CHINESITERAPIA ultima

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CHINESITERAPIA L’etimologia della parola cinesiterapia è greca. KINESIS = MOVIMENTO THERAPEIA = CURA Quindi possiamo dire che la CHINESITERAPIA è la terapia che utilizza il movimento.

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CHINESITERAPIA

L’etimologia della parola cinesiterapia è greca.

•       KINESIS = MOVIMENTO

THERAPEIA = CURA

Quindi possiamo dire che la CHINESITERAPIA

è la terapia che utilizza il movimento.

 

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Questi principi devono essere considerati anche nell’applicazione della chinesi attiva:

• Sistemazione del paziente

•Posizione dell’operatore

•Confort del paziente

•Rispetto del dolore

•Criteri di progressione

PRINCIPI GENERALI

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SISTEMAZIONE DEL PAZIENTE

La collocazione del paziente deve assicurargli una posizione comoda e consentire contemporaneamente l’efficace attuazione dei gesti terapeutici per cui il soggetto non deve fare sforzi per mantenere una posizione rilassata. Le diverse posizioni possono essere: supina, prona, decubito laterale, posizione seduta.

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POSIZIONE DELL’OPERATORE

Deve essere una posizione comoda ed efficace, che gli permetta di eseguire il trattamento nella salvaguardia della sua integrità fisica con la minor fatica possibile. La sua posizione deve inoltre permettergli l’osservazione del paziente durante il trattamento.

 

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COMODITA’ DEL PAZIENTE

Considerare l’aspetto psicologico del paziente.

 

RISPETTO DEL DOLORE

E’ consigliabile seguire sempre la regola del “non dolore” ed evitare quindi le manovre dolorose. Il dolore evoca fenomeni riflessi di difesa che, a volte, invalidano l’efficacia della terapia.

 

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PROGRESSIONE DEL TRATTAMENTO

E’ opportuno controllare i parametri delle manovre terapeutiche, la frequenza delle sedute e l’adattamento del trattamento ad ogni malato.ogni azione terapeutica deve essere definita da:

•tempo di lavoro

•velocità di esecuzione

•tempo di riposo

Le diverse manovre terapeutiche devono essere calibrate non solo sull’evoluzione della malattia, ma anche sulla scelta delle singole tecniche fatta dal rieducatore.  

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LA CHINESITERAPIA PASSIVA

L’aggettivo “passivo” di origina latina “passivus”indica il subire un’azione senza agire.

 

La CINESITERAPIA si definisce, in senso stretto, come l’insieme delle tecniche terapeutiche applicate passivamente alle “strutture interessate”.

 

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Tra il fisioterapista ed il paziente si stabilisce un rapporto di cura: il primo, attivo, applica delle tecniche di cura attraverso il movimento (in senso lato); il secondo, subisce le procedure terapeutiche senza partecipazione motoria volontaria, anche se le integra con la sua propriocettività.

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MOBILIZZAZIONE ARTICOLARE PASSIVA MANUALE: è un’azione terapeutica basata sul movimento passivo di 2 o più segmenti corporei al fine di mobilizzare la o le articolazioni interposte.

MOBILIZZAZIONE ARTICOLARE

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MECCANISMI d’AZIONE

A LIVELLO PSISOLOGICO

SUL SISTEMA NERVOSO

SUL TESSUTO MUSCOLARE

SULLA CUTE

SULLE ARTICOALAZIONI

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    A LIVELLO PSICOLOGICO:

ossia il rapporto fisioterapista paziente basato sulla fiducia reciproca, rappresenta un fattore determinante per l’accettazione delle cure

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1 SUL SISTEMA NERVOSO:      si distinguono 3 tipi di sensibilità. ENTEROCETTIVA, che corrisponde agli organi viscerali; ESTEROCETTIVA che informa sull’ambiente esterno attraverso cute ed annessi cutanei; PROPRIOCETTIVA che informa sulle variazioni che provengono dal labirinto, dalla vista, dalle articolazioni e/o dai muscoli. Quest’ultima dà informazioni sulle posizioni ed i movimenti dei segmenti corporei gli uni rispetto agli altri. Questo insieme di informazioni differenziate concorre all’elaborazione dello schema corporeo e dello schema spaziale, che ciascuno acquisisce nello sviluppo psicomotorio. La mobilizzazione passiva articolare permette di conservare e di affinare queste proprietà attraverso la sollecitazione delle diverse strutture: pelle, muscoli, elementi osteoarticolari.

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   SUL TESSUTO MUSCOLARE: coinvolge i muscoli indirettamente. Con la mobilizzazioni passive si provocano delle variazioni sulla lunghezza muscolare. Il muscolo può essere sollecitato in accorciamento (nella direzione del movimento eseguito) od in allungamento (per gli antagonisti) questa mobilizzazione in accorciamento-allungamento permette di conservare: i diversi piani di scivolamento e le proprietà passive muscolari.

Le afferenze propriocettive di origine muscolare sollecitate durante la mobilizzazione passiva articolare partecipano al mantenimento di certi meccanismi senso-motori.

