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Charles Taylor: profilo di una filosofia di Paolo Costa Charles Taylor è un pensatore con una vicenda personale complessa che merita di essere conosciuta. Nato nel 1931 a Montréal, in Québec, da padre anglofono e madre francofona e cresciuto in un ambiente profondamente cattolico, Taylor, dopo aver conseguito il suo primo B.A. in storia alla McGill University nel 1952, si trasferisce a Oxford dove nel 1955 consegue il suo secondo B.A., questa volta in filosofia. Qui Taylor compirà anche i suoi studi di dottorato, il cui frutto principale sarà il volume del 1964 The Explanation of Behaviour, 1 uno scritto in cui, oltre a una critica serrata dell’approccio comportamentista, Taylor propone un modello teleologico di spiegazione del comportamento umano il cui vero obiettivo è spingersi oltre i dettami della teoria dell’azione postwittgensteiniana affermatasi in quegli anni. Gli anni trascorsi a Oxford e il decennio successivo sono per Taylor anche anni di intenso impegno politico. Taylor è infatti non solo uno dei protagonisti della nascente «nuova sinistra» inglese e tra i membri fondatori della «Universities and Left Review» – da cui scaturirà in seguito la più celebre «New Left Review» – ma anche, e soprattutto, un protagonista della scena politica canadese. Taylor contribuisce infatti alla nascita del «New Democratic Party» (il rinnovato partito socialdemocratico canadese di cui sarà vicepresidente per un quinquennio) sotto le cui insegne, tra il 1962 e il 1968, concorre per ben quattro volte per un seggio nel Parlamento federale (in una di queste occasioni verrà sconfitto proprio dal suo vecchio amico e futuro premier del Canada Pierre Elliot Trudeau). Il forte legame che unisce Taylor alla sua terra d’origine (e con ciò va inteso tanto il Québec che la federazione canadese), così come la sua forte passione politica rappresentano due elementi essenziali per comprendere la personalità intellettuale di Charles Taylor. Poco dopo la stesura del pamphlet The Pattern of Politics, 2 il più aper- tamente politico dei suoi lavori, Taylor abbandona però la politica attiva e si dedica anima e corpo alla sua carriera di studioso, imoegnandosi in parti- colare nella stesura del suo volume su Hegel, che vedrà infine le stampe nel 1975. 3 La pubblicazione della monografia su Hegel rappresenta un momento decisivo nella carriera accademica di Taylor, che nel 1976 è infatti chiamato 1 C. TAYLOR, The Explanation of Behaviour, London 1964. 2 C. TAYLOR, The Pattern of Politics, Toronto 1970. 3 C. TAYLOR, Hegel, Cambridge 1975.

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Charles Taylor: profilo di una filosofia

di Paolo Costa

Charles Taylor è un pensatore con una vicenda personale complessa che merita di essere conosciuta. Nato nel 1931 a Montréal, in Québec, da padre anglofono e madre francofona e cresciuto in un ambiente profondamente cattolico, Taylor, dopo aver conseguito il suo primo B.A. in storia alla McGill University nel 1952, si trasferisce a Oxford dove nel 1955 consegue il suo secondo B.A., questa volta in filosofia. Qui Taylor compirà anche i suoi studi di dottorato, il cui frutto principale sarà il volume del 1964 The Explanation of Behaviour,1 uno scritto in cui, oltre a una critica serrata dell’approccio comportamentista, Taylor propone un modello teleologico di spiegazione del comportamento umano il cui vero obiettivo è spingersi oltre i dettami della teoria dell’azione postwittgensteiniana affermatasi in quegli anni.

Gli anni trascorsi a Oxford e il decennio successivo sono per Taylor anche anni di intenso impegno politico. Taylor è infatti non solo uno dei protagonisti della nascente «nuova sinistra» inglese e tra i membri fondatori della «Universities and Left Review» – da cui scaturirà in seguito la più celebre «New Left Review» – ma anche, e soprattutto, un protagonista della scena politica canadese. Taylor contribuisce infatti alla nascita del «New Democratic Party» (il rinnovato partito socialdemocratico canadese di cui sarà vicepresidente per un quinquennio) sotto le cui insegne, tra il 1962 e il 1968, concorre per ben quattro volte per un seggio nel Parlamento federale (in una di queste occasioni verrà sconfitto proprio dal suo vecchio amico e futuro premier del Canada Pierre Elliot Trudeau). Il forte legame che unisce Taylor alla sua terra d’origine (e con ciò va inteso tanto il Québec che la federazione canadese), così come la sua forte passione politica rappresentano due elementi essenziali per comprendere la personalità intellettuale di Charles Taylor.

