ChernoNews - maggio/giugno 2011

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ChernoNews Maggio - Giugno 2011 Mai pi` u Chernobyl Luciano Barbieri Sistemando alcune vecchie rivi- ste mi capita in mano “La Nuova Ecologia” dell’Aprile 2006. Era il 20 o anniversario dell’in- cidente alla centrale di Chernobyl ed il titolo a tutta pagina recita “MAI PIU’ CHERNOBYL”. Mi fermo quasi che, per un attimo, non mi fosse pi` u chiaro il quando stessi leggendo quelle parole. E poi, di nuovo, la domanda che tante volte mi sono fatto in queste settimane di fronte alle no- tizie ed alle immagini, sempre me- no frequenti a dire il vero, che arri- vano dal Giappone e da Fukushima in particolare. ` E possibile, mi chiedo, che do- po 25 anni ancora ci si trovi di fronte allo stesso disastro, alle stes- se bugie, allo stesso “non sapere” cosa fare, alle stesse paure? ` E possibile, mi chiedo, che do- po decenni dal referendum in cui il nostro paese aveva detto no al nucleare, si debba tornare al voto per ribadire quella volont` a con il tentativo esplicito di impedire alla gente di esprimersi? E, se ci permetteranno di eser- citare il nostro diritto di voto allo- ra Chernobyl, Fukushima dovran- no essere gli ultimi nomi che vor- remo sentire e dovremo dare il no- stro SI per un futuro senza nuclea- re perch´ e, come recita uno degli slogan della campagna per le ener- gie rinnovabili, l’unica cosa sicura del nucleare sono i rischi. Un’attivi- sta ricorda come votare al refe- rendum del 12 e 13 giugno A testimonianza di cosa que- sto significhi, di seguito, riportia- mo una sintesi dell’ottimo lavoro di report fatto da Roberto Rebecchi, in occasione del suo ultimo viag- gio a Chernobyl nella primavera 2011. 25 anni dopo Chernobyl Sintesi dal report di Roberto Rebecchi CONSEGUENZE SOCIALI, AMBIENTALI SANITARIE Per 10 giorni consecutivi, la nu- be radioattiva sprigionatasi a se- guito dell’esplosione alla centrale nucleare di Chernobyl avvenuta il 26 aprile 1986 ha rilasciato nume- rose variet` a di materiali radioatti- vi, la cui ricaduta ha interessato prevalentemente le popolazioni di Bielorussia, Russia ed Ucraiana. In particolare radioisotopi co- me lo Iodio 131 che, pur avendo una breve emetivit` a (8 giorni), ` e stato e continua ad essere causa di nu- merose patologie e tumori tioridei. Emivit` a ben pi` u a lungo termine ` e quella del Cesio 137 . Pi` u di cinque milioni di per- sone vivono in aree della Bielo- russia, Russia e Ucraina che so- no classificate ’contaminate’ da ra- dionuclidi (superiore a 37 kBq m 2 di 137 Cs). Tra di loro, circa 400.000 persone vivono nelle zone pi` u contaminate(oltre 555 kBq m 2 di 137 Cs). Di questa popolazione, 116.000 persone sono state evacuate nel- la primavera e nell’estate del 1986 dalla zona circostante la centra- le di Chernobyl (denominato “Ex- clusion Zone”) ad aree non con- taminate. Altre 220.000 perso- ne sono state trasferite negli anni successivi. Altalenanti sono i numeri delle vittime attribuibili alla tragedia di Chernobyl: Il Chernoby Forum (grup- po composto da otto agen- zie delle Nazioni Unite e dai governi di Ucraina, Bielorus- sia e Russia) ha stimato in “solo” poche migliaia di mor- ti come conseguenza dell’e- sposizione alle radiazioni. Le agenzie dell’ONU parlano di circa 4.000 decessi; 1

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A cura del Progetto Chernobyl di Carpi-Novi-Soliera

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ChernoNewsMaggio - Giugno 2011

Mai piu Chernobyl

Luciano Barbieri

Sistemando alcune vecchie rivi-ste mi capita in mano “La NuovaEcologia” dell’Aprile 2006.