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SULLA CUTE: la mobilizzazione non deve essere ostacolata dal tessuto cutaneo.. Che deve essere estensibile. In presenza di cicatrice (cicatrici retrattili) la mobilizzazione passiva permette di sollecitare in trazione il piano cutaneo interessato .

    SULLE ARTICOALAZIONI: la mobilizzazione passiva può essere eseguita sia a scopo preventivo (conservazione delle superfici articolari, del gioco delle diverse strutture capsulo-legamentose, della secrezione del liquido sinoviale), sia a scopo curativo (patologia ortopedica, reumatologica ecc). 

  

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TIPI DI MOBILIZZAZIONE PASSIVA ARTICOLARE MANUALE

 

•Mobilizzazione analitica semplice

•Mobilizzazione analitica specifica

•Mobilizzazione passiva funzionale o globale

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Mobilizzazione analitica semplice: sollecita solitamente una sola articolazione secondo l’asse articolare meccanico, in un solo piano spaziale, rispettando la fisiologia articolare. Solitamente è diretta al recupero dell’ampiezza articolare e la forza mobilizzatrice applicata deve essere di scarsa entità. PRINCIPI:

1. rispettare i piani e gli assi cinesiologici di movimento

2. mobilizzare in tutta l’ampiezza del movimento, conoscendo i limiti fisiologici del movimento articolare dell’articolazione interessata

3. non provocare dolore

4. utilizzare le giuste prese per l’esecuzione del movimento articolare

5. dosare la mobilizzazione

6. non interporre articolazioni intermedie, ossia indirizzare il movimento a quella articolazione

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Mobilizzazione analitica specifica: come la mobilizzazione semplice è indirizzata ad una sola articolazione per il recupero di un limite di movimento con sollecitazioni in scivolamento ed eventuale sollecitazione in decompressione.

Mobilizzazione passiva funzionale o globale: combina le possibilità funzionali di una articolazione o di più articolazioni. L’obiettivo è quello di inscrivere l’articolazione in un disegno cinetico che si avvicina alla gestualità attiva.

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COME MOBILIZZARE(mobilizzazione analitica)

Rispettando gli assi ed i piani fisiologici del movimento

mobilizzare in tutta l’ampiezza articolare

Utilizzando PRESE E CONTROPRESE

non provocare dolore

Mobilizzare utilizzando un punto fisso ed un punto mobile

Non interporre articolazioni intermedie

Dosare la mobilizzazione

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Utilizzando PRESE E CONTROPRESE

PRESA = punto mobile

CONTROPRESA= punto fisso

La modalità di esecuzione pratica è importante perché determina l’efficacia della mobilizzazione articolare passiva.

La realizzazione corretta permette di:

1. Mobilizzare analiticamente l’articolazione

2. Evitando i fenomeni di compenso

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il braccio di leva dell’azione mobilizzatrice, determinato dalla lunghezza del segmento compresa tra l’articolazione da mobilizzare e la presa può essere più o meno lungo. Possiamo parlare di presa corta o presa lunga: la prima ci permette massima precisione mentre la seconda meno precisione nell’azione terapeutica.

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 MOBILIZZAZIONE ARTICOLARE AUTOPASSIVA

è una mobilizzazione eseguita dal paziente sia manualmente sia con l’aiuto di un sistema strumentale guidato dal paziente; non può essere una mobilizzazione di tipo analitico come quella eseguita dal fisioterapista.

QUALI TIPI:

•mobilizzazione manuale da parte del soggetto

•mobilizzazione con un sistema strumentale (esempio cavo-carrucola)

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MOBILIZZAZIONE ARTICOLARE PASSIVA STRUMENTALE

a differenza di quella eseguita dal paziente è il sistema strumentale a compiere l’azione mobilizzatrice.

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LE TRAZIONI ARTICOLARI

Sono delle tecniche che consistono nell’esercitare trazioni sulle parti articolari per cercare di ridurre le sollecitazioni articolari compressive, rispettando il dato fisiologico. La trazione mira:

1.     alla messa in tensione

11 alla sollecitazione delle strutture capsulo-legamentose

11 all’allontanamento dei capi articolari

11 alla decompressione articolare

le tecniche possono essere: manuali o strumentali

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LE POSTURE OSTEO-ARTICOLARI

Si indirizzano alle articolazioni con limitazione dell’ampiezza articolare dovuta alle strutture periarticolari (legamenti, capsula, tendini, muscoli). Le forze sono applicate in posizione articolare estrema per poter sollecitare efficacemente le strutture responsabili della limitazione del movimento. I diversi elementi sono sottoposti a forze di allungamento, distensione, estensibilità per arrivare a vincere la limitazione (es. aderenze) e recuperare le proprietà di scivolamento e mobilità. Devono essere non dolorose e solitamente sono applicate forze non eccessive, per periodi piuttosto lunghi.

