Castelli della Sardegna di Maria Eugenia Mancosu aprile 2007.

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Castelli della Sardegna di Maria Eugenia Mancosu aprile 2007

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Castelli della Sardegna

di Maria Eugenia Mancosuaprile 2007

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Indice

• Torre dell’Elefante• Torre di San Pancrazio• Torre dell’Aquila e Palazzo Boyl• Castello di San Michele• Castello di Sanluri o di Eleonora d’Arborea• Castello di Monreale• Castello di Burgos• Castello dei Malaspina ( Bosa )• Castello di Las Plassas• Castello di Laconi• Castello di Acquafredda

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Torre dell’Elefante Fu costruita dai Pisani nel 1307 su progetto

dell'architetto cagliaritano Giovanni Capula.

Alta 30 metri e realizzata con blocchi di calcare bianco, ha tre lati chiusi verso l'esterno, mentre il lato interno alle mura è a vista, cioè aperto; dalla sua sommità si gode un bellissimo panorama sulla zona del porto, che ci fa comprendere quanto questa torre fosse importante per gli avvistamenti di nemici provenienti dal mare.

La porta sotto la torre, dalla quale si accedeva alla  città medioevale, è ancora dotata del portale originale a saracinesca, in legno borchiato.

www.sardi.it/cagliari/it/guida/storia2.htm

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Il nome non deriva dalla scultura dell'elefantino, simbolo di forza e di fedeltà, ma dalla Ruga Leofantis, che oggi corrisponde alla Via Stretta.

Intorno al 1328 gli Aragonesi fecero chiudere la parte nord dell'edificio per utilizzarla a scopo abitativo, come magazzino e come carcere. Vi fu rinchiuso anche Brancaleone Doria, marito di Eleonora d’Arborea.

Gli Spagnoli usavano praticarvi un macabro rituale: esponevano, dentro grate di ferro, le teste decapitate dei condannati a morte.

Il capo mozzato dell'illustre marchese di Cea, accusato dell'uccisione del vicerè Camarassa, vi rimase esposto per ben 17 anni, come ammonimento contro ogni nuovo tentativo di insurrezione.

web.comune.cagliari.it/.../oldcagliari_it.html

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Venne restaurata nel 1906 riaprendo il lato murato dagli Aragonesi, riacquistando così il suo aspetto originario.

Dietro la torre si può vedere la piccola statua dell'elefantino, situata su una mensola a 10 metri d'altezza.

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Quello centrale rappresenta il castello, simbolo di Cagliari pisana; i due ai lati le armi dei castellani che amministrarono la città nel 1307.

Quello di sinistra è lo stemma del castellano Giovanni Cinquina.

Quello di destra del castellano Giovanni De Vecchi.

Lo stemma situato sopra il castello si presenta liscio.

Si pensa che avesse scolpiti i quattro pali simbolo della casa d’Aragona (eliminati con l’arrivo dei Savoia) e che fosse stato aggiunto in epoca aragonese.

Ai piedi dell'elefantino si notano gli stemmi dei castellani

pisani di Cagliari.

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Così denominata perchè

anticamente esisteva in vicinanza una piccola chiesa dedicata a questo Santo, fu edificata nel 1305 dai Pisani su progetto dell'architetto cagliaritano, Giovanni Capula.

Eretta sul punto più alto del colle, a più di 130 metri sopra il livello del mare, la torre si eleva oltre i 36 metri di altezza.

Torre di San Pancrazio

www.unica.it/.../show.jsp?id=2144&iso=432&is=23

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Costruita in bianco calcare estratto dal colle di Bonaria, presenta delle sottilissime feritoie nei tre lati chiusi che hanno uno spessore di ben tre metri.

Il quarto lato è aperto verso l'interno del Castello, caratteristica tipica delle torri pisane, e mostra i ballatoi in legno situati sui quattro piani della torre.

www.paradisola.it/foto-sardegna/cat.asp?iCat=85

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Nel 1328 gli Aragonesi ne fecero murare il lato aperto e la adibirono ad abitazione e a magazzino.