Poco dopo la stesura del pamphlet The Pattern of Politics,2 il più aper-tamente politico dei suoi lavori, Taylor abbandona però la politica attiva e si dedica anima e corpo alla sua carriera di studioso, imoegnandosi in parti-colare nella stesura del suo volume su Hegel, che vedrà infine le stampe nel 1975.3 La pubblicazione della monografia su Hegel rappresenta un momento decisivo nella carriera accademica di Taylor, che nel 1976 è infatti chiamato

1 C. Taylor, The Explanation of Behaviour, London 1964.2 C. Taylor, The Pattern of Politics, Toronto 1970.3 C. Taylor, Hegel, Cambridge 1975.

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a occupare la cattedra di Chichele Professor di teoria politica e sociale a Oxford. Sono anni, questi, di intensa produzione saggistica, durante i quali il filosofo canadese elabora in singoli brevi lavori buona parte dei motivi fondamentali della sua concezione della condizione umana.4 Nell’autunno del 1979 però, in occasione del primo dei referendum promossi dal «Parti Québécois» per l’indipendenza del Québec, Taylor decide di fare ritorno in Canada intenzionato a contribuire con maggiore efficacia alla campagna di quei settori della società franco-canadese favorevoli sì a un profondo rinnovamento delle istituzioni nazionali, ma anche al mantenimento del Québec all’interno della struttura federale dello stato. Da allora in poi la posizione di Taylor sulla questione dell’indipendenza del Québec è rimasta immutata: pieno assenso al riconoscimento a essa dello status di «società distinta», ma all’interno della struttura federale canadese, in sintonia con il suo ideale di una comunità fondata su identità plurime e concentriche e con la sua fiducia nell’«esperimento canadese in materia di diversità profonda» che egli reputa di decisiva importanza per il mondo intero.5

Gli anni ’80, com’è noto, sono invece gli anni dell’acceso dibattito tra liberals e communitarians, a cui Taylor ha contribuito soprattutto con la pub-blicazione della sua monumentale opera Sources of the Self,6 un’importante disamina delle molteplici fonti morali dell’identità moderna. Gli anni ’90 sono per Taylor, infine, gli anni della definitiva consacrazione internazionale. Apertosi con la pubblicazione nel 1991 delle sue Massey Lectures,7 questo decennio culmina con la presentazione a Edimburgo nell’aprile del 1999 delle Gifford Lectures, incentrate sul tema «Cristianesimo e secolarizzazione».

La proposta teorica di Charles Taylor è articolata e sfaccettata, ma guidata da un interesse primario: lo studio e l’analisi della condizione umana. L’etichetta di «antropologia filosofica», per sua stessa ammissione, è quella che meglio si attaglia a questo genere di ricerca. Se The Explanation of Behaviour e i lavori degli anni ’60 dedicati alla spiegazione dell’agire si inserivano con accenti di originalità nella vivace discussione in corso in quegli anni all’interno dell’universo della filosofia analitica postwittgenstei-niana, con la pubblicazione del suo studio su Hegel il pensiero di Taylor si è caratterizzato definitivamente come una riflessione critica sui disagi della civiltà moderna. Sia perché scettica nei confronti del senso comune atomi-

4 Fondamentali sono soprattutto i due scritti What is Human Agency? e Self-interpreting Animals (entrambi del 1977), raccolti in seguito in Human Agency and Language. Philosophical Papers I, Cambridge 1985, pp. 15-76, nonché il saggio Responsibility for Self, contenuto in A. rorTy (ed), The Identities of Persons, Los Angeles 1976, pp. 281-299.

