Catalogo della mostra ONE
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11 - 28 marzo 2015
Hernandez Art Gallery, Via Copernico 8 (MI)
1 King, 1 Pezzo a-Ight, 1 Vita
A cura di: Oddone Sangiorgi
Co-curator: Chris Gangitano, Consuelo Hernandez, Alessandro Mantovani, Giorgia Sarti, Luca Sforzini, Cristina Trivellin
I protagonisti della scena artistica ipercontemporanea: Post Graffiti, Street Art, New Pop, con un’opera che ne sintetizza ed enfatizza la visione espressiva
Sede legale: blocco 1 B, Galleria B n. 179 Centergross 40050 Funo di Argelato (BO)
Sede Lombardia: via Sangro 13/A – 20132 Milano C.F., P.IVA e Iscrizione Reg. Imprese Bologna n. 04225670373 –
Reg. Imprese di Milano n. 2015644 Tel. 051-863192 - Fax 051-862045, e-mail [email protected]
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BRERART
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Gli artisti di ONE
ONE: UN VIAGGIO NELL’IPERMODERNITA’ .......................................................................................... 3
GENERAZIONE POP UP........................................................................................................................... 4
POST-GRAFFITI IN ITALIA E USA ........................................................................................................... 6
ART OF SOOL ........................................................................................................................................... 9
OMAR CANZI ........................................................................................................................................... 10
FELIPE CARDENA .................................................................................................................................. 11
CHAZ ........................................................................................................................................................ 12
CHIEF ....................................................................................................................................................... 13
COPE2 ..................................................................................................................................................... 13
DAVMO .................................................................................................................................................... 15
GIOVANNA DI CRESCENZO .................................................................................................................. 16
ERICS ONE .............................................................................................................................................. 17
FLYCAT .................................................................................................................................................... 18
GATTONERO ........................................................................................................................................... 19
KAYONE ................................................................................................................................................... 20
PAUL KOSTABI........................................................................................................................................ 22
KRASER ................................................................................................................................................... 23
LA2 ........................................................................................................................................................... 24
MAMBO .................................................................................................................................................... 25
ITALO MAZZEI ......................................................................................................................................... 26
MR. WANY ............................................................................................................................................... 27
ORTICANOODLES .................................................................................................................................. 29
PAO – PAOLO BORDINO........................................................................................................................ 30
RD357....................................................................................................................................................... 31
reFRESHink .............................................................................................................................................. 32
RETNA ..................................................................................................................................................... 33
TAWA ....................................................................................................................................................... 34
TMNK........................................................................................................................................................ 35
SARA TONELLO ...................................................................................................................................... 36
TOMOKO NAGAO ................................................................................................................................... 37
TRACY 168 .............................................................................................................................................. 38
WEIK CAI ................................................................................................................................................. 39
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ONE: UN VIAGGIO NELL’IPERMODERNITA’
di ODDONE SANGIORGI
ONE è un viaggio all'interno dell'ipermodernità più attuale compiuto attraverso l'analisi e l'evidenza del
lavoro artistico di protagonisti dell'arte contemporanea, selezionati liberamente da appassionati (lo
scrivente) e curatori professionali che per mestiere e sensibilità indagano la zona dell’arte
contemporanea che emerge dall'underground metropolitano e le tendenze artistiche e professionali
che applicano le esperienze storiche visive legate ai fenomeni artistico culturali del graffitismo, del
muralismo, della street-art e della pop art, al design urbano, all’arte contemporanea ed ai progetti socio-
culturali.
A oltre quattro decenni dalla sua comparsa il fenomeno della urban art ha ormai guadagnato, tramite le
sue influenze sulle arti visive, una rilevanza unica sul panorama della creatività contemporanea,
influenzando la grafica pubblicitaria, le campagne di marketing, il gusto di migliaia di persone.
Diversi degli artisti presenti alla mostra ONE, hanno partecipato agli interventi legali di muralismo
urbano, promossi da BRERART 2014 La Settimana Dell’Arte Contemporanea e dal Comune di Milano
e tesi a recuperare aree degradate, di alcuni parchi pubblici del centro cittadino, ribaltando il paradigma
che tali azioni siano necessariamente relegate alle periferie più estreme e al rinnovato utilizzo di
“museo a cielo aperto”. ONE, è invece una mostra “tradizionale” in galleria, di livello internazionale,
forse “palatable” come l’avrebbe definita Dondi il purista della street, dove l’artista, il King che si è
meritato il nome d’Onoreficenza, riconosciuto all’interno e all’esterno di una stessa crew; è presente
con una sola opera altamente rappresentativa, un prezzo A-Ight; a testimonianza di una Vita dedicata a
questa forma diretta di espressione e comunicazione artistica, a volte primitiva nella sua evidenza,
ancora in parte clandestina e che non smette di regalare talenti e interessanti punti di vista proprio
perché, al di là dell'affermazione estetica, spesso è corroborata da solidi contenuti di denuncia che
costringono chi guarda a riflettere su tematiche legate alla vivibilità delle città, sulla qualità della vita ed
anche su argomenti di carattere sociale più ampio, quali la discriminazione, la violenza, l’alienazione.
Ringrazio i miei Amici (rigorosamente in ordine alfabetico) Chris Gangitano, Consuelo Hernandez,
Alessandro Mantovani, Giorgia Sarti, Luca Sforzini e Cristina Trivellin che sono i co-curatori e veri
fautori di ONE, oltreché degli appassionati e competenti professional che mi accompagnano in questo
viaggio nell’ipermodernità dell’arte e in questa ricerca di poesia visiva da dedicare alla città e a chi la
vive.
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GENERAZIONE POP UP
di ALESSANDRO RIVA
Una nuova generazione di artisti è cresciuta, in Italia, in questo ultimo
decennio. Si tratta di artisti appararentemente diversi tra loro: alcuni usano
la fotografia, altri il video, altri la pittura, altri utilizzano invece linguaggi
meticci, rimescolando materiali provenienti da ambiti diversi rispetto al
bacino tradizionale di cui si nutre la storia dell’arte, come il tessuto, la carta,
o la colla industriale; altri ancora utilizzano il linguaggio della street art,
dialogando direttamente con il grande pubblico delle metropoli.
Eppure, si respira un’aria comune in questi artisti.
La nuova generazione di artisti che occupa ora la parte più interessante
della scena artistica in Italia è composta da artisti che hanno nel loro Dna la
lezione delle avanguardie storiche, quella della Pop Art e del primo
graffitismo storico di Keith Haring e Basquiat, la capacità di sintesi estetica della migliore fotografia di
moda, la grande tradizione del cinema italiano, da Fellini a Pasolini, e ancora la sofisticatezza dei
pionieri del design e la semplicità di comunicazione dei pubblicitari. Una generazione disincantata e
“aperta”, che ha fatto naturalmente suoi gli elementi, i linguaggi e la pratica della storia delle
avanguardie, ma che nel contempo è anche l’erede naturale della cultura iperpopolare oggi diffusa
ovunque nel mondo, dall’Occidente alle più sperdute lande orientali: è figlia dei fumetti manga e del
cinema di genere, dell’immaginario televisivo e pubblicitario come ovvi e immediati punti di riferimento
estetici e culturali.
E’ la “generazione Pop Up”, termine da me coniato nel 2007, in occasione di “Street Art Sweet Art”,
prima grande esposizione pubblica dedicata alla street art in Italia (al Pac di Milano, nel 2006), e oggi
entrato ormai nel linguaggio comune in Italia, tanto che è stato applicato già numerose volte per
descrivere una generazione di artisti che si muove nel sistema dell’arte in modo innovativo e
disincantato, fuori da qualsiasi schema, abituata ad applicare la propria creatività nelle pubblicità, sulle
copertine di dischi, sui manifesti, nelle strade e nell’abbigliamento, ma anche in strada e dovunque le
capiti l’occasione di farlo, disposta a servirsi del proprio know-how in maniera non convenzionale e al di
fuori dalle regole del mercato e della mercificazione diffusa. Una generazione che si è definitivamente
lasciata alle spalle lo snobismo degli artisti “colti” e concettuali per dilagare nelle strade, sui muri, in
televisione e nelle vetrine dei negozi, nelle cartolerie o negli outlet, senza gerarchie né complessi
d’inferiorità. Una generazione che si serve indistintamente di stikers e di bombolette, di video diffusi via
internet e di immagini postate sui social network, di foto e di immagini dipinte sui muri delle città, di
manifesti e di spillette, di opere d’arte e di gadget, senza complessi di colpa verso il passato né paura
di scadere in eccessive semplificazioni, senza intrupparsi in scuole o gruppi precostituiti, senza porsi il
problema di appartenere o meno all’arte “di ricerca” o a quella cosidetta commerciale.
