Cascina Pirola Le torri e i ponti che non vedremo Cento ...

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o o - - a - . n a - o i , - i è a i i a i - - i - - - - - i e - e - o o - - - a A Convegno a Zelata Crespi (Fai): ripartire dalla buona agricoltura per salvare il pianeta Più grave della crisi econo- mica, è la crisi «ormai diffusa» dei valori. Ma dall’agricoltura «davvero onesta e pulita» si può ripartire. Anzi «si deve» ri- partire, in un tentativo estre- mo di «disinnescare la spirale disastrosa per cui è soltanto il guadagno che conta, a scapito di tutto: della terra, dell’uomo, della salute e del futuro del pianeta». Erano frasi disincantate ma anche intrise di una energia contagiosa e combattiva, quel- le che Giulia Maria Crespi — esperta di agricoltura biodina- mica e presidente onorario del Fai — ha pronunciato ieri alla Cascina Pirola a Zelata di Bere- guardo, per la quattro giorni di studio Nuove mete spirituali nel mondo che cambia. Medi- tare per trasformare il sapere in saper fare (la chiusura oggi, info: biodinamica.org). Un successo oltre le attese: intorno ai relatori di fama eu- ropea sono arrivate da tutta Italia quasi duecento persone, il doppio dell’anno scorso. Tra i medici c’erano Franco Berri- no e l’antroposofa Emanuela Portalupi, tra gli storici d’arte Salvatore Settis e Andrew Wol- pert, e ancora agronomi, esperti di cinema, di euritmia, di canto, e il presidente dell’as- sociazione biodinamica Carlo Triarico. Addetti ai lavori, ma anche semplici curiosi. E la Crespi, a vedere la sala gremita e quella platea così coinvolta, si è commossa: «Vo- gliamo salvare il pianeta, da venti anni diciamo che dobbia- mo tornare indietro, alle radi- ci, alla semplicità. Ci hanno considerato stravaganti a lun- go ma ora un movimento tra- sversale di giovani e studiosi si è creato, cominciano a render- si conto che abbiamo ragio- ne». Bisogna ripartire dall’agri- coltura biodinamica perché «non c’è salute dell’uomo sen- za salute della terra» ed è un circolo virtuoso, non solo un fatto di alimentazione. «Chi non mangia bene non è in grado di pensare bene», in- segnava Rudolph Steiner. Basta osservare ciò che ci circonda: «Per Pasolini erano scomparse le lucciole, ora non ci sono più le api, e gli ulivi non fanno più l’olio. Va ripristinato il ciclo na- turale delle cose, a partire dalla biodinamica e dai suoi valori globale che rimettono al centro l’uomo e l’ambiente». Elisabetta Andreis © RIPRODUZIONE RISERVATA Gli studi Si concludono oggi i giorni di studio «Nuove mete spirituali nel mondo che cambia» alla Cascina Pirola (Zelata di Bereguardo, Pavia), organizzati dalla Associazione per l’agricoltura biodinamica È intervenuta, tra gli altri, Giulia Maria Crespi (foto), esperta di agricoltura biodinamica e presidente onorario del Fai Il prossimo convegno — «Oltre Expo. Alleanze per nutrire il pianeta» — si terrà il 20-21 febbraio in Bocconi

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ML8 CRONACA DI MILANO Domenica 25 Gennaio 2015 Corriere della Sera

Il ponteIl progetto del Club degli Urbanisti (De Finetti, Muzio...) intitolato «Forma Urbis Mediolani», un Piano Regolatore del 1927 mai attuato. Nell’immagine il progetto per la costruzione di una via Trionfale

Le torri e i ponti che non vedremoCento anni di progetti dimenticatiArchitetture in piazza Duomo, il verde in Fiera e Foro Buonaparte neoclassico

La mostra

«Milano Mai Vista», mostra dal 27 gennaio – 22 febbraio 2015 alla Triennale di Milano, a cura di Fulvio Irace e Gabriele Neri. Video di Francesca Molteni MUSE. Progetto di allestimento MUSE con Studio Due Effe, realizzazione allestimento Mario Flandoli

Viene raccontato, attraverso una vasta selezione di progetti irrealizzati, ciò che la città sarebbe potuta essere se le porte della storia si fossero chiuse diversamente

C’è la punta dell’iceberg, cheè Expo con quanto lascerà sulterritorio in edilizia e infra-strutture, e c’è la parte som-mersa dell’iceberg, ovvero iprogetti che la Milano del No-vecento ha abbandonato perstrada. Questa seconda è una«Milano Mai vista», come tito-la una rassegna che si inauguraalla Triennale martedì 27 gen-naio (a cura di Fulvio Irace eGabriele Neri, catalogo Edito-riale Domus). E questa Milanomai vista è un’enorme città diprogetti mancati sui quali ri-flettere.

La Milano che i visitatori diExpo vedranno, quella di piaz-za Castello pedonalizzata, delletorri di piazza Aulenti e di quel-la di Isozaki nell’ex Fiera, rap-presenta una cesura - forse be-nefica, forse no - alla costruzio-ne che la città aveva intrapresofin dall’Ottocento con il PianoBeruto, poi con quello Alberti-ni negli anni Trenta e quindicon gli interventi del Razionali-smo. Questo sviluppo avevaportato alla creazione dell’assevia Dante-Castello, via Vittor Pi-sani con la stazione, i grattacie-li di San Babila, QT8... Accantoa questi esiti, Milano ha accu-mulato anche una storia di oc-casioni non sfruttate, di altre Milano che nessun visitatorevedrà.

