Casa del Fanciullo - N. 153 - Dicembre 2009

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ASSOCIAZIONE ONLUS PADOVA VIC. SANTONINI 12 ASSOCIAZIONE ONLUS N. 153 - 1 DICEMBRE 2009 - SPEDIZIONE IN ABBONAMENTO POSTALE D.L. 353 / 2003 (CONV. IN L. 27/02/2004 N. 46) ART. 1, COMMA 2, DCB PADOVA CASA DEL FANCIULLO ECCO IL DONO DEL NATALE! 4 maggio 1884: 125 anni della nascita di don Giuseppe 25 luglio 1909: 100 anni di sacerdozio di don Giuseppe Viene a sanare le ferite del nostro cuore

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Periodico della Associazione Casa del Fanciullo Onlus - PADOVA

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ASSOCIAZIONEONLUS

PADOVAVIC. SANTONINI 12

ASSOCIAZIONEONLUS

N. 153 - 1 DICEMBRE 2009 - SPEDIZIONE IN ABBONAMENTO POSTALED.L. 353 / 2003 (CONV. IN L. 27/02/2004 N. 46)ART. 1, COMMA 2, DCB PADOVA

CASA DELFANCIULLO

ECCO IL DONO DEL NATALE!

4 maggio 1884:125 anni della nascita didon Giuseppe

25 luglio 1909:100 anni disacerdozio didon Giuseppe

Viene a sanare le ferite del nostrocuore

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IN QUESTO NUMERO

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IL DIRETTORE

a nostra Casa stavivendo un anno

impegnativo, ricco di sti-moli e trasformazioni checi chiedono cambiamentiin linea con i bisogniemergenti.

Tutti questi cambia-menti devono però esseremessi in atto anche sulpiano organizzativo, coin-volgendo tutta la strutturainterna che deve collabo-rare con persone e realtàsociali che con noi opera-no al servizio della fami-glia, dei minori e dei gio-vani.

I problemi non manca-no ma dobbiamo affronta-re sempre al meglio lesfide sia in campo sociale,sia in campo educativo.

L’ambito di intervento

VERSO TANTESFIDE... MANON DA SOLII problemi non mancano madobbiamo affrontare sempre almeglio le sfide sia in campo sociale,sia in campo educativo, pieni disperanza per un domani migliore.

AssociazioneCASA DEL FANCIULLO - ONLUSVic. Santonini 12, 35123 PadovaC/C postale n. 10339356;

Coordinate Bancarie:Cassa di Risparmio del VenetoFiliale Ospedale Civile - Agenzia 16IBAN: IT25 O062 2512 1970 7400 9077 01E

Per destinare il 5 per milledell’IRPEF: C.F. 80039540283

Telefono: 049/8751075Fax: 049/659179indirizzo mail:

[email protected]@cadelfa.it

sito internet:www.cadelfa.it

N. 153 - 1 Dicembre 2009Spedizione in abbonamento postaleD.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004n. 46) - Art. 1, Comma 2, DCB Padova

Direttore:Don Orlando GaliazzoDirettore Responsabile:Mons. Antonio Barbierato

Autorizzazione del Tribunale diPadova n. 29 con decreto del 24-10-1949. Imprimatur Patavii, Vic. Gen.I dati forniti dai socidell’Associazione Casa del Fanciullovengono utilizzati esclusivamenteper l’invio del giornale e non ven-gono ceduti a terzi per alcun motivo.

Stampa: Mediagraf S.r.l.,Noventa Padovana (Padova)

Redazione:Matteo Berto, Agostino Coppe,Daniela Pipinato, Renato Marangoni,Gianni Rampazzo, Elisa BettioCollaboratori:Fausto Angeli, Chiara Gaiani, CarloLotto, Clara Zotta,

Foto: Archivio Casa del Fanciullo,Luigi Perseghin, Claudio PagliaraniDisegno di IV di cop.: RavazzoloBruno e Carlotta

Quota annua di adesione: € 10.00Sostenitore: € 30.00

IL DIRETTOREVerso tante s fide ... ma non da soli 2di don Orlando

VITA DELLA CASALong life Cadelfa Boys! Ben più di un augurio 4a cura di Alberto“Conte” Cavallin

LAUREEFate largo: arrivano gli ing egneri 6di Andrea Cambi

IL MESSAGG IO - DOSS IERLa spiri tualità nello specifi co ministe ro del sacerdote don Giuseppe Paccagnella 7-17a cura di Bruno e Gianni

PRIMOPIANOCinque note per l’ educazion e dei figli 18di Matteo Berto

IL MELOGRAN OLa condivisi one crea una grande famiglia 21di Elisa

Tutti per mano, educatori e ragazzi 22di Rajaa

L’amiciz ia 23di Sakina

NELLA LUCE DI DIOAddio Bruno: grande amic o 25di don Orlando

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primario è quello rivoltoal personale. Infatti nelnostro settore – disagio,educazione, sostegno allafamiglia – c’è una forterichiesta di formazione, dispecializzazione e diaggiornamento continuoper stare al passo coitempi che mutano inmaniera veloce. Questonon deve scoraggiare,anzi deve rafforzare emigliorare la preparazionee il servizio che giornal-mente viene svolto.

Credo che il primopunto di forza, fondamen-tale per quanti operano inCadelfa – personale,volontari e responsabili –

dovrebbe essere la pre-ghiera continua e insisten-te alla ProvvidenzaDivina. Il secondo puntodi forza dovrebbe essereun forte desiderio di sen-tirci uniti e impegnati nelservizio verso il prossimo,tutto il “prossimo” per ilquale siamo chiamati adoperare, nonostante lenostre debolezze e i nostrilimiti.

Certo una sfida, sicura-mente un impegno forte.

Niente di più del mandatodel nostro Fondatore: unaCasa aperta sul territorio afavore di persone biso-gnose. Don Giuseppe eracerto che allora lo volesseil Signore, noi oggi pen-siamo che sia ancora unservizio valido e utileanche per il nostro tempo,con forme e modalitàdiverse.

Per fare tutto questoabbiamo bisogno di“un’economia solidale”,che coinvolga nelle formepiù svariate ma idoneepersone e cose, così dapoterci aiutare e sostene-re, confidando come sem-pre e fortemente non solo

sulle forze umane e sull’o-perato di tanti che ci aiuta-no in vari modi, masoprattutto nella DivinaProvvidenza.

Più che cose nuove o inapparenza rivoluzionarieè necessario uno stilenuovo e dinamico, ancheall’interno della nostracomunità. Niente di quel-lo che facciamo è sconta-to, il domani non lo cono-sciamo, ma possiamo spe-rarlo sempre migliore eper questo ci facciamoprotagonisti della nostrastoria, arricchita da unalunga esperienza, conti-nuando a vedere tutte lecose con “occhi da bambi-no”.

Nemmeno le nuovesfide ci fanno più pauraperché è la buona volontà,nell’impegno e nel sacrifi-cio quotidiano, che cianima e ci sostiene. Siamoottimisti e pieni di speran-za per un domani miglioreperché non siamo soli: lospirito del Padre fondatoreci accompagna e laProvvidenza è con noi.

Fiducia e speranza per-ché la prova che ci attendenon ci faccia perdere lafiducia e l’entusiasmo delnostro continuo dono nelnostro servizio instancabi-le e gratuito.

Guardiamo avanti,l’Opera è del Signore.

don Orlando

Anche all’interno della nostraCasa, più che di cose nuove oche in apparenza sembranorivoluzionarie è necessario uno stile nuovo e dinamico.

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VITA DELLA CASA

ccidenti che tonata.Questo è il clima in

cui mi ritrovo a iniziarequesto articolo. Non c'è iltemporale tranquilli, èsolamente il mio compa-gno di stanza che imita ibaritoni, mentre Changesta sul letto a scrivere conil portatile. Non proprio ilclassico caminetto accesoe il gatto sulle ginocchia,ma è sempre un'ispirazio-ne per scrivere, e sonoquesti momenti passatiinsieme, a far niente, chevalgono tanto oro quantodurano. Pensandoci sem-bra davvero una vita chestiamo qui, e non soloperché Gianni ce lo ricor-da insieme alla minacciadi spedirci in un altroConvitto in tempo zero(chissà perché?), piutto-sto per l'avvicendarsiannuale di facce nuoveche col tempo diventano“nuovi” cadelfini doc.Almeno non prima che,per due mesi o forse qual-

cosa in più, noi “vecchi”non la finiamo di doman-darci: “Ma chi è quello?” -“Si chiama Luca. No forseMarco... insomma boh!”.

Però quest'anno pareche il nostro Alzhaimersia notevolmente miglio-rato e devo dire che èentrata della bella gente.Questa sarà la prima eultima volta che in questoarticolo sarò gentile con lematricole... c'è la nostrareputazione di vecchiarroganti da mantenere.

Intanto la cosa piùimportante è che la ceri-monia del Battesimo èritornata decisamente inauge, con piacere nostro e,a quanto pare, anche deinuovi arrivati che “hannoparso gradire”.

Ovviamente non midilungo a spiegare cos'è ilBattesimo, e se non sapetecos'è non importa, tantonon ve lo spiegheròcomunque, ma ci tengo aprecisare che l'“Acqua

IL VERO DONO DEL NATALEIl Santo Natale ricorda a ciascuno di noi che Gesù

si è incarnato anche nella nostra storia.Il Bambino di Betlemme chiama ciascuno di noi a

rinunciare al proprio egoismo e ci invita a vivere unavita d’amore.

Anche quest’anno il Natale ci rinnova e dà ungrande impulso alla nostra fede, a volte piccola,

spesso debole, per nonperdere la strada, per nonrimanere in balia di noistessi, per incominciare acambiare davvero le cose.

Venendo in mezzo a noiil Figlio di Dio ha incon -trato molte persone. Egliè stato amato ed odiato,ha sperimentato gioie edolori, ma a tutti hadonato qualcosa, a moltiha cambiato la vita:molte persone sono statesanate nel corpo, molte dipiù le ha guarite nellospirito. Ma quello che piùconta è che a tutti ha indi -

cato un modo nuovo di vivere insegnando ad amare ea perdonare.

Il suo dono è l’amore e il perdono. Infatti Lui haamato tanto e tanti peccatori ha perdonato. Egli èvenuto a sanare le ferite del nostro cuore affinché anostra volta possiamo essere balsamo che sana leferite dei fratelli amandoli e perdonandoli.

Questo è il dono del Natale.Viviamo questo tempo di Natale in un clima di

gioia e di amore. Un solo augurio per tutti: questo Natale ci porti

Gioia, Amore, Pace, Luce e Speranza. Tutto questoaltro non è che il Bambino di Betlemme.

Il Direttore

A

LONG LIVE CADELFA BOYS!BEN PIÙ DI UN AUGURIO

I convittori veterani hanno fatto amicizia con i nuovi volti provenienti dalle piùdisparate città d’Italia: Verona, Ragusa, Salerno, Firenze, Udine e Belluno.E così la nostra Casa si arricchisce di nuovi componenti e di nuovi ...vizi!

