Samuel Taylor Coleridge - la ballata del vecchio marinaio

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    S A M U E L T A Y L O R C O L E R I D G E

    T H E R I M E O F T H E A N C I E N T M A R I N E R

    TRADUZIONE DI MARIO LUZI

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    ffffffffffffffffffffff

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    I

    Un vecchio marinaio s'imbatte in tre giovanotti invitati a nozze e ne trattiene uno.

    un vecchio marinaio,trattiene uno dei tre."Per la tua barba grigia e l'occhio ardente,perch ti afferri a me?

    La casa dello sposo apre le porte,sono un parente stretto;tra gli ospiti la festa incominciata,

    senti l'allegro strepito e il diletto."

    Quegli l'afferra con la scarna mano:"C'era una nave..." incominci."Lasciami, non toccarmi, vagabondo!"Subito la sua mano cadde gi.

    Il convitato subisce l'incanto dell'occhio del lupo di mare, ed costretto ad ascoltareil suo racconto.

    Ma lo tiene con l'occhio sfavillante -il convitato resta immoto,ascolta come un bimbo di tre anni:il marinaio pago nel suo voto.

    Il convitato siede su una pietra:non ha scelta, deve ascoltare;e cos disse il vecchio uomo di mare,il vegliardo dagli occhi chiari.

    "La nave salutata usc dal porto,allegramente ci lasciammo andaresotto la chiesa, sotto la collinae la punta del faro.

    Il marinaio racconta come la nave salp verso sud con vento favorevole e tempochiaro, finch raggiunse l'Equatore.

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    Il sole si lev dalla sinistra,venne fuori dal mare!e lucido rifulse, e sulla destrasi rituff nel mare.

    Alto ogni giorno pi, sempre pi alto,a mezzogiorno fino sopra l'albero..."Sospira il convitatoche ascolta il suono del fagotto giungere.

    Il convitato sente la musica, nuziale; ma il marinaio prosegue il racconto.

    Ecco, la sposa apparsa nella sala,rossa come una rosa,e con ilari moti della testai musici le fanno strada.

    D un profondo sospiro il convitato,non ha scelta, deve ascoltare;e cos disse il vecchio uomo di mare,il vegliardo dagli occhi chiari.

    Il vascello spinto dalla tempesta verso il polo Sud.

    "E si lev in quel punto la tempestafuriosa, prepotente;percossi dalle sue ali ci spinselungamente nel sud.

    Con le antenne inclinate e con la prora,come chi se inseguito con grandi urla

    calpesti ancora l'ombra del nemico,china avanti la testa,la nave si rubava alla tempestae fuggivamo sempre verso sud.

    Poi vennero nel cielo nebbia e nevee un freddo tanto saldoche il ghiaccio a blocchi andava galleggiando

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    verde come smeraldo.

    La terra del ghiaccio e dei rumori sinistri dove non si scorgeva essere vivente.

    Picchi, di l dal turbine nevosimandavano un baglioretriste - non ombra d'uomo o d'animale -ghiaccio, soltanto ghiaccio e il suo nitore.

    Il ghiaccio era dovunque, era qua, l,era tutto all'intorno;crepitava, gemeva ed ululava

    come, svenuti, s'ode un vano rombo.

    Finch un grande uccello di mare, chiamato l'Albatro, venne attraverso la nebbianevosa, e fu accolto con grande gioia e ospitalit.

    E finalmente un Albatro pass,attraverso la nebbia era venuto;come se fosse un'anima cristianain nome del Signore gli demmo il benvenuto.

    Mangi il cibo non mai prima mangiato,con lunghi giri ci ruot sul capo.Il ghiaccio si spacc con un boato;il timoniere ci guid fra mezzo.

    Ed ecco, l'Albatro si rivela uccello di buon augurio e segue il vascello come questoritorna verso nord fra la nebbia e i ghiacci galleggianti.

    Da sud il vento si lev propizio;

    l'Albatro ci seguivae ogni giorno per cibo o per dilettoal richiamo dei marinai veniva.

    Con nebbia o nube, all'albero o alle velevenne per nove sere;le notti intere al bianco fumigarescintillava il riverbero lunare."

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    Il vecchio marinaio contro la legge dell'ospitalit uccide il sacro uccello di buonaugurio.

    "Che Dio ti salvi, vecchio marinaio,dai demoni che tanto ti tormentano! -Perch guardi cos?" - "Con la balestraio stesi morto l'Albatro.

