Centoanni Indivisi (bimestrale n. 0 - 2010)

4
CENTOANNI INDIVISI LA COOPERATIVA CASE POPOLARI MANCASALE E COVIOLO anno 1 Numero 0 Novembre 2010 an an a a a a a a a a no no 1 N N N N N N N N N N N Num um umer er er r r r r er ero o o o o o o o o 0 0 Un giorno Dio volle vedere i figli di Adamo, che ne aveva avu mol e temeva perciò una punizione per la sua evidente inconnenza, ne nascose la maggior parte dietro un pagliaio e condusse i rimanen alla presenza divina. Il Signore benedisse quelli soltanto: così gli uni, che erano sta al suo cospeo, ebbero la felicità in terra, gli altri privazioni e sventure. Gli uni generarono i ricchi, gli altri i poveri.” Cfr. G. Nicassi, Le credenze religiose nell’alta valle del Tevere, in “Lares”, 2/3 (1912) www.cooperavacasepopolarimancasalecoviolo.it - sede sociale via selo, 3 (42124) reggio emilia - circoscrizione nordest - bimestrale di espressione e libera informazione 11 NOVEMBRE 2009 FOTO DAL PRIMO COMPLEANNO Gaetano La Cooperava era il luogo del sapere, dell’incontro, non soltanto per i giovani delle Case Popolari, ma del quarere più in generale. Il centro di aggregazione principale, fino all’avvento della televisione, fu per noi la Cooperava, così per il gioco, per lo sport. Qui, proprio in questo luogo, chi raccon- tava le proprie avventure era ascoltato. Di conseguenza la Cooperava era un luogo dove si poteva discuter di tuo, socia- lizzare e imparare quello che succedeva nel mondo. Giornali se ne leggevano, ma pochi; la radio, sì, qualcuno, l resto si im- parava qui, almeno per noi, per altri pote- vano essere le parrocchie. Poi ci sono sempre sta coloro che ges- vano il bar, scel perché sapevano fare il mesere, ma in un’oca sempre polica, insomma bisognava che si sapesse che questa era una cooperava. Veniva chie- sta questa disponibilità. Non so, passava uno che veniva dalla Francia, che era sta- to rifugiato, c’era immediatamente que- sta disponibilità a dargli spazio, ad ascol- tare le sue peripezie. Qui trovava ascolto, i vecchi che giocavano a briscola si fer- mavano… Si poteva, si doveva ascoltare. I raccon di Ventotene, di quanto era successo in giro per il mondo durante il fascismo e la guerra, la mia generazione, una generazione che è cresciuta appena dopo la guerra, li ha impara qui. Con questo, qui passavano i buontem- poni, potrei dire anche i mascalzoni, ma per dire che passava di tuo e imparavi di tuo, quello che c’era da imparare… Ognuno ne faceva poi tesoro. E soprat- tuo, questo avveniva in un contesto in cui soldi non ce n’erano, allora venire in Cooperava era come andare al cinema, alla televisione. Qui nascevano le idee, non erano quelle che esprimono i pensatori, i professori universitari, ma sono le idee che ci sono servite per l’evoluzione della cooperava, per come l’abbiamo sempre intesa noi: una risposta ai bisogni collevi, cercando sempre di legare le generazioni. E il palli- no che c’era qui era quello di coinvolgere le donne, facendo in modo che fossero partecipi di qualcosa. Potevano essere anche i cappelle, ma era comunque un modo per farle uscire di casa. Le ragazze Pensiamo ad appartamen piccoli, ma con tu i confort; di cui c’è ora carenza. Pensiamo anche alla necessità di avere una foresteria per alloggiare gruppi che passano e ci interessano, con i quali in- traenere un nostro scambio. Si traa di favorire la mobilità, garantendo un livello di servizi ad un prezzo che non trova com- parazione a Reggio. Ma l’idea più appas- sionante è di creare spazi collevi, così come abbiamo cominciato a pensare con la sala civica, costruendovi aorno un di- scorso di sperimentazione ambientale. Su queste basi vorremmo ora anche rivol- gere un discorso all’intero mondo coope- ravo, invitandolo a ripensare con occhi nuovi l’esperienza nostra della proprietà indivisa, come di una cooperazione che ha un futuro, mentre da mol anni a que- sta parte si è trovata emarginata. Per la prima volta dopo tan anni abbiamo tro- vato dei giovani che ci prestano aenzio- ne, vorremmo far leva su quelle persone per far conoscere e colvare l’idea coo- perava, per rinnovarla nella qualità. Si traa di andare oltre la conngenza: “Mi serve un alloggio” – “Va bene…”. Ecco il senso, per noi, come si legge nella stele, di riparre da un personaggio come Camillo Prampolini. E’ tempo di rimboc- carsi le maniche, di fare leure che pos- sono essere anche vecchissime ma si pre- sentano oggi sconosciute e nuovissime. Antonio Le parole iscrie nella stele rivendicano questo conceo: della Cooperava come “buon luogo”, luogo, dove nascono e si riproducono buone idee, buoni proge. “La Cooperava era il luogo del sape- re, dell’incontro…” Parole sulla Cooperava Case Popolari di Mancasale e Coviolo di Reggio Emilia, tra il presidente Gaetano Borciani e lo storico Antonio Canovi. Antonio Ho un’immagine che mi è rimasta dentro dallo scorso 24 aprile: l’incrocio tra via Candelù e via Selo affollato di persone, per l’inaugurazione della nuova stele che “racconta” il primo centenario della Coo- perava e ricorda il sacrificio del giovanis- simo pargiano Eimo Ferrari. Gaetano Da quando è nata l’idea di fare il libro per i Cento anni c’è stato un fervore nuovo e anche in parte inaspeato. Da parte di soci, ma anche di amici che, pur non es- sendo direamente coinvol, mostrano una voglia di sapere e partecipare come non vedevamo da anni. Lo si è visto il 24 aprile, con la nuova salea civica e con la stele alla memoria, due manufa che ri- mangono nel tempo. Ci sono poi idee che riguardano il futuro della Cooperava: fare alloggi in modo razionale, facendo in modo che risponda- no alle esigenze che si sono ora, di alloggi per persone sole, che magari vivono solo una parte del proprio tempo qui in loco… Centoanni indivisi. Da una decina d’anni Gae mi solleci- tava con questa scadenza che si av- vicinava; anno dopo anno diventava sempre più impellente. Come incidere, come dimostrare l’importanza del tra- guardo raggiunto senza sedersi su di esso, come esplicitare la volontà di in- cidere sul futuro, ripartendo con slan- cio dal presente, per marcarlo, fermo restando la piena consapevolezza del passato, della nostra storia, sempre ri- cordata e glorificata in privato ma così fragile nei confron dell’avvenire? Poi la decisione del Consiglio. Faccia- mo un libro. La storia della Coop. Riu- niamo e apriamo gli scatoloni, al resto penserà Antonio. Fortunato incontro quello con Anto- nio. Fecondo e ricco senza eguali. I pri- mi tempi, vedendolo arrivare armato di microfono e registratore, in tan si ritraevano, stupi che proprio qui ci fossero persone degne di essere in- tervistate: proprio noi? Noi quelli delle case operaie? I povrre?? Poi, ognuno con la propria sensibilità e capacità partecipava, ci si è lascia coinvol- gere. Non serve certo ribadirlo, ma, come abbiamo leo, Antonio è andato ben oltre questo ”ricordo di famiglia”, ha proieato il tuo in una dimensione altra, profonda e densa. Da lì sono nate l’incontro con l’eccezio- nale realtà della Mason du Peuple di Saint Claude, incontro partecipavo di una delegazione di soci così profondo da essere stato anche al centro di una riflessione scaturita nell’esperienza del Fotoracconto: cosa significa abitare in proprietà indivisa oggi, ed una serie di even, fa di incontri, scambi, idee, passando per l’aver accolto i Writers e aver liberato la salea dalle “ragnate- le” per aprirla alla collevità. Questo giornale vuole essere un nuovo mezzo aperto a tu, di informazioni coope- rave, certo, ma di pensieri e idee che spero, arrivino da più par, come nuo- va linfa da condividere. Vida Borciani In questo numero intervengono: Antonio Canovi Gaetano Borciani Roberta Pavarini Carlo Possa Sandra Palmieri O 23 - 24 APRILE 2010 inaugurazione della nuova saletta civica cooperativa e della stele memoriale a 6 marzo 2010 in visita a niguarda