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Santa” anche quest'anno èstata digerita nel miglioredei modi.

In questo nostro picco-lo meeting i vecchi hannofatto conoscenza con inuovi che ora presenteròanche se l'ordine con cuiintendo farlo sarà casuale.

Il primo è Emmanuele,forse il nome non vi diràgranchè ma se vi dico “laciminiera” il discorsodovrebbe essere chiaro.Questo ragazzo vienedalla bassa veronese, aquanto pare ha una certoamore per Steve Jobs eMiss Cooper, ma in fondoè un bravo ragazzo anchese alla nostra Acqua

Santa ha preferito lacrema al wiskey.

Il suo degno compareporta invece il nome diFabrizio, arriva da Ragusae qui mi dicono abbia uncognome di vaga assonan-za con need for speed.Parola di Rocco quindi ionon discuto.

Vado avanti citandoAlfonso, spedito qui daSalerno perchè lì nessunone poteva più della suaparlata da vecchio o forseperché voleva vederecome insegnano il karatequa a Padova. Seriamente,è una persona davverogentile, ma non scherzonemmeno sulla parlata da

vecchio. Provare per cre-dere.

Il prossimo è un'assolu-to inedito per il CaDelFa:Pietro ci è stato inviatonientemeno che daFirenze e qui nessuno siricorda di aver mai avutotoscani (semmai toscanel-li, e in quantità), ma unocon una parlata da toscanova sempre bene. Dallaregia mi dicono che senon impara a fare un usoappropriato della manigliaper chiudere la porta dicamera sua, presto nonavrà più una porta, né ilconseguente cruccio didoverla chiudere sbatten-dola.

Come non notare poiGabriele da Gemona,forse il candidato a riscat-tare il buon nome dellasua città, infangato da altriprima di lui. Ma non stoparlando della Giovenca,giuro. Se comunque alnome non riuscite ancoraad abbinare un volto, vidarò un piccolo aiuto e vimanderò a vedere la fac-cia del regazzino stampatasulle confezioni delKinder Cioccolato. E nonditemi che non è lui.

La seguente new entryinvece ha nome Luca ed èsceso da Belluno per dareil giusto ricambio ai con-terranei che fino all'annoscorso popolavano il col-legio, ma poi si sono lau-reati e hanno lasciato trop-po spazio vuoto (soprat-tutto Mario direi, perchèGbr non sono certo fosseanche tridimensionale).Comunque mi è giuntavoce della passione diLuca per giochi di ruolo diqualsiasi genere e fattura,e questa non può che esse-re cosa gradita. Da temponon avevamo più qualcu-no che impersonasse ilbersaglio per le pistole adaria compressa.

Quindi fanti e cavai nosbaia mai e se sei tituban -te gioca il fante, insommapasso e chiudo. Alla pros-sima puntata.

Alberto “Conte” Cavallin

VITA DELLA CASA

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VITA DELLA CASA

ari Lettori, careLettrici, sono sicuro

dedicherete volentieri unafetta del vostro tempo adascoltare le buone nuoveprovenienti dal nostro col-legio. Questa volta cisiamo proprio superati econ il solito entusiasmo edun pizzico di ironia, viracconteremo di ben seiospiti della Casa che inquesto ultimo periodohanno portato a terminecon successo il loro per-corso di studi.

Il 29 settembre è statala volta di Riccardo DallaFrancesca che ha conse-guito la Laurea Triennalein Ingegneria Informaticacon una tesi dal titolo“Progettazione e realizza-zione di un sito internetper un evento scientifico”.Alla proclamazione èseguito un momento dirinfresco in cui c'era chigiurava di aver immorta-lato il laureato in compro-mettenti foto, mentreassaporava i piaceri diBacco da contenitori dal-

l'inequivocabile formadi... lasciamo perdere!Al momento giustosapremo come ricattareil soggetto. Per ora cicongratuliamo con ilnostro Dottore che, daparte di tutta la Casa, èstato omaggiato delripristino della connes-sione internet, nellasperanza possa fruirnesenza problemi anche

nel biennio che lo porteràalla laurea specialistica.

Il giorno 19 ottobre èstato invece il turno delgiramondo Davide Peri-na che, ospite della Casanei soli ultimi mesi delloscorso anno accademico,ha discusso una tesi daltitolo “Identificazione diposizione e contorno deldisco ottico in immaginidella retina” ed è statoproclamato Bioingegnere.Davide può dunque guar-dare gli altri ingegneridall'alto al basso (...nonsono assolutamente di

parte...) e soprattutto, neisuoi numerosi viaggi checi auguriamo continuerà afare, potrà con orgogliosostenere di essere statonella gloriosa Cadelfa.

Chiudiamo (...final-mente...) la parentesi degliinteristi che si laureanoma restiamo in tema diingegneri perché ora toccaparlare del nostro grandeShadi Qumseya che ilgiorno 7 ottobre ha conse-guito la laurea inIngegneria Civile discu-tendo una tesi dal com-prensibile titolo “valida-zione dei metodi pushoverper la valutazione di affi-dabilità sismica di edificiirregolari in cementoarmato”. Shadi è statoospite della Casa dal set-tembre 2003, quandoancora la sua “bella voce”non era in grado di pro-nunciare che poche e nonriportabili parole. Nono-stante questo, ha saputosubito integrarsi, circon-

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FATE LARGO: ARRIVANO GLI INGEGNERI

Ben sei ospiti della Casa del Fanciullo in questo ultimo periodo hanno portatoa termine con successo il loro percorso di studi. Le nostre felicitazioni.

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VITA DELLA CASA

darsi di amici ed essereriempito di immensoaffetto e grande stima. Ilnostro talebano preferito,in una delle sue ultimeapparizioni, è stato avvi-stato davanti al Pedrocchicon barba lunga e mitra inmano. L'intelligence so-spetta però che si celiancora nel suo bagno conillimitate riserve di vodkae narghilè. Caro Shadi,ora per te è giunto ilmomento di tornare nellatua Palestina perciò nonpossiamo far altro cheaugurarti le più belle coseche la vita ti può donareed essere speranzosi diincrociare ancora i nostricammini.

Menzioniamo ora unaltro pezzo storico dellaCadelfa: Mario Cero.Abbandonati i lunghicapelli e il pizzetto allaHulk Hogan, Mario haaffrontato una splendidaavventura nel repartocorse della Ducati da cui èuscita la sua tesi dal titolo“Analisi sperimentaledelle sollecitazioni sualcuni componenti di unmotore motociclistico dacompetizione”. Promossoa pieni voti il 29 ottobre, ilneo Ingegnere Meccanicoè stato festeggiato dagliamici di sempre e daicompagni di collegio.Questi ultimi, nell'occa-sione della lettura del

papiro, si sono purecimentati nella compren-sione di una nuova linguastraniera: lo zoldano.

Come prevedibile, ifesteggiamenti per ilnostro Mario si sono pro-tratti fino in tarda serata,per la gioia dei proprietaridi tutti i bar dislocati tra ilGhetto e vicolo Santonini,che han visto i lori utili

subire vertiginosi incre-menti. Che sia un businessda considerare anche perla nostra Casa? Si potràpur ricavare un baretto datutte queste nuove stanzeristrutturate!

Nemmeno il tempo diriprendersi da una festache subito ne inizia un'al-tra. Il giorno 27 novembreè toccato a Riccardinho

Cappelletti conseguire laLaurea Triennale inIngegneria Biomedicacon una tesi dal titolo“Supporto a base di setaper la cornea artificiale”(...evito di ripetere le mieconsiderazioni sugli inge-gneri biomedici...).

Riccardo è stato festeg-giato da parenti e amici,tra i quali possiamo citareCasey Stoner che, in com-pagnia della brillante com-pagna, è passato a fare unsaluto al suo fan numerouno. Si lo so Ricky... non tieri accorto della brillantecompagna... ma ce nesiamo accorti noi nontemere :-) !

E dopo questa gran car-rellata di ingegneri, diamoun piccolo spazio alnostro non certo piccoloTamer Rishmawi, exospite della Casa, che il17 novembre si è laureatoin Sociologia con una tesidal titolo “Carabinieri trarazzismo, pregiudizi e ste-reotipi”. Vivissimi com-plimenti, ma non credereci dimenticheremo delfatto che ci devi un bel po'di spritz!

E come si suole conclu-dere in sede di Laurea...“con questo ho terminato,vi ringrazio per l'attenzio-ne, se avete domande...tenetevele che devo andara far festa!”. Grazie.

Andrea Cambi

La gioia del neo-dottoreRiccardo Dalla Francesca

La partecipazione “corale”alla festa dei nostri laureati

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IL MESSAGGIO LA SPIRITUALITÀ NELLO SPECIFICO MINISTERO DEL SACERDOTE DON GIUSEPPE PACCAGNELLA

Per meglio capire lo stile di vita di don Giuseppe Paccagnella bisogna spende-re due parole a proposito di spiritualità e di pastorale, altrimenti risulterebbe,per certi versi, incomprensibile il suo stesso ministero sacerdotale, se non il suoimpegno civile.

La spiritualità si collega essenzialmente alla sfera personale e si caratterizzaper l’intensità e la volontà ascetica individuale, anche se, mediante la frequenta-zione dei sacramenti e la condivisione con i fratelli nella fede, si traduce in com-portamenti della vita quotidiana (testimo-nianza personale e visibilità sociale); lapastorale è squisitamente una prerogativadel sacerdote che cerca di trasmettere aglialtri le ragioni della sua spiritualità per ilruolo che gli compete (pastore del gregge),preoccupandosi di agire come intermedia-rio tra i bisogni sociali delle persone che alui si rivolgono e gli organismi del poterepolitico. In altre occasioni ci siamo già sof-fermati su alcuni aspetti salienti delle sceltedi don Paccagnella, desumendole in granparte dal suo diario e dai messaggi giorna-lieri rilasciati alla figlia spirituale LinaSalvagnini a mo’ di spicciole meditazioni.

Don Giuseppe ha del sacerdozio ministe-riale un’idea ben precisa: egli è convintoche il sacerdote non bada al prestigio, allagloria del mondo, alla vita comoda, ma sidispone al sacrificio nella testimonianzadella fede e nell’impegno ad affrontare iproblemi religiosi e umani delle persone che vengono in contatto con lui. Sembraquesto il ritratto del prete voluto dal vescovo Luigi Pellizzo; un prete attivo anchefuori dalle mura della canonica, pronto a coprire quegli spazi ai quali la Chiesasembrava avesse rinunciato da troppo tempo, interprete delle esigenze della gente(in particolare gli strati più deboli, gli operai, i contadini, le donne, i giovani e ifanciulli orfani) e interlocutore autorevole (anche se più o meno efficace) con lediverse strutture dell’apparato politico, per una redenzione non solo spirituale enon solo futura, ma anche materiale e dell’attuale presente. Nel diario donGiuseppe, mentre infuria la “battaglia”, scrive:

24 febbraio 1924. So di essere Sacerdote solo per la gloria di Dio e salvezzadelle anime; mi calpesti pure il mondo, ma si difenda la giustizia quando la glo -ria di Dio e il bene stesso delle anime lo richiede.

