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Direzione scientifica Villa Sandra Via Portuense, 798 - 00148 Roma Fondatore LUIGI VITTORIO DE STEFANO Editore VILLA SANDRA S.p.A. Direttore Responsabile ALBERTO COLELLA Redattore Capo LIVIO FALSETTO Vice Redattore Capo ADRIANO ANSELMI Comitato di redazione PAOLO AGOSTINUCCI SERGIO ANIBALDI LUCIANO BATTAGLIA MICHELE BILANZONE ANTONELLA CALABRESE LUIGI FEDERICO GUGLIELMO FELICI EMILIA FINAMORE FRANCESCO FREGA ADRIANA GALLO MASSIMO GASPARRI SERGIO GIGLI SABRI HASSAN ROBERTA LAPREZIOSA ALBERTO LUSSO ANTONIO LUZZO ADELAIDE MARTELLI LUCA PARENTE MASSIMO PELLEGRINI RODOLFO QUADRINI PAOLO SORANI EDUARDO STORNAIUOLO STEFANO TRICARICO MAURO TRIFERO SALVATORE VARRICA Fotografia FEDERICO MARIA POZZAR Stampa Mondo Stampa S.r.l. - Roma Iscritto sul Registro Stampa del Tribunale di Roma n. 00031 in data 17 gennaio 1990 © 1990 - Villa Sandra S.p.A. Tutti i diritti riservati Finito di stampare nel mese di settembre 2011 sommario 3 CENNI DI STORIA DELLA RIABILITAZIONE Sergio Gigli 19 TERAPIA DELL’IPERTENSIONE ARTERIOSA POLMONARE SECONDARIA ALLA SCLERODERMIA Dott.ssa Adriana Gallo 23 ALIMENTAZIONE E NICHEL Dott. Paolo Agostinucci, Luca Parente, Patricia Isangu Manganzi 31 GIUSEPPE GARIBALDI (NIZZA 1807 - CAPRERA 1882) Prof. Alessandro Casavola 43 FORSE NON TUTTI SANNO CHE... A cura di: Dott. Livio Falsetto I BROCCOLI “CHI PIÙ NE MANGIA MEGLIO VIVE Dott. Livio Falsetto CASA DI CURA PRIVATA VILLA SANDRA CENTRO DI RIABILITAZIONE MOTORIA E FUNZIONALE In copertina: Achille fascia un braccio a Patroclo ferito. Coppa del vasaio greco Sosias (500 a.C.). SOMMARIO 3_2011:SOMMARIO 1_2008.qxd 28/07/11 08:42 Pagina 1

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Direzione scientificaVilla Sandra

Via Portuense, 798 - 00148 Roma

FondatoreLUIGI VITTORIO DE STEFANO

EditoreVILLA SANDRA S.p.A.

Direttore ResponsabileALBERTO COLELLA

Redattore CapoLIVIO FALSETTO

Vice Redattore CapoADRIANO ANSELMI

Comitato di redazionePAOLO AGOSTINUCCISERGIO ANIBALDI

LUCIANO BATTAGLIAMICHELE BILANZONE

ANTONELLA CALABRESELUIGI FEDERICOGUGLIELMO FELICIEMILIA FINAMOREFRANCESCO FREGAADRIANA GALLO

MASSIMO GASPARRISERGIO GIGLISABRI HASSAN

ROBERTA LAPREZIOSAALBERTO LUSSOANTONIO LUZZO

ADELAIDE MARTELLILUCA PARENTE

MASSIMO PELLEGRINIRODOLFO QUADRINIPAOLO SORANI

EDUARDO STORNAIUOLOSTEFANO TRICARICOMAURO TRIFERO

SALVATORE VARRICA

FotografiaFEDERICO MARIA POZZAR

StampaMondo Stampa S.r.l. - Roma

Iscritto sul Registro Stampadel Tribunale di Roma

n. 00031 in data 17 gennaio 1990

© 1990 - Villa Sandra S.p.A.Tutti i diritti riservati

Finito di stampare nel mese di settembre 2011

sommario

3 CENNI DI STORIA DELLA RIABILITAZIONESergio Gigli

19 TERAPIA DELL’IPERTENSIONE ARTERIOSAPOLMONARE SECONDARIA ALLA SCLERODERMIADott.ssa Adriana Gallo

23 ALIMENTAZIONE E NICHELDott. Paolo Agostinucci, Luca Parente,Patricia Isangu Manganzi

31 GIUSEPPE GARIBALDI (NIZZA 1807 - CAPRERA 1882)Prof. Alessandro Casavola

43 FORSE NON TUTTI SANNO CHE...A cura di: Dott. Livio FalsettoI BROCCOLI “CHI PIÙ NE MANGIA MEGLIO VIVEDott. Livio Falsetto

CASA DI CURA PRIVATA

VILLA SANDRACENTRO DI RIABILITAZIONEMOTORIA E FUNZIONALE

In copertina: Achille fascia un braccio a Patroclo ferito. Coppa del vasaio greco Sosias (500 a.C.).

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ECOGRAFIA e FLUSSIMETRIA (*)Dott. Massimo Pellegrini

FISIATRIADott.ssa Roberta LapreziosaDott. Paolo SoraniDott. Alberto Lusso

ENDOCRINOLOGIA (*)Dott. Cornelio Nicolae Dimache

M.O.C. (Densitometria ossea) (*)Dott. Eduardo Stornaiuolo

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OCULISTICAORTOTTICA (*)Dott. Stefano Da DaltDott. Franco SalernoDott. Roberto RizzoDott. Roberto Sgrulletta

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RADIODIAGNOSTICAMAMMOGRAFIA (*)ORTOPANORAMICADott. Francesco Frega

TAC (Tomografia Assiale Computerizzata) (*)RMN (Risonanza Magnetica Nucleare)Dott. Massimo Pellegrini

DIABETOLOGIA (*)Dott. Guido TestaDott. Edmondo Vittoria

MEDICINA ESTETICA (*)Dott. Camillo Gilostri

GASTROENTEROLOGIADott. Edmondo Vittoria

ENDOSCOPIA DIGESTIVA (*)Prof. Mauro Trifero

Le specialità con l’asterisco (*) non sono inconvenzione.

POLIAMBULATORIO SPECIALISTICO

CENTRO EMODIALISIDott. Hassan Sabri Shamsan

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L’attività fisica, il movimento sono innati per lanatura umana: il movimento è vita, come haaffermato sinteticamente il Dott. Andrew Tay-

lor Still (1828-1917 Fondatore dela Disciplina osteopa-tica).Oggi, la pratica dell’esercizio fisico, inteso come atti-vità agonistica, semplice svago, o finalizzato al mante-nimento e al recupero della corretta abilità gestuale, èparte integrante delle attività della vita quotidiana.

In questo contesto, la riabilitazione motoria, ovveroquella scienza medica che utilizza l’esercizio e le nu-merose metodiche correlate, come strategia clinica dicura, è parte integrante di numerosi progetti terapeutici,dai più classici ambiti (ortopedico, traumatologico eneurologico), a sfere di intervento in cui apparentemen-te non esiste una relazione così diretta con il recuperodella motricità come, per esempio, dopo un interventochirurgico agli organi addominali.

Ma non si deve pensare che la scienza riabilitatoriasia un’arte di recente sviluppo: già in tempi assai remotil’esercizio fisico è stato utilizzato per raggiungere,mantenere o recuperare il benessere motorio e la suapratica era esperienza comune sia nel mondo occidenta-le che, ancor più precocemente, nelle culture orientali.

Questo articolo si propone, presuntuosamente, diraccontare le tappe e gli esempi più illuminanti del per-corso che ha visto l’esercizio fisico in qualche modoprotagonista: dalla pratica più empirica e, a volte animi-stica, dagli esordi della pratica clinica terapeutica, al-l’indicazione più scientifica e modulata del movimentocome strategia di cura dei nostri giorni.

STORIA

È possibile considerare come esempio più antico diesercizio fisico rivolto a fini terapeutici la disciplina delCong Fou, concepita dai sacerdoti taoisti cinesi già unmillennio prima della nascita di Cristo. La sua praticanon prevedeva l’esecuzione di movimenti in senso stret-to, quanto l’assunzione di posizioni del corpo associateal controllo della respirazione.

Cenni di storia della riabilitazioneSERGIO GIGLIFisioterapista, Casa di Cura Privata “Villa Sandra”, RomaDocente a contratto Corso di Laurea in Fisioterapia, I livello, Università Tor Vergata - Roma

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Figura 1 - Qi Kong dei 5 animali (Wuqinxi): gli esercizi eranosuggeriti dai movimenti di tigre, cervo, orso, scimmia, airone(25 – 220 d.c.).

Chancerel, nella sua opera “Historique della gymna-stica médicale“del 1864, riferisce che l’imperatore ci-nese Yin Kang Chi impose ai suoi sudditi l’esecuzionedi esercizi per contrastare e prevenire le malattie provo-cate dalle continue piogge, oltre a inventare una sorta didanza, da lui chiamata “giravolte”, per curare le febbrimiasmatiche.

Anche in India, intorno all’800 a. c. , secondo i pre-supposti indicati nel libro dell’ Ayur-veda, i braminiraccomandavano esercizi e massaggio per la cura delreumatismo cronico.

Nel mondo occidentale, la prima codificazione del-l’uso del movimento destinato alla risoluzione di altera-zioni patologiche, si deve alla cultura ellenistica, quellacultura che generò la figura di Esculapio, personaggiomitico divinizzato molto prima dell’epoca di Omero,facendone il “fondatore“della medicina.

IL PERIODO GRECO E ROMANO

In Grecia, a Esculapio erano dedicati templi chiama-ti Asclepia dove i suoi sacerdoti praticavano le arti me-diche che comprendevano, contemporaneamente, ele-menti spirituali e di interpretazione dei sogni a sommi-nistrazioni di agenti medicinali e fisici.

A molti di questi templi erano poi annesse palestredove venivano praticati gli esercizi fisici previsti dallacura.

Curioso e interessante, nonché doveroso, precisarela derivazione di termini e concetti di uso comune nellinguaggio attuale dalla lingua greca dell’antichità: inGrecia, l’esercizio era denominato asces, e asceta eracolui che esercitava mente e corpo considerati insepara-bili l’uno dall’altro.

L’atleta era colui che si allenava per conquistare unpremio, l’athlon.

La parola ginnastica, indicante la pratica dei variesercizi, deriva dal termine gymnos, che significa nudo,in quanto l’attività ginnica veniva eseguita senza indos-sare alcun abito.

Il termine esercizio, infine, deriva dall’unione delprefisso ex con la radice arc, a sua volta derivante daarcere, che vuol dire bloccare, chiudere, assumendo,quindi, il significato di sbloccare, rendere libero dimuovere.

Per quello che riguarda la pratica fisica come ele-mento terapeutico, l’equitazione era spesso indicata daimedici dell’antica Grecia come rigeneratrice di salute eun particolare tipo di lotta, l’achrocheirismos, venivaconsigliata per ridurre l’eccesso ponderale.

Spesso era previsto, nella pratica ginnica, l’uso diattrezzature specifiche, come, per esempio, gli halteres,progenitori degli attuali manubri, consigliati per l’incre-mento della forza muscolare.

Il luogo dove veniva svolta l’attività fisica era unambiente chiamato ginnasio, strutturato in modo moltodifferente dalle palestre che siamo abituati a frequenta-

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Figura 2 - Statua rappresentante Esculapio.

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re oggi: per esempio, annesse alla zona dove si esegui-vano gli esercizi fisici, c’erano piscine e aree destinatea bagni di vapore.

Probabilmente il primo a riferire sull’argomento fuErodico, si crede nativo di Lentini, in Sicilia, intorno al-l’anno 480 a.c. Egli affermava di aver guarito se stessoda una grave malattia grazie all’esercizio fisico, dopoaver osservato che i più deboli potevano incrementareforza e resistenza con la pratica della lotta e del pugila-to. Elaborò un metodo di esercizio talmente elaboratoda indurre Plinio ad affermare che era impossibile com-prenderlo senza avere una approfondita conoscenza del-la geometria!

Comunque, molti medici accettarono le sue teoriesull’utilità del movimento in ambito terapeutico: cosìDiocle prescriveva esercizi di deambulazione, Erasistra-to suggeriva il cammino come rimedio all’idropisia(raccolta di liquido nelle cavità dell’organismo), The-misone raccomandava l’esecuzione di esercizi passivi eattivi, solo per citare alcuni autori.

Ma le speculazioni di Erodico furono anche oggettodi critica e Ippocrate stesso, suo allievo, pur ricono-scendo il valore dell’esercizio come elemento di cura,talvolta disapprovò il suo modo di operare:

“Ha ucciso il febbricitante con il cammino, l’ec-cesso di lotta e di fumenti. Non vi è nulla di piùdannoso per il febbricitante della lotta, del cam-mino e del massaggio. È come curare una malat-tia con una malattia”.

Nonostante questo, il riferimento ad esercizi utiliz-zati a finalità terapeutiche ricorre spesso nelle sue ope-re, dove ne riconosce il valore per rinforzare muscoliindeboliti, migliorare la convalescenza e contribuire arecuperare atteggiamenti psichici non equilibrati.

Ippocrate, pur ignorando la funzione della fibra mu-scolare, era un profondo conoscitore della relazione tramovimento e muscoli, da lui chiamati carne. Nella suaopera “Sulle articolazioni ”, per esempio, afferma:

“nella dislocazione interna dell’articolazionedell’anca, sia alla nascita, sia nell’infanzia, leparti carnose sono molto più atrofizzate di quelledella mano, perché il paziente non può muoverela gamba. La perdita di parte carnosa è maggio-re nei casi in cui il paziente tiene l’arto sollevatoe non lo esercita. Quelli che praticano la deam-bulazione hanno le minore atrofie “.

È d’obbligo riportare altri brani dalle sue opere perdimostrare quanto gli antichi greci tenessero in conside-razione la riabilitazione medica, tanto da definirla conun termine specifico: analepsis. Sempre nel libro “Sullearticolazioni“Ippocrate considera:

“si potrebbe dire che tali cose [rinforzare gli artiindeboliti per mezzo dell’esercizio] sono al difuori dell’arte medica. Perché, in verità, affanna-re la nostra mente intorno a casi che sono dive-nuti incurabili? Questo è ben lontano dal giustoatteggiamento. Lo studio di queste materie ap-partiene alla stessa scienza [cioè la medicina]; èimpossibile separarle l’una dall’altra… generi-camente parlando, tutte le parti del corpo chehanno una funzione, se usate con moderazione,ed esercitate nei lavori ai quali ciascuna è abi-tuata, divengono così più sane e ben sviluppate einvecchiano lentamente; ma se non sono usate elasciate inerti, diventano inclini ad ammalarsi,difettose nella crescita e invecchiano rapidamen-te. Questo è specialmente il caso delle articola-zione e dei ligamenti, se non si usano. In coloroche hanno trascurato e non hanno mai usato legambe per camminare, ma le hanno tenute solle-vate in aria, le ossa sono molto più atrofizzateche in coloro che le usano e i tessuti sono moltopiù atrofizzati che in coloro che usano le gamb”.

Un’ultima considerazione è necessaria per spiegarequanto fosse elevata la conoscenza nel mondo greco an-tico: a Lio di Macedonia o Alcmeone di Crotone si deveil riconoscimento della fibra muscolare, e a Erofilospetta la scoperta che i nervi sono gli organi a cui si de-vono sensibilità e movimento volontario.

Nell’antica Roma era comunemente ritenuto che laginnastica fosse stata una delle cause che avevano con-tribuito alla decadenza della cultura ellenica e anchel’avvento del cristianesimo contribuì notevolmente aldeclino dell’esercizio come pratica medica.

A dispetto di questo, molti furono quelli che conti-nuavano a considerare una moderata attività fisica comeapportatrice di beneficio in varie situazioni patologiche.

Asclepiade suggeriva il cammino per combattere laritenzione idrica.

Temisone (omonimo del personaggio greco) racco-mandava esercizio fisico in molte malattie, per esem-pio, l’equitazione nella gotta.

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Aulo Cornelio Celso considerò che in molti tipi diparalisi

“sebbene sia rara la guarigione perfetta…l’eser-cizio graduale e il camminare il più possibile so-no necessari”.