5 Cfr. C. Taylor, Reply and Re-articulation, in J. Tully, (ed), Philosophy in an Age of Pluralism: The Philosophy of Charles Taylor in Question, Cambridge 1994, p. 254. Più in generale, sul concetto di diversità profonda, che gioca un ruolo così centrale negli ultimi scritti politici di Tayor, cfr. Shared and Divergent Values (1991), in C. Taylor, Reconciling the Solitudes, Montreal 1993, pp. 155-186, in particolare pp. 181-184.

6 C. Taylor, Sources of the Self. The Making of the Modern Identity, Cambridge Mass. 1989; trad. it., Radici dell’io, Milano 1993.

7 Cfr. C. Taylor, The Malaise of Modernity, Toronto 1991; trad. it. Il disagio della modernità, Roma - Bari 1994.

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stico, naturalistico e soggettivistico della filosofia postcartesiana, sia perché inquieta rispetto allo sviluppo preso dalle società industriali contemporanee, tale riflessione si propone come obiettivo primario di modificare l’immagine di sé che gli individui moderni si sono formati. La condizione di crisi in cui molti di essi periodicamente precipitano è interpretata infatti da Taylor anzitutto come una crisi d’identità provocata da una serie di conflitti spirituali non risolti. Queste lacerazioni non vengono però lette da Taylor univoca-mente come l’indice di una decadenza spirituale, ma piuttosto come il segno di una ricchezza, di una pluralizzazione delle fonti morali degli individui moderni la cui ricomposizione è resa più ardua da una generale cecità nei confronti del fenomeno morale di cui è principale responsabile la riflessione etica moderna.

Secondo Taylor questo deficit dell’autocomprensione moderna si ren-derebbe particolarmente visibile nella concezione dell’uomo che le sta alle spalle. Contro il suo pregiudizio razionalistico, naturalistico e atomistico, Taylor fa valere invece l’immagine di un agente incarnato che ha un rapporto non distaccato con il mondo che lo circonda. Il suo ambiente, infatti, non è mai ‘neutro’, ma sempre carico di distinzioni qualitative e significative che gli consentono di orientarsi in esso. In questo senso l’uomo è per Taylor un essere costitutivamente morale, che non può vivere senza il riferimento a dei beni che hanno per lui un valore intrinseco che trascende la sua individualità. Questa condizione di costitutiva apertura alla «alterità», a un’alterità signi-ficativa, è per molti aspetti la vera cifra della riflessione tayloriana. In quanto rappresenta pur sempre una forma di trascendimento di sé, tale apertura si connota fin da principio come lato sensu religiosa. Non senza fondamento il tema della «trascendenza» – da intendersi, per l’appunto, come la condizione di un’affermazione non self-defeating, non nichilistica dell’umano – può essere quindi indicato come il fulcro della riflessione politica e antropologica di Taylor.

Tutto ciò risulta particolarmente evidente nel saggio A Catholic Moder-nity?,8 la cui traduzione italiana viene pubblicata in questo numero degli «Annali di Studi Religiosi». Qui, come in gran parte dei saggi dell’ultimo periodo, emerge con forza e in maniera inedita rispetto al passato l’originaria ispirazione religiosa della riflessione tayloriana. In esso l’interrogativo sulla trascendenza, su ciò che va al di là e non è esaurito completamente dalla vita, si mescola con temi più tradizionali dell’indagine tayloriana: l’interpretazione della modernità, una concezione pluralista ma non relativista della verità, la critica del liberalismo contemporaneo.

Il saggio in questione riproduce il testo letto da Taylor il 25 gennaio 1996 in occasione del conferimento all’autore del Marianist Award (premio mariano) presso l’Università di Dayton. Il Marianist Award viene assegnato annualmente da questa università americana a illustri studiosi di fede cattolica

8 C. Taylor, A Catholic Modernity? Charles Taylor’s Marianist Award Lecture, a cura di J.L. HefT, con interventi di William M. Shea, Rosemary Luling Haughton, George Marsden e Jean Bethke Elshtain, Oxford 1999.