description

Bimestrale di espressione e libera informazione della Cooperativa Case Popolari di Mancasale e Coviolo

Transcript of Centoanni Indivisi (bimestrale n. 0 - 2010)

CENTOANNI INDIVISILA COOPERATIVA CASE POPOLARI MANCASALE E COVIOLO

anno 1 Numero 0

Novembre 2010

anananananananananannono 1 1 N N N N N N N N N N N N N N Numumumererererererererero o o o o o o o o 00

“Un giorno Dio volle vedere i fi gli di Adamo, che ne aveva avu� mol� e temeva perciò una punizione per la sua evidente incon� nenza,

ne nascose la maggior parte dietro un pagliaio e condusse i rimanen� alla presenza divina. Il Signore benedisse quelli soltanto: così gli

uni, che erano sta� al suo cospe� o, ebbero la felicità in terra, gli altri privazioni e sventure. Gli uni generarono i ricchi, gli altri i poveri.”

Cfr. G. Nicassi, Le credenze religiose nell’alta valle del Tevere, in “Lares”, 2/3 (1912)

www.coopera� vacasepopolarimancasalecoviolo.it - sede sociale via selo, 3 (42124) reggio emilia - circoscrizione nordest - bimestrale di espressione e libera informazione

11 NOVEMBRE 2009FOTO DAL PRIMO COMPLEANNO

GaetanoLa Coopera" va era il luogo del sapere, dell’incontro, non soltanto per i giovani delle Case Popolari, ma del quar" ere più in generale.Il centro di aggregazione principale, fi no all’avvento della televisione, fu per noi la Coopera" va, così per il gioco, per lo sport. Qui, proprio in questo luogo, chi raccon-tava le proprie avventure era ascoltato. Di conseguenza la Coopera" va era un luogo dove si poteva discuter di tu$ o, socia-lizzare e imparare quello che succedeva nel mondo. Giornali se ne leggevano, ma pochi; la radio, sì, qualcuno, l resto si im-parava qui, almeno per noi, per altri pote-vano essere le parrocchie.Poi ci sono sempre sta" coloro che ges" -vano il bar, scel" perché sapevano fare il mes" ere, ma in un’o% ca sempre poli" ca, insomma bisognava che si sapesse che questa era una coopera" va. Veniva chie-sta questa disponibilità. Non so, passava uno che veniva dalla Francia, che era sta-to rifugiato, c’era immediatamente que-sta disponibilità a dargli spazio, ad ascol-tare le sue peripezie. Qui trovava ascolto, i vecchi che giocavano a briscola si fer-mavano… Si poteva, si doveva ascoltare. I raccon" di Ventotene, di quanto era successo in giro per il mondo durante il fascismo e la guerra, la mia generazione, una generazione che è cresciuta appena dopo la guerra, li ha impara" qui.Con questo, qui passavano i buontem-poni, potrei dire anche i mascalzoni, ma per dire che passava di tu$ o e imparavi di tu$ o, quello che c’era da imparare… Ognuno ne faceva poi tesoro. E soprat-tu$ o, questo avveniva in un contesto in cui soldi non ce n’erano, allora venire in Coopera" va era come andare al cinema, alla televisione.Qui nascevano le idee, non erano quelle che esprimono i pensatori, i professori universitari, ma sono le idee che ci sono servite per l’evoluzione della coopera" va, per come l’abbiamo sempre intesa noi: una risposta ai bisogni colle% vi, cercando sempre di legare le generazioni. E il palli-no che c’era qui era quello di coinvolgere le donne, facendo in modo che fossero partecipi di qualcosa. Potevano essere anche i cappelle% , ma era comunque un modo per farle uscire di casa. Le ragazze

Pensiamo ad appartamen" piccoli, ma con tu% i confort; di cui c’è ora carenza. Pensiamo anche alla necessità di avere una foresteria per alloggiare gruppi che passano e ci interessano, con i quali in-tra$ enere un nostro scambio. Si tra$ a di favorire la mobilità, garantendo un livello di servizi ad un prezzo che non trova com-parazione a Reggio. Ma l’idea più appas-sionante è di creare spazi colle% vi, così come abbiamo cominciato a pensare con la sala civica, costruendovi a$ orno un di-scorso di sperimentazione ambientale.Su queste basi vorremmo ora anche rivol-gere un discorso all’intero mondo coope-ra" vo, invitandolo a ripensare con occhi nuovi l’esperienza nostra della proprietà indivisa, come di una cooperazione che ha un futuro, mentre da mol" anni a que-sta parte si è trovata emarginata. Per la prima volta dopo tan" anni abbiamo tro-vato dei giovani che ci prestano a$ enzio-ne, vorremmo far leva su quelle persone per far conoscere e col" vare l’idea coo-pera" va, per rinnovarla nella qualità. Si tra$ a di andare oltre la con" ngenza: “Mi serve un alloggio” – “Va bene…”. Ecco il senso, per noi, come si legge nella stele, di ripar" re da un personaggio come Camillo Prampolini. E’ tempo di rimboc-carsi le maniche, di fare le$ ure che pos-sono essere anche vecchissime ma si pre-sentano oggi sconosciute e nuovissime.

AntonioLe parole iscri$ e nella stele rivendicano questo conce$ o: della Coopera" va come “buon luogo”, luogo, dove nascono e si riproducono buone idee, buoni proge% .