Galeno classificò gli esercizi in base alla loro inten-sità, raccomandandone un uso moderato e adattato almomento specifico. La sua preferenza era per il giocodella “piccola palla”, più o meno simile all’odierna pal-la a mano, affermando:

“i migliori fra tutti gli esercizi sono quelli chenon soltanto addestrano il corpo, ma che diletta-no la mente. In essi c’è una tale possibilità diesercitare la mente, che molti sono stati liberatidalle malattie soltanto per il diletto… tuttaviaquesto gioco non deve essere considerato privodei pericoli ai quali tutti gli altri sono inclini. In-fatti la corsa veloce ha recato danno a moltirompendo un importante vaso sanguigno… per-ciò il non presentare pericoli sarebbe il migliorattributo di tutti gli esercizi che si fanno per ilbeneficio del corpo”.

Altri medici romani possono essere ricordati comeestimatori dell’esercizio in medicina, Areteo, Antillo,Filostrato, ma un personaggio emerge in maniera pre-potente su tutti, per la sorprendente modernità delle sueteorie e dei suoi concetti riguardo l’importanza dell’a-nalepsis, cioè della riabilitazione medica: Celio Aure-liano.

Non si hanno praticamente notizie biografiche sudi lui, anche se dallo stile dei suoi scritti si ritiene siavissuto intorno al quinto secolo dopo cristo, ma rima-ne la sorprendente modernità delle sue affermazioni,soprattutto nella sua opera “Sulle malattie croniche“,dove sottolinea l’uso essenziale dell’ esercizio fisicoin caso di paralisi e del suo trattamento:

“se il paziente deve giacere sul dorso, si poneun bendaggio intorno alla gamba paralizzata.L’estremità libera della benda viene passataattraverso una carrucola sopraelevata e si dàda tenere al paziente o ad un assistente. Si of-fre una dimostrazione del movimento a due usidell’apparecchiatura: si fa vedere tanto al pa-ziente quanto all’assistente come sollevare eabbassare la gamba tirando e alternativamen-

te allentando la corda. Ma poiché non deside-riamo soltanto alzare e abbassare, ma ancheallungare e piegare la parte paralizzata, dob-biamo legare due bende, una intorno al ginoc-chio e una intorno alla caviglia. Le estremitàvengono poi fatte passare, come prima, attra-verso la carrucola, e date da tirare alternati-vamente al paziente o all’assistente. Così,quando si tira l’estremità connessa con la ca-viglia e quella connessa con il ginocchio rima-ne allentata, il movimento che ne risulta è unallungamento della gamba. E, se il pazientepuò stare seduto, la parte intermedia dellabenda può passare sotto la pianta del piede ele due estremità date a lui da tenere. Gli sichiede poi di impartire egli stesso con il suoproprio sforzo il movimento alla gamba, alter-nativamente tirando e allentando le estremitàdella benda. Ed è chiaro che il braccio, quan-do è paralizzato, può essere esercitato nello

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Figura 3 - Frontespizio di un’opera di Celio Aureliano, data al-le stampe nel 1567.

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stesso modo… Quando le parti paralizzate so-no state mosse ed esercitate come indicato, sifarà sedere il paziente in una sedia da barbie-re che ha i braccioli ai lati. Gli si farà provarea sollevarsi da solo sostenendosi a questibraccioli. Ancora, gli si farà provare a cammi-nare, o sostenuto sotto le braccia degli assi-stenti da ciascun lato, o appoggiato a un ba-stone. Egli può anche appoggiarsi a un carrel-lo che si muova facilmente a mano, un appa-recchio del tipo usato spesso per insegnare aibambini a camminare, ma adattato all’altezzadel paziente. Poi, quando la quantità di cam-mino che il paziente fa con l’aiuto dei sostegniè sufficientemente aumentata, disporre alcuniostacoli di legno e farli oltrepassare al pazien-te. Aggiungete anche pesi di piombo alle suescarpe, dapprima di piccola enti tà comeun’oncia, e poi gradualmente sempre maggio-ri, fino a una libbra. Fategli poi aumentare lavelocità del cammino, poiché ciò richiederàl’uso di maggiore energia… Dategli poi unaterapia ricostituente e fategli usare le acquenaturali, specialmente le sorgenti calde… Pre-scrivete anche il nuoto in mare o nelle sorgenticalde; all’inizio, tuttavia, una vescica gonfiatasi dovrebbe attaccare alle parti paralizzate perdiminuire lo sforzo che si richiede nel nuoto”.

Aureliano indico l’uso dell’esercizio terapeutico an-che negli esiti della chirurgia post-traumatica:

“perché il poco movimento in più non può farriaprire la ferita; al contrario, aiuterà a rico-struire la forza del paziente durante il periodo diconvalescenza”.

E, nei mille anni che seguirono, non vi fu, pratica-mente, più alcun riferimento all’esercizio utilizzato co-me strategia terapeutica!

IL MEDIO EVO

I questa epoca, oscurantista per molti aspetti dellavita culturale e sociale, anche l’esercizio fisico venneignorato, se non considerato disdicevole. La religionecristiana, che educava l’abbandono delle cose materiali,riteneva la cura del corpo non raccomandabile.

Anche nel mondo arabo si dovette attendere il so-praggiungere del decimo secolo affinchè i califfi accet-tassero la scienza come elemento compatibile con ilmondo islamico, e le nozioni che si erano sviluppatenella cultura greca e romana vennero riportate alla lucegrazie alle versioni siriane ed ebraiche delle opere con-cernenti l’arte medica, che vennero tradotte così in lin-gua araba.

Non deve perciò sorprendere il fatto che praticamen-te fino al 1400 esistano scarsi riferimenti anche all’usodell’esercizio fisico in medicina. Tra i pochi si possonoricordare, Rhazes, medico arabo, che scrisse:

“la salute si preserva con una giusta misura diesercizio e di altri mezzi non naturali e anche perla pulizia del luogo in cui si vive”.

Avicenna affermava che per ciascun organo esiste unesercizio specifico e sottolineava che:

“se gli uomini esercitassero il corpo con il movi-mento e il lavoro non avrebbero bisogno né dimedici, né di medicine”.

Isacco Giudeo, infine, considerò che:

“nulla è più dannoso alla salute dell’ozio”.

DAL 1400 AL 1700

L’invenzione della stampa fornì un nuovo, forte im-pulso all’attività intellettuale, permettendo la diffusionedelle opere greche che erano state salvate e portate inoccidente durante l’assedio e dopo la conquista di Co-stantinopoli da parte degli arabi. Fu così possibile di-vulgare le conoscenze antiche e renderle fruibili a unsempre maggior numero di studiosi, stimolando il ri-sveglio dell’interesse verso l’attività fisica come contri-buto alla buona salute.

In Italia, le considerazioni di Pietro Vergerio in-fluenzarono fortemente Vittorino da Feltre che fondòuna scuola per giovani aristocratici a Mantova, il cuiprogramma era ugualmente ripartito tra educazione fisi-ca e mentale. Il merito della scuola mantovana, espe-rienza di breve durata, fu quello di fornire un nuovo im-pulso nei secoli successivi allo sviluppo educativo basa-to anche sull’esercizio fisico.

Nel sedicesimo secolo iniziano a essere molti i rife-rimenti che considerano l’attività fisica come elemento

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essenziale al mantenimento e al recupero della salute fi-sica e mentale. Se ne trovano nelle opere di LeonardoFuchs (“Institutiones Medicae”), Jean Canape, Ambro-gio Paré (“Chirurgia”), Laurent Joubert de Montpellier,Cristobal Mendez de Jaen (“Libro dell’exercicio”).

Negli scritti di Fuchs, tra l’altro, ci sono affermazio-ni quali “vi sono due tipi di esercizio: il primo è sempli-cemente esercizio, il secondo è insieme esercizio e lavo-ro”, che possono essere considerate i primi riferimentialla terapia occupazionale.

Geronimo Mercuriale fissò dei principi rigidi riguar-do alla ginnastica medica:

1) ciascun esercizio dovrebbe conservare lo stato disalute preesistente;

2) l’esercizio non dovrebbe disturbare l’armonia tragli umori fondamentali;

3) gli esercizi dovrebbero essere adattati a ciascunaparte del corpo;

4) tutti gli individui sani dovrebbero praticare rego-larmente l’esercizio;

5) non si dovrebbero prescrivere agli ammalati eser-cizi che possono esacerbare le malattie in atto;

6) speciali esercizi si dovrebbero prescrivere a pa-zienti convalescenti, su base individuale;

7) le persone che conducono una vita sedentariahanno urgente bisogno di esercizio.

Inoltre, suggeriva passeggiate in montagna per chiaveva i muscoli delle gambe deboli, il lancio del disco achi soffriva di artrite al polso e raccomandava alle donnein gravidanza di evitare gli esercizi che prevedevano salti!

Nel 1600 continuò e si accentuò quell’impulso intel-lettuale e scientifico che avrebbe influenzato in manieradeterminante i secoli successivi verso una nuova visio-ne della medicina, più libera dalle rigidità che la praticaclinica tradizionale imponeva, dando ulteriore impulsoalla realtà dell’attività fisica come essenziale per unacorretta igiene di vita.

Joseph Duchesne scrisse:

“l’esercizio è una cosa salutare che preserva ilcorpo umano da molte infermità e malattie allequali l’inattività e il riposo lo rendono sogget-to…rende il corpo agile, rafforza i nervi e le arti-colazioni”.

Santorio Santorio affermò:

“l’esercizio moderato da al corpo leggerezza evigore, esso purifica i muscoli e i ligamenti dei

loro prodotti di rifiuto e prepara la materia perla dissipazione attraverso lo traspirazione…ilcammino è, per stimolare la traspirazione, eser-cizio migliore del movimento sul letto o sullabarca. Tuttavia, anche questi esercizi continuatiper un certo tempo miglioreranno la traspirazio-ne del corpo. I migliori esercizi al chiuso sono: ilgioco della palla a mano, il volano, la danza e lascherma. All’aperto sono il cammino, il gioco deibirilli, l’equitazione e la guida di una vettura oun carro. Quando la traspirazione è scarsa, l’in-dividuo dovrebbe praticare dell’esercizio, è il ri-medio più importante”.

Ma non fu solo nell’ambito medico che l’esercizio fi-sico stimolò riflessioni e considerazioni sul suo valore.

Martin Lutero ne sottolineò il valore, oltre che perpreservare i giovani dall’ozio, dal libertinaggio e dalbere, anche per mantenere il corpo in buone condizionidi salute.

Il matematico napoletano Giovanni Borelli, amico diMalpighi, scrisse due volumi che avevano come argo-mento il movimento muscolare e la meccanica del mo-vimento, ispirando lo sviluppo della iatrofisica, l’attualefisiatria, e influenzando in maniera determinante l’ope-ra di Friedrich Hoffman nel secolo successivo.

Il 1700 si può considerare il secolo che, elaborandole conoscenze che provenivano dai testi più antichi delmondo classico greco e romano, e approfondendo leesperienze e le intuizioni avvenute in tempi più recenti,pose le basi per lo sviluppo dell’embrione di quella chein tempi più moderni sarebbe diventata la scienza ria-bilitativa. Sono molti i personaggi che scrissero testifondamentali per lo sviluppo delle consapevolezzescientifiche legate al movimento e alle materie a essocorrelate.

Vanno ricordati Francis Fuller e la sua opera “Medi-cina Gymnastica, George Cheyne e il suo “An Essay onHealth and Long Life”, la triade Stahl, Hoffmann eBoerhave che, sotto l’influenza del lavoro di Borelli delsecolo precedente, misero le basi per l’affermazionedella scuola iatromeccanica (o fisiatrica).

Friedrich Hoffmann pubblicò nel 1708 “Dissertatio-nes Physico Medicae”, dove afferma che

“dobbiamo riconoscere, con gli antichi, tra movi-mento, esercizio e lavoro (kinesis, gymnasion,ponos)… Nulla favorisce la circolazione quanto

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il movimento muscolare. Mentre i muscoli si con-traggono con una azione espansiva vitale sotto ilcontrollo della volontà, vi è una rapida contra-zione dei vasi…che accelera la circolazione…Non possiamo permetterci di preferire altre for-me di trattamento all’esercizio”. Una delle sueosservazioni più interessanti fu quella in cui so-steneva che “l’esercizio potenzia l’azione di mol-te terapie, a tale segno che senza di esso non sipuò ottenere l’effetto desiderato”.

Considerò i movimenti delle attività lavorative eser-cizio a tutti gli effetti, come poi avvalorato nella terapiaoccupazionale:

“dobbiamo comprendere tra gli esercizi i movi-menti lavorativi dei contadini e degli operai, cioèlavori come battere il grano, tagliare la legna ealtri lavori agricoli. La forza e la buona salute dicui godono i contadini ci dimostrano quantoqueste attività contribuiscono al prolungamentodella vita e alla prevenzione delle malattie”.

Altra figura di spicco fu quella di Nicola Andry, cuisi deve la coniazione della parola “Orthopedie”, titolodi una sua opera pubblicata quando aveva l’età di 83anni. Prima ancora, nel 1723, in una sua lettura alla fa-coltà di Medicina a Parigi, espresse il concetto chiavedel suo pensiero:

“fra tutti i metodi per alleviare ed anche guariremolte infermità alle quali il corpo è soggetto,non ve ne è alcuno che uguagli l’esercizio”.

Egli affermò l’importanza della ginnastica correttivaper migliorare le alterazioni posturali e gli esiti del ra-chitismo nei bambini, e l’importanza dell’esercizio permigliorare il movimento e rinforzare la colonna.

Molti altri studiosi sostennero l’importanza dell’atti-vità fisica come elemento essenziale per il mantenimen-to o il recupero di un buono stato di salute in questo se-colo: Stahl, Richard Mead, Teodoro Tronchin, PierreChirac, Nenci da Siena, John Hunter, John Abernethy,Jean David di Rouen, solo per citarne alcuni.

Ma su tutti emerge la figura di Joseph-Clément Tis-sot. Il suo libro “Gymnastique Médicinale et Chirurgi-cale“può essere considerato come la prima opera chedescrive il ruolo dell’esercizio terapeutico così comeviene inteso ancora oggi. Tissot viene considerato comeil fondatore della terapia occupazionale, ma le sue con-

siderazioni furono di così ampie vedute da prevedere laprescrizione di esercizi in un gran numero di situazionipatologiche, come si evince dai suoi scritti:

“di tutti gli esercizi ginnici, la scherma è non so-lo il più attivo, ma offre anche il maggior numerodi stimoli…quasi tutti i muscoli delle cosce, dellebraccia e delle gambe si contraggono costante-mente… Questa attività offre alla medicina e allachirurgia un mezzo salutare di rafforzare gli arti,aumentando l’escursione delle articolazioni co-me pure la circolazione dei visceri”.

“molte attività artigianali pongono i muscoli de-gli arti superiori in contrazioni quasi continua. Aseconda della loro caratteristica, alcune attivanocerti muscoli più di altri. L’analisi anatomica cidice quali esercizi scegliere nella terapia di certemalattie per le quali il movimento è indicato. Peresempio, se vogliamo ristabilire il movimentodell’omero e della scapola, o del gomito e delpolso, possiamo usare la manovella della mac-

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Figura 4 - Probabile ritratto di Nicola Andry.

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china da stampa, l’ascia, l’azione di remare,l’archetto del violino, il tamburo, e gli esercizi,indicati dai sintomi, che la ginnastica offre alchirurgo…Se le braccia sono accorciate perché iflessori dell’avambraccio sono rigidi, l’azione ditrarre acqua da un pozzo stirerà notevolmente ilbicipite brachiale e i muscoli interni del braccio.Se si richiedono supinazione e pronazione, un’at-tività come fare buchi con un trapano o battereun tamburo metterà spesso in movimento il pro-natore rotondo e i muscoli radiali interni”.

“Se è necessario sviluppare la capacità toracica,si debbono utilizzare esercizi che contraggono imuscoli pettorali e quindi muovono le cartilaginidelle coste vere, su cui fanno trazione ogni voltache si estendono e si elevano le braccia…dallapratica quotidiana di questi esercizi si otterrà ungraduale allungamento dei ligamenti dell’artico-lazione della spalla e i muscoli il questa regionecontinueranno a crescere più forti, come farannogli organi toracici e il torace stesso. Dovremmoaggiungere che la pratica di questi esercizi èbuona per la correzione delle deformità della co-lonna nei bambini piccoli”.