Il termine Pop Up - che fa pensare a un’estensione naturale della tradizione pop, ma che, come
suggerisce il verbo to pop up, appare e scompare all’improvviso, dove meno te l’aspetti, fiorisce e si
delinea in maniere fulminea e inaspettata, con la tecnica della guerriglia urbana ma anche quella dolce
della seduzione pubblicitaria -, diviene così il marchio di fabbrica di una vera e propria nuova scuola
artistica, un nuovo movimento: suggellato, nella primavera-estate del 2014, dalla mostra “Pop Up
Revolution!”, svoltasi prima alla Caserma XXIV maggio a Milano, poi all’MdM Museum di Porto Cervo,
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con l’appoggio intellettuale, la complicità e l’attenzione di un critico di lungo corso come Achille Bonito
Oliva; dove i lavori di una trentina di artisti contemporanei sono messi a confronto con le opere di artisti
ormai storicizzati come Keith Haring, Jean Michel Basquiat, Andy Warhol e di pionieri della street art
come Shepard Fairey, quasi a creare una sorta di “ponte” tra le generazioni, un gioco di rimandi tra il
passato e il presente della grande rivoluzione della cultura pop diffusa in tutto il mondo.
Nasce così una vera forma d’arte rivoluzionaria, rizomatica, virale: la rivoluzione Pop Up.
Una rivoluzione che ha portato alla creazione di una nuova generazione di artisti, che praticano il lavoro
artistico con naturalezza e con divertimento, senza complessi di colpa né paura di scadere in eccessive
semplificazioni, senza porsi il problema di appartenere o meno all’arte d’avanguardia o a quella
cosidetta commerciale. Così, in maniera naturale, autonoma, esplosiva, senza padri-padroni né
direttive estetiche imposte dall’alto, una nuova generazione di artisti è nata, è cresciuta, si è moltiplicata,
ha fatto scuola tra gli artisti più giovani. Ha mescolato sapientemente i linguaggi più diversi, ha unito tra
loro astrazione e figurazione, concettuale e pop, classicità e avanguardia, imparando a slittare, come il
surfista sulle cresta dell’onda più alta, tra sperimentazione e comunicazione, tra giocosità e invenzione,
tra divertimento e profondità concettuale.
È la generazione Pop Up, un nuovo modo di vivere l’arte, una rivoluzione profonda, virale, dinamica,
che colpisce al cuore il senso stesso del fare arte, oggi, nel mondo.
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POST-GRAFFITI IN ITALIA E USA
di LUCA SFORZINI
Era il dicembre 1983 quando la Sidney Janis Gallery tenne a New York la
sua POST-GRAFFITI Exhibit (con opere di Haring, Basquiat, Crash, Lady
Pink ed altri). Janis mise l’accento sulla valenza artistica del movimento,
ponendo quindi in secondo piano gli “effetti collaterali” tacciati di
vandalismo; la critica Grace Glueck sul New York Times vi rilevò
l’annuncio della morte dei Graffiti nel passaggio dai muri e dai treni della
Metro alla tela ed alle pareti d’una Galleria. Parliamo di ormai 30 anni fa.
30 anni di sopravvivenza, per un soggetto dichiarato cadavere, mi paiono
un bel segnale di vitalità.
Il graffitismo se n’è fatto quindi un baffo del prefisso POST affibbiatogli a New York nel 1983; penso si
farà un baffo anche dell’analogo prefisso appioppatogli ora dagli amici del Circolo Artistico di Bologna.
Sempre fertile e vitale, il graffitismo - in tutte le sue declinazioni di Street Art - si è già rigenerato molte
volte: ad esempio attorno agli anni ’90 quando, partito dai vagoni della Metro e dai muri, cominciò a
colonizzare anche cabine del telefono, cassette postali, cartelli stradali. Il nuovo millennio offre ora al
movimento il supporto del web: un grande moltiplicatore e al tempo stesso un grande generatore di
confusione.
Mi spiego: internet è per il graffitismo il muro globale, il vagone della metro globale, la visibilità
immediata, mondiale, ed a rischio zero, o quasi. Aggiunge in audience ciò che toglie in ispirazione e
forza creativa generata dall’adrenalina del gesto proibito ai confini della legalità (esperienza comune a
tutti i graffitisti doc). Il web tuttavia è anche un grande livellatore, che toglie ogni barriera d’ingresso:
vien meno l’essenziale selezione naturale, personale ed artistica, data dalla “palestra” di strada –
chiunque può postare su youtube, su facebook, su ebay, su myspace, qualunque cosa dal capolavoro
al più dilettantesco scarabocchio. Il leggendario Tracy168 può aver la stessa visibilità di chi ha
impugnato la prima bomboletta ieri: e quanti ce ne sono… L’occhio vergine dell’osservatore può così
andare facilmente in tilt da overdose di immagini e suggestioni.
L’occhio allenato ne trae invece conferma che non ci troviamo di fronte ad un fenomeno storicamente
compiuto: è un processo in pieno divenire, in cui alcuni writers della prima ora, passata la soglia dei 40
anni o anche dei 50, si rivelano a volte più vitali, frizzanti e creativi degli attuali ragazzi della loro età
quand’erano agli esordi.
Così succede che RD357 disegni Cope2 su una cartina della Metro di New York con l’ombra di un topo
dietro di sé – orrendo sfregio nel codice dei writers, e Cope2 replichi volantinando in metropolitana
caricature di RD357 con la parrucca bionda: il tutto condito di irripetibili improperi e minacce postati sul
web, a cui concorrono vari protagonisti della Street Art divisi in opposte tifoserie. Ma quale “post”? Due
ragazzoni del 1968, uno bianco l’altro nero, che non si “annusano” da sempre, da sempre in “squadre”
rivali, e che tutt’ora se le “suonano” di santa ragione regalandoci pagine di Street Art piena, pura,
vivacissima. E’ cronaca di queste ultime settimane: ne è nata la “Cope2/RD357 Hate Collection” che
prossimamente esporrò al pubblico.
Ma veniamo alla seconda suggestione suggerita dagli amici del Circolo Artistico di Bologna: il confronto
USA/Italia. Segui la voglia di emergere autentica, cerca la “fame”, e troverai l’Arte. E’ una regola, con
rare eccezioni, sempre valida – ma ancor più valida per la Street Art. I graffiti sono Arte da outsiders,
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che si “vendica” rendendo outsider di quell’Arte chi ha il sedere troppo al caldo: è una nemesi
storico/artistica.
Mi chiedo: quanta “fame” c’è in Italia? Quanta, se comparata a quella che ancora troviamo negli USA,
ma anche in Africa, in Iran, nei Paesi toccati dalla cosiddetta “Primavera araba”? E’ una domanda a cui
non voglio, per ora, dar risposta.
Mi piace concludere con le parole di M. Maeterlinck: "Strano come, appena pronunciata, una cosa
perde il suo valore. Crediamo d’essere scesi sul fondo dell’abisso, ma quando risaliamo, le gocce
rimaste sulle pallide punte delle nostre dita, non hanno più nulla del mare da cui provengono. Crediamo
d’aver scoperto una fossa piena di tesori meravigliosi, ma, quando risaliamo alla luce, ci accorgiamo di
avere con noi solo pietre false e frammenti di vetro. Nella tenebra intanto, il tesoro continua a brillare,
inalterato".
A quel tesoro che continua a brillare inalterato negli sketchbooks di migliaia di ragazzi, e di uomini, in
giro per il Mondo, la sfida, l’opportunità unica nella vita di un Gallerista, e di un appassionato d’arte
prima ancora, è poter contribuire a trovare la giusta collocazione - che ancora non è data
incontestabilmente. Sia essa negli album di foto ingiallite nel cassetto d’una casa di New York, o in un
malinconico post su twitter, o alle pareti d’un Museo. Le meritano molti più di quanti già vi siano.
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GLI ARTISTI
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ART OF SOOL
Art of SOOL è un collettivo di giovani street artists bresciani classe '88-'89, che dal 2010 si sono uniti
tutti e 4 sotto un unico marchio. Un gruppo composto principalmente da 3 disegnatori-grafici (Claudio
ilClod Cretti, Mark Cominini e Nicolì Fedriga) e da un fotografo (Roberto Comensoli). Sono tra gli artisti
della Galleria Spazio San Giorgio di Bologna. Da 3 anni collaborano con Director Kobayashi e con lui
hanno lavorato sul concept design e sullo storyboard di pubblicità di marchi conosciuti come: Pampers,
Algida, Sony e Yamaha. Attualmente ancora al lavoro col regista sul film "Solo per il week end".