    II

    Il sole ora sorgeva dalla destra,

    venne fuori dal mare,celato dalle nebbie, e alla sinistrasi rituff nel mare.

    E il buon vento del sud spirava ancora,ma pi non ci seguiva il dolce uccello,n per cibo o per gioco pi venivadei marinai all'appello.

    I compagni imprecano contro il vecchio marinaio perch ha ucciso l'uccello di buonaugurio.

    Io avevo fatto un'infernale cosa,e questo arrecherebbe molto male:disse ognuno che avevo ucciso l'Albatroche faceva spirare il vento australe."Empio!" dissero, "uccidere l'uccelloche faceva spirare il vento australe!"

    Ma quando la nebbia si dirada, gli danno ragione e si rendono cos complici delmisfatto.

    Non opaco, non rosso, come il capod'un Dio, glorioso il sole si lev:e dissero che avevo ucciso l'Albatroche portava la nebbia e la foschia."Giusto," dissero, "uccider tali uccelli

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    che portano la nebbia e la foschia. "

    Il buon vento continua; la nave entra nell'Oceano Pacifico e veleggia verso nordfinch giunge all'Equatore.

    Lieve la brezza spirava, la spumabianca volava, la scia ci seguiva;noi fummo i primi che irrompemmo in senoa quel mare silente.

    Improvvisamente la nave fermata dalla bonaccia.Cadde la brezza, caddero le vele,

    fu triste quanto pu cosa esser triste;noi parlavamo solo per spezzareil silenzio del mare.

    In un cielo cocente, arso, di ramestava il sole sanguigno a mezzogiornoa picco sopra l'albero e il sartiamenon pi grande che luna.

    Giorni e giorni, l'un giorno dopo l'altro,stemmo fermi, non vento o movimento;immoti come una dipinta navein un mare dipinto.

    E l'Albatro comincia a esser vendicato.

    Acqua soltanto, acqua d'ogni parte,e le tavole aride e contorte;acqua soltanto, acqua d'ogni parte,

    non una goccia per la nostra arsura.

    Anche il profondo imputridiva, o Cristo!Che dovesse accaderci tale cosa!Strisciavano vischiosi sulle zampecorpi informi per l'acqua vischiosa.

    Intorno, intorno, con ridda mai stanca

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    fuochi fatui danzavano la notte;l'acqua simile all'olio delle streghebruciava tutta, verde, azzurra e bianca.

    Uno Spirito li aveva seguiti; uno degli invisibili abitatori di questo pianeta, nonanime di trapassati, n angeli; intorno ad essi si potrebbero consultare il dottoGiuseppe Ebreo e Michele Psello il Platonico di Costantinopoli. Sono assainumerosi, e non c' clima o elemento che non ne contenga uno o pi.

    E qualcuno nel sogno ebbe certezzadello Spirito tanto tormentoso;nove tese profondo ci seguiva

    dal paese di nebbia e dal nevoso.

    Ciascuna lingua asciutta nella strozza,seccata alla radice;non potevamo pi parlare, comela fuliggine avesse fatto groppo.

    I compagni, in quella loro disdetta, vorrebbero gettare la colpa sul vecchio marinaio;in segno di ci gli appendono al collo il morto uccello di mare.

    Ah ! tutti quali occhiate, quale atrocesguardo volsero a me, giovani e vecchi!L'Albatro al collo in luogo della crocem'appesero i compagni.

    III

    Tempo grave. La gola era bruciatae l'occhio di ciascuno fatto vitreo.

    Un tempo grave fu, un tempo grave!

    Il vecchio marinaio vede un segno nel cielo lontano.

    Come vitreo a ciascuno l'occhio graveQuando, volto a ponente, all'improvvisovidi alcunch nel cielo.

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    Parve alla prima una minuta macchia,poi apparve come un velo;e muoveva e muoveva e prese infineuna forma sicura contro il cielo.

    Una macchia, una nebbia, una figura,e sempre pi vicino, pi vicino:come a eludere un fantasma marinosi tuffava, virava, bordeggiava.

    Mentre s'avvicina, gli pare un vascello; e a caro prezzo scioglie la linguadall'intoppo dell'arsura.