“Se…vi è una residua difficoltà di movimento ar-ticolare, o se la rigidità del movimento è in rap-porto con una rigidità dei muscoli estensori oflessori, sta al chirurgo scegliere il più adattoesercizio utile, e se non ne trovo alcuno tra quelliprestabiliti, tocca a lui idearne uno, poiché ciònon è mai impossibile se si conduce uno studiosufficientemente profondo della invalidità”.

“Per meglio dimostrare l’abuso del prolungatoriposo a letto noi facciamo il paragone con il fer-ro che arrugginisce se non si usa. Il movimentonon ha mai reso gli arti inutilizzabili, ma periodimolto lunghi di riposo hanno fatto ciò molte vol-te. Si deve considerare una necessità assolutaquella di far alzare dal letto al ferito e di metter-lo in piedi, specialmente quando la lesione è agliarti superiori e la guarigione è lenta”.

“Il peso del corpo che preme sul lato su cui il pa-ziente giace, determina alterazioni delle partisporgenti, soprattutto al coccige. La pressione allaquale queste parti sono sottoposte dà presto luogo

a infiammazione e a gangrena se non si prendonoprovvedimenti. Queste alterazioni derivano da len-zuola mal disposte, dall’umidità di scariche putri-de che irritano e macerano la pelle…occorre cam-biare spesso la posizione del paziente…di ridurreal minimo la compressione delle parti… È anchenecessario farli alzare [i pazienti] dal letto”.

Anche le sue indicazioni sul trattamento dell’emiple-gia possono essere considerate estremamente moderne:

“il punto importante nel trattamento dell’ictusconsiste nel risvegliare l’indebolito controllo delcervello mettendo in azione tutti gli elementi delcorpo che ne sostengono l’attività. Il movimentopuò essere d’aiuto in questa indicazione urgente.Gli apoplettici non devono essere tenuti a letto.Questa posizione accentua la tendenza alla com-pleta inattività e al sonno…la posizione orizzonta-le sarà per loro un continuo incentivo a rimanereinattivi…Dobbiamo tentare di risvegliare la sen-sazione e il movimento…stimolando le piante deipiedi…dobbiamo tenerlo occupato, fino al puntodi irritarlo…Quando la comprensione del pazien-te è ricomparsa, si dovrebbe fargli praticare del-l’esercizio…L’apoplessia, specialmente quando ècausata da emorragia, è un tiranno la cui spada èsempre sospesa sul capo del paziente che ha mi-nacciato. Ecco perché è necessario usare esercizidifferenti durante la convalescenza e per lungotempo dopo…L’esperienza ha dimostrato cheesercizi continuati, fatti per un certo periodo ognigiorno si sono dimostrati più utili di tutti i rimedisenza significato che essi hanno assunto rimanen-do allungati in una poltrona o a letto…”.

Tissot avanzò proposte di trattamento riabilitativoanche per le malattie degenerative osteo-articolari:

“…nei violenti attacchi di reumatismo la condi-zione del paziente è terribile. L’attività dei suoimuscoli è sospesa, poiché il minimo movimentoaccresce la sua sofferenza…Questo stato è quellodi una malattia acuta e richiede la prescrizione diriposo assoluto. Tuttavia, non è bene lasciare ilpaziente assolutamente immobile, poiché si verifi-cherà presto una perdita di movimento degli artise non lo mobilizziamo di tanto in tanto. Una voltache la gravità della malattia è parzialmente dimi-

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nuita…è assolutamente necessario iniziare la mo-bilizzazione per accelerare il ritorno della forzanelle parti indebolite… Il maggior vantaggio checi si deve attendere dall’esercizio assiduamentepraticato è la prevenzione dell’invalidità…”.

Tissot visse a cavallo tra i secoli diciottesimo e di-ciannovesimo, ma il fatto più sorprendente della suaopera fu che i suoi concetti rimasero praticamente igno-rati per decenni…!

IL 1800

Un importante contributo allo sviluppo della metodo-logia dell’esercizio fisico venne fornito, in questo secolo,da Pehr Henrik Ling, il quale, pur non avendo alcunacompetenza medica (fu maestro di scherma e fondatoredell’Istituto Centrale di Ginnastica di Stoccolma), intro-dusse i concetti di dosaggio, misurazione e istruzione ac-curata per una corretta esecuzione degli esercizi. Inoltre,

fu il primo a distinguere nelle contrazioni muscolari l’at-tività concentrica da quella eccentrica.

In questa epoca l’interesse verso l’utilità dell’eserci-zio fu indirizzato soprattutto verso il trattamento dellescoliosi.

John Shaw propose un programma di trattamentobasato sull‘uso di esercizi graduati e massaggi alternatia periodi di riposo:

“in base alla convinzione che i muscoli siano ilnaturale sostegno della colonna, io non permettomai ai pazienti di praticare esercizi faticosi, ameno che essi non possano aver completo riposoimmediatamente dopo, e in posizione tale da fa-cilitare la crescita delle ossa e dei ligamenti inmaniera desiderata… La credenza che la colon-na sia più solida quando è anchilosata è basatasull’ignoranza della sua struttura…la forza dellacolonna dipende principalmente dall’elasticitàdella materia per mezzo della quale le vertebresono collegate… [è necessario] agire dapprimasulla colonna per modificare la posizione scor-retta delle vertebre, e quindi delle coste e dellespalle. In secondo luogo, mantenere le vertebrenella loro nuova e migliore posizione. Il terzo epiù essenziale obiettivo è quello di portare i mu-scoli del dorso in condizioni tali da potere, dopoun certo tempo, far sì che essi mantengano la co-lonna nella sua posizione naturale, senza l’aiutodi nessun sostegno artificiale”.

Molti altri contribuirono alla diffusione dell’eserci-zio fisico come strumento terapeutico: Pravaz, Delpech,Bonnet, Aberg.

Cenno particolare va data alla figura di Gustavo Zan-der, svedese, il quale, considerando che ogni terapeutapoteva trattare un solo paziente alla volta affaticandosinotevolmente, arrivò a ideare ben 71 tipi di apparecchidiversi per l’esercizio attivo, assistito e contro resistenza,rendendo il dosaggio dello sforzo muscolare più esatto econtrollabile grazie all’utilizzo di pesi di entità nota e le-ve con regoli graduabili. Con il progredire delle cono-scenze scientifiche, tali apparecchiature, dapprima fattefunzionare dalla forza dal paziente, furono poi azionateda congegni a vapore e in seguito da motori elettrici. Eb-bero un così grande successo che per più di mezzo seco-lo vennero utilizzate in molti istituti in Europa, in Egitto,negli Stati Uniti e in America del sud.

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Figura 5 - Joseph-Clément Tissot.

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In Argentina il metodo Zander ebbe grandissima dif-fusione: Cecilia Grierson, la prima donna medico in que-sto paese, scrisse “Practical Massage with Complemen-tary Exercises; Nicanor Palacios Costa fondò una scuoladi cinesiologia a Buenos Aires; Juan Manuel Nigera eClaudia Olga Ceci pubblicarono la più vasta opera sull’e-sercizio terapeutico, 25 monografie raccolte in 5 volumi.

Nel 1865 fu pubblicato in Spagna un libro che perprimo usò la parola riabilitazione nel suo senso attuale:

“…è stato dimostrato dall’anatomia e dallo stu-dio dei movimenti del sistema locomotore, chel’esercizio può limitarsi a una singola articola-zione e perfino a uno solo dei movimenti di essa,con esclusione di tutti gli altri. Questi costitui-scono gli esercizi speciali ai quali ci si riferiscecome ‘ginnastica ortopedica’. Fondandoci suquesto postulato, noi abbiamo stabilito la regolagenerale di insistere su questi movimenti poichépossono direttamente riabilitare i gruppi musco-lari che sono deboli e, nello stesso tempo, richia-mare l’attenzione sul fatto che la mancata appli-cazione di questi esercizi è la causa di alterazio-ni dell’allineamento e anche di deformità”.

Nel 1867 Lucas Championnière osservò che le frattu-re non trattate con una lunga immobilizzazione guariva-no meglio e con meno dolore di quelle tenute a riposo.

L’esercizio fisico cominciò a destare interesse ancheper le malattie cardiologiche: l’irlandese WilliamStokes, i tedeschi Oertel e Schott consigliavano eserciziregolari e graduati ai pazienti sofferenti di patologiecardiocircolatorie.

Al di là dell’Atlantico, Dudley A. Sargent e R. TaitMcKenzie ebbero un ruolo fondamentale per la diffusio-ne dell’esercizio fisico in ambito medico riabilitativo.

Anche la neurologia cominciò a considerare l’im-portanza del movimento per il trattamento delle emiple-gie: Todd descrisse per primo la postura dell’emiplegi-co in stazione erette; Erben suggeriva una deambulazio-ne a piccoli passi.

Hirscheberg descrisse tre fasi nell’evoluzione delquadro clinico dell’emiplegico: immediatamente dopol’ictus si prescriveva riposo assoluto, poi, dopo una set-timana erano previsti esercizi passivi per evitare le an-chilosi, quindi

“…il terzo periodo è la fase della rieducazionemuscolare. Il sintomo più importante è la con-

trattura, che si stabilisce piuttosto rapidamen-te…Il movimento attivo è necessario nella terzafase. Noi chiediamo al paziente di muovere unsegmento del corpo e opponiamo resistenza. Ilpaziente non può dorsiflettere il piede, o lo fa de-bolmente. Gli chiediamo di tentare mentre ponia-mo una mano sul dorso. Il paziente fa uno sforzoper muoversi e, se non è completamente paraliz-zato, deriva, dall’azione dell’esercizio sovente ri-petuto, un miglioramento della paresi dei dorsiflessori. Per coadiuvare questa azione, noi flette-remo il piede plantarmente contro resistenza.L’obiettivo di quest’ultimo movimento è di ecci-tare l’azione degli antagonisti. Se la paralisi nonè completa, noi vedremo che i muscoli della par-te antero- laterale della gamba si contraggonomentre il piede tenta di superare la resistenza.Il secondo movimento che è deficitario nell’artoinferiore è la flessione della gamba sulla coscia.Chiediamo al paziente di flettere mentre oppo-niamo una lieve resistenza. Come nell’esempioprecedente, se non vi è completa paralisi, gliesercizi daranno presto dei risultati… Durantequesto periodo vediamo che l’altro piede si muo-ve. A volte il movimento associato è nella stessadirezione, altre volte in direzione opposta. Larieducazione può utilizzare a proprio vantaggio imovimenti associati. Così, per stimolare l’esten-sione delle dita paralizzate, chiedete al pazientedi esercitare le dita non paralizzate, e poi le ditadei due lati insieme, e infine soltanto quelle pa-ralizzate”.

Per la deambulazione:

“…mettere avanti il piede sano in un passo cor-to, con il carico su quello malato. Spostare poi ilpeso sul lato colpito e mettere il piede valido ac-canto all’altro. Ripetere. Come variazione, por-tare indietro la gamba sana di un passo, con ilcarico su di essa, e riportarla a lato del piedecolpito. Camminare all’indietro iniziando con lagamba malata. Praticare dei passi laterali, dap-prima verso il lato sano, e poi verso il lato colpi-to. Il salire le scale è un buon esercizio”.

Alla fine del secolo la sifilide era una malattia moltodiffusa e l’atassia di origine luetica rappresentava unadelle conseguenze più spesso diagnosticate. Il primo a

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comprendere l’importanza dell’esercizio fisico per con-trastare questa sindrome fu lo svizzero H. S. Frenkel:

“teoricamente, la trasformazione di un movimen-to atassico in un movimento normale avviene neisoggetti tabetici secondo alcune leggi, allo stessomodo dell’acquisizione di un movimento compli-cato nelle persone sane, che acquistano la diffe-renziazione di impressioni tattili di forza minima.Un certo minimo di sensazione, tuttavia, è asso-lutamente necessario; l’anestesia completa impe-disce questa applicazione del trattamento permezzo dell’esercizio, ma, sfortunatamente, questicasi si incontrano, se pure molto raramente”.

Egli prescriveva di deambulare su impronte prece-dentemente tracciate sul terreno e insisteva sulla ripeti-zione dell’esercizio… Fortunatamente la sifilide terzia-ria è oggi una patologia assai rara, ma le sindromi atas-siche sono quadri patologici relativamente frequenti, eil metodo di Frenkel è ancora alla base degli odiernimetodi di trattamento!

In Russia il ruolo della ginnastica in ambito terapeu-

tico fu ritenuto estremamente importante, e vasta la let-teratura che la medicina produsse sull’argomento. Giàalla fine del diciottesimo secolo l’anatomico A. P. Pro-tasov in una conferenza alla Accademia delle Scienze diPietroburgo affermò

“l’importanza del movimento per la conservazio-ne della salute”.

L’elenco dei medici che affidarono all’esercizio fisi-co una funzione importante nel percorso terapeutico sa-rebbe veramente lungo. Ambonik, Busch, Mudrow,Chetyrkin, Kudrjavcev, Pirogov e molti altri prescrisse-ro l’attività fisica sia in ambito ortopedico e traumatolo-gico, che in quello cardio-respiratorio e neurologico.

Ott, Lavrinovic e altri arrivarono a considerare l’im-portanza dell’esercizio anche in ginecologia.

Nei secoli a seguire furono fondate molti istituti diricerca scientifica per l’esercizio terapeutico a Mosca,Leningrado, Rostov, solo per citarne alcuni, dove vennedeliberato un progetto per la prescrizione e l’applica-zione dell’esercizio, secondo il quale chiunque avessebisogno di trattamento potesse averlo.

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Figura 6 - Voltaggio (AL), sala ginnastica medica, 1854.

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IL 1900

In questo secolo inizia la differenziazione in variespecialità della scienza medica e, contemporaneamente,si diffonde l’uso dell’anestesia in chirurgia, miglioranoi processi di sterilizzazione e igiene sanitaria, progredi-sce la farmacologia.

All’inizio del 1900, l’esercizio fisico era, per cosìdire, dominio dell’ortopedia, della traumatologia, dellaneurologia, mentre ai fisioterapisti era “concesso“occu-parsi soprattutto di elettroterapia. Bisognerà attenderela fine della seconda guerra mondiale perché l’esercizioterapeutico diventasse parte integrante delle pratichecliniche della medicina fisica, la fisiatria, e dei suoi rap-presentanti. Sono talmente numerosi i protagonisti chedeterminarono un così forte impulso al progresso dellascienza fisioterapica e riabilitativa, e talmente tante leinnovazioni, le scoperte e le intuizioni che dall’iniziodel secolo contribuirono a porre le basi della modernascienza medica riabilitativa, che sarà gioco forza limi-tarci a esporre un elenco di nomi e metodiche, certo po-co descrittivo in maniera approfondita, ma, sicuramentein grado di illustrare quanto sia cambiato l’approccioriabilitativo in questi decenni. E da chi iniziare nel“compilare“questo elenco?

Mi assumo la responsabilità di nominare per primoSherrington, non un riabilitatore in senso stretto, ma

scienziato talmente illuminato e precursore da formula-re e intuire, a cavallo tra diciottesimo e diciannovesimosecolo concetti neurofisiologici fondamentali per com-prendere l’attività neuromuscolare e per poterne sfrutta-re i principi in campo riabilitativo, come l’innervazionereciproca e l’inibizione.

Klapp sviluppò un metodo di trattamento per i di-morfismi e i paramorfismi della colonna vertebrale inetà giovanile che prevedeva il mantenimento della posi-zione quadrupedica praticamente per tutto l’arco dellagiornata. Pur ridimensionata, la sua metodica trova an-cora riabilitatori che la applicano per correggere le cur-ve scoliotiche.

L’elenco continua: Kouindjy, McKenzie, Deane, Lo-vett. A una collaboratrice di quest’ultimo, WilhelmineG. Wright, si deve il primo training per la deambulazio-ne con stampelle rivolto a pazienti paraplegici, forseuna delle conquiste più grandi in ambito riabilitativo,nell’ottica dello sfruttamento delle capacità motorie re-sidue per raggiungere il maggior livello possibile di au-tonomia.

Ancora, lo svedese Arvedson, che introdusse l’eser-cizio nel trattamento della poliomielite:

“…per mezzo del trattamento ginnico, noi nonpossiamo certo influenzare direttamente il pro-cesso di guarigione del midollo spinale, ma po-tremmo e dovremmo lavorare per mantenere learticolazioni, i muscoli e i nervi in buone condi-zioni fino a che il processo di riparazione midol-lare non sia progredito al punto che le celluleche sono state distrutte incomincino a riprende-re le loro attività funzionali. Queste dovrebbero,quindi, essere esercitate nel miglior modo possi-bile”.