San Jorge y el Dragon, Acrilico su tela di 1,2 m x 1,7 m, 2014-2015
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OMAR CANZI
Omar Rame Canzi nasce a Carate Brianza, nel 1975. Vive e lavora tra Milano e la Brianza.
Con brillante intuizione, reinterpreta e valorizza la Street Art, portandola su tela in un’effervescente
combinazione di suggestioni underground e post-graffiti e svincolandola dallo stereotipo di movimento
artistico di ispirazione prevalentemente critica e “sovversiva”, per svelarne anche l’indole sentimentale,
incline a cogliere e raccontare frammenti di poesia quotidiana.
Le sue tele si distinguono per la spiccata originalità compositiva e la robusta sovrapposizione di
materiali “poveri” (cartone, tessuti grezzi, ritagli di giornale, carta bruciata), che si combinano a smalti,
spray e vernici, in un esuberante divertissement cromatico, dal quale, in vivacissimi ritmi da jam
session pittorica, emerge possente la metropoli, ricca di fascinazioni ed intimamente coinvolgente.
Omar Rame Canzi ha partecipato a numerose mostre personali e collettive, ottenendo importanti
riscontri da parte della critica e del pubblico. Le sue opere fanno attualmente parte di importanti
collezioni private.
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FELIPE CARDENA
Felipe Cardeña è nato a Balaguer (Spagna) nel 1979. Artista “misterioso in stile Banksy”, come l’ha
definito il Corriere della Sera, dissemina ovunque, con azioni “di disturbo”, le proprie opere in giro per il
mondo: i suoi fiori adesivi sono stati “avvistati” in Spagna, Italia, Francia, Inghilterra, Stati Uniti,
Thailandia, Vietnam, Romania, Polonia, Russia, Cuba.
Ha partecipato, regolarmente invitato o come “clandestino”, con vere e proprie “azioni di disturbo”, a
numerose mostre e manifestazioni in giro per il mondo. Vittorio Sgarbi ha scritto che Felipe “ripropone
la tecnica amatoriale del collage, perseguendo un’iconografia ripetitiva e ossessiva come il rosario
quotidiano di una monaca di clausura”.
Super Extra Power Flower, 2014, collage on
canvas, cm 100x70.
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CHAZ
Chaz Bojorquez believes that true self-expression comes from the soul. At an early age, in the 1950’s
he experienced the graffiti tradition of the East Los Angeles Mexican-Americans. Los Angeles ‘Cholo’
style graffiti was dictated by an honored code of writing. Allegiance to that code of traditional writing
brought you respect. In 1968, out of high school with a liberal arts/mathematics diploma, and one year
of state college, Chaz enrolled into Chouinard art school (known today as Cal Arts). He also studied
Asian calligraphy from Master Yun Chung Chiang (Master Chiang studied under Pu Ju, brother of the
last Emperor of China). From all of these experiences, in 1969 he combined the tradition and honor
from Cholo gang graffiti and the educational knowledge from art school, and with the spiritual skills of
Asian calligraphy. Chaz was one of the first graffiti writers from Los Angeles, with his own style. After
more than a decade of tagging in the streets in the 1970’s and early 1980’s, came a deeper need to
understand, why do we do graffiti? In 1975 Italian photographer Gusmano Cesaretti interviewed Chaz
for Street Writers, a transcribed audio tour of East Los Angeles graffiti in the early 1970’s. A pioneer
book in the Chicano and Graffiti culture.
In 1979 he embarked on a three year round-the-world experience, visiting and living in 35 countries,
studying how graphics and letters describes culture and national pride. The graffiti art that Chaz
Bojorquez paints today, ask even deeper questions of himself. Does graffiti have intent, purpose,
cultural identity, history and create unity? Who owns the public space and who has the right to speak
and be heard? These universal questions have answers in all of us.
Graffiti Street Art Silver marker on hat, 2004
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CHIEF
CHIEF (Milano 1985), milanese della "generazione di mezzo" dei writers, è un graffitista autentico -
formatosi artisticamente nella palestra di strada. Nella strada, sui treni e sulla metro si è guadagnato sul
campo il rispetto delle crew milanesi, allargando il suo raggio d'azione a tutta Europa ed arrivando fino
a New York.
Luca Sforzini Arte è orgogliosa di evidenziare come l’opera di CHIEF qui proposta sia il primo
esperimento mai visto su cartina della Metro di Milano, sull'esempio dei writers newyorkesi.
Urban Jungle Milan, tecnica mista su cartina
della metropolitana di Milano, cm 42x30, 2014
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COPE2
Fernando Carlo (also known as Cope2) is an artist from the Kingsbridge section of the Bronx, New
York. He has been a graffiti artist since 1978-79, and has gained international credit for his work.
Though he is now known worldwide as being a general founder of graffiti, he didn't receive recognition
in the mainstream graffiti world until the mid-1990s. Cope2's cousin "Chico 80" influenced Cope into
writing. In 1982 he made his own crew called Kids Destroy and eventually it changed to Kings Destroy
after he dubbed himself "King of the 4 Line".Cope2 is well known for his "throw-up" and is also a user of
"wildstyle" graffiti, a style which originated in the Bronx.
Cope2 has achieved considerable mainstream success for his artwork and has collaborated and
released many projects alongside such names as Adidas and Time magazine.
Some of Cope2's initial commercial artwork has been sold on Christie's auction block for $1,000(USD)
per painting.Early work includes cover art for a Boogie Down Productions album titled Sex and
Violence.
In 2002, Cope2 provided artwork for Adam Bhala Lough's Bomb the System, including the infamous
piece on the Brooklyn Bridge. He can be seen on the DVDs behind the scene footage painting one of
the pieces at the end of the film.
In 2003, Cope2's book entitled Cope2: True Legend was published by Righters.com.
In 2005, Cope2 collaborated with and designed a pair of sneakers for Converse under the "Chuck
Taylor All-Stars" line.
Also in 2005, Time magazine commissioned Cope2, for $20,000(USD), to paint a billboard ad in the
SoHo district of Manhattan, New York on Houston and Wooster. The ad depicts the magazines cover
with graffiti tags scrawled over it; the text reads "Post-Modernism? Neo-Expressionism? Time. Know
Why".In 2006, Cope2 appeared in Marc Ecko's video game, Marc Ecko's Getting Up: Contents Under
Pressure. He features as one of the "graffiti legends" who gives the protagonist advice on the graffiti
world. His "throw-up" is also widely recognizable throughout the game. Cope2's "throw-up" has also
had appearances in other media productions. It has appeared on walls in the videogame GTA IV and in
the movie Shrek The Third amongst others.
In 2008 Cope2 collaborated with Adidas and Footlocker to release a collection of clothes and
accessories in Europe. The collection included baseball caps, jackets, T-shirts, sweaters, belts and
sneakers.
In 2009 Cope2 collaborated with NYC's first dedicated rock climbing facility, Brooklyn Boulders, and
created much of the graffiti on their walls.
In 2010, Cope2 appeared in an episode of LA Ink.
In 2011, Cope2 went on the roof of what once used to be Seward Park High School and did graffiti on
two of the walls.
Over the last decade Cope2 has appeared numerous times in Videograf Production produced videos
Videograf Issue 6, 9 and OverSpray 1.0.
Untitled, tecnica mista su carta, cm
27x35 ca, 1994
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DAVMO
Concettuale, con spunti astratti ma anche realisti, qualche influenza graffitista: è difficile catalogare la
produzione artistica di DAVMO, se non come “Arte contemporanea” tout court. A dispetto delle
catalogazioni, DAVMO ha raggiunto nelle sue creazioni un solido equilibro compositivo, quasi rigoroso.
Figura quasi mitica, esaltata dai collezionisti ben informati ed introdotti sulla scena statunitense; gli
“insiders” fanno incetta delle rare sue opere reperibili sul mercato.
Conglomeration, pittura e collage di carta
applicata su tela intelaiata, cm 40x50 ca, 2007
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GIOVANNA DI CRESCENZO
Nata a Loano, provincia di Savona, il 3 gennaio 1965 e residente a Boissano (SV). “La vita è colore,
ogni emozione è un colore!”. Sono un tipo creativo, originale, poco preoccupato delle apparenze e
molto sicura di me. Non ho paura di esprimere il mio io né di avere il mio stile. Non sono stravagante o
alternativa, ma con le mie scelte e con il mio gusto indipendente riesco a personalizzare tutto ciò che
faccio. Mi attrae tutto ciò che è nuovo, sperimentale, artistico, adoro viaggiare e sono molto curiosa
verso il mondo e le altre culture. Sono un vulcano di idee e le persone mi trovano inevitabilmente o
molto affascinante o molto irritante!! Un aggettivo per descrivermi: ottimista. Sorrido, scherzo e mi
diverto sempre... Attualmente lavoro per la Uakari Software srl, Azienda specializzata nella ricerca,
produzione, commercializzazione ed il supporto di soluzioni informatiche per il commercio, con il
compito di addetta marketing, comunicazione e amministrazione generale. Il carattere particolarmente
socievole permette di relazionarmi facilmente con qualsiasi persona.