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che in tale circostanza vengono invitati a riflettere sulla relazione esistente tra la loro opera e le loro convinzioni religiose. Nel caso di Taylor una simile sollecitazione è giunta oltremodo appropriata, perché è indubbio che la strategia argomentativa «neutrale» adottata negli anni dal pensatore canadese ha per lungo tempo contribuito a mantenere nell’ombra i motivi spirituali profondi della sua ricerca. Tali motivi risaltano con particolare nitore in questo lavoro e probabilmente non mancheranno di sorprendere tutti coloro che si sono avvicinati agli scritti di Taylor senza conoscere nel dettaglio il contesto culturale e biografico in cui si radicano.

Il saggio A Catholic Modernity? è stato pubblicato, nell’autunno del 1999, in un volume che porta lo stesso titolo e che, oltre allo scritto in questione, ospita quattro contributi di autorevoli intellettuali cristiani – Wil-liam M. Shea, Rosemary Luling Haughton, George Marsden e Jean Bethke Elshtain – e, infine, una replica conclusiva di Taylor. Di quest’ultima merita di essere segnalato in particolare il tentativo da parte dell’autore di appro-fondire, stimolato in questo senso soprattutto dalle considerazioni proposte da Jean Elshtain, il nesso esistente tra la sua visione pluralistica della verità e della condizione umana e l’immagine trinitaria di Dio. A questo proposito scrive Taylor:

«Quando si arriva a comprendere che ciò che vi è di importante nella vita umana è ciò che transita tra di noi, allora ci si approssima alla Trinità. Non è sorprendente che la pienezza della vita umana consista in ciò che transita tra gli uomini, se la pienezza della vita divina transita tra le persone e noi siamo fatti a immagine di Dio. In effetti, le con-cezioni moderne della complementarità, che possono essere rintracciate originariamente in Humboldt e in Herder, hanno negli scritti di quest’ultimo un’origine esplicitamente cristiana, anche se non esplicitamente radicata in una teologia trinitaria».

In questo duplice riferimento alla pienezza della vita umana e alla con-cezione espressivistica e pluralistica di Herder si può senza dubbio rintrac-ciare un utile filo conduttore per esplorare con maggiore consapevolezza la riflessione di Taylor. A questo fine il saggio sulla modernità cattolica può sicuramente fornire a tutti un utile contributo.

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Bibliografia di Charles Taylor, 1957-2000

Charles Taylor è un pensatore che ha scritto molto, ha frequentato e dialogato con ambienti culturali anche molto diversi e i cui interessi spaziano in uno spettro molto ampio, per cui non è impresa agevole approntare una bibliografia completa dei suoi scritti. Per di più Taylor è stato anche un protagonista della scena politica canadese e alcuni dei suoi scritti sono apparsi su riviste non accademiche che di norma non vengono segnalate nei principali repertori bibliografici internazionali. Con questa bibliografia si è cercato di integrare la principale bibliografia di Taylor esistente – apparsa in calce a J. Tully (ed), Philosophy in an Age of Pluralism: The Philosophy of Charles Taylor in Question, Cambridge 1994 – nell’intento di fornire un utile strumento di lavoro a quel crescente numero di studiosi che in Italia sono interessati alla sua opera. Alla compilazione di questa bibliografia hanno dato un contributo prezioso, e pertanto colgo qui l’occasione per ringraziarli, Hartmut Rosa, che è l’autore della migliore monografia su Taylor attualmente reperibile (Identität und kulturelle Praxis: Politische Philosophie nach Charles Taylor, Frankfurt - New York 1998), e William Hughes, professore emerito dell’università di Guelph (Ontario, Canada), che ha contribuito con importanti indicazioni bibliografiche a rendere più completo il presente lavoro.

1957

Can Political Philosophy Be Neutral?, in «Universities and Left Review», 1 (1957), pp. 68-70

Socialism and the Intellectuals, in «Universities and Left Review», 3 (1957), pp. 18-19

The Politics of Emigration, in «Universities and Left Review», 3 (1957), pp. 75-76

Marxism and Humanism, in «The New Reasoner», 2 (1957), pp. 92-98

[Rec.] F. feJTö, Les democraties populaires e La tragedie hongroise, in «Universities & Left Review», 2 (1957), pp. 70-71.

