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II° Congresso Filca Cisl Milano Metropoli – Relazione dei dirigenti 0 Relazione dei dirigenti della Filca Cisl Milano Metropoli

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II° Congresso Filca Cisl Milano Metropoli – Relazione dei dirigenti

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Relazione dei dirigenti della

Filca Cisl Milano Metropoli

17 Febbraio 2017

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Premessa

“Resilienza: un termine di origine metallurgica, indica la capacità di un metallo di resistere a urti e tensioni. È dunque il contrario della fragilità, che come è noto dipende dalla mancanza di elasticità: chi non si piega, più facilmente si spezza. Per esteso, in psicologia e in senso lato il termine indica la capacità di sopportazione”. Così Michele Serra introduceva in un suo articolo di due anni fa un concetto di sopportazione che potremmo definire pro attivo.

La resilienza di fatto non contiene la sola sopportazione, ma l’intrinseca capacità di accettare il disagio e costruire una risposta ragionata che aiuti a distinguere l’emergenza dal disagio e la sofferenza e malessere.

Non sarebbe male riscoprire questo approccio anche nelle questioni che siamo chiamati ad affrontare nel nostro quotidiano. Nelle fabbriche e nei cantieri. Nei nostri uffici e nei recapiti. Grazie al rapporto con i nostri soci riusciremmo a dare un nuovo volto a questi anni difficili che abbiamo vissuto. Potremmo addirittura scorgere quello che è stato un grande e pesante “regalo” della crisi: la possibilità di ridisegnare il nostro lavoro e la necessità di “piegarci” alle esigenze che i nostri soci e i lavoratori ci hanno consegnato nelle nostre attività di tutti i giorni. Dopo tutto siamo il sindacato delle Costruzioni della Cisl!

Vorremmo aprire con un messaggio positivo e di speranza questi lavori del nostro secondo congresso territoriale. Care delegate, cari delegati, dirigenti a tempo pieno, gentili ospiti, colleghi e amici, la Filca Cisl di Milano Metropoli vi dà il benvenuto.

Nel 2017 festeggiamo e celebriamo i 60 anni della nostra Europa. Nostra perché ne siamo stati un socio fondatore. L’idea che oggi parlare di Europa si riduca nei fatti ad una discussione pro o contro euro o sugli assetti istituzionali che si stanno delineando è il torto maggiore che potremmo fare ai nostri padri costituenti.

Al contrario andrebbe affrontata una discussione che riporti al centro il lavoro, dato che dalla seconda metà del novecento nessun partito politico con una prospettiva credibile di governo ha più messo al centro questo tema nelle sue riflessioni. La Filca di Milano l’anno scorso ha prodotto con Iscos un volantino per promuovere l’attività di cooperazione internazionale svolta sotto il nome della Cisl. Le melanzane di quel volantino volevamo ricordassero ai nostri soci e ai lavoratori che incontriamo, che tutti i prodotti e servizi che oggi acquistiamo hanno qualcosa di fatto all’estero. Ogni prodotto e servizio contiene lavoro.

L’Europa quindi è nelle nostre case, nella vita di tutti i giorni. Non è un concetto lontano né un’idea vaga e confusa. Non possiamo dire lo stesso invece delle sue politiche del rigore e della burocrazia insensata con cui abbiamo visto affrontare la più grande crisi economico - finanziaria della storia. Quella crisi ci insegnò di fatto che, almeno in America, un sistema fatto di deregolamento nelle banche è stato sovrastato da uno cresciuto fuori dalle banche e all’ombra, anche delle nostre coscienze, fino a diventare più grande del sistema “al sole".

Quando la bolla senza regole è esplosa i risultati si sono visti. Da noi si è smesso di costruire, si sono fermate le gru e si sono vendute le fabbriche e i lavoratori sono rimasti senza ciò che da dignità all’uomo e alla persona. Il lavoro.

Noi sappiamo che l’Europa è vicina, è l’ambiente in cui sono immersi i nostri uffici e posti di lavoro. Consapevoli di questo, la Filca di Milano Metropoli ha contribuito con un ruolo di rilievo nello studio di

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politiche internazionali partecipando a tavoli europei di cooperazione e dialogo sociale sul tema del distacco transnazionale e aderendo a campagne promosse dalla federazione europea dei sindacati edili EFBWW: ultima Red Card for Fifa insieme a Feneal Uil e Fillea Cgil in occasione della Finale di Champions League a Milano.

Settore edile: la fotografia di Milano.

Quattro anni di lavoro non sono semplici da riassumere, ma se cerco di farlo con una frase è: un’organizzazione come la nostra deve imparare a darsi un metodo. Il fine è quello di sviluppare una capacità di analisi oggettiva, incrociando i dati che sono a nostra disposizione. Non possiamo più avanzare analisi e commenti solamente con i dati che le casse edili ci mettono a disposizione, nel nostro ambiente si traducono spesso in lamentele stanche e prive di una vera lettura di contesto.

Dobbiamo provare a leggere i dati ad ampio spettro, sfruttando la possibilità di incrociare i dati. Alcune casse edili intelligentemente si sono date degli strumenti per farlo. È un esempio che merita di essere studiato, compreso e seguito. Può dare maggiore efficacia alle nostre rivendicazioni contrattuali e ricadute positive per i nostri soci e i lavoratori.

Il 2013 per noi della Filca Cisl è stato l’anno di accorpamento delle strutture di Milano e Legnano Magenta. Riletta ora, quella che al tempo fu una fatica ci fa inevitabilmente sorridere, segno di quanto siamo stati in grado di cambiare negli ultimi 18 mesi. Se i dirigenti dei territori di Milano, Monza Brianza, Lecco, Lodi e Pavia all’inizio dell’anno erano 41, i 26 tempi pieno di adesso danno la dimensione della resilienza, tornando alla nostra premessa, che abbiamo saputo dimostrare.

Essendo un’associazione sindacale fatta al 97% da lavoratori edili, il tema da affrontare per noi è sempre stato la presenza sul territorio. I dirigenti che diminuiscono in maniera così significativa ci hanno imposto un cambio organizzativo indispensabile. Cambio faticoso ma indispensabile e che abbiamo pagato anche in termine di indici di rappresentanza.

Il dato milanese nel 2013 ha risentito delle opere per la costruzione del sito di Expo e delle infrastrutture collegate. Si è dimostrato nei fatti che l’investimento pubblico e privato riesce a produrre quell’effetto moltiplicatore che abbiamo sempre promosso come organizzazioni sindacali a partire dai primi stati generali delle costruzioni nel lontanissimo 2009 e rilanciati nei primi giorni del governo Letta nel 2013.

Nel 2014 il trend è rimasto tarato sull’effetto Expo e i dati della nostra attività in Expo hanno mostrato il successo del nostro approccio al grande cantiere divenendo velocemente la prima organizzazione a larga maggioranza all’interno del sito. Punto di forza fu senz’altro la programmazione iniziata nel 2009 in ottica progettuale su quelli che sarebbero stati gli impegni.

Il 2014 è anche l’anno del rinnovo del CCNL edile artigiano e industria, che imposta un lavoro di revisione degli enti bilaterali e che impegna le parti sociali ad uno sforzo per mettere in sicurezza la struttura della bilateralità così come si era articolata.

Questa difficile intesa e i protocolli che ne sono nati hanno occupato grande spazio nel lavoro politico tra i soggetti fondatori della bilateralità edile. Per la Filca di Milano sono stati un’occasione straordinaria per studiare, approfondire e riflettere sui meccanismi di mutualità esistenza che hanno sempre rappresentato

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un’eccellenza nel panorama del lavoro italiano. Ma è un punto che rielaboreremo più avanti a proposito dell’immediato presente di Cassa Edile, Ente Scuola Cpt.

Il 2015 e il 2016 sono gli anni in cui abbiamo cercato di capire come si sarebbe stabilizzato il settore, perché uno degli elementi che ha reso difficoltosa la sua previsione è l’indeterminatezza del peso dei lavori di Expo su quello che sarebbe stato il post esposizione universale.

I dati di Cassa Edile ci consegnano ancora una perdita rispetto all’anno precedente come massa salari. Una perdita come numero di lavoratori e un leggero aumento delle ore lavorate o per dirla meglio una riduzione di ore della cassa integrazione guadagni. Abbiamo un dovere quando approcciamo a questi dati, non ridurli semplicemente ad una perdita di posti di lavoro dei nostri addetti.

Dobbiamo porci la domanda se questi numeri dipendono dalla capacità del nostro sistema di rappresentare o no ciò di cui le aziende e i lavoratori hanno bisogno, se non lo faremo il cantiere rimarrà un luogo dove le regole rimarranno ignorate.

Sono gli anni della nostra riforma organizzativa e di come ha impattato nelle nostre attività di cantiere e di politica del settore. L’obiettivo era come avere più dirigenti nei cantieri e nelle fabbriche. La risposta: un’impostazione basata sulla diminuzione del numero dei segretari, un potenziamento delle prime linee tradotta in più operatori e delegati.

Questi sforzi hanno avuto come sottofondo scandali e fatiche per l’eco delle vicende dell’agosto 2015 che ha scosso la nostra base associativa e che ci ha visto rinforzare la nostra attività sindacale e gli sforzi per garantire sempre di più trasparenza sull’utilizzo delle risorse attraverso il nostro bilancio sociale e il lavoro sul codice etico che si sta portando avanti insieme alla Filca Lombardia fin dal 2010.