La ballerina di Flamenco, acrilico su tela
particolari in rilievo (pittura materica), 40x50
cm, 2009
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ERICS ONE
Meucci's telephone, 80x70 cm, 2010
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FLYCAT Flycat, all'anagrafe Luca Massironi, nato a Milano nel 1970, è riconosciuto come personaggio di spicco
del panorama Hip Hop/Spray Art internazionale.
La forte carica emotiva che ha sempre contraddistinto Flycat lo ha portato al di là di quelli che possono
essere gli schemi pre-definiti della Graffiti Art, collaborando con diversi artisti appartenenti ad altrettanti
diversi modi di "creare", spaziando così dalla fotografia alla grafica, dalla musica alla poesia, al
giornalismo, dal design alla video-art e alla moda. La sua carriera ha inizio negli anni '80; dagli anni 90´
si confronta con svariati artisti internazionali incrociando e nutrendosi di varie correnti artistiche,
soprattutto quella newyorkese, sempre legate alla street-art. Nel 1989 sviluppa una propria concezione
e filosofia a cui dà il nome di "Pzyko Futurizm" creando anche un proprio Manifesto. Nel 1995 entra a
far parte ufficialmente del Movimento culturale-artistico Chicano di East Los Angeles, California, dove
trascorre diversi anni, collaborando con alcuni tra i più noti artisti della West Coast. Nello stesso
periodo incide delle produzioni musicali hip hop/rap. L´ultimo album dal titolo "Our Sign" è uscito nel
2006, registrato interamente a Los Angeles e prodotto dal gruppo hip hop californiano "The Psycho
Realm-Sick Symphonies". Nel 2009 l´artista Rammellzee (USA - 1960 - 2010) lo riconosce come
discepolo conferendogli al nome Flycat il grado di "Y-1". Nel 2012 diviene uomo immagine per la
collezione invernale uomo 2012/2013 di "LES COPAINS". Cura una rubrica dedicata al Writing e
all`Arte Spray per il sito myhiphop.it . Nel gennaio 2013 Flycat esce con un nuovo singolo Hip Hop/rap
dal titolo: “Cacciamo i Mercanti dal Tempio”, brano di forte impatto mediatico anche grazie alla
presenza nel video-clip di Sara Tommasi e del tema trattato: il signoraggio bancario.
Nel mese di aprile 2013 inizia la collaborazione di FLYCAT con Luca Sforzini Arte.
EAST L.A. SABOR, tecnica: collage e smalti +
spray su telaio in metallo, cm 80x60 (cornice
invasa inclusa), 2014
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GATTONERO Alessandro Gatti, in arte "GATTONERO", nasce a Milano il 18 giugno 1973 dove vive e lavora.
Studia all’I.T.I.S. G. Galilei di Milano dove conclude: il Corso di tecniche espressive del cinema e del
video 1994, perito ottico industriale 1995, serale di fotografia 1996, patentino di optometria 1997.
Frequenta poi l’Accademia di Belle Arti di Brera dove ottiene la laurea in scenografia nel 2003.
Presso la Facultad de Bellas Artes di Madrid c/El greco 2000 si specializza in pittura, scultura (marmo
ferro legno),incisione, video e disegno anatomico.
Cura la scenografia completa per lo spettacolo "Atratta commedia" andata in scena presso il teatro Out
Off di Milano, organizzazione Centro Studi Assenza e le scenografie per le serate Binario Zero Estivo e
Opposticoncordi presso il parco American Conturella di Pero.
Prepara l’allestimento scenografico per il locale "nox" ex "sagrestia" di Milano comprendente
riproduzioni su muro di vari disegni e dipinti di Leonardo, modelli in legno delle sue macchine volanti.
Cura anche l’allestimento scenografico e l’organizzazione dell'evento Carnemvale tenutosi l'8 marzo
2003 presso il Dromokart che comprendeva: la scenografia del palcoscenico del Reggae festival (6
gruppi selezionati) dalla casa dicografica Sanarecord, l’installazione scenografica in sala da ballo,
consol e bar per i dj degli Opposticoncordi e Painè (temposphere), la scenografia per la sala chillout e
l’allestimento esterno dell’edificio (2000 metriquadri), l’illustrazione e composizione grafica del volantino
e menifesto.
Si occupa del progetto e realizzazione scenografica completa per l'allestimento della festa del
ventennale di Moschino; del progetto e realizzazione delle scenografie della festa attraverso la K
Events e Filmaster; progettazione e realizzazione piscina con schermi al plasma a fondo, scenografia
per l'evento Fineco, cliente: Media 8 spa.
La route en bleu 100x70
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KAYONE Uno dei writer italiani della prima ora, KayOne, classe 1972, ha cominciato nel 1988 a 15 anni. Pioniere
a Milano quando i graffiti comparivano solo nelle serie riciclate dei telefilm americani e quando le
tendenze impiegavano cinque anni per attraversare l’Oceano. Marco Mantovani oggi passa gran parte
del suo tempo negli uffici dell’associazione culturale Stradedarts, dipingendo quadri e organizzando
eventi legati al mondo della Street Art e dei Graffiti.
UNA TAVOLOZZA D’ASFALTO di Francesca Porreca La vicenda artistica di KayOne si configura come un percorso fatto di contaminazioni - tra la strada e la
tela, lo spray e le gocciolature di colore acrilico, il lettering e lo studio grafico, la componente istintiva e
il controllo attento della composizione. Proprio per questo si rivela affascinante la possibilità di
ripercorrere, in questa mostra, l’evoluzione del linguaggio di uno dei più importanti street artist italiani,
che non ha mai rinnegato le origini e anzi ha saputo mettere a frutto la propria esperienza nel settore
della grafica, della pubblicità e in quello più strettamente artistico, realizzando opere che registrano
grande successo nel campo del collezionismo e della critica, delle gallerie e delle istituzioni, inserendo-
si appieno nel sistema dell’arte contemporanea. Nell’approccio alla tela, la strada rimane per KayOne
straordinaria fonte di ispirazione, non tanto come riferimento figurativo, quanto piuttosto come serbatoio
di materiali e di senso: i colori sono prelievi diretti dal mondo urbano (il nero ottenuto dal bitume, il
bianco dalla vernice per le strisce pedonali) e dalla graffiti art (lo spray è presente come magmatico
colore di fondo, in quanto carattere imprescindibile da cui scaturisce tutto il resto). Interessanti sono
anche i dettagli figurativi inseriti a collage nella composizione astratta, citazione pop che rimandano ai
prelievi di Mimmo Rotella dai cartelloni pubblicitari e alle sperimentazioni dell’informale americano (si
pensi in particolare ai combine painting di Rauschemberg). L’utilizzo delle lettere, ritagliate e incollate
sulla tela, non dipinte, è certamente un particolare originale poiché strizza l’occhio alla ricerca (da
graffitaro) sul lettering del proprio nome - stile in cui KayOne si è dimostrato un maestro, preciso e
creativo - che prevede l’elaborazione di grafie intricate e complesse che evolvono nel disegno fino a
dissolversi nel wildstyle. L’obiettivo è naturalmente quello di diffondere e rendere riconoscibile il proprio
nome come un marchio di stile ben preciso. È lo stesso KayOne a ricordarci che “la diffusione del
proprio nickname è il punto di partenza per ogni writer, imparare a realizzarlo con stile è la
conclusione”. È quasi superfluo notare che la circolazione del nome e la ricerca di uno stile rico-
noscibile siano elementi fondamentali del writing tanto quanto del mondo dell’arte più “tradizionale”.