Nei decenni che seguirono poco è stato cambiatonell’approccio riabilitativo di questo esito patologico,con l’eccezione dell’idroterapia e della ginnastica in ac-qua. Già il medico romano Aureliano, nel quinto secolod.c., aveva intuito l’utilità dei bagni termali caldi in al-cune affezioni dell’apparato locomotore, ma in questosecolo fu lo statunitense Charles L. Lowman che stabilìi primi razionali di trattamento delle paralisi in acqua.A un altro americano. H. Pope, si deve poi l’idea di unprogetto di vasca “individuale“sufficientemente capien-te per poter mobilizzare le diverse articolazioni del pa-ziente.

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Figura 7 - Charles Scott Sherrington.

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L’elenco continua: Olive Guthrie Smith e sir ArthurPorrit introdussero molle e cinghie elastiche per oppor-re resistenza al movimento del paziente; F. H. Garrisoncontribuì alla stesura di due libri, “Essential of BodyMechanics“e “The Shoulder”, che ebbero notevole dif-fusione perché dolori alla spalla e alla regione lombareerano i sintomi accusati con maggior frequenza dai pa-zienti.

Codman affermò un nuovo concetto di esercizi perle problematiche dolorose della spalla, che denominò“stooping exercises”, esercizi di incurvamento. Egliosservò che il paziente con sofferenza del muscolosopraspinoso, quando abduceva la spalla con il bustoin posizione eretta, avvertiva dolore intenso, mentre,se l’abduzione avveniva con il busto incurvato inavanti, il movimento della spalla era indolore. Lo svi-luppo di questa osservazione lo portò a elaborareesercizi pendolari per la spalla, ancora oggi larga-mente adottati in molte patologie che coinvolgono lacuffia dei rotatori.

In campo cardio-vascolare, Leo Buerger proposeuna metodica di posizionamento per favorire il flussocircolatorio, ancora molto applicata nella malattia va-scolare che prese il nome da lui, mentre Veal dimostrò,nel 1951, che alternare esercizi attivi e passivi potevanocontribuire a contrastare gli effetti di una occlusione ve-nosa massiva acuta.

Anche in campo psichiatrico la ginnastica destò in-teresse come elemento che potesse aiutare a “rilassa-re“i pazienti. August Bier, riprendendo concetti giàespressi secoli prima da Celso, suggerì che le attivitàludiche e sportive, piuttosto che esercizi segmentaritroppo specifici, potessero rivelarsi di notevole aiutoper contrastare i disturbi provocati da sindromi nevroti-che, introducendo un approccio più “umano“al tratta-mento dei disturbi psichici, e lo chiamò “trattamentomorale”.

Nel 1920 Kohlrausch suggerì un metodo basato su-gli esercizi di “rannicchia mento“(crouching gymnastc)per il trattamento di malattie degli organi interni cheparevano essere influenzate negativamente dall’iperto-nia della muscolatura del tronco e dell’addome, il cuirilassamento, ottenuto dai posizionamenti che prevede-va, poteva influenzare positivamente il decorso di pato-logie funzionali del tratto gastrointestinale.

La scuola medica scandinava, T.H. Sellors, J.E.H.Roberts, C. McMahon e molti altri contribuirono a in-

trodurre l’uso di esercizi respiratori segmentari negliesiti da intervento chirurgico toracico e in malattie qualienfisema e asma.

Il ventesimo secolo è stato caratterizzato dallo scate-narsi di eventi bellici di portata mondiale che hannocoinvolto milioni dei esseri umani, e di “produrre“even-ti traumatici somatici in numero enorme.

Tutte le nazioni belligeranti fondarono centri diconvalescenza dove l’esercizio, in gruppo o individua-le, era l’elemento centrale per il miglior recupero fisi-co possibile. Amputati, non vedenti, mielolesi inizia-rono a praticare l’attività fisica per contenere gli effet-ti delle loro menomazioni e per utilizzare al meglio lecapacità motorie residue per raggiungere la maggioreautonomia possibile: esercizi ricondizionanti specificio sports, come la pallacanestro in sedia a rotelle, di-vennero strategie essenziali per il recupero motoriodopo traumi altamente invalidanti, in ogni parte delmondo.

Thomas DeLorme concepì un metodo di riabilitazio-ne che chiamò “Progressive Resistance Exercise,P.R.E.“(esercizio a resistenza progressiva) osservandoche i pazienti sottoposti a intervento chirurgico del gi-nocchio perdevano rapidamente la forza del muscoloquadricipite, ma che se ne poteva riottenere la validitàin non molto tempo quando era esercitato contro resi-stenza.

Daniel J. Leithauser ebbe il merito di riconoscere ivantaggi dell’alzata precoce dal letto dopo un interven-to chirurgico addominale, in quanto il movimento favo-riva un più rapido ed efficace, qualitativamente parlan-do, ritorno alle attività della vita quotidiana.

Anche in campo ostetrico e ginecologico si affermòil concetto di alzata precoce, peraltro già praticata daipopoli primitivi. Si descrissero esercizi per il rafforza-mento della parete addominale dopo il parto, come fe-cero G.Gellhorn e A.H. Kegel: gli esercizi ideati daquest’ultimo sono ancora frequentemente usati per iltrattamento delle incontinenze urinarie da sforzo.

Alla fine del diciottesimo secolo Robert Whytt de-scrisse l’arco riflesso, ma fu solo nell’arco del 1900che molti ne compresero l’importanza per sfruttarlo inambito riabilitativo. Quello che contribuì in modo de-terminante a utilizzarne gli effetti fu Herman Kabat, ilquale ideò una metodica, che da lui prese il nome, ri-volta inizialmente al trattamento delle paralisi, dove ilmovimento provocato dalla sollecitazione periferica di

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diversi recettori nervosi serviva recuperare la funzio-nalità del gesto. Inoltre, Pavlov aveva già dimostratoche la trasmissione ripetuta di impulsi attraverso le si-napsi ne abbassava la resistenza, dando luogo a nuovevie funzionali nel sistema nervoso centrale. Certo, iprimi tentativi di Kabat furono empirici, ma la validitàdella sua metodica, con le evoluzioni dovute al pro-gresso delle conoscenze scientifiche in ambito neurofi-siologico, ne fa ancora oggi uno degli strumenti piùvalidi della riabilitazione anche in ortopedia e trauma-tologia.

Sempre a proposito delle tecniche riflesse, Temple-Fay sviluppò un metodo che, partendo dal riflesso anfi-bio, si propone di ridurre l’ipertonia nelle paralisi cere-brali infantili, mentre F. Hellebrandt dimostrò come,grazie al riflesso crociato, fosse possibile esercitare unmuscolo e recuperare la forza dello stesso contro late-rale.

Nel trattamento della miastenia molti furono quel-li che affermarono che l’attività fisica potenziasse

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Figura 8 - Herman Kabat.

Figura 9 - Carlo Perfetti.

TECNICHE E METODI

• manipolazioni• tecniche di Sohier• mobilizzazioni di Mennel• stretching• pompages• fibrolisi dia cutanea o uncinazione• tecnica di Bobath o “Neuro-developmental treat-ment, N.D.T.”

• concetto di Johnstone• metodo di S. Brunnstrom

• metodo Meziérès• metodo Von Niederhoffer – Egidy• ortopedia respiratoria di Schroth• metodo Perrin• metodo Peninou – Salzard• metodo Charriere – Roy• metodo Vautier• metodo Voijta• metodo Doman – Dolecato

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l’azione dei farmaci specifici: merita menzione ladottoressa Henriette Edgeworth, lei stessa affetta daquesto stato patologico, che riferì la possibilità dicontenere la fatica muscolare dopo l’assunzione diefedrina.

Nel 1949, la scoperta che gli steroidi del surrene ri-ducevano la flogosi nelle articolazioni colpite da artritereumatoide, rese possibile il movimento precoce per ipazienti che ne erano affetti, con tutti i vantaggi che nederivarono. Tutta una gamma di farmaci scoperti inquesto secolo, come gli spasmolitici, gli anticonvulsi-vanti, quelli che riducono le rigidità muscolari, hannopermesso una maggiore regolarità e durata dei pro-grammi di esercizio in tutta una gamma di patologie fi-no ad allora pesantemente penalizzate da queste com-plicanze, quali l’emiplegia, il morbo di Parkinson, lasclerosi multipla.

Lo scritto finora esposto si proponeva una sinteticadescrizione di quanto nel corso dei millenni l’eserci-zio fisico abbia rivestito un interessante ruolo in ambi-to clinico e molte “metodiche“ne sono rimaste fuori.Per puro diletto ne farò un elenco, sterile e certamenteincompleto, ma dimostrativo di quante possono esserele strategie utilizzabili nei vari aspetti delle difficoltàmotorie. Mi preme, però, citarne una in maniera parti-colare: l’Esercizio Terapeutico Conoscitivo (E.T.C.),maturato in Italia dagli studi del prof. Carlo Perfetti, ilcui principio di base si fonda sul concetto che “il mo-vimento è conoscenza“e le azioni, i gesti, le attivitàche esprimiamo servono a “esplorare“il mondo circo-stante…un’ulteriore conferma che il movimento non èpura espressione di mera forza muscolare, quanto un

insieme di attività alte e raffinate in cui il nostro siste-ma neurologico svolge un ruolo essenziale e insosti-tuibile.

UNA CONSIDERAZIONE FINALE… E PERSONALE

La riabilitazione, termine e parola del ventesimo se-colo, che ha sostituito prepotentemente il concetto limi-tativo di medicina fisica, è una scienza in continua evo-luzione e perfezionamento, e molti sono i riabilitatori,medici e fisioterapisti, che contribuiscono con il loro la-voro, le loro ricerche, i loro studi, a renderlo più accu-rato, scientificamente legittimo e dimostrabile, in unmondo in cui l’esigenza della validità del metodo e del-la riproducibilità sono essenziali per confermare l’effi-cacia della cura.

Il paziente non viene più considerato portatore dimalattia, ma persona, nel suo insieme di psiche e soma,e come tale trattato. E i riabilitatori hanno smesso i pan-ni di taumaturghi per vestire quelli di professionisti pre-parati e responsabili, consapevoli delle proprie capacitàdi intervento verso le diverse abilità, temporanee o per-manenti, stimolando le capacità motorie residue dell’in-dividuo al raggiungimento della massima autonomiapossibile e, quindi, al conseguimento di una migliorequalità di vita.

17Cenni di storia della riabilitazioneSERGIO GIGLI

CASA DI CURA PRIVATA

VILLA SANDRA

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Nuove apparecchiature in dotazionealla Casa di Cura privata «Villa Sandra»

Isocinetica Pedana oscillometrica

Ipertermia Apparecchioper onde d’urto

Laser Biostep (simulatore di passo)

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LA SCLERODERMIA

La Sclerodermia o Sclerosi Sistemica (SSc) è una pato-logia caratterizzata da una fibrosi della cute e degli or-gani interni conseguente alla comparsa di un’alterazio-ne funzionale ed organica del microcircolo, nonché diun’anomala attivazione del sistema immunitario. Lasclerosi sistemica viene distinta in base all’estensionein una forma diffusa, con decorso rapido, sclerosi cuta-nea velocemente evidenziabile in tutta la superficie delcorpo e precoce interessamento viscerale, ed una formalimitatate, definita CREST (calcinosi, Raynaud, esofa-gopatia, sclerodattilia, teleangectasie), in cui le lesionicutanee rimangono localizzate al volto e alla parte di-stale degli arti e che raramente e tardivamente si ac-compagnano ad un interessamento viscerale. Esiste an-che una sclerodermia circoscritta che comprende la for-ma lineare e la forma a chiazze (morfea). Dal punto divista epidemiologico il sesso femminile è quello piùcolpito mentre non è spiccato il fenomeno della fami-liarità. Mentre l’agente eziologico rimane tutt’ora sco-nosciuto, il meccanismo patogenetico vede nel processociclico di ischemia e iperperfusione vascolare il mag-gior responsabile dello stress ossidativi da radicali libe-ri con conseguente comparsa di danno endoteliale, atti-vazione piastrinica e formazione di microtrombi. Nederiva un processo di ischemia e necrosi tissutale conliberazione di citochine profibrotiche (PDGF) capaci distimolare i fibroblasti nella sintesi di collagene e deglialtri costituenti della matrice interstiziale e quindi diprovocare l’insorgenza della fibrosi. Le lesioni caratte-

ristiche della sclerosi sistemica sono la fibrosi, gli infil-trati di cellule immunocompetenti e le alterazioni delmicrocircolo. Il processo fibrotico colpisce tipicamentela cute, dove determina l’ispessimento del derma perl’eccessivo deposito di collagene e di componenti dellamatrice interstiziale (proteoglicani, fibronectina), mapuò manifestarsi anche nell’interstizio polmonare, nelmiocardio, nella parete esofagea e intestinale. La vascu-lopatia interessa le arteriole e i capillari, le prime conalterazioni degenerative delle cellule endoteliali, ispes-simento dell’intime e proliferazione della media, i se-condi con fenomeni di dilatazione, formazione di mega-capillari e fenomeni di distruzione. Dal punto di vistaclinico, la SSc esordisce con il fenomeno di Raynaud esi caratterizza per la comparsa di lesioni cutanee, va-scolari, dell’apparato locomotore e viscerali. La cute,inizialmente edematosa, diventa con il progredire dellamalattia sclerotica, di consistenza poco elastica fino adassumere nelle fasi più avanzate un aspetto assottigliatoed atrofico. L’interessamento vascolare comprende dila-tazioni di arteriose, capillari e venule responsabili delleteleangectasie e il fenomeno di Raynaud. Il coinvolgi-mento dell’apparato locomotare è sia articolare conun’atropatia sclerodermica delle mani e progressivo ir-rigidimento in flessione secondario ad una retrazionesclerotica della cute sia osseo con fenomeni di osteolisidelle falangi. La partecipazione degli organi interni ve-de nel polmone l’organo più interessato. Si assiste in-fatti ad una riduzione della funzionalità ventilatoriaconseguente alla fibrosi interstiziale basale e ad una va-sculopatia obliterante a carico delle arteriole polmonari

Terapia dell’ipertensione arteriosapolmonare secondaria alla SclerodermiaDOTT.SSA ADRIANA GALLOSpecialista in Reumatologia, Casa di Cura Privata “Villa Sandra”, Roma

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inducendo un quadro di ipertensione polmonare ingra-vescente e cuore polmonare cronico. Ai fini diagnosticisebbene sia sufficiente l’osservazione del paziente, adoggi sono ampiamente accettati i criteri rivisti nel 1987dell’American College of Rheumatology, secondo iquali devono essere presenti un criterio maggiore e al-meno due dei tre criteri minori (Tabella 1).

Tabella 1

Criterio Maggiore Sclerodermia prossimale alle MCF

Criteri Minori SclerodattiliaNecrosi o cicatrici dei polpastrelliFibrosi polmonare basale

Considerate le dovute diagnosi di esclusione, la presenza delsolo criterio maggiore oppure di almeno 2 criteri minori per-mette di classificare la condizione come SSc con una sensibi-lità del 97% ed una specificità del 98%

IPERTENSIONE POLMONARE

Una delle complicanze più temibili della SSc è l’insor-genza dell’ipertensione polmonare che va ad aggravarela morbilità e la mortalità della patologia. Per parlare diipertensione polmonare bisogna ricordare come il cir-colo polmonare sia un circolo ad alto flusso e basse re-sistenze, tanto che è sufficiente una pressione di soli12-25 mmHg per far defluire tutta la portata cardiacaattraverso il distretto polmonare. Dal punto di vistaemodinamico dobbiamo distinguere due diverse situa-zioni un’ipertensione polmonare precapillare ed unaforma postcapillare. La forma precapillare è caratteriz-zata da un processo patologico che coinvolge il circolopolmonare a livello arteriolare, provocando un aumentodella pressione solo nel distretto arterioso; la forma po-stcapillare invece è causata da un aumeno delle resi-stenze a livello del distretto venulare e delle sezioni car-diache sinistre (valvulopatie e miocardiopatie). Per fareuna diagnosi differenziale tra le due condizioni è neces-sario misurare la pressione di incuneamento polmonare(stima della pressione venosa polmonare): il riscontrodi un valore superiore a 15 mmHg è indice della pre-senza di una componente postcapillare. Recentemente èstata proposta una classificazione nosografica dell’iper-tensione polmonare (Tabella 2).