Il tema dell’utilizzo delle risorse per noi si declina unicamente in una gestione oculata del patrimonio dell’organizzazione, che una volta “in asse” deve solo far ricadere queste risorse per avere operatori sindacali nei luoghi di lavoro e far crescere le loro competenze così come quelle dei delegati e attivi.

Enti Bilaterali. Le sfide e i rischi di oggi.

I dati degli ultimi quattro anni sono chiari. Siamo passati da 49 mila lavoratori del 2013, 46 mila del 2014, ai 44 mila del 2015. Anche le imprese si sono ridotte da quasi 8 mila del 2013 alle 7 mila circa del 2015. La massa salari della cassa edile che è la summa dei dati sopra riportati che si è ridotta dal 2013 passando dai 454 milioni di euro ai 421 del 2015.

La lettura che daremo non sarà fatta di lamentele su fattori esterni e di quanto abbiano influito su questo calo. Vogliamo partire dai fattori interni. Quelli che ci raccontano una fuga che non abbiamo arginato e a cui non siamo riusciti a rispondere con la necessaria tempestività. Allora ci poniamo una sfida. Quella che gli enti bilaterali si riconquistino la funzione storica con cui si sono sviluppati e che ha dimostrato nei fatti che mutualità e bilateralità possano di nuovo attrarre i lavoratori persi offrendo servizi a tutte le imprese che operano in cantiere.

Nel settore edile il rispetto delle regole può passare solo dal ruolo e dell’azione degli enti bilaterali. In questi anni di profonda trasformazione del settore gli enti hanno dimostrato una buona capacità di rispondere alla crisi. Attraverso le risorse del sistema di Cassa edile nel 2011 le parti sociali firmano un contratto integrativo che porta nelle tasche dei lavoratori un aumento medio di 107 euro, stabilizza

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prestazioni e eroga ad imprese contributi e sostegno per un totale di 6 milioni di euro in un momento in cui la crisi del mattone era ormai conclamata si diede una risposta vigorosa di sostegno al settore.

Il periodo che si conclude oggi di fatto ha garantito un livello di prestazioni nella media buono. La massa salari ad oggi incassata si stima essere introno ai 392 milioni di euro e genera entrate di circa 11 milioni, delle quali circa 2 milioni sono destinate alle 7.000 imprese e quasi 3 milioni ai 44.000 lavoratori iscritti che le ricevono sotto forma di prestazioni.

Il contratto collettivo nazionale di luglio 2014 ha affidato alle parti sociali provinciali un lavoro che si muove su 3 binari. Il primo riguarda il rispetto di parametri che permettano di valutare lo stato di salute di una cassa edile. Tradotto si stabilisce che per il triennio si può sforare nel rapporto tra entrate e uscite del 25% il primo anno, del 10% il secondo e del 5% l’ultimo. Il secondo parametro è costituito dal rapporto tra patrimonio netto disponile e massa salari e stabilisce che non sia inferiore al 2,50%. Per ultimo il contratto chiedeva di predisporre l’unificazione delle scuole edili con i comitati territoriali per la sicurezza.

A Milano insieme ad Ance, a Feneal e Fillea all’interno della presentazione dell’integrativo fatta nell’aprile del 2015, abbiamo adempiuto al compito predisponendo il piano della Cassa Edile che per i prossimi tre anni manterrà le prestazioni sul livello che conosciamo, garantendo i vantaggi che nel nostro settore non siamo abbastanza bravi a comunicare.

In questa fase si sono svolti diversi incontri con l’obiettivo di rinnovare il contratto provinciale edile. Nonostante gli sforzi e il tempo dedicato per ricercare una sintesi, con nostro rammarico tra le parti sociali non siamo riusciti a bilanciare le questioni che erano legate principalmente al piano industriale della cassa edile con quelle dei contenuti della nostra piattaforma. Non volevamo semplicemente rivendicare richieste economiche, ma gettare le basi per il rilancio del settore compatibilmente con le difficoltà delle aziende della nostra filiera.

Auspichiamo ora che con il dialogo iniziato anche con la controparte artigiana possa far convergere tutte le parti al fine di firmare un’intesa anche per dare un senso a questa delicata fase di rapporto del settore.

Nel piano industriale della cassa non ci siamo limitati agli obblighi stabiliti dal contratto. Abbiamo anche realizzato una riorganizzazione gestionale interna importante. Nel maggio 2015 abbiamo definito un accordo tra cassa edile, Rsu e organizzazioni sindacali provinciali volto su nuovi modelli di gestione del lavoro. Ne è seguito un piano di Fondimpresa realizzato con il supporto e la docenza del professore Luigi Campagna del Politecnico di Milano, basato sui gruppi di lavoro e sull’organizzazione snella. L’auspicio è che questa impostazione sia adottata anche nella fusione tra ESEM e CPT.

Da questo lavoro e da questa modalità di approccio alla gestione del lavoro abbiamo imparato una lezione: la formazione partecipata rende quattro volte di più di quella caduta dall’alto. In più ci consegna un importante interrogativo rispetto al futuro del sistema bilaterale.

La Cassa Edile rappresenta un presidio di regolazione del settore edile. Uno degli strumenti con cui interpreta questo ruolo è il D.u.r.c., grande intuizione della nostra organizzazione e del compianto Pino Virgilio. La fonte principale di informazioni della cassa è costituita dalla denuncia mensile degli operai occupati. In questo documento sono inseriti dati molto importanti, ore lavorate, ore di assenza, insomma una sorta di cartellino di lavoro che l’azienda compila e in base a questo viene calcolato l’importo dei relativi versamenti. Corrispondente a ciò che ha dichiarato l’impresa lavorando in un determinato cantiere con un numero specifico di operai.

Questa funzione di intermediazione che oggi svolgiamo è un’impostazione che comporta alcuni limiti. Primo non affronta il tema della semplificazione nel rapporto con il dichiarante. Il sistema non è semplice e i

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tempi per una risposta variano a seconda della qualità delle informazioni che l’azienda e soprattutto il consulente inserisce.

Volendo si potrebbero sperimentare modelli di semplificazione. Intendo dire che, se rendiamo la denuncia più immediata, cedendo un po’ della nostra intermediazione potremmo riceverne un numero maggiore che sono di fatto già complete e corrette e dedicare i nostri sforzi a leggere il settore. Si potrebbero creare dei rating di affidabilità di impresa, di consulenti e costruire un modello di lettura che faccia sapere a chi elude che la cassa edile sa che sta eludendo.

Il passaggio successivo è dotarsi di un sistema di verifiche sul luogo efficace, perché la verifica sarebbe impostata su dati che vengono analizzati e non seguendo una gru, come avviene nel maggiore dei casi. L’ultima azione per mantenere un presidio costante dell’edilizia è predisporre un follow – up, cioè una serie di controlli periodici programmati a seguito di un'azione e/o intervento di verifica.

Così si chiuderebbe il cerchio e la regolamentazione sarebbe un’ottima base per far aderire più aziende al nostro contratto e diventare un ente che è al servizio di imprese e lavoratori.

L’implementazione di un sistema di denunce regionale, unico per tutte le casse, permetterebbe non soltanto di trovare una soluzione alla complicata trasferta prevista dall’ultimo CCNL, ma darebbe una risposta definitiva al fastidioso meccanismo che costringe le imprese ad usare sistemi diversi per i soli spostamenti in Lombardia. Questo meccanismo andrebbe modellato a misura per le esigenze dei lavoratori e delle imprese edili, sviluppando software innovativi e non adeguando quelli obsoleti disperdendo risorse economiche e temporali.

Inoltre dalla denuncia del mese di febbraio inizia la sperimentazione regionale che dovrebbe portare a definire i criteri regolatori della trasferta. Con quali vantaggi per imprese e lavoratori? Le imprese rimangono iscritte ad una sola Cassa edile, a prescindere da dove hanno i cantieri (una sola denuncia, un solo pagamento). Idem anche per i lavoratori che potranno evitare la perdita dei requisiti per il diritto alle prestazioni e avranno una sola Cassa alla quale fare riferimento. Parallelamente le Parti sociali dovrebbero individuare un catalogo comune per tutti i territori di prestazioni assistenziali.

Una gestione unica inoltre ci porterebbe avanti con altre questioni da tempo aperte e mai risolte come la delega regionale e unificazione delle prestazioni a livello lombardo.

A tal proposito siamo dubbiosi e perplessi a proposito della quota percentuale indicata nel CCNL di luglio 2014 che dovrebbe coprire e garantire le prestazioni sanitarie. Il limite fisso dello 0,25% della massa salari è largamente insufficiente e rappresenterebbe una battuta d’arresto sulla qualità e quantità delle prestazioni che forniamo ai lavoratori di Milano, Lodi e Monza Brianza. Ci auguriamo che con il prossimo rinnovo si ridefiniscano questi limiti che ad oggi valutiamo come perdita per i lavoratori che rappresentiamo

Che l’applicazione del contratto edile e delle regole che lo compongono sia una garanzia lo dimostra l’esperienza di expo e la fortissima percentuale di imprese che facendo lavoro edile ha effettivamente applicato il CCNL di riferimento. Nell’ultimo anno di lavoro la percentuale non è mai scesa sotto il 70% e negli ultimi 6 mesi ha sfondato quota 90%. Il risultato di fatto era che per entrare in cantiere o eri un’impresa che svolgeva principalmente opere edili o si faceva parte del sistema bilaterale o non si entrava.

Le nostre norme della sicurezza e il costante presidio di Cpt all’interno dell’area espositiva ha creato una situazione in cui, nonostante fossero previsti da Inail su base statistica 40 morti e un centinaio di infortuni invalidanti si sono avuti zero morti e zero infortuni invalidanti.

