Che si dice al Delfinoni - Comune di Casorate Primo 2016/Servizi... · Sei contenta di lavorare...

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Che si dice al Delfinoni 16° uscita Giugno 2016

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Che si dice al Delfinoni

16° uscita – Giugno 2016

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I nostri principali

appuntamenti sono:

Ogni martedì alle ore 16:00 si celebra la Santa

Messa,

Ogni mercoledì alle ore 10:00 si recita il Santo

Rosario,

Ogni ultimo giovedì del mese dalle ore 15:00 si

festeggiano i compleanni dei nostri cari Ospiti con

l’orchestra!

Inoltre…

Il 16 giugno i nostri ospiti faranno merenda in

gelateria.

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Dopo il grande successo delle edizioni precedenti, la Casa di Riposo Delfinoni

organizza nuovamente il concorso “PENSIERI IN VIAGGIO” dove, ancora una volta, le

cartoline premiate saranno ben due!!!

Regolamento: il concorso è aperto a chiunque. Per partecipare è necessario spedire

una cartolina dal luogo di villeggiatura che contenga un “pensiero” rivolto a tutti i nostri

Ospiti. Ovviamente è possibile spedire più di una cartolina!

Giovedì 8 settembre alle ore 16:00 verranno proclamate le cartoline vincenti

secondo due modalità: la prima cartolina verrà decretata, come sempre, da una giuria che

la valuterà secondo alcuni parametri, mentre la seconda cartolina verrà sorteggiata

attraverso una estrazione. Entrambi i vincitori riceveranno un bel premio.

Le cartoline dovranno essere spedite a:

CASA DI RIPOSO DELFINONI

Via Palazzo 20

27022 Casorate Primo (PV)

PARTECIPATE NUMEROSI!!

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VI PRESENTO.... PATRIZIA!! Intervista del 12 maggio

Dove sei nata?

A Pavia tanto tempo fa… ho compiuto 50 anni il 19 febbraio. Smetterò di contarli da quest’anno!

Sei contenta di lavorare qui?

Lavoro al Delfinoni dal 2002 e mi

occupo più che altro di numeri. Sono

contenta ma a volte è un po’ noioso.

La tua collega è simpatica?

Mi ha lasciata sola tre mesi e ha

promesso che non lo farà più… quindi

si, è simpatica!

Vieni a lavoro in macchina?

Si, abito a Belgioioso… Ho una

macchina rossa.

Hai mai cambiato appartamento?

No, sono sempre stata a Belgioioso. Non amo la città, preferisco la campagna. Sono una ragazza di

campagna!

Hai un marito?

Ho un compagno da 18 anni, si chiama Dimitri e ha sette anni meno di me. La sua mamma è di origine

greca. Ci siamo conosciuti un pomeriggio in un bar. Direi che abbiamo fatto il primo passo entrambi… non

rispettiamo la tradizione! Siamo stati fidanzati fino al 2003 e poi siamo andati a convivere. Prima o poi ci

sposeremo anche se comunque stiamo bene così.

Hai figli?

No, non ci abbiamo mai pensato

seriamente.

Hai i genitori?

Ho solo la mamma.

Hai un gatto o un cane?

Ho un piccolo cane di 70 kg. È un cane

corso a pelo raso, si chiama Bullo e ha 2

anni e mezzo.

Hai solo un cane?

Ho una cane, due galline, due faraone e due gatti. I gatti non mi piacciono, non ho deciso io di prenderli

infatti gli do da mangiare ma non li guardo più di tanto. Per quel che riguarda le faraone, invece, le

abbiamo prese per Natale ma poi non siamo riusciti a ucciderle e sono ancora lì… Fanno le uova un po’

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più piccole ma sono buone come quelle delle galline. Sono solo due ma molto rumorose, fanno un verso

che sembra un urlo. Non danno fastidio ma sono abbastanza noiose.

Fai da mangiare tu?

Si, non sono bravissima ma mi arrangio. Mi piace cucinare piatti etnici: messicano, riso indiano con le

verdure che mangio solo io… E poi i piatti di tutti i giorni: soprattutto pasta perché a Dimitri non piace il

riso, carne e poco pesce perché non piace a entrambi.

Qual è il tuo piatto preferito?

Le polpette, quelle fritte che cucino io.

Nel tempo libero fai sport?