Una Milano mai vista è quel-la per una «vera» sistemazionedi Foro Buonaparte, a partire

dal neoclassico progetto del-l’Antolini d’inizio Ottocento.Una Milano mai vista è quelladei progetti mancati per piazzaDuomo: quello di Pestagalli del1862, quelli di Gardella (TorreLittoria e poi passerella), quel-lo di Enzo Mari del 1984 e quel-lo di Renzo Piano e Claudio Ab-bado legato ai «90mila alberi

per Milano». Un progetto, que-st’ultimo, distonico rispetto aquella unitarietà lapidea dellapiazza, da rispettare secondoAldo Rossi.

Sono mancati anche alcuniprogetti per una stazione ferro-viaria in anticipo sui tempi ri-spetto alla presente (a proposi-to: in vista di Expo non sarebbe

ora di posizionare corretta-mente le indicazioni per i ta-xi?), come quelli del futuristaSant’Elia (1913) e di Giulio Mi-noletti (1959, con eliporto).Trovando compimento conl’intervento Cesar Pelli, l’areaGaribaldi/Repubblica si è mes-sa alle spalle il progetto di AldoRossi per il nuovo Palazzo deiCongressi (1982); l’area Fiera,invece, ha detto addio al pro-getto «Milano verde» del ‘38 diAlbini, Gardella e altri e non èmai nato il master plan PortaVittoria di Steven Holl.

Ci sono progetti per concorsiche non hanno ottenuto esiticoncreti (come quello per laBeic, la Biblioteca Europea diInformazione e Cultura), i pro-getti che non si sono aggiudi-cati il primo posto (quello diRenzo Piano per l’area della ex-Fiera) e, infine, quelli accanto-nati per temi ancora aperti, co-me la nuova sede dell’Accade-mia di Brera di Terragni, Linge-ri, Figini e Pollini degli anniTrenta.

«Le città portano le stigmatedel passare del tempo, occasio-nalmente le promesse delleepoche future», scriveva Mar-guerite Yourcenar. Così, dietrola Milano visibile c’è un lungoracconto di una Milano mai na-ta, che a volte si è opposta a vol-te a contribuito alla nascita del-la città che si presenta a Expo.

Pierluigi Panza© RIPRODUZIONE RISERVATA

La campana Il piano di Luca Beltrami pe runa Torre campanaria in piazza Duomo

L’altare L’idea di Renzo Zavanella e Lucio Fontana per piazzale Fiume

Convegno a Zelata

Crespi (Fai): ripartiredalla buona agricolturaper salvare il pianeta

Più grave della crisi econo-mica, è la crisi «ormai diffusa»dei valori. Ma dall’agricoltura«davvero onesta e pulita» sipuò ripartire. Anzi «si deve» ri-partire, in un tentativo estre-mo di «disinnescare la spiraledisastrosa per cui è soltanto ilguadagno che conta, a scapitodi tutto: della terra, dell’uomo,della salute e del futuro delpianeta».

Erano frasi disincantate maanche intrise di una energiacontagiosa e combattiva, quel-le che Giulia Maria Crespi —esperta di agricoltura biodina-mica e presidente onorario delFai — ha pronunciato ieri allaCascina Pirola a Zelata di Bere-guardo, per la quattro giorni distudio Nuove mete spiritualinel mondo che cambia. Medi-tare per trasformare il saperein saper fare (la chiusura oggi,info: biodinamica.org).

Un successo oltre le attese:intorno ai relatori di fama eu-ropea sono arrivate da tuttaItalia quasi duecento persone,il doppio dell’anno scorso. Trai medici c’erano Franco Berri-no e l’antroposofa EmanuelaPortalupi, tra gli storici d’arteSalvatore Settis e Andrew Wol-pert, e ancora agronomi,esperti di cinema, di euritmia,di canto, e il presidente dell’as-sociazione biodinamica CarloTriarico. Addetti ai lavori, ma anche semplici curiosi.

E la Crespi, a vedere la salagremita e quella platea cosìcoinvolta, si è commossa: «Vo-gliamo salvare il pianeta, daventi anni diciamo che dobbia-mo tornare indietro, alle radi-ci, alla semplicità. Ci hannoconsiderato stravaganti a lun-go ma ora un movimento tra-sversale di giovani e studiosi siè creato, cominciano a render-si conto che abbiamo ragio-ne».

Bisogna ripartire dall’agri-coltura biodinamica perché«non c’è salute dell’uomo sen-za salute della terra» ed è uncircolo virtuoso, non solo unfatto di alimentazione.

«Chi non mangia bene non èin grado di pensare bene», in-segnava Rudolph Steiner. Bastaosservare ciò che ci circonda:«Per Pasolini erano scomparsele lucciole, ora non ci sono piùle api, e gli ulivi non fanno piùl’olio. Va ripristinato il ciclo na-turale delle cose, a partire dallabiodinamica e dai suoi valoriglobale che rimettono al centrol’uomo e l’ambiente».

Elisabetta Andreis© RIPRODUZIONE RISERVATA

Gli studi

Si concludono oggi i giorni di studio «Nuove mete spirituali nel mondo che cambia» alla Cascina Pirola (Zelata di Bereguardo, Pavia), organizzati dalla Associazione per l’agricolturabiodinamica

È intervenuta, tra gli altri, Giulia Maria Crespi (foto), esperta di agricoltura biodinamica e presidente onorario del Fai

Il prossimo convegno — «Oltre Expo. Alleanze per nutrire il pianeta» — si terrà il 20-21 febbraio in Bocconi