Occorre per altro ricordare che tutto questo impianto è figlio della contrattazione di anticipo che ha prodotto numerosi accordi e importanti intese fra i soggetti che partecipavano a vario titolo e ruolo al progetto della costruzione del sito. Non basta. Per rendere più forte la tutela dei lavoratori va ripensato il

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ruolo delle organizzazioni sindacali e delle parti sociali in genere nella fase di aggiudicazione di appalto dove esiste una rete di illegalità e criminalità organizzata.

Occorre reagire al disorientamento generato dalla dicotomia che vede da una parte intese che hanno funzionato e dall’altra quelle che non sono in grado di prevenire l’inquinamento odioso e nauseante della malavita organizzata.

Il ruolo degli altri enti deve affrontare oggi la sfida dell’unificazione. Unificazione che avviene dopo un periodo di fatica e di ingessamento soprattutto sulla attività della scuola.

Il C.p.t a tutti gli effetti costituisce una buona prassi della bilateralità milanese e nazionale, rappresentando con il suo numero di visite uno dei Comitati più strutturati e organizzati che popolano il mondo della prevenzione su salute e sicurezza in Italia. L’attività nata dalla collaborazione con Inail per il progetto expo ha consentito il reperimento di risorse pubbliche per affrontare quello che è stato uno dei più grandi cantieri di Europa e che ha reso possibile il fatto che per tutta la realizzazione dell’esposizione ci siano stati zero infortuni, sia mortali che invalidanti. Riteniamo che i protocolli d’intesa siglati nell’ultimo periodo con alcuni Comuni del nostro territorio in materia di regolarità e di sicurezza facciano da esempio e siano replicati nelle altre realtà locali.

La caratteristica del CPT di rispondere alle esigenze delle imprese in cantiere e su domanda ha aiutato moltissimo lo sviluppo di un ambiente sicuro. Nel caso del cantiere Expo il successo della co- gestione tra pubblico e privato è frutto del sistema di accesso della Cassa edile e del ruolo puntuale del coordinatore della sicurezza in fase di esecuzione. Una esperienza concreta che ora è richiamata in tutta Italia e che come Filca Milano abbiamo raccontato a Bucarest in un recente incontro mostrando come i tavoli di cooperazione tra parti sociali possono essere strumento preventivo e regolatore di grande efficacia.

La scuola è l’ente su cui riteniamo che si debba puntare in maniera strategica per il rilancio del settore e per la conversione delle qualifiche professionali dei lavoratori espulsi dal mondo edile rappresentato dalla bilateralità.

Negli anni l’attività della scuola ha faticato a trovare una sua collocazione all’interno del mercato del lavoro che si trasformava a causa della fine dei lavori da un lato e della riduzione del numero di imprese dall’altro. Di alcune non sentiamo la mancanza, ma altre erano realtà positive e sono state piegate fino ad essere spezzate dalla lentezza dei pagamenti della PA, dal comportamento ottuso e irresponsabile delle banche e dalla difficoltà di acquisire i lavori in un mercato infestato da false partite iva, da pseudo cooperative sociali e da consorzi di commercio e aziende metal meccaniche che di metalmeccanico hanno solo l’applicazione del contratto pur lavorando sempre nel settore edile.

Nel cambio di paradigma degli ammortizzatori sociali ci siamo persi molte occasioni, siamo passati dall’essere una delle scuole edili che aveva il budget più alto in regione Lombardia a quella più bassa e con le attività dei corsi ridotte molto e incentrate soprattutto sulla formazione obbligatoria di salute e sicurezza.

Abbiamo un ritardo sull’implementazione del Blen.it, intuizione su cui pesa un approccio ancora distante anni luce da quel cambio di passo tra le politiche passive e quelle attive che sarebbero un motore straordinario di rilancio del settore.

La realtà è che si inseriscono i dati del lavoratore e non quelli del fabbisogno aziendale. Manca la base indispensabile per raggiungere l’intermediazione che nel contratto nazionale era nata come strumento di inclusione sociale dei lavoratori per rientrare nel mercato edile.

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Resta così esclusa nelle previsioni contrattuali la scommessa di conversione delle professionalità degli operai che sarebbe servita per poter rientrare in un mercato edile dove la riqualificazione energetica e quella sismica avrebbero potuto da sole spingere la stabilizzazione e il rilancio dello stesso.

Ultima la partita della digitalizzazione del cantiere, o meglio dell’ambiente costruito, che nel BiM ha il suo metodo più innovativo. Almeno innovativo in Italia, nel resto d’Europa il BiM come lo stiamo approcciando nel maggior numero dei casi rappresenta già una versione obsoleta.

Il tema del metodo di progettazione integrata rappresenta di fatto un’occasione straordinaria di recuperare produttività dall’ambiente del costruito. Un recente studio ci consegna una realtà impietosa. Il tempo produttivo per un’azienda manifatturiera corrisponde all’ 88% mentre in edilizia scende al 43%.

In un contesto così fluido e ostile ogni punto di recupero di produttività è una garanzia per l’impresa che lavora e l’impresa che lavora è una garanzia per i lavoratori che ne fanno parte. Su questo tema è necessario che la scuola edile sia in prima linea nell’affrontare le necessità delle imprese e che possa riqualificare i lavoratori espulsi dal mercato del lavoro per rendere il prodotto edile nel suo complesso un prodotto ad alto valore tecnologico.

La rivoluzione digitale che il mondo delle costruzioni dovrà attraversare nell’immediato futuro supportata dalla normativa di recente emanazione in tema di appalti (D.Lgs. n.50/2016) - sarebbe opportuno che le parti sociali del settore edile cogliessero l’occasione del prossimo rinnovo contrattuale per inserire questo importante tema nella piattaforma.

A Milano lo abbiamo fatto in due importanti accordi. Uno con l’amministrazione milanese nell’ambito della ristrutturazione del Teatro Lirico, dove abbiamo inserito il riferimento al metodo BiM come strumento di rilancio del settore. L’altro in un accordo politico con Assimpredil Ance del 06 novembre 2015 dove come parti sociali abbiamo firmato un protocollo che sostiene un piano formativo di Fondimpresa costruito sull’avviso 03 del 2015 e che interessava 5 imprese associate.

Riteniamo che la formazione utile non si deve concentrare solo ed esclusivamente sul BiM ovvero sulle nuove modalità di digitalizzazione per il settore delle costruzioni. Dovrebbe invece avere un respiro più ampio: a tal proposito si potrebbe innestare all’interno della più generale riforma degli appalti. Sarebbe importante quindi una formazione che fornisca le nozioni/conoscenze base del nuovo impianto normativo in tema con dei focus su alcuni aspetti particolarmente cari all’azione sindacale: concessionarie, clausole sociali, subappalti, MEAT e prezzo più basso solo per citarne alcune.

Questo aspetto va promosso all’interno degli enti bilaterali, a partire dall’ente unico Esem Cpt per poi ricadere sui dirigenti per cui saranno necessari momenti formativi che possano introdurli alla materia e, soprattutto, aiutarli ad immaginare quale ruolo futuro per gli enti da loro amministrati.

E se parliamo di futuro siamo convinti che sarà indispensabile riprendere il progetto esaminato dalle parti sociali nel 2014 di unificare le sedi degli enti presso un unico stabile. Oggi quello di via Newton. Oltre al dato concreto di riunire tutta la bilateralità in un’unica grande sede, si sarebbe data un’immagine di un sistema integrato e coordinato, indispensabile per rilanciare l’esperienza bilaterale e mutualistica riportandola così al centro della nostra azione politiche e sindacale.

O il sistema bilaterale ritorna a rappresentare un vero vantaggio per le imprese e i lavoratori o non conserveremo l’esperienza centenaria maturata fin qui.

Con la Filca Nazionale abbiamo realizzato un’intervista all’assessore del comune di Milano Carmela Rozza quando seguiva i lavori pubblici e ne è nata un’idea per l’approccio al BiM per la filiera di rappresentanza che speriamo di poter sviluppare nel medio termine. A tal proposito è un dovere e un piacere

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ringraziare Licya Vari per il lavoro svolto e per disponibilità dimostrata, oltre ad averci stupito per il suo interesse sulla materia davvero inaspettato.

Impianti fissi, la sfida tra organizzazione del lavoro, salario variabile.

Gli impianti fissi dell’area di riferimento della nostra organizzazione sono molteplici e rappresentano una sfida importante. Abbiamo bisogno di aumentare la rappresentanza al loro interno, aumentare il numero dei delegati e costruire delle buone prassi in aziende pilota.

Il contesto normativo ha aperto spazi straordinari per diventare interlocutori delle aziende e prendere spazio come interpreti dei bisogni dei lavoratori. Serve però un approccio nuovo, ragionato e costruito sulla base dello studio di metodi contemporanei e non lasciati all’improvvisazione.

La questione del salario variabile nasce da un’idea della Cisl che già la teorizzava negli anni ’50 «Le possibilità di conseguire un rafforzamento e di assicurare l’efficacia dell’azione contrattuale risiedono nella capacità di dare ad essa un nuovo particolare slancio dinamico, soprattutto con una politica sindacale differenziata, che faccia perno su pressioni ai livelli produttivi, e che aderisca all’andamento della produttività; in breve, appropriandoci di un termine peraltro ,di uso comune tra gli economisti del lavoro americani esse risiedono nella moltiplicazione delle “unità contrattuali” (bargaining units)». (Franco Archibugi, 1957 – posizione già anticipata e definita dalla Cisl nel 1953).