E ancora:1-2 aprile 1924. […] La solitudine e l’isolamento. […] Purtroppo qualcuno si

serve perfino della confessione per insinuare calunnie. Mio Dio! Non è forse ilSacerdote solo per la gloria di Dio e la salvezza delle anime?

In q ue s t’ an no , c hes i va ch iudendo,abb iamo f at to me-mo r ia d e i 12 5 an nida l la n a sc ita d i d o nG iu s eppe Pacca g ne ll a( 4 magg io 1884) edei 100 a nn i d a ll asua c onsac r az ionesac er dota le (2 5l ug l io 19 09).

Due fe li ci a n niv er -sa r i pe r l a nos t raCasa che si l eg a no inmodo de l t u t tos t r ao rd inar io conl ’a nn ive rs a rio che l aC hi e sa un ive rs a le c ir ico rda: i 15 0 an nida l la m o rt e d i J e anMa r ie V ianney , dat ut ti conosciu to co m ei l “San to Cu ra tod ’ A r s ” .

N ien te d i meg l i oper i nse r ire ques tep i c co le r ico r renzede l la n o st ra C a sa , inques ta p iù g r an der i cor renza de l l aC hi e sa tu tt a.

Per i l l u st r ar e i lpe r cor s o d i s an t i t àdel F o nda to re d e ll aCasa de l Fan c iu ll o,des ider iamo pro p orre- i n q ue s to Doss i er -qua l c he spun to ,desum e ndo lo dai s uo id i a ri e d a ll e l et te reg iorna l i e re a L inaS a l v a g n i n i .

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Il sacerdote vive solo, isolato ma può resistere a tanta prova solo perché ha un punto di riferimento inso-stituibile come ricorda in una lettera a Lina:

Lettera n. 310È consolante fermarsi spesso qualche minuto dinanzi a Gesù in Sacramento nella sua casa, casa d’ado -

razione… L’anima si sente sollevata dalle malignità del mondo, tutto egoismo, interesse, vanità; spazia inun’atmosfera celeste dove tutto è armonia, unione, amore, non sente più l’isolamento… l’abbandono… ildisprezzo delle creature… ma è felice perché può riversare il suo animo, il suo cuore in quello di Dio… pace…conforto… felicità. Quanto tempo speso in conversazioni inutili, quanto poco dalle creature passato con Gesùe per Gesù con santificazione dell’anima! Ama sempre più l’unione, la compagnia di Gesù; anzi, fa’ di esse -re sempre la sua confidente… La voce di Gesù eleva al Cielo… forma le anime tutte sue. Semplicità e umiltà:ecco il binario per andare a Gesù.

Ti benedica sempre forte col Padre tuo.

Il 16 agosto 1924, dopo quattro mesi di esilio romano e di indagini inquisitoriali, alla vigilia del suo ritor-no a Padova, resosi possibile contro ogni previsione, scrive:

A Roma, alla Chiesa della Navicella, ove morì S. Filippo ebbi una reliquia del Santo, ai piedi del qualepiù volte pregai, pregandolo ottenermi il suo spirito di apostolato pel sacerdozio.

L’apostolato: questa la sua preoccupazione anche neimomenti più difficili e bui. E trasuda in alcune sue lettere:se non potrà agire in prima persona, pregherà perché sianosanti i ministri e gli apostoli che operano in prima linea. Inoccasione del suo anniversario di ordinazione, in datediverse, scrive:

25 luglio 1923. 14° anniversario della mia OrdinazioneSacerdotale - 14 Via Crucis […]. Sono già passati 14 annidi sacerdozio, anni di continue prove e sacrifici, ma anni digrandi conforti spirituali.

25 luglio 1925. Oggi 16 anni dalla mia ordinazionesacerdotale. Quante grazie! Il Cuor di Gesù m’assista sem -pre e renda conforme alla SS. Volontà.

25 Luglio 1928. Anniversario dell’Ordinazione sacerdo -tale: “Vergine Maria, madre di Dio, fatemi santo”.

Abbiamo citato solo alcuni dei molti richiami presenti nei documenti, come spunto di un discorso che potràessere ripreso, ma in questi ci sono già gli elementi che contraddistingueranno la sua fedeltà lungo i molti annidella sua esperienza ministeriale e sacerdotale (ben 57 anni), sia quella pubblica sia quella silentemente oran-te che troverà consolazione nella partecipazione mistica alla vita del Cristo sofferente, col sacrificio e l’e-spiazione, con la preghiera continua, nella solitudine ma nell’abbandono nella Provvidenza. Stralciando dalsuo diario:

4 Settembre 1921. […] A S. Ignazio [la chiesa a Roma] cameretta di S. Luigi Gonzaga e di S. GiovanniBergmans, testimoni della penitenza; preghiera e santità di quelle anime. Nel silenzio, nel nascondimento, nelsacrificio e nella preghiera sapessi imitarli! Dio lo vuole, lo voglio, lo spero, lo domando al Cuor di Gesù.

25 ottobre 1921. Quanta bontà di Gesù per animarmi al sacrificio, all’abbandono totale.

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8 novembre 1921. […] Padre, Gesù mi fa risuonare le parole dette alla vigilia della mia ordinazione chesono state il programma della mia vita: nascondimento, sofferenza con Gesù, sacrificio per la conversionedei peccatori. Ripeto sempre la giaculatoria: Vergine Maria, Madre di Gesù, fatemi santo. Ora più che maisento e voglio santificarmi.

3 dicembre 1921. Sento vivo il desiderio di abbandono totale sul Cuor di Gesù. No. La mia volontà devescomparire e regnare in tutto quella di Gesù.

6 febbraio 1922. La via del Cielo, della perfezione è via diumiliazione continua, di rinnegazione totale, di abbandonocompleto. Con Gesù e per Gesù solo sempre e dovunque sullacroce nell’immolazione totale e continua.

17-20 ottobre 1923. I giorni volano vicino a Gesù inSacramento nella tranquillità e abbandono nel Signore.

27 marzo 1924. Voglio supporre che tutto il male lo fac -ciano per ignoranza della verità. Ad ogni modo le piagheconosciute si potranno curare colla pazienza, col sacrificio,col nascondimento.

1 maggio1924. Comincia il mese di Maria SS. Attorno alla sua statua adorna di fiori ogni sera offro le miepovere preghiere e chiedo misericordia per tanti poveri infelici; ch’Ella mi tenga sempre vicino al Cuor diGesù, generoso nel sacrificio, amante del nascondimento, perseverante nella difesa dell’Opera sua a bene ditante anime.

18-21 dicembre1924. Il dolore ha compiuta la Redenzione nostra, il nostro dolore e sacrificio con Gesùcompirà l’Opera di Dio.

Lettera n. 221Non è possibile pensare all’amore infinito di Nostro Signore Gesù Cristo senza ricordare il Cenacolo per

l’istituzione dell’Eucaristia, il Calvario per la sua Crocifissione. La prova dell’amore è il sacrificio. Quantopiù grande è il sacrificio, tanto più grande è l’amore. Il sacrificio di Gesù è infinito perché infinito il suoamore. Il nostro amore a Gesù crescerà in proporzione dei sacrifici che faremo per amor suo. La nostra vita,l’abbiamo consacrata al suo amore e quindi non possiamo disgiungerla dal sacrificio Accettiamolo semprecome e quando dispone la Divina Provvidenza, accettiamolo volentieri, per amor di Dio, e il nostro cuorediverrà una fiamma sempre più viva d’amor di Dio. […].

1 gennaio1925. Maria Immacolata, vegliate e proteggete l’anima mia ... Soffrire, lottare, sacrificare peltrionfo di Dio... per la sua Gloria... per la salvezza delle anime.

9 agosto 1927: […] Pazienza e fiat per Gesù e per le anime. Vado dal P. Franzini e trovo pure in stanza ilP. Rettore, partecipo la risposta e restano meravigliati, mi incoraggiano all’eroismo nella prova e sofferenzae ad attendere l’ora di Dio.

Il motto che l’accompagna per tutta la vita, è il seguente: "Fede, Abbandono, Nascondimento, Sacrificio".Nonostante la gracile costituzione fisica, è una persona decisa ad attenersi a questo programma, dispostomisticamente a partecipare realmente all’immolazione di Cristo - idea centrale per gli adepti alla devozionedel Cuore di Gesù - come vittima sacrificale per la redenzione dei peccatori; in specie, come sappiamo, a causadella vertenza con la Curia padovana, questo tipo di sofferenza passa attraverso il silenzio di fronte a una spe-

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cie di persecuzione che mette a repentaglio la sua stessa identità sacerdotale. Ma dove trova la forza per resi-stere nel continuo stillicidio del suo cuore? La magnifica realtà che lo sostiene è la sola Eucaristia. Per darneun’idea precisa basterebbe prendere in considerazione l’abbondante documentazione riguardante la Crociatadel SS. Sacramento. E innumerevoli sono le citazioni nel diario e nella varia corrispondenza. Riporto il passoin cui don Giuseppe registra lo stupore nel momento in cui entra nella cappellina della sua casa ai Santoninidopo le prime avvisaglie della dura lotta contro la Casa Antoniana:

7 settembre 1923. Oggi si compie un grande avvenimento. Gesù miracolosamente viene realmente nellamia casa. Domine non sum dignus. Prima la prova, oggi il più bel conforto nella prova. La cappellina pron -ta vede Gesù entrarvi. Penso alle prove dei primi secoli, a Gesù-Eucaristia nelle catacombe, nelle famiglieper fortificare i cristiani e prepararli al martirio. Si rinnova una di quelle scene, ma posso ben dire più gran -de, dato il miracolo della sua venuta prodigiosa. Dinanzi a Gesù ho consacrato me stesso, tutti i membri dellacasa presenti o assenti, i futuri e tutta l’Opera nello stato presente e nello sviluppo futuro, domandando aGesù la santificazione di tutti i membri. A questo solo attendano tutti, lasciando il pensiero a Dio della partemateriale mediante l’abbandono totale.

L’Eucaristia diventa sempre più il fulcro della sua esistenza: confortonella prova, nutrimento nelle contrarietà della vita quotidiana, viatico nelmartirio, presenza che catalizza la comunità a Lei consacrata.

Ci siamo già soffermati su alcuni aspetti delle scelte di don Paccagnella,desumendole dal suo diario e dai messaggi giornalieri rilasciati alla figliaspirituale Lina Salvagnini a mo’ di spicciole meditazioni, ora presentiamoaltri tratti salienti della sua dimensione spirituale iniziando dal rapporto chedon Giuseppe ebbe con l’Eucaristia. Per don Giuseppe l’Eucaristia è la fontedei miracoli; in occasione della malattia del collaboratore FrancescoMiotello, egli si appresta così a compiere un gesto che solo chi crede puòcompiere:

14 marzo 1928. Alla sera prendo la teca che è nel Tabernacolo della miachiesetta e, messala sulla fronte di Miotello, esclamo: "Mio Dio, glorificatela reale presenza del Vostro Divin Figlio qui nell’Eucaristia". Interpongo S.Giuseppe, di cui facciamo la novena, ad ottenerci la grazia nella sua festa.