    Con la gola assetata e le arse labbranon potevamo ridere n piangere,ma per l'arsura stemmo tutti muti!E io mi morsi il labbro e succhiai sangue,e gridai: "Una vela, una vela!"Con la gola assetata e le arse labbra,a bocca aperta udirono il mio grido:

    Un lampo di gioia;

    "Sia lode al cielo!" dissero in un ghigno,e tutti insieme inalano il respiroquasi stessero bevendo.

    e segue l'orrore. Perch, pu essere un vascello questo che viene senza vento ncorrente?

    "Su, guardate," gridai, "non vira pi!

    Viene al nostro soccorso;senza un filo di vento o di correntela chiglia dritta qua dirige il corso."

    Tutta una fiamma l'onda occidentale.Il giorno era gi quasi tramontato!Quasi a fiore dell'onda occidentalestava sospeso un gran lucido sole;

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    quando la strana forma si frapposea un tratto fra noi e il sole.

    Gli pare che non sia altro che lo scheletro di una nave.

    Subito il sole si rig di sbarre(che la Madre del cielo ci dia grazia!),come se prigioniero da una grataspiasse con la grande ardente faccia.

    E i tuoi fianchi si vedono come sbarre sulla faccia del sole calante.

    Ahim! (pensavo, e il cuore sussultava)come lesta si fa sempre pi avanti!Son quelle le sue vele lustre al solecome ragne vibranti?

    La Donna-spettro e lo Scheletro e nessun altro a bordo della nave.

    Sono quelli i suoi fianchi da cui il soleguardava come dietro un'inferriata? quella donna tutta la sua ciurma?Forse quella la Morte? e sono in due? Morte che alla donna s' accoppiata?

    Quale il vascello, tale l'equipaggio.

    Le labbra rosse, gli occhi erano audaci.I ricci erano biondi come l'oro:con una pelle bianca di lebbrosal'incubo Vita-in-Morte era, l'esosa

    che fa gelare il sangue.

    Morte e Vita-in-Morte hanno giuocato ai dadi l'equipaggio, equesta (la seconda) vince il vecchio marinaio.

    La squallida carcassa s'avanzava,le due gettano i dadi intente al rischio;"Il giuoco fatto! Ho vinto, ho vinto io!"

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    ella disse, e mand un triplice fischio.

    Nessun crepuscolo intorno al sole.

    Il sole spare, sgorgano le stelle;a un tratto si fa buio;con un remoto mormorio sul marequella nave spettrale trascorreva.

    Al levar della luna,

    Noi ascoltavamo e guardavamo fisso!

    Al cuore come al fondo di una coppala paura attingeva tutto il sangue!Le stelle cupe, densa era la notte,il volto del nocchiero raggia esanguepresso la sua lanterna;dalle vele stillava gi rugiada,finch s'alz sul ciglio dell'orientecol corno della luna una splendentestella vicino alla sua punta inferna.

    Uno dopo l'altro,

    Sotto la luna e il suo corteggio astrale,senza il tempo per un sospiro o un grido,si volse ognuno in agonia spettralee mi malediceva con lo sguardo.

    I suoi compagni cadono gi morti.

    Quattro volte cinquanta uomini vivi(e non udii n un grido n un lamento)caddero, massi inerti, con un tonfoa uno a uno gi sul pavimento.

    Ma Vita-in-Morte comincia la sua opera sul vecchio marinaio.

    Le anime volaron via dai corpi,

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    volarono alla gioia ed allo strazio!Ciascuna d'esse mi passava accantocon un sibilo d'arco nello spazio!"

    IV

    Il convitato teme che sia uno Spirito che parli;

    "Mi fai spavento, vecchio marinaio!mi fa spavento la tua scarna mano!e tu sei magro bruno e stranocome rena increspata in riva al mare.

    Ma il vecchio marinaio lo rassicura della sua vita fisica e seguita a raccontare lasua orribile espiazione.

    Di te ho spavento, del tuo occhio acceso,della tua mano magra, cos scura.""Non temere, sii calmo, o convitato!questo corpo non cadde in quell'arsura.

    Solo, solo, io solo in quel deserto,solo nella distesa ampia del mare!E non un santo mai mosso a pietdel mio lento agonizzare.

    Egli disprezza le creature della bonaccia,

    Tanti uomini, tanti e tanto belli!tutti morti giacevano;e mille e mille esseri vischiosi

    vivevano, e vivevo anch'io fra quelli.

    Guardavo sopra il mare imputridito,tosto gli occhi stornavo via sconvolti;guardavo sopra il cassero marcito,e l stavano i morti.