In seguito venne utilizzata come carcere. Vi fu rinchiuso anche Brancaleone Doria, marito di Eleonora d’Arborea.

Agli inizi del 1900 sono stati eseguiti dei lavori di restauro che hanno ridato alla torre il suo aspetto originario liberandone il lato che si affaccia su piazza Indipendenza.

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La situazione, modificata sotto i Savoia, appare in quest'immagine, per l'accesso denominato di "s'avanzada", ancora con uno stretto varco aperto sotto il regno di Vittorio Amedeo II.

Per accedere da Nord-Est al Castello occorreva superare una serie di sbarramenti costituiti da porte e ponti levatoi.

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Una terza torre, la Torre dell’Aquila, gravemente danneggiata dai cannoni inglesi, spagnoli e dall'attacco francese del 1793, venne incorporata nel Palazzo Boyl, il palazzo in stile neoclassico che si affaccia sulla Terrazza Umberto I.

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Castello di San Michele

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Nel 1327 Berengario Carròz, conte di Quirra, ebbe il Castello in feudo, come ricompensa per l'appoggio offerto agli Aragonesi nella conquista della città.

Egli lo fortificò ulteriormente aggiungendo una terza torre sul lato sud, più alta rispetto alle altre due ma più tozza.

Il Castello venne circondato da un ampio fossato, ricavato nella roccia calcarea del colle ed una volta sollevato il ponte levatoio, diventava un baluardo inespugnabile per le armi nemiche.

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L'ultima erede della famiglia fu

Violante Carròz, conosciuta come "la sanguinaria" per la sua indole malvagia e vendicativa.

Si racconta che la donna, invaghitasi di Berengario Bertran, sciolse il suo vincolo matrimoniale per unirsi in segreto con l'amato.

Il suo gesto venne condannato apertamente dal cappellano di corte, il quale, per aver osato manifestare il suo giudizio, fu sommariamente processato e condannato all'impiccagione.

Il suo corpo senza vita penzolò per lungo tempo da una finestra del Castello, macabro avvertimento per chiunque avesse osato sfidare nuovamente il potente casato.

Violante morì sola e amareggiata nel 1511 nel convento di San Francesco di Stampace dove si era ritirata.

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Dopo l'abbandono dei Carròz, il Castello fu trasformato in

lazzaretto, per dare ricovero alle vittime della terribile epidemia di peste del 1652.

Nel 1700 venne rinforzato attraverso terrapieni e fortini ausiliari in previsione dell'attacco francese.

Nel 1800 riprese la sua triste funzione di luogo di ricovero per gli invalidi. In seguito subì un lungo abbandono sino a che divenne la stazione di servizio di una radio militare.

Nel 1990 si avviò il riassetto del colle. Oggi, a lavori ultimati, l'interno del castello offre una spazio per

mostre, conferenze ed altre iniziative culturali.

www.contusu.it/picasa/SanMichele

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Castello di Sanluri

(o di Eleonora d’Arborea)

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IL castello di Sanluri è l’unico oggi abitabile degli 88 costruiti in Sardegna, tra il periodo giudicale e medioevale.

E’ stato teatro di importantissimi avvenimenti storici durante tutto il periodo giudicale, data la sua posizione di confine tra il Giudicato di Arborea e quello di Cagliari.

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Probabilmente costruito nel XIII secolo da un Giudice d'Arborea a difesa della frontiera col Giudicato di Cagliari, fu occupato fra il 1324-25 dagli Aragonesi che avevano conquistato Cagliari, dopo aver sconfitto i Pisani. 

Fu ampliato nel 1355 a seguito del trattato di pace stipulato tra Pietro IV d'Aragona e Mariano IV di Arborea.