Era il 20o anniversario dell’in-cidente alla centrale di Chernobyled il titolo a tutta pagina recita“MAI PIU’ CHERNOBYL”.

Mi fermo quasi che, per unattimo, non mi fosse piu chiaroil quando stessi leggendo quelleparole.

E poi, di nuovo, la domandache tante volte mi sono fatto inqueste settimane di fronte alle no-tizie ed alle immagini, sempre me-no frequenti a dire il vero, che arri-vano dal Giappone e da Fukushimain particolare.

E possibile, mi chiedo, che do-po 25 anni ancora ci si trovi di

fronte allo stesso disastro, alle stes-se bugie, allo stesso “non sapere”cosa fare, alle stesse paure?

E possibile, mi chiedo, che do-po decenni dal referendum in cuiil nostro paese aveva detto no alnucleare, si debba tornare al votoper ribadire quella volonta con iltentativo esplicito di impedire allagente di esprimersi?

E, se ci permetteranno di eser-citare il nostro diritto di voto allo-ra Chernobyl, Fukushima dovran-no essere gli ultimi nomi che vor-remo sentire e dovremo dare il no-stro SI per un futuro senza nuclea-re perche, come recita uno deglislogan della campagna per le ener-gie rinnovabili, l’unica cosa sicuradel nucleare sono i rischi.

Un’attivi-

sta ricorda come votare al refe-

rendum del 12 e 13 giugno

A testimonianza di cosa que-sto significhi, di seguito, riportia-mo una sintesi dell’ottimo lavoro direport fatto da Roberto Rebecchi,in occasione del suo ultimo viag-gio a Chernobyl nella primavera2011.

25 anni dopo ChernobylSintesi dal report di Roberto Rebecchi

CONSEGUENZE SOCIALI,AMBIENTALI SANITARIE

Per 10 giorni consecutivi, la nu-be radioattiva sprigionatasi a se-guito dell’esplosione alla centralenucleare di Chernobyl avvenuta il26 aprile 1986 ha rilasciato nume-rose varieta di materiali radioatti-vi, la cui ricaduta ha interessatoprevalentemente le popolazioni diBielorussia, Russia ed Ucraiana.

In particolare radioisotopi co-me lo Iodio131 che, pur avendo unabreve emetivita (8 giorni), e statoe continua ad essere causa di nu-merose patologie e tumori tioridei.

Emivita ben piu a lungo termine equella del Cesio137.

Piu di cinque milioni di per-sone vivono in aree della Bielo-russia, Russia e Ucraina che so-no classificate ’contaminate’ da ra-dionuclidi (superiore a 37 kBq m2

di 137Cs). Tra di loro, circa400.000 persone vivono nelle zonepiu contaminate(oltre 555 kBq m2

di 137Cs).

Di questa popolazione, 116.000persone sono state evacuate nel-la primavera e nell’estate del 1986dalla zona circostante la centra-le di Chernobyl (denominato “Ex-clusion Zone”) ad aree non con-

taminate. Altre 220.000 perso-ne sono state trasferite negli annisuccessivi.

Altalenanti sono i numeri dellevittime attribuibili alla tragedia diChernobyl:

• Il Chernoby Forum (grup-po composto da otto agen-zie delle Nazioni Unite e daigoverni di Ucraina, Bielorus-sia e Russia) ha stimato in“solo” poche migliaia di mor-ti come conseguenza dell’e-sposizione alle radiazioni. Leagenzie dell’ONU parlano dicirca 4.000 decessi;

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• 93.000 sono i decessi a livel-lo planetario attribuibili al-l’esposizione del fallout ra-dioattivo secondo Greenpea-ce;

• 734.000 secondo l’Organizza-zione non governativa “TheChernobyl Union of Ukrai-ne”;

• il dato preoccupante e che“400milioni di esseri umanisono stati esposti alle radia-zioni conseguenti al falloutradioattivo di Chernobyl e leconseguenze si ripercuteran-no per le successive genera-zioni”. Cosı hanno scrittonel loro report Alexei Yablo-kov e Vasily Nesterenko, e sisono spinti a sostenere che fi-no al 2004 i decessi correla-ti al fallout radioattivo era-no ormai prossimi al milio-ne di unita, includendo i ca-si di malformazione neona-tale, le maternita non por-tate a termine, l’invecchia-mento precoce, i danni pro-vocati al cuore e al cervel-lo, le patologie del sistemaendocrino, problemi renali,gastrointestinali e malattiepolmonari.

