Centro gioco Tartaruga Fortini - Portale...

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1 Centro gioco Tartaruga Fortini Comune di Firenze Assessorato alla Pubblica Istruzione Asili nido e Servizi complementari

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Centro gioco Tartaruga Fortini

Comune di FirenzeAssessorato alla Pubblica IstruzioneAsili nido e Servizi complementari

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Ringraziamenti:

ad Elisabetta Misuri che con sensibilità e competenza ha dato l’imprinting a questo servizio.

ad Anna Maggi e alle colleghe della cooperativa Arca per aver collaborato alla trascrizione delle storie e alla realizzazione della festa

dei dieci anni.

a Giovanna Carbonaro che con semplicità e saggezza ha qualificato i nostri eventi.

alla Direzione del Servizio Asili Nido, al Coordinamento Pedagogico e al Presidente del Quartiere 3 per le risorse messe a disposizione.

Testi a cura diCristina Masti e Manuela Montefusco

progetto grafico e impaginazioneAngela Balli

stampato dallaTipografia Comunale

Prima Parte

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Una Storia lunga 10 anni

Il Centro gioco Tartaruga Fortini festeggiai suoi primi 10 anni

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Una storia lunga dieci anni.. E’ una raccolta di storie di nonni, di genitori, per raccontare e raccontarsi.E’ una raccolta che racconta di ricordi, emozioni, di cose piccole e di cose grandi.E’ una storia di luogo protetto, di solido guscio, di scoperte inattese.E’ il racconto di un percorso, intrapreso dieci anni fa, da un piccolo gruppo di lavoro, che senza strade battute, ha realizzato un servizio in cui si coniugano consapevolezza e competenza nella pratica quotidiana del confronto e della condivisione. Dove è possibile l’ascolto dei bambini e dei loro genitori e dove i saperi femminili e familiari si incontrano con i saperi professionali.La realizzazione di spazi di reale partecipazione nei quali ogni singolo soggetto, nonno o genitore, potesse esprimersi e sperimentare le proprie potenzialità in un clima di autentico rispetto, costituisce l’elemento fondante di questa esperienza. Un grazie a tutte coloro che, con la loro presenza e il loro lavoro, hanno permesso questa storia, la storia del Centro Gioco Fortini e dei suoi primi dieci anni.

Daniela Lastri Assessore alla Pubblica Istruzione

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Il Centro gioco Tartaruga Fortini

Tartaruga... perché

La tartaruga rappresenta nella fantasia comune, la calma e la pacatezza. E’ un animale “con una lunga... storia”, che non conosce l’aggressività se pure ben attrezzato, con la sua corazza a difendersi. E’ per definizione “l’animale con la casa appresso”ed è questa la caratteristica che incuriosisce i bambini. La scelta di attribuire questo nome ai Centri gioco, vuol essere uno spunto per gli adulti a riflettere su una necessità di “un tempo... più calmo, sereno”, a partire da quello che condividiamo con i bambini: un invito a ricreare ambienti di vita e di gioco in maggiore sintonia con la natura.Chi di noi, nell’infanzia non ha avuto nel giardino di casa, nel campo dove giocava, o magari in campagna dai nonni, una tartaruga?Questo nome è un’idea per giocare e da giocare con i bambini.

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Le caratteristiche del servizio

Il Centro gioco Tartaruga Fortini apre nell’aprile del 1996, nei locali della scuola d’infanzia comunale, come una nuova tipologia di servizio che amplia la possibilità di offerta rivolta alla prima infanzia già presente sul territorio cittadino.Viene organizzato in due turni, uno di mattina con un orario di apertura 8-13, ed uno pomeridiano dalle 15 alle 19,30. I genitori interessati possono scegliere o l’uno o l’altro turno ed il bambino può frequentare un massimo di quattro ore. Non c’è la possibilità di mangiare, ma viene offerta una merenda a metà giornata. Possono essere iscritti bambini dai 16 e i 36 mesi, con la capienza massima di 17 per turno e tre adulti di riferimento (due educatrici e un operatore). Fin dall’anno di apertura del Centro gioco i bambini frequentanti provengono da vari quartieri della città, con una presenza di stranieri superiore nel turno pomeridiano.Ai genitori dei bambini ammessi viene richiesta la presenza durante il periodo dell’inserimento, con modalità concordate dal personale educativo. Poichè il tempo di permaneza dei bambini al centro gioco è assai ridotto rispetto ai tempi lavorativi dei genitori, è significativa la presenza dei nonni o di altri componenti della famiglia, i quali vengono coinvolti per riprendere i bambini al momento dell’uscita. Questo aspetto costituisce una sorta di valore aggiunto, un tratto distintivo da considerare con molta attenzione ai fini, anche, di un buon inserimento. Nel corso degli anni è molto cresciuto il riconoscimento da parte dei genitori, tanto che la scelta dei Centri gioco è diventata una scelta consapevole, piuttosto che un

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ripiego alla mancata ammissione in un asilo nido.Da otto anni il servizio del pomeriggio è gestito dal personale della Cooperativa Arca, che lavora in stretta collaborazione con quello della mattina all’organizzazione degli spazi, alla documentazione e progettazione delle attività rivolte ai bambini ed alle loro famiglie. Negli ultimi anni sono stati attivati percorsi formativi comuni volti ad incoraggiare la condivisione di linguaggi e strategie educative tra il personale della pubblica Amministrazione e il privato sociale.La scelta educativa è indirizzata a favorire le esperienze dei bambini, offrendo loro un ambiente organizzato nel quale possano, in sicurezza, esplorare e sperimentare sia individualmente che in piccolo gruppo. Per questo l’ambiente è suddiviso in angoli diversificati per attività di gioco: la stanza del gioco simbolico (cucina, zona dei travestimenti e cura delle bambole), lo spazio per la lettura, intimo e arredato con materiali naturali, l’angolo per la manipolazione e le varie attività espressivo-pittoriche con un’ampia varietà di materiali a disposizione dei bambini. La struttura si affaccia su un grande giardino con alberi da frutto, pini e cedri.Poiché i momenti delle routines sono molto ridotti rispetto all’asilo nido, il tempo che il bambino trascorre al centro gioco è dedicato prevalentemente alle attività e alle proposte che vengono progettate ogni anno in relazione ai bambini e alle loro famiglie. Questo ha prodotto, fin dai primi anni, una stimolante riflessione sulle competenze professionali che il nuovo servizio esigeva, senza riferimenti a modelli predefiniti, ma sostenuta dal desiderio di esplorare nuovi percorsi.

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Le iniziative che qualificano il Centro gioco

La narrazione

La scelta di privilegiare e approfondire proposte educative nell’ambito della lettura e narrazione, nasce dalla convinzione che educare ed interessare i bambini all’ascolto sia, fin dai primi anni, un impegno importante. Questa convinzione ha portato a scelte formative rivolte ad approfondire competenze ed abilità nell’ambito della narrazione e lettura di libri, partendo dal fatto che questa scelta si combinava con la sensibilità personale delle educatrici. Le esperienze di aggiornamento con Miriam Bardini e Fiorenza Mariotti sulla narrazione di fiabe e su “tecniche per raccontare”, oltre a rappresentare un approfondimento ed un’esplorazione di possibilità nell’ambito della lettura e della narrazione per i bambini piccoli, ha rappresentato un punto di forza per avviare percorsi educativi con i bambini e la loro famiglia. Il narrare storie è diventato un’attività con tempi e spazi ben definiti annunciata dal suono di un campanellino. Si è infatti istituito “Il venerdì delle Storie” come momento dedicato al narrare, luogo privilegiato d’incontro tra bambini, educatori, nonni e genitori.Il lavoro sulla fiaba proposto da Miriam Bardini nel suo percorso triennale di aggiornamento, è stato un’esperienza di dono attraverso linguaggi che permettono di sperimentare e condividere emozioni e sentimenti legati alla fiaba. E’ un modo di porgere che ha poco a che fare con la semplice lettura, ma ha un investimento oltre che vocale, di trasmissione di suoni e sensazioni carichi di significato, poiché “la fiaba viene vissuta

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nel corpo prima che nella parola”. Ed è per questo che si può vivere l’ascolto, la lettura e la narrazione di storie, ritrovando la capacità di stupirsi e di incantarsi, capacità propria dei bambini. Riconoscere che il tempo passato a leggere o a narrare è un tempo per sognare, per crescere e per amare, significa concedersi tutto il tempo necessario.