    E pensa con invidia che esse vivono mentre tanti sono morti.

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    Guardai il cielo, tentavo di pregare,ma prima che sgorgasse una preghieraun orrido bisbiglio usciva, e il cuorearido come polvere era fatto.

    Le ciglia chiusi e tenni strette e chiuse;

    Le pupille battevan come polsi;perch il cielo ed il mare, il mare e il cielostavano come un peso sui miei occhi;mi giacevano ai piedi tanti morti.

    Ma la maledizione vive per lui nell'occhio dei morti.

    Fondeva il sudor freddo dalle membra,non erano n sfatte n corrotte:lo sguardo con cui m'ebbero adocchiatostava immoto d e notte.

    Maledizione d'orfano pu trarreuno spirito gi dall'alto cielo;ma oh! maledizione anche pi orrendasta nell'occhio d'un morto!La vidi sette giorni e sette notti,non potevo pregare, stavo assorto.

    Nella sua solitudine e immobilit egli si strugge per la luna che viaggia nel cielo e lestelle che sempre stanno e pur sempre si muovono e dovunque l'azzurro cieloappartiene loro ed il luogo destinato al loro riposo, patria loro e loro naturaledimora, nella quale entrano senz'essere annunciate come signori sicuramente

    aspettati, eppure nasce una gioia silenziosa al loro arrivo.

    La luna errante sal su nel cielo,e mai non indugiava;lentamente saliva, lentamentelei qualche rara stella seguitava.

    Il suo raggio irrideva il mare afoso,

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    come primaverile brina sparsa;dove stagnava l'ombra della navel'acqua per incantesimo bruciavad'un acceso rossore immoto sparsa.

    Al lume della luna osserva le creature della bonaccia.

    Oltre l'ombra spiavo della navei serpenti marini;muovevano con scie lustre di bianco,e quando si drizzavano, quel lumemagico ricadeva in fiocchi candidi.

    Nell'ombra della nave contemplavola veste variopinta; era turchina,verde lucida, nera vellutata;nuotando si torcevano; la sciauno sprazzo di fuoco era, dorata.

    Loro bellezza e felicit. Egli le benedice in cuor suo.

    O felici creature! lingua umanaquella loro belt non pu lodare;un impeto d'amore sorse in me,

    inconsciamente io le benedissi:

    certo, il mio santo ebbe piet di me,inconsciamente io le benedissi.

    L'incantesimo comincia a rompersi.

    Mi fu dato a quel punto di pregare;e dal mio collo alfine liberatol'Albatro cadde gie come piombo profond nel mare.

    V

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    Oh il sonno! il sonno una soave cosa,da un capo all'altro amabile nel mondo!Sia lodata la Vergine Maria!Ella mand dal cielo il dolce sonnoche scese nell'anima mia.

    Per grazia della Madonna il vecchio marinaio rinfrescato dalla pioggia.

    Quelle inutili secchie sulla toldache inerti erano state cos a lungo,sognai ch'erano colme di rugiada;e, dopo, quando mi svegliai, pioveva.

    Fresca la gola e umide le labbra,i vestimenti avevo tutti intrisi;certo, avevo bevuto nei miei sognie ancora tutto il corpo mio beveva.

    Mi mossi, non sentivo pi le membra,ero tanto leggero, dubitavod'esser morto nel sonnoe mi credevo un'anima beata.

    Ode suoni e vede strane visioni e moti in cielo e in mare.

    E udii subito il vento sibilare;e non s'avvicinava;ma col sonito suo scosse le velecos tenui e corrose dall'arsura.

    L'aria profonda esplose di vivezza!

    Cento vessilli in fiamme luminosiguizzavano su e gi, di qua, di l,e gli astri vi danzavano nel mezzo.

    Il vento emise un sibilo pi forte,stormivano le vele come biada;e la pioggia crosciava gi dal nembooscuro che la luna bianca orlava.

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    La densa e nera nuvola fu rottaed ancora la luna era al suo fianco:come acque cadenti d'alta rocciail fulmine sfrecci gi senza un guizzo,tale un fiume spazioso cade a picco.

    Le salme dell'equipaggio si animano e la nave si muove;

    Il forte vento mai invest la nave,eppure era la nave in movimento!Sotto il fulmine e sotto l'alta luna

    gli uomini morti emisero un lamento.

