CHIESA DI S. GIUSEPPE A PAVIA - arcrestauro.it · a base di sabbia e calce idrau-lica. Non essendo...
Transcript of CHIESA DI S. GIUSEPPE A PAVIA - arcrestauro.it · a base di sabbia e calce idrau-lica. Non essendo...
L’intervento richiesto sulle pareti
(ad eccezione delle parti adia-
centi alla cappella di S. Giusep-
pe) è stato quello di un restauro
conservativo. La prima opera-
zione è stata quindi di precon-
solidamento con resina acrilica,
ossia la “messa in sicurezza” di
tutte quelle parti che nella suc-
cessiva f ase di pulitura, se non
ancorate, sarebbero andate
perse. Successivamente è stata
eliminata tutta la polvere, con
pennellesse e aspiratori, e sono
stati eliminati gli strati di colore
non originale, nelle zone in via
di distacco per mezzo di spatole
metalliche. Le superfici sono
state poi pulite con acqua demi-
neralizzata e spazzolini e sciac-
quate accuratamente tampo-
nando con spugne naturali.
Anche le zone con mattoni a
vista sono state spolverate ed
aspirate, spazzolate con acqua
e poi consolidate con silicato
d’etile; laddove mancavano i
mattoni o erano da sostituire
sono stati reinseriti laterizi
originali con l’impiego di malta
a base di sabbia e calce idrau-
lica.
Non essendo prevista la rico-
struzione delle parti mancanti,
sono stati fatti i salva bordi su
tutte le f ratture dell’intonaco
con una malta a base di calce
idraulica, sabbia e polvere di
marmo bianca.
Le fessurazioni di grande enti-
tà, previa pulitura delle cavità
e consolidamento a punti con
CHIESA DI
S. GIUSEPPE A PAVIA
Intervento sulle pareti
NOT E STOR I CH E
La chiesa di San Giuseppe a Pavia, chiusa al culto da un paio di secoli, fu costruita a partire dal 1639, in luogo della più antica chiesa dei SS. Cosma e Damiano, uno dei primi edifici sacri costruiti a Pavia, fondata probabilmente dal Vescovo Crispino II tra il 521 e il 541. Quest’ultima venne chiusa al culto nel 1565 ed acquistata nel 1568 dal Paratico dei Falegnami e Muratori, che iniziò a restaurarla; alla fine del XVI secolo, terminati i lavori, l’edificio sacro venne intitolato a San Giuseppe, protettore della corporazione. La chiesa fu distrutta poco dopo perché risultava troppo piccola per le esigenze di culto. Il 30 maggio 1639 venne posta la prima pietra della nuova chiesa di San Giuseppe, che sarebbe sorta in parte sulle macerie della precedente. Il 6 maggio 1806, a seguito della riforma napoleonica, la chiesa venne definitivamente chiusa al culto e per questo edificio iniziò un lungo periodo che la vide oggetto di modifiche indiscriminate, per i diversi usi profani. La struttura è infatti molto differente da quel l a ori ginal e : l a planimetria attuale si ferma alla navate e alle cappelle del fianco sx, e non esistono più l’altare maggiore, il coro, la sacrestia, il campanile e le cappelle del fianco dx sono cieche. L’edificio è stato quindi ridotto sia in larghezza che in lunghezza: l’ultima volta risulta infatti tagliata dal muro che chiude
l’edificio.
Particolare della chiesa in cui è evidente la volta inter-
rotta dal muro frontale
resine, sono state stuccate
con malta a base di calce
idraulica e sabbia, quelle di
minore entità sono state esclu-
sivamente sigillate con malta.
Su tutte le parti ad intonaco a
vista ( lunette, pareti di fondo
delle cappelle, ecc) è stato
steso un nuovo strato di into-
naco con una malta composta
da sabbia, calce idraulica e
polvere di marmo. Tutta la
superf icie è stata poi spugnata
con un mov imento rotatorio ed
energico per raggiungere
maggior compattezza ed evi-
tare crepe in fase di asciuga-
tura e per portare alla luce la
granulometria degli inerti utiliz-
zati creando così un effetto di
movimento.
Nella zona sopra il portone
principale è stata eliminata
tutta la ridipintura presente,
portando così alla luce un
dipinto, purtroppo interrotto
da una grossa mancanza cen-
trale. L’affresco è stato pulito
con impacco di polpa di carta,
carbonato d’ammonio ed ac-
qua ed è stata ricostruita la
grossa lacuna con una malta
di calce idraulica, sabbia di
fiume e polvere di marmo, di
granulometria simile all’origi-
nale e di cromia “neutra”.
Parete destra in fase di restauro
Affresco ritrovato sopra l’ingresso
Prima dell’intervento di restauro la
volta si presentava di un’unica cromia
e senza alcun tipo di decorazione pit-
torica. Dopo aver eseguito una serie di
stratigrafie, si è deciso di rimuovere i
vari strati di ridipintura presenti.
Questo ha permesso di recuperare il
marmorino originale e, nei 27 riquadri
presenti, altrettanti affreschi (tra
iscrizioni e figure bibliche). La rimo-
zione dello scialbo è avvenuta princi-
palmente a secco per mezzo di martel-
line, bisturi e spatole, in alcuni punti
dove lo scialbo risultava particolar-
mente tenace, è occorso l’ausilio del
citrato di sodio diluito in acqua, per
ammorbidire leggermente lo strato da
eliminare.