Deriva dalla legge di stabilità 2016 (legge n. 208/2015- commi 182-191 dell’articolo 1) e dal decreto interministeriale del 25 marzo 2016– attuato da circolare delle Agenzie delle Entrate 28/E del15 giugno 2016. Inoltre la misura è stata resa strutturale (344,7 mln € nel 2016, 325,8 nel 2017, 320,4 nel 2018, 344 nel 2019, 329 nel 2020, 310 nel 2021, 293 a decorrere dal 2022).

E cosa succede nel contesto? Che ancora nelle fabbriche gli imprenditori chiedono di detassare gli straordinari e propongono un approccio fermo all’inizio del 2008. Detassare gli straordinari significa cercare uno sconto nel pagare di più le ore dove si lavora peggio. Oltre a provocare molte inefficienze in termini di qualità del prodotto vanno valutate le conseguenze che potrebbero scaturire sulla maturazione del requisito per il bonus degli 80 euro previsto dalla scorsa legge di stabilità.

Gli aumenti contrattuali di tutti i settori legno in primis, cemento manufatti laterizie e lapidei si stanno spostando sul salario accessorio, quello in cui coscientemente il lavoratore può scegliere di non farsi decurtare il famigerato cuneo fiscale. Diventa indispensabile spostare gli aumenti su sanità integrativa e previdenza complementare. Dobbiamo promuovere nelle assemblee e nei luoghi di lavoro la cultura del salario accessorio, iniziando una campagna per aumentare la consapevolezza sul reale utilizzo degli straordinari e della necessità di rispondere alle esigenze di flessibilità con articolazioni dell’orario di lavoro non standard.

Come Filca e Ial Milano abbiamo iniziato un percorso di collaborazione e di studio sul tema dei fondi interprofessionali e della formazione continua. Riteniamo sia indispensabile una sensibilizzazione dei tempi pieno al tema dei fondi interprofessionali e che a loro volta trasmettano le competenze di base ai delegati, che sono la prima linea a cui sono destinati i piani di formazione. Per fare questo l’intervento dello Ial è fondamentale. Vorremmo ringraziare in particolare Barbara Guardamagna e il suo staff che ci hanno sempre seguito e supportato in maniera brillante, precisa e puntuale e riteniamo che la collaborazione non possa che essere rafforzata.

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Siamo preoccupati del proliferare di Fondi interprofessionali farlocchi e poco seri nell’erogare formazione e riteniamo importante la promozione dei fondi di maggior rilievo, come Fondimpresa e Fondartigianato ai quali sappiamo corrispondere standard in regola con i requisiti di Regione Lombardia.

Come Filca l’anno scorso abbiamo finanziato un progetto di riorganizzazione con il conto formazione di Fondimpresa, con cui stiamo rafforzando le nostre competenze sulla rendicontazione sociale e gli strumenti di programmazione e rendicontazione dell’attività. Riteniamo opportuno che ogni Filca territoriale aderisca ad un fondo interprofessionale e che utilizzi le risorse a disposizione per rafforzare le competenze dei propri dirigenti ad ogni livello.

In molte aziende abbiamo rinnovato Rsu e contratti integrativi, promuovendo la possibilità di scelta sulle modalità di erogazione del salario variabile, come in Dada e Way. Abbiamo avuto buoni risultati sul rinnovo della RSU in Way confermando e aumentando la rappresentanza. In Spea sono stati eletti 3 delegati Filca su 4 a disposizione. Abbiamo accolto le persone che hanno scelto di candidarsi con la Filca Cisl al ruolo più importante all’interno di un’azienda e in alcuni casi aumentato gli iscritti vedi in Boffi, un grande grazie a Mirko.

Il ruolo di rappresentante dei lavoratori nasce e rimane gratuito. E’ un impegno intenso e che spesso pone il lavoratore esattamente nel mezzo tra le richieste del datore di lavoro e quelle dei colleghi. A tutti loro GRAZIE, GRAZIE di cuore. Questa organizzazione non potrebbe rappresentare i bisogni di soci e lavoratori senza il vostro prezioso punto di vista e la vostra azione. Sarebbe giusto ricordare qui i vostri nomi, ma non ne abbiamo il tempo, ma ricordate sempre che il sindacato o sarà vostro o non sarà sindacato.

Insieme alle realtà di partecipazione e militanza però esistono ancora oggi nel 2017 aziende dove pur avendo iscritti ci viene vietato l’accesso, dove anche svolgere un’assemblea non è più un’azione così scontata e i lavoratori sono troppo spaventati per parteciparvi. Si, oggi il 17 febbraio del 2017 ancora ci sono situazioni che appartengono ad un passato di cui non sentiamo certo la mancanza. Eppure alla Eurostand, azienda di allestimenti nella Macrozona centro, ci sono stati comportamenti da parte della direzione aziendale che non hanno nulla a che vedere con il clima che dovrebbero avere delle relazioni sindacali accettabili. Non è mancata nemmeno la cartellonistica pesantemente antisindacale per cui si è intrapreso un percorso legale.

Questo ci fa pensare che le regole che le parti scelgono di darsi e che nei contratti hanno la loro massima espressione hanno bisogno di essere garantite. Il livello nazionale per raggiungere ogni realtà produttiva e quello aziendale per presidiare il territorio, restituire dignità al lavoratore e costruire un potente strumento per le politiche di redistribuzione del reddito e quindi promuovendo la democrazia economica che in Cisl è una bandiera che sventola sempre alta.

La scelta organizzativa fatta a livello di Macroarea è stata quella di costituire un coordinamento Impianti fissi in cui sono presenti diversi operatori che si occupano delle questioni specifiche delle fabbriche con lo scopo di fornire aiuto e sostegno agli operatori. Per questo si stanno creano le basi per condividere accordi, buone prassi, conoscenze su vertenze e altre situazioni che qualcuno può aver vissuto e affrontato prima. A tal scopo è nata è una conference su First Class la piattaforma di comunicazione intranet della Cisl.

Inoltre si stanno creando le mappature di tutte le aziende dei territori di Milano, Lodi Pavia , Monza Brianza e Lecco e si stanno predisponendo le basi per aumentare il nostro consenso dentro gli impianti fissi accanto alle campagne di promozione dei fondi di sanità integrativa e di previdenza complementare con un occhio particolare ai nuovi meccanismi di retribuzione del salario variabile.

La formazione confederale nazionale ci sostiene con strumenti come l’Osservatori della Contrattazione di Secondo Livello (Ocsel) e la banca dati dei bilanci aziendali Aida, indispensabili a un sindacalista per esercitare un ruolo di protagonista.

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Mercato del lavoro, un nuovo campo di azione.

La sfida a cui il sindacato è chiamato non è più solo la difesa del posto di lavoro, attraverso un’azione contrattuale e strumenti per promuovere la ri-organizzazione del lavoro. Si deve riportare nel mercato del lavoro chi quel lavoro lo ha perso. Questa è diventata una questione cruciale nella gestione del diritto di ingresso nel mondo del lavoro, ed è una battaglia di giustizia sociale a cui non possiamo sottrarci.

La Filca Cisl Milano Metropoli aveva iniziato con Amico Lavoro una azione che avrebbe dovuto diventare via via complementare agli interventi pubblici e privati per la prevenzione della disoccupazione e l’incrocio domanda/offerta di lavoro. Questo progetto non ha funzionato. Abbiamo maturato la consapevolezza che con le risorse che avevamo a disposizione non avremmo potuto costruire un ‘esperienza sindacale efficace rispetto agli obiettivi per cui era nato. Con sofferenza e rammarico abbiamo sospeso l’attività, ma abbiamo convogliato quell’intuizione e il patrimonio che ne derivava trasferendo questa attività nel livello a lei più congeniale: quello confederale.

Grazie all’Ust di Milano e alla collaborazione con Carlo Gerla abbiamo contribuito all’implementazione dello Sportello lavoro in Via Tadino. Contributo rappresentato dalle risorse con cui avevamo una collaborazione, in particolare Gianluca Marchesi che ha accettato di spostarsi da Amico Lavoro Pavia, prima esperienza nata in casa Filca di quel territorio, a Milano entrando a pieno titolo nella gestione dello sportello dove ancora oggi riceve e gestisce il gran numero di persone che si rivolge allo sportello. A questo si aggiunge l’esperienza di Luisa Crespi che aveva partecipato al corso su amico lavoro promosso dalla Filca Cisl Nazionale e che oggi collabora un giorno e mezzo a settimana con lo sportello di via Tadino.

Gli effetti della crisi economica ancora evidenti nelle nostre realtà e le mancate risposte istituzionali ci ricordano ancora che rimane necessario accelerare il processo di presa di consapevolezza della necessità di una nuova strategia sindacale. Come Filca Cisl abbiamo sempre scelto di essere parte attiva nella gestione del mercato del lavoro. Abbiamo sperimentato negli anni l’inefficacia delle sole politiche passive come forma di tutela del reddito, la sola protezione del reddito non è sufficiente. È necessario invece sostenere il lavoratore nella sua attivazione al fine di aumentare le reali possibilità di ricollocazione.

Un esempio concreto lo abbiamo sviluppato durante i lavori di Expo, firmando il 27 settembre del 2013 un accordo tra Provincia di Milano, Obiettivo Lavoro spa, BPI Italia Srl, e sigle sindacali degli edili di Cgil Cisl e Uil che prevedeva da un lato la realizzazione di interventi integrati di politiche attive per il settore edile in funzione dell’inserimento lavorativo in Expo 2015 e dall’altro la messa in atto di azioni volte a favorire reinserimento successivo nel mercato del lavoro locale dopo la fine dei lavori.