LA SITUAZIONE DELLABIELORUSSIA

La Bielorussia e stata e conti-nua ad essere anche oggi la nazionemaggiormente colpita dagli effettidevastanti del fallout radioattivo.

Il 20% del territorio agricolo eil 23% delle foreste della Bielorus-sia sono state contaminate, in par-ticolare dal Cesio137, che ha con-taminato la catena alimentare, ede ancora misurabile nei terreni ein alcuni alimenti in molte partid’Europa.

Gia da una decina di anni si as-siste ad una politica sia governati-va, sia delle organizzazioni interna-zionali, quali l’OMS e IAEA, volta

a minimizzare le conseguenze am-bientali degli effetti dell’incidentenucleare.

Si assiste cosı ad una politicadi “riapertura” sia dal punto di vi-sta agricolo, di allevamento di be-stiame e insediamenti abitativi inzone “definite” non piu pericolo-se per gli abitanti e per i prodottiagricoli coltivati in loco.

Ad esempio, dal 1 genna-io 2011 con Decreto Governati-vo e stato dichiarato che “solo” il14,5% del territorio della Repub-blica di Bielorussia e consideratocontaminato.

Da quanto pero emerso anchedal monitoraggio organizzato daLegambiente nella primavera del2006 in collaborazione con l’ARPAEmilia Romagna (Sezione di Pia-cenza) e il Centro di radioprotezio-ne di Minsk, si e evidenziate quan-to le politiche di minimizzazionesiano totalmente demagogiche espesso prive di base scientifica.

Dalle misurazioni effettuate so-no emersi livelli di contaminazionesia nel suolo che nei prodotti col-tivati in loco e alti livelli di conta-minazioni sono stati rilevati nellaselvaggina.

In questo contesto si devonoanche denunciare alcune situazio-ni drammatiche, come ad esem-pio popolazioni di piccoli villaggiabbandonate a se stesse.

Ne e un esempio la popolazio-ne del villaggio di Gden, dove 250persone, tra cui anche una venti-na di bambini, vive all’interno del-la “zona morta” dove i livelli di ra-dioattivita reali – e non quelli sullacarta – sono proibitivi.

Altrettanto preoccupante e ilfatto che coltivazioni, allevamentidi animali e legname prodotti inloco vengano immessi sul mercatonazionale, rendendo insicura tut-ta la catena alimentare per l’interapopolazione bielorussa.

Spesso il latte contaminato,cosı come i cereali, vengono misce-

lati con prodotti non contaminatiper abbassare i livelli di contami-nazione, una sorta di condivisione“silenziosa” di un pegno dal qualenessuno puo chiamarsi fuori, tran-ne chi ha le possibilita economi-che di acquistare alimenti “sicuri”,spesso importati dall’estero.

Un banchetto in piazza

LA CENTRALE

L’attuale sarcofago fu costruitoa partire da meta giugno 1986 e ilavori si protrassero per 206 giornie notti.

Secondo studi effettuati daesperti del settore, si stima che laquantita di materiale radioattivoaltamente pericoloso contenuto al-l’interno del sarcofago e di circa200 tonnellate.

Al suo interno si trova ancoraoggi il 95% del materiale radioat-tivo presente al momento dell’inci-dente. Nel caso di un collasso dellastruttura di contenimento, si sti-ma in circa 4 tonnellate la quan-tita di polveri che potrebbero fuo-riuscire. Nel 2006 il sarcofago pre-sentava all’incirca 100 mq di crepee fessure, dalle quali ogni anno siinfiltrano 2.200 metri cubi di ac-qua piovana, cui va ad aggiunger-si l’acqua di condensa, stimata inulteriori 1.650 metri cubi annui.