No, sono pigrissima! Preferisco occuparmi del giardino e dell’orto e fare shopping. Dimitri ha vangato poi

però ho piantato e innaffiato io. Mi piace perché vedo i risultati, ho soddisfazione nel raccogliere le

verdure.

Qual è il periodo dell’anno che ti piace di più?

Preferisco la mezza stagione perché non sopporto il caldo e non mi piace stare al sole, infatti d’estate

faccio le ferie in Alto Adige dove vado a camminare. In inverno non vado mai in montagna.

Sei felice?

Diciamo serena… felice è fin troppo!

Vai al cinema o a teatro?

A teatro mai, al cinema si e no due volte l’anno.

Quando esco visito città: recentemente ho visitato

Mantova, sono stata a Soncino a vedere la rocca.

Faccio gite in giornata. Siccome Dimitri lavora al

castello di Belgioioso ci piace andare a visitare altri

castelli per vedere come sono tenuti.

Quali scuole hai frequentato?

Il Bordoni, ho studiato ragioneria a Pavia.

Leggi?

Va a periodi e in questo periodo no. Solitamente

leggo romanzi. Sono appassionata di Stephen King e

ho letto tutti i libri di Gabriel Garcia Marquez: ho letto

due volte “It” e tre volte “Cent’anni di solitudine”.

Sei mai andata a nuotare?

Non so nuotare! Non vado neppure in piscina!

Ma allora dove vai a rinfrescarti d’estate?

Accendo il condizionatore!

Hai fratelli o sorelle?

Ho una sorella più grande di 55 anni, si chiama Donatella e ci vediamo spesso perché anche lei vive a

Belgioioso.

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CORSA CAMPESTRE: UNA MANO PER UN

PASSO (8^ EDIZIONE)

L’annuncio che, anche quest’anno, ci sarebbe stata la corsa campestre ci ha resi

entusiasti!

Ci siamo dati da fare a creare qualcosa per l’occasione. Durante un pomeriggio dedicato

al laboratorio creativo abbiamo mischiato farina, acqua e sale. Successivamente abbiamo

suddiviso l’impasto in tre porzioni a cui è stata aggiunta la tempera colorata. Risultato: pasta

di sale colorata! Il primo impasto rosso è stato destinato alla creazione delle medaglie dei

vincitori che hanno

conquistato il primo posto sul

podio. Il secondo impasto

verde per creare le medaglie

da consegnare ai secondi

classificati mentre quelle blu

per i terzi classificati.

Abbiamo creato forme piatte

e rotonde (come quelle dei

biscotti) dove veniva impressa

un’impronta di mano (di una rana giocattolo) e praticato un foro sulla parte superiore. In

totale abbiamo prodotto trenta medaglie e le abbiamo fatte asciugare. Una volta asciutte,

abbiamo inserito un nastro colorato all’interno di ogni foro così da poterle infilare al collo di

ogni vincitore. Questo ”lavoro” ci ha impegnati per due pomeriggi.

Per ravvivare i gazebi della giuria e dei punti di ristoro con la merenda dei partecipanti,

abbiamo anche creato dei festoni utilizzando semplicemente dei fogli di carta tagliati a forma

triangolare su cui abbiamo impresso le impronte delle nostre mani con la tempera colorata. I

triangoli di carta sono stati pinzati ai fili di spago agganciati ai gazebi. Sembravano tante

bandierine!

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Il 19 marzo

tutto era pronto!

Alle 15 sono arrivati

tantissimi bambini e

ragazzini delle

scuole elementari e

medie. Prima

dell’inizio della gara

siamo usciti in

giardino per occupare i posti in prima fila per poter così fare il tifo agli atleti, incoraggiando

soprattutto i più piccoli. Il clima era bello e il sole molto caldo infatti ci siamo messi tutti il

cappello per ripararci. I partecipanti alla corsa campestre erano suddivisi in dieci categorie in

base alla loro età. Siamo stati proprio noi a mettere le medaglie artigianali al collo dei

vincitori.

“Che bello guardare i bambini che corrono senza malizia, sorpassandosi e divertendosi.”

(Teresina D.B.)

In questa giornata di festa (del papà) ne abbiamo approfittato per fare anche una bella

merenda all’aperto!