Il progetto si proponeva di sperimentare una prassi di politica attiva del lavoro innovativa che a partire da un evento d’impatto territoriale straordinario quale Expo 2015 sapesse da un lato soddisfare la domanda di lavoro contingente e dall’altro governare la ricaduta occupazionale nel territorio favorendo l’inserimento lavorativo di quelle persone che, con contratto in scadenza, al termine dell’evento sarebbero state a rischio di esclusione.

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In particolare, la Filca Cisl Milano Metropoli ha informato i propri iscritti di questa opportunità, ha raccolto le adesioni, in alcuni casi supportando gli iscritti nella stesura del curriculum e ha effettuato una prima selezione di CV che fossero in linea con le premesse dell’Accordo. Abbiamo raccolto oltre 110 CV. Fatta una scrematura dei cv che corrispondessero al target dell’accordo ne sono stati inviati 83. Del totale degli 83 curricula inviati a Obiettivo Lavoro 58 persone hanno avuto esito positivo nella selezione, 30 hanno sostenuto un colloquio con le imprese che avevano interesse a collocare e di questi 20 sono stati assunti. Questa è stata una delle esperienze pilota che abbiamo presidiato concretamente.

Alla luce della riforma degli ammortizzatori e dei vincoli che la legge ha finalmente imposto davanti a noi, si aprono nuovi spazi di attività sindacale per intervenire durante i periodi di sospensione e/o disoccupazione con interventi formativi mirati, utili a colmare eventuali gap formativi per il raggiungimento di obiettivi professionali nuovi e/o rinnovati. In particolare va iniziata una campagna di sensibilizzazione, anche a livello confederale e di patronato su come adempiere agli obblighi previsti dalla condizionalità e derivanti dalla sospensione per cassa integrazione per ore superiori al 50%. La collaborazione con lo Ial sarà anche in questo caso una via irrinunciabile.

Collaborazione che è servita per gestire casi concreti sul territorio. Con i lavoratori e le lavoratrici di Filca cooperative abbiamo attivato percorsi di riqualificazione in Fascia 4 (misura di Regione Lombardia) che poi la burocrazia ha complicato sotto altri aspetti. Negli accordi di ristrutturazione importanti ormai il termine outplacement è diventata una prassi, mentre solo qualche anno fa eravamo guardati con sospetto, a volte più dai colleghi delle altre organizzazioni sindacali che dai lavoratori. Di sicuro anche le aziende si sono attestate su questa forma di aiuto all’interno delle procedure di licenziamento collettivo.

Vorremmo vedere decollare una gestione delle politiche attive anche nel nuovo ente unico, utilizzando le funzioni del “vecchio” Esem come attribuzioni di un soggetto che si prende in carico il patto di servizio personalizzato e che aiuta gli espulsi del settore edile e non solo a ricollocarsi. Abbiamo del personale qualificato e motivato che non chiede che poter svolgere il proprio compito in maniera serena e efficace. Un saluto particolare a Nunzia Napolitano che in questi due anni ha aiutato tantissimo la nostra federazione ad entrare nel merito su questioni dove prima eravamo latitanti, e per fare questo ha pagato in prima persona. Titta grazie per averci permesso di non perdere il riferimento sul lavoro che si può far in un ente come la scuola edile, con te siamo in debito.

Concludendo la nostra analisi sul mercato del lavoro ci portiamo una domanda dentro, una tensione. Se il sindacato è nato nei luoghi di lavoro e lì ha sviluppato la sua rappresentanza possiamo pensare di giocare oggi una parte fondamentale del nostro ruolo “fuori” dai posti di lavoro. Chiunque di noi, delegati e tempi pieno ha seguito e sostenuto lavoratori che venivano espulsi dal mondo del lavoro. Tutti noi abbiamo incrociato il loro sguardo facendoci carico della sofferenza e del vuoto di dignità che veniva lasciato insieme al vecchio incarico. Dopo quella fase di smarrimento uno dei nostri compiti fondamentali è aiutare il lavoratore a sviluppare consapevolezza su metodi e strumenti per rilanciare le professionalità che si porta in dote. Le sue aspirazioni e le sue passioni sono in molti casi parte di quella stessa dignità che metteva nel lavoro.

Se riusciremo a fare questo creeremo una consapevolezza diversa che porta dritto all’emancipazione del lavoratore, superando il concetto di delega sindacale e ponendo le basi per lavoratori attenti, attivi e che con l’aiuto di un bravo sindacalista ritroveranno la forza per spendersi nel mondo del lavoro.

Rapporti Unitari.

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È innegabile che una qualunque azione sindacale portata avanti dalle tre organizzazioni ha un’estensione maggiore ed un’efficacia più visibile. Crediamo la forma migliore di questa attività sia rappresentata dagli accordi che abbiamo firmato insieme negli ultimi anni. La trattativa sull’integrativo che abbiamo presentato nell’aprile 2015 è il primo passaggio, senza scordare il piano industriale della Cassa edile e i protocolli con le amministrazioni che hanno coinvolto anche gli altri enti bilaterali come Cpt, Esem ed Asle in particolare sull’esperienza legata ad Expo.

Due in particolare credo abbiano segnato un salto in avanti per qualità dell’approccio. Il rapporto congiunturale “Milano. La produzione di ambiente costruito tra crisi e opportunità” che abbiamo commissionato al Politecnico nel 2014. Quando lo abbiamo esaminato abbiamo deciso che meritava di essere presentato al mondo istituzionale con cui abbiamo rapporto. Questo tipo di iniziativa ci ha permesso di entrare nel merito di questioni che prima erano lasciate fuori dalle nostre analisi sindacali. Riteniamo debba diventare una prassi per colmare un approccio alla contrattazione provinciale che fatica a tenere il passo con le esigenze di lavoratori e aziende e ha come sfondo la rivoluzione tecnologica che sta entrando nel settore. Su questo tema siamo convinti si possa andare avanti anche aggiornando quel rapporto e mettendolo a disposizione del sistema.

Il secondo riguarda l’approccio che abbiamo cambiato nel ruolo di amministratori di enti bilaterali. Sono anni che, a turno nelle vicepresidenze, abbiamo dedicato una delle nostre risorse più importanti alle questioni degli enti: il tempo! Riteniamo che l’estrema ricchezza economica della nostra bilateralità ci abbia impedito di elaborare prima quello che stava succedendo al settore. Non sarà possibile tornare alla ricchezza del 2007. Dalla feroce crisi abbiamo avuto lo stimolo di mettere la testa nelle questioni che pian piano sono emerse nelle vecchie gestioni degli enti, a volte trascinando con noi alcuni recalcitranti imprenditori convinti di gestire gli enti come se fossero l’estensione della loro azienda.

Con i migliori di loro invece abbiamo condiviso, nel percorso di unificazione di Esem e Cpt, di avere un consiglio di amministrazione snello e che non aumentasse il numero di consiglieri del nuovo ente unico e che funzionerà non appena concluderemo il percorso di unificazione.

Unico rimpianto non essere riusciti in questi anni ad inserire i percorsi di rendicontazione sociale all’interno degli enti, in un’ottica di rendere chiaro ciò che l’ente fa per le aziende e i lavoratori e quale ruolo di regolarità e sicurezza svolge in un mercato difficile come quello delle costruzioni. Per altro, dal punto di vista legislativo il DDL 106 del 2016 all’art.3 impone la complessiva revisione di parte del codice civile, prevedendo tra l'altro nel comma a): "…prevedere obblighi di trasparenza e di informazione, anche verso i terzi, attraverso forme di pubblicità dei bilanci e degli altri atti fondamentali dell'ente anche mediante la pubblicazione nel suo sito internet istituzionale". Sembra quindi che tale obbligo riguardi tutti gli enti che rientrano in questo ambito ben più ampio degli enti di terzo settore.

Non c'è obbligo di bilancio sociale, ma di pubblicità del bilancio di esercizio e questo costringerà molti enti che finora hanno tenuto nascosti i bilanci di spiegare cosa fanno dei patrimoni a loro disposizione e delle risorse che consumano.

Questa è stata un’esperienza faticosa ma positiva e con Feneal e Fillea vorremmo stabilire con coerenza e responsabilità i comportamenti con cui ci sediamo negli enti bilaterali, perché non sempre abbiamo compreso alcune posizioni che sono venute avanti. Siamo disponibili alla costruzione di un patto, anche di natura formativa, che condivida con le categorie edili di Cgil e Uil modalità di gestione, approccio e comunicazione con cui si svolge il ruolo di vicepresidente in un qualunque ente bilaterale. La politica che vorremmo inserire è quella del “second best”, ovvero che il miglioramento di una sigla sindacale del nostro settore sia da stimolo a sua volta per le altre creando un circolo virtuoso in cui miglioriamo tutti la nostra azione sindacale in maniera chiara e trasparente.

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Nel corso di questo periodo e nell’avvicendarsi nelle questioni aperte con il governo alcuni comportamenti tenuti delle strutture nazionali di Cgil e Uil non ci sono sembrati coerenti con il camino unitario intrapreso precedentemente.

La Filca territoriale e la nostra riforma organizzativa.

I dati di resilienza li abbiamo spiegati all’inizio. E si traducono in freddi numeri. Da 41 dirigenti nelle aree di Milano metropoli, Monza Brianza e Lecco, Pavia Lodi i dirigenti a tempo pieno sono passati da 41 a 26. Questo incide pesantemente sulla nostra capacità di stare sul territorio con la qualità che riteniamo indispensabile per fare il lavoro di sindacalisti a testa alta.