THE ARCH

Alla Banca Europea per la Ri-costruzione e lo Sviluppo (BERS) estata affidata la gestione del Cher-nobyl Shelter Fund che si sta oc-cupando di finanziare la costru-zione del nuovo sarcofago e del-la struttura per la dismissione delcarburante nucleare dei reattori1-3.

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“The arch”, per il quale saran-no necessarie 29.000 tonnellate distrutture metalliche, tre volte il pe-so della Torre Eiffel; raggiungeraun’altezza di 105 metri, quanto unpalazzo di 30 piani o quanto l’al-tezza della Statua della Liberta;una lunghezza di 150 metri, qua-si come due campi da calcio e unacampata di 257 metri.

I lavori saranno realizzati dalConsorzio Novarka e alla fine del2010 il Chernobyl Shelter Fund haraccolto dai paesi donatori la som-ma di 990milioni di euro, suddi-visi tra vari paesi (tra i quali l’Italia con 41,4 milioni di euro).Per completare il budget necessa-

rio si dovranno trovare altri 600mi-lioni di euro,considerato che i co-sti complessivi sono stati fissati a1miliardo e 600 milioni.

Oltre a cio, altri 140 milioni diEuro dovranno essere raccolti perla dismissione e lo stoccaggio delcarburante radioattivo dei reattori1-3. Se tutto andra come previ-sto, la bonifica completa della cen-trale nucleare di Chernobyl saraconclusa tra 100 anni.

La complessita di questi dati efatti evidenziano quanto le conse-guenze dalla tragedia nucleare diChernobyl continuino ad avere ri-percussioni ancora oggi e per lungo

tempo a venire sia a livello ambien-tale, sulla salute umana ed anima-le, sui costi economici e sociali divaste zone e milioni di persone.

E forse, assai tardivamente, lacomunita internazionale e l’opinio-ne pubblica, davanti all’altra im-mane tragedia nucleare di Fukushi-ma non ancora conclusasi, possonorendersi conto del significato e delsenso di quanto successo a Cher-nobyl e di quanto sia stato e con-tinui ad essere manchevole l’azionee l’interesse della Comunita inter-nazionale e come questa “lezione”sia rimasta inascoltata per meri in-teressi economici e delle lobby delnucleare.

Atomo e arroganza ideologica

Roberto Della Seta e Francesco Ferrante

(Editoriale apparso su Europa)

Una manifestazione anti-

nuclearista di Legambiente

La situazione della centrale diFukushima e in drammatica evo-luzione, e i tentativi volti a mini-mizzare gli effetti del disastro incorso hanno ormai definitivamen-te lasciato il posto a timori fon-dati di un incidente atomico cheleghera per sempre il nome dellacitta giapponese a quello di Cher-nobil e Three Miles Island. Infat-ti, anche se nelle prossime ore siriuscisse a bloccare il processo difusione del nocciolo vincendo que-sta drammatica battaglia contro iltempo, la quantita di radionucli-di rilasciati comportera comunque

gravi effetti nel tempo sulla salu-te dei giapponesi. 48 ore fa, pro-prio mentre si consumava questatragedia umanitaria e industriale,in un’affollata conferenza stampaun Governo annunciava la definiti-va approvazione di un grande pia-no per il nucleare civile. No, nonera il Governo italiano: a discetta-re di energia atomica senza nean-che un accenno alla possibilita chein Giappone stesse per fondere ilnocciolo di una centrale nucleare,era il premier cinese Wen Jiabao.

Il parallelismo con l’Italia e nel-le cose: anche da noi, unico casoin Occidente, il Governo ha reagi-to alla catastrofe di Fukushima al-zando le spalle, fingendo che nul-la cambi rispetto al giudizio sullasicurezza del nucleare.