Tabella 2

Classificazione diagnostica dell’ipertensione polmonare

1 Ipertensione arteriosa polmonare2 Ipertensione venosa polmonare3 Ipertensione polmonare associata a malattie dell’apparato

respiratorio e/o ipossiemia4 Ipertensione polmonare secondaria a malattie tromboem-

boliche5 Miscellanea

Tra tutte le forme di ipertensione polmonare quella ar-teriosa forse è la complicanza più grave della SSc. Tuttele forme di ipertensione arteriosa polmonare sono carat-terizzate da un interessamento quasi esclusivo dellacomponente vascolare del polmone, con ostruzione del-le arteriole di piccolo calibro (secondaria ad una proli-ferazione delle cellule endoteliali e della media con fe-nomeni di trombosi in situ) e presenza di lesioni ples-siformi. La malattia è progressiva e l’aumento delle re-sistenze vascolari polmonari conduce ad un sovraccari-co ventricolare destro che evolve verso una grave insuf-ficienza di circolo e, potenzialmente, alla morte. Laprevalenza dell’ipertensione polmonare nelle malattiedel connettivo, soprattutto nella sclerodermia, è netta-mente più elevata e risulta essere in assoluto la maggio-re tra tutte le patologie in grado di un interessamentodel piccolo circolo. In circa il 30% dei casi di iperten-sione arteriosa idiopatica sono presenti anticorpi anti-nucleo a basso titolo. Si ipotizza il fatto che una serie difattori (ormoni, complessi autoimmuni, virus, tossine)agendo su soggetti geneticamente predisposti inducanodelle lesioni endoteliali. Tali lesioni sono il risultatodell’alterazione del rapporto esistente tra fattori vasodi-latatori e antimitogeni e fattori vasocostrittori mitogenia vantaggio di quest’ultimi. Inizia così un circolo vizio-so di vasocostrizione, di proliferazione delle cellule li-sce ed endoteliali, di attivazione della cascata coagulati-va e di formazione delle lesioni arteriolari, che si mani-festano con la comparsa di:• Ipertrofia della tonaca media.• Ipertrofia della tonaca intima.• Lesioni plessiformi, costituite da formazioni an-

giomatoidi che originano da arterie muscolari.Proprio in relazione al riscontro di un’alterata reat-

tività vascolare, numerosi studi hanno evidenziato co-me l’iniziazione del circolo vizioso sia riconducibile

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alla biosintesi e al rilascio dell’endotelina. Nell’endo-telio e dell’epitelio, la maggior parte dell’endotelina(ET) viene rilasciata nel compartimento interstiziale, adimostrazione di una iniziale azione autocrina e para-crina. Per esplicare la loro azione è necessario chequeste endoteline vengano rese attive da una serie dienzimi convertitori dell’endotelina presenti sullamembrana cellulare. La presenza di questi enzimi èstata dimostrata nelle cellule epiteliali dell’apparatorespiratorio, nelle cellule muscolari lisce delle arterio-le polmonari, nei macrofagi, nelle cellule endotelialidelle arteriole polmonari, Numerosi studi hanno evi-denziato come la produzione di endotelina sia incre-mentata dall’aumento in circolo di vasopressina, cito-chine, angiotensina, catecolamine, dalla presenza diuna condizione di ipossia e ischemia, mentre sia inve-ce inibita da prodotti di derivazone endoteliale comel’ossido nitrico, le prostacicline e il peptide natriureti-co striale. L’insorgenza dell’ipertensione polmonare sipensa risenta dello squilibrio tra vasodilatatori e vaso-costrittori e come l’aumentata produzione di endoteli-na amplifichi significativamente il danno vascolare.Nel corso della storia naturale della malattia, ad unainiziale fase asintomatica, caratterizzata da un aumen-to delle resistenze polmonari e quindi aumentato cari-co di lavoro del cuore destro, ma assenza di sintomi esegni clinici, segue una fase sintomatica stabile condispnea riferita sotto sforzo, ma portata cardiaca nor-male a riposo ed infine una fase terminale con riduzio-ne della portata cardiaca anche in condizioni di riposo.Fondamentale quindi dopo un’accurata anmnesi l’ese-cuzione di un’Ecocardiogramma Bidimensionale eDoppler mirato allo studio delle sezioni destre con mi-surazione delle dimensioni del ventricolo destro, spes-sore e cinesi della parete libera del VD dimensionedella cavità striale destra, dimensioni e collassibilitàdella vena cava inferiore, pattern del flusso tricuspida-le. Qualora si rilevi un’ipertensione polmonare in pa-zienti affetti da patologie del connettivo importantesarà la diagnosi differenziale tra le forme dovute ad uncoinvolgimento fibrotico dell’interstizio e quelle do-vute al rimodellamento arteriolare polmonare.

TRATTAMENTO FARMACOLOGICODELL’IPERTENSIONE POLMONARE

La terapia medica si basa sul trattamento dei se-gni dell’insufficienza congestizia e prevede l’uso di

diuretici (furosemide, spironolattone) e digitale. L’u-so degli anticoagulanti orali trova indicazione nellapresenza di fenomeni di trombosi in situ e nell’iper-coagulabilità. I calcio-antagonisti possono essere uti-lizzati solo nei casi con test acuto positivo. È consi-derato responder al test acuto un paziente che pre-senta una riduzione della pressione media polmonaredi almeno 10 mmHg e il raggiungimento di valori aldi sotto di 40 mmHg. Tra i calcio-antagonisti i far-maci più usati sono la nifedipina e il diltiazem. Ledosi utilizzate sono maggiori rispetto a quelle utiliz-zate per il trattamento dell’ipertensione arteriosa si-stemica.Epoprostenolo: l’impiego dei prostanoidi ha rap-

presentato un reale salto di qualità nella gestione deipazienti con ipertensione arteriosa polmonare. Alcunistudi hanno evidenziato come era presente un nettomiglioramento della classe funzionale NYHA e dellecondizioni emodinamiche, presentando una riduzionedelle resistenze polmonari e della pressione polmona-re, con un aumento della portata cardiaca. I limiti deltrattamento con epoprostenolo sono legati alla breveemivita del farmaco e dalla necessità di infonderlo incontinuo tramite un accesso venoso centrale esponen-do quindi il paziente a rischi di infezioni. Per questo eper l’alto costo il trattamento con prostaciclina è indi-cato nei pazienti con compromissione più severa (III-IV classe NYUH) e va condotto in un centro specializ-zato.Iloprost: il farmaco è un analogo della prostaciclina,

utilizzato per la terapia dell’ipertensione polmonare at-traverso la somministrazione endovenosa. Più recente-mente è stata proposta una via inalatoria nel tentativo direndere selettiva l’azione del farmaco a livello del cir-colo polmonare.Inibitori della fosfodiesterasi 5: Sildenafil: il far-

maco agisce bloccando la fosfodiesterasi-5 (particolar-mente rappresentata a livello del circolo polmonare)con conseguente aumento del GMPc intracellulareche, in acuto, causa vasodilatazione e in cronico pro-muove un effetto antimitogeno. Quest’ultima azione èimportante perché riduce la proliferazione endotelialee delle cellule muscolari lisce agendo negli intimimeccanismi che sono alla base dell’ipertensione arte-riosa polmonare.Antagonisti recettoriali dell’endotelina: Bosentan:

nel corso degli ultimi anni diversi studi hanno docu-mentato il ruolo dell’endotelina nella patogenesi del-l’ipertensione polmonare. Il Bosentan è un duplice

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antagonista dei recettori dell’endotelina. È un farma-co in grado di ridurre le resistenze vascolari polmo-nari periferiche, incrementando la gittata cardiacasenza modificare la frequenza. Somministrato per viaorale ha una biodiponibilità del 50% e raggiunge ilpicco di concentrazione plasmatici 3-5 ore dopo l’as-sunzione.

CONCLUSIONI

Diverse opzioni di trattamento sono disponibili peril fenomeno di Raynaud e comprendono calcio-antago-nisti, iloprost (e.v.), losartan e sindenafil. Le ulcere deipolpastrelli possono essere prevenute con l’antagonistarecettoriale dell’endotelina il bosentan. Le opzioni tera-peutiche per il trattamento dell’ipertensione polmonareassociata a SSc comprende il Bosentan, il Sindenafil evari analoghi della prostaciclina (epoprostenol, ilopro-st). Sitaxentan, ambrisentan e il nuovo inibitore dellafosfodiesterasi-5 potrebbero essere le nuove opzioni te-rapeutiche.

BIBLIOGRAFIA

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L’allergia al nichel (della quale abbiamo giàtrattato nella nostra rivista) non è solo unproblema cutaneo.

La maggior parte delle persone colpite è di sessofemminile. Ciò si verifica perché le donne hanno la pel-le più sottile, fanno uso maggiore di bigiotteria, cremedi bellezza e più spesso si dedicano ai lavori domesticientrando in contatto con possibili veicoli di nichel (ac-qua, detersivi, ecc.) È il metallo più diffuso in natura edè presente nell’acqua, nell’aria e nel suolo. Oltre a pro-vocare dermatiti allergiche (DAC) si può manifestarecon la SINDROME SISTEMICA DA ALLERGIA ALNICHEL (SNAS) caratterizzata dall’insorgenza di sin-tomi legati all’interessamento di vari apparati conse-guente all’ingestione del metallo attraverso gli alimenti.

La DAC (DERMATITE ALLERGICA DA CONTAT-TO), invece si manifesta con prurito, eritema, eczema ecolpisce circa il 10% della popolazione. Quest’ultima è ca-ratterizzata da lesioni della pelle nelle sedi di contatto conquesto metallo. Tale metallo si trova in notevoli quantità incinturini, bottoni metallici, cerniere, orecchini, bigiotteria,argento, oro bianco e si trova in oltre (in minor quantità) inprodotti cosmetici, detersivi, tinture dei capelli, colori de-gli indumenti (specialmente nero), fertilizzanti, insetticidi,protesi odontoiatriche e ortopediche, monete, batterie alca-line e inchiostri per tatuaggi. Può anche presentarsi comeeczema generalizzato anche in zone che non vengono di-rettamente in contatto con le sostanze sopra riportate.

A differenza la SNAS, invece, è una malattia che inte-ressa vari apparati. Può provocare disturbi cutanei, respira-tori, digestivi, ecc. Quando l’alimento ricco di nichel arri-

va a livello intestinale cede il metallo che viene assorbitodall’intestino stesso, provocando numerose manifestazio-ni. È difficile gestire tale malattia perché può essere provo-cata da numerosi alimenti. L’alvo diarroico che ne conse-gue determina perdita di sali minerali, vitamine e proteine.

Il nichel è contenuto in quantità maggiore nei vegeta-li. Vi sono alimenti con altissimo contenuto di nichel (piùdi 1.000 ug/kg): frutta secca, noci, nocciole, arachide,mandorle, cioccolato, pomodoro in scatola, piselli, fagio-li, liquirizia, funghi, lenticchie, lattuga; altri con un con-tenuto minore: cavolo, cavolfiore, cavoletti di Bruxelles,carciofi, pomodori, spinaci, prugne, asparagi, fagiolini,carote, broccoli, farina di frumento integrale, avena, cru-sca, grano saraceno, miglio, uva passa, fichi, albicocche,kiwi, ananas, margarina, aringhe, ostriche, sgombro, the,marzapane, vitamine e integratori minerali.

Questi ultimi hanno un massimo di nichel di 1.000ug/kg.

Mentre carote, pere, broccoli, cipolla, gelatine, lam-poni, rabarbaro, lievito in polvere hanno un contenutodi nichel tra i 100 e 200 ug/kg.

Da questi brevi cenni si può dedurre che il soggettoallergico al nichel con DAC e SNAS ha problemi legatiall’alimentazione. Per tale motivo consigliamo una die-ta con alimenti permessi (foglio A e B), vi elenchiamo icibi permessi e quelli da evitare (foglio C) e infine vi ri-portiamo “DIETA BRAMA-NI” per uomo adulto nor-mopeso e per donna adulta normopeso (foglio D).

Con questo lavoro è nostra intenzione aiutare quantopiù possibile i malati affetti da DAC e da SNAS conuna dieta equilibrata e anche piacevole.

Alimentazione e NichelDOTT. PAOLO AGOSTINUCCI*, LUCA PARENTE**, PATRICIA ISANGU MANGANZI**** Responsabile Poliambulatorio Allergologia, Casa di Cura “Villa Sandra”, Roma** Responsabile Infermieristico Poliambulatorio Allergologia, Casa di Cura “Villa Sandra”, Roma*** Laureanda Scienze Infermieristiche Università Tor Vergata

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24 Alimentazione e NichelDott. PAOLO AGOSTINUCCI - LUCA PARENTE - PATRICIA ISANGU MANGANZI

CASA DI CURA PRIVATA

VILLA SANDRA

FOGLIO A

MENÙ SETTIMANALE

LUNEDÌ

Colazione

Caffè e latte ed una fetta di pane e marmellata di fragole

Pranzo

Un piatto di bresaola con insalata mistaOppure: pasta al pesto

Lonza al latte con erbette lesseUna mela o mandarini

Pane comune

Cena

Pasta all’uovo in brodo di carneOppure: crespelle alla besciamella

Breasola con scaglie di grana e zucchini trifolati ofiletto di pesce al burro

Mela o pescaPane comune

MARTEDÌ

Colazione

Caffè e latte ed una fetta di pane e marmellata di fragoleo miele

Pranzo

Insalata mista con tonno ed uovoOppure: pasta e ricotta

Costata alla griglia con peperonataUna mela o mandarini

Pane comune

Cena

Crema di zuccaRisotto nero alla zucca e gamberetti

Prosciutto crudo e mozzarella con finocchio crudotagliato sottile o polpette di carne con carciofi

Mela o pescaPane comune

MERCOLEDÌ

Colazione

Caffè e latte, yogurt ed una mela

Pranzo

Fettine di roast-beef con erbe cotte o misticanzaOppure: riso freddo o pasta con zucchini

Cotoletta di pollo o tacchino o nodino con erbette cotteUna mela o mandarini

Pane comune

Cena

Passatelli in brodo buonoOppure: bucatini alla carbonara

Formaggi misti con marmellata di agrumiOppure: branzino al sale al forno con cicorione o

trevisani al fornoFragoline al limone

Pane comune

GIOVEDÌ

Colazione

Caffè e latte, yogurt ed un frutto permesso

Pranzo

Piatto di speck e formaggioOppure: risotto alla milanese con zafferanoHamburger con verdure permesse alla grigliaMacedonia di frutti di bosco, no lampone

Pane comune

Cena

Minestrone di verdure permesseOppure: ravioli di carne o di magro o di zucca al

burro e salviaCarpaccio di carne o bistecca alla griglia ed insalata belga

Oppure: frittata di verdure con insalatinaBanana o mandarancio

Pane comune

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25Alimentazione e NichelDott. PAOLO AGOSTINUCCI - LUCA PARENTE - PATRICIA ISANGU MANGANZI

CASA DI CURA PRIVATA

VILLA SANDRA

FOGLIO B

VENERDÌ

Colazione

Caffè e latte ed una fetta di pane con miele omarmellata di mirtilli

Pranzo

Insalatina con prosciutto cotto a cubetti e crostiniOppure: pasta con ragù di olive, capperi e mentaInvoltini di carne con sedano gobbo al forno

Oppure: peperoni alla grigliaUna mela o fragole

Pane comune

Cena

Cappelletti in brodo buonoOppure: strangolapreti alle erbette al burro e parmigiano

Pollo arrosto ripieno con melanzane al funghettoOppure: uova ed asparagi

Mandarini o bananaPane comune

SABATO

Per alcuni è già un giorno di festa per cui la colazione puòessere più varia ed abbondante

Colazione

Caffè e latte, una fetta di pane con miele o marmellatadi mele cotogne

Yogurt e una spremuta d’arancia

Pranzo

Pasta con le verdureConiglio arrosto al vino bianco

Oppure: nodini di vitello con insalata mistaBanane e fragolini al limone

Pane comune

Cena

Pasta al sugo di pescePesce al sale, branzino o orata

Oppure: tagliata di manzo con erbette in padella alburro e formaggioPesche al fornoPane comune

DOMENICA

Dormite qualche momento di più e concedetevi un poco di ozio. Se rientra nel vostro stiledomenicale, potete fare un Brunch prima di mezzogiorno, se invece siete abituati al pranzoin famiglia potete predisporlo così:

Pranzo

Tagliatelle fatte in casa al burro di malga e formaggio granaCosciotto di agnello al forno con frittura di verdura permessa

Torta di mele brasilianaPane

Cena

Pasta reale in brodo buonoCarne lessa mista, salumi e formaggi con bietole lesse

Marmellate e mostarde di accompagnamentoFragole e mirtilli con gelato di limone

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26 Alimentazione e NichelDott. PAOLO AGOSTINUCCI - LUCA PARENTE - PATRICIA ISANGU MANGANZI

CASA DI CURA PRIVATA

VILLA SANDRA

FOGLIO C

CONTENUTO DI NICHEL NEGLI ALIMENTI

ALIMENTI CON BASSO CONTENUTO DI NICHEL

PERMESSI

FARINA 00, QUINDI PANE E PASTAFETTE CROCCANTI DI FARINA 00

(NOMAIS, NO AVENA, NOMULTI CEREALI,ATTENZIONE AI GRASSI AGGIUNTI)OLIO EXTRAVERGINE DI OLIVA

BURROUOVA

TUTTE LE CARNITUTTO IL PESCE (tranne quello vietato)

LATTE E FORMAGGIVERDURA (eccetto quella vietata)FRUTTA (eccetto quella vietata)

VINOCAFFÈ

DOLCI FATTI CON BURRORISO E GALLETTE DI RISO

FIOCCHI DI FRUMENTO (NOMAIS, NO AVENA)MUESLI (senza uvette né semi oleosi)

ALIMENTI AD ALTO CONTENUTO DI NICHEL

DA EVITARE

TUTTI I CIBI IN SCATOLAASPARAGI, FUNGHI, CIPOLLE, PORRI, SPINACI,POMODORI, PATATE, LEGUMI, LENTICCHIE,

PISELLI E FAGIOLI; LATTUGA, CAROTE E CAVOLI, BROCCOLI

FARINA INTEGRALE, FARINA DI MAIS, AVENA,CRUSCA, GRANO SARACENO, MIGLIO,PANE SPECIALE, INTEGRALE, CON SEMI E

FARINE PARTICOLARIPERE, PRUGNE, UVA PASSA, FICHI,ALBICOCCHE, KIWI ED ANANAS

NOCCIOLE, MANDORLE, ARACHIDI ETUTTA LA FRUTTA SECCACACAO, CIOCCOLATO

MARGARINALIEVITO CHIMICO

ARINGHE, OSTRICHE, SGOMBROTHE, SOPRATTUTTO QUELLO VERDE

MARZAPANE, LIQUIRIZIAVITAMINE E MINERALI INTEGRATORI

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27Alimentazione e NichelDott. PAOLO AGOSTINUCCI - LUCA PARENTE - PATRICIA ISANGU MANGANZI

CASA DI CURA PRIVATA

VILLA SANDRA

FOGLIO D

DIETA BRAM-NIBILANCIATA secondo i L.A.R.N.

(Livelli di assunzione raccomandati di nutrienti)Kcal 2000 TOTALE NICHEL 91,3 mg

PER UN UOMO ADULTO NORMOPESO

CONTENUTO MEDIO ALIMENTI Q.TÀ ALIMENTO DI NICHEL

COLAZIONELatte parz. scremato - Una tazza Gr. 250 5 mg

Pane tipo 00 - Un panino Gr. 60 11 mg

SPUNTINOYogurt bianco intero - Un vasetto Gr. 125 3,7 mg

PRANZOPasta di semola tipo 00 condita con olio di oliva Gr. 80 14 mg

Melanzane Gr. 200 5,8 mg

Carne di manzo (o altra carne o pesce) Gr. 100 0,8 mg

Lattuga Gr. 100 1,2 mg

Pane tipo 00 Gr. 60 11 mg

Mandarini Gr. 150 10 mg

CENAPasta o riso non integrale, in brodo vegetale (sedano, carota) senza dado Gr. 30 5,5 mg

Prosciutto crudo non in busta o ricotta di vaccao due uova di gallina intere Gr. 50 1 mg

Carote (alternate con peperoni dolci, zucchine, melanzane, indivia) Gr. 150 6,7 mg

Pane tipo 00 Gr. 60 11 mg

Banane

Alternare con mandarini, ananas, mele, pesche Gr. 150 4,5 mg

Condimento giornaliero gr. 30 olio di oliva (3 cucchiai)

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28 Alimentazione e NichelDott. PAOLO AGOSTINUCCI - LUCA PARENTE - PATRICIA ISANGU MANGANZI

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segue FOGLIO D

DIETA BRAM-NIBILANCIATA secondo i L.A.R.N.

(Livelli di assunzione raccomandati di nutrienti)Kcal 1650 TOTALE NICHEL 76,9 mg

PER UNA DONNA ADULTA NORMOPESO

CONTENUTO MEDIO ALIMENTI Q.TÀ ALIMENTO DI NICHEL

COLAZIONELatte parz. scremato - Una tazza Gr. 200 4 mg

Pane tipo 00 - Un panino Gr. 40 7,4 mg

PRANZOPasta di semola tipo 00 condita con olio di oliva(o pesce o speck o carne senza pomodoro) Gr. 80 14 mg

Carne di pollo (o altra carne o pesce) Gr. 120 1,2 mg

Lattuga (alternare con melanzane, zucchine,carote, indivia) Gr. 100 1,2 mg

Pane tipo 00 Gr. 60 11 mg

Banane Gr. 200 6,2 mg

CENAPasta o riso non integrale, in brodo vegetale (sedano, carota) senza dado Gr. 30 5,5 mg

Ricotta di vacca o prosciutto crudo non in busta Gr. 70 7 mg

Carote (alternate con peperoni dolci, zucchine, melanzane, indivia) Gr. 200 9 mg

Pane tipo 00 Gr. 60 11 mg

Mandarini

Alternare con banane, ananas, mele, pesche Gr. 150 10 mg

Condimento giornaliero gr. 30 olio di oliva (3 cucchiai)

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BIBLIOGRAFIA

Leonardo Ladina, Not allergolb 2010; vol. 28: n. 3: 139-141.

Lawlor G.J., Fischer T.J.: Manuale di allergia ed im-munologia, Padova, 1984.

Perrin L.: Allergologia pratica, Milano, 1985.

Feliziani V.: Interesse allergologico al nichel: guida alloro riconoscimento, Milano, 1986.

Michel F.B., Bousquet J.: Il libro delle allergie, Milano,1988.

29Alimentazione e NichelDott. PAOLO AGOSTINUCCI - LUCA PARENTE - PATRICIA ISANGU MANGANZI

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Ci sembra di intendere che il 150° anniversario dell’unità d’Italia, abbia rievocato, nel prof. Casavola, almeno due ordini disollecitazione mentale: da un lato, il riavvivato interesse dello studioso per i personaggi e gli avvenimenti dell’epoca risorgi-mentale; dall’altro – come, si spera, nella maggior parte degli italiani – il risveglio di uno slancio di spirito patriottico. Que-st’ultimo stempera, per così dire, il lucidamente impersonale distacco dello storico con un afflato di entusiasmo e coinvolgimen-to emotivo.Da questa sorte di sinergismo tra cultura e sentimento prendono vita, riteniamo, i saggi che stiamo attualmente pubblicando.

Dott. A. AnselmiVice Capo Redattore

Giuseppe Garibaldi(Nizza 1807 - Caprera1882)PROF. ALESSANDRO CASAVOLANutrizionista, Laureando in Naturopatia

1861-2011

L’Italia unita ha 150 anni... e parlare di GiuseppeGaribaldi è doveroso: perché l’Italia ebbe dignità di na-zione grazie soprattuto a lui, che si unì al servizio deipolitici che costruivano alleanze... mantenendo accesaper tanti anni una sorta di “febbre civile” con i suoi gio-vani ed anziani “volontari”... Tra i quali si ricordano an-che stranieri: Stefano Türr non era forse ungherese? eSpeech e Fobes inglesi? e Gustav Hoffstetter svizzero?Kadir Bey turco? È questa la meravigliosa carica di in-ternazionalità che ebbe il nostro Risorgimento...

Allora comincerò a dire: il regime poliziesco cheaveva preso piede in Piemonte con la Restaurazione gliaveva inflitto nel 1835 una condanna a morte in contu-macia... per cospirazione mazziniana. A Mazzini guar-davano ormai i cosiddetti “cospiratori”: tutti quelli chevolevano vivere in un paese libero e più giusto... Gari-baldi fu costretto a fuggire, imbarcandosi per il Sud-America, disposto a fare qualsiasi lavoro pur di soprav-vivere, e... disposto anche a combattere per altri... per le Giuseppe Garibaldi

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Patrie-sorelle, di Rio-Grande e dell’Uruguay insidiatedalle mene imperialiste del Brasile. Mazzini spingeva:“dovunque vi troviate, in seno a qualunque popolo lecircostanze vi caccino, combattete per la libertà di quelpopolo”. Ma appena è informato che in Italia si stavaorganizzando un sommovimento contro lo straniero op-pressore, che era l’Austria, Garibaldi nel 1848 lascia ilSud-America per tornare nella sua terra. Mazzini nonaveva forse aggiunto “combattete per la libertà di quelpopolo, se il momento lo esige”...? (da “I Doveri del-l’uomo”).

Le cose che racconterò spero non siano da tutti risa-pute...

GARIBALDI UN GUERRIERO?

Non è questa l’impressione che suscitò lungo glianni. In lui senz’altro grande era l’ardore per il com-battimento: sulle sue labbra spesso questa battuta: “laguerra es la vertadera vida del hombre...”. Ma si de-finì anche un patriota socialista. Si acconciò alla soli-tudine come un Robinson Crusoé. Sembrò, talvolta,compiacersi di una misteriosa sacralità con parole egesti... Tornato in Italia offrì il suo aiuto prima a PioIX, poi a Carlo Alberto, ma costoro non si fidarono.Ma chi era Garibaldi? Un guerrigliero? Un corsaro?Solo il governo provvisorio di Milano insorta gli dette

32 Giuseppe Garibaldi (Nizza 1807 - Caprera 1882)Prof. ALESSANDRO CASAVOLA

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un incarico. Il vecchio Anzani, sentendosi vicino amorire, aveva esortato i compagni più recalcitranti arispettarlo, ad ubbidirli “io sento che è un predestina-to”. Nel 1859, nella II Guerra d’Indipendenza, suscitaun fascino che “andrebbe addirittura studiato” diceGiovanni Visconti Venosta nel suo bel libro “Ricordidi gioventù” 1904 “non si sarebbe detto che fosse ungenerale, ma il capo di una religione nuova, seguito daturbe fanatiche...”. Nel 1864 durante una accoglienzad folla entusiastica a Londra, Herwen l’esule russodirà che pure nel conversare semplice e alla buonaaveva sentito “la presenza di una forza”... (così inAlfonso Scirocco “Garibaldi” 2005).

GARIBALDI UNO STRATEGA?

Proprio no... Garibaldi non sapeva fare una guerrasecondo i canoni classici della strategia militare (a dir-lo è Mac Smith nella sua storia d’Italia) ma sapeva fa-re benissimo quella irregolare, e i suoi soldati “vario-vestiti” così lui li definiva, erano molto bravi. Quandosoccorrono la Repubblica Romana in pericolo, per viadei loro vestimenti suscitano meraviglia e forse anchesospetto: casacche non sempre dello stesso colore,cappellini di foggia diversa, a volte conici come quellidei briganti... nessun distintivo di grado, ognunosmontando da cavallo rigoverna la propria cavalcaturacompresi gli ufficiali... come si è soliti fare in Sud-America... I triunviri esigono ad un certo momentomaggiore ordine, maggiore uniformità nelle divise...Ma le cose importanti sono altre: questi soldati sonoinarrestabili quando attaccano alla baionetta, sanno dipoter morire con più probabilità, ma lo fanno egual-mente... Operano come fucilieri in piccoli gruppi, sinascondono, riappaiono velocissimi e per esserlo si li-berano dello zaino che pongono sul terreno. Così saràin Sicilia nel 1860. Ma lungo il fiume Volturno, lascia-ta Napoli alle loro spalle, non si sentiranno all’altezzadei trinceramenti dei soldati borbonici al di là del fiu-me... Nel 1866, nella III Guerra di Indipendenza, i ga-ribaldini fanno scena... sono più belli a vedersi, hannotutti la camicia rossa nonostante siano stati irrigimen-tati nell’esercito nazionale, ufficialmente si chiame-ranno “Cacciatori delle Alpi”. La novità è che dispon-gono di artiglieria, di cannoni a lunga gittata sistematisu barconi lungo il Garda, così potranno disturbare gli

austriaci che sono al di là. Mi accorgo ora solo di nonaver spiegato perché il colore rosso delle loro divise.Garibaldi, quando si trovava in Sud-America ebbe mo-do di acquistare a poco prezzo delle camicie di quelcolore destinate a dei macellai del porto di Montevi-deo, piacquero ai suoi soldati che le indossarono... tut-to qui.

L’AMBULANZA DEI GARIBALDINI

Quando Garibaldi operò da solo, magari in circo-stanze difficili, drammatiche, non poté avvalersi di unverso servizio di infermeria, e sì che ne avrebbe avutobisogno perché gli attacchi alla baionetta facevanovuoti tra i suoi soldati, pensiamo che tutt’al più avesseun carro-ambulanza. I documenti da me consultati mipermettono di ricostruire così una colonna in marciadi garibaldini: alla testa c’era sempre lui, Garibaldi, su

33Giuseppe Garibaldi (Nizza 1807 - Caprera 1882)Prof. ALESSANDRO CASAVOLA

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Carlo Bossoli, Giuseppe Garibaldi, litografia acquerellata, dall’Albumstorico-artistico della Guerra d’Italia nel 1859, Parigi-Torino, 1860-1862,

Perrin ed.m collezione privata, Bari

Nominato generale dell’esercito piemontese da Cavour, Giuseppe Garibaldi per laguerra del 1859 arruolò circa 3.000 volontari, i Cacciatori delle Alpi, con i qualivinse gli austriaci a Varese e a San Fermo. Cavour permise la partecipazione deivolontari garibaldini alla guerra, ma allo stesso tempo cercò di limitarne il ruolo.

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di un cavallo bianco, poi dei cavalleggeri, poi dei fan-taccini, poi un carrozzone per il trasporto dei feriti edei deceduti, un cannoncino trainato, infine altri cava-lieri di retroguardia... Il carrozzone-ambulanza mispinge a parlare dell’assistenza ai feriti... Durante ladifesa della Repubblica Romana, nel 1849, solo alcu-ne donne, delle volenterose senza alcuna competenzaparticolare, raccoglievano i feriti... Eroine, a parermio, si esponevano al pericolo,,, eroine quanto Anita,la sposa di Garibaldi, presente nella disperata difesa diRoma. Vestitasi da uomo, da ufficiale, i suoi lunghi,meravigliosi capelli neri tagliati, i suoi seni turgidi co-stretti dalla giubba, ebbe modo di combattere scioltacome un uomo, terribile come un uomo... Un vero ser-vizio infermieristico comincerà dopo che lo svizzeroDunant rabbrividì al vedere le migliaia di feriti chegemevano e morivano abbandonati sui campi di batta-glia di Solferino e di San Martino nel 1859, la IIGuerra di Indipendenza. Da lì a qualche tempo sareb-be nata la Croce-Rossa.

LE FERITE DI GARIBALDI

Tante furono le ferite che afflissero Garibaldi neisuoi trascorsi di combattente: una ferita alla carotidequando si trova in Sud-America, ferite ad un polpac-cio trovandosi a perlustrare nel 1860 il fronte di Ca-pua, altra ferita più grave la riportò sull’Aspromonte,in Calabria, nel 1862... Era al comando di una colonnadi circa 2.000 soldati, come sempre volontari, perchéstava agendo di soppiatto... per portarsi al confine col

Lazio e tentare di rivoluzionarequanto restava dallo StatoPontificio. La sua colon-na fu intercettata dal-l’esercito, ne nacqueuno scontro, che inverità lui non voleva,con forza gridò: nonsparate. Viva l’Italia!Garibaldi fu tra gli al-tri ferito ad un piede,l’atroce dolore lo atterrò.Utile sarebbe stato uncarro-ambulanza che pur-troppo mancava. Un uffi-

ciale medico garibaldino presente, menomale, si ingi-nocchiò per osservare il piede insanguinato... la cas-setta dei ferri chirurgici aperta, vicino. Questa sarà lascena che i giornali dell’epoca illustreranno. Garibaldiaveva disubbidito al Re che gli aveva chiesto nell’in-contro di Teano, del 26 ottobre 1860, di passare ad al-tri la direzione della guerra di liberazione del Mezzo-giorno. Il rivoluzionamento dello Stato Pontificio, diquanto rimaneva di questo Stato, era per il momentointerdetto per gravi motivazioni diplomatiche. E que-sto Garibaldi lo aveva capito, sia pure tra le proposi-zioni ambigue del Re...