“La Coopera� va era il luogo del sape-re, dell’incontro…”

Parole sulla Coopera� va Case Popolari di

Mancasale e Coviolo di Reggio Emilia, tra

il presidente Gaetano Borciani e lo storico

Antonio Canovi.

AntonioHo un’immagine che mi è rimasta dentro dallo scorso 24 aprile: l’incrocio tra via Candelù e via Selo aff ollato di persone, per l’inaugurazione della nuova stele che “racconta” il primo centenario della Coo-pera" va e ricorda il sacrifi cio del giovanis-simo par" giano Eimo Ferrari.

GaetanoDa quando è nata l’idea di fare il libro per i Cento anni c’è stato un fervore nuovo e anche in parte inaspe$ ato. Da parte di soci, ma anche di amici che, pur non es-sendo dire$ amente coinvol" , mostrano una voglia di sapere e partecipare come non vedevamo da anni. Lo si è visto il 24 aprile, con la nuova sale$ a civica e con la stele alla memoria, due manufa% che ri-mangono nel tempo. Ci sono poi idee che riguardano il futuro della Coopera" va: fare alloggi in modo razionale, facendo in modo che risponda-no alle esigenze che si sono ora, di alloggi per persone sole, che magari vivono solo una parte del proprio tempo qui in loco…

Centoanni indivisi.

Da una decina d’anni Gae mi solleci-

tava con questa scadenza che si av-

vicinava; anno dopo anno diventava

sempre più impellente. Come incidere,

come dimostrare l’importanza del tra-

guardo raggiunto senza sedersi su di

esso, come esplicitare la volontà di in-

cidere sul futuro, ripartendo con slan-

cio dal presente, per marcarlo, fermo

restando la piena consapevolezza del

passato, della nostra storia, sempre ri-

cordata e glorifi cata in privato ma così

fragile nei confron� dell’avvenire?

Poi la decisione del Consiglio. Faccia-

mo un libro. La storia della Coop. Riu-

niamo e apriamo gli scatoloni, al resto

penserà Antonio.

Fortunato incontro quello con Anto-

nio. Fecondo e ricco senza eguali. I pri-

mi tempi, vedendolo arrivare armato

di microfono e registratore, in tan�

si ritraevano, stupi� che proprio qui

ci fossero persone degne di essere in-

tervistate: proprio noi? Noi quelli delle

case operaie? I povrre" ?? Poi, ognuno

con la propria sensibilità e capacità

partecipa� va, ci si è lascia� coinvol-

gere.

Non serve certo ribadirlo, ma, come

abbiamo le" o, Antonio è andato ben

oltre questo ”ricordo di famiglia”, ha

proie" ato il tu" o in una dimensione

altra, profonda e densa.

Da lì sono nate l’incontro con l’eccezio-

nale realtà della Mason du Peuple di

Saint Claude, incontro partecipa� vo di

una delegazione di soci così profondo

da essere stato anche al centro di una

rifl essione scaturita nell’esperienza del

Fotoracconto: cosa signifi ca abitare in

proprietà indivisa oggi, ed una serie di

even� , fa$ di incontri, scambi, idee,

passando per l’aver accolto i Writers e

aver liberato la sale" a dalle “ragnate-

le” per aprirla alla colle$ vità. Questo

giornale vuole essere un nuovo mezzo

aperto a tu$ , di informazioni coope-

ra� ve, certo, ma di pensieri e idee che

spero, arrivino da più par� , come nuo-

va linfa da condividere.

Vida Borciani

In questo numero intervengono:

Antonio Canovi

Gaetano Borciani

Roberta Pavarini

Carlo Possa

Sandra Palmieri

O23 - 24 APRILE 2010inaugurazione della nuova saletta civica cooperativa e della stele memoriale

a 6 marzo 2010in visita a niguarda

ci raccontavano questo: la libertà sognata era quella di poter uscire dall’uffi cio e fu-marsi una sigare� a in via Emilia. Cosa che non si faceva, allora. Noi come Coopera-� va abbiamo puntato subito sulle donne: nel campo predisposto dietro la Coope-ra� va me� emmo a loro disposizione lo spazio per giocare a volley. Con il bar della Coopera� va, allora oste-ria, c’è voluto un po’ più tempo, perché allora venivano solo i maschi. Le ragazze venivano invitate ad andare nei locali di sopra, sempre facendo in modo che i ge-nitori fossero d’accordo, per seguire pro-prie a� vità. Ad esempio il corso di taglio e cucito. Dopo, con la Festa de l’Unità, le ragazze partecipavano me� endo in mo-stra le cose che avevano realizzate. Poi facevano cantare e recitare i bambini, e venivano in questo modo costre� e, tra virgole� e, a spiegare in pubblico l’a� vità. Questo primo intervento ha riguardato le ragazze che potevano avere 17, 18 anni dopo la Liberazione.

AntonioCiò che ho avver� to, studiando la vostra Coopera� va, è l’esistenza vitale, non la mera sopravvivenza, di un racconto col-le� vo col� vato “tra le case”. La matrice sono le Case Popolari, l’interfaccia era la Coopera� va di consumo, in buona so-stanza la vostra Casa del Popolo, a� orno a cui sono cresciute anche le a� vità ri-crea� ve e spor� ve dei più giovani… Il vo-stro è un mondo che ha saputo difender-si, ma in che modo ha poi saputo uscire dalla propria pelle e fare esperienza del mondo che andava cambiando?

GaetanoTi racconto una storia. Per i 90 anni di papà Cervi organizzammo due pullman a Casa Cervi, per aver modo di parlare con lui. Andammo là con i soci storici, di una certa età, poi c’erano i soci del Cir-colo, che non erano tu� soci delle case popolari, con noi c’erano già diverse ge-nerazioni di spor� vi… Poi c’erano anche ragazzi che noi seguivamo, sia come Co-opera� va che come Polispor� va: la Coop. me� eva i locali, come al solito, la Poli-spor� va ci me� eva dei bravi giovani per aiutare ques� ragazzi, diciamo così più tribola� , a star bene dentro un ambiente di relazioni e amicizie, od anche a recupe-rare sulla scuola. Bene. Lì dai Cervi era stato costruito un piccolo anfi teatro, vicino alla casa, per accogliere le visite dei tan� gruppi che passavano. E lì, a un bel momento, uno di ques� ragazzi – c’erano gli orchestrali che accordavano gli strumen� - sale sul palco a dirigere, come fosse il dire� ore, e si me� e a cantare “Bandiera rossa”! E gli orchestrali andarci dietro. E’ stata una cosa meravigliosa, gli orchestrali che ride-vano… Quel ragazzo è poi diventato uno dei nostri soci, ha scelto di abitare con noi.Queste cose in Coopera� va sono sempre successe. Ancora prima che venissero svuota� i manicomi, noi abbiamo sem-pre avuto una presenza di persone che da un’altra parte sarebbero risultate stra-ne. E non ce ne siamo mai fa� un caso, forse perché di avventure ne abbiamo combinate un bel po’: andavamo a Po a prelevare la sabbia, andavamo nei can� e-ri a prendere materiali… Non erano tu� e