Trovare uno stile al di là del proprio nome è probabilmente ciò che segna il passaggio tra essere un
writer ed essere un artista. D’altra parte, la presenza di lettere e inserti a collage denota l’unione delle
due anime del percorso creativo di KayOne, quella dello street artist e quella legata alla grafica e al
linguaggio pubblicitario. In entrambi i casi, il senso va comunque cercato oltre il mero significato
linguistico, così come accade nelle opere su tela, superfici caratterizzate dalla stratificazione e da una
verve sintetico-immaginativa che guarda da un lato alle parole in libertà del futurismo e all’uso del
collage caratteristico delle sperimentazioni cubiste, dada e surrealiste, dall’altro agli esempi del lettri-
sme di Alain Satié, che esalta il valore estetico del segno alfabetico oltre il suo significato semantico (la
sua serie Murs d’atelier d’artiste del 1974 va in effetti riconosciuta come straordinario antecedente per
la graffiti art che invaderà New York pochi anni più tardi). Per Satié e i suoi compagni, la lettera va in-
tesa come una nuova struttura formale grazie alla quale fondare un campo di lavoro autonomo, ricco ed
inesauribile. Niente di più simile al writing urbano dunque! Non deve stupire l’abilità di KayOne di
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coniugare la suggestione della strada alle avanguardie e ai movimenti più innovativi del Novecento, dal
momento che proprio questi gruppi di sperimentatori si erano posti per primi il problema di far confluire -
anche in modo diretto - la vita nell’arte. La forza dei quadri di KayOne sta proprio nella capacità di
attirare chi guarda in un universo di sensazioni, emozioni, significati, la cui energia dirompente evoca la
strada senza bisogno di rappresentarla. Il rapporto dell’artista con la materia appare viscerale, teso a
sottolineare la plasticità della pittura, le sue qualità dinamiche e tattili, oltre che visive, con l’obiettivo di
trovare una nuova dimensione significante attraverso composizioni polimateriche e associazioni
insolite. In questo modo, l’arte di KayOne sembra essere in grado di dialogare con la realtà senza
mediazioni, grazie a una pittura corposa e densa in cui si mescolano vernici, sabbie, polveri d’asfalto,
spray, pigmenti, smalti, e poi carta, legno, metallo… tecniche e materiali ibridi, dal significato
complesso e stratificato, che si distinguono per un riferimento istintivo al contesto urbano in grado di
trascendere e ampliare la dimensione pittorica tradizionale.
Nelle opere di KayOne il prelievo di realtà è dunque minimo, ma risulta amplificato dalla forte
componente gestuale e materica della sua pittura, che riesce a trasmettere quel senso di “ruvidezza”
che viene direttamente dal contatto con la strada. Le superfici non sono mai levigate, ma appaiono
come esito di un’operazione di scavo nelle emozioni, che si traduce in intensa gestualità - emotiva e
controllata al tempo stesso - grazie alla quale segno e colore acquistano incisività. Energia e
spontaneità sono naturalmente elementi derivati dall’esperienza di writer, insieme alla rapidità, che
sulla strada è data dalla velocità dell’esecuzione imposta dalla situazione, mentre sulla tela si
concretizza in modo più meditato, nelle linee dinamiche che si inseguono, si incrociano, si
sovrappongono, si accendono in punti luminosi. Il controllo dell’equilibrio e delle sovrapposizioni di
segni e colori è particolarmente curato, l’elemento vorticoso è parte di un’operazione quasi ipnotica nei
confronti della realtà, che sembra lasciare tracce nel colore fresco, pronto a catturare l’istante - come
quando accade di calpestare per caso le linee bianche appena rifatte sull’asfalto.
Message from the past, tecnica mista su tela -
cm 80x60, 2015
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PAUL KOSTABI
Recentemente, delle strane parole sono apparse nel suo lavoro a sovrapposizioni, come: “DARCO JOE
ENA” e “CARE BAIP”. I significati sono intraducibili perché assolutamente personali.
L’utilizzo delle parole è un altro metodo grafico che Paul ha adottato dalla tradizione Modernista,
esplorata per primo da Picasso e poi da Stuart Davis, Ed Ruschi, Mimmo Rotella, Julian Schnabel e
Jan-Michel Basquiat. L’uso del colore nelle sue opere è via via diventato più deciso e sottile. Nei primi
anni ’80, quando cominciò ad esporre a New York Lower East Side, nelle gallerie come Casa Nada su
Revington Street, i colori erano frequentemente primari, acidi e apparentemente non curati, nello spirito
East villane. Adesso, senza peraltro perdere energia, i suoi colori hanno spesso un’armonia quasi
romantica, autunnale. Il complesso lavoro a sovrapposizioni a volte richiama le opere recenti di Terry
Winters o le ultime lacerazioni di Mimmo Rotella. Con queste ricercate basi della recente storia
dell’arte, è legittimo pensare che ci saranno ancora molte scoperte da fare.
Negli ultimi anni, il mondo artistico di New York ha vissuto una nuova moda, quasi ossessiva, verso il
lavoro ultra-slick e “perfetto”. Questa voglia di estrema “accuratezza” di molti giovani artisti e mercanti
di New York fa sembrare il lavoro finish-fetish della California, cominciato negli anni ’60, grezza pittura
di strada. Il lavoro di Paul Kostabi è l’antitesi di questo Neo-analismo. Lui preferisce guidare una
Rambler con qualche graffio che una Lexus lucidata a specchio.
Kostabi ha fondato, insieme ad altri, i seguenti gruppi musicali: Youth Gone Mad (1981), White Zombie
(1984) e Psychotica.
Nel 2002, Kostabi ha suonato, insieme a Dee Dee Ramone e C.J. Ramone (dei Ramones), la canzone
Blitzkrieg Bop alla Roseland Ballroom di New York, insieme anche a Daniel Rey e Marky Ramone. È
stata l'ultima volta che questi componenti dei Ramones sono apparsi sullo stesso palco. Nello stesso
anno è stato pubblicato un LP su vinile dal titolo "Youth Gone Mad featuring Dee Dee Ramone",
prodotto dalla casa discografica indipendente trend is dead! records, con musiche di Kostabi e Dee
Dee. In seguito, Kostabi ha suonato e inciso con Dee Dee Ramone Too Tough to Die Live, ed ha inoltre
inciso anche con i False Alarm e gli Hammerbrain.
Nel 2006 ha dato vita a uno studio di registrazione a Piermont, nello Stato di New York.
Insieme a Dee Dee Ramone ha prodotto una serie di dipinti esposti nelle gallerie di tutto il mondo.
Penelope Pitsop and Her Buds, olio su
tela, cm 46x61ca.; opera incorniciata in
cornice di cm 66x81 ca., 2004
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KRASER
Kraser è artista e grafico; nato a Cartagena (España) nel 1977, ha studiato presso la scuola d’arte di
Murcia nel 2000 e dal 2009 si trasferisce a Milano, dove attualmente risiede. Fin da ragazzo si sente
attratto dalla pittura e, proprio per la sua giovane età, muove i suoi primi passi nel mondo dell’arte con
la Street Art. Ha partecipato a numerose esposizioni d’arte nazionali e internazionali; ha realizzato live
painting in moltissimi festival; è stato pubblicato in numerosi libri e riviste e ha curato diversi festival ed
esposizioni. Kraser è influenzato dalla pittura classica e da diversi movimenti artistici, il Surrealismo e
Lowbrow tra gli altri. Nel suo lavoro emergono riferimenti alla società contemporanea e al mondo dei
sogni. Di conseguenza ricorrono nei suoi graffiti concetti ironici e onirici creati per trasmettere
suggestioni la cui interpretazione è lasciata alla sensibilità propria di ogni spettatore. Fin dal principio e
attraverso tutta la sua opera, si genera una linea di lavoro dove quasi sempre sono presenti Lettere
alfabetiche, segni e icone che si mescolano e legano tra loro articolate in un peculiare linguaggio.
www.ilkraser.com
Little Circus, Acrilico su tela, cm 100 x 80, 2014
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LA2
LA2 è il soprannome di Angel Ortiz, diventato ormai la sua firma e il suo nome d'arte. Angel Ortiz, o
meglio LA2, è un giovane artista graffitista del basso East Side di New York City. L.A. sta per "Little
Angel" (Piccolo Angelo). Egli utilizza anche la firma LA2 e, più raramente, L.A. Rock.
Quando aveva 13 anni, Ortiz divenne amico di Keith Haring ed essi collaborarono a parecchie opere,
dal 1981 al 1984. Haring amava lo stile di Ortiz considerandolo speciale rispetto a quello degli altri
graffitisti Newyorkesi. Sembrava rievocare una speciale calligrafia nata dalle scritture ideogrammatiche
asiatiche. Haring e LA2 cominciarono a combinare i loro stili soprattutto per creare superfici con linee e
graffiti intersecanti. Haring sosteneva: "Tutto il lavoro fatto da Angel e me è relativo alle superfici e
normalmente copre o trasforma gli oggetti dove è applicato". I due artisti hanno coperto sculture di
gesso dipinto, oggetti reali o installazioni grandi come intere stanze con graffiti che erano la
commistione di simboli antichi e contemporanei.