Posso raccontarti una storia? E’ la domanda che facciamo ai bambini. Ma spesso ci viene chiesto: Mi racconti una storia? E’ dall’incontro di queste due domande, dal profondo desiderio di ascoltarsi ed accogliersi, che è nato il nostro interesse per la narrazione come persone che desiderano mettersi in gioco con uno stile da tartarughe. Lentamente, senza correre, nel rispetto dei ritmi e delle pause del bambino, preoccupati meno di farlo diventare “qualcosa”, ma semplicemente, stare, nel suo divenire.

Il prestalibro

Il libro ha acquistato negli anni una centralità tra le proposte del centro gioco. Si è così giunti al progetto del “Prestalibro” per dare continuità a questa attività anche a casa, coinvolgendo le famiglienell’esperienza della lettura attraverso il prestito dei libri in dotazione al Centro gioco. Sono state realizzate delle borse di stoffa con il contrassegno dei bambini per poter ritirare, ogni venerdì della settimana, un libro dalla biblioteca e riportarlo il venerdì successivo. Attualmente ci sono 290 libri schedati e suddivisi in relazione al contenuto e alla complessità.

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Da due anni questa attività si è allargata anche ai genitori grazie all’acquisto di libri che affrontano le problematiche legate alla crescita del bambino ed al ruolo genitoriale. La dottoressa Giovanna Carbonaro ha inaugurato questa attività incontrando mamme e papà dei bambini che frequentano il centro gioco suscitando, attraverso la lettura di un libro, emozioni e riflessioni da condividere in gruppo.

Il teatro

Le uscite a teatro, rappresentano una costante tra le esperienze dei bambini al centro gioco. Questa idea è nata con l’intento di avvicinare i bambini, anche molto piccoli, ai vari linguaggi teatrali, partecipando ad eventi adatti alla loro età. La proposta, che prevedeva la partecipazione di tutti i bambini a conclusione del periodo dell’inserimento, ha messo in evidenza diversi aspetti positivi come: conoscere un ambiente nuovo, quale il teatro, rafforzare relazioni con i coetanei e con gli adulti, affrontare emozioni con la possibilità di rielaborarle insieme, al ritorno, in un ambiente familiare. Il teatro offre ai bambini un’opportunità per vivere un’esperienza che li coinvolge nella loro completezza e unicità di persone, a livello cognitivo, fisico, emotivo e relazionale, e offre a noi adulti la possibilità di riappropriarci di codici che abbiamo usato e poi dimenticato ma che aspettano solo di essere riportati alla luce.Quando si accompagna i bambini a teatro la nostra preoccupazione è che vivano una esperienza piacevole e positiva, lo spettacolo rimane sullo sfondo. E’ necessario non far confusione tra quello che è utile a loro da quello che è un nostro bisogno di adulti. Le suggestioni che i bambini colgono

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La relazione con la famiglia

La partecipazione dei genitori e la condivisione dell’esperienza che il bambino fa al centro gioco sono determinati per un’azione educativa efficace. Per questa ragione, fin da subito prima dell’inserimento, vengono proposti colloqui e incontri con i genitori. Durante l’anno, per favorire la socializzazione tra le famiglie, vengono organizzati laboratori natalizi, attività con bambini e

La stretta vicinanza dei due servizi favorisce esperienze di continuità con la partecipazione degli insegnanti dei bambini che frequentano il primo anno della scuola d’infanzia. Negli anni sono stati realizzati diversi percorsi, come quello sulla creta e sulla narrazione, che hanno offerto possibilità d’incontro tra bambini e insegnanti, di confronto e riflessione su metodologie didattiche e stili educativi differenti. Con il consolidarsi di questa pratica, si è avviato un processo di graduale avvicinamento dei due servizi, nel quale non mancano momenti di verifica nell’ottica di migliorare la qualità degli interventi e la comprensione reciproca.

durante una rappresentazione sono significative di per sé e non necessitano di razionalizzazioni da parte degli adulti che spesso inducono a percorsi mentali predefiniti.

La continuità con la scuola d’infanzia Fortini

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genitori, feste in giardino.Gli incontri tra genitori ed educatori rappresentano occasioni preziose per stabilire relazioni significative basate sullo scambio di esperienze e vissuti personali come tratto qualificante del progetto educativo condiviso. E’ quindi necessario che i momenti d’incontro abbiano le caratteristiche per diventare contesti di apprendimento per entrambi, genitori ed educatori, partendo dal presupposto che essi sono portatori di conoscenze e competenze diverse, ma sempre utili e importanti. Le competenze dell’educatore non possono prescindere, dunque, dalla capacità di esercitare un ruolo di supporto alla famiglia in modo delicato, proponendosi come “modello debole”, e di creatore di contesti in cui le insicurezze siano dette e legittimate e i saperi dei genitori accolti e condivisi. L’accettazione incondizionata, la sospensione del giudizio e l’ascolto empatico, sono strategie efficaci che incoraggiano il genitore ad aprirsi e a sentire gli altri come risorsa in una relazione di vicinanza e mutuo-aiuto. E’ necessaria una valutazione, da parte dell’educatore, di quanto possono incidere nella relazione con i genitori, i propri stereotipi familiari e culturali, assumendo un atteggiamento autoriflessivo come pratica quotidiana del suo agire educativo.

Il progetto “I nonni raccontano”

La famiglia del centro gioco si configura come una famiglia allargata, nella quale è significativa la presenza dei nonni che, in molti casi, affianca quotidianamente i genitori nella cura dei bambini. Molti nonni e nonne erano diventati interlocutori e riferimenti significativi anche per le educatrici, in quanto ogni

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giorno venivano a riprendere i bambini dal Centro gioco.Gradualmente si era creato un clima familiare e confidenziale tra loro e noi: eravamo riuscite a superare quella barriera di reticenza e di sospetto che spesso accompagna il giudizio dei nonni riguardo alla scelta dei loro figli di lasciare dei bambini così piccoli in un posto diverso dalla loro casa, ma soprattutto non con loro. Erano diventati consapevoli che il loro ruolo non era messo in discussione e nello stesso tempo curiosi e attenti alle esperienze che i bambini facevano in quel luogo. Nacque così l’idea di offrire loro uno spazio di reale partecipazione, come quello di ricordare e raccontare storie ai bambini del Centro gioco. Questo progetto è stato chiamato “I nonni raccontano”, pensando a quel tempo un po’ magico in cui i nonni e le nonne leggono o narrano storie ai loro nipotini.Nel procedere in questo percorso abbiamo individuato questi obiettivi:

valorizzare la figura dei nonni riconoscendo loro un sapereeducare all’ascolto e sostenere l’attenzione dei bambini

facilitare la relazione tra generazioni.

L'esperienza che intendevamo realizzare era rappresentata da una raccolta di storie, racconti o filastrocche, ricordate da nonni, memoria della loro infanzia oppure ricordi dell'infanzia dei loro bambini, e dall'invito di venirle a raccontare ai bambini del Centro gioco. Dopo un primo momento di presentazione del progetto ai genitori, in un incontro di gruppo, con l'esplicita richiesta di sostenere l'iniziativa, si è pensato ad una breve lettera indirizzata personalmente ai nonni, come invito ad aderire all’iniziativa.