cose regolari, ma eravamo ragazzi mos-si dal bisogno di costruire i nostri spazi, di fare a nostra misura la Coopera� va, e sopra� u� o eravamo un gruppo affi ata-to. Per questo abbiamo saputo integra-re tan� che non erano na� tra le Case, e nemmeno ci abitavano.La Coopera� va non è mai stata un mon-do chiuso. Ad esempio, chiamava di tanto in tanto delegazioni e rappresentanze di altri paesi. Ricordo uno scambio, ancora negli anni ’50, ero ragazze� o, con una squadra francese di bocce. Era poi una re-altà come la nostra, e lì si fece una giorna-ta dove parlarci fra noi, centri coopera� -vi, e una interamente dedicata alle bocce. Fu una cosa memorabile, per il numero di persone che arrivarono: non ne avevo mai viste tante in Coopera� va! A que-ste cose abbiamo sempre tenuto: avere stranieri, che parlavano diverso da noi, con i quali, comunque, trovare il modo di capirsi. Ti racconto ancora un de� aglio di quella visita. Nei campi c’era lo spazio nel quale me� erci la bo� glia di vino, e se la portavano avan� e indietro per il campo. Non avevamo mai visto bere in questo modo! E in questo vedemmo una diff erenza chiara di risorse, tra quello che noi avevamo e quello che loro potevano spendere. Se ne è parlato per dei mesi, se non per degli anni. La stessa cosa accadde, più avan� , siamo alla fi ne degli anni ’70, con la nazionale di pallavolo femminile cubana. La Polispor-� va Galileo chiamò la squadra, avendo le proprie atlete che giocavano a Volley, e la Coopera� va si occupò naturalmente di coprire i cos� dell’ospitalità. Fu un fa� o davvero straordinario, avere qui la squa-dra cubana, era la stessa che poi andrà a vincere i mondiali.Erano modi, per la Coopera� va, di far conoscere il mondo a questo spicchio di ci� à. Certo, questo avveniva mentre una parte fra i più anziani con� nuavano a dire, un po’ so� ovoce: “Mo’ nuèter a gh’òm da fèr d’al cà” (“Ma noialtri abbiamo da fare delle case”).

A colpi di memoriedi Roberta Pavarini

Presidente Circoscrizione Nordest - Comune di

RE

Avevo tre anni scarsi e mi ricordo l’emo-zione di stare seduta sulle ginocchia di una ragazza straniera a me e a tu� : era una no� e d’estate, si giocava una par� ta amichevole tra la squadra “nostrana” di pallavoliste della Polispor� va “Galileo” e la nazionale femminile cubana… Ragazze tanto stupende da essere ancora ricor-date come icone tra la gente delle case operaie. C’era la pista allora, dove si poteva gio-care in libertà e dove a� accandomi alla recinzione metallica tu� a gialla ho impa-rato piano piano a pa� nare. E’ stato con l’abba� mento di quella pista e la costru-zione al suo posto della nuova palestra della “Galileo” che ho capito cosa signi-fi casse scegliere una strada diversa da quella di sempre. Ho capito che il nido co-nosciuto, rassicurante, poteva cambiare e non fu banale, anche se vissuto dentro la mia testa di bambina, armonizzare il con-

fl i� o tra il lu� o provocato dalla perdita del conosciuto e la curiosità del nuovo. Il parche� o che oggi è ancora lo stesso rap-presentava la mia estate, la mia vacanza, il rito pomeridiano con la buca della sab-bia, il rompicollo, il gelsomora dai fru� dolci che macchiano di viola scuro e il “bif” alla menta che prendevo al bar del Circolo per cento lire. Andavo giù in cor-� le scalza e selvaggia con un grembiulino rosa a fi orellini che faceva la ruota, cucito da mia nonna… Uno scampolo di quella stoff a la conservo ancora.A nove anni ho imparato a lavorare all’un-cine� o, a fare la catenella, il punto basso e il punto alto. L’ho imparato in cor� le a fi anco di mia nonna che sedeva con la seggiola portata da casa assieme alle al-tre vecchie� e del vicinato: la Vanda, l’Ori-ele, la mamma di Ezio Torelli e tante altre donne che mi sono rimaste nel cuore per la loro dolcezza. Trascorrevano i loro po-meriggi in compagnia, ognuna con il suo gomitolo, intrecciando fi li, parole e pen-sieri all’ombra delle case popolari. Parlare della Coopera� va è un po’ come parlare di me, perché qui ci sono nata e cresciuta e ancora oggi ci abito. Le case le conosco tu� e, avendo migrato tra via Selo 4, via Selo 2 e ora via Candelù 8. E così, dal ‘78 in poi, dal terzo piano di via Selo 4 ho visto la ci� à che cambiava a� or-no: la campagna arretrare, fi no a morire so� o la nuova tangenziale, il canale che arrivava alla Nave scomparire nelle grandi condo� e di cemento lungo via del Chion-so, i palazzoni del direzionale “Marghe-rita” sbarrarmi per sempre la vista della cupola della Chiesa di S. Pietro. Mentre la ci� à cresceva e si nascondeva ai miei occhi, io con� nuavo a sen� rmi al riparo, ma un po’ fuori dal mondo, un mondo un po’ par� colare, orgoglioso ed umile.Mentre cambiava l’esterno, è cambiato anche l’interno. Le 16 testate de “l’Unità”, tu� e in fi la, che riempivano le 16 buche delle le� ere nel condominio di via Selo 4 (altrimen� chiamato “Il Cremlino”), da molto tempo non ci sono più. La militanza e l’impegno poli� co hanno sempre accompagnato e sostenuto i coo-peratori e i soci, diventando un elemento cara� erizzante nella storia della coopera-� va. A� orno a questa iden� tà fortemente partecipa� va, solidaris� ca e di sinistra ho alimentato la mia passione per la poli� ca e per la cosa pubblica, ho imparato a con-frontarmi con le persone. Dal mio ingres-so nel Consiglio di amministrazione della Coopera� va, dove sono rimasta per mol� anni, ho sempre sostenuto le decisioni in-nova� ve volte ad aprirsi ai nuovi soci, a rammodernare e raff orzare la compagine coopera� va, a farla conoscere. Ritengo che il modello socio-economico sul quale si basa questa Coopera� va, tu� ora a pro-prietà indivisa, sia ancora misconosciuto, fors’anche “snobbato”. Nutro la convin-zione che, a fronte delle a� uali esigenze di un abitare popolare, andrebbe preso in seria considerazione. Si tra� a di un’espe-rienza che, seppur an� ca di cent’anni, manifesta a tu� ’oggi piena potenzialità in termini di sostenibilità economica e di qualità della vita e delle relazioni sociali. La recente fusione della Coopera� va Case Popolari di Mancasale con quella di Co-violo.