Oggi LA2 è un giovane artista, riconoscibile, ma ancora sovrastato dalla grandezza di Haring, cui deve
visibilità e ombra allo stesso tempo. Il suo mercato, tuttavia è in attesa di nuovi stimoli, perchè, a tutti gli
effetti, LA2 è un po' come è stato Jean-Michel Basquiat per Andy Warhol, solo che, per fortuna di tutti
coloro che operano nel mondo dell'arte, LA2 è ancora vivo e la sua avventura è solo all'inizio.
Ride or Die, tecnica: olio e paint marker su
cartone telato, cm 40,5x50,5, circa 1989,
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MAMBO
Quando nel 1988, appena giunto a Bologna, viene a contatto con il fenomeno del writing si rende subito
conto che questo rappresentava non solo una realtà artistica e culturale a lui del tutto ignota, ma anche
una chiave d’accesso a una dimensione misconosciuta e sotterranea del tessuto urbano: entrato in
questa nuova dimensione si fa notare per la scelta di curare con eguale attenzione lettering ed elementi
figurativi, i quali, indipendentemente dallo spazio fisico dedicato, si fondono e dialogano tra loro.
Gli studi accademici forniscono a Mambo gli strumenti tecnici necessari a coniugare il mezzo, insieme
aereo e materico dello spray con soggetti maggiormente pittorici e, al tempo stesso, danno l’impulso a
sperimentazioni atte alla trasposizione dell’energia e dell’approccio tipici della realtà del writing anche
tramite medium differenti dalla classica bomboletta: elemento, quest’ultimo, che diviene sempre più
peculiare del suo stile e ne asseconda la naturale, poliedrica abilità nell’espressione attraverso le
tecniche più svariate. I percorsi eseguiti a fianco di professori del calibro di Concetto Pozzati rendono
altresì possibile l’acquisizione di solide basi nel campo dell’arte concettuale. Volendo individuare gli
elementi principali che contraddistinguono il percorso artistico di Mambo e ne determinano il fascino e
l’unicità all’interno della scena street art italiana, subito si colgono l’abilità e l’interesse nell’effettuare
continue decontestualizzazioni con uno stile peculiare, ironico e dissacrante, che coniuga Dada e Pop
art; e il gusto spiccato per la resa pittorica, alla ricerca di quella perfezione e cura per i minimi dettagli
che risulta ben evidente in ciascuna delle sue opere siano esse volte alla riproduzione realistica o
all’astrazione. Si nota in lui l’interesse per la creazione di percorsi tematici che pongano in luce di volta
in volta il nucleo concettuale desiderato e la tensione verso un opera di “distillazione” dell’essenza del
mondo dei graffiti, la cui successiva ricollocazione nei contesti più svariati (dalla ritrattistica
all’installazione) costituiscono le costanti fondamentali dei suoi lavori, dei quali si può apprezzare
l’inconsueta unione tra una sensibilità tipicamente POP, strutture compositive dalla matrice concettuale
e una scelta cromatica dalle forti contrapposizioni. Tutte queste caratteristiche vengono sovente poste
al servizio del messaggio auto affermativo tipico del writing, verso cui Mambo si pone in maniera
inusuale, operando sorprendenti “ready made”, che lasciano talvolta trapelare un’ombra di ironia, e
dando vita a un gioco di rimandi in cui la figura, il lettering e l’oggetto ritrovato ora si accompagnano,
ora sono inglobati l’uno dall’altro, spesso finiscono per fondersi nell’acquisizione di un nuovo, potente,
codice espressivo.
Absienthe, 100x80 cm, 2010
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ITALO MAZZEI
Pittore e scultore, vive ed opera a Pero (Milano). Possiede un alfabeto pittorico che tende
all’astrattismo. Mediante l’uso di colori spalmati sulla tela realizza le sue opere che attraggono
l’attenzione del fruitore per la loro essenzialità espressiva. Infatti all’artista basta il colore per delineare
le figure e le situazioni sulla tela rendendo il segno direttamente dipendente da esso come in natura.
Un raffinato gioco di dimensioni apre delle rinnovate prospettive che rivoluzionano la normale
concezione pittorica. Italo Mazzei risulta quindi essere un artista valido che esprime le sue emozione e
rielaborazione; sicuramente degno di un posto di spicco nel panorama artistico mondiale.
Scavi, 120x100 cm, 2013
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MR. WANY
Andrea Sergio nasce a Brindisi nel 1978.
Inizia il suo percorso artistico con il graffitismo a soli 12 anni, nel 1990, è già noto come Mr.Wany, lo
pseudonimo con cui firma i graffiti sui muri della sua città. Si diploma al Liceo Artistico “Edgardo Simo-
ne” di Brindisi e successivamente si specializza col massimo dei voti presso la “Scuola Internazionale
di Comics” a Roma.
Nel 2000 si trasferisce a Bologna dove viene assunto come Art-Director dalla Dynit, una delle più
importanti case editrici di cartoon e fumetti giapponesi.
Negli anni lavora come decoratore, scenografo, fumettista, illustratore, grafico pubblicitario, designer,
art director, progettista, serigrafo e creativo con delle parentesi di producer musicale/talent scout,
editoria autoprodotta e ballerino professionista sino ad approdare alla pittura.
In 20 anni di graffitismo raggiunge molti obiettivi, come vincere contest regionali, nazionali ed
internazionali, essere invitato come giurato in quanto uno tra i maggior rappresentanti della cultura hip
hop in Italia nel Writing, di¬pingere in meeting di writing in Italia, dalla Sicilia al Piemonte; insegna come
docente su questa cultura in Università e corsi di specializzazione in scuole private. Realizza art work e
progetti per Nike, Adidas, Coca Cola, D&G, Casio, Timberland, Volkswagen, Mtv, Mediaset, Avis, Toei
Animation Japan, Reebok, Eastpack, Rai Sat Smash, Sky. Viene intervistato da giornali, Tv e radio in
Italia ed all’estero che si interessano al suo operato artistico, nonchè pubblicato su libri, catalogi e DVD.
Nel 2005 la sua notorietà esplode anche all’estero: viene invitato a numerosi meeting ed esposizioni in
Croazia, Germania, Inghilterra, Belgio, Danimarca, Romania, Grecia, Olanda, Austria, Spagna, Francia,
Bosnia, Svizzera, U.S.A., Brasile, Argentina, Nuova Zelanda, Equador e Russia.
La curiosità e la personalità creativa lo spingono a sperimentare le tecniche e i supporti più svariati, in
questo modo approda alla tela col bagaglio artistico del writing, del fumetto, della grafica pubblicitaria e
dell’illustrazione. Entra così da innovatore nel circuito più accademicamente artistico, partecipando a
importanti mostre personali e collettive in gallerie e musei in Italia ed all’estero. Come “Sweet Art Street
Art” la mostra voluta da Vittorio Sgarbi ed Alessandro Riva, presso il PAC di Milano, oppure il MAC
(Museo d’arte contemporanea) a San Paulo in Brasile e nella maggiori capitali europee come Londra o
Parigi. Così nel 2007 firma un contratto con una galleria con cui lavora per circa un anno che lo porterà
a vivere a Milano. Dopo questa parentesi i suoi lavori sono molto richiesti e inizia a operare in modo
autonomo con gallerie e musei in tutto il mondo.
Scrive di lui il critico Marco Meneguzzo: “Mr.Wany elabora uno scenario postatomico, spesso popolato
da una umanità mista (di razze e di metalli), dove l’Oriente fisiognomico diventa l’Oriente fantastico dei
manga. È la riproposizione dell’esotismo misterioso, così come si può formulare in un mondo dove non
esistono più “posti esotici”.
Il critico d’arte Vittorio Sgarbi sceglie inconsapevolmente il graffito di Mr.Wany al Leon cavallo come il
suo preferito, poi in seguito curerà alcune delle sue mostre, presentandolo come uno dei più
rappresentativi artisti di questa corrente.