Fu un susseguirsi di rovesciamenti di fronte, nei quali la fortificazione fu alternativamente controllata dall'uno o dall'altro, sino al 30 giugno del 1409, data in cui le truppe isolane furono definitivamente sconfitte dagli Aragonesi, capeggiati dal re Martino il Giovane, nella battaglia di Sanluri.

Nel XV secolo il castello finì nelle mani di varie famiglie tra cui gli Aymerich di Laconi, che lo cedettero solo nel 1836, quando cadde il regime feudale.

Nel XX secolo il nuovo proprietario, il generale Nino Villasanta, lo ristrutturò e lo adibì ad abitazione-museo.

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Al piano terreno, si trova il Museo del Risorgimento, uno dei più importanti d’Italia.

Al primo piano troviamo, nel Salone di giustizia, numerosi cimeli delle guerre coloniali, del periodo fascista e dell’ultima guerra.

Sempre al primo piano, si trova la Collezione delle Cere, la più grande l’Europa per numero e pregio di pezzi esposti. La collezione si trovava a Firenze fino al 1966, anno dell’alluvione dell’Arno.

www.sabattalla.it/castello/il_castello_attualmente.htm

Le altre sale del Castello ospitano

l’abitazione feudale con i vari ambienti tutti arredati con mobili d’epoca.

Tra questi lo studio del generale Nino Villa Santa; il salotto napoleonico con sciabole di membri della famiglia imperiale, documenti e arredi appartenenti agli stessi.

In una camera si ammira un letto settecentesco della famiglia Doria.Nel parco del Castello si trovano pezzi d’artiglieria, siluri, bombarde.

Il Salone della Libertà sarda

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La posizione strategica della fortezza di Sanluri lo possiamo vedere nel disegno.

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Nel disegno in basso vediamo l'esercito catalano-aragonese (in blu), guidato da Martino il Giovane che, dopo aver risalito il Flumini Mannu, si accampa in attesa di sferrare l'attacco contro la fortezza di Sanluri, dove lo aspetta Guglielmo III di Narbona.

Nottetempo l'esercito sardo-giudicale (in rosso), uscito dalla fortezza, si apposta dietro una collina (su Bruncu de sa battalla) per sorprendere l'esercito aragonese.

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La mattina del 30 giugno 1409, l'esercito di Martino marcia verso la fortezza di Sanluri, quando improvvisamente viene attaccato dall'esercito sardo-giudicale guidato da Guglielmo III di Narbona.

Dopo un primo terribile scontro, l'esercito sardo cede, dividendosi in due

tronconi. Uno con a capo Guglielmo III di Narbona scappa dirigendosi verso il castello di Monreale, mentre l'altro troncone, dopo aver tentato un'ultima difesa, viene trucidato in quel luogo ancora oggi chiamato s'Occidroxiu cioè “il macello”.

Le forze restanti si rifugiano dentro il borgo fortificato di Sanluri tentando strenuamente la difesa.

Il castello e la villa però vengono espugnati dagli Aragonesi: vecchi e bambini trucidati, donne e uomini validi fatti schiavi e deportati in Catalogna.

Martino il Giovane non vivrà a lungo. Il suo fisico, già debilitato dalle febbri malariche, non resiste al troppo amore per la 'Bella di Sanluri', una donna di meravigliosa bellezza, che i cortigiani gli introducono al Castello, ed esala l'ultimo respiro il 25 luglio 1409 a Cagliari.

http://www.sabattalla.it/battaglia/battaglia.htm

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Il grandioso mausoleo in marmo policromo di Martino il Giovane si trova nel transetto sinistro della Cattedrale di Cagliari.

http://www.sardegnacultura.it/j/v/253?s=18332&v=2&c=2575&c1=2638&t=1

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Araldica di Guglielmo III Visconte di Narbona ultimo re del Regno di Arborea