È chiaro che i confini territoriali hanno assunto una nuova veste. Da muri ancora oggi qualche volta da abbattere, hanno assunto per lo più la connotazione di ponti. I ponti ci hanno fatto incontrare con le persone che a pochi chilometri da noi facevano il nostro stesso lavoro, con la nostra stessa fatica e che nel nostro immaginario erano catalogati solo con un nome di provincia qualsiasi: “quelli di Pavia, quelli di Lecco i Legnanesi…”. Sono frasi ormai lontane ma di cui l’eco ci consegna ancora oggi una difficoltà che non va mai sottovalutata. Va curata nel nostro rapporto di tutti i giorni e va superata con il solo meccanismo efficace. Lavorare insieme spostandosi.

Il primo salto è stato fatto quasi due anni fa: con il territorio pavese, che scherzando chiamiamo “mostro” per via della sua estensione enorme, abbiamo cominciato una collaborazione fatta di reciproche sinergie. Usiamo volutamente questo termine per richiamare la relazione della segreteria di Pavia Lodi che ha fatto il suo primo congresso il 27 gennaio di quest’anno.

Questo incontro ha permesso che debolezze dei nostri due territori unendosi diventassero soluzione pratiche ai nostri problemi, per altro comuni. Simona e Rosario ci hanno aiutato a garantire una delle attività più apprezzate dai nostri soci, quella dell’ufficio vertenze. Lo hanno fatto lavorando insieme in un ufficio sconosciuto fino al giorno prima ma dove non sono mai, e sottolineiamo mai, venuti senza il loro sorriso. E i lavoratori lo vedevano bene.

Questo insegna che i comportamenti contano più delle dichiarazioni. E il comportamento più evidente, che ha dimostrato subito le basi su cui si sarebbe instaurato il nostro rapporto, è stato quello di Giovanni, segretario generale di Pavia, il quale ha “offerto” la vicepresidenza della cassa edile di Pavia a Francesco Bianchi che ad oggi ne è ancora il vice. Sembrano gesti ordinari, e credo che lo siano, ma nel nostro ambiente siano effettivamente compresi ed interpretati come tali non lo darei per scontato. Di certo quel passo è stato una delle chiavi di volta, come direbbero i costruttori di un tempo, della nostra idea di Macroarea e che come ricaduta pratica ha visto svolgersi sempre insieme le segreterie di Milano e Pavia da fine luglio 2015 e, a presentare alla fine dell’anno i propri preventivi 2016 come un territorio unico.

Tornando alla sinergia sull’ufficio vertenze negli ultimi due anni sono stati raccolti circa 200 casi fra recupero retribuzioni, licenziamenti con annesso recupero dei crediti da lavoro. Il 60% di questi sono chiusi, di cui 40% con conciliazioni stragiudiziali ed il 60% passati ai legali. Di questi circa il 50% sono stati chiusi in giudizio. Recuperando migliaia di euro per i soci.

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Abbiamo iniziato e continueremo ad inserire presso il sito internet dell’INPS le domande di “richiesta di intervento al fondo di garanzia” per il recupero del TFR nel caso di procedure fallimentari, offrendo al socio un sevizio completo passando dal legale e facilitando la procedura di domanda che è particolarmente farraginosa. È stato creato un data-base informatico, anche in cloud, in modo che possa essere utilizzato sia dall’ufficio centrale che da quelli periferici.

È stato ampliato e perfezionato il programma che utilizziamo per la verifica delle buste paga, integrandolo con il conteggio per la verifica del TFR.

L’idea di Macroarea espressa e portata avanti da questa segreteria e questa squadra è che per coprire un territorio più ampio con meno risorse occorre una riorganizzazione complessiva. Le sinergie devono essere intese su vasta scala e il punto di partenza da cui siamo partiti come Milano e Pavia è stato quello di fotografare le persone a disposizione sul territorio e costruire 4 Macrozone con un riferimento comune che è la macro area.

Macro area che ha due principi chiave. La centralizzazione dell’amministrazione, uguale su tutti i territori con lo scopo di liberare il più possibile le risorse per stare sul territorio stesso. Per starci è necessario introdurre il secondo principio cardine che è quello di de-centrare l’organizzazione portando un referente organizzativo che supporti e aiuti il lavoro dei tempi pieni sulle zone di competenze. Zone in cui non si è più il segretario generale della zona ma dove si lavora in squadra e insieme, sostenendosi a vicenda e aumentando la propria autonomia organizzativa con lo scopo di produrre i risultati condivisi.

Scopo della macro area e quindi dei territori che ne vogliono far parte è quello di equilibrare e gestire intelligentemente le risorse economiche facendo economie di scala. Curare il rapporto con i delegati e provvedere al ricambio dei propri quadri e dirigenti a partire dai cantieri e dalle fabbriche fino ad arrivare nei consigli generali. Per fare questo abbiamo bisogno di ricercare l’equilibrio nella presenza del territorio con le persone che sono a disposizione della Filca Cisl di Macroarea, con lo scopo di recuperare la rappresentanza che abbiamo perso e recuperarla nel prossimo mandato.

La prossima sfida sarà replicare lo stesso lavoro fatto con Pavia anche con il territorio di Monza Brianza e Lecco completando la Macroarea con tutta l’area Metropolitana. Questa sperimentazione ha già compiuto i suoi primi passi con la Macrozona nord (zona di Cinisello Balsamo insieme a Monza e Brianza) e dai primi incontri già svolti del coordinamento impianti fissi, integrato anche con i dirigenti brianzoli. Dall’inizio di quest’anno stiamo sperimentando anche la gestione amministrativa centralizzata e siamo convinti che nel prossimo biennio insieme si riuscirà a trovare un equilibrio finanziario complessivo ed integrare una nuova segreteria nel governo della Macroarea per concludere il progetto presentato a marzo del 2016.

Come territorio di Milano Metropoli abbiamo proposto e organizzato questa modalità di lavoro. Avremmo potuto tirare a campare chiudendoci nei nostri confini e limitarci a cercare di garantire la nostra posizione. Abbiamo fatto una scelta diversa perché siamo fortemente convinti che questa posizione avrebbe invece impoverito una struttura come la nostra, perché non avremmo avuto i punti di vista che altri colleghi ci hanno offerto una serie di stimoli e spunti che ci hanno fatto cambiare l’atteggiamento. Perché la relazione tra adulti questo fa. Produce cambiamento e la ricchezza che ne scaturisce è a disposizione di un modello sindacale che mostrava tutto il suo limite. È un percorso ancora giovane e come ci ha ricordato il presidente dell’associazione Rondine, i giovani vanno accompagnati e curati. Il capo non deve essere cappa e deve promuovere il cambiamento, perché se restiamo quelli che siamo stati non potremmo più rappresentare né essere rappresentativi, il mondo ha fatto un balzo in avanti di ere geologiche mentre noi parliamo di territorio come una vecchia nazione stanca.

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Di certo il primo obiettivo sarà recuperare sul tesseramento perché crediamo che fare il sindacato a testa alta come noi facciamo sia indispensabile per migliorare le condizioni dei nostri soci e dei lavoratori in genere.

Il ruolo della Filca regionale.

Dal 09 luglio 2015 è stata al lavoro una nuova segreteria. Si era presentata con pochi obiettivi ma molto chiari. I due più di rilievo sono stati la promozione dell’autonomia economica dei territori della Lombardia con la contestuale ridefinizione anche dell’organico regionale e la politica di rinnovamento dei quadri sulle provincie lombarde.

Riteniamo e avevamo condiviso come territorio che la strada intrapresa fosse condizione indispensabile per garantire la rappresentanza e l’attività sindacale dei territori. Abbiamo visto le difficoltà e il peso di affrontare questo percorso che non sempre è stato lineare ma che pian piano ha preso la rotta delle intenzioni del gruppo dirigente lombardo. Milano si è spesa in prima linea nell’ottica della macro area e del percorso di regionalizzazione su cui ci siamo impegnati in un documento politico votato all’unanimità nell’ottobre del 2015 durante l’assemblea organizzativa della Filca Lombarda.

Abbiamo scritto nelle deleghe della segreteria milanese che avremmo collaborato con il livello regionale nella definizione della politica dei quadri. Così abbiamo sostenuto il percorso di scambio tra il territorio di Como e Varese e il nostro. A Luca Francioli è stato chiesto di mettere a disposizione le sue competenze a sostegno del territorio confinante e ad Alessandro Bongini di dare un contributo sull’area ovest. Abbiamo creduto in questa scelta, perché riteniamo che la disponibilità ad essere flessibili sui territori della Lombardia sia un segno di maturità sindacale distintivo, anche se questa scelta ha significato riorganizzare il coordinamento impianti fissi all’interno della Macroarea.

È stata anche rilanciata la formazione per i nuovi gruppi dirigenti e promossa quella interregionale su temi di ampio respiro come la gestione degli enti bilaterali. Questo aspetto di curare il rapporto con i propri quadri dirigenti ha avuto anche un’altra ricaduta operativa: si sono aperte alcune deleghe ad un gruppo fatto sia da segretari che da operatori.

Al nostro territorio è stata affidata quella del mercato del lavoro in coerenza con il lavoro fatto e le risorse investite su questo tema strategico. È una delega importante e che merita molto più tempo di quello che siamo riusciti a dedicare, che non è stato poco. Il gruppo dirigente lombardo deve scegliere quali strumenti adottare per analizzare il contesto lavorativo della regione e decidere quali e quante risorse destinare a questo tema.