1958

- M. KullMan, The Preobjective World, in «Review of Metaphysics», 1 (1958), pp. 108-132

The Ambiguities of Marxist Doctrine, in «The Student World», 2 (1958), pp. 157-166

Alienation and Community, in «Universities and Left Review», 4 (1958), pp. 11-18

The Poverty of the Poverty of Historicism, in «Universities and Left Re-view», 4 (1958), pp. 77-78

374 Paolo Costa

1959

Ontology, in «Philosophy», 129 (1959), pp. 125-141

Phenomenology and Linguistic Analysis, in «Proceedings of the Aristotelian Society», 1959, (supplemento), pp. 93-110

1960

Clericalism, in «Downside Review», LXXVIII (1960), pp. 167-180

What’s Wrong With Capitalism?, in «New Left Review», 2 (1960), pp. 5-11

Changes of Quality, in «New Left Review», 4 (1960), pp. 3-5

1962

L’État et les partis politiques, in a. raynaud (ed), Le rôle de l’État, Montréal 1962, pp. 111-121

La bombe et le neutralisme, in «Cité libre», 47 (1962), pp. 11-16

L’homme de gauche et les élections provinciales, in «Cité libre», 51 (1962), pp. 6-7, p. 21

[Rec.] H. Spiegelberg, The Phenomenological Movement, in «Mind», LXXI (1962), pp. 546-551

1963

L’état et la laïcité, «Cité libre», 54 (1963), pp. 3-6

Regina Revisited: Reply to Walter Young, in «Canadian Forum», 43 (1963), pp. 150-151

Le Canada, ouvrier de la paix, in «Cité libre», 56 (1963), pp. 13-17

1964

The Explanation of Behaviour, London 1964

La révolution futile ou les avatars de la pensée globale, in «Cité libre», 69 (1964), pp. 10-22

Left Splits in Québec, in «Canadian Dimension», 7 (1964), pp. 7-8

[Rec.] La philosophie analytique, in «Philosophical Review», 1 (1964), pp. 132-135

375Charles Taylor: profilo di una filosofia

1965

Nationalism and the Political Intelligentsia: a Case Study, in «Queens’ Quarterly», 1 (1965); ora in Reconciling the Solitudes: Essays on Canadian Federalism and Nationalism, Montreal 1993, pp. 3-22

What’s Wrong with Canadian Politics, in «Canadian Dimension», 4 (1965), pp. 10-11, pp. 20-21

La planification fédérale-provinciale, in «Cité libre», 75 (1965), pp. 9-16

[Rec.] Bâtir un nouveau Canada, a g. granT, Lament for a Nation: The Defeat of Canadian Nationalism, in «Cité libre», 79 (1965), pp. 10-14

1966

Marxism and Empiricism, in b. WilliaMS - a. MonTefiore (edd), British Analytical Philosophy, London 1966, pp. 227-246; trad. it. Marxismo e empirismo, in Filosofia analitica inglese, Roma 1967, pp. 281-305

Alternatives to Continentalism, in «Canadian Dimension», 5 (1966), pp. 12-15

- g. HoroWiTz, The End of Ideology or a New (Class) Politics?, in «Canadian Dimension», 1 (1966), pp. 12-15

1967

Teleological Explanation - A Reply to Denis Noble, in «Analysis», 1 (1967), pp. 141-143

Mind-Body Identity, a Side Issue?, in «Philosophical Review», 2 (1967), pp. 201-213

Psychological Behaviourism, in p. edWardS (ed), The Encyclopedia of Phi-losophy, New York 1967, pp. 516-520

Nationalism and Independence, in «Canadian Dimension», 3 (1967), pp. 4-12

Relations between Cause and Action, in «Proceedings of the Seventh Inter-American Congress of Philosophy», Québec 1967, pp. 243-255

Neutrality in Political Science, in p. laSleTT - W.g. runciMan (edd), Phi-losophy, Politics and Society (III serie), Oxford 1967, pp. 25-57; poi anche in Philosophy and the Human Sciences: Philosophical Papers II, Cambridge 1985, pp. 58-90

[Rec.] M. Merleau-ponTy, The Primacy of Perception e Signs, in «Philo-sophical Review», 1 (1967), pp. 113-117