Stendardo dei re d'Aragona

Araldica di Martino il Giovane Re di Sicilia

Albero sradicato, stemma del Giudicato d’Arborea

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Castello

di Monreale

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Il Castello di Monreale fu edificato prima del quattordicesimo secolo tra Sardara e San Gavino sulla linea che anticamente divideva il Giudicato di Cagliari da quello di Arborea. .    

www.coopvillabbas.sardegna.it/territorio.htm

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Utilizzato come residenza reale per il soggiorno della moglie dell'infante Alfonso d'Aragona nel 1324, il castello di Monreale funse anche da rifugio per l'esercito isolano in rotta dopo la battaglia di Sanluri.

Alla fine del XV secolo divenne proprietà dei conti di Quirra. Infine nel 1478 dopo la battaglia di Macomer la Sardegna passò definitivamente sotto il domino del re d’ Aragona e il Castello di Monreale insieme a tutti gli altri dell’isola cessò di avere la sua importanza.

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astello

di urgos

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Fra i tanti castelli che Pisani, Genovesi, i Doria, i Malaspina e i Giudici costruirono in Sardegna a salvaguardia dei loro domini, quello del Goceano, chiamato ora Castello di Burgos dal nome del paesetto che gli vive accucciato ai piedi, è il più ricco di storia e di ricordi, molti dei quali dolorosi.

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Collocato in posizione isolata su un massiccio roccioso che lo rendeva assolutamente inespugnabile almeno nei lati nord ed est, il Castello venne realizzato tra il 1127 e il 1133 da Gonario, giudice di Torres.

Alla fine del XIII secolo passò prima nelle mani di Genova, poi alla famiglia dei Doria.

Alla metà del XIV secolo fu acquisito dai giudici d'Arborea, che per mezzo di esenzioni e privilegi favorirono il ripopolamento di tutta la zona.

Dopo l'abolizione del giudicato di Arborea, gli Aragonesi si disinteressarono sia del Castello che della vallata, lasciandoli in balia di devastazioni e distruzione.

www.paradisola.it/foto-sardegna/cat.asp?iCat=144

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Adelasia di Torres La figura di Adelasia, giudicessa di Torres e del Logudoro, è caratterizzata

da vicende drammatiche, che da sempre hanno dato origine a miti e leggende.

Nel 1235 una rivolta popolare costò la vita al fratello, Barisone III, allora giudice di Torres. Lo scettro del giudicato venne così offerto a suo marito Ubaldo Visconti, allora sovrano di Gallura, il quale però morì tre anni dopo. Rimasta vedova senza discendenza e ormai trentenne sposò Enzo, appena quindicenne, figlio illegittimo di Federico II di Svevia.

Enzo arrivò in Sardegna nell’ottobre del 1238 dove venne incoronato re di Torres ; a circa un anno di distanza dal matrimonio però dovette partire per affiancare il padre nelle sue imprese, senza più far ritorno nell’isola.

Adelasia chiese al Papa il divorzio dal marito, per abbandono del tetto coniugale e adulterio. Da quel momento si ritirò in completo isolamento nel castello del Goceano, lasciando il regno in balia dei vicari giudicali che lo smembrarono e se lo spartirono.

Nel 1259 Adelasia morì nella più completa miseria. Le sue colpe per quanto riguarda il decadimento del giudicato di Torres sono da ricercare nella sua indole forse troppo debole per riuscire a tenere testa da sola a quel mondo così spietato.

http://www.goceano.it/storia/AdelasiadiTorres.htm

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astello

dei Malaspina (Bosa)

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Posizionato sulla cima del colle di Serravalle, vicino alla foce del fiume Temo, il Castello di Bosa è certamente una delle fortificazioni medievali più conosciute del panorama isolano.

Venne fatto costruire dai marchesi Malaspina nel 1112.

