella sfera affettiva del padre,si sente tradito e abbandonato.In seguito, grazie anche allamediazione degli altri perso-naggi, riesce a comprendere ilimiti del suo modo di amare.

Nella costruzione del perso-naggio, Stefano Pirandello siserve del modello ironico-grottesco: il fare goffo di Orestemimetizza efficacemente, sen-za snaturarlo, il tema dellacommedia che è invece pro-fondo e sofferto. Dietro l'aspettoumoristico, lo spettatore scor-ge infatti una verità amara, unsentimento di compassioneper quanti, come il protago-nista, sono nati per servire.

Dietro quest'invenzione let-teraria si affaccia probabil-mente un motivo privato, valea dire il rapporto controversodell'autore Stefano con ilpadre, come ci conferma iltesto di una sua lettera inviataa Luigi a pochi mesi dalla rap-presentazione della comme-dia:

"Sono diventato uno scrit-tore leggibile dacchè sonoriuscito ad ironizzare tuttaquella torbida e antipatica an-goscia della mia natura. L'an-tipatia è scomparsa, il torbidos'è fatto generatore di meravi-gliosità".

Stefano, l’autore, attraversola creazione artistica, avevaespresso la sua angoscia torbi-da di figlio irrealizzato e l'avevastemperata usando l'ironia far-sesca nella rappresentazione.Oreste, personaggio pateticoe grottesco, riluttante ai ritmie ai valori comuni, potrebbequindi rivelare la volontàdell'autore di ironizzare

sull’origine dellesue frustrazioni.Questa interpreta-zione viene confer-mata dal rapportotra i protagonisti(padre-Ferruccio efiglio-Oreste) cherichiama l'insolitanatura del legametra l'autore e Luigi:dimostrando comel'esperienza vissutain famiglia da Ste-fano abbia influen-zato il suo percorsoespressivo.Nermin Shawky

“Un padre ci vuole”, in arabo alla Fiera del Libro 2017

La conferenza dei Direttori degliistituti italiani di Cultura nelmondo si e’ tenuta il 19 e 20 di-

cembre presso la Sala delle ConferenzeInternazionali del Ministero degli AffariEsteri e della Cooperazione Internazionale.

La cornice della Conferenza e’ stata l’oc-casione per presentare una innovativa stra-tegia di promozione integrata dell’Italianel mondo denominata “Vivere all’Italia-na”. Con questo nome evocativo si inten-de sottolineare l’intento di coniugare labellezza e la poesia ad ogni dimensionedel vivere, del creare e del produrre. Taleapproccio e’ visivamente rappresentato dallogo “Vivere all’Italiana”.

Il piano di promozione “Vivere all’Ita-liana” e’ incentrato su aree strategiche, in-dividuando per la loro capacita’ di creareinterazioni piu’ ampie: arte contempora-nea, cinema, archeologia, design,enogastronomia, internazionalizzazionedei musei e delle universita’, turismo cul-turale. Gli Istituti italiani di cultura, insie-me agli altri attori del Sistema Italia, costi-tuiranno uno degli strumenti principali didiffusione e attuazione del piano per lapromozione integrata.

Durante la conferenza sono intervenutirappresentanti  delle istituzioni interessate:il Presidente della Societa’ Dante AlighieriAndrea Riccardi, il Direttore Generaledella RAI Antonio Campo dall’Orto, ilPresidente della Biennale di Venezia PaoloBaratta, il Presidente dell’AssociazionePriorita’ Culturale, Francesco Rutelli, ilVice Presidente Fondazione Altagamma,Paolo Zegna .

La promozione della cultura italianaall’estero e’ una componente strategicadella politica estera di un Paese impegnatoa favorire il dialogo, l’innovazione e lacrescita sociale ed economica. E’ inoltreun’attivita’ che rappresenta un investi-mento in grado di garantire un ritornoeconomico nel medio periodo: il soft po-wer italiano al servizio del dialogo e dellacrescita del Paese. E’ un’opera che si pro-pone di mobilitare e mettere a sistematutte le risorse disponibili per fare fruttareal meglio un capitale, fatto di territori,beni storici culturali, di innovazione e difattori immateriali legati alla nostra storia eal nostro stile di vita.

Il Piano straordinario per la promozionedella cultura italiana nel mondo prende le

mosse da dati oggettivi: in termini pura-mente economici, il sistema produttivoculturale e creativo rappresenta un redditodi quasi 90 miliardi di euro l’anno, pari al6,1 % del PIL (250 miliardi, il 17% dellarichezza nazionale, se consideriamo l’in-dotto), e da’ lavoro a 1.4 milioni di persone.

Grazie al Piano Straordinario per la pro-mozione, gia’ dal 2017 si potra’ avere un

incremento significativo delle iniziativeculturali all’estero, l’apertura di nuove sediin paesi strategici extra-europei, l’aumentodegli studenti di italiano all’estero e di stu-denti stranieri presso le universita’ italiane.Nel biennio 2015-2016 la rete culturaleitaliana all’estero ha organizzato e pro-grammato oltre 5.000 eventi di promo-zione, di cui circa 1.000 per la XVI Setti-mana della Lingua Italiana nel mondo ecirca 1.3000 per la prima Settimana dellaCucina Italiana nel mondo. Solo in Egittol’Istituto Italiano di Cultura ha realizzatocirca 300 eventi nello stesso periodo.

Nel 2017 gli eventi cardine del Piano dipromozione integrata a cui si atterra’ laprogrammazione dell’IIC Cairo, saranno:

La conferenza degli Addetti Scientifici,prevista in Gennaio;

Il primo International Design Day (2marzo 2017), che per l'Egitto concerneràun confronto tra archeologia e artecontemporanea; 

Gli Stati Generali dell’archeologia e dellatutela del patrimonio, per cui siproporrà  l’Egitto come “case study”;

Gli Stati Generali del sistema universita-rio e dell’Alta Formazione (in Autunno);

La XVII Settimana della Lingua Italiananel mondo (sempre in autunno), imper-niata sulla cinematografia. 

La promozione integrata sara’ realizzatatramite un sistema di “rete intelligente”,quel complesso di uffici diplomatico-consolari e di Istituti Italiani di Culturache sono il perno dell’attivita’ istituzionaledel Paese.

La rete degli istituti italiani di cultura(IIC), che fa capo al Ministero degli AffariEsteri e della Cooperazione Internazionale,e’ attualmente composta di 83 Sedi in 59Paesi. Gli IIC promuovono la cultura e lalingua italiana e curano attualmente unaricca programmazione culturale che nel2015 ha visto realizzati migliaia di eventidi arte, musica, cinema, letteratura, teatro,danza, moda, design, fotografia, architet-tura, scienza.

Inoltre, gli IIC attuano e  sostengonoiniziative per la diffusione della lingua ita-liana, anzitutto attraverso l’organizzazionedi corsi di lingua (nel 2015 sono stati or-ganizzati quasi 8.000 corsi di lingua perun totale di oltre 71.000 iscritti),  l’aperturadelle proprie biblioteche al pubblico locale(ammonta a piu’ di 1.000.000 volumi il

patrimonio librario degli IIC), i contatticon i lettori di italiano delle universita’ lo-cali nonche’ la promozione dell’editoriaitaliana.

Gli IIC agiscono insieme ad altri  attoridella promozione culturale e linguisticaall’estero (135 istituzioni scolasticheall’estero, 118 enti gestori all’estero, 406Comitati della Societa’ Dante Alighieri,110 lettorati di italiano, 10 uffici RAI nelmondo, fondazioni e alle Universita’ ita-liane) e tutti insieme offrono corsi di linguaitaliana a piu’ di 485.000 studenti.

Gli IIC intrattengono inoltre rapporticon le istituzioni dei Paesi ospitanti,proponendosi come centri propulsoridi attivita’ e di iniziative di cooperazioneculturale e contribuendo a crearecondizioni favorevoli all’integrazionedegli operatori italiani nei contesti cul-turali internazionali.

Per l’Egitto, l’Istituto Italiano di Culturasi situa ai primi posti tra le Istituzioni Cul-turali Straniere,  grazie all’estrema ricettivitàdel tessuto sociale su cui opera e ad unaquantita’ molto consistente di iniziative intutti i campi ad esso afferenti.

Paolo Sabbatini

Paolo Sabbatini

Direttore dell’stituto Italiano di Cultura

“L’amore non convie-ne” di Mila Venturini,romanzo pubblicato nel2014 da Nottetempoedizioni, arriva nelmondo arabo tre annidopo. Il percorso dellatraduzione cominciaalla fine del 2015 e arri-va a destinazione all’in-izio del 2017: l’uscitadel libro è imminente.