Una storia coopera! vadi Carlo Possa

Responsabile dell’Uffi cio comunicazione e pro-

mozione di Legacoop Reggio Emilia

Antonio Canovi conosce bene le coope-ra� ve: le ha studiate a fondo e di diverse, anche importan� , ne ha scri� o la storia. Ma qui, parlando della Coopera� va Case Popolari di Mancasale e Coviolo, non ha scri� o la storia di una coopera� va, ma una storia coopera� va, che in realtà è poi un racconto. Non voglio usare un gioco di parole: la diff erenza per me è importan-te. Leggendo le pagine di Canovi emerge una storia (un racconto) che va ben oltre la Coopera� va Case Popolari di Manca-sale e Coviolo: ci sono i soci, certamen-te, ma anche le loro singole storie, c’è il territorio, la ci� à che si confonde con la campagna, i canali che circondano le case, le case ognuna con una sua storia, due guerre, il socialismo, il comunismo, i birocciai che si fermano alla Coopera� va, la Coopera� va che diventa polo di aggre-gazione sociale, ricrea� va e spor� va. E ancora: l’intreccio tra coopera� va di abi-tazione e coopera� va di consumo, il rin-corrersi delle generazioni, le discussioni tra i soci (per i problemi della coopera� va ma anche a� orno alla vita quo� diana), le chiacchiere davan� a casa, gli scherzi.E’ una storia di persone, di sen� men� , di lo� e, di debi� , di mutui da pagare, di solidarietà: insomma, è una storia coope-ra� va, esemplare come forse altre, con cara� eris� che uniche ma pur sempre all’interno di un movimento più generale di migliaia di soci e coopera� ve.Dal lavoro di Canovi emergono poi diversi aspe� che dovrebbero s� molare la rifl es-sione. Uno degli aspe� che oggi, giusta-mente, più si cerca di valorizzare nella for-ma coopera� va è l’integenerazionalità. Bas� pensare che se digitate su Google “intergenerazionalità coopera� va” trove-rete 67.500 risulta� . Ma spiegare questo conce� o ai non cooperatori non sempre è facile, e a volte si rischia di concentrare l’a� enzione sulle risorse accumulate da una generazione che si trasme� ono alle altre generazioni. La storia della coopera-� va Case Popolari ci insegna che il con-ce� o di intergenerazionalità può essere ben più complesso.Canovi aff ronta un altro problema, che in realtà già da tempo mi aveva incurio-sito: nella storia ultracenteneraria della cooperazione reggiana, così importante poli� camente ed economicamente, poco si trova sulla cooperazione di abitazione. “Sorprendentemente”, scrive Canovi, e ha ragione. E questo vuoto si accentua se parliamo di coopera� ve di abitazione indivisa. Questo aspe� o andrebbe ulte-riormente approfondito, come rifl essione

30 maggio 2010Inaugurazione del foto-racconto

2 giugno 2010presentazione del libro "centoanni indivisi"

22 luglio 2010cocomerata con docu-film9-16 settembre 2010i murales alle case operaie

27 maggio 2010camminata musicale tra le case

non solo interna alla cooperazione, e non solo dal punto di vista storiografi co. C’è stato forse uno scarso interesse, ieri (ma forse c’è tu� ’ora) verso la cooperazione di abitazione? Sorprendemente, perché dai risulta� della ricerca storica il legame con le idee di Prampolini e Vergnanini, e con l’impostazione che ai primi del No-vecento si diede la cooperazione reggia-na, nell’esperienza della coopera� va di Mancasale si coglie tu� o. E’ come se nel gran fi ume della cooperazione reggiana la cooperazione di abitazione fosse sta-ta incanalata in un rivolo secondario. E’ certo che oggi il tema della casa c’è tu� o, con l’aggiunta dei suoi macroscopici para-dossi: migliaia di case vuote e migliaia di persone con il problema della casa. Un altro aspe� o che dalla ricerca di Cano-vi emerge con vigore è quello del rappor-to tra la coopera� va (anzi, tra le coope-ra� ve) e il territorio. Il legame tra storia e geografi a è evidente, anche se si è svi-luppato in maniera forse singolare: con la coopera� va di consumo aff acciata sulla grande via di comunicazione tra Reggio e Bagnolo, e le case della coopera� va di abitazione raccolte all’interno, quasi ad esaltare un rapporto di solidarietà e di amicizia vissuto con discrezione.Dallo scri� o di Canovi, storico che parla con la gente e non solo studia i documen-� , si coglie poi una certa qual ritrosia del-la coopera� va a dar conto di sé. Credo sia vero: una simile esperienza non sempre è stata studiata, raccontata e valorizzata come sarebbe stato u� le fare. Questo può derivare anche dalla geografi a del luogo: via Selo e via Candelù sono nasco-ste in un angolo tranquillo ma appartato della ci� à, la ci� à si è trasformata, la co-opera� va di consumo ora è una rinomata pizzeria su via Gramsci.Ma una cosa è certa. La coopera� va è ar-rivata a cento anni di vita, con discrezione ma anche con tenacia. Il lavoro di Canovi, che fortemente oggi la coopera� va ha vo-luto, serve anche a ridare grande dignità ad una esperienza tra le più signifi ca� ve di Reggio Emilia.

“Le mappe mentono sempre, i veri pos� non ci sono mai.”

Herman Melville, Moby Dick

Perdersi e ritrovarsi: Proge� o Educa il luogo e CDS di Reggio

Emilia

di Sandra Palmieri

Referente proge! o Educa il luogo, docente La-

boratorio Tempo Presente e CDS

Una decina d’anni fa, a nord della ci� à di Reggio, la frequentazione assidua di un gruppo variegato di ricerc-a� ori, storici, sociologi ed insegnan� di alcune scuole di quella che era la Circoscrizione 7 (ora triplicata e divenuta Nordest), diede vita, nel vivo di una sperimentazione dida! -ca, ad una rifl essione trasversale sui temi della ci� adinanza e della conoscenza del territorio all’interno di un contesto di in-calzante cambiamento che inves� va la ci� à ed in par� colare questa sua area pe-riferica.Interpretare la trasformazione e quin-di il presente qui ed ora, decodifi care lo spaesamento, la messa in scacco di una