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GLI STIRAMENTI MUSCOLO-TENDINEI

 

Sono manovre manuali, passive o autopassive, destinate a posizionare ai gradi estremi dell’escursione articolare le componenti contrattili, estensibili e/o le componenti non contrattili, poco o affatto estensibili.

L’OBIETTIVO: allungamento temporaneo per aumentare l’ampiezza del movimento a causa di un anormale accorciamento muscolo-tendineo o per aumentare l’estensibilità muscolo-tendinea.

 

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LA CHINESITERAPIA ATTIVA

 

La cinesiterapia attiva può essere definita come l’attività delle fibre muscolari contrattili del soggetto effettuata in modo analitico o globale, volontario o automatico-riflesso. Attività realizzata ai fini terapeutici locale o generale.

 

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OBIETTIVI della CHINESITERAPIA ATTIVA

 

Ogni tipo di motricità fa capo a 3 processi ed ognuno di essi può essere un obiettivo della terapia:

1. processo neuro-psicomotorio di comando, regolazione, integrazione dell’attività muscolare

2. un processo biochimico di apporto e trasformazione di energia chimica in energia meccanica

3. un processo biomeccanico di spostamento o stabilizzazione degli elementi scheletrici in funzione delle diverse forze presenti

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Il procedimento terapeutico richiede spesso l’analisi di tutti gli elementi di anatomofisiopatologia della disfunzione desiderata.

E’ indispensabile la conoscenza dei diversi sistemi responsabili dell’esecuzione del movimento; il movimento attivo che mette in gioco il sistema artro-muscolare dipende dalla contrazione muscolare. Esistono diversi tipi di contrazione che avvengono, a seconda dello stimolo di origine, in motilità riflessa, volontaria od automatica.

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MOMENTO MOTORIO

I muscoli sono inseriti sui segmenti ossei e quando si contraggono li mobilizzazioni reciprocamente. Sul piano meccanico la qualità della mobilizzazione necessita di valutare i 2 elementi presenti:

        il motore, muscolo che fornisce energia meccanica e tendine che trasmette la forza

        una macchina semplice, del tipo a leva o carrucola, costituita dal segmento osseo sul quale si inserisce i tendine e un’articolazione il cui centro è il perno attorno al quale si sposta la leva ossea.

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LE RESISTENZE

•Resistenze intrinseche: sono opposizioni al movimento di origine articolare, capsulare, tendinea, muscolare e legamentosa.

•Resistenze estrinseche: sono costituite dalla forza di gravità, dall’utilizzazione di carichi addizionali, dalla forza impressa dall’operatore.

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ATTIVITA’ MUSCOLARI NELL’ESERCIZIO ATTIVO:

si presenta in diverse forme e dipende dal rapporto tra il momento motorio ed il momento di resistenza.

 

1. LAVORO STATICO

2. LAVORO DINAMICO in modalità concentrica o eccentrica

LAVORO ATTIVO ASSISTITO

Consiste nel facilitare l’esecuzione dell’esercizio

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LAVORO STATICO: avviene quando momento motorio e momento di resistenza sono uguali con conseguente assenza di movimento. LAVORO ISOMETRICO

Interesse della contrazione statica: questa modalità di contrazione ci permette di eseguire una attività muscolare pur non eseguendo un’escursione articolare.

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LAVORO DINAMICO: c’è un disequilibrio tra momento motorio e momento di resistenza. Il lavoro dinamico è chiamato LAVORO ISOTONICO (può essere anche chiamato lavoro anisometrico in contrapposizione al lavoro statico).

 Lavoro dinamico CONCENTRICO: la contrazione muscolare provoca un avvicinamento dei punti di inserzione muscolare

  Lavoro dinamico ECCCENTRICO: i punti di inserzione dei muscoli si allontanano.

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   CATENA CINETICA APERTA: è caratterizzata dal fatto che l’estremità distale della catena è libera (es. calciare, portare la mano alla bocca)

  CATENA CINETICA CHIUSA: è caratterizzata dal fatto che l’estremità distale della catena è fissa ossia vincolata ed è l’estremità prossimale che si sposta durante il movimento. (arto inf es in appoggio al suolo)

CATENE CINETICHE MUSCOLARI:

la maggior parte dei gesti necessita la mobilizzazione di diverse articolazioni assicurando lo spostamento armonico dei vari segmenti ossei gli uni rispetto agli altri.

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Si parla di catena frenata quando è difficile la classificazione del gesto nelle 2 modalità precedenti. (facendo riferimento alla resistenza esterna distale < o > al 15% si avrà una catena cinetica aperta o leggermente frenata od una catena cinetica chiusa o   fortemente frenata).

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METODI DI LAVORO

 

L’operatore, nel corso del trattamento, deve far uso delle tecniche più appropriate adattandole alle esigenze fisiopoatologiche.

  Tecniche analitiche: mirate al lavoro di un piccolo distretto

    Tecniche globali:lavoro non selettivo ma che richiede l’utilizzo di una catena cinetica motoria

   Metodi funzionali: per la ripresa della gestualità precisa, armoniosa ed adeguata