Gli affreschi ritrovati erano in ottime
condizioni di conservazione, sono state
così stuccate le piccole lacune presenti
con malta di calce idraulica e sabbia di
fiume, di granulometria simile all’esi-
stente; quindi velate con un sotto tono
con colori ad acquerello. Per quanto
riguarda le mancanze presenti nelle
zone a marmorino, sono state stuccate
con una malta composta da calce idrau-
lica, sabbia fine e polvere di marmo. Il
successivo accompagnamento cromati-
co è avvenuto con colori ai silicati.
Intervento di restauro sulla volta
stratigrafia
Discialbo di un dipinto ritrovato
Visione di insieme e particolare della volta dopo il restauro
condizioni di conservazione, sono state
stati puliti dapprima a secco, poi ad
impacco, stuccati e ritoccati a selezio-
ne cromatica con gli acquerelli. Tutti
gli apparati decorativi sono stati de-
scialbati sino a rimettere in luce la
superficie liscia originale degli stucchi
ed il colore azzurrato degli sfondi. In
seguito sono state stuccate le lacune e
ricostruite le porzioni mancanti. In
ultimo si è passati a riadeguare cro-
maticamente le parti ricostruite e le
lacune stuccate con colori ad acquerel-
lo e a ridare uniformità cromatica agli
sfondi azzurri.
In questa cappella e sull’intera parete
circostante l’intervento richiesto è
stato quello di un restauro conservati-
vo ed estetico.
I dipinti presenti nella volta sono stati
dapprima puliti a secco per eliminare i
depositi di polvere e il nero fumo, poi
ad impacco con carbonato d’ammonio.
La fase successiva ha visto un inter-
vento di desalinizzazione attraverso
ripetuti impacchi di metiletilchetone
ed acqua supportati da fogli di carta
giapponese. Le integrazioni struttura-
li dell’intonaco sono state effettuate
con malta di calce e sabbia di granulo-
metria simile all’originale. Il ritocco
pittorico è stato eseguito con colori
all’acquerello con tecnica riconoscibile
a rigatino a tono: gli interventi di ri-
tocco avevano la funzione di abbassa-
re le principali interferenze estetiche,
intervenendo esclusivamente su sfon-
di, su parti di sicura morfologia e sulle
piccole abrasioni, rispettando le lacu-
ne principali localizzate su porzioni di
dipinto figurativo (come nel caso dell’-
affresco centrale dove, eliminata una
vecchia stuccatura di ampie dimensio-
ni, è stata ricucita la lacuna con una
stuccatura lasciata appositamente a
neutro). I dipinti, non originali, pre-
senti all’estremità della volta, sono
stati eliminati per mezzo di bisturi:
sono emerse così alcune figure femmi-
nili originali.
La parete di fondo di questa cappella
si presentava liscia e senza alcuna
decorazione, a seguito di alcune strati-
grafie si è deciso di demolire l’intonaco
non originale presente, operazione che
ha portato alla luce una nicchia, l’im-
pronta delle decorazioni della nicchia
e due porzioni d’affresco. Questi sono
Intervento di
restauro nella
Cappella
di San Giuseppe
Impacco di cellulosa, carbonato d’ammonio e acqua
eliminazione della pittura non originale
Particolare della cappella prima e dopo il restauro
esa, sono state sverniciate meccanica-
mente; sulle rimanenti superfici , che
non necessitavano scrostature, è sta-
to steso un materiale “ponte” che per-
mettesse la stesura delle nuove cro-
mie identiche all’originale ottenute
dalle stratigrafie.
La finitura cromatica è stata realizza-
ta con colori ai silicati stesi in velatu-
ra, così da ottenere un effetto di pla-
sticità estetica.
L’intervento di pulitura della pietra è
avvenuto in due fasi: la prima con
processo di sabbiatura e la seconda
mediante smantellamento dei cemen-
ti.
Intervento di restauro sulla facciata
Il sottogronda ligneo è stato dapprima
consolidato, poi è stata stesa una fini-
tura con impregnante color noce.
Le porzioni di facciata adiacenti al
tetto sono state intonacate con malte
di calce e velate con colori ai silicati.
I laterizi sono stati puliti meccanica-
mente con spazzolini metallici, bisturi
e martelline e consolidati con silicato
di etile. Le stillature tra i mattoni
sono state reintegrate con malte a
base di calce e inerte simile all’origi-
nale, i vuoti strutturali chiusi median-
te l’inserimento di mattoni pieni. I
vecchi buchi pontai sono stati ripuliti
dal guano e chiusi con reti metalliche
in rame.
Le superfici aggettanti che presenta-
vano una tinteggiatura corposa e deco-
Facciata prima e dopo il restauro
Particolare della chiesa prima e dopo il restauro
COMMITTENTE: Privato
PROGETTO: Arch. Eleonora Magliocco
IMPRESA ESECUTRICE: A.R.C. snc
di Astolfi e Giacomini
DIREZIONE LAVORI: Architetto Eleonora Magliocco
SOPRINTENDENZA BENI ARCHITETTONICI:
Arch. Savio
DURATA LAVORI: marzo-novembre 2007
Le integrazioni strutturali sono state
eseguite con impasti di polvere di mar-
mo di cromia e granulometria affini
all’originale e calce idraulica.
L’estesa porzione di intonaco mancante
è stata ricostruita con malte a base di
calce e reintegrata cromaticamente con
velature ai silicati.