Casa del Fanciullo - N. 152 - giugno 2009

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ASSOCIAZIONE ONLUS PADOVA VIC. SANTONINI 12 ASSOCIAZIONE ONLUS N. 152 - 1 GIUGNO 2009 - SPEDIZIONE IN ABBONAMENTO POSTALE D.L. 353 / 2003 (CONV. IN L. 27/02/2004 N. 46) ART. 1, COMMA 2, DCB PADOVA CASA DEL FANCIULLO 4 maggio 1884: 125 anni della nascita di don Giuseppe 25 luglio 1909: 100 anni di sacerdozio di don Giuseppe UN ANNO PER RICORDARE E CELEBRARE UN ANNO PER RICORDARE E CELEBRARE CADELFA 1_09:CADELFA 1_09.qxp 26/05/09 12:44 Pagina 1

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Pubblicazione sulle attività della Casa del Fanciullo Onlus di Padova

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ASSOCIAZIONEONLUS

PADOVAVIC. SANTONINI 12

ASSOCIAZIONEONLUS

N. 152 - 1 GIUGNO 2009 - SPEDIZIONE IN ABBONAMENTO POSTALED.L. 353 / 2003 (CONV. IN L. 27/02/2004 N. 46)ART. 1, COMMA 2, DCB PADOVA

CASA DELFANCIULLO

4 maggio 1884:125 anni

della nascita didon Giuseppe

25 luglio 1909:100 anni di

sacerdozio didon Giuseppe

UN ANNO PER RICORDARE E CELEBRARE

UN ANNO PER RICORDARE E CELEBRARE

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IN QUESTO NUMERO

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IL DIRETTORE

l passo evangelico quirichiamato (Matteo 25,

34-40) segna la conclu-sione di tutta l’attivitàpubblica di Gesú. Egli ècircondato dai suoi disce-poli che lo stanno ascol-tando per imparare i suoisegreti. Forse un po’come noi, essi sono moti-vati per lo piú da preoccu-pazioni umane. Ma ilMaestro, senza mortifica-re le loro aspirazioni,cerca di aprirle verso unaprospettiva diversa, origi-nale.

Una rappresentazionegrandiosa alla fine deitempi… e tutti i popolistaranno davanti al gran-de sovrano, divisi in duegruppi; la diversa colloca-zione fa presagire unadiversa sorte. Sorge subi-to una domanda: qualecriterio determina ladistinzione? «… Io hoavuto fame, e mi avetedato da mangiare; hoavuto sete, e mi avete

UN TESORO NASCOSTOQuando il Figlio dell’Uomo verrànella sua gloria... cercherà i volti diquanti gli hanno teso la mano.

AssociazioneCASA DEL FANCIULLO - ONLUSVic. Santonini 12, 35123 PadovaC/C postale n. 10339356;

Coordinate Bancarie:Cassa di Risparmio del VenetoFiliale Ospedale Civile - Agenzia 16iBAN: IT25 O062 2512 1970 7400 9077 01E

Per destinare il 5 per milledell’IRPEF: C.F. 80039540283

Telefono: 049/8751075Fax: 049/[email protected]@[email protected]

N. 152 - 1 Giugno 2009Spedizione in abbonamento postaleD.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004n. 46) - Art. 1, Comma 2, DCB Padova

Direttore:Don Orlando GaliazzoDirettore Responsabile:Mons. Antonio Barbierato

Autorizzazione del Tribunale diPadova n. 29 con decreto del 24-10-1949. Imprimatur Patavii, DaniloSerena, Vic. Gen.I dati forniti dai socidell’Associazione Casa del Fanciullovengono utilizzati esclusivamenteper l’invio del giornale e non ven-gono ceduti a terzi per alcun motivo.