La scelta di quest’ope-ra nasce da un’idea dicollaborazione tra She-rif Bakr, direttore della

casa editrice egiziana“Al Arabi Publishingand Distributing”, e lacasa editrice italiana“Nottetempo”. Il pro-getto si realizza grazie alcontributo alla tradu-zione offerto dal Ministe-ro degli Affari EsteriItaliano e della Coope-razione Internazionale(MAECI).

Il libro si svolge per lopiu’ in un ambito sco-lastico italiano e l’am-bientazione in questo

contesto si rivelagià interessanteper un pubblico,come quello ara-bo, con un siste-ma d’istruzionemolto diverso.

In questo si in-serisce la parabo-la straordinariadi un professoreche cerca di fareuna rivoluzionedentro a un li-ceo. Il risultato èuna storia accat-tivante, piena disuspense, raccontatacon ironia e leggerezzae rivolta a un pubblicodi ogni età.

Ogni capitolo del libroha due titoli: il nomedel mese in cui accado-no gli episodi narrati,insieme a un riferimen-to esplicito al contenutodel racconto. Gli 11 ca-pitoli che compongonol’opera iniziano con unapiccola descrizione chelascia poi spazio al dia-logo tra i personaggi.Questa particolarità harichiesto un discretosforzo di riadattamentolinguistico e non pochediscussioni con i reviso-ri del testo e con l’edi-tore. Questo dibattitoha coinvolto anche lascelta del titolo in arabocon l’aggiunta di un“più”, (“L’amore nonconviene più”).

Leggere quest’opera èstato molto divertente estimolante perché lascrittrice, con moltaabilità, richiama allamemoria testi e ambien-ti letterari e culturali siaitaliani che stranieri. Inalcuni casi ci siamo tro-vati costretti ad adattareun po’ la traduzione perevitare di creare smarri-menti nel lettore ed ab-biamo usato qualche

nota a piè di pagina perfornire delle spiegazio-ni. Come per esempioquando si fa riferimentoa Don Abbondio, per-sonaggio del romanzo“I Promessi Sposi”,molto familiare agli ita-liani ma per lo piùignoto al lettore di lin-gua araba.

Il titolo assertivo dellibro, “L’amore nonconviene” invita adun’immediata riflessio-ne: l’amore non convie-ne, conviene sempre,oppure ora non convie-ne più? Le persone si di-vidono tra quelle chetemono l’amore e loevitano e coloro che in-vece nascono per inna-morarsi e inseguirel’amore ovunque ecostantemente. Saràquesto uno dei temitrattati durante la pre-sentazione della tradu-zione in arabo al Salonedel Libro del Cairo il 29gennaio 2017 alle ore17, in presenza dell’au-trice Mila Venturini,della rappresentate dellacasa editrice Nottetem-po, Maria Leonardi,dell’editore egizianoSherif Bakr e di tutticoloro che vorranno ap-profittare di questa oc-casione.

Islam Fawzi

L’amore non conviene ? Ce lo spiegail nuovo romanzo di Mila Venturini

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Venerdì 27 Gennaio 20172

Il rapporto tra il cinemae la letteratura è un argo-mento senza fine sul qua-le vale sempre la pena diinvestigare.

A seconda dei casi , latrasposizione cinemato-grafica può essere consi-derata una rilettura fedeledi un testo oppure l ’adat-tamento l ibero di un l i-bro, che assume così solola funzione di semplicefonte d'ispirazione.

Come è noto, la realiz-zazione di un’opera cine-matografica è un lavorocollettivo: è sempre diffi-cile attribuire all ' immagi-nario o al lo sguardo diuna singola persona latraduzione per immaginidi un libro. Ogni fi lm è,infatti , i l r isultato alche-mico di un gioco in cui lecompetenze si mescolano.La formula prevede il la-voro dello sceneggiatoreche riadatta la storia,l ’operato del regista chela fi lma insieme al diret-tore della fotografia chefa le inquadrature e cali-bra i toni giusti di luce.Fondamentale anche la fi-gura dello scenografo cheriambienta spazi e situa-zioni descritte all ’originedall’autore del l ibro e poidallo script del f i lm incorso di realizzazione.Per ultimo gli attori che

incarnano i personaggi,invadendo così l ’ immagi-nario degli spettatori-let-tori dell ’opera scritta. È apartire da queste riflessio-ni sulla compresenza diautori e immaginazionidifferenti che sono statiscelti i quattro film dellarassegna che l’Istituto Ita-liano di Cultura a Il Cairopropone nel periodo a ca-vallo tra gennaio e feb-braio, in contemporaneacon la fiera del l ibro.

Si comincia domenica22 gennaio, al le ore 19,come di consueto, con“Vincere”, i l capolavorodi Marco Bellocchio pre-sentato al Festival diCannes nel 2009. Il f i lmnarra la storia d’amore trail giovane Mussolini e IdaIrene Dalser, raccontatanell ’arco di tempo dalmomento in cui i due siconoscono fino a quandoil loro figlio (mai riconosciu-to legittimamente dalpadre) viene rinchiusoin  manicomio. Bellocchioripercorre l 'amore tor-mentato e non corrispostodi Ida verso i l giovaneMussolini, i l quale primase ne invaghisce e poi larespinge, facendo interna-re anche lei in manico-mio. La ricostruzione del-la storia del f igl io“segreto” di Mussolini

parte dalle lettere che IdaDalser aveva scritto, nonsolo al dittatore, incrocia-te con le comunicazionidi alcune persone di fidu-cia del duce e i report del-la polizia segreta fascista.Siamo di fronte a un filmispirato a notizie docu-mentate che fornisconotutti gli elementi su cui siinnesta il racconto. A par-tire dalle testimonianzedell ’epoca, i l regista, au-tore anche del soggetto edella sceneggiatura, è ar-rivato a una ricostruzioneplausibile di una paginadi storia privata renden-dola pubblica. I l f i lm ri-propone la disumanità e irapporti di potere che cir-condarono la vita di Ida(interpretata magistral-mente da Giovanna Mez-zogiorno) e che segnaro-no, inopinatamente, il suodestino fino alla condan-na della sua memoria.

Il secondo film in pro-gramma, domenica 29gennaio è “Diabolik”, l i -beramente tratto dal fu-metto inventato dalle so-relle   Angela eLuciana  Giussani, in edi-cola a partire dal no-vembre 1962. I l f i lm fucommissionato a MarioBava, grande autore difilm di genere, nel 1967,dal produttore Dino De

Laurentis, intenzionato asfruttare lo stratosfericosuccesso di pubblico dellestorie a fumetti. Il risulta-to arrivò solo parzialmen-te a soddisfare le aspetta-tive sia del pubblico chedella produzione. Il “dia-bolico” eroe è incarnatodall’allora sex symbol at-tore americano John Phil-l ip Law, mentre suscitòmolto scalpore la scelta diMichel Piccoli per il ruo-lo dell ' ispettore Ginko,perché tra l 'attore e i lpersonaggio dei fumettinon c’era nessuna somi-glianza fisica. Pare che lestesse Sorelle Giussani,che comunque non parte-ciparono alla sceneggiatu-ra, avessero suggerito che"Ginko si r iconosce perquello che fa, non per i lsuo volto". Il giudizio del-le creatrici di Diabolik sirivelò in effetti esatto: lecritiche dei fan risparmia-rono Piccoli e si concen-trarono su Marisa Mell ,identica al disegno di EvaKant ma per nulla credi-bile e nemmeno nella par-te. Riconoscente del suodebito alla carta stampa-ta, questo f i lm opportu-nista è divenuto neglianni un cult movie. Bavaha adattato il mondo deifumetti con lo stile delleavanguardie artistiche deiprimi del ‘900 e, grazieagli effetti speciali di allo-ra, crea sbandamenti diordine percettivo in ogniinquadratura. La costantediscontinuità spazio tem-porale concorre poi al la

costruzione di un univer-so improbabile di grandebellezza: perfetto per latrasposizione di un fu-metto.

Se Bava ha fatto scuolacon questo esempio diriadattamento, Garrone,autore del f i lm di dome-nica 12 febbraio, ha se-guito i grandi modell idel le r i letture cinemato-grafiche. Nel “Raccontodei racconti” i l regista eco-sceneggiatore, MatteoGarrone, narra tre storieintrecciate tra loro r i-prendendo l iberamentetre episodi tratt i da al-trettanti racconti del laraccolta di f iabe “Lo cun-to de l i cunti” di Giam-battista Basi le (in parti-colare “La cerva”, “Lapulce” e “La vecchia scor-ticata”). Garrone e gli al-tr i tre sceneggiatori delfi lm hanno deciso di ab-bandonare la l ingua origi-nale del le f iabe di “Locunto”, scritte in napole-tano e col locate in unacornice narrativa che r i-prende il modello del De-cameron  di Boccaccio.Allontanandosi da Napo-li , la pellicola si ambientain differenti parti d’Italia,scelte per i l loro grado dispettacolarizzazione e fi l-mate con ricercatezza eplausibi l i tà . I l registariesce così a tradurre lospirito fiabesco del l ibroattraverso la magia deiluoghi, grazie anche al lamagnificenza dei costumie alla straordinaria inter-pretazione degli attori .