Eucaristia e Santa Messa diventano una costante non solo nella vita di donGiuseppe ma anche nei suoi insegnamenti:

31 dicembre 1923. Ultimo giorno dell’anno. Quante grazie straordinarie e quante prove. […] L’anno scor -so S. Messa a mezzanotte per concessione speciale ottenuta da Roma, quest’anno... pazienza. Ho offerto sta -mattina il S. Sacrificio in ringraziamento e pregato anche per i nostri benefattori (persecutori). Dio sia bene -detto sempre.

[Lettera n. 227]Tanti celebrano la Santa Messa, tanti ricevono Gesù nell’Eucaristia, tanti lo visitano nel Santissimo

Sacramento, eppure non tutti lo conoscono egualmente, anzi i più rozzi, i più ignoranti, gli indotti lo cono -scono e amano meglio, e la loro scienza divina confonde i dotti, i sapienti.

La ragione è la semplicità, vivezza della loro fede, che attira lo sguardo di Dio, che parla, si comunica,istruisce i semplici di cuore e fa conoscere i segreti del suo amore, della sua grazia, della sua misericordia,della sapienza divina. […].

La Messa - celebrazione eucaristica, sacrificio del Corpo di Gesù - è il momento in cui il sacerdote com-

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pie gli atti di consacrazione e impetra le grazie. Dopo aver assistito a quella celebrata a Roma dal papaBenedetto XV, scrive nel suo diario:

5 settembre 1921. Ore 8 ascoltata la Messa del S. Padre. All’elevazione ho fatto l’offerta di me stesso conquell’a<nima> [cioè Lina Salvagnini] per il papa a Gesù. Consacrazione di tutti noi stessi e immersione nelsuo sangue: vivere da santo per Gesù, pel Papa, per le anime.

E pochi giorni dopo ritorna ancora sullo stesso tema rafforzando la sua convinzione sulla necessità di fon-dare tutto sull’Eucaristia:

8 settembre 1921. Ore 9 celebro la S. Messa all’altare di S. Agnese nella Basilica, sul suo corpo, che con -solazione! Unito a quell’a<nima>, domando alla elevazione la forza di conservare sempre la purezza e ver -ginità. Quanto sono contento! Maria, oggi è la sua Natività, S. Agnese, angelo di purezza, la Crociata del SS.Sacramento.

Dalle 16 alle 20 tristezza molto forte nel pensare alle miserie e vanità della terra e delle persone che dannola caccia agli onori.

Alle 19 dinanzi a Gesù esposto ho sentito tutta la forza del nascondimento e dell’apostolato e la necessitàdi pregare pel sacerdozio, per la sua santificazione.

La consacrazione delle persone avviene durante l’elevazione della particola; nello stesso momento eglichiede la grazia di conservare la loro purezza; questa dedizione di sincera e solida virtù sarà oggetto, comesappiamo, di scherno e di calunnie nel corso della campagna giornalistica denigratoria nei confronti della Casada lui fondata; l’esposizione del Santissimo prolunga il tempo della preghiera nell’adorazione che ispira. Dallacelebrazione del sacrificio eucaristico si riconosce la solidale appartenenza del prete al mistero della Passione(segnalata frequentemente in modo preciso), consacrato al Cuor di Gesù con l’offerta di sé come vittima chesi aggiunge al Sacrificio per l’espiazione delle colpe dell’umanità: nel caso specifico, don Giuseppe entra inquesta realtà mistica con fine precipuo di ottenere da Dio la santificazione del clero.

18 novembre 1921. Questa sera dinanzi al SS. Sacramento a Bertipaglia m’è venuta l’ispirazione di chie -dere al Confessore di celebrare ogni settimana una S. Messa per la mia santificazione unendo l’intenzionedella Conversione dei peccatori.

18 febbraio 1924. […] Fiat, fiat per Gesù, per la san -tificazione dell’anima mia e pei peccatori, specialmen -te pei sacerdoti. Avanti sempre con Gesù e per Gesù.

25 febbraio 1924. Mi sono offerto al Signore per lasantificazione del Clero e capisco sempre meglio cheper espiare bisogna soffrire e portare il peso di tantemiserie.

[Lettera n. 321]Ricorda la parola di Gesù: "Questo è il mio corpo

che sta per essere immolato per voi". Il Cuore di Gesùalla vigilia della sua immolazione sulla Croce dava

tutto se stesso sotto la specie del pane. Pensa: Gesù nel suo amore infinito fa il dono di se stesso all’uma -nità, fissa la sua Dimora Eucaristica, cerca l’unione colle anime… al dono segue l’immolazione di tutto sestesso… versa tutto il sangue fino all’ultima goccia dal suo cuore trafitto da una lanciata.

Dono e immolazione sono indivisibili. La creatura che vuole corrispondere dando tutta se stessa al suoDio, al suo amore infinito, deve necessariamente immolarsi e vivere di sacrificio, goccia a goccia, cioè neipensieri, nelle parole, nelle azioni, fisicamente, moralmente… così diviene ostia pura… vittima d’amore… e

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può dire: "Non son più io che vivo ma è Gesù che vive in me… Paradiso… Paradiso". Il Cuor di Gesù ti diala grazia di vivere e morire nel suo Cuore… vittima d’Amore.

Ti benedice forte il Padre tuo.

L’Eucaristica è il vertice del ruolo privilegiato del sacerdote, tramite il quale Dio garantisce il miracolodella presenza di Cristo nella particola consacrata durante la Messa; a ben considerare dovrebbe ogni voltaprocurare nei fedeli una vertigine; don Giuseppe la vive al massimogrado, riconosce l’insufficiente dignità dell’uomo-prete per il dono dicui dispone e non finisce mai di ringraziare e conclamare la bontàdivina:

21 settembre 1921: Ore 7,30 celebro la S. Messa. Ore 8,30 ascol -to la S. Messa e sento qualche cosa in me che mi dà pace, felicità.Che momenti! Quanta bontà del Cuore di Gesù. Mi sembra presagiodi nuove grazie. Gesù mio, quanta indegnità da parte mia e quantaBontà e infinita misericordia da parte vostra.

Dopo i mesi trascorsi a Roma sub judicio del Sant’Ufficio, mentreè sul treno che lo riporta a Padova (17 agosto 1924), osserva:

Oggi, Domenica, provveduto di quanto mi era necessario pel viag -gio dal P. Leonardo Canestri, anima bella che mai dimenticherò,diedi un addio alla Città Santa, ringraziando il Signore della suaassistenza tutta particolare nel far conoscere i fatti e le prove d’unapersecuzione che purtroppo, mentre fa scoprire piaghe nella castasacerdotale, serve al Signore per far risaltare e diffondere l’Opera che è nei suoi disegni. Alle 8 parto coldiretto da Roma. Ad ogni chiesa che vedo depongo il mio povero cuore vicino al Tabernacolo per adorare,espiare, ringraziare il Cuore adorabile di Gesù.

La sua opera è nei disegni della Provvidenza, il suo pensiero è costantemente ancorato all’idea del taber-nacolo e del Cuor di Gesù:

[Lettera n. 150]Pochi istanti passati dinanzi al Tabernacolo, pensando al Cuor di Gesù Eucaristia, vittima d’amore per

noi, infondono nell’anima confidenza, fortezza, perseveranza, abbandono. […].

[Lettera n. 251]L’amante vive per l’essere amato, lo ha sempre dinanzi, ne considera le sue qualità, desidera l’unione, è

felice di potergli manifestare il suo amore.L’anima cristiana vive per Gesù-Eucaristia, vive del suo amore, pensa sempre a Lui, a quanto ha fatto per

suo amore e sente forte il desiderio di ricambiare all’amore per quanto può. Eccola quindi spiritualmente incontinuo pellegrinaggio di Tabernacolo in Tabernacolo e là dove Gesù è più abbandonato, solo, magari in unsordido ciborio, a lume spento, senza un adoratore, si ferma, L’adora, Lo ama, piange l’ingratitudine, lanegligenza, la dimenticanza di tante povere anime che non amano l’Amore degli Amori, Gesù.

Corri col pensiero di Tabernacolo in Tabernacolo e di’ a Gesù: "Vi amo, voglio vivere e morire d’amore"[…]

[Lettera n. 341]Primo venerdì di dicembre e ultimo dell’anno. Quanti ricordi lieti e dolorosi insieme. L’amore di Gesù…

l’ingratitudine e disprezzo degli uomini… la bontà e misericordia di Dio… l’infedeltà, l’abbandono, il tradi -mento di anime…

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Va’ al Tabernacolo dov’è l’Amore infinito che ti attende, genufletti… prega… adora... ripara… ama, amaper chi non Lo vuol conoscere, è duro, nulla sente, nulla vede e poco o niente ama; ama il tuo Creatore,Redentore, Padre, Amico, Sposo dell’anima tua. Sono preziosi i momenti passati dinnanzi a Gesù, sono fecon -di di grandi propositi, di eroismo nel sacrificio… con Gesù si va anche alla morte… alla Resurrezione… allaVita eterna. Il Cuor di Gesù Eucaristia sia sempre il centro della tua vita spirituale… tuo Maestro… Tutto.

Nelle tue adorazioni unisciti agli Angeli e implora l’abbondanza della Divina Misericordia sulle anime.Con Gesù ti benedice il Padre tuo.

Si potrebbe continuare ancora con citazioni di questo tipo, ma è più opportuno sottolineare la sofferenzache ebbe a provare con grande angoscia don Giuseppe dopo che gli fu proibito di celebrare la Santa Messa;non si contano le lettere inviate al papa, ai vescovi, ai cardinali e ai monsignori per riottenere quel dono subli-

me, quella grazia che per lui dava senso e valore alla vita, al suo ope-rare, al suo stesso doloroso ‘esilio’. Spigolando dal diario, citiamo:

6-10 febbraio 1925. Quanti conforti spirituali in questi giorni! Nonancora mi è concesso di celebrare la S. Messa (in pubblico), ma il Cuordi Gesù mi concede grazie che mi confondono e mi spingono al desi -derio sempre maggiore di consumarmi d’amore per il mio Dio.

9 aprile 1925. Scrivo al S. Padre per chiedere la grazia della cele -brazione della S. Messa.

10 aprile 1925. Scrivo pure a Mons. Vescovo pregandolo di interes -sarsi per ottenere la sospirata grazia.

25 luglio 1926. XVII anniversario della mia ConsacrazioneSacerdotale nella Basilica di Santa Giustina. Signore, a Voi rinnovo laconsacrazione di tutto me stesso. Vergine Maria, Madre di Gesù, fate -

mi santo. Quante grazie particolari ho ricevuto in quella stessa Basilica nella Santa Comunione! Qualcunoforse s’è accorto, e quindi s’è provocato da Roma l’ordine di fare la Santa Comunione nella Cappella priva -ta dei Padri Gesuiti. Quante grazie anche in quella Cappella! Come è buono Gesù! Quanta Bontà nel soste -nere, assistere, confortare la povera anima mia.