L’intervento di maggior rilievo è stato fatto per recuperare e rilanciare l’esperienza di Amico Lavoro Pavia. Negli anni l’esperienza nata dalla collaborazione con la Pastorale del Lavoro, che aveva messo a disposizione la sede degli uffici, è stata in grado di offrire un adeguato processo di accompagnamento nella fase di espulsione dal mercato del lavoro di centinaia di lavoratori. Il primo servizio offerto loro era l’aiuto e l’ascolto, seguito dal fornire informazioni sulle procedure da seguire.

Politicamente la parte migliore è stata quella di stimolare la pro attività dei lavoratori e costruire il rientro nel mercato del lavoro, facilitando anche la redazione dei cv e creando un archivio importante. I risultati però erano limitati rispetto a ciò che volevamo fare e così abbiamo costruito il passaggio di quell’esperienza condividendo insieme alla Ust di Pavia un percorso di transizione al fine di trasformare amico lavoro in Sportello Lavoro. Con l’idea di costruire reti con i soggetti della filiera delle politiche attive

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che avrebbe permesso alla Ust di riavvicinare le finalità dell’esperienza sindacale a quelle del reinserimento lavorativo.

Ci corre l’obbligo di ringraziare Elena Maga, segretario generale della Ust di Pavia che ha dimostrato una sensibilità non comune al tema e allo spirito sindacale in esso contenuto. Non si è risparmiata nel supportare questo passaggio anche con risorse economiche e professionali dell’unione ed ha concluso con noi il passaggio di Amico lavoro diventando in breve tempo uno degli sportelli più attivi a livello lombardo.

Basti pensare ai job club per delle importanti campagne di assunzione che hanno riportato al lavoro quasi cento persone e che hanno riempito la sede Cisl con decine di incontri collettivi costruendo sul territorio un esempio importantissimo di mediazione sociale e di risposta attiva alla crisi. Questo passaggio non sarebbe stato possibile senza i giusti investimenti sul territorio.

L’investimento delle risorse è un tema in termine di tempo investito e risorse assegnate. In Filca Lombardia abbiamo fortunatamente lo Ial regionale, con il quale già collaboravamo, ed è stato determinante nel promuovere le iniziative di informazione che sono state trasmesse e condivise con i territori. Inoltre abbiamo promosso l’adesione delle federazioni territoriali a Fondimpresa per reperire risorse fino adesso mai utilizzate e quindi sprecate. C’è bisogno di fare un passo in più ed affrontare il tema della (mancata) riforma delle politiche attive e del mercato del lavoro: l’investimento su questo tema è irrinunciabile.

Abbiamo apprezzato lo stile della condivisione delle deleghe del regionale. È stato sorprendente vedere il lavoro venuto da parte del gruppo di Mirko Capelli operatore della Filca di Bergamo e di Sara Piazza della segreteria bresciana. Aiutati dal formatore regionale Mario Ghidoni hanno costruito un’analisi ed una traccia di lavoro sui giovani di una cura di cui non si aveva più memoria. Un grazie importante a loro che ci hanno consegnato una sfida che noi oggi rilanciamo nel nostro territorio ai giovani. Che ci sono e presenti in gran numero. Non fatevi ribaltare l’onere della prova da noi sindacalisti che diciamo che nel sindacato non ci siete perché non interessati e che è difficile farvi aderire. A contrario alzate la voce e la testa e portate quello che ritenete essere importante, aiutateci a recuperare la dimensione dell’ascolto che ci ha reso una grande organizzazione e che è l’unica che ci può ancora rivitalizzare.

Su questo tema riconosciamo che il tornare a fare consigli generali in sessione di studio come quelli svolti a Brescia sulla presentazione del rapporto sui Giovani e sul referendum costituzionale sono stati rispettosi della storia di intelligenza della Cisl nel solco della sua tradizionale autonomia di pensiero.

Abbiamo valutato molto positivamente i contenuti del corso promosso dalla USR Lombardia sul rinnovo del mercato del M.d.L. e siamo convinti che la collaborazione con i servizi della Cisl, Ial in primis, impegnino tutti noi e siano indispensabili per portare nuovi strumenti efficaci e contemporanei ai sindacalisti di tutta la regione.

Concludendo la nostra valutazione ci sembra ormai chiaro che il regionale adempirà al suo scopo e senso se riuscirà a semplificare gli aspetti amministrativi di tutti i territori, compiere le indispensabili economie di scala sulle forniture (telefonia, auto a noleggio ecc.), progettare la formazione indispensabile per armonizzare le politiche strategiche sui territori sui temi principali: gestione degli enti bilaterali, politiche di contrattazione con i relativi strumenti a disposizione (Ocsel e Aida), promuovendo la comunicazione tra le categorie, le unioni per le politiche territoriali e la confederazione sui grandi temi strategici. Ci piacerebbe pensare ad un regionale come centro di ricerca e sviluppo delle federazioni provinciali territoriali cosi da svolgere un’azione rivolta più ai lavoratori e ai sindacalisti che li rappresentano che ad essere centrata sulla miseria della questione sindacale condominiale.

La Filca nazionale.

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Con la Filca Nazionale abbiamo avuto uno scambio prezioso in particolare sul tema della ri- organizzazione per Macroarea, tanto è che questo concetto organizzativo è stato accolto dalle ultime modifiche del Regolamento di attuazione dello Statuto riconoscendo formalmente le MAST – Macroaree sindacali territoriali. Abbiamo avuto modo di confrontarci e di cogliere i suggerimenti che ci son stati offerti al fine di progettare insieme quello che è il progetto attuale di Macroarea e quindi regionalizzazione progressiva.

Abbiamo apprezzato il lavoro di questi anni e in particolare l’impostazione del dibattito congressuale e il contributo alle tesi della Cisl, che hanno prodotto un documento molto snello, frutto di condivisione e che nello stile analizza e fornisce molti spunti per scrivere parte della nostra agenda programmatica dei prossimi anni.

Siamo stati coinvolti e sostenuti in progetti di respiro internazionale con i due tavoli di cooperazione Enacting a cui abbiamo partecipato con vigore, coadiuvando il lavoro di trasposizione della normativa 136/2016 su buone prassi costruite sul territorio. In quell’occasione sono iniziati dei contatti con l’ispettorato della Romania grazie ad Adrian Tamasi che è subentrato nel progetto portando un contributo operativo fuori dal comune ai lavori svolti a Firenze, Roma e Bucarest.

Dobbiamo ringraziare anche per il sostegno sul tema del BiM che abbiamo implementato e che stiamo sviluppando su Milano e che ha aperto molte porte e contatti su un tema che rappresenterà nell’immediato presente una concreta occasione per essere interpreti nel futuro della progettazione digitale, così come abbiamo dimostrato con la tavola rotonda organizzata in occasione di un nostro consiglio generale e dove ci siamo confrontati sulle ricadute di questi nuovi processi. Questo sostegno alla formazione da parte del nazionale aiuta nella programmazione e ad ampliare lo sguardo sulla dimensione internazionale del nostro mercato. Dimensione che abbiamo avuto modo di studiare con l’intervento al nostro consiglio generale di Claudio Sottile che ci ha raccontato quanto gli accordi quadri internazionali con Astaldi e Impregilo ci hanno permesso di intercettare le realtà del Qatar dove si è creata la dicotomia tra digitalizzazione avanzata e sfruttamento criminale dei lavoratori, in sfregio alle politiche più elementari su salute e sicurezza.

Abbiamo aderito con entusiasmo alla campagna RED CARD FOR FIFA e abbiamo coinvolto Feneal e Fillea che non hanno fatto mancare il loro contributo manifestando e volantinando con noi in occasione della finale di Champions League che si è svolta a Milano e ci piacerebbe come progetto entrare nelle scuole e creare gli ambasciatori della campagna di modo da far conoscere la attività che un sindacato svolge a livello globale e rilanciare il tema del lavoro sicuro ed equo.

Vorremmo anche che la formazione, vanto della Filca Cisl Nazionale, fosse maggiormente disegnata sulle esigenze dei territori, per essere uno strumento operativo con ricadute nella vita organizzativa e nella gestione del lavoro di tutta la nostra prima linea. Pensiamo che alcune esperienze di formazione confederale possano offrire riferimenti positivi, in particolare riguardo a momenti di formazione a distanza su casi reali che i dirigenti “adottano” e alla verifica dell’apprendimento. Non come mero controllo didattico, ma come suggerisce l’etimologia della parola, per rendere vero, concretamente utilizzabile, ciò che si è imparato. La convinzione che abbiamo è che la formazione o da strumenti che facciano lavorare meglio e che nutrano la motivazione o diventa semplice esercizio fine a sé stesso.

La Cisl, la Nostra confederazione.

Page 19: CISL Milano · Web viewUn esempio concreto lo abbiamo sviluppato durante i lavori di Expo, firmando il 27 settembre del 2013 un accordo tra Provincia di Milano, Obiettivo Lavoro spa,

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Il rapporto con l’Unione va ripreso e coltivato con una maggiore presenza della nostra categoria negli organismi politici abbiamo bisogno di portare il nostro valore aggiunto e di confrontarci di più tra categorie dell’industria e non solo. La socializzazione delle buone prassi migliora la nostra azione contrattuale che ha bisogno di un maggiore interscambio.