Come ammaliato, lo spet-tatore si sente risucchiatodentro i l mondo di “Locunto”, aderendo cosìal l ’ immaginario del l ’ in-treccio.

Con più pretese di ade-renza al la realtà, i l f i lm“Suburra” di Stefano Sol-l ima (domenica 5 feb-braio) adatta per lo scher-mo l ’omonimo romanzoscritto a quattro mani daCarlo Bonini e GiancarloDe Cataldo. Il regista cheaveva già diretto in passa-to la serie di successotratta da “Gomorra” diRoberto Saviano, sceglieil genere thriller per rileg-gere una storia di corru-zione e scontri tra gangsdentro la malavita roma-na. Anche se Suburra èforse un caso dove la pre-senza del cinema si trovagià tra le righe del roman-zo, in generale per ogniadattamento è valida laconsiderazione che i lgrande Pier Paolo Pasoli-ni, in un testo del 1972,attribuiva al suo lavoro dicritico. Così scrive: «Hofatto delle “descrizioni”.Ecco tutto quello che sodella mia critica in quantocritica. E “descrizioni” diche cosa? Di altre “descri-zioni”, perché altro i l ibrinon sono». Riprendendoquesto concetto si puòdire che ogni racconto,film o libro, non sia altroche la descrizione di unarealtà vissuta, inventata ofilmata: la descrizione diuna descrizione.

Sandro Cappelli

Descrizioni di descrizioni : cinema e libri

Intervista al Direttore del Centro Nazionale

per la traduzione, Dr. Anwar Moghith

Gentile Direttore, quale sarà il ruolo del Centro Na-zionale per la Traduzione nel prossimo futuro alla lucedelle sfide che affronta il mondo arabo anche in relazioneall’Occidente?

Il Centro Nazionale per la Traduzione gioca un ruolomolto importante: l’obiettivo principale è quello di in-formare il lettore arabo su ciò che succede nel mondoaiutandolo così ad aprirsi all’altro; il Centro, inoltre, sioccupa della traduzioni di opere di autori arabi nel ten-tativo di correggere l’idea errata e dominante sul mon-do arabo.

In che modo gli studi di filosofia contribuiscono alSuo ruolo di direttore del Centro Nazionale per la Tradu-zione?

In realtà ho studiato filosofia e francese; la filosofiaoffre una visione che abbraccia la globalità: non riguar-da semplicemente la cultura in senso stresso ma tuttigli aspetti di un popolo nella sua complessità.

La filosofia  è sempre un invito alla tolleranza. Essaallarga le prospettive mettendo a confronto i diversipunti di vista senza violenza né scontri ed è questo ciòche cerca di fare anche la traduzione.

Ci può parlare dei suoi lavori di traduzione? E an-cora, quali tra questi Le stanno più a cuore?

Considerato che sono specializzato in filosofia, i mieilavori sono legati alle scienze umane perché ritengo chesi debba riempire il vuoto che c’è in questo campo nellacultura araba. E tra i libri tradotti quello che sento piùvicino a me è un libro sulla scienza della scrittura del fi-losofo francese Jacques Derrida.

Da uno studio recente emerge che dal decennio scorso- da quando cioè si è sviluppato il movimento di traduzio-ne - ad oggi sono solo 300 le opere tradotte dall’italianoall’arabo. Secondo Lei quali sono strategie per incremen-tare il numero delle traduzioni e qual è il ruolo delle isti-tuzioni ufficiali a riguardo?

Effettivamente va aumentato il processo di traduzionedi opere italiane data l’importanza della cultura italiananell’era moderna. Bisognerebbe intensificare la colla-borazione tra Egitto e Italia. Il nostro Centro ricevefondi dall’Italia per aumentare le traduzioni dall’italia-no all’arabo. Intanto sono stati tradotti tante opere im-portanti tra cui, recentemente, “Lettere dalla guerra”di Tiziano Terzani, “Il fascino dell’Egitto” del poetaitaliano Marinetti e “Lo stadio di Wimbledon” di Da-niele Del Giudice.

Cosa si può fare per incentivare gli editori a tradurreopere da lingue straniere?

Un libro tradotto è più costoso e per una questioneeconomica le case editrici non ce la fanno a sostenerele spese di traduzione e pubblicazione. Per questo mo-tivo il Centro promuove delle collaborazioni con le caseeditrici egiziane: noi ci accolliamo le spese di traduzio-ne mentre l’editore si occupa della pubblicazione.

Che cosa si augura per il Centro Nazionale per laTraduzione per il futuro?

Che ci sia un interesse rinnovato per la traduzione eun conseguente aumento delle opere tradotte perchépurtroppo il numero dei libri tradotti è sempre inferiorea quello che vorremmo!

Spero che si allarghi il ventaglio delle lingue da cuinoi traduciamo e infine mi auguro che si accelerino itempi per la pubblicazione di libri tradotti in arabo.

Intervista a cura di Maryam Baraka

La letteratura straniera inlingua araba: nuovi orizzonti

D opo esattamente vent’anni tor-nare al Cairo ha significato perme rincontrare e riscoprire una

città e un Paese nei quali ho vissuto unaparte importante della mia vita professio-nale e affettiva.

Tanti volti, tante persone, tanti luoghi atratti cambiati, a volte perduti, altri rinno-vati, ma sempre caratterizzati da una gran-de familiarità e affetto.

Come Direttore della Sede esteradell’Agenzia Italiana della Cooperazioneallo Sviluppo (AICS), l’Egitto di oggi rap-presenta una sfida importante e un serioimpegno professionale volto a sostenerele politiche nazionali di sviluppo e a ricer-care strategie e azioni in grado di contri-buire al miglioramento delle condizioni divita della popolazione più svantaggiata.

Le condizioni politiche, economiche esociali del Paese vedono oggi il Governoegiziano impegnato su diversi fronti e l’ap-porto della Cooperazione internazionale,seppur limitatamente al suo campo diazione  e alle risorse disponibili, rappre-senta una preziosa e indispensabile risorsain grado di contribuire e aiutare il Paesein maniera determinante.

Il recente Piano di Riforma Economicavarato dal Governo egiziano e l’impegnodella Comunità Internazionale a sostegnodelle diverse azioni in esso contemplatesono da considerarsi come delle impor-tanti indicazioni per la strategia futura del-la nostra cooperazione, soprattutto perquanto riguarda l’aiuto da destinare allacomponente sociale.  

La Cooperazione italiana, oggi rinnovatagrazie alla creazione della nuova Agenziae all’inversione di tendenza per quanto ri-guarda la messa a disposizione dei finan-ziamenti, è dotata degli strumenti e deimezzi adeguati per aiutare il Paese in questadelicata fase di transizione. Presente inEgitto da svariati decenni, la nostra Co-operazione, in accordo alle sue linee guidee ai principi internazionalmente condivisi,sta realizzando un insieme di importantiprogrammi a favore dei settori indicati dalGoverno egiziano, come strategici e prio-ritari per lo per lo sviluppo del Paese.  

Le attività finanziate dall’aiuto pubblico

italiano sono particolarmente rivolte allalotta alla povertà e al sostegno del settoresociale con particolare riferimento alla So-cietà Civile; allo sviluppo dell’Agricoltura,dello sviluppo rurale e dell’ irrigazione;alla crescita dello Sviluppo economico edel Settore privato, in particolare delle mi-cro, piccole e medie imprese; al migliora-mento del Sistema educativo con partico-lare riferimento alla formazioneprofessionale; alla salvaguardia dell’Am-biente, al Turismo e alla Cultura.