La sua pittura nasce dall’esperienza me¬tropolitana del writing, dalla passione-ex-professione del
cartoon giapponese e delle ultime tecniche grafiche, dalla vulcanica personalità creativa. Balza subito
all’occhio l’originalità della sua ricerca e sperimentazione cromatica, utilizza modi e tecniche variegate,
creando sintesi insospettabili e fluide, fra colature di colore, tags, pensieri scritti stilizzati o criptati e
disegni fantastici, surreali, onirici. La realtà viene filtrata e interpretata attraverso una sensibilità che
prende coscienza dei problemi esistenziali dell’uomo d’oggi, delle nevrosi, dei meccanismi di frenesia e
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isolamento contemporanei; l’artista reagisce inventando un mondo in cui vivono nuovi simboli e
personaggi, un mondo enfatizzato, deformato, decostruito, in cui egli “scolla” dal supporto murale i suoi
soggetti, trascinandoli sulla tela o trasformandoli in toys ed installazioni. È così che giunge, dunque, a
far “resuscitare” anche oggetti senza vita, frammenti di strada come materassi, frigoriferi, lavatrici,
televisori, recuperandoli nelle discariche e facendoli diventare angeli, bambole felliniane, animaletti un
po’ teneri un po’ cinici, richiami sensuali e sessuali. Anche la sua arte pittorica risente di questa
simbologia apollineo-dionisiaca; dunque accanto al richiamo infantile del “pupazzo”, si inseriscono a
volte riferimenti diabolici o macabri, come teschi, sangue, cervelli umani. Ma il tutto viene eseguito con
grande ironia, con il gioco dei pensieri che ridimensiona la realtà e sperimenta nuovi orizzonti; ed è così
che la sua arte fluttua nell’universo dei più dinamici linguaggi contemporanei.
Uno di Loro, Brain Skin, tecnica mista su tela, 100x120 cm, 2011
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ORTICANOODLES
Orticanoodles is the pseudonym for two Italian artists, a very active and tight-knit duo, composed of
Wally and Alita.
Wally was born in Carrara, where he attended Art School and in 1996 he moved to Milan to attend the
course in Advertising Art Direction at IED (European Institute of Design). Here in Milan, he met Alita.
Both in love of the stencil technique, they began to create drawings and handmade posters, quickly
making themselves known in the street-art world.
In 2004, they start their first illegal actions in the street, stickering and pasting up posters. In their
laboratory, situated in the Ortica district in Milan, Orticanoodles logos took shape. With the subversive
power of Zibe, Orticanoodles started a blazing activity in the streets, soon evolving into a real urban
guerrilla campaign.
The image of the “brand” Orticanoodles has made its appearance in the streets of main European
cities. Since roads are the largest open-air museums in the world, where you have free access and the
artworks are judged for their aesthetic impact and communicative power, their creations are based on a
code “POP” focused on the use of the stencil technique as a new form of Graffiti Art.
Currently the duo is in production, with the creation of a series of portraits. Often this process, like the
chosen subject, is born as a form of social criticism and at other times the choice of subject was simply
driven by inspiration and respect towards the same.
The most recent works, the new concept ”Stencil on Stencil”, are a collection of portraits of famous
leaders, celebrities and provocative artists, combined with intricate matrices of finely cut stencil which
contain a written message.
The concept is to cancel the physical work, the pictures are above the words, thus creating a mutual
relationship between the subject and his message.
To date the duo has painted several stencils autonomously, as a form of free expression on the streets
of many cities, but he also participated in important international events and festivals in addition to
exhibiting works in museums and private exhibition spaces, both domestic and foreign.
Spynkx, mix media, spray, acrilic, Stencil, cm 195x165, 2015
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PAO – PAOLO BORDINO
Pao, all'anagrafe Paolo Bordino, è un artista italiano, attivo dal 2000 nel panorama dell'arte di strada; a
partire dal 2007 lavora anche su tela.
Pao si forma principalmente in teatro, dove lavora come fonico, tecnico di palcoscenico e macchinista
con la compagnia di Dario Fo e Franca Rame, studia e lavora presso i laboratori del Teatro alla Scala
di Milano. I suoi primi interventi da autodidatta nel campo della street art nascono nel 2000, nonostante
non abbia una vera nascita nell’ambito del writing, ma si interessi soprattutto di re-interpretare il
contesto urbano in modo creativo e giocoso: le sue opere più famose e conosciute sono i pinguini
dipinti sui paracarri, i dissuasori della sosta trasformati in delfini, i pali della luce in margherite, i bagni
pubblici in lattine Campbell, nati con ispirazione diretta a partire dall’oggetto stesso.
Pao espone in molte occasioni a partire dal 2001. Tra le mostre più importanti: "Street art sweet art" del
2007 al PAC di Milano, dove espone l’opera Il velo di Maya;“Ceccarini underground” a Riccione nel
2008, dove decora il sottopasso di Viale Ceccarini con un murales su pannelli con i suoi personaggi
giocosi e colorati; la collettiva "Triennale design museum" alla Triennale di Milano nel 2010; la collettiva
"Intralci" nel 2011 a Milano. Nel 2010 si svolge la prima personale "Mondotondo": Pao presenta in
quest’occasione 40 opere di cui dipinti su tela, sculture, installazioni e opere su vetroresina, che
trasformano lo spazio in un “Mondo Tondo” immaginario, abitato da diversi personaggi tra cui pinguini,
coccodrilli, mostri, animali e vegetali resi con forme morbide, semplificate e tonde, che trasmettono
allegria e che si muovono in una realtà nuova e fantastica, interpretata e rielaborata con ironia, vivacità,
creatività.
Pao dipinge in strada utilizzando soprattutto lo spray, nelle opere su tela e altri supporti usa anche
l’acrilico e l’inserimento di elementi in legno o altri materiali, sperimentando molto. Nel passaggio dalla
strada alla tela usa tecniche e linguaggi diversi: in strada dialoga molto con il contesto, rispettando lo
spazio e dando maggior importanza al messaggio che vuole comunicare e a colori forti e visibili; sulla
tela da molta importanza alla forma, indagando percorsi più complessi e discorsi più profondi. I soggetti
delle opere sono generalmente fantastici, colorati, molto giocosi, ironici, spensierati. Attraverso
sperimentazioni sui materiali, ricerche prospettiche, distorsioni visive e utilizzo di geometrie curve, Pao
cerca di superare la bidimensionalità della tela, e in parallelo, la tridimensionalità del nostro mondo. Un
esempio è l’opera Il velo di Maya: l’elemento tridimensionale fa la sua comparsa nella bidimensione del
dipinto permettendo così al protagonista di superare i limiti della sua realtà, e come lui, anche noi
possiamo entrare in una dimensione che va oltre la nostra.
Escape from inner space, acrilico su tela,
100x100 cm, 2014
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RD357
RD357 è un protagonista della scena graffitista newyorkese, un writer intensivo attivo a New York da
quasi 30 anni, cominciando dai vagoni della metropolitana, e conosciuto col nickname “the last man
standing”. Dotato di spettacolare vena creativa che riversa in un particolarissimo stile figurativo
gotico/surreal.
Molte TAGS di RD357 sono comparse in Film e TV Shows girati a New York, tra cui Ghost Busters 1 e
2, Witness to the Mob, Conspiracy Theory, Pink Panther, Run Away Bride, Precious, Law & Order,
Rescue Me, The Sopranos, Sex & The City, NYC Ink.
Flying Bat Spray-can Vampire - on NYC Subway
Map, spray e pittura su cartina della
metropolitana di New York, cm 58x84 ca.
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reFRESHink
Nato ad Arona nel 1971. Per molti anni ha lavorato come serigrafo, specializzandosi nel settore. Dal
2001 ha intrapreso l’avventura del freelance, dedicandosi anche alla grafica, alle decorazioni,
all’illustrazione e alla fotografia. Il suo primo amore, ed il vero slancio creativo, però, è stato quello dei
primi anni ’90, periodo in cui ha conosciuto la tecnica del writing, ed ha iniziato (per non smettere più) a
fare “graffiti”.
Pesce verde, acrilic on canvas, cm 100 x 100, 2015
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RETNA
RETNA (born Marquis Lewis 1979) is a contemporary artist, primarily recognized for graffiti art. He was
born and raised in Los Angeles, and started his career in the early 1990s. He developed a distinctive
constructed script which is derived from Blackletter, Egyptian Hieroglyphics, Arabic, and Hebrew
calligraphy, as well as more traditional types of street-based graffiti. In addition to exhibiting at
institutions and galleries in Los Angeles, Miami, London, New York and Hong Kong, Retna has done
advertising work for brands such as VistaJet, Louis Vuitton, and Nike.
Retna cites eclectic artistic influences, such as illuminated manuscripts, Renaissance imagery, and
contemporary text-based art. Religious architecture and décor have long been a focus of his. He has
mentioned Degas, Klimt, Basquiat, Haring and the Art Nouveau movement as historical references.
Particular to his graffiti writing, Saber and David Choe are cited as influences, among others.
Retna has developed a constructed script which he uses in much of his work. Each block of text is a
system of hieroglyphs, calligraphy and illuminated script that has been influenced by Arabic calligraphy,
Egyptian hieroglyphs, Hebrew, Blackletter, and Native American typographies. Retna's script
communicates personal messages and poetry which are not immediately decipherable to a pedestrian
audience.