Ma aveva disubbidito, perché amava convulsamen-te l’Italia, la voleva redenta tutta e al più presto...

Pio IX era fuori della Storia, irritavano le sue in-comprensibili proposizioni di analisi politica. Sentia-mo quanto aveva detto nell’aprile 1860 ad Odo Russel“... gli italiani non sono cattivi. Basta guardare comeseguono la processione della Santa Vergine a Roma.Ma sono timidi e facili ad essere traviati... Quanto almio governo, esso appartiene al mondo cattolico e nonall’Italia sola, e quelli che lo servono cessano di avereuna propria nazionalità”. (in Giorgio Spini: documen-ti).

I garibaldini erano dunque accorsi alla chiamata,queste erano state le parole di Garibaldi: “... anche og-gi senza chiedere come si fa, dove si va, quale sarà laricompensa delle nostre fatiche voi siete accorsi colsorriso sulle labbra, al banchetto delle battaglie...”.

La irregimentazione nell’esercito nazionale avreb-be potuto risolvere i problemi di quei volontari giova-ni, meno giovani, ma la richiesta di Garibaldi era sta-ta respinta, in Parlamento a Torino nell’aprile del1861, lui aveva perso il controllo... lo scandalo deiconservatori alle stelle, tutti a guardarlo, in alto sullatribuna addirittura vestito col pocho... Gli stralci dellalettera che segue, di Cavour al Nigra è dell’anno pre-cedente /settembre 1860) ma rivelano il rapporto dif-ficile che il Ministero mantenne sempre con Garibal-di: “Garibaldi è un illuminato ubriacato da dei suc-cessi insperati. Crede di avere ricevuto una missioneprovvidenziale e di essere autorizzato ad adempierlacon ogni mezzo. Ne consegue che semina sulla suastrada il disordine e l’anarchia... siamo decisi a nonsopportarlo... a costo di gettare tutti i garibaldini inmare...”.

34 Giuseppe Garibaldi (Nizza 1807 - Caprera 1882)Prof. ALESSANDRO CASAVOLA

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Vittorio Emanuele IIIl Re, l’uomo, l’epoca

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GARIBALDI IN BARELLA

Ma torniamo allo scontro sull’Aspromonte. La co-sa terribile fu che tra i volontari se ne trovò uno chedopo aver abbandonato l’esercito si era messo con Ga-ribaldi... e fu per questa ragione immediatamente fuci-lato! Vorrei ricordare qualche particolare di quellasfortunata marcia, un problema di un equipaggiamentorabberciato, di una sussistenza militare inesistente: lescarpe si sdrucivano sulle pietre, le vettovaglie finiva-no, e ci si dovette sfamare con patate crude, rubate neicampi... Anche nel 1866 le scarpe dei garibaldini, puressendo stati irregimentati nell’esercito nazionale, di-

ventavano inservibili per la neve caduta nel Trentino,dove avrebbero dovuto muoversi...

Abbiamo lasciato Garibaldi a terra, circondato daisuoi. Poco distante il comandante del reggimento ita-liano il col. Pallavicino, che sembra imbambolato everosimilmente rattristato...

Una palla aveva colpito la coscia sinistra di Gari-baldi senza recargli danno, una seconda era penetratanella caviglia, probabilmente arrestandosi sul malleolointerno del piede destro. L’ufficiale medico garibaldi-no tenta ma inutilmente una incisione sulla tumescen-za malleolare, chiaramente per individuare o estrarre ilproiettile... Il ferito viene fatto scendere dalla monta-gna su di una barella improvvisata con rami. Il matti-no dopo, una volta sulla costa, viene innalzato sullapirofregata “Duca di Genova” a mezzo di un paranco,come un bue... All’atto della partenza, Garibaldi sa-lutò militarmente il generale Cialdini, che era lì percontrollare di persona l’operazione. Quel Cialdini che,dopo lo scontro in Parlamento, gli aveva scritto: “Voinon siete più l’uomo che io credevo, voi osate metter-vi al livello del Re...”. naturalmente Cialdini non ri-spose al saluto di Garibaldi... e la scena ci rattrista an-cora!

GARIBALDI È ARRESTATO...

La fortezza di Varignano, presso La Spezia, lo ac-coglierà come ferito e come prigioniero. L’arredamen-to della stanza quasi inesistente, migliorerà in seguito.La notizia dell’arresto e del ferimento di Garibaldivolò per tutta Europa... In Inghilterra il primo ministroPalmerston gli invierà un più comodo lettino da cam-po e tanti auguri di guarigione... Garibaldi aveva l’as-sistenza e la compagnia di alcuni suoi ufficiali, suc-cessivamente sarà raggiunto da alcuni familiari e daconoscenti. Rivide, nella circostanza, con immensopiacere due signore in modo diverso a lui legate... laWhite Jessie provetta infermiera, ma forse più che in-fermiera, e la Esperance von Schwartz, una nobile ve-dova, e divorziata, sensibile scrittrice conosciuta a Ro-ma durante l’assedio del 1849...

Il vuoto di quelle ore sembra che lo riempisse leg-gendo Tacito (a Caprera avrà una bibliotechina di libriimportanti, ma la sua cultura non si stratificò mai conrigore...). Si dice che si facesse accostare il letto alla

35Giuseppe Garibaldi (Nizza 1807 - Caprera 1882)Prof. ALESSANDRO CASAVOLA

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Camillo Benso Conte di Cavour

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finestrella dello stanzone per vedere il mare... E il maregli farà chiudere gli occhi spingendolo a ricordare si-tuazioni lontane: forse pensò alla scomparsa dei suoipiù cari compagni... forse pensò alla drammatica scom-parsa di Ippolito Nievo, un giovane intellettuale, nau-fragato con la nave mentre si stava portando dalla Sici-lia sul continente o forse pensò al gesto di un umile ca-valleggero, che gli aveva salvato la vita quando stataper essere disarcionato e finito, una volta a terra...

Sir Ricard Pardridge, inviato ufficialmente dal go-verno inglese e il prof. Rizzoli, venuto da Bologna,sosterranno la non presenza di un proiettile nella cavi-glia. Per questa visita il medico inglese chiederà 600lire. È vero specillò la ferita, ma questa manovra ven-ne fatta anche da altri, con grande sofferenza dell’in-fermo. Che, tuttavia, tutto nascose nella mimica delviso... Una radiografia avrebbe risolto tutto, ma era dilà da venire...

Il 23 novembre 1862, tre mesi circa dopo l’accadu-to, il prof. Ferdinando Zanetti estrasse la pallottola, inun albergo a Pisa, riuscendo ad agganciarla con unapinza ad anelli. Risulterà del peso di 22,5 grammi diuna carabina da bersagliere, tipo Minié... La convale-scenza Garibaldi la trascorrerà nella sua rustica casadi Caprera e sarà lunga. Nel gennaio 1863 riuscirà adalzarsi, monterà a cavallo nel luglio successivo. Ma lapalla di Aspromonte muterà la sua vita, testimoniera laWhite Jessie “togliendogli ogni vigore e presenza sulcampo di battaglia, gli interdiceva anche di mettere inpratica, nelle piccole faccende della vita quotidiana, ilproverbio preferito: chi vuole vada, chi non vuolemanda...”.

L’ARTRITE, IL NEMICO DI SEMPRE...

L’artrite – è accertato – afflisse Garibaldi con epi-sodi virulenti, a cominciare dai quarant’anni circa eperciò è da definirsi “acuta”. Le cause predisponentisono l’umidità e gli strapazzi. Che sono chiaramenteravvisabili nel percorso non facile, avventuroso dellasua vita... Tra le cause patogene possono esserci le in-fezioni di microrganismi penetrati dall’esterno da feri-te (e lui ne riportò diverse...) o veicolate seguendo ilcircolo linfatico o sanguigno da altri punti del corpo.Sono considerate possibili cause patogene il diabete,l’acido urico, la blenorragia, la sifilide... Su tutto que-

sto non si hanno informazioni, ma è certo, è risaputoche Garibaldi soddisfece la sessualità in circostanzediverse... Il male attacca in progressione, prima l’arti-colazione dei piedi e poi via via quelle dei polsi, dellemani del gomito, delle ginocchia, della colonna... sic-ché tutte le articolazioni risultano compromesse nelleparti molli e dure. Procede a tratti, il malato può gode-re lunghi periodi di benessere, cosa che capitava a Ga-ribaldi. In una illustrazione dell’aprile 1862 relativa adun intervento dell’eroe nel Parlamento a Torino, ve-diamo che dal poncho sbuca un bastone... in un’altrarelativa ad una visita al Re, che si appoggia alle stam-pelle, si era nel ‘74.

Sappiamo che anche negli anni più verdi, dovettein certi momenti essere portato a spalla dai suoi gari-baldini, e poi fu costretto ad usare la carrozza per per-lustrare il fronte, nel Veneto, nel 1866... e quello neiVosgi nel 1871. Come la combatté? Non sappiamoquali farmaci usasse, frequentò centri termali tra cuiquello di Ischia per fangature... Oggi è diventato unreperto museale un tavolinetto, nella casa di Caprera,carico di bottigliette, di ampolle che contennero medi-cine...

Ho raccolto anche questa sorprendente, per me, an-notazione medica: l’artrite può ridurre l’udito ed alte-rare la voce: a detta dei familiari sembra che Garibaldiscivolasse, negli ultimi tempi, in una sorta di mutismoche sembrò l’accettazione della sua sorte, che avevaraccolto plauso e sospettosa denigrazione... una sorteche ci spinge ad accostarlo a quella di un Eroe di unaantica sagra...

CON LA PROSTATITE... A CAVALLO

Mi accorgo di aver dimenticato di accennare ad unaltro suo male: la prostatite, che con l’andare a cavallonon poteva che aggravarsi. Questa affezione l’ho de-dotta dalla lettura di un verbale d’arresto, redatto dalTenente Colonnello dei Reali Carabinieri Deodato Ca-mosso il 6 novembre 1867, in occasione di un altrosuo tentativo di entrare nello Stato Pontificio. Tentati-vo fallito dopo la sconfitta subìta a Mentana, per l’in-tervento dei francesi in aiuto ai papalini... Garibaldi infuga è arrestato a Figline Valdarno, tra Lazio e Tosca-na. Fu fatto salire in un treno, poi trasportato in car-rozza al forte di Varignano, che lo sfortunato generale

36 Giuseppe Garibaldi (Nizza 1807 - Caprera 1882)Prof. ALESSANDRO CASAVOLA

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già conosceva. Ma c’è una sosta in prossimità di un al-bergo. Trascrivo dal verbale: “Alcuni giovani (eviden-temente simpatizzanti dell’Eroe) avevano tagliato letirelle dei cavalli per significare una protesta. La vet-tura si arresta e la si trascina nell’atrio di un albergo,ove il generale dopo aver con dolore nuovamente ori-nato, entrò nella sala ove mostrò il desiderio di pren-dere un pò di ristoro...”.

NELLA QUIETE DI CAPRERA

Ma Garibaldi non visse sempre militarmente, ebbemodo di andare a dormire alle nove di sera o giù di lì,distendersi su di un letto modesto ma sufficientementecomodo... lui che aveva con i suoi volontari marciatoanche sei ore la notte, per non essere avvistato dai ne-mici... e si era adagiato su giacigli di fortuna... Que-sto, ora lo potrà fare, ritirandosi nella casa che aveva aCaprera, che aveva costruito con le sue mani e conl’aiuto di alcuni amici. Zappava la terra sassosa dell’i-sola, allevava pecore e cavalli. Si dice che eseguissepiccoli lavori di falegnameria, che si cucisse o, verosi-milmente, si rattoppasse i suoi abiti... Non aveva forseammirato l’intelligente autonomia di Robinson Cru-soé? Accoglieva i visitatori che andavano a trovarloper simpatia patriottica o solo per curiosità... Si diceche ai visitatori di un certo riguardo lasciasse un suobiglietto di visita, che aveva da una parte una sua mi-nuscola fotografia... Ma perché? Anticipatamente aitempi nostri, capiva l’importanza di mantenere o di al-largare, in maniera si direbbe oggi mediatica, la nozio-ne o il ricordo di quanto avesse fatto per la nostra Ita-lia... E poi cantava accompagnando al pianoforte la fi-glia Teresita, e poi leggeva i giornali quando gli veni-va recapitati, scrisse e corresse più volte le sue memo-rie, arriverà a scrivere dei romanzi di gusto semplice,popolare per poter guadagnare qualche soldo... Non fumai ricco. Accetterà una pensione quando a offrirglie-la sarà un ministero di democratici, di sinistra si dice-va anche allora, nel 1876...

LE IDEE POLITICHE

È giunto il momento di dire qualcosa su come lapensasse politicamente: un giorno Garibaldi ebbe a

definirsi non più repubblicano ma monarchico e poidemocratico e socialista. Ma dei socialisti non condi-vise il superamento dell’idea nazionale e la lotta diclasse, come mezzo ordinato per un miglioramento ci-vile... In un libretto “Catechismo sociale” a domandee risposte propose idee per un miglioramento dellecondizioni del Paese tendo sempre un occhio sulleclassi sociali più povere. Il rinnovamento doveva ini-ziare nelle prime età della vita: da qui l’opportunitàdei nidi di infanzia. Doveva significare per gli operaiche si ammalavano un sussidio dal terzo giorno di ma-lattia, che avrebbero dovuto dare loro le Società dimutuo soccorso... Questa previdenza era inaudita inquello scorcio di Ottocento...

Quanto allo stato parlamentare, di cui non riuscivasempre a condividere le lungaggini e i compromessi,pensò che una Dittatura illuminata e temporanea fosseuna soluzione. Perché, diceva, è più facile trovare unatesta che ragiona che cinquecento, un riferimento aglieletti...

L’Italia del domani non avrebbe dovuto avere pos-sedimenti coloniali, il Mezzogiorno, se bonificato po-teva offrire lavoro e produrre ricchezza. Le spese mili-tari dovevano ridursi per servire solo al mantenimentodi una gendarmeria nazionale. La guerra doveva rite-nersi necessaria solo per liberare gli uomini da un ser-vaggio politico. Contrasti di altro genere dovevano es-sere risolti da organismi internazionali... All’Inghilter-ra, il Paese che da sempre aveva caldeggiato la libertà,affidava il compito di disegnare gli Stati Uniti d’Euro-pa...

Quando le spese militari si fossero ridotte – scrive-va ad un giornale bolognese nel 1867, ritornando daun raduno di sognatori di un mondo nuovo, tenutosi aGinevra “le nazioni capiranno che il loro denaro deveessere investito in opere utili, non a comprare corazze,bombe, mercenari e spie!”.

Era la palingenesi che aveva sognato Saint Simonche lo aveva affascinato nella giovinezza!

GARIBALDI E LE DONNE...

Garibaldi sentì per le donne attrazione... sempreper tutta la vita. E quelle che incontrò, naturalmente,furono le più diverse per condizioni sociali, per età,inclinazioni, ma non è detto che fosse sempre lui a

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guardarle per primo... Nel 1860, a Napoli è fatto scen-dere dalla stanza d’albergo dove riposava perché turi-ste inglesi volevano dargli un bacio... e chiedono pureuna ciocca dei suoi capelli biondi... per ricordo (cosìin Cavour di Italo de Feo). E saranno sempre signoreinglesi, gentildonne o non a rivolgere al nostro Eroeuna attenzione ammirata e affettuosa. Fra le altre laduchessa di Sutherland e la moglie del deputato Char-les Secly gli scriveranno lettere che i mariti non avreb-bero approvato... Ma facciamo con ordine il suo per-corso di corteggiatore e di amatore... Dapprima ha unafidanzatina, una borghesuccia di Nizza, poi, fuggiascoin Sud-America, ha le donne libertine dei porti... e leattempate matrone che gli offrono una pausa al suo vi-

vere duro, nelle loro accoglienti fazendas... Ma ci fu-rono anche giovani donne con cui pensò a progetti divita. Una così fu Aniña o Anita Ribeiro da Silva, unabrasiliana che era stata giovanissima infelicementesposata. Anita lo affascina al solo guardarla, per stradaa Montevideo: è alta di statura, snella con seni lunghie turgidi, viso ovale, di carnagione scura, grandi oc-chi neri, capelli neri sciolti... (così in Giuseppe Gari-baldi di Scirocco op. cit.) Garibaldi è affascinato sul-l’istante, lo sono entrambi. Di lei poi dirà: “il mio te-soro, non meno fervida di me per la sacrosanta causadei popoli e per una vita avventurosa”.