Vogliamo ringraziare pubblicamente, attraverso il nostro Giornalino, gli organizzatori e

i partecipanti per la bellissima giornata trascorsa da noi.

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L’intervista a “uno di noi”: Ernesta In questo numero conosceremo Ernesta L., un’Ospite della Casa di Riposo G. Delfinoni, che abbiamo intervistato il 21

aprile. Nel prossimo numero le interviste continuano!!

Quando sei arrivata al Delfinoni?

Mah, mia figlia dice che son qui da un paio di mesi ma

a me sembra passato più tempo…

Stai bene?

Si, a parte qualche acciacco. Ho fatto tante di quelle

operazioni…

Quando sei nata?

Il 6 novembre 1931 a Zelo Buon Persico. Allora era in

provincia di Milano, ora invece è diventato provincia di

Lodi.

Quando ti sei sposata?

Mi sono sposata nel 1953 a novembre e l’hanno dopo ho avuto il mio primo figlio, Sergio. È

nato che avevo 22 anni.

Quando ti sei sposata avevi l’abito bianco?

Si era bianco e lungo. Il mio non ce l’ho più, a casa ho ancora quello di mia figlia che dovrà

passare a riprenderlo perché se svuoto casa…

Dove hai lavorato?

In un cotonificio di Milano in via Rasori (che poi si è trasferito a

Baggio) per 14 anni. Andavo a lavoro col “Gamba de legn” e poi

facevo un pezzettino di strada a piedi. Prima lavoravo sulla

minatrice che è quella macchina che unisce tre fili… da tre spole

se ne otteneva una più grande. Poi ho provato l’aspatrice che

trasformava le spole in matasse. Infine c’era quella macchina che

andava a corrente dove il filo passava attraverso il gas e il pelo veniva bruciato. Avevo la

cuffietta perché c’era tanta polvere e una borsetta in grembo dove mettevo il filo che era

rimasto bianco perché non si era bruciato. Sono passata su tutte le macchine per imparare e

poi i capi mi hanno lasciata da sola sull’ultima perché ero veloce. Ho lavorato tanti anni per

questa ditta ma poi quando è nato il mio Alberto nel 1957 non ho potuto mandarlo al nido

perché aveva la pertosse e sono rimasta a casa io per curarlo.

Hai altri figli?

Ho cinque figli! Sergio, Alberto, Paolo che è nato nel 1960, Rolando a Santo Stefano nel

1963 e Maria Grazia nel 1967.

I tuoi figli sono sposati?

Il “Gamba de legn”

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Si, e non ho fatto

nessun debito!

Hai nipoti?

Si, il mio Rolando ha

tre figli, Grazia e

Sergio uno, Alberto e

Paolo hanno un

maschio e una

femmina. Ho nove

nipoti!! Quando

andavo in banca

prelevavo qualcosina in più così per Natale

riuscivo a fare le buste da regalare a tutti.

Andavate in vacanza?

Si, in montagna. Abbiamo comprato casa nel bergamasco ai Colli di San Fermo perché ci piace

tanto la montagna, più del mare. Ci andavamo d’estate per due mesi o più, in primavera una

settimana e in autunno a raccogliere le castagne.

Dove abitavi?

Quando ero piccolina da Zelo ci siamo trasferiti a Mignete e successivamente a Tre Ronchetti

fino l’inizio della guerra. Dato che mia mamma aveva paura ci siamo trasferiti a Figino (vicino

Settimo Milanese) dove ho frequentato la scuola elementare e ci sono rimasta fino dopo il

matrimonio. Successivamente con mio marito siamo andati a Milano solo per 3-4 anni, dato

che l’affitto era troppo caro,

per poi ritornare a Figino.

Infine nel 1958 ci siamo

trasferiti a Casorate Primo e da

qui non ci siamo più mossi.

Guidavi la macchina?

Io no, mio marito Ettore me

l’ha detto tante volte ma io non

ho mai voluto perché avevo

paura. Preferivo andare a trovare mia mamma in pullman. Mio marito andava in moto con

Sergio mentre io con gli altri figli in pullman e ci vedevamo là.

Cosa cucinavi di buono?

Facevo la pasta al forno con la pasta fatta in casa. Facevo le chiacchiere per mio marito che

ne andava matto… ne venivano due marmitte piene! Facevo il risotto coi fagioli per due giorni.