anacronis� ca “appartenenza”, pensare la diff erenza e conseguentemente una coe-sione sociale diversa da quella anteriore signifi cava porsi domande e domande, costringeva a rovesciare le gerarchie del-le rilevanze. Si tra� ava infa! di ri-sperimentare la ca-tegoria geostorica passando per lo spet-tro e il setaccio delle sogge! vità nella vo-lontà di provocare e res� tuire un’iden� tà sociale.L’idea era quella di favorire esperienze e contes� di appaesamento che vedessero scolari e studen� protagonis� di una nuo-va loro cultura dell’abitare, capace di fare “mente locale”, là dove il luogo dà memo-ria e l’ambiente è l’interazione fra presen-ze fi siche ed evocate.La pretesa era anche quella di tornare a “far caso”, di creare una adesione aff e! -va all’ambiente, una comprensione o an-che il suo contrario: col� vare uno sguardo capace di leggere anche le increspature, i confl i! e le discon� nuità in una consape-vole rinarrazione dei luoghi e del territo-rio e in una rinnovata passione civile.Fu così che, grazie al collabora� vo rap-porto tra il gruppo di lavoro (evoluto in Laboratorio Geostorico Tempo Presente) e Circoscrizione, il proposito di accogliere una sfi da appassionante ma anche neces-saria si tradusse, in quello che da un set-tennio è “Educa il luogo”. L’Is� tuto Comprensivo “Galilei”, in rete con altre scuole del territorio, è capofi la di questo proge� o che promuove e re-alizza percorsi laboratoriali e di ricerca rivol� agli alunni di diverse classi e con-do! dagli esper� unitamente ai docen� , compresa inoltre l’opportunità di corsi di formazione per gli insegnan� e di appun-tamen� aper� alle famiglie e alla ci� adi-nanza. Proge� o nomade-viaggiatore del sempre e del nuovo che non intenta la rigida azione di reifi care ma ama rifonda-re luoghi e memorie in un racconto che si tesse a più e mescolate voci.“Educa il luogo” si è perciò spesso rige-nerato, trasformato, come chiede la sua stessa natura, ma ha anche mantenuto salde le sue pra� che di buona contami-nazione individuale e colle! va delle so-miglianze e delle diff erenze. Così come ha confermato l’aderenza ad un metodo di ricerca-azione che riapre la storia come quello spazio aperto nella cui geografi a possiamo radicarci, riscrivere luoghi, no-minarli e abitarli a� raverso le nostre re� sociali e la vicinanza percepita. “Come se i luoghi fossero la prima esperienza con-divisa, quella da cui trarre le cose da in-tendere a prima vista e su cui intendersi anche solo con un accenno.” ( La Cecla, 2000). E proprio perché sono la prima esperien-za condivisa ci espongono: “Passare un ponte, a� raversare un fi ume, varcare un confi ne signifi ca lasciare lo spazio in� mo e familiare, dove ognuno ha il suo posto, per penetrare in un orizzonte diverso, uno spazio ignoto e straniero dove, con-frontandosi con l’altro, si rischia di sco-prirsi senza un luogo proprio, senza iden-� tà.” (Jean-Pierre Vernant 2005).Raff orzare il senso dell’iden� tà e delle appartenenze è stato ed è uno dei pri-mi obie! vi cardine del proge� o che si � ene con la valorizzazione del territorio e i modi per saperlo riconoscere. E con-seguentemente promuovere un sapere

infra-generazionale, e favorire lo scambio di diff eren� sogge! e culture, non di-men� cando che la memoria personale o sociale che sia è sempre una costruzione complessa e non il comodo specchio di un passato compiuto.Questo intende il proge� o inserendo tra le sue mete educa� ve competenze emo-� vo-sociali: l’opportunità per gli allievi di divenire protagonis� a! vi dei propri per-corsi di crescita e di formazione, di cono-scenza e di interpretazione.In una visione che si cara� erizza in ques� orientamen� accade da sé la condivisio-ne “sen� mentale” e la valorizzazione di saperi partecipa� e scambia� . Così come prendono corpo il desiderio e la neces-sità di documentare autonomamente le esperienze vissute.Ed è proprio sulla scia delle rifl essioni, delle ricerche e delle a! vità svolte all’in-terno di questo proge� o che nasce, nel 2007, l’idea del CDS (Centro di Documen-tazione Storica) come snodo fondamen-tale del rapporto scuola-territorio. L’idea di a� rezzare uno spazio dedicato, una sorta di aula decentrata, di laboratorio all’interno del centro civico circoscrizio-nale intendeva off rire ai ragazzi un primo immediato appaesamento a par� re da un luogo is� tuzionale misurato nel quo� dia-no: il territorio educante.La fi nalità dichiarata del Centro è la co-struzione di una ci� adinanza condivisa in un’area urbana inves� ta da una rapida e con� nua trasformazione, ma ciò che l’ha preparata è stata la convinzione esisten-ziale di riconoscersi tu! come sogge! portatori di storie che vanno ascoltate e comprese, e nella narrazione singolare o corale che sia vadano a tessere quel colo-rato tappeto dai lunghi e mischia� fi li che è la società locale. Allora si può comprendere come accanto al naturale proponimento di funzionare come centro documentalis� co, di raccol-ta e di scambio, di recuperare e rendere consultabili materiali e ricerche svolte sino ad ora nel territorio, di federare cit-tadini e associazioni vi sia una primaria esigenza di funzionare come luogo di ri-conoscimento culturale. Laddove “cultu-rale” ci invita a ge� are lo sguardo “oltre confi ne”, ad incontrare esperienze altre affi nché il patrimonio diff uso non abbia nei confi ni poli� ci i detra� ori di una vita-lità che sta in quel “diff uso” stesso. Essere aman� costru� ori di cultura nelle proprie ci� à signifi ca saperne incrociare altre in un piacevole e sorprendente gio-co di “trame metropolitane”…

Grazie dunque per averci ospitato in un “eco” diverso…E a-rivederci nel nostro nord che di voi è sud…ma incardiniamo lo spazio come ci pare, l’importante è che poi possiamo percorrerlo.

L’angolo del bookCrossing in Coopera! va

Traslochi, cambiamento, novità.

Il giorno di San Mar� no, il cambiamento

è in a! o, si bu! a il vecchio per fare largo

alla novità. Quest’anno si propone ai Soci

un nuovo modo di festeggiare questa ri-

correnza.

Si può far rinascere il vecchio in tan�

modi, da oggi con l’angolo del bookCros-

sing presente in sale! a, è possibile libera-

re verso una nuova vita i propri libri.

Porta un tuo libro in sale! a, liberalo su-

gli scaff ali, lascialo in a! esa di un nuovo

le! ore e scegline uno tra quelli presen� .

L'inizia� va di abbandonare scri! per con-dividerne il contenuto è piu� osto an� ca, probabilmente fu il fi losofo greco Teofra-sto il primo a me� erla in a� o, liberando in mare alcuni tes� chiusi in bo! glia.Teofrasto fu autore di circa 240 opere che spaziavano dalla morale alla poli� ca, alla fi sica, alla metafi sica, alla logica, alla retorica, alla poe� ca, alla botanica, alla zoologia: in pra� ca gli stessi campi che erano sta� esplora� dal suo maestro Ari-stotele. Le cronache narrano che, o� an-tacinquenne, sul le� o di morte si ramma-ricasse di dover morire proprio quando incominciava a imparare qualcosa…Famosi sono i suoi sillogismi (ad esempio: se c'è uomo, c'è animale; se c'è animale, c'è sostanza; se dunque c'è uomo, c'è so-stanza) e l’opera Cara� eri che cos� tuisce una novità nella le� eratura greca; descri-ve trenta par� colari disposizioni (carat-teri) della natura umana: ad una chiara e precisa defi nizione del � po preso in esa-me, segue la sua descrizione ricavata 'dal vivo' tramite una vasta esemplifi cazione di situazioni concrete nelle quali quel ca-ra� ere ha modo di rivelarsi.