È con lui nell’assedio di Roma del 1849 e nella ri-tirata-fuga ma verso dove? Il suo uomo dapprima

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pensa di rifugiarsi a San Marino, poi pensa di portar-si a Venezia, dove ancora si combatte per la libertà...Ma dovrebbero separarsi, perché lei è febbricitante,in più è incinta. Ma Garibaldi dirà alla guida “lascia-te che mi segua... io ho verso di lei un immenso debi-to di riconoscenza e di amore...”. Ma anita muove,verrà precipitosamente sepolta presso la Cascina Ra-vaglia, alle Mandriole, presso le paludi Comacchio...Dopo anni il marito la esumerà per potare i resti aNizza, nel Cimitero dove riposava sua madre. A Ca-prera conserverà, incorniciati, una ciocca dei suoi ca-pelli neri, meravigliosi capelli... Anita, credo, sia sta-ta per Garibaldi la donna più importante della sua vita!

Nel 1855 per spezzare la solitudine che si vive aCaprera, dove non ci sono mormalmente abitanti, favenire da Nizza una serva, con cui finisce col fare ses-so. Nascerà una bambina, a cui stranamente darà il no-me di Anita... Vorrebbe sposare la madre, BattistinaRavero, ma è sconsigliato da tutti: costei è una donna

analfabeta, rozza, non socievole. Come potrebbe as-solvere il ruolo di moglie?

Nel 1857 è nuovamente incantato da Maria Espe-rance von Schwartz, incontrata la prima volta durantel’assedio di Roma nel 1849. Diverse saranno le appa-rizioni di lei.

Nel 1857 Esperance ha solo 36 anni, Garibaldi neha 50. È bella, elegante, colta, spiritosa, amazzone au-dace, viaggiatrice appassionata e attenta, descrive iluoghi che visita... Garibaldi le scrive rilevando un im-peto amoroso piuttosto poetico: “voi figuravate cara-mente nella mia immaginazione... Però ora la realtàm’ha beato, ed io mi sono sentito veramente felice, in-nalzato per aver potuto occupare per un momento ipensieri di sì cara, gentile, generosa signora... E lepropone regolare matrimonio!

Ma Esperance esita, non se la sente, gli darà neglianni avvenire affetto e consiglio e all’occorrenza assi-stenza ai figli: si porterà in Inghilterra il piccolo Ric-ciotti perché si curi una gamba... e sistemerà Anita,

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Giuseppe Garibaldi in ritirata da Roma, stampa, 1849, collezione privata, Milano.

Con Garibaldi nella fuga da Roma, dopo la sconfitta della Repubblica romana nel 1849, c’erano, fra gli altri, Anita, Ugo Bassi, Ciceruacchio, il maggiore Cenni.Nei pressi di Ravennna Anita, incinta del quinto figlio, morì.

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che non ha vicino una madre, perché è stata mandatavia, in una scuola in Svizzera e poi a Malta presso unafamiglia che lei conosce, abbastanza facoltosa...

Chissà, sentì forse di non potersi adattare al tenoredi vita che conduceva lui... un gentile selvaggio! LaJessie Wite, anche di lei ho in precedenza parlato, cosìlo descriverà: “un semplice e cortese gentiluomo, taci-turno e troppo timido per andare in società. Dorme do-po colazione e si ritira ogni sera alla otto...”.

Nel 1859 ha un abbaglio per una diciassettenne cheha incontrato in uno scenario di guerra nelle retrovielombarde, la giovane ragazza si era prestata a fare lapostina militare su di un calessino... È la marchesinaGiuseppina Raimondi. La sposa senza pensarci duevolte, e poi l’abbandona perché ha le prove che candi-da non sia mai stata! Faticherà venti anni per averel’annullamento del vincolo contratto!

Nel 1865 è presente in casa una bambinaia. Sichiama Francesca Armosino, l’ha fatta venire dal Pie-monte perché assista i tanti bambini che ha Teresita, laprima figlia che aveva avuto da Anita, prima degli altridue maschi Ricciotti e Menotti.

È giovane, tutto fare, gira per la casa, diventa lasua donna... Ma Francesca tirerà fuori col tempo dotidi una buona moglie. “È dedita a lui, con una sensibi-lità che non si aspetterebbe da una donna rozza” (cosìin Scirocco op.cit.).

Garibaldi la sposerà nel 1880, appena sarà libero,dinnanzi alla legge civile, m dopo quanto tempo! Leidirà: “da quando ci siamo conosciuti, mio marito nonlo ha mai toccato nessuno. Io solo l’alzavo, lo mutavo,lo mettevo in bagno, lo mettevo a letto, lo portavo nel-la carrozzella”. Chiaramente questa assistenza va rife-rita ai momenti in cui il male del suo uomo si aggrava-va, al punto che sarebbe stato inevitabile chiamareun’altra persona. Invece lei volle soccorrerlo sempreda sola... Garibaldi è poi contento perché Francescagli ha dato due figli, Clelia nel 1882 avrà15 anni eManlio 9 anni. E lui per il passato non ha potuto go-derseli dei figli così piccoli...

PRIMA DI MORIRE... UN VIAGGIO DI NOZZE!

Nel gennaio del 1882 (dopo alcuni mesi, pensiamoun pò... morirà) decide di fare un viaggio nel Mezzo-giorno, che non ha più rivisto dal 1860-62... e vuole

portare con sé France-sca: è per i due che sisono regolarmentespossati una sortadi viaggio di noz-ze... Nell’atto dimatrimonio luisi è dichiarato:agricoltore, leicasalinga! Ne-gli spostamentici sono diffi-coltà, ma vengo-no superate conausili ortopedici...Oh quante dimostra-zioni di affetto glisono fatte a Napoli:in una atmosfera borghese di una Italia ormai diversa:ex-volontari e amici gli fanno una mandolinata su bar-che perché si affacci al terrazzo della villa che lo staospitando, e che ha dinnanzi le acque di Posillipo!...Poi andrà a teatro, e tanti occhi saranno puntati versoil palco... Poi sarà la volta di Salerno in delirio con100 mila persone, poi Palermo che straripa nelle stra-de, ma c’è un religioso... strano silenzio. Garibaldi fafermare la carrozza, rivolge alla folla delle parole, maci si accorge che fa fatica, non respira bene, ha intra-preso questo viaggio che non sta bene... ha una bron-chite. Tra la folla ci sono anche dei giovani o giova-nissimi che forse chiedono agli anziani che cosa dipreciso sia accaduto, tanti anni prima, nella loro iso-la... a Palermo, a Calatafimi, a Messina. E i raccontiforse trasfigurano, arricchiscono gli avvenimenti. Ga-ribaldi, quel vecchio in carrozza... è ormai entrato nelmito!

IL SUO CREDO RELIGIOSO

Fu un pasticcio tra concetti massonici: DIO è l’ar-chitetto dell’Universo e concetti cristiani: Gesù nostromaestro misericordioso... Nelle proposizioni politicheaveva voluto aggiungere che Dio non può mai esseredimenticato, perché da lui discende il Dovere...

I preti, per i quai in genere ebbe disistima, nonhanno un ruolo nel suo edificio religioso. Eppure ne

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Giuseppe Garibaldi con la figlia Clelia

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stimò alcuni: per es.: fra Pantaleo presente nella spe-dizione dei Mille, e poi in altre circostanze o religioseo patriottiche, il barnabita Ugo Bassi, che sarà fucila-to dagli austriaci a Bologna anche lui in fuga da Ro-ma nel 1849. Fucilato perché ritenuto combattentecon Garibaldi mentre era stato solo il confessore, be-nedicente i garibaldini che morivano... Don GiovanniVerità che lo ospita con Anita febbricitante durante lafuga, di lui dirà nelle Memorie “vero sacerdote diCristo, soccorritore di un perseguitato dai preti peramore d’Italia” dove i preti che disprezza sono so-prattutto coloro che governano lo Stato Pontificio...Dobbiamo tener presente il contesto storico per spie-garci sia l’ammirazione di popolazioni intere e sia lapaura di altre di incontrarlo quasi fosse un messo de-moniaco... La Parrocchia che a Misano, sull’Adriati-

co, ospitò lui con Anita fu successivamente riconsa-crata... Il verbale steso dal sacerdote inviato dal Car-dinale di Ravenna, perché interrogasse i testimoni deltrapasso della moglie di lui, indicata come l’amantedel ben noto Garibaldi... annota “l’amarissimo pian-to” e la richiesta “che il corpo lo si portasse a Raven-na per una onorevole cristiana sepoltura”... e allora?

LE RONDINELLE: LO AVVISANODELLA MORTE...

Mi ha commosso leggere che aveva sempre creduto inoltre-mondo, ansimando, avvicinandosi alla morte (ladiagnosi sarà quella di paralisi respiratoria) volse lo

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L’ultima visita di Garibaldi al Re nel Palazzo del Quirinale il 30 gennaio 1874.A sinistra il gen. Medici, a destra il figlio Menotti (dipinto di Domenico Induno).

Il condottiero morì nel 1882 a 75 anni.

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sguardo verso la finestra, percependo nel canto di duerondinelle la chiamata di due sue figliolette morte in te-nera età... la chiamata in un mondo diverso, più bello. Inquelle due rondinelle c’erano le loro anime...

DUE DIVERSI NECROLOGI...

Tutto questo non valse ad alleggerire il giudizio chesu di lui esternerà l’Osservatore Romano il 6 giugno1882, a quattro giorni dalla morte. Il 4 aveva dato sem-plicemente l’annunzio del dispaccio telegrafico... Quan-do cercherà di mettere insieme più frasi dirà: “Un uomoche fece molto parlare di sé e che ebbe sempre per divi-sa speciale l’odio alla Chiesa cattolica e ai suoi sacriministri...”.Voglio soffermarmi, per dare consolazione, al mio cuore,sulla trattazione approfondita che gli dedica il giornalelondinese “The Times”, perché, afferma il giornale, ilpersonaggio meriterà di essere studiato anche quandosarà stato spogliato “dall’aura scintillante di cui l’entu-siasmo popolare l’aveva rivestito”. Mi piace aggiungereancora qualche altro argomento: “Fate scrivere la biogra-fia di Garibaldi al suo peggior nemico, e vi apparirà pur

sempre come il più sincero, il più disinteressato e il me-no ambizioso degli uomini”.

ECCO COM’ERA FATTO!...

Mi accorgo solo ora di avere parlato a lungo per lu-meggiare le pieghe della sua personalità, senza dire nulladi come fosse fatto fisicamente...

Giovanni Battista Cuneo 1850 così lo descrive: “distatura media, largo nel petto e negli omeri: ti dà l’ideadella forza e dell’agilità”.

Mac Smith ci parla del suo sguardo “occhi scintillantie fascinosi, il suo sorriso avrebbe fatto girare la testa an-che a gente quadrata...”.

Il Guerzoni (suo biografo ufficiale) aggiungerà unasua sensazione: “su quel corpo non irregolare, né sgra-ziato s’imposta una testa superba, una testa che aveva in-sieme, secondo l’istante in cui la si osservava... del GioveOlimpico, del Cristo, del Leone!”.

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FORSE NON TUTTI SANNO CHE...

A cura di:DOTT. LIVIO FALSETTOConsulente Scientifico Casa di Cura Privata “Villa Sandra”, Roma

I broccoli “chi più ne mangia meglio vive”DOTT. LIVIO FALSETTO

rubrica

Insieme agli altri componenti della famiglia dei cavoli (cavolfiore, cavolo cappuccio, verza, broc-

colo romano, cavolo nero, broccolo siciliano, ecc.) aiutano a curare alcuni problemi della vista,

ma anche l’herpes, l’infarto, il cancro e l’ulcera. Contengono, inoltre, molto calcio.

Broccolo siciliano

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44 I broccoli “chi più ne mangia meglio vive”Dott. LIVIO FALSETTO

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Apprezzati nelle cucine di tutto il mondo (esiste ancheil cavolo cinese), i broccoli saziano dando pochissimecalorie, sono:• diuretici;• leggermente lassativi.

• Vere guardie del corpo

Ai primi posti tra gli antitumorali che la natura cimette a disposizione troviamo proprio i broccoli (o icavoli in genere). Sono utili contro i tumori dello sto-maco, del colon, del polmone, della laringe e dellamammella. Questo grazie alla presenza di un aminoaci-do particolare, la “cisteina”, all’alto contenuto di “in-doli” e alla presenza di “sulforafano”.

• Protettori del sistema immunitario

Questo ruolo è svolto da tre sostanze:• i “faladi” che partecipano alla produzione degli an-

ticorpi e dei globuli bianchi;• la “vitamina C”; i cavoli ne contengono addirittura

più delle arance (54 mg per un etto contro i 50 mg peruno di arance);

• “l’indolo-3 carbinolo” (I3C) che è capace di bloc-care la replicazione del virus dell’herpes.

• Protettori della vista

Mangiati due-tre volte alla settimana e grazie alcontenuto di “luteina” e “zeaxantina”, due particolaripigmenti che si trovano in alta concentrazione nellaretina, proteggono la retina dalle lunghezze d’onda diluce dannose e prevengono la sua degenerazione ritar-dando alcuni problemi di vista tipici dell’avanzare del-l’età.

ALTRI VANTAGGI LEGATI AL CONSUMO DIBROCCOLI

• Secondo diverse ricerche, i folati, abbondanti neibroccoli, sembrano essere preziosi per proteggere

l’organismo dal rischio di infarto e malattie car-diache. In pratica regolano la concentrazione nel nos-tro corpo di una particolare sostanza, l’omocisteina,che se presente in quantità troppo alta provoca guai alcuore: mangiare spesso broccoli aiuta a tenerne bassoil livello.

• Sempre grazie al contenuto di acido folico i broc-coli sono indicati in gravidanza, quando il fabbisognodi questa sostanza cresce e soddisfarlo è importante per

Broccolo romano

Cavolfiore

i broccoli 43-46:Layout 1 29/07/11 11:35 Pagina 44

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45I broccoli “chi più ne mangia meglio vive”Dott. LIVIO FALSETTO

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la salute del piccolo che si sta formando. I broccoli pre-sentano poi altri aspetti interessanti per la futura mam-ma: contengono ferro (altro minerale del quale cresce lanecessità nei nove mesi) in quantità non elevatissimama in una forma resa facilmente assimilabile dalla pre-senza contemporanea di vitamina C; inoltre fornisconoun’alta quantità di calcio, importante per la formazionedello scheletro e la salute delle ossa.

• I broccoli possono rivelarsi preziosi anche per chisoffre di ulcera. Questa volta l’effetto positivo è legato

a una sostanza particolare, il gefarnato, che agisce sullemucose dello stomaco stimolandole a produrre unostrato protettivo contro gli acidi.

• Legata al buon contenuto di fibra è invece la ca-paci-tà dei broccoli di stimolare le funzioni intestinali eridurre l’assorbimento di grassi e colesterolo, a vantag-gio delle arterie.

• Infine, un recente studio americano ipotizza che ibroccoli abbiano un buon effetto preventivo anche neiconfronti del cancro alla prostata. Il merito di questa

Cavolo cappuccioCavolo nero

Contenuti in 100 gr. di cavolo

Energia (kcal) 27

Acqua (g) 92

Proteine (g) 3,0

Grassi (g) 0,4

Glucidi (g) 3,1

Fibra (g) 3,1

Sodio (mg) 12

Potassio (mg) 340

Ferro (mg) 0,8

Calcio (mg) 28

Vitamina C (mg) 54

Vitamina PP (mg) 1,8

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azione sarebbe della stessa sostanza attiva contro l’herpes,l’indolo-3 carbinolo (I3C), che viene trasformata dalla di-gestione in un altro composto chiamato DIM (diindolil-

metano). Sperimentato su cellule tumorali prostaticheumane cresciute in provetta, il DIM ha dimostrato di ini-birne fortemente la proliferazione.

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