Per quanto riguarda la lotta alla povertàe il settore sociale in generale, l’azione del-la cooperazione rivolge il suo aiuto princi-palmente a favore delle fasce di popola-zione più povere e più vulnerabili. Inquesto ambito, merita particolare menzio-ne l’operato delle ONG italiane in Egitto,Ricerca e Cooperazione, Save the Chil-dren Italia, COSPE, MAIS, CIERA, lequali dispongono di una notevole espe-rienza pluriennale maturata sul campo incollaborazione con ONG egiziane sia a li-vello urbano che rurale, nel loro comuneimpegno a sostenere le fasce più vulnera-bili nelle zone più povere del Paese. Oltreal sostegno della Società Civile, la Coope-razione Italiana supporta un progetto disviluppo della comunità “Zabaleen” im-pegnata nella raccolta e riciclo di rifiuti ur-bani nell’area del 15 maggio. Importantisono anche il  programma realizzato daNCCM sui diritti dei minori ed Empo-werment della famiglia nel Governatoratodel Fayoum, il Programma realizzatodall’UNICEF che ha l’obiettivo di creareun ambiente protettivo per adolescenti arischio di migrazione irregolare, e quellodell’UNFPA per contribuire a combatterela violenza di genere in Egitto attraversoun approccio coordinato di prevenzione eprotezione. Nell’ambito della tematica mi-grazione rientra il programma LIFE rea-lizzato in collaborazione con la coopera-zione svizzera e affidato all’OIM, checoinvolge la diaspora egiziana in Italia e inSvizzera ai fini dello sviluppo del Paese di

origine. Attualmente in fase di formula-zione vi è, inoltre, un programma in colla-borazione con la cooperazione tedesca, sufinanziamento dell’Unione Europea, mi-rato ad affrontare le cause strutturali dellamigrazione attraverso un approccio inte-grato di sviluppo socio-economico in unao più aree dove si registra un’alta concen-trazione di rifugiati e richiedenti asilo.

Nell’ambito del settore agricolo, dellosviluppo rurale e dell’irrigazione la coope-razione italiana in Egitto concentra ungran numero di iniziative che sono in cor-so o in fase di avvio, la più importante del-le quali è senza dubbio il Programma diSviluppo Rurale finanziato dall’UnioneEuropea nel quadro di un accordo di co-operazione delegata, volto a migliorare lecondizioni di vita delle popolazioni ruralinei tre Governatorati di Matrouh, Minyae Fayoum. Parallelamente, l’Italia contri-buisce all’ulteriore finanziamento di unprogramma a sostegno della meccanizza-zione agricola nei Governatorati di Minyae Fayoum e di un’attività di sviluppo rura-

le nel Governatorato di Matrouh. Altreimportanti iniziative sono quella realizzatadella FAO, per la promozione della sicu-rezza alimentare e della nutrizione incinque Governatorati dell’Alto Egitto. In-oltre vale la pena citare i due programmirealizzati dall’UNIDO, uno sullo sviluppodella filiera del cotone e l’altro per il mi-glioramento della produzione, trasforma-zione e commercializzazione di coltureagricole. Altri due progetti importantisono quelli realizzati dal CIHEAM Bari,uno finalizzato allo sviluppo del settoredell’Acquacoltura e l’altro per lo svilupporurale da realizzare nel Governatorato diFayoum attraverso una collaborazione traesperti provenienti dai Ministeri dell’agri-coltura egiziano e italiano. Infine, in colla-borazione con il WFP, sono state attivateiniziative di “School Feeding” con il Mi-nistero dell’Approvvigionamento, e conti-nuano ad essere finanziati progetti nel set-tore agricolo grazie ad un Fondo diContropartita generato dagli aiuti alimen-tari inviati dal Governo italiano.

Lo sviluppo del settore privato e in par-ticolare quello della micro, piccola e me-dia impresa sono da sempre uno dei set-tori di eccellenza della Cooperazioneitaliana. La particolare congiunturadell’Egitto, il pressante tasso demograficoche determina l’entrata nel mercato dellavoro di circa 600.000 giovani all’anno,richiedono un’attenzione particolare e lanecessità di sostenere le politiche e le stra-tegie governative  concentrate da una par-te alla creazione di nuovi posti di lavoro edall’altra alla ricerca di un’adeguata  e rin-novata formazione per i giovani. Una mo-derna imprenditorialità, il trasferimentodi tecnologia, la formazione professionalee l’interscambio di Know How, sono labase per la creazione di un ambiente favo-revole allo sviluppo delle imprese. La co-operazione italiana fornisce assistenza tec-nica e finanziaria a supporto delle piccolee medie imprese egiziane attraverso duelinee di credito, l’una dedicata alle piccolee medie imprese in collaborazione col Mi-nistero dell’Industria e l’altra a favore uni-camente delle piccole imprese in collabo-razione con il Social Fund forDevelopment. Attraverso un Programmadi Commodity Aid in corso di esecuzionee un altro in fase di formulazione, si sup-porta la bilancia dei pagamenti, la lottaalla povertà, la redistribuzione della ric-chezza e la promozione e internazionaliz-zazione delle imprese italiane e del “Madein Italy”. E’ prevista infine la realizzazionedi un nuovo progetto per il trasferimentodelle concerie della pelle a Robbiki.

La formazione professionale e l’attenzio-ne all’adeguata preparazione delle risorseumane, in particolare i giovani, sono altritemi di particolare rilevanza per lo svilup-po del Paese. La Cooperazione italianasupporta il sistema educativo tecnico egi-ziano attraverso specifici programmi chemirano al miglioramento degli standarddi base e ad orientare i corsi formativi alladomanda del mercato del lavoro. Diversesono le iniziative in tale ambito finanziate

attraverso la II e la III fase del programmaConversione del Debito, prima tra tutte lacreazione del noto distretto ITEC per laformazione tecnica e professionale nel set-tore meccanico e industriale nel Governa-torato del Fayoum, il cui successo ha fattosì che tale modello verrà quanto prima re-plicato in ben 27 scuole secondarie egi-ziane.

Un’ultima menzione meritano i settoridell’Ambiente, del Turismo e quello Cul-turale. In questi ambiti la Cooperazioneitaliana è presente da diversi decenni conprogrammi relativi alla salvaguardiadell’ambiente, alla legislazione ambienta-le, al management delle Aree Protette, alturismo sostenibile, alla conservazione del“Cultural Heritage” e alla gestione dei re-sidui solidi. L’assistenza tecnica e finan-ziaria italiana ha contribuito in modo rile-vante alla progettazione e allarealizzazione di modelli di riferimento perla gestione integrale di siti archeologici enaturali, così come alla promozionedell’eco turismo. In questa direzione val’approvazione della III fase del program-ma ambientale italo-egiziano realizzatodall’UNDP.

Senza avere la pretesa di essere esausti-vo, quanto sopra riportato vuole dare soloun’idea dell’impegno che il Governo ita-liano porta avanti in Egitto da decenni at-traverso l’attività della Cooperazione, por-gendo particolare attenzione ai segmentisociali più svantaggiati attraverso un siste-ma di sviluppo socio-economico sosteni-bile e sempre nel rispetto delle esigenzelocali. Tutto ciò è stato finora reso possi-bile anche grazie alla collaborazione con inostri numerosi partner locali e interna-zionali, tra cui Ministeri, ONG, Istituti diricerca e Organizzazioni Internazionali,con un portafoglio che ad oggi conta benoltre 300 milioni di euro.

Da poco arrivato, ma con l’esperienza dichi ha già vissuto nel Paese e la volontà diapprendere i cambiamenti intercorsi e lenuove priorità, spero di essere in grado dicontribuire ad utilizzare al meglio l’aiutoche il Governo italiano metterà a disposi-zione per lo sviluppo del Paese.

Felice Longobardi

La Cooperazione Italiana in Egitto

Laureato in ScienzeAgrarie, nel 1980,presso l’Universitàdegli Studi di Per-ugia, il Dr. FeliceLongobardi inizia lasua carriera nel setto-re privato lavorandoper la Società IFA-GRARIA in Algeria. Dal 1982 al 1985passa al settore della ricerca lavorandopresso Assoreni (Associazione per la ri-cerca scientifica del gruppo ENI, poiENIRICERCHE). Dal 1986 al 2015  la-vora presso il Ministero degli Affari EsteriItaliano , Direzione Generale per la Co-operazione allo Sviluppo in qualità di es-perto di cooperazione dell’Unità TecnicaCentrale. Nel 2016 passa all’AICS

(Agenzia Italiana perla Cooperazione alloSviluppo).

Durante la perma-nenza nella Coopera-zione italiana, il DrLongobardi ha rivesti-to il ruolo di Coordi-natore del settore

agricolo dell’Unità Tecnica Centrale edè stato inviato in lunga missione in Egitto(in qualità di Direttore Vicariodell’UTL) dal 1996 al 2001; in Argentina(Direttore UTL) dal 2006 al 2010; inBolivia (Direttore UTL) dal 2012 al2016.

Dal novembre 2016 (titolare Sede Estera– AICS ) è tornato a dirigere la coopera-zione italiana in Egitto.