Questi nobili lucchesi giunsero in Sardegna con la spedizione dei mercanti e guerrieri organizzata dalle repubbliche marinare di Pisa e Genova alle quali il papa Giovanni XVIII nel 1016 aveva promesso diplomi d’investitura qualora avessero liberato la Sardegna dalle invasioni degli Arabi.

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Dopo che il papa Bonifacio VIII concesse in feudo la Sardegna alla corona d’Aragona, i Malaspina tentarono con varie alleanze di mantenere la loro supremazia su Bosa, con risultati però scarsi, poiché gli Aragonesi ebbero la meglio.

La svolta fatale avvenne nel 1528, mentre infuriava una guerra tra Carlo V e Francesco I: i bosani temendo un probabile attacco da parte dei francesi, ostruirono la foce del Temo, difendendo sì la città ma causando inevitabili inondazioni e il deterioramento della situazione igienica. Per il porto di Bosa fu l’inizio della sua decadenza e anche per il Castello giunse l’ora dell’abbandono.

www.sardegnacultura.it/j/v/269?s=7&v=9&c=2471...

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www.sardegnaturismo.it/index.php?xsl=5&s=829&v=2&c=65&c1=2125&t=1

Del Castello restano le mura di cinta e il torrione nord (simile alle torri di San Pancrazio e dell’Elefante, costruite a Cagliari dallo stesso architetto).

All’interno c’è la

chiesetta di Nostra Signora di Regnos Altos. 

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Sul Castello esiste un affascinante intreccio, fatto di storia e leggenda: si narra che la sposa di un Malaspina fosse corteggiata da un cognato alquanto intraprendente.

Il consorte della bella dama, nonostante le proteste di innocenza della sua amata, mise in atto una terribile vendetta: troncò con un colpo di coltello le dita della poveretta. La leggenda vuole che una strana montagna rocciosa con tre punte che si trova poco più in là del Castello rappresentino le dita pietrificate della giovane sposa.

Ma l’affascinante storia non finisce qui, perchè si narra che il nobile, folle di gelosia, avrebbe fatto costruire un passaggio segreto e sotterraneo tra la rocca del castello e la cattedrale, per consentire alla giovane e infedele moglie di assistere alla messa, senza però incontrare nessuno.

www.bosa.it/ita/citta/il_castello.htm

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astello

di as lassas

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Castello di Las Plassas

Il Castello, pur ridotto a rudere, è uno dei più pittoreschi e affascinanti in Sardegna, per via dell’isolamento alla sommità di un colle perfettamente conico, che domina l'ampia e bassa pianura circostante.

Fu edificato nel XII secolo, probabilmente sui resti di un nuraghe, per difendere i confini meridionali del Giudicato di Arborea.

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www.lamiasardegna.it/web/000/foto.asp?url=309/071

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Castello

di aconi

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Sembra che il castello sia stato costruito attorno all'VIII o IX secolo, per essere utilizzato come luogo di svago e di riposo per i Giudici d'Arborea.

Fu poi ampliato nel XII secolo,

Alla caduta del Giudicato di Arborea, a seguito della sconfitta nella battaglia di Sanluri del 1409, il Castello con il parco passarono agli Aragonesi ed infine, in conseguenza della riunificazione delle corone di Spagna, al re Ferdinando il Cattolico.

Si possono ancora ammirare interessanti particolari architettonici, come alcune finestre gotiche. Parzialmente intere sono le prigioni e una sala d'armi.

Castello di Laconi

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astello

di Acquafredda

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Nel territorio di Siliqua sono presenti i resti del Castello di Acquafredda, meglio conosciuto come il castello del conte Ugolino della Gherardesca.

Dopo i Pisani, il castello dal 1326 al 1410  diviene proprietà degli Aragonesi.

Oltre tale data la fortezza non viene più abitata e passa, assieme ai terreni vicini, nelle mani di diverse famiglie feudatarie fino a che non viene riscattata nel 1785 dal Re di Sardegna Vittorio Amedeo.

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