Mio marito mi ha fatto imparare a mangiare i carciofi con olio e sale, erano buoni! Facevo

anche gli spaghetti coi carciofi. Mi piaceva cucinare, anche adesso.

Ernesta a metà degli anni '50 con i colleghi del cotonificio

Ernesta festeggia il compleanno con la sua famiglia

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PROGETTO DI TERAPIA ORTICOLTURALE A cura della dr.ssa Sabrina Cangemi

Analisi e definizione del problema

La Terapia Orticolturale è

un’attività che utilizza orticoltura e

giardinaggio per raggiungere specifici

obiettivi terapeutici e/o riabilitativi di

coloro che la praticano, focalizzandosi

sugli aspetti sociali, cognitivi, psicologici e

fisici. Il mondo scientifico oggi riconosce

all’ortoterapia la capacità di avere un

effetto positivo sul benessere psicofisico

delle persone indipendentemente dalla

presenza o meno di uno stato di

patologia. I benefici delle pratiche di

orticoltura sono oggetto di analisi da

circa trent’anni; la letteratura

internazionale riporta studi sistematici su

varie tipologie di utenza e su contesti

specifici, non sempre generalizzabili, ma

comunque altamente significativi, sulla

validità delle attività.

Obiettivi

Il contatto con la natura e

l’attività di orticoltura/giardinaggio

possono portare molteplici benefici in

termini di benessere individuale,

miglioramento della qualità della vita

e della coesione sociale,

miglioramenti riguardanti il

comportamento, l’umore e le capacità

fino-motorie. Il progetto di Terapia

Orticolturale può portare quindi a

benefici di vario tipo: cognitivi, fisici,

sociali, psicologici e orticolturali.

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Metodologia

Tale progetto prevede di

stimolare il contatto degli Ospiti

con gli elementi naturali, quali la

terra e le piante, attraverso la

realizzazione di semplici attività

di orticoltura/giardinaggio, svolte

sotto la supervisione del

personale dell’animazione.

Ogni ospite possiede una

piantina di fragola in vaso che

ha piantato lui stesso e che ha il

compito di annaffiare e seguire

la maturazione dei frutti per poterli poi gustare.

Gli ospiti hanno inoltre recuperato la parte inferiore di bottiglie di plastica che è

stata decorata con

occhi di cartone e

un bel nasone di

plastica (il tappo).

All’interno gli anziani

hanno posto del

terriccio, dei semi di

erba e li annaffiano

costantemente. Il

risultato è una faccia

buffa a cui crescono

folti capelli di erba

che tengono in ordine tagliandoli regolarmente.

Gruppi di ospiti vengono condotti nel giardino della struttura, almeno una volta a

settimana nei mesi più caldi, dove possono trascorrere momenti all´aria aperta

dedicando le proprie cure alle piante e seguendo la crescita di fiori e frutti. Quando gli

ortaggi sono pronti per essere raccolti vengono staccati dalla pianta e consumati dagli

Ospiti a tavola condividendoli con il gruppo, mentre quando i fiori sbocciano se ne

recidono alcuni che gli anziani pongono in piccoli vasi per decorare gli ambienti interni

della struttura.

Risultati attesi

Da tale attività si auspicano risultati positivi dal punto di vista cognitivo, psicologico,

fisico e sociale, producendo benefici in termini di benessere individuale e miglioramento

della qualità della vita delle persone coinvolte e, di conseguenza, dei loro caregiver.

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CIAPA’ I RAN

In primavera andavamo a caccia di rane, si usciva di casa con una lanternina

appena faceva buio. È una preda che richiede

attenzione e strategia per essere catturata e non è

pericolosa. Si prendono a mano in campagna oppure

con la canna e l’esca nei fossi. Una volta catturate le

mettevamo in una borsina di stoffa. Poi a casa si

staccavano le teste, le si spellava e si puliva dalle

interiora.

Dicono che le rane si prendono nei mesi che nel nome c’è la R. Infatti le rane di

marzo, aprile e anche settembre sono le più buone!

Hanno un gusto simile alla carne di pollo, sono molto digeribili e sono versatili

in cucina. Questo alimento ha le sue radici nella umile ed antica tradizione, dato che le

rane venivano usate durante la guerra per preparare numerosi piatti. Da piatto

povero, oggi la rana è divenuta un piatto da gourmet: si trova solo nei migliori

ristoranti, e per giunta a caro prezzo! Ci sono molte

ricette che si possono preparare con le rane ma le

migliori sono:

le rane fritte

la frittata

la polenta

il risotto

il brodo di rane per cucinare risotti o minestre.