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Cari nonni di ...vorremmo realizzare una raccolta di novelle e filastrocche di quando Voi eravate bambini.Per questo Vi chiediamo di scriverle e portarle allo spazio-gioco.In un secondo momento saremmo liete, sempre che Voi siate disponibili, di invitarvi a raccontarle Voi stessi ai bambini.Nella speranza che l’iniziativa Vi sia gradita, Vi auguriamo... buon lavoro.Grazie e a presto Angela e Cristina

Molte sono le storie e le filastrocche che i nonni e le nonne hanno donato al centro gioco, alcune scritte in coppia, altre con il coinvolgimento di altri membri della famiglia come zii e bisnonne.Dopo la raccolta del materiale, si sono programmate le visite, concordandole con i nonni interessati e disponibili e preparando i bambini a questo evento. All’invito hanno aderito sette nonne ed un nonno e gli incontri sono stati programmati una volta alla settimana, predisponendo l’ambiente in modo da consentire il miglior svolgimento dell’ esperienza. L’ esperienza di coloro che sono intervenuti è stata carica di emozione, ed il piacere di valorizzare le proprie conoscenze e di rimettersi un po’ in gioco ha prevalso su un iniziale imbarazzo.Negli anni successivi l’invito di scrivere e di venire a narrare si è mantenuto, focalizzando però il nostro intervento sui genitori dei bambini.

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“L’intera attività terapeutica è in fondo questa sorta di eserci-zio immaginativo, che recupera la tradizione orale del narrare storie; la terapia ridà storia alla vita”. JAMES HILLMAN

Se i nonni sono i depositari della storia della famiglia, i genitori lo sono della storia del loro bambino a partire dall’ idea del suo concepimento. Chiedere di scrivere a genitori che vivono sulla loro pelle un’organizzazione del tempo sempre più lontana dai loro bisogni reali, ci è sembrata inizialmente soltanto una sfida.Una sfida resa ancora più difficile dal fatto che l’epoca in cui viviamo incoraggia l’espressione verbale piuttosto che la parola scritta, il brusio piuttosto che l’ascolto e il silenzio. E la richiesta fatta ai genitori dei bambini che frequentavano da qualche mese il centro gioco, di trovare del tempo per scrivere storie con lo sguardo rivolto al bambino presente o al bambino che erano stati, necessitava di tempo e ascolto.Si trattava di avviare un percorso che prevedesse il coinvolgimento dei genitori nell’ottica del sostegno alla genitorialità, recuperando la scrittura, ma anche l’illustrazione, come modalità per esprimere emozioni, sentimenti e creatività. Per questo abbiamo consegnato ad ogni coppia di genitori un piccolo quaderno con alcune pagine bianche, reso prezioso da una bella copertina realizzata con del materiale naturale.La raccomandazione è stata di abbandonarsi al piacere di raccontare o di raccontarsi qualsiasi fosse la forma espressiva prescelta: racconto autobiografico, storia inventata, episodi di vita quotidiana o filastrocca.

Il progetto “Raccontami di me”

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A partire dalla considerazione teorica che il pensiero narrativo è innato in ciascuno di noi e quindi accessibile a tutti, si trattava di riappropriarsi di questa capacità tipicamente umana attraverso uno stimolo: il dono di una storia. Inoltre la relazione con genitori di bambini così piccoli aveva reso evidente il bisogno di ripensare alla propria infanzia, e il linguaggio delle storie o delle fiabe lette o ascoltate, rappresenta un forte tramite tra la propria esperienza passata e il bambino presente.Questa idea progettuale era sostenuta dalla consapevolezza, derivata da vissuti personali e professionali, del potere catartico delle storie narrate o ascoltate: dalla possibilità di trasformare un problema in una possibile soluzione attraverso quel processo definito come “distanziamento”.Molti genitori, nel corso di questi anni hanno voluto narrare le loro storie a tutti i bambini, potendo sperimentare così, quel senso di genitorialità aperta, quella condivisione di un agire educativo comune che tanto aiuta a spostare lo sguardo oltre i singoli problemi e difficoltà personali. E’ nella narrazione, come atto del porgere, che è possibile esprimere il desiderio di esserci, e il riconoscimento di esistenza reciproco tra chi narra e chi ascolta.La raccolta che segue è il risultato di questa riflessione, una riflessione che ha reso possibile un percorso durato otto anni, nel quale ognuno ha potuto trovare qualcosa da prendere e qualcosa da dare. Il titolo che abbiamo scelto per questo progetto è stato suggerito da una mamma a partire dal significato e dal valore che lei stessa ha riconosciuto in questa idea. E la storia continua...

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Per cosa si scrive?Chi come me lo fa di lavoro scrive ugualmente per passione, non sarebbe possibile altrimenti.Si scrive per esprimere e donare una parte profonda di se stessi che diviene nella grafia immediatamente comprensibile a noi per la prima volta ma anche e subito dopo a chi legge. Si scrive per ricordare, si ha bisogno di memoria e sempre più se ne avrà poiché viviamo in una società che della memoria ha spesse volte, ingiustificatamente, paura.Ma si scrive anche per dimenticare, nel tentativo di lasciarsi dietro eventi insopportabilmente tristi o nell’atto liberatorio di intraprendere nuove strade proprie forti di quello che abbiamo messo nero su bianco apparendoci così inaspettatamente e improvvisamente indelebile e dunque meno importante. E si scrive per lasciare qualcosa di noi a chi conosciamo ma anche a chi non conosceremo mai, con la spesse volte stupida illusione che ciò ci possa rendere in qualche modo immortali.Adesso come nelle grotte preistoriche in cui si è fatto il gioco delle mani dipinte sulla roccia, narrare si narra in molti modi. Si comunica per iscritto ma anche con uno sguardo scambiato di fretta o con la mimica del viso e delle mani o per immagini

RiPensando...

di Arianna Papini mamma di Giordano e Rebecca

“Scrivere per il Centro gioco”

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dipinte. Anche questo è il mio lavoro ma, come per scrivere, non posso fare a meno di amare profondamente un metodo di autoanalisi senza eguali e un sistema comunicativo che nel profondo mi da grande felicità.Quando nascono i bambini si ha meno spazio per tante cose.Il tempo per stare con loro è tutto, il resto viene poi.E a volte non ci rendiamo conto di quanto ci manchi stare un po’ soli con noi stessi poiché presi come siamo dall’incanto della nascita e della crescita dei figli ci opponiamo psicologicamente alla mancanza che sentiamo del restante mondo. Sì, perché di un altro mondo si tratta. Quando un figlio, e poi un altro arrivano in casa tutto ciò che era non è più e ciò che è non è mai stato, trovandoci impreparati, emozionati e felici nella nuova infanzia che ci invade per renderci capaci di accompagnare i nostri figli nel mondo. Poi, solo in seguito e con tempi diversi da persona a persona arriva un momento in cui si ha di nuovo bisogno di altro poiché improvvisamente quella simbiosi mamma-neonato si scioglie come per incanto nel rifiuto di un cucchiaio di minestrina o nella dimostrazione di indipendenza che un bambino ha bisogno di mettere in atto nel rifiutare di mettersi le scarpe. È lì che si può avere fortuna, oppure no. Mi sono trovata a incontrare uno spazio che non è solo di gioco come il nome, limitatamente, direbbe.Lo spazio gioco è stato per me il ritorno nella possibilità di non pensare per qualche momento ai miei figli in quanto certa che loro fossero veramente in buone mani ma anche e soprattutto abbracciati da una struttura neutrale ma non neutra che li accogliesse in modo semplice perché bambini di quella età e