Alcuni commentatori e politi-ci “autorevoli” hanno tacciato da’sciacalli’ quanti, come chi scrive,hanno invitato la destra a rimette-re in discussione la scelta di torna-re al nucleare. Si e fatto riferimen-to ad eccessi di emotivita, forse

dettati dal temperamento latino,che inficerebbero il ragionamentodei cittadini sul tema, ci si e addi-rittura lanciati in ridicoli parago-ni tra la pericolosita di una diga edi una centrale atomica. Insomma,il partito dell’industria nucleare eevidentemente spiazzato di frontealla tragedia giapponese, che ha ri-portato con brutale evidenza il di-battito sulle scelte energetiche adun punto molto chiaro: il nuclearesicuro non esiste, in nessuna par-te del mondo, nemmeno nei Paesipiu tecnologicamente avanzati edefficienti.

Il disastro verificatosi in Giap-pone costituisce “uno spartiacquenella storia della tecnologia mon-diale”, ha detto ieri Angela Merkelnell’annunciare la chiusura in Ger-mania delle sette centrali nuclearipiu vecchie, decisione che dubitia-mo sia avvenuta sull’onda dell’e-motivita, ma immaginiamo piutto-sto legata all’esigenza di tutelare lasicurezza dei propri cittadini, cheogni Stato dovrebbe anteporre agli

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interessi di lobby e industrie, e allaconsapevolezza che la via alterna-tiva alle fonti tradizionali esiste, esi chiama energia rinnovabile.

Del resto il cancelliere tedescoha dalla sua i risultati stupefacen-ti dell’energia rinnovabile nel suoPaese, e non puo che prendere attodel fortissimo dissenso della granparte della popolazione verso l’e-nergia nucleare, con cui i cittadi-ni tedeschi hanno convissuto perdecenni e che e tuttora percepitacome insicura.

Nessuno, com’e ovvio, puo ra-gionevolmente credere che i Pae-si che hanno investito fortemen-te sull’atomo possano spegnere daun giorno all’altro le proprie cen-trali, ma il fatto che il dibattitonegli Usa,in Gran Bretagna, per-sino in Francia, sia molto acceso,

prefigura scenari impensabili finoa poco tempo fa. E invece sareb-be molto sensato che un Paese co-me il nostro non si imbarchi affattonell’avventura del nucleare di ter-za generazione, e che si sospendaimmediatamente il programma go-vernativo, a partire da quel decre-to in questi giorni in discussionein Parlamento sulla localizzazionedelle centrali e che ha gia ricevu-to il parere negativo delle Regio-ni. Ma questo e uno strano Pae-se nel quale nel club “amici del-l’atomo” si ritrovano coloro che inteoria sarebbero stati chiamati asvolgere le funzioni ’terze’ di Agen-zia per la sicurezza: il presiden-te, noto scienziato ma del tuttoignorante in tema di tecnologia nu-cleare, vuole dormire con le scorie,un altro componente, un fisico, il

giorno dopo l’incidente si affanna-va a spiegare che “non era successoniente”.

All’arroganza ideologica di chivuole a tutti i costi una centralesulle rive dei nostri fiumi o vici-no alle nostre coste abbiamo sem-pre opposto la forza dell’evidenza,sia in termini di pericolosita del-le centrali stesse che delle scorie,sia fornendo i numeri e le potenzia-lita enormi delle energie rinnovabi-li e dell’efficienza energetica controi costi del nucleare, quelli sı davve-ro insostenibili. Non a caso tuttii sondaggi confermavano, gia benprima del disastro di Fukushima,che la stragrande maggioranza deicittadini italiani resta contraria alnucleare.

5xMille una firma per Comitato ProgettoChernobyl di Carpi, Novi, Soliera

Codice Fiscale: 90013440368

ChernoNews: periodico del Comitato Chernobyl di Carpi, Novi e Soliera. Redazione: Luciano Barbieri, MarcoCamellini, Remo Sogari, Francesco Malvezzi.

Comitato Chernobyl di Carpi, Novi e Soliera: via B. Peruzzi, 22 – 41012 Carpi. Telefono e fax: 059 660 988email: [email protected] contribuire alle attivita del Comitato: Conto Corrente Postale n. 11849296 — Conto corrente bancario 501060

Banca Etica - ABI 5018 - CAB 12100 — Conto corrente bancario n.686083/28 Banca Popolare dell’Emilia, Ag. diCarpi, piazza Martiri - IBAN: IT33K 05387 23300 000000 686083

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