Da queste citazione abbiamo conferma che l’Eucaristia è stata e continua ad essere sempre più il fulcrodella sua esistenza, della sua vita spirituale e nel contempo della sua stessa esistenza materiale: conforto nellaprova, nutrimento nelle contrarietà della vita quotidiana, viatico nel martirio. E non solo per lui ma anche pertutti quelli che assieme a lui condividono patimenti e sofferenza, difficoltà e contrarietà: per tutti l’Eucaristiadiviene Presenza che catalizza tutta la comunità a Lei consacrata.

Ora continuiamo a cercare altri tratti della sua dimensione spirituale e ministeriale, toccando dei puntimolto intimi e strettamente personali, che delineano tutto il suo animo e la sua “santità”: la purezza e la castità.Dalla lettura dei testi in questione emerge che mai si tratta di realtà acquisite una volta per tutte, ma di scelteche sono rimotivate giorno per giorno, per poter portare a termine il sogno della sua vita: la realizzazionedell’Opera voluta da Dio. Nemmeno questo impegno è un dato acquisito, ma una missione che richiede forzad’animo costante e incrollabile per sopportare l'ostilità di alcuni suoi superiori e confratelli grazie alla conti-nua e incessante preghiera ai piedi del tabernacolo.

Leggiamo nel diario, scorrendolo cronologicamente:

11-12 ottobre 1921. In certe ore il solito mancamento di forze e malessere: segno di sofferenza anche per quell’a[nima]. Dio

ci vuole uniti nella prova, nella preghiera, nel sacrificio.

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26 novembre 1921. Oggi altra grazia. Mons. Bellincini Vic. Gen. ha approvato e dato ex toto corde la facoltà di tenere espo -

sto Gesù in Sacramento per tutta la giornata nella Chiesa di S. Canziano ogni primo sabato del mese. Dopoun anno di desiderio ardente e di preghiera, Gesù ha esaudito i nostri voti. Sì, siano santi i sacerdoti perchésanto sia il popolo.

Per ottenere questa grazia don Giuseppe oltre ad aver pregato ha pure scritto a mons. Bellincini:

Ill.mo Monsignore, il pensiero di aiutare i sacerdoti nell’esercizio del loro Ministero di Santificazione delleanime, il desiderio di vederli vasi di santità ricordando le parole del Lev[itico] “Sacerdotes qui accedunt adDominum sanctificentur ne percutiat eos” affinché si moltiplichino le anime amanti del Cuore Eucaristico diGesù e insieme il desiderio che Gesù susciti vocazioni al Sacerdozio e le guidi alla santità, mi spingono achiedere la facoltà che ogni primo Sabato del mese Gesù resti esposto per tutta la giornata nella Chiesa di S.Canziano, data la sua ubicazione centrale e la facilità quindi dell’affluenza delle persone. Di più si unirebbeun altro scopo, cioè d’impetrare la maggiore fecondità al Ministero Sacerdotale coll’adorazione, riparazio -ne e propiziazione per ottenere la conversione di tanti poveri peccatori. Sperando ottenere l’approvazione,porgo vivissimi ringraziamenti e bacio riverente la mano. Di V. S. Ill.ma e Rev.ma dev.mo servo Sac. GiuseppePaccagnella

Padova, 25 novembre 1921.

E ancora:6 febbraio 1924.Di giorno in giorno comprendo sempre le ragioni per cui il Signore ha per -

messo ch’io venga qui. Nel silenzio, nel raccoglimento, nella preghiera vicinoa Gesù in Sacramento vedo sempre più chiaramente la Missione a cui ilSignore mi chiama, missione tutta sacerdotale pei Confratelli Sacerdoti, lanecessità, le miserie sotto tutte le forme, le offese al Cuor di Gesù, il lavoro dacompiere perché il SALE serva al suo scopo e condisca. È grandiosa, io sononulla ma Gesù, solo e in tutto Gesù compirà quei grandi disegni che da tantotempo disse di avere. Gesù mio, fate che almeno io non li ritardi od ostacoli.

Lettera n. 268Ripeti: "Tic... tic... tic... batti, cuor mio, batti forte, ogni battito sia un atto

d’amore... di adorazione... di espiazione... batti per tanti che negano un batti -to di dolore delle loro colpe... per tanti che resistono ai colpi della grazia... pertanti infedeli alla loro missione... per tanti che respingono Gesù e non voglio -no regni nel loro cuore... per tanti che vengono meno al loro apostolato... pertanti che all’amore divino sostituiscono l’amore umano... per tanti che quelCuore Divino profanano nel riceverlo, nel visitarlo, nell’amministrarlo...

ecc.... batti sempre, batti forte, fa’ dolce violenza a quello del mio Gesù perché si allarghi la sua ferita ediscendano su tante anime gocce del suo Sangue di misericordia, di scuotimento, di richiamo, di perdono...l’ultimo battito si perpetui nel Regno dell’eterno Amore.

Ti benedice il Padre tuo.

E dal 3 al 5 settembre 1924:Dalle creature nulla c’è da sperare, tutto dal Creatore. Cor Jesu, in Te confido. Vivezza di fede, fortezza

nella prova, ecco la mia preghiera al Cuor di Gesù.

Dal 9 al 14 settembre 1924:Vivo ritirato nella preghiera e nello studio, […].

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Anche il prete è un uomo, con i suoi limiti e le sue miserie; don Giuseppe ne è consapevole, ma la sua espe-rienza personale rivela una speciale vocazione. Contrattempi, ostacoli, avversità, contrasti, lotta aperta, chiac-chiere malevole, calunnie, provvedimenti ecclesiastici, liti giudiziarie… sono solo alcune delle difficoltà a cuidon Giuseppe dovette far fronte di continuo, prima, durante e dopo i lunghi anni della vertenza con la Curiapadovana. Nei momenti di grande sconforto e di grandi delusioni, ma pure in quelli di grande felicità, in unsolo posto si rifugia, per comunque ringraziare e lodare: ai piedi del Tabernacolo.

20 Ottobre 1921.Ore 22.30. Sento l’oppressione e la spinta di andare ai

piedi del Tabernacolo. Vado, mi prostro e prego suppli -cando Gesù ad avere misericordia dell’anima mia.Picchio poi al Tabernacolo e, dato il cuore a Gesù, mene vado. Vorrei tanto amare Gesù, eppure sono semprepieno di miserie.

23 Ottobre 1921.Questa sera alle 20 mi sento molto male, oppresso,

indolenzito, qualche fitta al cuore, un incubo terribile, ilcibo mi fa nausea. Discendo in chiesa, scrivo e guardo alTabernacolo e sento un po’ di sollievo.

Lettera n. 358Un minuto di raccoglimento dinnanzi a Gesù nel Santo Tabernacolo. Avvicinati ed ascolta: "Sono qui pri -

gioniero d’amore, attendo, preparo i colpi della mia misericordia, della grazia… le anime passano e tantevolte non uno sguardo, una genuflessione, un minuto di adorazione, di preghiera, un atto d’amore… tantevolte invece parole inutili, frivole, profanazioni, sacrilegi. È mia delizia stare in mezzo agli uomini, vogliovivino [sic] della mia vita, voglio farli felici… ma sono sordi alla mia parola, corrono dietro ai sensi, infeli -ci si dannano… Piccina mia, compensa questo Cuore di tante ingratitudini, infedeltà, apostasia… amamitanto tanto tanto… vieni spesso qui… metti tutto nel mio Cuore e poi lascia fare a me". Assicura Gesù che tuvivrai sempre per Lui solo, cercando il nascondimento in Lui, pregando e tutto compiendo diligentemente persuo amore, fuggendo anche i più piccoli disgusti al suo Cuore.

Offrendoti a Gesù ti benedice il Padre tuo.

9 febbraio 1922.Quante volte ripetevo a Gesù: O Gesù mio, Voi sapete quanto Vi amo, possibile ch’io sia nell’inganno?

Sapete che piuttosto che il più piccolo danno all’anima mia e a quella di altri sono disposto a morire.Illuminatemi sorreggetemi, ma non permettete che vi offenda. […] Nell’andare a letto, un po’ di tranquillitàdopo la preghiera dinanzi al Tabernacolo: Gesù, sapete quanto voglio amarvi. Ditemi, siete proprio voi cheoperate o è il diavolo? Lo voglio sapere. Ricordatevi, voi solo voglio, cerco, desidero, amo. La morte, ma nonil peccato. Se fossi ostacolo all’Opera vostra, toglietemi pure. Fate Voi, Voi solo, sempre Voi. Il patire non mispaventa, ma solo la vostra offesa, il vostro disgusto.

Egli davanti al tabernacolo depone le sue ansie e le sue preoccupazioni, cerca di sciogliere i suoi dubbi; quitrova la risposta alle molte domande e la soluzione ai suoi interrogativi. La chiesa di San Canziano prima e lacappellina domestica dei Santonini poi, diventate il suo rifugio e il suo nascondiglio preferito, lo celano almondo, agli appetiti e alle curiosità della gente e lo nascondono nel Cuore di Dio:

9 febbraio 1922.L’animo è moralmente tormentato; il diavolo non dorme, è necessario soffrire per vincerlo e perché si fondi

l’Opera del Signore. Vorrei diventar piccino piccino e rinchiudermi con Gesù stabilmente nel Tabernacolo.Gesù mio, amarvi sempre, dovunque, in tutte le circostanze.

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Si potrebbe aprire un capitolo sul tema della “piccolezza”; mi limito a segna-lare l’ammirazione di don Giuseppe per Santa Teresina del Bambin Gesù, unmodello della “via piccola” alla santità:

Lettera n. 276"Se uno è piccolo, venga a me" dice Gesù... piccolo cioè in ispirito per mezzo

dell’umiltà, semplicità... confidenza figliale in Dio... l’anima che nulla nega aDio di ciò che chiede... fino a divenire vittima d’amore per i peccati del mondo.

Pensa all’umiltà di Maria Santissima nel suo nascondimento, pensa allaSantina (Teresa del Bambin Gesù) di cui celebriamo la festa oggi. Gesù ama l’in -fanzia, maestra d’umiltà, regola d’innocenza, forma di mansuetudine.

Tutto lo studio della cristiana sapienza consiste nella vera e volontaria umiltàche Nostro Signore Gesù Cristo scelse, praticò, insegnò dal suo concepimentoalla morte... la base dell’infanzia spirituale... perdonare... dimenticare... amare.

È grande bene non saper nuocere e non essere maligni... virtù dell’infanzia.Il Cuor di Gesù sia sempre il tuo Maestro nella via dell’infanzia spirituale.