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non per altro. La struttura è stata per me una nuova casa in cui poter condividere amore, amicizia, attività, gioie e dolori in un abbraccio senza tempo e senza età. Qui contano solo i bambini e le loro famiglie mi è stato detto. Nient’altro è importante quanto questo ho sentito rispondere dentro me stessa nella magia di udire anticipate le parole che dentro restano a volte inespresse.Mi si è chiesto ad un certo punto di scrivere una storia per mio figlio. Si usava così in quello spazio che non solo di gioco era, non dovevo scriverla da scrittrice ma da mamma e come tutte le altre mamme.Ancora una volta mi ha invaso un affetto infinito per la capacità di quel luogo ad essere neutrale e ad accogliere nella giusta misura genitori e figli come ormai nonché la famiglia allargata riesce a fare più. E ho scritto.Ho scritto partendo da alcune frasi che mio figlio aveva detto a quell’età precisa in cui mi era stato chiesto e scrivendo mi sono raccontata e raccontandomi mi sono accorta che... ebbene sì, dalla nascita di mio figlio non ero più riuscita a scrivere. Così ancora, e ancora, e ancora la neutralità affettuosa di quel luogo mi aveva reso possibile il riavvicinamento a qualcosa di molto caro che avevo perso e della cui mancanza non mi ero ancora resa conto. Così è oggi.La mia seconda bambina è in quello spazio che è di gioco e di crescita affettiva e io per lei scriverò storie e poi potrò andare a narrarle nello spazio del venerdì mattina dedicato ai libri, se lo vorrò io e se lei lo vorrà.Come tutte le altre mamme. Come tutti gli altri babbi. Come i

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nonni e le nonne che lo vorranno. Credo che non potrò più fare a meno di questo.Mio figlio ha frequentato lo spazio per due anni e anche mia figlia farà lo stesso itinerario ma sono certa che alla fine di questi quattro anni non potrò prescindere da una esperienza di crescita umana e affettiva più unica che rara.Adesso, quando mia figlia andrà alla scuola materna, avrò veramente completato i miei studi.Asilo, scuola elementare, scuola media, liceo, università e spazio gioco. Ma solo la mia ultima scuola mi ha insegnato a lasciare andare per poter prendere di più.

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ti scrivo per la festa del tuo 10° compleanno. Solo alcune riflessioni consapevole di trascurare significati, soggetti ed eventi che hanno segnato il cammino ed hanno contribuito a dare valore ed identità a questa esperienza che mi appare oggi, narratrice fuori della scena, con maggiore chiarezza.Mi piace pensarla come una storia di leggerezza... quella “leggerezza della pensosità” difficile da raccontare, che si è andata costruendo verso direzioni spesso non predefinite, programmate ma possibili, che si sono svelate a volte con la sorpresa e lo stupore anche di coloro che quotidianamente abitano questo piccolo spazio: le educatrici, i bambini, i loro genitori.All’inizio è stato come mettersi in cammino per un viaggio con una destinazione che si andava man mano definendo ed ogni volta modificando. E come ogni partenza, attese, desideri, timori ed incertezze. La mancanza di modelli di riferimento definiti, ha stimolato una profonda riflessione, consolidando i saperi individuali muturati da altre esperienze, ma soprattutto ha prodotto un “pensare” condiviso.La capacità di rivedere e modificare i propri punti di vista in un confronto a volte difficile all’interno del gruppo di lavoro, di negoziare nuove soluzioni e strategie valutando le esigenze espresse dalle famiglie, analizzando le osservazioni sui bambini e i loro messaggi, rispondendo alle richieste provenienti

Cara Tartaruga Fortinidi Elisabetta Misuri per otto anni

Coordinatrice Pedagogica del centro gioco

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dall’istituzione, rappresenta una qualità importante di questa esperienza.E’ stata una ricerca intensa ma non frenetica che, se pur attraversata da momenti critici, ha consolidato nel tempo i principi che definiscono l’identità più profonda dello centro gioco: dar valore alla quotidianità di ogni incontro, riconoscere anche le piccole scoperte, condividerle con e tra i genitori, lavorare con...le famiglie, i bambini, le insegnanti... piuttosto che lavorare per...Il centro gioco è per me, luogo di vita, di racconti, di incontri che arricchiscono e trasformano la storia di ciascuno. C’è qualcosa di magico in questo piccolo mondo che contamina grandi e piccoli, dove ciascuno si sente riconosciuto come portatore di valore, di esperienza e di soggettività, ospite desiderato anche se inatteso. Un forte abbraccio a tutti

Elisabetta

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Dopo una esperienza pluriennale agli asili nido, sono approdata al Centro gioco Tartaruga Fortini.E’ stata una scelta inizialmente di carattere familiare, avevo deciso di donare più tempo alla mia numerosa famiglia, e per questo decisi di lavorare solo la mattina, sacrificando stipendio e un lavoro con un collettivo nel quale si erano costruite amicizie e professionalità importanti. Non sono arrivata quindi per scelta del tipo di servizio.Il lavorare in questo “magico” posto mi ha fatto crescere professionalmente e personalmente: un luogo dove il tempo di lavoro è intenso ma in un clima disteso, a misura di bambino e adulto, dove entrambi si trovano e si incontrano, e con calma si ascoltano. Un luogo dove le persone si guardano, si fa attenzione all’altro, ai propri stati d’animo, agli avvenimenti che ogni famiglia vive, gioie e dolori, banalità e grandi eventi, quali la vita e la morte. Un luogo dove non si ha paura ad esprimersi con la certezza di non essere giudicati, ma accolti e ascoltati. Un luogo dove ci si prende in carico, dove chi ha voglia, desiderio o bisogno si può svelare per quello che è veramente, profondamente. Sentimenti teneri, vicini al nocciolo della vita: di questo sto cercando di parlare. Se si è attenti, si può leggere il linguaggio del corpo, senza bisogno di parlare, ma per far ciò, è necessario guardare, e intendo per

La mia storia al Centro giocoManuela Montefusco educatrice del centro gioco

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guardare avere spazio nella mente e nel cuore per far posto ad un altro che non sei tu. E’ un allenamento che ho vissuto in questi anni, che mi ha condotto in una strada di non ritorno; sì, perché quando hai fatto questo tipo di esperienza, non puoi più fare a meno di essere così, perché questo è diventato il tuo stile di vita, prima che stile professionale.

Manuela

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Febbraio 1999

Cari nonni di ...vorremmo realizzare una raccolta di novelle e filastrocche di quando Voi eravate bambini.Per questo Vi chiediamo di scriverle e portarle allo spazio-gioco.In un secondo momento saremmo liete, sempre che Voi siate disponibili, di invitarVi a raccontarle Voi stessi ai bambini.Nella speranza che l’iniziativa Vi sia gradita, Vi auguriamo... buon lavoro.Grazie e a presto

Angela e Cristina

I nonni raccontano

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C’era una volta...

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Un ringraziamento particolare ai nonni e alla Tata Lia, che ritornando ai ricordi della loro infanzia, hanno contribuito alla realizzazione di questo libretto, che riteniamo sia un dono prezioso per ogni bambino.Un grazie anche a tutti quei nonni che con la magia delle parole accompagnano un bambino nel non sempre facile cammino della sua crescita.

Centro gioco La Tartaruga Fortini

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Novellee

Raccontini

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C’era una volta un branco di ochine che andavano in Maremma a far le uova. A mezza strada una si fermò: - Sorelle mie, devo lasciarvi, ho bisogno di fare subito l’uovo, fino in Maremma non ci arrivo.- Aspetta!- Trattienilo!- Non ci lasciare!Ma l’ochina non ce la faceva più. S’abbracciarono, si salutarono, promisero di ritrovarsi al ritorno, e l’ochina si inoltrò in un bosco e ai piedi di una vecchia quercia fece un nido di foglie secche e depose il primo uovo. Poi andò in cerca di erba fresca e acqua limpida per desinare.Tornò al nido a tramonto di sole e l’uovo non c’era più. L’ochina era disperata. Il secondo giorno pensò di salire sulla quercia e fare il secondo uovo tra i rami, per metterlo in salvo. Poi scese dall’albero tutta contenta e andò a cercare da mangiare. Al ritorno l’uovo era scomparso.L’ochina pensò:- Nel bosco deve esserci la volpe che si beve le mie uova. Andò da un fabbro e chiese:- Me la fai una casina di ferro? - Sì, se tu mi fai cento coppie d’uova.L’ochina si accoccolò e ogni martellata che il fabbro dava sulla casina di ferro, lei faceva un uovo.Appena finita la casina l’ochina ringraziò, mise la casina sulla spalla, la portò nel bosco e la posò in un prato dicendo:- E’ proprio il posto che ci vuole per i miei ochini; qui c’è l’erba fresca da mangiare e un ruscello per fare il bagno. E tutta soddisfatta si chiuse dentro per fare finalmente le sue uova in pace.