Riteniamo opportuno che l’unione continui a promuova una risposta organizzativa più ragionata delle categorie presenti nel territorio del legnanese. Il supporto del nostro Claudio Della Vedova che sta dando una mano a rinforzare l’attività su un territorio che è stato progressivamente abbandonato da molte federazioni è un esempio. Riteniamo altrettanto indispensabile procedere all’individuazione di un‘unica sede sindacale al fine di evitare una dispersione di energie e di risorse umane ed economiche che non sono certo destinate ai servizi dei lavoratori e dei nostri soci, che dovrebbero avere sempre corsie privilegiate con enti e servizi.

Il valore trasversale che porta con sé il livello confederale deve diventare sempre di più un momento di arricchimento della vita associativa della nostra federazione. La Cisl di Milano nel 2016 ha sfidato le categorie con un percorso di rendicontazione sociale con uno scopo dichiarato: utilizzare il bilancio sociale per rispondere in tempi reali alle esigenze che avanzano nei luoghi di lavoro e nel territorio.

Il nostro gruppo dirigente non ha problemi ad accogliere la sfida perché i percorsi di rendicontazione li abbiamo iniziati nel 2010, prima che venissero alla luce alcuni scandali. Questi avvenimenti hanno spostato in parte l’attenzione su temi interni ai quali i lavoratori per lo più non sono interessati. A ragione sia inteso!

Noi rilanciamo alla confederazione milanese e usando le riflessioni che ci propone Ivo Lizzola e ci chiediamo insieme alla Ust di Milano: riusciremo a mettere da parte le riflessioni sulle cose che già sappiamo e ai relativi servizi e tutele che ne sono nati ed iniziare a comporre un ragionamento su quelli che potranno servire in futuro? I presidi nel presente sono necessari per rispondere alle domande dei soci e dei lavoratori, ma la sopravvivenza del sindacato si realizzerà se tornerà ad immaginare ciò che serve nel futuro.

In questa prospettiva abbiamo apprezzato moltissimo lo slancio dell’unione nell’aprire il laboratorio dell’alternanza scuola lavoro. Abbiamo aderito all’iniziativa con entusiasmo e abbiamo inserito nelle nostre attività lavorative due ragazzi per tre settimane e tanto loro quanto noi eravamo straniti per questo incontro inusuale.

Però necessario e stimolante. A loro abbiamo mostrato come si svolgono le nostre attività, compresa la preparazione delle assemblee o delle riunioni interne. È stato interessante vedere la loro reazione anche a come si preparava un’assemblea in cui dovevi andare a parlare con persone che stavano per essere licenziate. Così facendo speriamo di aver reso comprensibile il nostro ruolo anche a dei ragazzi di 16 anni creando la consapevolezza che affrontare i problemi insieme rende le persone meno sole e più forti.

Li abbiamo coinvolti nel rilancio della campagna internazionale Red Card for Fifa per sensibilizzare il caso della costruzione degli stadi in Qatar per i mondiali del 2022 e loro ci hanno aiutato a lanciare una campagna sui soci durante gli ultimi europei di calcio nelle giornate in cui giocava l’Italia e hanno costruito una presentazione con slide da presentare ai loro compagni in un incontro nella sede di Via Tadino. La loro foto con i cartellini rossi e le facce sorridenti è arrivata fino a Bruxelles e il sindacato delle costruzioni europeo FETBB ci ha ringraziato per il rilancio dell’iniziativa.

Abbiamo aderito anche quest’anno e ai nostri lavori oggi partecipa Adel, che è con noi da pochi giorni ma che insieme a Rosario è stato catapultato nella nostra realtà, vedendo con i suoi occhi la sua prima vertenza con una decina di lavoratori. Riteniamo che la Cisl debba continuare con questo progetto che riteniamo strategico per avvicinarci ad un mondo per noi nuovo.

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Mancata fusione con la Fai.

È un argomento che nei nostri dibattiti non trova molto spazio, forse perché si sta ancora elaborando ciò che è successo. Quello che a noi dirigenti sembra chiaro è che è stata un’occasione mancata. Oltre al lavoro e all’ingente quantità di tempo disperso, l’idea che le nostre categorie si fondessero in un’unica categoria industriale aveva molti punti di forza.

La Filca avrebbe rafforzato la sua attività contrattuale all’interno delle aziende grazie alla socializzazione e alla contaminazione con le politiche della Fai, che rappresentando l’industria agro alimentare organizza e risponde all’esigenze dei lavoratori e delle aziende di uno dei mercati a più alto tasso d conversione tecnologica degli ultimi anni.

Dalla nostra tradizione contrattuale invece si sarebbero potuti rafforzare i presidi territoriali dei cantieri e delle tante piccole imprese di agricoltura disseminata nei nostri territori. Il lavoro di riorganizzazione che si era impostato con la Fai rispondeva a queste esigenze e mancava solo di essere provato in pista.

Invece abbiamo assistito attoniti ad una prova di bieco egoismo e di clientele unicamente indirizzate al mantenimento dei privilegi e agli status dei sindacalisti. Piacerebbe sapere che posto hanno occupato le politiche rivolte ai lavoratori che sarebbero nate da questo scambio. La risposta l’abbiamo avuta ma non era certo quella che auspicavamo e immaginavamo.

Possiamo provare di aver creduto nel progetto. La nostra categoria si era sciolta dentro una prospettiva progettuale e sindacale e nonostante questo ha visto sfumare un investimento in termini temporali ed economici che rimane uno dei danni peggiori di questa mancata fusione.

Insieme a Ust di Milano: Anolf e Inas

Il tema dell’immigrazione e dell’essere stranieri ha bisogno di un lessico che venga riportato ad una dimensione razionale e consapevole. Un esempio per tutti di linguaggio. La comunità più presente all’interno della Cassa edile di Milano, Lodi, Monza e Brianza, è quella rumena. Sono comunitari ed europei quanto noi e ci mostra il limite della parola stranieri.

Riteniamo molto significativa l’azione giuridica intrapresa da Anolf Milano e Inas Milano su questioni di interesse nazionale che hanno portato ad ottenere nel Tribunale di Milano la prima sentenza sul territorio nazionale favorevole al riconoscimento del bonus bebè ad una cittadina straniera titolare di un semplice permesso di soggiorno per lavoro. Una vicenda che merita qualche parola. Con una nota del 2015 ANOLF Milano e INAS Milano avevano infatti deciso di inviare all'INPS anche le domande di quelle persone che non erano titolari di permesso di soggiorno di lunga durata (ex carta di soggiorno), ritenendo che tali prestazioni, a parità di requisiti, dovessero essere riconosciute a tutti coloro che sono regolarmente soggiornanti in Italia.

Il giudice, confermando gli orientamenti della giurisprudenza in materia di discriminazione, ha riconosciuto la fondatezza della posizione di Anolf e Inas (promossa con l’aiuto dell’Avvocato Balestro che collabora con noi da tempo), in linea con quanto disposto dalle direttive europee.

Queste attività rappresentano il meglio dei servizi Cisl. Da quando è arrivato Remo Guerini Inas Milano ha migliorato in maniera esponenziale la qualità del servizio. Ha costruito con noi una serie di incontri

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di approfondimento sul tema pensioni e ci ha permesso di intercettare parti delle normative che ricadevano direttamente sulla popolazione edile che noi rappresentiamo.

In più occasioni ha promosso anche indagini su patronati fantoccio che avevano trovato posizione addirittura all’interno delle Inps e che spesso fornivano un’assistenza scadente e iscrivevano con l’inganno i lavoratori al sindacato dei cassa integrati.

È una collaborazione di cui siamo molto soddisfatti. Un esempio tra le cose che vogliamo ricordare sono le pratiche eseguite per i nostri numerosissimi iscritti provenienti dai licenziamenti per la conclusione del cantiere di Expo 2015, che hanno avuto un termine di paragone tra patronati appartenenti ad altre sigle sindacali e il nostro. Grazie Remo.

Conclusioni.

Care delegate e cari delegati, siamo giunti fin qua ripercorrendo solo una piccola parte del lavoro che abbiamo svolto nel nostro quotidiano. Se fossimo in montagna questo sarebbe il momento di volgere lo sguardo dietro di noi e vedere quale panorama ci troviamo dinnanzi agli occhi e di solito emoziona e toglie il fiato.

Credo che l’immagine migliore si possa tradurre anche dalla ristrutturazione che abbiamo appena concluso della nostra sede. E quando diciamo nostra lo intendiamo a tutto tondo. Il volto nuovo del nostro ufficio speriamo rappresenti la cura con cui questa categoria prova a coltivare la rappresentanza delle nostre persone in questi anni di siccità e vento.

Il nostro ufficio cambia ma si porta dentro un ricordo che condividiamo con voi tutti. Emanuele Russo è stato un nostro dirigente, appassionato, determinato e risoluto. E’ stato con noi fino agli ultimi giorni, con una dignità e una forza che abbiamo ereditato. Ognuno di noi in piccola parte. Vorremmo dedicare a lui il nuovo ufficio vertenze quando gli uffici saranno definitivamente inaugurati.

Quel giorno vi consegneremo la sede ma attenzione: insieme vi consegneremo anche l’impegno che questo lavoro sia sempre svolto all’insegna della cura del socio, dei suoi diritti e delle sue aspirazioni, che abbiamo la fortuna di poter promuovere e nutrire.

Sono questi i primi mattoni, le prime pietre, le prime assi di legno per costruire una grande casa sindacale. Il cemento, la calce e il gesso prepariamole insieme, costruire sarà un’esperienza impegnativa e bellissima.

GRAZIE e BUON LAVORO A TUTTI NOI!