Quelle piccole erano buone per la frittura e la frittata mentre quelle grandi per il

brodo, il risotto e per la polenta.

I nostri ricordi

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ANALISI DI UN PROBLEMA: il medico risponde

LE INFEZIONI DELLE VIE URINARIE

NELL’ANZIANO (Parte II)

Sintomi, segni e diagnosi

Molti pazienti sono asintomatici. Tra le

manifestazioni possibili vi sono la disuria, la

pollachiuria, l’incontinenza di esordio recente,

il dolore al fianco e la febbre. La comparsa di

confusione mentale e delirio viene attribuita

spesso alle IVU, anche se, in assenza di febbre

elevata o di una sepsi, è poco probabile che una

IVU non complicata dia origine a una disfunzione

grave del SNC.

L’eterogeneità dei possibili microrganismi

patogeni urinari rende imprescindibile

l’esecuzione dell’urinocoltura in tutte le

persone anziane con sospetta IVU.

Se la significatività clinica della batteriuria è

dubbia e se l’acquisizione dei risultati colturali è

di importanza fondamentale, il campione di urina

può essere ottenuto mediante puntura

vescicale (che è una tecnica migliore del

cateterismo della vescica, perché riduce al

minimo il rischio di contaminazione). Tuttavia, la

puntura vescicale può essere più difficile da

eseguire nei pazienti anziani.

I test rapidi possono fornire una

determinazione semiquantitativa della

batteriuria. Il migliore è il test dei nitriti, nel

quale la trasformazione dei nitrati in nitriti, da

parte dei batteri presenti nelle urine, viene

dimostrata mediante il cambiamento di colore di

una striscia reattiva. Questo test possiede un

alto grado di sensibilità e di specificità.

L’urinocoltura quantitativa può essere

eseguita nei laboratori di batteriologia. Le urine

devono essere refrigerate se la coltura e

l’incubazione avvengono in un secondo

momento. Con l’urinocoltura quantitativa è

possibile anche identificare le specie microbiche

coinvolte e determinare la loro sensibilità agli

antibiotici. Nei reparti ambulatoriali, si possono

usare le colture su vetrino a immersione

(nelle quali un vetrino coperto di agar viene

immerso nelle urine e posto in incubazione o

lasciato a temperatura ambiente per una notte).

Il numero dei batteri presenti nel campione

viene quantificato in maniera attendibile e

vengono differenziati i microrganismi gram + e

gram –. Se un vetrino a immersione risulta

positivo, in seguito lo si può inviare a un

laboratorio batteriologico per l’identificazione

delle specie microbiche e la determinazione della

sensibilità agli antibiotici. Il riscontro di piuria

suggerisce l’esistenza di un’infezione, più che di

una colonizzazione.

IVU ricorrenti: oltre alla diagnosi

batteriologica, spesso è necessario eseguire altre

indagini, fra cui la misurazione del residuo

urinario postminzionale della vescica e lo

studio della struttura delle vie urinarie

superiori mediante l’ecografia o, in casi

selezionati, la TC. Quando si sospetta la

presenza di uropatie ostruttive, calcoli,

ascessi o alterazioni anatomiche

dell’apparato GU, si può richiedere la consulenza

di un urologo. Anche la prostatite batterica

cronica può provocare l’insorgenza di IVU

recidivanti negli anziani. La diagnosi viene

suggerita dal riscontro di un numero di colonie

batteriche, nelle urine o nel secreto prostatico

ottenuto per spremitura, almeno 10 volte

superiore a quello osservato nel campione

urinario uretrale. Inoltre, la presenza di neutrofili

nel secreto prostatico convalida la diagnosi.

Nelle IVU recidive, la valutazione deve

comprendere l’esame dell’anatomia e della

funzionalità vescicale.

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GIORNALINO REALIZZATO DALLE ANIMATRICI

CON GLI OSPITI DELLA FONDAZIONE “G. DELFINONI”

E LA COLLABORAZIONE DEL PERSONALE

È POSSIBILE SCARICARE IL GIORNALINO DAL SITO:

www.delfinoni.it