    Si riscossero tutti e si levarono,senza parlare, senza batter ciglio:sarebbe stato strano anche in un sognoaver visto quei morti sollevarsi.

    Il nocchiero alla barra d di piglio;la nave si muoveva, non un soffio;i marinai si misero alle funi,ciascuno al proprio posto;muovevano le membra come ordignimorti, eravamo una spettrale ciurma.

    Il corpo d'un nipote mio, d'un figliodi fratello, mi stava stinco a stinco;il corpo ed io tirammo ad una cordae non mi disse verbo."

    Ma non per opera delle anime degli uomini, non per opera didemoni della terra e dell'aria, ma per una schiera beata di spiritiangelici mandati dal cielo per intercessione del santo patrono.

    "Mi fai spavento, vecchio marinaio!""Non temere, sii calmo, o convitato!Non erano fuggite anime in penache afflitte ritornassero alle salme,

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    ma una schiera di spiriti beati:

    poich all'alba dimisero le bracciae si fecero stretti intorno all'albero;suoni soavi usciron dalle labbrae volarono via dai loro corpi.

    Aleggiava d'intorno a me ciascunavoce, saliva al sole;lentamente scendevano di nuovoora confuse, ed ora ad una ad una.

    Qualche volta scendendo gi dal cieloho ascoltato l'allodola cantare;tutti, a volte, gli uccelli che vi sonoparevano riempire l'aria e il marecol loro dolce frastuono!

    Ed ora erano tutti gli strumenti,ed ora un flauto a solo;ed ora era un'angelica canzoneche gli spazi faceva essere intenti.

    Tacque, e ancora mandarono le veleun ronzio lieve fino a mezzogiorno;un ronzio come d'un nascosto rivonel frondoso mese di giugno,che alle selve dormienti per l'interanotte mandi una quieta melodia.

    E veleggiammo fino a mezzogiorno,

    mai un alito di vento sospir:lenta e calma la nave procedevasospinta dal profondo.

    Il solitario Spirito dell'Antartide porta la nave fino all'Equatore obbedendo allaschiera angelica, ma esige ancora vendetta.

    A nove tese gi sotto la chiglia

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    dal paese di nebbia e dal nevosolo Spirito scorreva; era lui stessoche muoveva il veliero silenzioso.Mor il canto alle vele a mezzogiorno,e di nuovo la nave si ferm.

    Il sole alto sull'albero maestrol'aveva ora confitta nell'oceano:ma subito riprese ad agitarsicon un breve e affannoso dondolio -avanti e indietro, mezza la lunghezza,con un breve e affannoso dondolio.

    Come un cavallo ardente alfine scioltodiede un subito balzo;il sangue m'afflu tutto alla testa,io venni meno e caddi gi di schianto.

    I demoni compagni dello Spirito polare, gli invisibili abitatori dell'elemento,prendono parte alla sua offesa; e due di essi riferiscono che espiazione lunga e duraper il vecchio marinaio fu accordata allo Spinto polare, che ritorna verso il sud.

    Quanto a lungo mi giacqui in quello statonon posso assicurare;ma la vita non era anche tornata,che udii nella mia anima distintedue voci vaghe per l'aria.

    " lui," diceva l'una '' questo l'uomo?per colui che mor sopra la croce, lui che uccise l'Albatro innocente

    con la mano feroce.Lo Spirito che abita da solola terra della nebbia e della neve,gli era caro l'uccello amico all'uomoche lo trafisse con la sua balestra."

    Quell'altra era una pi dolce voce,

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    dolce come stillante miele, e disse:"Costui gi fece dura penitenza,ma pi dura l'attende."

    VI

    Prima voce

    "Ma dimmi, dimmi ancora,la tua dolce risposta reiterando -che muove cos lesta questa prora?Il mare, dimmi, che fa?"

    Seconda voce"Come schiavo al cospetto del signoresta immobile l'oceano e non respira;il suo grande occhio luminoso mirafsso la luna silenziosamente -

    per conoscer la strada da seguire;perch, quieto o infuriato, essa lo guida.Vedi, fratello, vedi con che graziadall'alto essa lo guarda quasi rida."

    Il marinaio caduto in letargo; perch il potere angelico fa procedere la nave versonord con una velocit che la vita umana non pu sopportare.

    Prima voce

    "Ma perch sopra lui va cos lestala nave senza vento n corrente? "

    Seconda voce

    "L'aria dinanzi a lei tutta si fendee dietro si richiude in un istante.