LE OCHINE

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La volpe intanto era tornata alla quercia e non aveva trovato più uova. Si mise a cercare per il bosco finché non capitò in quel prato e trovò la casina di ferro.- Scommetto che dentro c’è l’ochina! pensò e bussò alla porta.- Chi è?- Sono la volpe.- Non posso aprire, covo le uova.- Ochina, apri.- No perchè mi mangi.- Non ti mangio, ochina, apri.- Bada, ochina, che se non apri subito

monto sul tetto,faccio un balletto,ballo il trescone,butto giù casa e casone.

E l’ochina:monta sul tetto ,facci un balletto,balla il trescone,non butti giù né casa né casone.

La volpe salto sul tetto e patapùn e patapàn cominciò a saltare in tutti i sensi. Ma sì! Più saltava più la casa di ferro diventava solida. Tutta impermalita la volpe saltò giù e corse via, e l’ochina le rideva dietro a crepapelle.Passò del tempo. Un giorno la volpe tornò a bussare:- Via, ochina, facciamo la pace. Per dimenticare il passato, facciamo la cena insieme.

- Volentieri, ma non ho nulla di tuo gusto da offrirti.- A questo penso io; tu penserai a cuocere e ad apparecchiare.E la volpe cominciò ad andare e venire, ora con un salame, ora

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con una mortadella, o un formaggio o un pollo, tutte cose che rubava in giro. La casina di ferro ormai era piena zeppa di roba.Venne il giorno fi ssato per la cena. La volpe, per aver più appetito, non mangiava da due giorni: ma lei, si sa, non pensava alle mortadelle o ai formaggi, pensava ai bei bocconi che si sarebbe fatta dell’oca e degli ochini. Andò alla casa di ferro e chiamò:- Ochina, sei pronta?- Si, quando vuoi venire, tutto è pronto. Devi adattarti però a passare dalla fi nestra. La tavola apparecchiata arriva fi no alla porta e non la posso aprire.- Per me è lo stesso. Tutto sta ad arrivare alla fi nestra.- Butto giù una corda. Tu infi la la testa nel cappio e io ti tiro su.La volpe che non vedeva l’ora di mangiarsi l’ochina mise la testa nel cappio, ma non si accorse che era un nodo scorsoio. Più tirava più il nodo stringeva; più sgambettava più soffocava.L’ochina ancora non si fi dava; perciò la lasciò andar di colpo ormai stecchita.- Venite, ochini - disse allora aprendo la porta.- Venite a mangiare l’erba fresca e a fare il bagno nel ruscello. E gli ochini fi nalmente uscirono di casa svolazzando e rincorrendosi.Un giorno l’ochina sentì un batter d’ali e un gridìo. Era l’epoca del ritorno delle oche dalla Maremma. - Fossero le mie sorelle!Andò sulla strada e vide venire un branco di oche con dietro tutti gli ochini nuovi nati. Si fecero tante feste, da buone sorelle, e l’ochina raccontò loro le sue traversìe con la volpe. Alle sorelle piacque tanto la casina che andarono tutte dal fabbro ferraio a farsene fare una per ciascuna. E anche adesso, non so dove, in un prato, c’è il paese delle ochine, tutte nelle casettine di ferro al sicuro dalla volpe.

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LA DONNINA PICCINA PICCINA PICCIO’

C’era una volta una donnina piccina piccina picciò, che aveva una casina piccina piccina picciò e una gallina piccina piccina picciò.Questa gallina piccina piccina picciò fece un ovino piccino piccino picciò e la donnina piccina piccina picciò, prese una padellina piccina piccina picciò e fece una frittatina piccina piccina picciò, poi la mise a ghiacciare sopra una finestrina piccina piccina picciò.Ma venne una moschina piccina piccina picciò e mangiò la frittatina piccina piccina picciò. Allora la donnina piccina piccina picciò, tutta infuriata, andò da podestà e gli raccontò che una moschina piccina piccina picciò, aveva mangiato la sua frittatina piccina piccina picciò.Il podestà, pieno di meraviglia, le diede un bastoncino piccino piccino picciò e le disse che, quando avesse trovato la moschina piccina piccina picciò, la bastonasse pure ben bene, di santa ragione. In quel frattempo, una moschina piccina piccina picciò andò a posarsi proprio sul naso del podestà e la donnina piccina piccina picciò subito le affibbiò una bella bastonata che fece vedere le stelle al povero podestà.Il podestà tutto arrabbiato, si risentì di quella mossa improvvisa e sgarbata, ma la donnina piccina piccina picciò per i fatti suoi se ne andò.

La nonna di Anna Gina

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IL VENTO

Il vento soffiava forte, forte e gli alberi erano sbatacchiati qua e là; le foglie venivano strappate e i rami cigolavano lamentandosi così: “Vento facci riposare un poco; siamo stanchi di scuoterci tanto violentemente e, prima o poi, ci spezzeremo!” ma il vento non gli ascoltava e solo verso sera si calmò e rallentò la sua corsa. Così gli alberi poterono dormire tranquilli.La mattina dopo il vento riprese a soffiare, ma in alto, verso le nuvole bianche che cominciarono a correre prima sulle montagne, poi sul mare dove vedevano, in basso, delle barchine piccole, piccole. Poi passarono su dei paesi e delle città con tante case; ad un tratto videro in un giardino tanti bambini ed allora dissero al vento: “Lasciaci riposare per guardare meglio chi c’è laggiù”. Il vento questa volta le accontentò ed allora le nuvoline si abbassarono e videro fra gli alberi una grande tartaruga verde ed i bambini che giocavano si chiamavano: Chiara, Lorenzo, Anna, Vieri, Matteo ed ancora tanti altri bambini. Le nuvoline avevano trovato proprio questo nido, dove voi bambini venite ogni mattina a divertirvi.Quando siete in giardino, guardate in cielo e, se vedete delle nuvolette, salutatele con gioia e loro saranno tanto contente.

C’era una volta un omino, piccino, piccino, piccino che aveva una barba lunga che toccava per terra.Con un dito di tela si fece una camicia e con un ago spuntato se la cucì. Andò nel bosco per fare la legna, una lumaca gli fece paura. Andò nel letto per dormire, una pulce lo fece morire.

La nonna di Anna Romana

RACCONTINO

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ROSELLINA

C’era una volta una bambina tanto bella e tanto buona si chiamava Rosellina. Una giorno mentre passeggiava sui prati davanti alla sua casa udì una vocina che diceva:- Miao, miao. Si fermò e vide un gattino piccino tutto bianco che la guardava come per chiederle aiuto, non poteva muoversi, aveva una gambina rotta perché era caduto dall’albero. La bambina lo prese in collo e lo portò a casa, gli diede un po’ di latte, lo curò amorevolmente. Lo teneva sempre in un letto morbido e finalmente il gattino guarì. Dopo qualche giorno c’era davanti alla sua porta di casa una gattina tutta bianca come il gattino, che miagolava “miao, miao”; era la mamma del gattino e voleva riprenderselo. Rosellina la fece entrare in casa e di corsa la gattina bianca prese in bocca il suo gattino e tutta contenta se lo riportò a casa, e vissero felici e contenti.

PALLINO

C’era una volta un bellissimo gattino di nome Pallino, tutti i bambini del vicinato lo conoscevano bene e gli facevano sempre i complimenti perché gli volevano tanto bene. Ma un giorno Pallino cominciò a camminare ed a correre lontano per i giardini incontrando tanti altri gattini come lui, si mise a giocare e si dimenticò di tornare a casa. Figuriamoci i bambini che non lo vedevano più tornare, si misero a cercarlo ma non lo trovarono. Un giorno lo videro alla televisione: chi lo aveva trovato voleva renderlo al suo padron. Così i bambini felici andarono a prenderlo e lo riportarono a casa fra abbracci baci e feste ma il gattino aveva tanta fame, allora gli diedero la sua pappa e vissero sempre tutti felici e contenti e Pallino non si allontanò più.