Felice Longobardi

Diabolik e Eva Kant

Fotogramma da “Il racconto dei racconti”

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C M Y K

ArcheologiaVenerdì 27 Gennaio 2017 3

S cienze e tecnologieper l'archeologia; perun'archeologia sempre

più considerata in una visioneampia, non semplicemente fo-calizzata su oggetti ma tesa adinserire questi in un territorio,nel suo sviluppo, nel suo dive-nire. Archeologia e ambiente.Competenze diverse, appa-rentemente lontane. Linguag-gi specifici differenti, troppospesso destinati a restare in-comunicabili. La multidisci-plinarità e l'interdisciplinarità:una grande sfida! Specialistiitaliani ed egiziani insieme,per i beni culturali della terradel Nilo.Un primo passo: novembre2013 ad Aswan. Un workshopricco di presenze italiane edegiziane, organizzato dal CNRe dall'allora Addetto Scientifi-co Franco Porcelli: ItalianDays in Aswan. Archaeologyand Environment.Un ulteriore importante

passo è stato fatto lo scorso di-cembre al Cairo: un nuovoconvegno italo-egiziano suscienze e tecnologie applicateai beni culturali, organizzatodal Centro Archeologico Ita-liano dell'Istituto Italiano diCultura, in collaborazione conil CNR.E' stato il primo grande im-pegno del Centro Archeologi-

co appena riaperto, possibilegrazie al sostegno del Diretto-re dell'Istituto Italiano di Cul-tura Paolo Sabbatini, la cui at-tenzione per l'archeologia ècostante e vivissima: appenaarrivato al Cairo, nel 2014, or-ganizzò un memorabileconvegno per le missioni ita-liane in Egitto "Italian Resear-ch on Egyptology: from Ippo-lito Rosellini to currentarcheological projects".L’Italian-Egyptian Work-shop on Sciences and Tech-nologies applied to CulturalHeritage (STACH 1) ha avu-to tre grandi finalità: coinvol-gere specialisti italiani nellostudio e nella conservazionedel patrimonio culturale dellaterra dei faraoni, rafforzare ilpartenariato con scienziatiegiziani, offrire un’occasionedi formazione specialistica ai

giovani scienziati del Ministe-ro delle Antichità, seguendouna precisa e pressante ri-chiesta da parte del Ministerostesso, ma anche ad un gruppodi studenti dell’Istituto DonBosco del Cairo.L’aspetto formativo è statouna nota dominante e, in talsenso, l’evento si è inserito inun percorso già esistente perla formazione di giovani scien-ziati egiziani. Vanno ricordate,dunque, sia le iniziative recen-ti di training presso il CNRper giovani dipendenti delNMEC, sia il programma Di-plomazia, organizzato dalCNR e finanziato dal MAECI,che coinvolge giovani da varipaesi del Mediterraneo edunque anche dall’Egitto.Il workshop ha proposto unintenso percorso tra diversesezioni scientifico-tecnolo-

giche, aprendosi ad una com-plessa visione interdisciplina-re. Inoltre è stato arricchito dadue laboratori, durante i qualigiovani scienziati del Ministe-ro delle Antichità hanno pro-posto dei posters e li hannodiscussi con i ricercatori se-nior. Alla fine del workshop,sono stati consegnati circa 40

attestati di partecipazionea giovani funzionari del Mi-nistero delle Antichità e agiovani ricercatori.Hanno partecipato al work-shop circa 20 ricercatori ita-liani e 20 egiziani, i quali han-no presentato contributiscientifici notevoli. Alcuni diessi collaborano già in proget-

ti congiunti finanziati, per par-te italiana, dal MAECI e dalCNR. Gli altri sono stati sele-zionati in base alla loro espe-rienza in Egitto e all’eccellen-za del loro impegno, con lafinalità di offrire un ampioquadro interdisciplinare. Per-sonalità scientifiche di granderilievo, sia italiane che egizia-ne, hanno dato il propriocontributo.La partecipazione all’incon-tro è stata molto vivace e am-pia in tutte le sessioni. Si sonoregistrate numerose richiestedi partecipazione in qualità diuditori ben al di là del numerodegli invitati. Il clima collabo-rativo e amichevole creatosinel corso dell’intenso work-shop ha lasciato un’ottima im-pressione e il desiderio di ri-vedersi, di collaborare, dicostruire insieme qualcosa di

buono.Le sezioni del workshopsono state varie e numerosi gliinterventi: si è parlato diconservazione e restauro, dianalisi biologiche, di clima, ditecnologie per la documenta-zione, dall'uso del laser scan-ner alla fotogrammetria e allaTAC per le mummie, fino altelerilevamento satellitare. Una grande fatica: molte oreseduti e attenti nelle sale ac-coglienti dell'Hotel Flamencodi Zamalek. Neanche una pas-seggiata. Qualche collega ita-liano sorridendo ha detto: "Ciavete fatto venire fin qua sen-za neanche darci la possibilitàdi vedere qualche meravigliadi questa terra". "Bene sarà unbuon motivo per tornare",hanno concluso. Convinti chele meraviglie erano già statetoccate con mano, nella par-

tecipazione fattiva e interessa-ta dei colleghi egiziani, inquella entusiastica dei giovanipresenti per la formazione. Dal workshop tutti sono ri-partiti più ricchi, non solo diconoscenze, ma anche di en-tusiasmo. I progetti congiuntifinanziati dal Ministero degliAffari Esteri e dal ConsiglioNazionale delle Ricerche han-no avuto un momento di visi-bilità; i semi per altri progettisono stati gettati.I giovani inviati dal Ministe-ro delle Antichità per il trai-ning hanno felicemente rice-vuto il loro attestato dipartecipazione, dopo tre gior-ni di totale immersione negliargomenti proposti. Un grup-po vivace di allievi dell'IstitutoDon Bosco del Cairo, con laloro insegnante, hanno lette-ralmente inseguito alcunicolleghi CNR che avevanomostrato delle tecnologieavanzate, per strappare indica-zioni e promesse di collabora-zione.Concluso l’evento, è ri-masto certamente l'entu-siasmo e la speranza cheuna nuova edizione di STA-CH sia possibile, ma soprat-tutto che i progetti iniziatio ancora in germe dianobuoni frutti di condivisione.

Giuseppina Capriotti Vittozzi

Ricercatori italiani ed egiziani, insieme per il beni culturali

Italian-Egyptian Workshop on Sciences and Technologies applied to Cultural Heritage (STACH 1)

Il workshop è stato ac-compagnato da una espo-sizione di magnifici dise-gni r icostrutt ivi dimonumenti faraonici ,real izzati dal l ’arch. Al-berto Carlo Carpiceci:Exhibition between Artand Egyptology. Pharao-nic Egypt of Alberto Car-lo Carpiceci on his 100thbirth anniversary: Archi-tectural drawing & Crea-tivity.L’arch. Alberto CarloCarpiceci ha legato i l suonome a innumerevolipubblicazioni archeolo-giche, giustamente famo-se per i disegni ricostrut-t ivi . In part icolare, hapubblicato volumisul l 'antico Egitto corre-dati di disegni e foto. I lprof . Marco Carpiceci ,della Sapienza Universitàdi Roma, ha cortesemen-te prestato degli originaliin occasione del work-shop al quale ha parteci-pato.

Alberto Carlo Carpiceci,

architetto e illustratore

Alberto Carlo Carpicecinasce a Roma, i l 29 mag-gio 1016, s i laurea aRoma nella facoltà di Ar-chitettura nel 1939 conuna tesi su recupero e in-tegrazione del la città diUrbino. La sua attività è caratte-r izzata, oltre che da unintenso impegno proget-t u a l e , a n c h e d a u n av a s tissima opera di ricer-ca concretizzatasi in nu-merosissimi studi e pub-bl icazioni , coronati dariconoscimenti s ia incampo nazionale che in-ternazionale. Ricordiamo solo alcunidei suoi impegni profes-sionali: dal 1938 al 1949è l 'autore dei programmidi risanamento e restaurodi alcuni monumenti nel-le province di Pesaro, Ur-bino, Rieti, Viterbo, Roma,Frosinone e Salerno.