376 Paolo Costa

1968

A Reply to Margolis, in «Inquiry», XI (1968), pp. 124-128

From Marxism to the Dialogue Society, in T. eagleTon - b. WicKer (edd), From Culture to Revolution, London 1968, pp. 148-181

René Lévesque’s New Party: A View from Montréal, in «Canadian Dimen-sion», 4 (1968), pp. 12-13

[Rec.] a.r. loucH, Explanation and Human Action, in «Journal of Philo-sophy», 1 (1968), pp. 81-84

[Rec.] p. ricoeur, History and Truth, in «Journal of Philosophy», 3 (1968), pp. 401-403

1969

A Socialist Perspective on the 70’s, in «Canadian Dimension», 8 (1969), pp. 36-43

Platform: Either We Plan Our Own Economy or We Become a Branch-Plant Satellite, in «Maclean’s Magazine», 82 (1969), p. 77

Sauf vot’ respect, vive le Canada libre, in «Le Magazine Maclean», 9 dicem-bre (1969), p. 52

Two Issues about Materialism, in «Philosophical Quarterly», 74 (1969), pp. 73-79

The «America» Issue, in «Canadian Dimension», 6 (1969-1970), pp. 6-7

1970

The Pattern of Politics, Toronto 1970

Marcuse’s Authoritarian Utopia, in «Canadian Dimension», 3 (1970), pp. 49-53

Behind the Kidnappings: Alienation too Profound for the System to Contain, in «Canadian Dimension», 5 (1970), pp. 26-29

Explaining Action, in «Inquiry», 13 (1970), pp. 54-89

The Explanation of Purposive Behaviour e Reply to Borger, in r. borger - f. cioffi (edd), Explanation in the Behavioural Sciences, Cambridge 1970, pp. 49-79 e 89-95; trad. it. La spiegazione nelle scienze del comportamento, Milano 1981, pp. 21-70

1971

How is Mechanism Conceivable?, in M. grene (ed), Interpretations of Life and Mind: Essays around the Problem of Reduction, London 1971, pp.

377Charles Taylor: profilo di una filosofia

38-64; poi anche in Human Agency and Language: Philosophical Papers I, Cambridge 1985, pp. 164-186

The Agony of Economic Man, in l. lapierre (ed), Essays on the Left: Essays in Honour of T.C. Douglas, Toronto, 1971; poi anche in H.d. forbeS (ed), Canadian Political Thought, Toronto 1987, pp. 406-416

Les cercles vicieux de l’aliénation post-moderne, in c. ryan (ed), Le Québec qui se fait, Montréal 1971, pp. 161-165

Interpretation and the Sciences of Man, in «Review of Metaphysics», 1 (1971), pp. 3-51; poi anche in Philosophy and the Human Sciences: Philo-sophical Papers II, Cambridge 1985, pp. 15-57

What is involved in a Genetic Psychology?, in T. MiScHel (ed), Cognitive Development and Epistemology, New York 1971, pp. 393-416; poi anche in Human Agency and Language: Philosophical Papers I, Cambridge 1985, pp. 139-163

[Rec.] J. fodor, Psychological Explanation: An Introduction to the Philo-sophy of Psychology, in «Philosophical Review», 1 (1971), pp. 108-113

1972

Conditions for a Mechanistic Theory of Behaviour, in a.g. KarczMar - J.c. eccleS (edd), Brain and Human Behaviour, Berlin 1972, pp. 449-465

The Opening Arguments of the Phenomenology, in a. MacinTyre (ed), Hegel: a Collection of Critical Essays, New York 1972, pp. 151-187

A Response to MacIntyre’s «Prediction and Explanation in the Social Scien-ces», in «Philosophic Exchange», 1 (1972), pp. 15-20

Is Marxism Alive and Well? - Stuart Hampshire, Leszek Kolakowski and Charles Taylor discuss the Matter, in «The Listener», 87 (1972), pp. 583-585

1973

Peaceful Coexistence in Psychology, in «Social Research», 1 (1973), pp. 55-82; poi anche in Human Agency and Language: Philosophical Papers I, Cambridge 1985, pp. 117-138

1974

The Canadian Dilemma, in «Canadian Forum», 3 (1974), pp. 28-31

Socialism and «Weltanschauung», in l. KolaKoWSKi - S. HaMpSHire (edd), The Socialist Idea, London 1974, pp. 45-58