Molte da allora le inizia� ve di abbando-nare gratuitamente libri, come ad esem-pio "Na� per Leggere": a Boston nei pri-mi anni '90, nell'ospedale locale alcuni pediatri ebbero l'idea di me� ere dei libri nella sala d'aspe� o; col tempo i libri spa-rirono e i promotori, resisi conto dell'u� -lità di quel furto, decisero di is� tuzionaliz-zare l'inizia� va. I due proge! americani rela� vi a libri per bambini più importan� si chiamano proprio Born to read e Re-ach out and read. La fi liazione italiana è l'inizia� va Na� per Leggere, sorta alla fi ne degli anni novanta.In tempi recen� , nel 2001, Ron Hornba-ker, e la moglie Kaori concepirono l’idea del bookCrossing: il meccanismo ruota intorno all'esistenza di un sito web a� ra-verso il quale è possibile dotare i volumi di un codice iden� fi ca� vo unico (BCID - Bookcrossing ID) che perme� erà di segui-re i loro spostamen� a livello mondiale, sempre che venga u� lizzato il sito web per segnalare ogni passaggio. L'inizia� va prende il nome dalla giustap-posizione dei termini Book e Crossing, che le� eralmente signifi cano "incrociare un libro", ma che in senso più lato sta ad indicare l'intersezione tra le vite di chi leg-ge i libri, che appunto si toccano, seppur solo virtualmente, tramite un volume.

17-19 settembre 2010viaggio alla "frater-nelle"

settembre 2010mai più amianto in coope-rativa

10 ottobre 2010la biciclettata tra le case e i murales

15 ottobre 2010il libro centoanni indivisi a villa cougnet

L'uffcio della Cooperativa di via candelù 3 è aperto il lu-nedì e il giovedì dalle 18.00 alle 19.30

La cooperativa in numeri:

63 alloggi residenziali 15 autorimesse 1 palestra con area verde attrezzata

4 locali uso ufficio2 locali uso pubblico

circa 500 soci (di cui 1/4 assegnatari)

INVITIAMO TUTTI I SOCI A COMPILARE IL PRESENTE QUESTIONARIO E

IMBUCARLO NELLA BUCA DELLE LETTERE DELL’UFFICIO COOP, PRES-

SO LA PALESTRA.

Coi dati raccolti si cercherà di capire se l’eventuale attuazione di un

punto vendita/ritrovo tipo “KM 0” o “GAS” (gruppo di acquisto solidale)

possa interessare le famiglie assegnatarie.

Si vorrebbe istituire, a cadenza settimanale, una giornata in cui alcuni

produttori si riuniscono negli spazi cooperativi per vendere i loro pro-

dotti.

• Saresti interessato all’acquisto di alimenti direttamente dai produtto-

ri, se questi venissero in cooperativa?

si no

• A quale tipo di alimenti saresti più interessato?

frutta si no

verdura si no

carne si no

miele/prodotti stagionali si no

• Acquisteresti il latte da un distributore automatico?

si no

• Vorresti poter scegliere le quantità di acquisto o andrebbe bene an-

che un pacco pre-confezionato dal produttore?

_________________________________________________________

• Hai alcuni suggerimenti/tempo a disposizione per seguire con noi

questo progetto?

_________________________________________________________

_________________________________________________________

Grazie della collaborazione!!

Fabbricato via Selo n. 1: Alfonso Ceresoli

vani 4, Dante Mazzacani vani 4, Fan� cini

vani 3, Bruno Bertani vani 1.

Fabbricato via Selo n. 3: Menozzi vani 3,

Grazioli vani 3, Giovanni e Beba Bedocchi

vani 5, Bruno Bertani vani 1.

Fabbicato via Selo n. 5: Angelo Ferrari vani

3, Pietro Barani vani 3, Adelmo Burani vani

4, Bizzarri vani 2.

Casa piccola Salvarani: Romualdo Salvarani

vani 2, Lidia vani 3, Policarpo vani 3.

Chiosco di materiale via Regina Margheri-

ta: Salsi (“non socio”).

Fabbricato della coopera� va via Regina Margherita n. 42: “Vani per la sudde� a N. 14 e tu� o il scan� nato”. - 3° piano inquilini: Abramo Bo� azzi vani 3, Giovanni Santachiara vani 2, Bartolomeo Turrini vani 2, Angelo Iori vani 3, Ernes� na Gaddi vani 2.- 4° piano: Aldo Bonezzi vani 3, Nino Tede-schi vani 3, Andrea Bartoli vani 3.Fabbricato via Selo n. 2: Bernardo Nironi vani 3, Del Monte vani 3, Artemio Imovilli vani 2, Torreggiani vani 2, Emerenzio Bor-ciani vani 3, Nino Bertani vani 3, Brandizio vani 2, Fagandini vani 2, Adamo Grisen� vani 3, Amato Montanari, Alfredo Monta-nari vani

2, Aldo Fabbi vani 2, Antonio Burani vani 3, Virginio Catellani vani 3, Camilla Catellani vani 2, Emiro Bolognesi vani 2.

Nomi di creditori Coopera� va di

Mancasale per quote affi � o an� ci-

pate tra il 1938 e il 1939

Sigifredo Borciani, Eugenio Bonezzi, Primo

Bura! , Giovanni Burani fu Luigi, Giovanni

Burani fu Marcello, berto Bertani, Andrea

Bartoli, Achille Bo� azzi, Emore Bolognesi,

Alfonso Ceresoli, Virginio Catellani, Erme-

te Del Monte, Aldo Fabbi, Andrea Ferrari,

Angelo Ferrari, Ernani Fan� cini, Aldo Gri-

sendi, Francesco Grazioli, Desiderio Gaddi,

Brandisio Gabrielli, Giovanni Iori, Pellegri-

no Io! , Genoeff a Menozzi, Alfredo Mon-

tanari, Bernardo Nironi, Prospero Prandi,

Iseo Pela� , Romualdo Salvarani, Mario Sal-

varani, Giovanni Santachiara, Paolo Torreg-

giani, Bartolomeo Turrini, Antonio Turrini,

Tobia Tagliavini, Vilma Tedeschi, Umberto

Vezzani, Zinzelli F.lli, Pietro Barani, Poli-

carpo Nironi, Gelsomina Ronzoni, Lorenzo

Predieri.