Dal 1938 al 1940 com-pie studi sull 'architetturaitaliana a Pietroburgo. Dal 1948 inizia i primistudi sulla fabbrica di SanPietro in Vaticano termina-ti nel 1950 e dal 1949 al1954 esegue indagini e ri-lievi dei Santuari Francesca-ni della valle Reatina. Collabora con i Ministe-ri dei LL.PP. e P.I . pressoi quali dal 1954 al 1956partecipa alla compilazio-ne del nuovo regolamen-to per gl i edif ici del lescuole materne ed ele-mentari ed è membro del-la commissione per i l pri-mo e secondo concorsonazionale per l 'appalto discuole prefabbricate. Dal 1956 e f ino al 1965ricopre la carica di mem-bro del Centro Studi perl 'edil izia scolastica e l 'ar-redo per le scuole e dal1957 al 1959 esegue studie r i l ievi sul porto e sul

grandi edifici severiani diLeptis Magna. Compie missioni ispet-

tive ancora per i ministeridei LL.PP. e della P.I . dal1958 al 1964 e ricopre la

carica di esperto presso i lConsigl io Superiore deimedesimi ministeri f inoal 1969. Per la sua pro-fonda conoscenza del leopere di Leonardo, dal1973 è socio del CentroRicerche Leonardiane edal 1977 del l 'Ente Rac-colta Vinciana del castel-lo Sforzesco a Milano. Risalgono agli anni chevanno dal 1977 al 1980 isuoi studi e le sue ricerchesulle prime espressioni ar-chitettoniche e tecnichecostrutt ive del Basso eAlto Egitto ed infine dal1978 al 1984 indaga sulletecniche costruttive dellaMagna Grecia in Ital iaMeridionale. Molti diquesti studi s i sonoconcretizzati in pubblica-zioni; alcune di caratteretecnico come «Scuolaminima» ed «Edilizia bi-bliotecaria minore». Notevole è però, soprat-

tutto, la pubblicist icaleonardesca con dician-nove l ibri su Leonardo;riportiamo alcuni t i tol i :Ril ievi e misura; i l voltoed i l progetto nel San Gi-rolamo di Leonardo; S.Satiro di Leonardo pre-cursore di S. Pietro; Leo-nardo architetto a Roma;Armature e macchine diLeonardo per la fabbricadi S. Pietro a Roma; I lrapporto uomo macchinanel cantiere di Leonardo. Altr i l ibri l i scr ive suMichelangelo, Brunelleschi,su Pompei, sull 'Egitto, suRoma e tanti altr i che èimpossibile citare. Come già detto questonotevoliss imo lavoro diricerca è stato aff iancatoda un impegno altrettan-

to proficuo di progetta-zione, sia nell 'edilizia, so-prattutto scolast ica maanche in vi l l ini e vi l leunifamil iar i , che nel l 'ur-banistica con piani rego-latori e di recupero, masoprattutto nel restauro,come era prevedibile delresto, per mento delle co-noscenze in questo cam-po acquisite in cin-quant'anni di appassionantistudi e ricerche.Nel 2016, i l 28 gennaio,è stata discussa una tesimagistrale in Architetturadal t itolo "Alberto Carpi-ceci Architetto", laurean-do Antonio sch iavo , re -latore Giorgio Muratore ,corre la tore Marco Car -piceci .

Marco Carpiceci

La mostra sull’Egitto faraonico di Alberto Carlo Carpiceci

a cura di Giuseppina Capriotti Vittozzi, Manager del Centro Archeologico Italiano, Il Cairo

Page 4: CMYK Il Progresso Imparziale - Esteriiiccairo.esteri.it/iic_ilcairo/resource/doc/2017/01/7.pdf2017/01/07  · di opere tradotte dall'italiano all’ arabo, tra le quali spicca la commedia

Stefania Angarano, è un’arabista, direttrice del-la Mashrabia, una delle gallerie di arte contem-poranea più importanti del Cairo, presidentedell’Associazione Culturale Baad El Bahr, orga-nizzatrice di eventi, tra cui il Cairo Mediterra-nean Literary Festival, e titolare dell’omonimacasa editrice che da qualche anno pubblica testidi letteratura italiana e saggi tradotti in arabo.

Intervistatore: “Come mai ha scelto di viveree operare in Egitto e qual è il ruolo tra quellielencati che Lei sente più suo?”

Angarano: “Sono arrivata in Egitto più di 25anni fa. Studiavo l’arabo e poter praticare la lin-gua era il vero sogno di allora. Ho chiesto e otte-nuto una borsa di studio, poi mi sono innamo-rata del paese, mi hanno offerto di rilevare lagalleria che tuttora dirigo, ho pensato che eraun’occasione irripetibile e ho deciso di rimanere.Un po’ fortuna e un po’ destino? Spesso le op-portunità ci vengono offerte su un piatto d’ar-gento… bisogna solo coglierle. Di fatto non mene sono mai pentita, neanche nei momenti piùdifficili.

I ruoli che svolgo mi piacciono tutti, me lisono scelti e costruiti negli anni, cercando unequilibrio tra i miei interessi e le mie passioni dauna parte e quello che credevo essere l’esigenzadi coprire un vuoto o una mancanza dall’altra.In fondo tutti questi lavori hanno un denomi-natore comune: la promozione di opere di qua-lità, sia in campo artistico che letterario.”

I: “Da che cosa si differenzia la Galleria di ArteContemporanea Mashrabia dalle altre galleriedel Cairo? Che cosa, secondo Lei, la rende uni-ca?”

A: “Mashrabia è una galleria storica, che ha at-traversato miracolosamente tutti i grandi cam-biamenti e i grandi eventi che hanno toccato ilpaese negli ultimi 25 anni, e che spesso sonostati registrati nelle opere degli artisti. In un certosenso è una galleria “militante”, che scopre e di-fende i giovani talenti e ambisce a farli diventarefamosi, senza pensare al favore del pubblico ealle mode. Spesso un artista all’inizio non vienecapito o non piace o non interessa perché nonrispetta i criteri del gusto imperante, quindi nonvende, ma ciò non toglie niente al livello del suolavoro, ... anzi. Presentarlo in una mostra haanche una funzione educativa, che serve a farcapire dove va la produzione contemporanea

fuori dal discorso accademico e dalle tendenzedecorative. Altre gallerie sono – con le dovutedifferenze – molto più commerciali, badano so-prattutto a fare soldi con opere banali e di facilecomprensione.”

I: “E ancora, i giovani egiziani si interessano diarte?”

A: “I giovani egiziani sono meravigliosamenteaffamati di cultura, a condizione però che siaeconomicamente accessibile, quindi sì, nel mo-mento in cui l’entrata in una galleria è gratuita. Ilmio pubblico giovane è composto soprattuttoda studenti d’arte e di giornalismo, ma anche dauna nuova categoria di collezionisti, che comin-cia a pensare che vivere in mezzo all’arte sia unadelle gratificazioni dell’esistenza.”

I: “Da dove è nata l’idea della casa editriceBEBA? È un sogno che Lei aveva sin da bambi-na oppure è stata una necessità?”

A: “Niente del genere. Premesso che adorofare i libri - mi piace l’oggetto libro, come si tienein mano, il suo odore, come si presenta nella suaveste grafica – l’idea di una casa editrice, moltoimpegnativa, è venuta quasi per caso, dopo avercurato una collana di racconti pubblicata pressoun’altra casa editrice egiziana. I libri, 4 per laprecisione, che avevano richiesto circa due annidi lavoro per scegliere i contenuti, oltre a unabella somma per le traduzioni e per la stampa,una volta pubblicati non si trovavano nelle li-brerie, cioè non venivano distribuiti. Una granfatica praticamente inutile. E’ stato in quel mo-mento che mi sono detta: se l’editore non sipreoccupa di fare l’editore, allora tanto vale chei libri li produca io! E così è cominciata la BEBAEditions.”

I: “Ci parli della Sua casa editrice, della Sua li-nea editoriale e della produzione letteraria.”

A: “BEBA Editions è una piccola ma combat-tiva casa Editrice. BEBA arriva dal nome araboBaad El Bahr il cui significato, “Oltremare”, sug-gerisce uno dei suoi interessi principali: quellodi introdurre al pubblico egiziano una scelta ditesti di letteratura italiana contemporanea in tra-duzione araba, con una veste grafica accattivanteper le sue copertine disegnate da artisti arabicontemporanei e un piccolo formato, pensatoper incuriosire e attirare il lettore senza spaven-tarlo. Dal 2012 inoltre, BEBA Editions s’impe-gna nella pubblicazione di libri d’arte e di libri

d’artista, un settore ancora tutto da inventare inEgitto, dove la stessa storia dell’arte moderna hapoco più di un secolo di vita. Nel 2016 la pub-blicazione di «Sette brevi lezioni di fisica» diCarlo Rovelli ha segnato l’apertura di una nuovacollana dedicata alla traduzione di saggi sul pen-siero contemporaneo. Però riusciamo a pubbli-care solo due o tre libri all’anno e la mia speranzaè quella di riuscire a trovare più fondi e traduttorimigliori per aumentare questo numero.”

I: “In base a che cosa sceglie i libri da tradurrein arabo?”

A: “Promuovere un best seller che ha avutoun enorme successo in Italia, che ha vinto premiecc, o un libro di un autore quasi sconosciutoma geniale richiede la stessa energia, quindi pre-ferisco quasi sempre optare per lavori originalifuori dalle logiche modaiole e dal mainstream.La punta di diamante di BEBA è la collana diromanzi brevi o racconti lunghi FRECCE (inarabo: “Seham”), testi che colpiscono e fannoriflettere, indagando nelle pieghe più profondedella natura umana, sollevando questioni fon-damentali di carattere etico ed esistenziale, rive-lando aspetti controversi di una società in conti-nuo fermento, guardando alla storia come a unafonte inesauribile d’insegnamento.”