A typical studio session primarily involves the creation of new material and continued editions on
existing works. Retna notes that his most common media formats are based in painting: acrylic,
enamel, aerosols and oils. His work is anchored in typographic forms.
L.A. MILANO EL MAC RETNA FLYCAT CHAZ,
tecnica mista su cartone, cm 65,5x95 ca., 2008
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TAWA
Segno calligrafico, materia densa, impronte che evocano la strada. Questi sono i tratti distintivi della
pittura di Tawa. Punto fermo di questa ricerca artistica è la riflessione sulle forme della codificazione del
linguaggio, sfociata nei recenti lavori con l'alfabeto Braille. La possibilità di andare oltre la forma e di
realizzare una sintesi tra dato reale e dato emozionale, passa dunque attraverso lo studio anatomico e
viscerale delle lettere. Tawa interpreta con il lettering, la colonna vertebrale delle sue opere, destinata a
dare equilibrio e forza alla composizione, a guidare lo sguardo e a colpire l'emotività.
Civico 8, 125x95 cm, 2013
35
BRERART
2015
TMNK
Fotografo, pittore, produttore musicale, artista dei tatuaggi, TMNK è veramente un artista la cui
creatività sconfigge le etichette. Patterson inizia la sua carriera come fotografo di moda di talento in
trasferta a Parigi per le collezioni degli stilisti per Essence Magazine, più volte premiato per le sue
illustrazioni digitali. Più interessato a fare arte che crearsi un nome TMNK iniziò la sua straordinaria
produzione artistica volando al di fuori del raggio dei radar delle gallerie d’arte esponendo i suoi
struggenti, provocatori e audaci lavori con lo pseudonimo di “The Me Nobody Knows” o semplicemente
NOBODY. Con questo pseudonimo TMNK intendeva sottolineare le similitudini tra se’ e le decine di
altri ragazzi di talento della sua community ma sconosciuti al mondo dell’arte. È anche insieme ad
alcuni di questi ragazzi (Avone, Ski, 2Esae) che nascono opere di grande intensità, nella grande
tradizione delle collaborazioni tra artisti che, a tutti i livelli, rivela la voglia di contaminarsi e di
confrontarsi. Una factory di strada nata a Soho che conosce come unico palcoscenico i marciapiedi
della Grande Mela; un gruppo di artisti che a volte collaborano mantenendo però la propria prospettiva
individuale e i propri messaggi. L’artista ama definire i suoi dipinti come geroglifici urbani.
Assemblando, costruendo, decostruendo, dipingendo e graffiando su ogni superficie che trova, i suoi
lavori sono pitture rupestri contemporanee che stimolano profonde riflessioni, osservazioni e
discussioni. “Quello che creo con la pittura e materiali di scarto riflette il mio modo di essere e il mio
punto di vista filosofico sulla realtà in cui sono immerso durante questo viaggio che chiamiamo vita.
Utilizzo i miei dipinti per comunicare visivamente le storie delle persone, luoghi ed esperienze che si
intrecciano nel tessuto della vita. La vita è un assemblaggio sorprendente di fili di vario colore,
spessore e materiale. Io, il filo ribelle, ho deciso di ignorare la mia insignificanza e di iniziare a tessere
invece di essere tessuto, per proclamarmi, audacemente, un artista”. I mixed media paintings di
Patterson hanno catturato l’attenzione di curatori internazionali, collezionisti, celebrità e perfino altri
artisti. Il celebre artista Gus Fink dice “Penso tu sia uno dei migliori in giro. Le tue opere sono stupende.
Non riesco a capacitarmi di quanto siano eccezionali. Un po’ di Warhol, Basquiat, Picasso e molto di
tuo ovviamente” (fonte: Art In America). Un mix di simboli, astrazione figurativa, parole su uno sfondo
socio-politico di estrema attualità che, malgrado i paragoni, risulta unicamente irriverente e poetico allo
stesso tempo, con tutta la forza e lo spessore dell’arte di strada. TMNK vive e lavora a New York e si
firma con il tag TMNK e 5150. L’artista e il gruppo Sosic (Soho Street Ink Collective) sono stati invitati
nel febbraio 2008 a presentare la loro arte durante l’evento "Design and Elastic Mind Exhibit" al MOMA
(Museum of Modern Art) di New York.”
Life after Death, tecnica mista su tela, cm
41x51 ca., 2010
36
BRERART
2015
SARA TONELLO
Sara Tonello realizza quadri in cui si percepisce una personalità creativa,capace di indagare con
acume introspettivo nelle vaste trame delle esperienze di vita, fa rivivere realtà sociali nei suoi soggetti
con intensi sentimenti. Le sue creazioni hanno una propria vitalità sottolineata dagli impasti umorali dei
colori che danno forma alle figure. (Francesca Baroncelli)
Sara Tonello, figlia di Sergio Tonello, noto interior designer veneziano, nasce a Napoli dove coltiva le
sue attitudini pittoriche. Il suo approccio artistico nasce da una sincera passione pittorica e una innata
attitudine al senso compositivo. In contrapposizione alle donne di Afsanè, Sara Tonello si è dedicata a
una selezione di opere dedicate alle donne interpretate da Sofia Loren nelle sue più celebri pellicole
cinematografiche, immortalando, così, le diverse sfaccettature della donna amante, borghese e
guerriera. (Saverio Ammendola)
Sara Tonello “sospende” i suoi dipinti traendoli da un’interiorità stratificata, che coniuga le origini
veneziane al proprio vissuto in area flegrea. Eclettica, analitica, mediterranea, esplosiva ma, al tempo
stesso, arcaica e ancestrale per aver conosciuto ed esplorato luoghi e segni di una civiltà antica e
ancora a noi manifesta, la sua sensibilità artistica vive di impulsi, di caos e contraddizioni, ma anche di
progetti tesi a creare l’oggetto funzionale artistico in chiave ironica e dissacrante.
Acrilico su tela, con una tecnica a levare, di privazione del colore che si nutre di suggestioni
contemporanee, ecco i suoi “vesuvi” monocromatici comunicare semplicità e straniamento!
Ma la sua pittura tende anche ad indagare e ad esperire l’analisi del colore puro e le sue possibilità
comunicative, e dunque mettere in campo una modalità di espressione concettuale, visibile anche nella
dicotomia maschile-femminile in cui attua uno scambio tra prerogative, attribuendo all’uomo il pensiero
“tondo” e alla donna il pensiero “lineare”.
E su questo stesso percorso creativo, l’artista vive altre suggestione, con il suo riprodurre l’icona del
cinema italiano, Sophia Loren, espressione forte dell’anima partenopea, in un surreale bianco e nero di
grande impatto visivo ed emotivo.
I belive can fly,100x100 cm, 2014
37
BRERART
2015
TOMOKO NAGAO
Artista membro dell’ Associazione Atelier Spazio Xpò e del movimento NEOPOP “POP UP
REVOLUTION”
Nata a Nagoya, Giappone, nel 1975; vive e lavora a Milano.
Esponente delle poetiche "Micropop" che contraddistinguono il NEOPOP Giapponese a livello
internazionale.
Tomoko Nagao si è formata nelle principali scuole d’arte di Nagoya, Giappone, la città dove ha sede
la Toyota e poi al Chelsea College for Art di Londra.
“L’arte di Tomoko Reinterpreta e rende cool (“kawaii”) i noti capolavori dell’arte Classica europea e
internazionale come Caravaggio, Velazquez, Tiziano, Botticelli, Hokusai, che rivisita e contamina
con brand globali e icone del consumo di massa. Le sue opere sono un’allegoria dell’epoca della
globalizzazione, raccontata con i suoi simboli e i suoi prodotti, in stile “superflat”, la nota corrente
postmodernista di Takashi Murakami e Nara Yoshitomo, maestro di Tomoko”.
Gioconda, oil on the canvas, 50x60cm,
2014
38
BRERART
2015
TRACY 168
Tracy 168 è “l’eroe degli eroi”, writer leggendario attivo nella metropolitana di New York e pioniere del
graffitismo ante litteram. Innumerevoli top writers si riferiscono a lui come fonte d’ispirazione. Cominciò
la sua “carriera” alla fine degli anni ’60, quando il writing era nella culla, e continuò poi di generazione in
generazione. La sua abilità nel disegno, la particolare sensibilità cromatica e stilistica, lo pongono un
gradino al di sopra degli altri. Si tratta di un “mostro sacro” che ha un posto assicurato nella Storia
dell’Arte sull’argomento.
Bruce Lee, tecnica mista (spray) su tela,
cm 61x76 ca., 2000
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BRERART
2015
WEIK CAI
WEIK cai, 100x100 cm, 2009