Nomi di possessori cambiali passive

a debito Coopera� va di Mancasale,

tra il 1938 e il 1939

Romeo Salvarani, Angelo Ferrari, Bruno e

Severino Sturloni, Mario Salvarani, Um-

berto Barazzoni, Giovanni Burani, Eredi

Giuseppe Ferrari, Genoeff a Menozzi, Ere-

di E� ore Salvarani, Umberto Vezzani, Zin-

zelli F.lli, Giovanni Bedocchi, Aldo Fabbi,

Andrea Ferrari, Anna Romagnani Bo� azzi,

Francesco Grazioli, Luigi Davoli, Ivo Bedo-

gni, Achille Bo� azzi, Primo Bedocchi.

Genealogie in Coopera� va (1908-1941)

Nomi reperi� tra i primi soci della

Coopera� va per le Case Popolari di

Mancasale, 1908-1923

Giuseppe Morini, Sis� no Incer� Armani,

Tobia Tagliavini, Benede� o IoriDomenico

Ferrari, Pellegrino Io! , E� ore Vecchi, Giu-

seppe Ferrari, Eleuterio Orlandini, Alberto

Govi, Giovanni Bedocchi, Severino Sturlo-

ni, Silvestro Albarelli, Stanislao Simonazzi,

Italino Mariani, Sante Tamagnini, Antonio

Catellani, Achille Bo� azzi, Luigi Santachia-

ra, Antonio Montanari, Clinio Farina, Bia-

gio Simonazzi, Mentore Borghi, Lino Truffi ,

Fortunato Gaddi, Remigio Prandi, Angelo

Albarelli, Desiderio Gaddi, Prospero Bon-

di, Domenico Saccani, Ferdinando Burani,

Venanzio Fornaciari, Marcello Burani, Cel-

so Nicolini, Lorenzo Predieri, Gioacchino

Veronesi, Giuseppe Zilocchi, Adelmo Io! ,

Augusto Grazioli, Emerenzio Guido! , Gu-

glielmo Ferrari, E� ore Vecchi, Luigi Sereni,

Domenico Rabi! , Giuseppe Zanfi , Gau-

denzio Scor� ca� , Giuseppe Bertocchi, En-

rico Montanari, Rodolfo Piccinini, Antonio

Orlandini, Natale Mantovi, Domenico Pic-

cinini, Lucia Albarelli, Angelo Barbieri, An-

tonio Delmonte, Giovanni Burani, Eugenio

Bonezzi, Giuseppe Pino! , Desiderio Bi-

gazzi, Lorenzo Codeluppi, Giuseppe Fran-

ceschini, Antonio Salvarani, Fulgenzio Bel-

lelli, Alfonso Ceresoli, Enrico Gallingani,

Sigifredo Borciani, Giovanni Iori, Umberto

Andreoli, Bartolomeo Montanari, Aldo

Fabbi, Luigi Fontanesi, Francesco Carboni,

Erminio Borciani, Aldo Mazzacani, Carlo

Amarri, Licinio Bertolo! , Palmiro Mussini,

Angelo Valli, Giuseppe Caprari, Enrico Sal-

varani, Prospero Casoli, Alessandro Mis� ,

Aldo Turrini, Giuseppe Bolognesi, Gugliel-

mo Ruozi, Giovanni Tirabassi, Guglielmo

Garu� , Umberto Vezzani, Primo Bedocchi,

Sperindio Imovilli, Alberto Bertani, E� ore

Salvarani, Andrea Soncini, Luigi Davoli,

Aris� de Giordani, Luigi Gianferrari, Primo

Marelli, Giovanni Cantarelli, Artemio Imo-

villi, Gaetano Silingardi, Gerolamo Nicoli,

Michele Bonacini, Angelo Bartoli, Paolino

Torreggiani, Cesare Farina, Igino Masini,

Artemio Venturi, Paride Sassi, Giuseppe

Magnani, Colombano Farina, Bernardo

Nironi, vedova Carlo Menozzi, Achille Gri-

sendi, Roberto Magnani, Angelo Vighi,

Agos� no Piccinini, Evangelista Pancaldi,

Giuseppe Calzolari, Ciro Burani, Firmina

Farina, Giuseppe Gambini, Riccardo Va-

condio, Emore Ligabue, Pietro Tedeschi,

Ulderico Franceschini, Romualdo Salva-

rani, Umberto Ravazzani, Giovanni Santa-

chiara, Alfredo Montanari, Felice Zinzelli,

Carlo Fabbi, Carlo Franchi, Società Mutuo

Soccorso Mancasale (con 20 azioni).

Nomi reperi� tra i soci della Coo-

pera� va per le Case Popolari di Co-

violo, alla fondazione e alla vigilia

della seconda guerra mondiale

Annibale Cherubini, E� ore Bariani, Giu-

seppe Catellani, Prospero Bigi, Angelo

Violi, Alberto Rozzi, Luigi Burani, Alfredo

Ferrari, Cornelio Veronesi, Egidio Belloc-

chi, Carmine Boni, Angelo Campanili, Al-

fredo Fontanesi, Virginio Bigliardi, Enrico

Dallari (1914).

Ida Bigi, Primo Bertolini, Duilio Braglia,

Eredi Bartoli, Antonio Boniburini, Vasco

Cherubini, Nelusco Ciroldi, Giovanni For-

naciari, Zelindo Catellani, Arnaldo Del Bue,

Mario Davoli, Giuseppe Fornaciari, Adolfo

Ferrari, Alfredo Ferri, Oloferne Grassi, Ma-

falda Brini, Giulia Manzini, Vivina Lusen� ,

Cleonice Ferre! , Gino Martelli, Vincenzo

Montanari, Sante Paglia, Anacleto Pino! ,

Anselmo Pergheffi , Giovanni Prandi, Al-

fonso Paglia, Andrea Rozzi, Walter Rozzi,

Guindo Salvarani, Sante Alfredo Simonaz-

zi, Rinardo Simonazzi, Enrico Soncini, Gio-

vanni Simonazzi, Renato Veronesi, Luigi

Violi, Olimpia Carpi e fi gli, Arciso Vignali,

Giacomo Veronesi (1939-1941).

Nomi di assegnatari presso la Co-

opera� va di Mancasale, reperi� su

fogli volan� databili al 1930

Centoanni Indivisi

Bimestrale della Coopera� va Case

Popolari di Mancasale e Coviolo

Numero 0 - Novembre 2010 - Anno 1

Redazione*: Vida Borciani

Disegni, proge! o grafi co, impagina-

zione: Oltreluogo Laboratorio di ar-

chite� ura - laboratorio@oltreluogo.

it - www.oltreluogo.it

Fotografi e e immagini: Alessandro

Arden� , Andrea Camellini, Daniele

Castagne! , Roberto Nasi, Roberta

Pavarini, Cesare Prandi, Shira Violi.

---

* Per partecipare alla redazione dei pros-

simi numeri conta� are i seguen� indiriz-

zi di posta ele� ronica:

vida.borciani@� scali.it

[email protected]

11 novembre 2010è di nuovo sammartino

↳ ?