I: “Ha trovato delle difficoltà nel trovare deibravi traduttori dall’italiano all’arabo? E secondoLei quali sono le problematiche legate alla tra-duzione?”

A: “Sì molte. Non esiste una preparazione spe-cifica a livello universitario per i traduttori lette-rari quindi bisogna arrangiarsi con quello chec’è, ovvero un po’ di talento naturale e tantabuona volontà da parte dei traduttori. Il veroproblema è che non c’è abbastanza cultura let-teraria: tradurre non significa solo conoscere erendere il significato di una parola o diun’espressione, ma anche di uno stile, di un’at-mosfera, di un’epoca e richiede la capacità dicollocare un testo all’interno di un contesto, unacorrente o altro. La lingua di arrivo dovrebbeessere diversificata a partire da tutte queste com-ponenti ma molto spesso è piuttosto piatta. Sì,registro soprattutto una certa povertà di mezzi.

Promuovere il processo di traduzione èstato per vari anni il compito di istituzionigovernative egiziane (si pensi agli sforzi cheha fatto e continua a fare il Centro Nazio-

nale di Traduzione), ma ora di questo pro-cesso iniziano ad interessarsi anche caseeditrici, istituzioni culturali, ecc.”

I: “Che tipo di sfida v’impone questa situazio-ne?”

A: “A tutt’oggi BEBA Editions è l’unica casaeditrice egiziana che porta avanti un lavorosistematico di traduzione e diffusione della let-teratura italiana, anche grazie al contributo allatraduzione offerto dal Ministero italiano degliAffari Esteri e della Cooperazione Internazio-nale. Io credo però che il campo sia vastissimo eche ci sia spazio per tutti. Il lavoro di BEBA ri-guarda la letteratura contemporanea, degli ulti-mi 30/40 anni e in particolar modo gli autori vi-venti, anche nella prospettiva di poterli invitarein Egitto e farli incontrare con il pubblico. Alleistituzioni resta da coprire tutto il resto, secoli diproduzione letteraria. Per me la vera sfida non èla competizione interna al settore, ma come svi-luppare i canali di diffusione, ancora troppo pri-mitivi, per arrivare a distribuire i libri nel maggiornumero di paesi possibili. In fase progettuale aBEBA c’è l’idea di aprire una sezione e-booksper raggiungere i lettori arabi sparpagliati in tuttiil mondo.”

C’è da dire che nella scelta delle opere datradurre cerco sempre di tener conto dellasensibilità locale e non mi lancio in provo-cazioni inutili.”

I: “Ritiene che il pubblico egiziano sia interes-sato al patrimonio culturale italiano e se sì, dache cosa è particolarmente attratto?”

A: “Attualmente credo dalla moda, dalcibo, dallo stile di vita, ma nel tempo nonera solo questo: intere generazioni si sonoformate sul cinema italiano, dal neorea-lismo ai vari mostri sacri, Fellini, Visconti,Ferreri, e leggevano Pasolini, Moravia, Pa-vese, Vittorini, considerandoli autori fon-damentali. Il mito Italia resiste, ma non èpiù sostenuto da una vera conoscenza del-la produzione culturale recente.”

I: “Ha dei consigli da dare ai giovani traduttoriegiziani?”

A: “Uno solo: Leggete, leggete, leggete!”I: “Secondo Lei quale sarà il futuro della scena

artistica e culturale egiziana?”A: Vivace !

Tarek Hussein

Venerdì 27 Gennaio 20174

Omaggio a UmbertoSaba a 60 anni dallasua scomparsa

Umberto Saba (1883  –1957) è uno dei poeti piùimportanti della letteratu-ra italiana del ’900. La suaopera poetica viene rac-colta ne Il  Canzonierepubblicato per la sua pri-ma volta nel 1921. I temidella sua poetica sonoTrieste, la città natale, ilmare come simbolo difuga e di avventure spiri-tuali, gli affetti per Lina,la moglie, e Linuccia, la fi-glia, le memorie dell ' in-fanzia. Il Canzoniere vie-ne considerato unromanzo psicologico inversi che offre al lettoreun’opera poetica ricca diaccenni di matrice psica-nalitica.

L’origine triestina diUmberto Saba contribuiscea spiegare alcuni trattifondamentali della suapoesia: da un lato, nascerea Trieste lo porta acontatto con la cultura“mitteleuropea”; leggeNietzsche, si appassionaagli scritti di Otto Wei-ninger e soprattutto diSigmund Freud. Dall’altrolato «nascere a Trieste nel1883 era come nascere al-trove nel 1850 », diceSaba. Nel momento in cuiin Italia sono in atto espe-rienze stilistiche di ognigenere, come l’Ermetismodi Giuseppe Ungaretti edEugenio Montale e il Fu-turismo di Filippo Tom-maso Marinetti e Aldo Pa-lazzeschi, il poeta,autodidatta, lontano daicentri culturali di Firenzee di Roma, si forma attra-verso le opere di poeti escrittori della grande tra-dizione: Petrarca, Foscoloe Leopardi. Al gruppo deLa Voce (Giuseppe Prez-zolini, Giovanni Papini eScipio Slataper) il giovanetriestino doveva apparireun provinciale, a metàstrada tra Verismo tardot-tocentesco e Crepuscola-rismo. All’inizio la suapoetica non attira neppure

le attenzioni di BenedettoCroce al quale Saba avevainviato alcune delle suecomposizioni: «Le suepoesie hanno qua e là deimovimenti vivaci, mamancano ancora di qua-lunque elaborazione for-male», è il parere formu-lato dal filosofo abruzzese.Questo giudizio influenzamolto negativamente il ri-conoscimento del poeta inItalia.

In occasione della pub-blicazione della sua primaraccolta, “Poesie”, del1911, Slataper scrive unarecensione che risulta,nell’ottica sabiana, unastroncatura sbrigativa: aSlataper “I versi militari”esprimono solo stanchez-za e tendenza a rifugiarsiin una sorta di «idillio bi-blico» mentre la poesia“A mia moglie” gli sembrasoltanto «una poesia co-mica». Altri hanno insisti-to su un accento crepusco-lare simile a quello diGozzano e Corazzini.Saba, tra l’altro, viene ac-cusato di «letteratura»evidente e dissimulata,vale a dire falsità e man-

canza di sincerità.A questo punto Saba si

sente costretto a chiarire,prima che ad altri a sestesso, il concetto dionestà nell’arte; scrive nelmese di febbraio del 1911un articolo, che verra’pubblicato solo nel 1959,int i tolato “Quel lo cheresta da fare ai poeti”.L’articolo spiega ilconcetto della «poesiaonesta», quella cioe’ chemette l’uomo davanti allesue debolezze, che lo por-ta a riconoscere i com-plessi psichici e i traumiinfantili senza averne ver-gogna, tendendo al veropiù che al bello e al fracas-so letterario, non solo per-ché è più morale («Dioche gli aveva dato il genio,- dice Saba - gli avrebbechiesto conto di ogni pa-rola»), ma anche perchéquesto equivale a ritrovarese stessi: solo così ognunopuò esprimere la propriaoriginalità. Combattendocontro la figura del «let-terato di professione»,Saba sancisce che l’ade-renza fedele all’esperienzainteriore è l’unica possibi-

lità di impedire «la mortedella personalità». Da quil’autobiografismo di Saba,inteso come desiderio diritrovare se stesso, di por-tare alla luce il suo animoin lotta tra principio dipiacere e principio direaltà. Si tratta di un’auto-biografia così umana cheognuno può ritrovarvi unparte di sé. «lo fa franare[il suo dolore] lentamen-te, lo assimila e l’omologaa tutti gli altri Io». Lapoesia di Umberto Sabadiventa una ricerca delproprio io più profondo,non nella forma di confes-sione o di sfogo, ma comeautoanalisi: «a questopunto il ruolo della psica-nalisi si fa essenziale: lapoesia diventa uno stru-mento per raggiungere, at-traverso il linguaggio, ilproprio inconscio». IlCanzoniere è il risultatodi un’ininterrotta ricercad’identità, un inconscio ri-torno del rimosso. Neglianni futuri ci avvicinere-mo sempre di più al mon-do mitico del poeta triesti-no e alla sua opera.

Samah M. Ibrahim

Umberto Saba : Poesia come autoanalisi

B.E.B.A edizioni, un ponte di libri tra Italia e EgittoIntervista con l’editrice Stefania Angarano

Il turismo è uno dei fattori che inci-dono maggiormente nello sviluppoeconomico di un Paese. Quelli che piùbeneficiano del turismo sono queipaesi che godono di un buon clima eche hanno attrazioni di vario genere:siti storici e archeologici, monumenti,città antiche, musei, località nuove diinteresse paesaggistico ed altro.