I nonni di Lorenzo Graziella e Dino

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FURIA

Furia era un bellissimo cavallino color marrone con una bella stellina in fronte tutta bianca. I suoi genitori erano due bellissimi cavalli giovani e temevano sempre di perdere Furia, anzitutto perché gli volevano tanto tanto bene ma anche perché Furia correva, correva sempre ma così forte da potersi fare male e siccome andava sempre lontano dalla sua casa, anche il suo padrone lo chiamava e urlava a gran voce: FURIA, FURIA, FURIA ma il cavallino non gli dava retta e si divertiva a correre e a far sventolare la sua bella criniera, e nitriva felice, e con gli zoccoli “putupum-putupum” e via e via felice sempre a correre sui prati freschi. Alla fi ne il suo padrone riuscì a prenderlo e lo riportò dai suoi genitori e tutti insieme si misero a dormire. Furia era tanto stanco e sognava di essere insieme a tanti bei cavallini come lui, a giocare e a correre nei prati.

IL PASSEROTTO DAL BECCO ROSSO

Un giorno un passerottino volò sulla mano di un bambino e piano, piano gli diceva:- Voglio soltanto un tuo bottoncino colorato per regalarlo al mio amore lontano. Il passerottino innamorato stacco il bottoncino dalla giacca del bambino e subito volò via lontano lasciando la giacca rotta del bambino che rimase lì a guardare a bocca aperta.

I nonni di LorenzoGraziella e Dino

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PETUZZO (o Petruzzo)

Mamma:- Petuzzo, va’ a prendere i’ cavoluzzo per to’ pa’ che ha male.Petuzzo:- Io no, che non ci vo’ andare!Mamma:- Dirò alla mazza che ti picchi!Mazza, picchia Petuzzo che non vole andare a prendere i’ cavoluzzo per so’ pa’ che ha male!Mazza:- Io no, che non lo vo’ picchiare!Mamma:-Dirò al foco che ti bruci!Foco, brucia la mazza che non vol picchiare Petuzzo ,che non vole andare a prendere i’ cavoluzzo per so’ pa’ che ha male!Fuoco:- Io no, che non lo vo’ bruciare!Mamma:- Dirò all’acqua che ti spenga.Acqua spengi i’ foco, che non vol bruciar la mazza, che non vol picchiare Petuzzo che non vole andare a prendere i’ cavoluzzo per so’ pa’ che ha male!Acqua:-Io no, che non lo vo’ spengere!Mamma:- Dirò al bove che ti beva.Bove , bevi l’acqua che non vol spengere i’ foco, che non vol bruciar la mazza, che non vol picchiare Petuzzo, che non vole andare a prendere i’ cavoluzzo per so’ pa’ che ha male!Bove:- Io no, che non la vo’ bere!Mamma:- Dirò alla fune che ti leghi.Fune, lega i’ bove che non vol bere l’acqua, che non vol spengere i’ foco, che non vol bruciar la mazza, che non vol picchiar Petuzzo, che non vole andare a prendere i’ cavoluzzo per so’ pa’ che ha male! Fune:- Io no, che non vo’ legare!Mamma:- Dirò al topo che ti roda.Topo, rodi la fune, che non vole legare il bove, che non vole bere l’acqua, che non vol spengere i’ foco, che non vol bruciar la mazza, che non vol picchiar Petuzzo, che non vole andare a prendere il cavoluzzo per so’ pa’ che ha male!Topo:- Io no, che non la vo’ rodere!

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Mamma:- Dirò al gatto che ti mangi!Gatto, mangia il topo, che non vol rodere la fune, che non vol legare il bove, che non vole bere l’acqua, che non vole spengere i’ foco, che non vole bruciare la mazza, che non vole picchiare Petuzzo, che non vole andare a prendere i’ cavoluzzo per so’ pa’ che ha male!Gatto:- Io si, che lo vo’ mangiare!Dice il gatto:- Mangio, mangio.Dice il topo:- Rodo, rodo.Dice la fune:- Lego, lego.Dice il bove:- Bevo, bevo.Dice l’acqua:- Spengo, spengo.Dice il foco:- Brucio, brucio. Dice la mazza:- E dò, e dò.Dice Petuzzo:- E vo, e vo!

La bisnonna di Lorenzo Vittoria La nonna di Margherita Maria Teresa

Delle quattro versioni di Petuzzo che ci sono pervenute è stata trascritta quellache più rappresentava la tradizione Toscana.

La nonna di Anna Gina

I nonni di Vincenzo Dora e Mauro

La nonna di Anna

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Filastrocchee

Canzoncine

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La bisnonna di Lorenzo Vittoria

LA BUBBOLA

Dice la Bubbola: Bu, bu, bu.Dice il Prete: Che male hai tu?Dice la Bubbola: Ho un gran male!Dice il Prete: Vai all’ospedale!Dice la Bubbola: Non voglio ire!Dice il Prete: Tu voi morire!Dice la Bubbola: Un me ne’ importa!Dice il Prete: Tu cascherai morta!Dice la Bubbola: Un me ne’ importa

UCCELLIN DAL BECCO ROSSO

Uccellin dal becco rossoè caduto dentro un fossose non c’era l’acqua chiarapoveretto affogava.L’acqua chiara fu modestae lo prese per la testae lo mise in carriolamezzo dentro e mezzo forasalvandoli la vita…..!

Mamma pollaiola quanti polli hai nel pollaio?Quanti ne ho e quanti ne avevo, me li tengo sinché n’ho!Dammene uno al mio passaggio che quando passo son sempre sola.Prendi, prendi quel che ti pare…ma il più bello lascialo stare!

I nonni di Vincenzo Dora e Mauro

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Piove piove viene il solela Madonna coglie un fi orecoglie un fi ore per Gesùfi nalmente non piove più

E’ stato il vento che ha ribaltato la cannabambina fa’ la nanna che il babbo vuol dormir.

Cavallino arrì arròprendi la biada che ti doprendi i ferri che ti mettoper andare a san Galletto.A san Galletto c’è una viaper andare a casa miaa casa mia c’è una vecchiettache quando ride coglie l’erbetta.

Mano mano piazzaci passò una lepre pazzail pollice la videl’indice l’ammazzoil medio la cucinòl’anulare la mangiòal mignolo che era il più piccinonon toccò nemmeno un pezzettino. I nonni di Chiara

Laura e Francesco

FILASTROCCHE

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Sono nato poveretto senza casa e senza tettoho venduto i miei calzoni per un piatto di maccheroni.Làlla lalà, làlla lalàlàlla lalà, ……

Un bel piatto d’insalata,quattro uova e una frittata,e sessantasei vagoni tutti pieni di maccheroniLàlla lalà…….

Se vuoi vincere la guerra sia per mare sia per terrafai in modo che i cannonisiano pieni di maccheroni.

Lava, lava le scodelleper mangiare le frittelle;lavale bene, lavale male,butta l’acqua nel canale.

Il pollice è caduto nel pozzoL’indice l’ha tirato su,il medio l’ha asciugato,l’anulare gli ha fatto la zuppae il mignolino che era il più furbinol’ha mangiata tutta.

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Manina bella maninaDove sei stata?In cucina.A fare?A mangiare la ciccina.Brutta manina brutta manina.

Sotto la pergola nasce l’uvaPrima acerba poi maturazafferì, zafferàil più bravo fuori di qua.

Bum! Cade la bomba in mezzo al mareMamma mia mi sento malemi sento male in agoniaprendo la barca e fuggo viafuggo via di la dal maredove sono i marinaiche lavoran notte e dìA B C.

Zigo zago salta fuori un magocon la testa rottacon la pipa in boccacol tabacco in manbam bam bam bam.