378 Paolo Costa

1975

Hegel, Cambridge 1975

Force et sens, les deux dimensions irréductibles d’une science de l’homme, in g. MadiSon (ed), Sens et existence, Paris 1975, pp. 124-137

Neutrality in the University, in a. MonTefiore (ed), Neutrality and Impartia-lity: the University and Political Commitment, London 1975, pp. 128-148

1976

The Nature and Scope of Distributive Justice, paper, 1976; inserito in Phi-losophy and the Human Sciences: Philosophical Papers II, Cambridge 1985, pp. 288-317; trad. it., in a. ferrara (ed), Comunitarismo e liberalismo, Roma 1992, pp. 77-114.

The Politics of the Steady State, in a. roTSTein (ed), Beyond Industrial Growth, Toronto 1976, pp. 47-70

Responsibility for Self, in a.o. rorTy (ed), The Identities of Persons, Los Angeles 1976, pp. 281-299

Reply to Soll and Schmitz, in «The Journal of Philosophy», LXXIII (1976), pp. 723-725

1977

Self-Interpreting Animals, paper, 1977; inserito in Human Agency and Lan-guage: Philosophical Papers II, Cambridge 1985, pp. 44-76

What is Human Agency?, in T. MiScHel (ed), The Self, Psychological and Philosophical Issues, Oxford 1977, pp. 103-135; inserito Human Agency and Language: Philosophical Papers I, Cambridge 1985, pp. 15-44

[Rec.] On Social Justice, a r.p. Wolff, Understanding Rawls, in «Canadian Journal of Political and Social Theory», 1 (1977), pp. 89-96

1978

Hegel’s «Sittlichkeit» and the Crisis of Representative Institutions, in y. yovel (ed), Philosophy of History and Action, Reidel 1978, pp. 133-154

Comments to Ricoeur’s Paper «History and Hermeneutics», in y. yovel (ed), Philosophy of History and Action, pp. 21-25

Marxism: The Science of the Millennium, in «The Listener», 2 (1978), pp. 138-140

Feuerbach and Roots of Materialism, in «Political Studies», 3 (1978), pp. 417-21

379Charles Taylor: profilo di una filosofia

Language and Human Nature, paper, 1978; inserito in Human Agency and Language: Philosophical Papers I, Cambridge 1985, pp. 215-247

Marxist Philosophy, in b. Magee (ed), Men of Ideas, London 1978, pp. 44-58

The Validity of Transcendental Argument, in «Proceedings of the Aristotelian Society», LXXIX (1978-79); poi anche in Philosophical Arguments, Cam-bridge Mass. 1995, pp. 20-33

1979

Action as Expression, in c. diaMond - J. TeicHMan (edd), Intention and Intentionality: Essays in Honour of G.E.M. Anscombe, Ithaca N.Y. 1979, pp. 73-89

Atomism, in a. KonToS (ed), Powers, Possession and Freedom: Essays in Honour of C. B. Macpherson, Toronto 1979, pp. 39-61; poi anche in Philosophy and the Human Sciences: Philosophical Papers II, Cambridge 1985, pp. 187-210

Sense Data Revisited, in g.f. Macdonald (ed), Perception and Identity, Ithaca N.Y. 1979, pp. 99-112

What’s Wrong with Negative Liberty, in a. ryan (ed), The Idea of Freedom, Oxford 1979, pp. 175-193; poi anche in Philosophy and the Human Sciences: Philosophical Papers II, Cambridge 1985, pp. 211-229; trad. it. Che cosa non va nella libertà negativa, in i. carTer - M. ricciardi (edd), L’idea di libertà, Milano 1996

«There is a Hidden Psychic Cost Involved in Having Constantly to Play one’s Part in a Systematic Lie», in «New Statesman», 6 (1979), pp. 13-14

Why Do Nations Have to Become States?, in S.g. frencH (ed), Philosophers Look at Canadian Confederation, Montreal 1979; poi anche in Reconciling the Solitudes: Essays on Canadian Federalism and Nationalism, Montreal 1993, pp. 40-58

1980

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380 Paolo Costa

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