    Vola, fratello, vola, alto, pi alto!o giungeremo tardi e troppo stanchi:perch la nave andr sempre pi lentaallor che il marinaio si rinfranchi."

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    Il moto soprannaturale rallenta; il marinaio si sveglia e la sua espiazionericomincia.

    Io mi svegliai, stavamo veleggiandocome a un vento propizio:era notte, una notte calma, standola luna in alto; i morti erano insieme.

    Stavano ritti, accolti sopra il ponte,pronti per un ossario:fissavano su me gli occhi di pietrache nella luna avevano un divario.

    Quella maledizione e quel terrorech'ebbero nella morte, sussisteva:non potevo distogliere il mio cuoren alzare gli occhi per una preghiera.

    La maledizione finalmente espiata.E ora l'incantesimo fu rotto:anche una volta vidi il mare verde,e guardai lontanissimo; ma pocodi quanto avevo visto ora m'apparve

    com'uno per una deserta viacammina inquieto d'orridi spaventi,e una volta guardatosi alle spalle,prosegue ma non volge pi la testaperch sa che un terribile nemicol'incalza da vicino e non s'arresta.

    Ma un vento repentino m'invest,e non aveva suono o movimento:la strada sua non era sopra il mare,nelle pieghe o nel vivido fermento.

    Mi sollev i capelli, con respirodi praterie primaverili punsele mie guance, s'un coi miei terrori,

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    pure, io lo sentii, propizio giunse.

    Rapidamente volava la nave,e pure navigava liscia e calma:lieve spirava il vento, lieve, lieve -su me solo spirava.

    E il vecchio marinaio rivede il suo paese.

    Sogno di gioia! veramente il faro? la punta del faro ch'io rivedo?e quella la collina, ed la chiesa?

    e questa la mia patria?

    Alla bocca del porto la derivaci spingeva, pregavo tra i singhiozzi:"Fa', mio Signore, ch'io sia sveglio o vivasenza pi risvegliarmi."

    Era limpido il golfo come vetro,tale la sua tranquillit diffusa!La luce della luna ivi con l'ombra

    riposava confusa.La roccia scintillava, era abbaglianteal pari della chiesa che sovrasta:il chiarore immergeva nel silenziola banderuola ferma in cima all'asta.

    Gli spiriti angelici abbandonano i morti corpi,

    La baia bianca e viva al lume quietoera quando ne emerseromolte forme, e non erano che ombre,e in colori di cremisi a me vennero.

    e appaiono nelle loro forme di luce.

    A piccola distanza dalla prora

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    quelle parvenze cremisi si tennero:allora volsi gli occhi sopra il ponte -oh Cristo, che spettacolo!

    Ogni corpo giaceva inerte e piatto,e, in nome della Croce,un uomo tutto luce, un serafino,presso ciascuno stava senza voce.

    Di quella schiera ognuno salutavacon le mani, visione celestiale!come segnali fatti a una citt,

    ciascuno un puro lume.

    Di quella schiera ognuno salutavacon le mani, non voce, n clamore -nessuna voce, ma il silenzio scesecome musica al cuore.

    Ma ecco, a un tratto udii un tonfo di remie il grido del pilota;e mi fu forza volgere la testa:

    una barca era apparsa, non remota.

    Il pilota ed il mozzo del pilota,udii la loro celere venuta:o Signore del cielo! era una gioiache i morti non avrebbero sperduta.

    E vidi un terzo, ne sentii la voce:era il buon eremita!

    Cantava grave i suoi inni devotiche compone nel bosco pi profondo.L'anima mia assolver, del sanguedell'Albatro egli mi render mondo.

    VII

    L'eremita del bosco

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    Il pio eremita vive in mezzo al boscoche scende verso il mare:come grave egli modula la voce!Coi marinai gli piace di parlareche vengono da lontane contrade.

    Al mattino, al meriggio ed alla serapiega i ginocchi; ha un soffice guanciale:il muschio che ricopreil ceppo d'una quercia secolare.

    La barca s'appress, li udii parlare:

    " strano veramente!Dove sono le luci cos chiareche or non molto fecero un segnale?"

    s'avvicina con stupore alla nave.

    "Strano davvero!" disse l'eremita -"e non hanno risposto al nostro grido!Vedo le assi contorte! e quelle vele,guardale, cos fragili e corrose!