Riprendendo il discorso, per don Giuseppe il tempo che Dio mette a disposi-zione dell’uomo, per operare ed agire secondo la sua volontà, viene scandito daglianni, per cui immancabilmente e puntualmente egli li termina e li inizia davantial Tabernacolo:

1 gennaio 1925.Che grazia poter cominciare l’anno vicino a Gesù, in atto

di preghiera! Deo gratias. Mi sono consacrato interamente alCuor di Gesù, chiedendo la grazia della perseveranza, dellafortezza, della pazienza, dell’abbandono totale in Lui.

8-17 novembre 1925.Quam dilecta tabernacula tua Domine! Tutto è nulla, il sof -

frire è indispensabile per amare generosamente il Signore.Dalla Croce al Tabernacolo, dal Tabernacolo al Cielo.

31 dicembre 1925Quanto è bello chiudere l’anno ai piedi del Tabernacolo

nella preghiera, nell’adorazione.

1 gennaio 1926.Dalle 0 alle 1,30 ai piedi del Tabernacolo. Veni Sancte Spiritus... il nuovo anno

sia di maggior santificazione mia, di trionfo dell’Opera del Signore.

1 gennaio 1929.Quale conforto dinanzi a Gesù in Sacramento... Veni creator... adorazione...

preghiera... abbandono... espiazione... Loquere Domine quia audit servus tuus.

Abbiamo proposto qui qualche spunto, desumendolo dai diari e dalle letteregiornaliere a Lina Salvagnini, ma nelle carte dell’archivio dell’Associazione cisarebbe molto altro materiale da utilizzare per illustrare il percorso di santità didon Giuseppe Paccagnella; ci siamo limitati a richiamarne alcune, sufficienti, anostro avviso, ad inquadrare la vicenda umana e religiosa del fondatore entro i ter-mini del particolare contesto storico.

* Le citazioni sono presedall'Archivio della Casa delFanciullo (A.C.F.), fasc. n. 30Diario. Don Giuseppe Pacca-g n e l l a; fasc. n. 54 L i n aSalvagnini. Lettere 1921-1940;fasc. n. 33 Documenti CrociataEucaristica. Corrispondenza-Statuti 1919-1923, fasc. n. 34Documenti Crociata Eucaristica.Corrispondenza 1921-1935,fasc. n. 35 Documenti CrociataEucaristica. Corrispondenza1 9 1 9 - 1 9 2 4 e fasc. n. 36Documenti Crociata Eucaristica,E l e n c h i - I n d i r i z z i - S p e d i z i o n i1922-1924.

a cura di Bruno e Gianni

In questo Dossier sonoinserite foto che ritraggono imomenti salienti della vita edell’Opera di don Giuseppe.Solo un piccolo stralcio diluce per ricordare persone edesperienze che hannocambiato la vita dei moltiragazzi che sono passati inquesti primi 87 anni per laCasa del Fanciullo. Per tuttivogliamo ricordare il sig.Giuseppe Rubini (nel 55°anniversario della morte), ilsig. Francesco Miotello (nel20° della morte), il sig.Giuseppe Toffanin, donVittorio Vigato, don GiulioPesavento. don GiancarloBrusco ... tra quelli che giàgodono del premio Celeste.Anche se non ritratti,vogliamo ricordare chi c’è

ancora tra noi: il sig.Pietro Pellizzari e ilsig. Pompeo Brunello(ricordano entrambi63 anni di vitaconsacrata per laCasa) e don OrlandoGaliazzo che festeggiaquest’anno (18.12.09)il suo 60° di vita inCasa del Fanciullo.Un grazie a tutti perquanto hanno fattoper la Casa e unGrazie ancora piùgrande per quantocontinueranno a fare.

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rima che non avevofigli avevo tre teorie

sull'educazione; ora cheho tre figli non ho piùalcuna teoria”. È con que-sta premessa di un notopedagogista francese chepropongo cinque piccoleriflessioni sul ruolo geni-toriale. Innanzitutto perdire a ciascuno di noigenitori che i maggioriesperti di genitorialitàsiamo noi stessi: chi piùdi noi, infatti, può direcome sono i nostri figli,come ci dobbiamo com-portare con loro; chi più dinoi fa esperienza (espertoè proprio colui che faesperienza) di essere geni-tore. Esperti di tematicheeducative ci possonooffrire degli stimoli allanostra riflessione, deipunti di vista, delle occa-sioni di dialogo e confron-to in famiglia o con altrigenitori: occasioni prezio-se che non ci offrono,però, con la bacchettamagica soluzioni precon-fezionate ai nostri proble-mi. Occorre che noi geni-tori ci riprendiamo la fidu-cia in noi stessi e nellenostre possibilità educati-ve. Certo, sappiamo chel’amore da solo non basta.O meglio: l’amore è ilmigliore canale di tra-smissione, ma se i genito-ri hanno il vuoto in sestessi, l’amore trasmetterà

il vuoto; se i genitoririempiono la propria vitadi ideali negativi e fru-stranti, non potranno cheincidere negativamentenella vita dei propri figli.

Allora il primo problemasarà quello di aiutarcicome adulti a riconosceree a scegliere valori auten-tici; il secondo problemasarà di aiutarci a capire

che oggi è necessariaanche una competenza,frutto di un cammino diformazione. Non bastal’amore, occorre l’umiltàdi riconoscere che esseregenitori oggi è un mestie-re difficile ma possibile eche per essere all’altezzadella missione bisognaspendere tempo e risorseper formarsi, soprattuttonel confronto con altrigenitori e valorizzando leoccasioni che possonovenire da vari ambienti.

La seconda cosa chevoglio condividere è ilfatto che non esistonogenitori perfetti ma per-

PRIMOPIANO

CINQUE NOTE PER LʼEDUCAZIONE DEI FIGLI

"Prima che non avevo figli avevo tre teorie sull'educazione; ora che ho tre figlinon ho più alcuna teoria". È con questa premessa di un noto pedagogista

francese che propongo cinque piccole riflessioni sul ruolo genitoriale.

“ P

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PRIMOPIANO

fettibili. E devo dire cheanche noi come genitori,come coppia, come fami-glia facciamo esperienzaquotidiana di questo:quante volte ci compor-tiamo in modo diversoda quello che vorremmoessere; quante voltediciamo una cosa e nevorremmo aver dettaun'altra! Non abbia-mo paura di ricono-scere con i figli inostri errori: sannoapprezzare un genitoreche sa chiedere scusa, chesa essere esempio emodello... in cammino:noi aiutiamo i figli a cre-scere ma anche loro -come è vero! - aiutano noia crescere. I figli cimigliorano: ci miglioranonei rapporti, nella vitasociale, nel desiderio didare il meglio di noi stes-si, nel desiderio di miglio-rare la nostra comunità ela società intera. Non dob-biamo dimenticare, però,che la più grande ricchez-za che come genitori pos-siamo trasmettere ai figli èla qualità dell’amore vis-suto all’interno della rela-zione di coppia. I figli nonhanno bisogno di genitoriansiosamente proiettati sudi loro e dimentichi di sestessi, ma di genitori sere-ni che sanno fare dellaloro relazione il nido vita-le nel quale trovano calore

estimolo di cre-scita anche i loro figli. Ifigli non devono mai esse-re scudo, protezione pernascondere i problemi dicoppia e neppure scusaper il non dialogo di cop-pia.A questo riguardo vorreicitare una splendida lette-ra ai genitori scritta dalCard. Carlo Maria Martinipoco prima di lasciare ilsuo servizio pastorale alladiocesi di Milano: “Laprima vocazione di cuivoglio parlarvi è lavostra, quella di esseremarito e moglie, papà emamma. Perciò la miaprima parola è proprioper invitarvi a prendervicura del vostro volervibene come marito emoglie: tra le tante coseurgenti, tra le tante solle -citazioni che vi assediano,mi sembra che sia neces -

sario custodi -re qualche tempo, difen -dere qualche spazio, pro -grammare qualchemomento che sia come unrito per celebrare l’amoreche vi unisce… Vorreipertanto invitarvi a custo -dire la bellezza del vostroamore e a perseverarenella vostra vocazione”.

La terza cosa è questa:nessuna famiglia puòappendere il cartello"qui non ci sono proble-mi". E' un detto popolarecinese che mi trova moltod'accordo. Le famigliepatinate, dove tutti sonobelli e sorridenti le lascia-mo alla pubblicità: noinon siamo tipi da coperti-na! Noi viviamo la vitareale dove si fatica ad arri-

vare a fine mese, dovequalche volta silitiga anche, ma

dove c'è un lega-me di fedeltà, di

dedizione, di amoreche aiuta ad affron-

tare le piccole e gran-di difficoltà di ogni

giorno.

La quarta cosa è l'auto-nomia. Con i bambini è

molto facile sostituirsi aloro. Presi dalla fretta nonsi ha la pazienza di aspet-tare e si preferisce sosti-tuirsi a loro. Capita anchea me. Per fortuna miafiglia a volte si impunta emi dice con orgoglio erabbia: "faccio io!". E' unagrazia. E' bello sapere chevogliono riuscire da soli.Con i figli più grandi soche questo vuol dire anchepaura: paura di lasciarliandare, paura di lasciarlisoli, paura delle bruttecompagnie. Eppure devo-no provare. Cerchiamo didare loro tutti gli strumen-ti di appoggio; cerchiamodi offrire loro sicure anco-re di salvataggio ma, neilimite del possibile, cer-chiamo di non sostituircisempre a loro. Nelle pic-cole e nelle grandi cose.Dobbiamo dirci comegenitori che il nostroamore è capace ancheoggi di lasciare un segnoprofondo nella vita dei

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PRIMOPIANO

figli; dobbiamo direche non è vero che itanti “educatorisenza volto” che inostri figli incontra-no nel-le loro gior-nate o comunque lealtre persone (gliamici, le compa-gnie, il mondo dellascuola, ecc.) hannopiù potere di attirarela loro vita altroverispetto ai nostridesideri. La relazio-ne di amore che esi-ste tra i genitori e ifigli contiene in se stessaun potenziale che nessunaltro contiene: ci si accor-ge di questo quando, pas-sata la tempesta dell’ado-lescenza, i figli si innamo-rano seriamente e comin-ciano a progettare la lorovita familiare. Il loro pro-getto di vita familiare nonsi scosta di molto rispettoall’esperienza che hannotrovato nella propria fami-glia, anche quando questaè stata segnata da lacune esofferenze.