L'Egitto e l'Italia sono tra i Paesi dipiù forte richiamo turistico proprioper la loro ricchezza di storia, civiltà,ambiente e paesaggio particolari, masoprattutto perché le loro civiltà sonotra le più grandi del mondo e comeconseguenza, sono ricchi di luoghi digrandissimo interesse culturale e pae-saggistico tra i più belli al mondo. Nu-merosi turisti si recano in Egitto ed inItalia, appunto, per visitare le attrazio-ni turistiche più importanti: in Egittotutti andranno a visitare le Piramidi,la Sfinge, Luxor e Assuan e an-dranno a fare un tuf fo nel lecr is talline acque di SharmEl'Sheikh, mentre in Italia nonmancheranno di visitare il Colos-seo, la fontana di Trevi o la basi-lica di San Pietro, e così via.

Ci sono, però, tanti luoghi bellissimie interessantissimi che i turisti non co-noscono sia in Egitto che in Italia;sono dei luoghi poco noti e meno vi-sitati dalla gente, ma, di fatto, sonoluoghi da vedere perché sono a voltemagici e fantastici. 

Allora, partiamo per un piccolissimoviaggio durante il quale ne scopriremoalcuni!  

Uno dei posti in Egitto poco co-nosciuto, ma fantastico, è Il Lago In-cantato, la fontana di Trevi d'Egitto.Il lago si trova a Ras Mohammed diSharm El-Sheikh. I beduini lo chiama-rono "il lago dei desideri", perché findai tempi antichi c’è l’usanza di sus-surrare alle pietre i propri desideri epoi gettare le pietre nel lago. Si crede,infatti, che in questo modo i desiderisussurrati si realizzeranno. La sabbiaintorno a questo lago si colora di co-lori diversi, affascinanti, straordinari etutto diventa magico.

Il monte Al'Mudawwara è un altroluogo affascinante e si trova alFayoum. E’ una specie di altopianoche sovrasta una spiaggia di 500 metri.Questo assume una forma rotondeg-giante a vari livelli tanto da sembrareuna specie di piramide. La vista dallacima della montagna è straordinaria:è davvero un luogo magico, da visitaree da godere nella sua bellezza.

Un altro luogo interessante è lamontagna di origine vulcanica "Al-Marsus" che si trova nel deserto nero.È un cratere vulcanico coperto daenormi rocce nere.

L'Italia, d'altronde, non smette di of-frire luoghi e località meravigliose cheil resto del mondo invidia.

Luoghi poco noti, ma sicuramenteinteressanti sono, per esempio, Il Val-lone dei Mulini, una valle magnificache si trova a Sorrento, in provincia diNapoli ed è uno di 5 altri valloni. Ilsuo nome deriva da un vecchio muli-no utilizzato per la macina del grano.  

Oppure il Parco dei mostri che sitrova a Bomarzo, in provincia di Vi-terbo, un parco naturale ornato damolte sculture risalenti al XVI secoloche ritraggono divinità, mostri ed ani-mali mitologici. Questo parco è rico-nosciuto come complesso monumen-tale italiano.

Ancora, Curon Venosta, in provin-cia di Bolzano, un suggestivo paesesommerso riconoscibile dal campani-le che spunta ancora oggi dalle acquedel lago Resia. La creazione di questolago artificiale fu proprio ciò che de-terminò lo spostamento del paese allependici della montagna in un atro sito,con conseguente sommersionedell'antico abitato. 

Allora, il nostro viaggio non è ancorafinito, c’è da aspettarsi di più!

Per finire, vi invitiamo a viaggiare intutti e due i Paesi per scoprire postinuovi, divertirsi e godere della bellez-za di luoghi fantastici, in questo modocontribuirete anche a dare nuovoslancio al settore del turismo, così du-ramente colpito negli ultimi tempi.

Taghreed Saeed

Sconosciuti, ma affascinanti

È noto che l’Italia è stata, in pas-sato, un paese di emigrazione ma èdiventata, a partire dagli anni ‘80del secolo scorso, un luogo di ap-prodo di flussi migratori provenien-ti dall’Europa orientale, dall’Africa,dall’Asia e dall’America Latina.

Da una parte, il fenomeno migra-torio ha colto l’Italia alla sprovvista;dall’altra parte, era lecito aspettarsiche un Paese con una lunga tradi-zione di emigrazione mostrasse uncerto grado di partecipazione e dicomprensione nei confronti deinuovi arrivati.

La “letteratura di migrazione” è laproduzione letteraria di scrittoriimmigrati in Italia, che hanno scel-to di esprimersi nella lingua delpaese ospitante. Il fenomeno dellascrittura migrante si è affermatoprima negli stati dell’Europa occi-dentale che hanno avuto una tradi-zione coloniale secolare, come adesempio Inghilterra e Francia, masi è poi rapidamente estesa.anche aiPaesi cosiddetti mediterranei.

Inizia così la prima fase dellascrittura migrante in Italia: si trattadel la cos iddetta “ let teratura ditestimonianza”, composta per lopiù da libri e articoli scritti a quat-tro mani, ossia da immigrati cheraccontano le proprie vicissitudinicon l’aiuto di giornalisti o scrittoriitaliani.

Dopo questo momento iniziale,che dura pressapoco tra la fine de-gli anni ’80 e i primi anni ’90, gliscrittori immigrati sentono il biso-gno di superare l ’autobiografismotestimoniale ed esprimersi diretta-mente in italiano senza ricorrerealla mediazione di uno scrittoremadrelingua. Le necessità del mer-cato editoriale però sono altre e gliautori migranti riescono a pubbli-care i loro libri solo grazie all’im-pegno di piccole case editrici (Farae Sinnos ad esempio), alla nascitadi riviste online o stampate (Kumae El-Ghibli), oltre che all’interessecritico di studiosi come ArmandoGnisci e Raffaele Taddeo.

A partire dall’anno 2000, si assisteal recupero dell’ interesse versoquesti temi da parte della grandeeditoria, come accade per esempioin occasione della Fiera del libro diTorino che dedico’ due eventi allaletteratura della migrazione. Si co-minciano così a pubblicare opere di

scrittori che diventeranno poi fa-mosi: Younis Tawfik, Julio Montie-ro Martines, Muin Masri, KossiKomla-Ebri, Carmine Abate e Ama-ra Lakhous.

Visto che siamo in Egitto, si ritie-ne opportuno dedicare due paroleagli scrittori di origine egiziana chescrivono in lingua italiana, fra iquali richiedono particolare atten-zione: Mohamed Ghonim, RandaGhazy e Ingy Mubiayi.

Nato nel 1958 a El-Menufìa, Mo-hamed Ghonim è immigrato in Ita-lia, dove ha ottenuto la cittadinanzanel 1990 e vive in Lombardia. Gho-nim è scrittore di romanzi, raccontie poesie. Fra i suoi libri ricordiamo:Il segreto di Barhume (Fara edito-re, 1994), La foglia di fico e altriracconti (TerrEmerse , 1998), Co-lombe raggomitolate (Fara, 2003)e Il ritorno (Fara, 2006).

Randa Ghazy è nata nel 1986 a Sa-ronno da genitori egiziani di Ales-sandria emigrati in Italia. Vive conla famiglia a Limbiate vicino a Mi-lano. Ghazy ha pubblicato tre ro-manzi: Sognando Palestina (Fabbri

editore, collana Contrasti, 2002),Prova a sanguinare (Fabbri, 2005)e Oggi forse non ammazzo nessuno(Fabbri, 2007).

Ingy Mubiayi è nata nel 1972 alCairo da madre egiziana e padrezairese (Zaire era la denominazioneufficiale, dal 1971 al 1997, della Re-pubblica Democratica del Congo).Giunge in Italia nel 1977. Vive inun quartiere periferico di Romadove è titolare di una libreria. Mu-biayi ha pubblicato sette racconti:Documenti, prego (in “Pecorenere”, Laterza, 2004), Concorso,Fiori e scarafaggi, L’incontro, La fa-miglia, Rimorso, tutti del 2005 epubblicati dall’editore Cadmo e in-fine Nascita (in “Amori bicolori”,Laterza, 2008).

Concludendo, vorrei accennareche le opere dei tre scrittori riflet-tono, in modi diversi e su vari livel-li, l’identità egiziana pluridimensio-nale. Si possono individuare trattiarabo-islamici, aspetti popolari egi-ziani e reminescenze mediorientalie mediterranee.

Ramez Samy

Letteratura italiana della migrazione: tre scrittori di origine egiziana

Igiaba Scego, simbolo della letteratura di migrazione.