    Cosa non vidi mai che le assomiglise non forse nel bosco

    Quei macerati scheletri di foglieche indugiano alle prode del ruscelloallor che greve l'edera di neve,ed urla il gufo al lupo sottostantementre divora il piccolo alla lupa."

    "Ha un aspetto d'inferno, mio signore!" -(il pilota rispose)"ne ho spavento!" "Accosta, accosta" dissel'eremita contento.

    Ecco, la barca s'accost al vascello,io non dissi parola n mi mossi;la barca si port sotto il vascello

  • 7/29/2019 Samuel Taylor Coleridge - la ballata del vecchio marinaio

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    e d'improvviso un suono mi percosse.

    Il vascello improvvisamente affonda.

    Rombava sotto l'acquasempre pi grave, sempre pi tremendo:poi raggiunse la nave, ruppe il golfo,ed il vascello and gi come piombo.

    Il vecchio marinaio tratto in salvo nella barca del pilota.

    Stordito da quel suono grave e orrendo

    che squass cielo e mare,com'uno che sia stato sette giorniaffogato, il mio corpo galleggiava;ma poi con la rapidit di un sognomi trovai nella barca del pilota.

    Sul gorgo ove la nave era affondata,la barca roteava;tutto era quieto fuor che la collinache il suono ripeteva e rimandava.

    Mossi il labbro, il pilota mand un urloe cadde gi di schianto;l'eremita lev le sante cigliae pregava raccolto l in un canto.

    Io presi i remi: il mozzo del pilota,che ora usc di senno,ruppe in risate lunghe e forti mentre

    i suoi occhi ruotavano qua e l."Ah! ah!" diceva, "vedo chiaramente,il demonio sa l'arte di remare."

    E finalmente proprio al mio paesestavo, su terra ferma!L'eremita discese dalla barca,e la sua andatura era malferma.

  • 7/29/2019 Samuel Taylor Coleridge - la ballata del vecchio marinaio

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    Il vecchio marinaio ardentemente supplica l'eremita perch lo confessi; e loraggiunge la penitenza della vita.

    "Confessami, confessami, sant'uomo!"Egli si fece il segno della Croce."Di' presto," fece, "dimmi,te lo ingiungo - chi sei, che specie d'uomo?"

    E tale animo mio fu presto strettoda un'atroce agoniache mi costrinse a dire la mia storia;

    e poi mi lasci quieto in mia balia.

    Di quando in quando per il resto della vita un'agonia lo costringe a errare di terrain terra

    Sempre d'allora in poi, di quando in quando,quell'agonia ritorna;finch l'orrida storia non sia detta,il cuore brucia, il fuoco vi soggiorna.

    Di terra in terra migro come l'ombra;strano potere nelle mie parole;subito, appena ch'io ne veda il volto,so l'uomo che mi deve dare ascolto:a lui fo il mio racconto.

    Quale fragore esce da quella porta!I convitati sono l, raccolti:ma all'ombra della pergola, nell'orto,

    odi, la sposa e le fanciulle cantano. il vespro, odi la piccola campanache mi chiama a pregare!

    O convitato! questa anima miain un mare deserto stata sola;tanto fu derelitta che Dio stessoa mala pena parve che vi fosse.

  • 7/29/2019 Samuel Taylor Coleridge - la ballata del vecchio marinaio

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    Oh assai pi dolce che festa nuziale,assai pi dolce per me,andare insieme alla chiesain santa compagnia!

    Andare insieme alla chiesae tutti insieme pregare,mentre ciascuno al suo Padre s'inchina:vecchi, bambini, amici affettuosie giovanette e giovani festosi.

    e a insegnare col suo esempio amore e rispetto a tutte le cose che Dio ha fatto e ama.

    Addio, addio! Ma questo tieni a mente,tu, invitato alla festa!Prega bene benevolo chi amasia l'uomo, sia l'uccello e l'altre bestie.

    Meglio prega chi meglio ama le cosesiano grandi o modeste;perch quel Dio d'amore che ci assistefece ogni cosa e l'ama."

    Il marinaio dall'occhio luminosodi cui la barba candida per gli anni sparito: ora l'ospite si volgelontano dalla casa dello sposo.

    Se n'and come un uomo sbigottito,fuor dei sensi caduto:

    e l'indomani si lev diverso,pi triste ma pi saggio divenuto.