Infine per noi credentivale sempre il messaggiodi "parlare di Dio airagazzi ma soprattuttodi parlare a Dio deinostri ragazzi": la fedenon è una cosa da bambi-ni o da pie donne. E' bellocon i figli prima di addor-mentarsi dire una sempli-

ce preghiera insieme: noilo facciamo e se qualchevolta, stanchi, ci dimenti-chiamo è la piccola che lochiede quasi come le man-casse qualcosa, quasi inattesa di quel “Angelo diDio” che accompagna lanotte. E qui è implicatadirettamente anche laresponsabilità della comu-nità cristiana nell’aiutare igenitori a “educare da cri-stiani in famiglia” e a sen-tirsi parte di una comunitàpiù ampia, di una famigliapiù grande, che oggi nor-malmente si identifica conla parrocchia. È assoluta-mente urgente assumereiniziative a livello parroc-chiale o vicariale (dioce-sano?) di formazione deigenitori al loro compitoeducativo: qualche picco-lo tentativo in realtà c'ècome l'accompagnamento

dei genitori che chiedonoil Battesimo per i loro figlio le varie forme dellacosiddetta “catechesi fa-miliare” che coinvolge igenitori in parallelo con ilpercorso catechistico deifigli o infine con iniziativespecifiche di sostegno allamissione educativa deigenitori, valorizzandol’apporto di pedagogisti,di psicologi e di genitoriformati adeguatamente.Raramente si incontranoperò genitori del tuttoindifferenti riguardo allaformazione umana emorale dei figli, e quindinon disponibili a farsi aiu-tare in un’opera educativache essi avvertono comesempre più difficile. Siapre pertanto uno spaziodi impegno e di servizioper le nostre parrocchie,oratori, comunità giovani-

li, e anzitutto per lestesse famiglie cristia-ne, chiamate a farsiprossimo di altrefamiglie per sostener-le ed assisterle nell’e-ducazione dei figli,aiutandole così aritrovare il senso e loscopo della vita dicoppia.

E consentitemi diconcludere citandoancora la stessa letteraai genitori del Card.Martini: “La vostra

vocazione a educare èbenedetta da Dio: perciòtrasformate le vostreapprensioni in preghiera,meditazione, confrontopacato. Educare è comeseminare: il frutto non ègarantito e non è imme -diato, ma se non si seminaè certo che non ci saràraccolto. Educare è unagrazia che il Signore vi fa:accoglietela con gratitu -dine e senso di responsa -bilità. Talora richiederàpazienza e amabile condi -scendenza, talora fermez -za e determinazione, talo -ra, in una famiglia, capitaanche di litigare e diandare a letto senza salu -tarsi: ma non perdetevid’animo, non c’è niente diirrimediabile per chi silascia condurre dalloSpirito di Dio”.

Matteo Berto

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IL MELOGRANO

uest’anno il mio rin-graziamento è rivol-

to in maniera particolare atutti i volontari e i tiroci-nanti del Centro Educa-tivo Melograno. Grazie alloro supporto e alla loropresenza costante è statopossibile riattivare il ser-vizio educativo rivolto airagazzi e alle loro fami-glie. La voglia di impara-re, di mettersi in gioco e diconoscere nuove realtà delsociale rende i tirocinantiuna risorsa preziosa eindispensabile, che per-mette di portare avantipercorsi individualizzati eprogetti educativi più

ampi. Il tirocinio diventaun momento di crescitapersonale e professionaleche, oltre a garantire unsostegno scolastico, affet-tivo e relazionale a minoriin difficoltà, sviluppa lacapacità di lavorare insie-me in equipe operatori di

ambiti diversi.Grazie a tutti i volonta-

ri che ogni anno confer-mano la loro presenza econ disponibilità e discre-zione mettono il lorotempo e la loro esperienzaa disposizione dei minoriche frequentano il Centro.

Siete persone davverospeciali, sempre pronte adaccogliere nuove sfide... ariprendere in mano mate-rie o argomenti che daanni avete lasciato in uncassetto, pur di aiutare iragazzi nello svolgimentodei compiti pomeridiani.La passione con cui cerca-te di trasmettere l’amoreper lo studio lascia ilsegno, e tanti ragazzi cheormai hanno finito il loropercorso al Melograno,quando ritornano per salu-tare gli educatori, si ricor-dano di voi, chiedono sesiete ancora in queste aulead aiutare i nuovi arrivatie mi dicono di portarvi iloro saluti.

Il Melograno è unapianta che cresce di gior-no in giorno e ogni annoporta nuovi frutti. I ragaz-zi ci portano i loro vissuti,le loro emozioni, i lorosogni, le paure... noisiamo qui, pronti ad acco-glierli e a sostenerli nelloro percorso.

Auguro a tutti di viverel’esperienza unica dellacondivisione, perché cirende partecipi non solodelle gioie ma anche dellesofferenze, delle difficoltàdegli altri, e ci rende unagrande Famiglia presentee attenta in ogni momentodella nostra speciale esi-stenza.

Elisa

LA CONDIVISIONE CREAUNA GRANDE FAMIGLIA

Il Melograno è una pianta che cresce di giorno in giorno e ogni anno portanuovi frutti. I ragazzi ci portano i loro vissuti, le loro emozioni, i loro sogni,

le paure... noi siamo qui, pronti ad accoglierli e a sostenerli nel loro percorso.

Q

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nnanzitutto mi pre-sento: mi chiamo

Rajaa Wahbi, ho 25 anni,ho una laurea triennale inPsicologia e attualmentesto svolgendo un tirocinioaccademico per la laureamagistrale presso la Casadel Fanciullo “CentroMelograno”.

Prima di cominciare afare l’educatrice ero moltospaventata perché nonsapevo come sarebbe statol’incontro con i ragazzi;invece già dal primo gior-no interagendo con loro siè potuta sviluppare unarelazione.

Tutti quanti mi hannoaccolta a braccia aperte ehanno saputo mettermi amio agio ed interagendocon loro ho capito cheserve tanta empatia.

Per empatia si intende“mettersi nei panni del-l’altro”, per comprenderele emozioni che sta viven-do e viverle a propriavolta; creare nel propriomondo interiore uno spa-zio su misura per acco-gliere il mondo dell’altro.

Una persona empaticanon deve solo capire, madeve sapere anche condi-videre con l’altro l’espe-rienza che sta vivendo inquel momento.

Solo mettendosi neisuoi panni, l’altro non sisente più solo perché sache c’è qualcuno che non

solo lo capisce con unsemplice ascolto, ma cheriesce a vivere con lui unagrande sofferenza o unapiccola gioia.

Già a pranzo quando iragazzi cominciano adarrivare da scuola, ognunoentra con una storia diver-sa pronto a sfogarsi, altriinvece stanno zitti e spera-

no che qualcuno si accor-ga del loro rumorososilenzio.

Alcuni di loro stannoattraversando un periodoadolescenziale, che portacon sé dubbi e incertezzema il problema centrale diquesta fase è l’identità.

Gli adolescenti si tro-vano in mezzo a due con-

flitti: da una parte si trova-no a dover abbandonare lapropria infanzia e dall’al-tra sono spaventati dalfatto di dover entrare inquesto mondo sconosciu-to degli adulti. In mezzo aqueste due forze nonsanno più quale è la loroidentità: chi sono? cosavogliono?

Cercano di acquisire unconcetto di sé, cioè “larappresentazione che unindividuo ha di se stesso”,in modo da arrivare all’etàadulta con un equilibriointeriore e per completarela loro identità personalec’è bisogno di confiniesterni, perché un buonsostegno interno permettedi riconoscere il senso deipropri limiti.

Non c’è bisogno solo di

TUTTI PER MANO. EDUCATORI E RAGAZZI

Ogni ragazzo occupa un posto particolare nel cuore dell’educatore. Ma nonsono solo gli educatori a dare qualcosa ai ragazzi. Anzi, loro gli arricchiscono

molto di più con la loro grande sensibilità, generosità, pazienza, rispetto….

I

IL MELOGRANO

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una presenza fisica, cioènon bisogna offrire solo ilproprio corpo ma ancheuna presenza psichica perpoter elaborare e poi rea-lizzare tanti aspetti dellarealtà esterna e del mondointerno.

Piano piano stiamoimparando a stare tuttiinsieme per poter formareun gruppo di diversi colo-ri in cui ci teniamo tuttiper mano.

Ciascun ragazzo staimparando a stare con glialtri, ma tutti quantivogliono che sia ritagliatouno spazio per loro perpotersi confidare. C’è chisi rifugia sotto il banco,chi si nasconde dietro laporta, chi tiene il musonein attesa che qualcuno siaccorga di lui e indaghi inprofondità, perché preferi-sce non comunicare ver-balmente ma che ci siaqualcuno che riesca aintuire ciò che lui non rie-sce dire a parole.

Ognuno di loro cercauna relazione duale, vuoleavere un punto di riferi-mento, una persona che losappia accudire ma cheallo stesso tempo pongaun limite e che sappiamantenere le giustedistanze; qualcuno chegiochi con loro a pallone,ma che sappia anche rim-proverarli quando ce n’èbisogno.

Però non ci offuschia-mo la mente perché nonsiamo solo noi educatori adare qualcosa ai ragazzi,anzi loro ci arricchisconomolto di più con la lorogrande sensibilità, intuito,generosità, pazienza, ri-spetto….

Ci insegnano adapprezzare le piccole cosedella vita, che ormai nellasocietà post-moderna si ècosì accecati da inutilidettagli che alla fine sifinisce per regredire.

Inoltre percepisconosubito il malessere o lagioia di una persona eanche se non lo fanno inmodo esplicito, ti tendonosempre una mano peroffrirti un conforto.

Spero che i ragazzicapiscano che ognuno diloro occupa un posto par-ticolare nel mio cuoricinoe che grazie a loro mi storendendo conto di moltimiei aspetti positivi enegativi che prima nonconoscevo di me stessa.

Concludendo, vorreiringraziare tutte le perso-ne che ci sono in questaassociazione (preferisconon far nomi per nondimenticare nessuno),perché ho trovato davverodelle persone splendide.

Grazie a tutta la “Casadel Fanciullo” per questabellissima esperienza.

Rajaa

L'amicizia vera è un legame che si puòprovare poche volte nella vita: qui, alMelograno, è stata una delle poche volte incui lʼho trovata. Un grande Grazie all'affetto eal sostegno che mi hanno dato delle personetanto care, di cui fanno parte Carola eFederica (la miglior educatrice) che mi sonostate accanto nel momento del bisogno.

Vorrei cogliere l'occasione per dir loro chesono stata molto contenta di averleconosciute e che voglio loro un gran Bene!

Sakina

IL MELOGRANO

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Associazione Casa del Fanciullo e Centro Servizio Volontariato presentano:“GRUPPI DI PA R O L A ”

... uno spazio di ascolto e condivisione per bambini dai 6 ai 12 anni, figli di genitori separati

COS’ÈUN GRUPPO DI PAROLA?

Un “Gruppo di Parola” è un luogo per loscambio ed il sostegno tra bambini dai 6 ai 12

anni i cui genitori sono separati o divorziati. I bambini, infatti, sono inevitabilmente coinvoltinella separazione dei loro genitori: non sanno

bene esprimere la rabbia, la tristezza, idubbi, le difficoltà che incontrano per la

separazione di papà e mamma. Avolte non sanno con chi

parlarne...

DATE DEGLI INCONTRI

1° CICLO: novembre 2009martedì 3-10-17-25

2° CICLO: febbraio 2010giovedì 4-11-18-25

3° CICLO: aprile 2010mercoledì 7-14-21-28

Gli incontri si svolgeranno presso laCasa del Fanciullo, dalle ore 17

alle 19. Quota iscrizione: € 25,00.