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Uccellin che vien dal marequante penne può portare?Può portar ’na penna solauccellin che va e che vola.Può portarne anche trea star fuori tocca a te.

Pin pin d’oro dalla lincia all lanciail mio cuor se ne batte in Franciadalla Francia se ne partìme susì me susì balì balò ih oh balì balò ih oh!

Domani è festasi mangia la minestrala minestra non mi piacesi mangia pane e bracele brace son troppo neresi mangia pane e perele pere son troppo bianchesi mangia pane e panchele panche son troppo duresi va a letto addirittura!!!

La befana vien di nottecon le scarpe tutte rotteè vestita alla Romanaviva viva la Befana.

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Dorme dorme l’occhiolino dorme anche il fratellinol’occhio bello fa la nannafa la nanna suo fratello. La nonna di Anna

Romana

INDOVINELLO

Nel bosco c’è un ometto gentile e belche porta sulle spalle un bel mantel.Chi sa dir chi sia l’omettoche nel bosco sta solettocon quel grazioso mantelletto.Sta ritto quell’ometto su un solo pièin testa egli ha un berretto color caffè.Chi sa dir chi sia l’omettoche nel bosco sta solettocon quel grazioso cappelletto. ( il fungo)

La nonna di Anna Romana

INDOVINELLO

C’è una fi la di fratini,tutti bianchi e piccolini, stanno sempre a chiacchierareo a ridere o a mangiare!Chi sono? (i denti)

La nonna di Anna Gina

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LE DITA DELLA MANO

Nell’orto c’era un pescole pesche maturò.Un giorno disse il Pollice:- Nell’orto me ne andrò.Gli rispose l’Indice:- Il pesco scuoterò.Soggiunse in fretta il Medio:- Le pesche io prenderò.E l’Anulare subito:- Io me le mangerò!Allora disse il Mignolo:- Al babbo lo dirò!E tutti gli altri insieme:- Oh, no! Oh, no! No! No!

La nonna di Anna Gina

STELLA STELLINA

Stella stellinala notte si avvicinala fiamma traballa la mucca è nella stallala mucca e il vitellola pecora e l’agnello la chioccia e il pulcinoognuno ha il suo bambinoognuno ha la sua mammae tutti fan la nanna!

I nonni di Filippo La nonna di Anna Iva e Alvaro Gina

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RINOCERONTE

Rinoceronte che passa dal pontechi salta e chi ballachi gioca alla pallachi sta sugli attenti ai miei complimenti chi dice buongiornochi fa il girotondogira e rigira la testa mi giranon ne posso piùla palla è stanca e cade giù

LA BANDA DI FILLINE

La banda di Fillinesentite come l’è bellala va in piazza Padellasentite come la faalbicocche susine e pere pere pèpere pere pècencio un c’è Tonino è giù.

Le nonne di Nicole Franca e Iva

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IL CALABRONE

Un giorno un calabrone andando in biciclettapregò la luccioletta di fargli da lampionema il vigile Maiale che stava di fazione gli fa’ contravvenzione scrivendo sul verbale:La legge non ammette per sue ragioni internesu carri o biciclette lucciole per lanterne.

LA VISPA TERESA

La vispa Teresa avea fra l’erbettapresa al volo gentil farfalletta e tutta giulivagridava a distesa:- L’ho presa, l’ho presa.Ma lei di rimando:- Vivendo, volando, che male ti fo?Teresa arrossì dischiuse le dita e quella fuggì.

I nonni di Filippo Mirella e Mario

CHE SVENTATO!!

Cici cerca il suo berrettoDove mai l’avrà fi ccatoNei cantucci, sotto il lettoVa a frugar tutto affannatoCerca, sbuffa, smania, pesta…Poi si accorge che l’ha in testa.

I nonni di Edoardo Paola e Mario

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IL BIMBO VA A SCUOLAUn bacio a mamma uno a papàil bimbo allegro a scuola vae camminando in fretta, in frettaquante cosine imparerà!

Il primo giorno I col puntinoun altro giorno O col pancioneun altro A col piedinol’U viene dietro, oh che buffone!Con l’occhialetto l’E birichinail bravo bimbo conosceràpoi farà il nome della mamminae a far di conto imparerà.

Corri omettino! Il tempo volamamma ti guarda dalla fi nestrapensa a una cosa che la consolach’è un’altra mamma la tua maestra.

FILA FILA LUNGA

Fila fi la lungaLa mamma si raggiungala mamma ed il bambinoper fare un bell’inchinol’inchino è bell’e fattosi fa la pappa al gattoil gatto non la vuolesi dà alle gattaiole le gattaiole son sotto il lettogli daremo un bel confettoconfetto e confettinose lo mangia il più piccino.

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MARCHINO SUDICIONEMarchino piange a lavarsi la facciaperché dice che l’acqua è troppo ghiaccia.Guai poi a parlargli di saponescappa più che a parlargli di veleno.Voi lo chiamereste: “Un capo ameno”io lo chiamerei : “UN BEL SUDICIONE”!

LE PUPATTOLE* DI FIRENZENoi siamo le pupattole di Firenzepupattole di grande novità novità.Noi siamo ben vestite lo vedeteabbiamo le mutandine con le trine.Comprateci signor se lo voletefarete un bel regalo alle piccine.E tra e tra e tra…Le bambole noi siame se ci toccan qua diciam: - Papa!e se ci toccan là diciam: - Mammà!*bambole

CAVALLINO ARRO’ ARRO’Cavallino arrò, arròprendi la biada che ti dòprendi i ferri che ti mettoper andare a San FrancescoSan Francesco è sulla viaper andare a casa miaa casa mia c’è un altarecon tre monache a cantarece n’è una più vecchiettasanta Barbara benedetta.

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San Francesco era un frateche coceva le frittateme ne diede un pochettinobutta via questo bambino!

LA SCIOCCA LENASta dinanzi alla spera*la sciocca Lena che da mattina a seraè tutta fi occhi e fi ori e si veste dei più stupidi colori.Crede la grullerella che la guardino tutti perché è bellainvece è guardata perché sembra davvero mascherata.Se la bella veste si levasse allora la vedresteche trine che occhielli che frinzellivedreste una sottana ed una vitina dei colori dei cenci da cucina. Ci vuol altro che trine fi ori e fi occhi e i vivaci color che danno agli occhici vuol prima di tutto bella mia un po’ di pulizia!*specchio

La nonna di Vieri Sandra

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CECCO VELLUTOCecco Vellutosonami l’imbutosonamelo beneche il bambino viene.Viene da Romami porta una coronad’oro d’argentoche costa cinquecento.Cinque e cinquanta la pecorina cantacanta il gallo, risponde la gallinacon una ghirlanda in testabianca la cella, bianco il parasoleDio ti mandi il sole.

Bu, bu che sento freddomi manda in “apparare”con un boccon di pane il lupo si rigiròe tutte le pecore mi mangiò.Mi rimase un agnellinolo portai a Sant’AntoninoSant’Antonino non c’erac’era la Teodorache coceva pane e ovame ne dette un bel bocconemi cascò sotto al banconeil bancone era foratoe sotto c’era un pratoc’era una gatta morta

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io me la misi in senoe dal seno mi fuggìmi fuggì su per tettoche sonava lo pirolettoche sonava tanto forteche faceva tremar le portele porte e le portierebenvenuto cavalierecavaliere è andato in Franciacon la lima e con la lanciacon le scarpe di vellutoMezzogiorno è benvenuto!

La tata di Federica Lia

LA PIGRIZIALa Pigrizia andò al mercatoed un cavolo compròmezzogiorno era suonatoquando a casa ritornò.Portò l’acqua accese il fuocopoi……sedette e riposòed intanto a poco a pocoanche il sole tramontò.Così persa ormai la lenasola e al buio ella restòed a letto senza cenala meschina se ne andò.

La nonna di Anna La nonna di Vieri Romana Sandra

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AMBARABA’ CICCI’ COCCO’Ambarabà ciccì coccòtre civette sul comòche facevano l’amorecon la fi glia del dottore.Il dottore si ammalòambarabà ciccì coccò.

