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VICTOR TURNER E IL CONCETTO DI PERFORMANCE

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Dramma sociale, riti di passaggio e liminalità

La performatività può essere utilizzata come chiave interpretativa di alcuni caratteri delle nuove tecnologie, per comprendere il concetto è però necessario riflettere sull’idea stessa di performance come pratica corporea necessaria ad una ridefinizione critica del reale e potenziale non-luogo di margine e di passaggio da situazioni sociali e culturali definite a nuove sperimentali.

La riflessione di Victor Turner è quella che meglio si adatta al riguardo, perché il concetto di performance per spiegare le fenomenologie liminoidi (zone potenzialmente feconde di riscrittura dei codici culturali) e da qui anche la trasformazione sociale stessa.

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Victor Turner (1920-1983) è considerato un’esponente dell’antropologia sociale britannica e fu attivo all’interno della "scuola di Manchester", animata in Inghilterra dall’antropologo Max Gluckman dal 1947. La "Scuola di Manchester" costituì un punto di svolta rispetto alla metodologia struttural-funzionalista, la più in voga all’epoca. Infatti il presupposto della scuola fu quello di analizzare le realtà sociali privilegiando la componente trasformativa e conflittuale dei processi sociali, contrapponendo al metodo struttural-funzionalista quello che è stato chiamato "metodo di analisi dinamica dei casi". L’analisi struttural-funzionalista infatti puntava ad individuare le norme e le istituzioni cristallizzateper ricostruire l’assetto strutturale di una data società, Turner si interessò agli aspetti processuali del divenire analizzando la vita sociale in un villaggio degli Ndembu, una popolazione della Zambia. Egli comunque non circoscrisse le sue analisi teoriche alle popolazioni native dei paesi in via di sviluppo, ma analizzò a fondo anche le dinamiche oppositive e processuali delle società complesse occidentali.

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Il punto di partenza della sua analisi teorica è il concetto dramma sociale.Il dramma sociale ha quindi luogo quando nell’ambito della vita quotidiana di un villaggio si crea una frattura nelle tradizionali norme del vivere oppure quando

in una società complessa si genera un punto di svolta rispetto alla consolidata struttura socioculturale e ci si adopera per far affiorare l’ipotetica antistruttura. I drammi sociali rivelano "strati sottocutanei" della struttura sociale e fanno affiorare allo scoperto elementi oppositivi della società stessa. Secondo Turner, infatti, i drammi sociali hanno la caratteristica di attivare opposizioni all’interno di gruppi, classi sociali, etnie, categorie sociali, ruoli e status cristallizzati, trasformando queste opposizioni in conflitti che, per essere risolti, necessitano una rivisitazione critica di particolari aspetti dell’assetto socioculturale fino ad allora legittimato.

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Il liminale rappresenta un contesto sociale e culturale, una zona di confine in cui potenzialmente potrebbero sorgere nuovi modelli, paradigmi, in cui la creatività culturale inscena la sua danza al congiuntivo. Turner sostiene che "l’essenza della liminalità consista nella scomposizione della cultura nei suoi fattori costitutivi e nella ricomposizione libera o ‘ludica’ dei medesimi in ogni e qualsiasi configurazione possibile, per quanto bizzarra.

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Dal liminale al liminoide I drammi sociali possono verificarsi nelle società industriali occidentali quando si determina un passaggio da una fase culturale ad un’altra, quando la vita storica stessa non ha più senso nei termini precedentemente ritenuti validi e si rende necessaria la produzione di un nuovo senso culturale per determinati aspetti della vita sociale. A volte i drammi sociali possono prendere forma nell’emergere di nuove opposizioni sociali e culturali che si battono per operare uno scardinamento di parametri legittimati dalla tradizione e dall’istituzione, e possono prendere l’aspetto di vere e proprie rivoluzioni.

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Victor Turner dà molta importanza all’agire attraverso il gioco e lo svago nelle società occidentali, infatti mediante la componente di sperimentazione libera e spontanea che il gioco offre, è possibile vivere determinate esperienze creative, imparando a scomporre e frammentare il nostro immaginario collettivo, ricombinando gli elementi

culturali secondo inusuali aggregazioni e riflettendo sullo status quo. Mentre nel senso comune si tende a connotare il concetto di gioco, svago e tempo libero come qualcosa di alternativo al lavoro visto come "più rispettabile" fonte di produzione culturale, in realtà si può imparare attraverso il disordine e anzi, è proprio nella liminarità del gioco e dello svago che può fermentare il nuovo attraverso la stimolazione del nostro corpo-mente.

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Secondo Turner, ciò che differenzia il liminoide dal liminale è la componente maggiormente libera e spontanea dei generi liminoidi nelle società co8mplesse occidentali, ed il fatto che determinate pratiche sono una questione di scelta e non di obbligo. Mentre all’interno dei rituali liminali di una

società tribale si tende ad invertire ma non a sovvertire lo status quo, vivendo all’interno di un disordine comunque istituzionalizzato e a cui partecipa tutta la collettività (per esempio durante l’iniziazione si devono infrangere determinate regole), nell’ambito dei generi liminoidi si tende spesso a sovvertire oppure a corrodere i valori centrali normativizzati su cui si basa la società e questo avviene secondo il libero arbitrio individuale.