I GRUPPI DI PAROLASONO CONDOTTI DA:

* Dott.ssa Daniela Pipinato (pedago-gista e mediatrice fam.)

* Dott.ssa Stefania Caldi (psicologa,psicoterapeuta e mediatrice fam.).

Per maggiori informazioni: Assoc. Casa delFanciullo tel 049 8751075 - fax 049 659179

o 348 0183472 (lunedì -venerdì, ore 10-13)www.cadelfa.it/gruppidiparola

e-mail: [email protected]

PERCHÉPARTECIPARE?

I bambini, partecipando ai “Gruppi diParola”, possono esprimere ciò che vivono

(sentimenti, inquietudini, paure) attraverso laparola, il disegno, i giochi di ruolo, la scrittura. Affrontano tematiche importanti in un ambienteaccogliente, per un tempo limitato con il con -senso di entrambi i genitori.

Sono accompagnati da professionistiesperti nell’ascolto dei bambini che

vivono in famiglie separate oricostituite.

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NELLA LUCE DI DIO

ifficile racchiudere inpoche parole il

nostro affetto riconoscen-te a Bruno, in questomomento che segna ildistacco terreno da lui. Ciaiuta la fede in CristoRisorto, ci consolano leparole della liturgia, ci dàforza la presenza dei fami-liari, amici, colleghi esacerdoti che hanno volu-to essere presenti a questaeucaristia pasquale che anome di tutta l’Associa-zione “Casa del Fanciul-lo” ringrazio sentitamentee calorosamente, - tutti eciascuno in particolare.

“Preziosa agli occhi delSignore è la morte deisuoi fedeli…” recita ilsalmo; preziosa ai nostriocchi è ed è stata tutta lavita di Bruno.

Arrivato in Cadelfanell’infanzia con lamamma Vittorina, ha vis-suto nell’Istituto di donGiuseppe Paccagnellasotto la guida di Rubini, diMiotello e di don Vigato,formandosi nell’indole enegli studi, maturandonella fede e lavorando –giorno dopo giorno – perdiventare quell’uomo chesognava e desideravaessere. Non ha risparmia-to impegno ed energienegli anni della formazio-ne umana e culturale perarrivare alla laurea, deditoprima all’insegnamento

nella scuola e alla carrierauniversitaria poi. Neglianni dell’insegnamentonon ha mai dimenticato ilnostro Istituto, Casa dielezione e di riferimentoin ogni situazione e circo-stanza, ritornando sempreper riposarsi, per prendereforza e ricominciare ilcammino dopo le diffi-coltà riservategli dallavita.

Dobbiamo ricordareche accanto alla dimensio-ne di studioso e innamora-to della musica e della vita

ne aveva insieme una piùnascosta e personale.

Ha condiviso con glieducatori e con gli ospitidell’Istituto un’esperienzadomestica di vita e di fedeschietta, con sottile ironia,con elegante tenacia, pre-stando una collaborazionespecchiata e attenta nel

consiglio direttivo e

nella gestione ordinaria estraordinaria della Casa,senza risparmiarsi mai inconsigli e disponibilità perle più semplici necessitàquotidiane, nel serviziodella comunità e dei suoigiovani ospiti.

La sua personalitàforte, il suo carattere deci-so, la sua insistenzacostante hanno segnato iperiodi più impegnativi edifficili della nostraComunità, specie neglianni della ristrutturazionedell’Istituto, della riorga-nizzazione dell’Opera edella nascita della nostraAssociazione. Non sem-

brava mai contentodei risultati rag-giunti, mai pago diquello che si face-va, sempre deside-roso di qualcosa dipiù. Tutto questosempre e solo per-ché desiderava il“meglio” per lanostra Casa e per inostri ragazzi, per-ché chiedeva chia-rezza e trasparenzanella gestione e pre-tendeva il costante econtinuo richiamo aiFondatori dell’Opera,non tanto nelle sterilie inattuabili lettere manel vivificante ericreativo spirito del-l’impegno e della dedi-zione totale. E pro-

ADDIO BRUNO: GRANDE AMICO D“Preziosa agli occhi del Signore è la morte dei suoi fedeli…” recita il salmo;preziosa ai nostri occhi è ed è stata tutta la vita del caro amico Bruno Brizi.

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NELLA LUCE DI DIO

prio per rendere semprepiù attuale il messaggiodei fondatori, ultimamen-te aveva cominciato aricercare e studiare le vec-chie carte dell’archiviocon i nostri storici. Unlavoro che avrebbe volutocontinuare ed approfondi-re una volta terminato ilsuo magistero universita-rio. Ma i nostri tempi e inostri disegni, non sono itempi e i disegni dellaProvvidenza… e solo lafede ci rende meno diffi-cile anche se non piena-mente accettabile questadura realtà.

Oltre a tutto questo e almolto altro che ognuno dinoi porta in sé di Bruno cimancheranno la forzaintelligente e operosa, ilsorriso complice, lascherzosità giocosa, lasensibilità umbratile e –soprattutto – l’aristocrati-ca discrezione del suoanimo.

Essenziali restano innoi il suo amore per labellezza e la profonditàdella sua testimonianza.

“Il Dio della speranzaci riempia di gioia e pacenella fede, con la sicuracertezza che un giorno ciritroveremo uniti nellasua Casa”.

Addio e grazie caroamico.

Per la comunità,don Orlando

In questi ultimi mesi sorellamorte ha bussato alla porta dellanostra Casa chiamando allʼin-contro con Dio alcuni nostri caris-simi amici.

Il dolore per il vuoto che si ècreato tra noi è grande, e leparole non possono lenire la sof-ferenza e il dolore. Solo lapreghiera ci dona conforto esperanza; ci aiuta a vedere, al dilà del velo di lacrime che anneb-bia la nostra vista, la speranzanella vita nuova.

La vicinanza e la condivisionediscreta ai familiari, ai parenti eagli amici ci permettono direstare accanto a quanti soffronocon noi per un così grave lutto.Per i nostri fratelli e amici defuntirivolgiamo al Signore unapreghiera di suffragio.

Per i familiari e per tutti noichiediamo lʼaiuto del Signore percontinuare il nostro pellegrinag-gio terreno, sorretti da una fedeincrollabile che dona la forza persuperare questi dolorosi momen-ti. La fraterna amicizia che cilega, ci accompagni nel camminodi tutti i giorni.

Desideriamo ricordare il nostro caroex allievo:

VALERIO BALDAN(30.07.1948 - 10.09.2009)

Vogliamo poi essere vicini al nostrocollaboratore Gianni RampazzoBaciami e alla sua famiglia per la

morte delfratello:

ROBERTO(13.10.1969 - 28.10.2009)

Da queste righe vogliamo diretutto il nostro affetto e la nostra vi-cinanza alla moglie Cristina, ai figliAndrea, Marco, Luca, ai genitoriGina e Mario e ai familiari tutti.

La preghiera e il ricordo, sianoper tutti un aiuto discreto per portareil peso di questa grave perdita.

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COMUNICAZIONI

UN MODO SEMPLICE PER AIUTARCI...Carissimi soci, amici e simpatizzanti dell’Associazione “Casa del Fanciullo” Onlus, l’ultima legge finan-

ziaria ha previsto la possibilità di destinare il 5 per mille dell’imposta sul reddito delle persone fisiche anche persostenere le ONLUS iscritte in un elenco nel quale è stata inserita anche la nostra associazione.

Ogni contribuente può destinare la quota del 5 per mille della sua imposta sul reddito apponendo semplice-mente la firma nell’apposito riquadro previsto dai modelli CUD, 730 e UNICO ed indicando il codice fiscaledell’organizzazione cui intende venga destinata la sua quota del 5 per mille.

Il Codice Fiscale dell’Associazione “Casa del Fanciullo” Onlus è il seguente:

Vi ricordiamo che la scelta di destinare il 5 per mille non comporta alcun aggravio per il contribuente; si trat-ta solo di scegliere a chi destinare una parte delle proprie imposte. Sottolineiamo inoltre che il contribuente puòapporre sia la firma per la destinazione dell’8 per mille che quella per la destinazione del 5 per mille; una scel-ta non esclude l’altra.

Vi ringraziamo per il sostegno che vorrete continuare a dare all’Associazione “Casa del Fanciullo” Onlus, erestiamo a disposizione per ulteriori informazioni.

In aggiunta a quanto spiegato nell’Informativa sul trattamento dei dati, si precisa che i dati personali delcontribuente verranno utilizzati solo dall’Agenzia delle Entrate per attuare la scelta.

RACCOLTA DI RICORDI E GIUDIZISU DON GIUSEPPE PACCAGNELLA

Gli anni passano veloci e rischiano allora tantiricordi del passato di svanire e di dileguarsi. Cosìè importante che tante cose viste direttamente oascoltate da persone degne di fede, su DonGiuseppe Paccagnella, non vadano perdute.

È anche un suggerimento per stendere unamemoria che abbia valore probatorio, quandopotrà iniziare, se il Signore vorrà, una causa diBeatificazione del Fondatore della Casa delFanciullo.

Invitiamo perciò, quanti hanno conosciuto diret-tamente don Giuseppe, a mettere per iscrittoeventi significativi vissuti con lui, o a evidenziarneaspetti positivi e negativi (difetti e qualità) del suocomportamento umano e religioso.

Il materiale sia inviato al seguente indirizzo:Segreteria dellʼAssociazione “Casa del Fanciullo”Onlus, Vicolo Santonini 12 – 35123 Padova. Per informazioni: tel. 0498751075.

SANTA MESSADI NATALE

Come ogni anno, la nostra Casa apre le sueporte la notte di Natale per la SANTA MESSADELLA MEZZANOTTE a tutti i collaboratori,gli allievi, gli ex-allievi, benefattori e amici.

È questo un momento forte e ricco di signifi-cati per tutti noi: aprire le porte di Casa e leporte dei nostri cuori ai disegni dellaProvvidenza Divina, per essere sempre attentialle nuove esigenze, pronti ad accogliere il DioBambino che nasce ancora una volta tra noi, eper servirlo nell’uomo povero, solo, dimentica-to.

Inizieremo alle 23.30 con la Santa Veglia;alle 24.00 la Santa Messa. Al termine ci ritro-veremo per un momento di fraternità e di gioio-sa condivisione.

A tutti i nostri benefattori, amici, allievi edex-allievi porgiamo i migliori auguri di unSanto Natale e di Buon Anno 2010. Il Signoredoni a tutti la pace e le grazie necessarie, per lavita di tutti i giorni e per la santità.

C. F. 80039540283

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ASS. CASA DEL FANCIULLO - ONLUS - Vicolo Santonini, 12 - 35123 PDC.C. postale n. 10339356 / C.F. 80039540283 (per destinare il 5 per mille dell’IRPEF) /

Coord. Bancarie: Cassa di Risparmio del Veneto - Fil. Ospedale Civile - Agenzia 16 IBAN IT25 O062 2512 1970 7400 9077 01E