Sotto la cappa del camino c’era un vecchio contadinoche suonava la chitarrauno due tre sbarra.

CECCOCecco minutosuonami l’imbutosuonamelo benec’è un bambin che vieneviene da Romaporta una coronacentocinquantala gallina cantacanta il gallocanta di mattinala vecchia Meneghinasi affaccia alla fi nestracon tre cavalli in testa.

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Il reuccio è alla fontanaNel bel mezzo della pianavede tre brocche tre orci tre dame.Di fatine ce n’è ventitrèa chi tocca? Tocca a te.

I nonni di Margherita Iva e Alvaro

Questa se a storia del sior Intentoche a dura tanto tempoche mai no a se destrigavo’ tu che te a conta o che te a diga?

Dagli la pappa al veciodaghea col furchetodaghea pian pianetoche no a ghe fassa mal.

Un bel naso su un bel viso non fa casoPeso el tacón del buso.

Se morto Radeskil’han messo in pignattae so mare mattaa lassarlo cosenar.

La nonna di Margherita Maria Teresa

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ROCCOCO’

Qui comincia la storiella del pulcino Roccocò,che abitava una casina proprio quasi in riva al Po’Ritornello:Roccocò, Roccocò, la mammina invan chiamò Roccocò

Egli aveva un giorno udito dal galletto Picciofò,che un bel prato variopinto si trovava in riva al Po’.Rit.

Pulcinetto curiosone una sera sai che fa?Senza chiedere il permesso per la strada se ne va.Rit.

Alla mamma ed ai fratelli Roccocò non pensa piùpensa solo al prato verde che dev’essere laggiù.Rit

Ma la volpe incontra astuta Roccocò che a spasso va,presto acciuffa il curiosone e un bel pasto presto fa.Rit.

Cesarino, Cesarinolascia star quel tamburino.Alla fi ne tu cadraie del male ti faraiRataplan, plan plan, oh mammaRataplan, plan plan, plan, plan, plan, plan.

C’era una volta, tempo di fi era,c’era Bandiera e suonava il violon.C’era una mosca tutta arrabbiatadà una zampata, e ronpe il violon.

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Quattro stelline ho visto passare,quattro stellina sull’orlo del mare,una per me, l’altra per te,l’altra la vuole la fi glia del re.La quarta stella il reuccio cattivogrida e comanda la vuole per sé;ma la stellina sosta a guardarepoi sorridendo si spegne nel mare.

MADAMA DORE’O quante belle fi glie, madama Dorè o quante belle fi glie.Son belle e me le tengo, madama Dorèson belle e me le tengo.Il re ne comanda una, madama Dorèil re ne comanda una.Che cosa ne vuol fare, madama Dorèche cosa ne vuol fare.La vuole maritare, madama Dorèla vuole maritare.Sceglietevene una, madama Dorèsceglietevene una.

La nonna di Anna Romana

Ninna nanna coscine di polloquesta sera verrà il papàporterà le scarpe al bimboe gli zoccoli a mammà

La tata di Federica Lia

La nonna di Anna

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C’ERA UN GRILLO IN UN CAMPO DI LINO

C’era un grilloin un campo di lino,la formicuzzagliene chiese un fi lino.

Larizunfera rillalleralarizunfera rillallà

Disse il grillo:- Che cosa ne vuoi fare?- Calze e camicie, mi voglio maritare.

Larizunfera rillalleralarizunfera rillallà.

Trillò il grillo: - Ti voglio sposar io.La formicuzza: - Sono contenta anch’io.

Larizunfera rillalleralarizunfera rillallà.

Ma alle sette, di là dal mare,si sentì dire che il grillo stava male.

Larizunfera rillalleralarizunfera rillallà.

E alle otto, di là dal porto,si sentì dire che il grillo era morto!

Larizunfera rillalleralarizunfera rillallà.

La formicuzza per il gran dolore,con la zampina si trafi sse il cuore!

Larizunfera rillalleralarizunfera rillallà.

La nonna di Anna I nonni di Edoardo Gina Paola e Mario

- Calze e camicie, mi voglio maritare.

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LA CORNACCHIA DEL CANADA’

Un giorno una cornacchia se ne stava sopra un pinoEd un corvo da lontano le faceva l’occhiolino,ma la cornacchia bella si burlava di quell’amorperché era innamorata di Gigino il cacciator.

Belle, belle, belle ragazzine venite qua a sentire la storiella, la storiella del Canadà.

La nnna di Vieri Sandra

NINNA NANNA

Ninna nanna ninna nannail bambino è della mammadella mamma e della nonna e del babbo quando torna.

I nonni di Filippo Mirella e Mario

NINNA NANNA NINNA-O

Ninna nanna ninna-o Questo bimbo a chi lo do lo darò alla Befanache lo tenga una settimanalo darò all’Uomo Neroche lo tenga un mese intero.Ninna nanna ninna-o.

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NINNA NANNA

Ninna nanna sei e ventiil bambino mette i dentie ne mette una dozzinatra stasera e domattina.Ninna nanna sette e ventiil bambino si addormenti.S’addormenta fa un bel sonnoe si svegli quando è giorno.Ninna nanna otto e dueil bambino ha tante bue ha la bua ma guarirà la sua mamma l’aiuterà.

I nonni di Margherita Iva e Alvaro

Centro giocoTartaruga Fortini

Giugno 1999

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Bibliografia

Demetrio D., Raccontarsi. L’autobiografia come cura di sé, R. Cortina Editore, 1996Liotta E., Educare al sé, Edizioni Scentifiche Magi, 2001Catarsi E., Bisogni di cura dei bambini e sostegno alla genitorialità, Edizioni Del Cerro, 2002Hillman J., Le storie che curano Freud, Jung, Adler, trad. it. Raffaello Cortina Editore, 1984Hillman J., Trame perdute, trad. it. Raffaello Cortina Editore, 1985Bichsel P., Il lettore, il narrare, trad. it. Marcos y Marcos, 1989Jedlowski P., Storie comuni: la narrazione nella vita quotidiana,Bruno Mondadori, 2000

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Sommario

Il Centro gioco Tartaruga Fortini 7Tartaruga... perché 7Le caratteristiche del servizio 8

Le iniziative che qualificano il Centro gioco 10La narrazione 10Il prestalibro 11Il teatro 12La continuità con la scuola d’infanzia Fortini 13La relazione con la famiglia 13Il progetto “I nonni raccontano” 14Il progetto “Raccontami di me” 17

RiPensando... 19“Scrivere per il Centro gioco” 19Cara Tartaruga Fortini 23La mia storia al centro gioco 25

I nonni raccontano 27Novelle e Raccontini 33

LE OCHINE 35LA DONNINA PICCINA PICCINA PICCIO’ 38IL VENTO 39RACCONTINO 39PALLINO 40FURIA 41IL PASSEROTTO DAL BECCO ROSSO 41PETUZZO (o Petruzzo) 42

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Filastrocche e Canzoncine 45LA BUBBOLA 47UCCELLIN DAL BECCO ROSSO 47FILASTROCCHE 48INDOVINELLO 52LE DITA DELLA MANO 53STELLA STELLINA 53RINOCERONTE 54LA BANDA DI FILLINE 54IL CALABRONE 55LA VISPA TERESA 55CHE SVENTATO!! 55IL BIMBO VA A SCUOLA 56FILA FILA LUNGA 56MARCHINO SUDICIONE 57LE PUPATTOLE* DI FIRENZE 57CAVALLINO ARRO’ ARRO’ 57LA SCIOCCA LENA 58CECCO VELLUTO 59LA PIGRIZIA 60AMBARABA’ CICCI’ COCCO’ 61CECCO 61ROCCOCO’ 63MADAMA DORE’ 64C’ERA UN GRILLO IN UN CAMPO DI LINO 65LA CORNACCHIA DEL CANADA’ 66NINNA NANNA 66NINNA NANNA NINNA-O 66NINNA NANNA 67

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