Stampa: Mediagraf S.r.l.,Noventa Padovana (Padova)

Redazione:Matteo Berto, Bruno Brizi,Agostino Coppe, Daniela Pipinato,Renato Marangoni, Gianni Rampazzo

Collaboratori:Fausto Angeli, Chiara Gaiani, CarloLotto, Clara Zotta, Elisa Bettio,Filippo Lazzaro, Giovanni Lavezzo,Cesaro Mariano

Foto: Archivio Casa del Fanciullo,Luigi Perseghin

Quota annua di adesione: € 10.00Sostenitore: € 30.00

IL DIRETTOREUn tesoro nascosto 2di don Orlando

VITA DELLA CASANuovi progetti per guardarecon occhi rinnovati, al futuro 4a cura del Direttore

Lo splendore di una Casa al servizio della famiglia 6di Matteo Berto

Nel nostro giardino gli allori non finiscono mai 8di Andrea Cambi

UN NUOVO SERVIZIOI Gruppi di Parola 9a cura di Daniela Pipinato

IL MELOGRANO PIùÈ la gioia a segnare il passo a queste giornate 11di Elena De Piccoli

IL MELOGRANOSiete pronti a tinteggiare la vostra estate? 12di Elisa Bettio

A proposito di colori 13di Anna Pomponio

Il saluto di Daniela 14di Daniela Pipinato

LETTERA APERTAEducarsi per educare 15di Monica Lazzaretto

LA RIFLESSIONELa notte: una, nessuna e centomila 17di Monica Lazzaretto

MAPPAMONDOCelebrare un amore disinteressato 21a cura di padre Renato Zilio

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dato da bere…». A fare ladifferenza non sono i tito-li, le cariche umane, la ric-chezza o la povertà, maqualcosa di fortementeimpegnativo: l’amoreconcreto verso gli altri,

l’aiuto cioè a chi è in unacondizione di bisogno.

Gesú assume comeoggetto di valutazione lenecessità corporali… ecome metro, quindi, lacarità espressa nei mille

aspetti nella vita, nell’esi-stenza comune, quella ditutti i giorni, contrasse-gnata da semplici azioni,gesti concreti comprensi-bili per chiunque. In que-ste azioni Gesú stabilisce

una differenza determi-nante per il giudizio fina-le. Gesú valuta anche ilgesto piú piccolo rivolto avantaggio del prossimo, elo ritiene come se fossestato rivolto a sé: egli siidentifica con tutti coloroche soffrono.

I fratelli che versanonel bisogno ci sono ancheoggi; essi ci interpellano eattendono il nostro aiuto.

Anche se sei di fretta,immerso nelle tue impor-tanti occupazioni quotidia-ne, tutto preso dal lavoro edai risultati da perseguirein modo efficiente, fermaper un attimo la tua corsa,accogli e interpreta questaprovocazione del Vangelo.Gesú bussa alla tua porte,è nascosto in molte pre-senze umane, anzi, si iden-tifica con esse; ritienecome fatta sé l’azionecaritativa che rivolgi ededichi al fratello menofortunato di te.

Tu allora non vorraiaccoglierlo?

Seguendo il suggeri-mento del Vangelo, tidisporrai anche a qualchepiccolo sacrificio e senti-rai che stai andando adincontrare Gesú, manocon mano col fratello,contento e sereno perchéhai condiviso almeno unaparte della tua vita con glialtri.

don Orlando

Quando il Figlio dell’uomo verrà nella sua gloria, e tutti gli angeli con lui,siederà sul trono della sua gloria. Davanti a lui verranno radunati tutti i popoli.Egli separerà gli uni dagli altri, come il pastore separa le pecore dalle capre, eporrà le pecore alla sua destra e le capre alla sinistra.

Allora il re dirà a quelli che stanno alla sua destra: «Venite, benedetti dal Padremio, ricevete in eredità il regno preparato per voi fin dalla creazione del mondo,perché ho avuto fame e mi avete dato da mangiare, ho avuto sete e mi avete datoda bere, ero straniero e mi avete accolto, nudo e mi avete vestito, malato e mi avetevisitato, ero in carcere e siete venuti a trovarmi». Allora i giusti gli risponderan-no: «Signore, quando mai ti abbiamo visto affamato e ti abbiamo dato da man-giare, o assetato e ti abbiamo dato da bere? Quando mai ti abbiamo visto stra-niero e ti abbiamo accolto, o nudo e ti abbiamo vestito? Quando mai ti abbiamovisto malato o in carcere e siamo venuti a visitarti?». E il re risponderà loro. «Inverità io vi dico: tutto quello che avete fato a uno solo di questi miei fratelli piú

piccoli, l’avete fatto a me». (Mt 25, 34-40)

IL DIRETTORE

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n questi mesi la nostracasa, per le gravi diffi-

coltà finanziarie, ha presocontatti con la Curiavescovile della diocesi diPadova e con l’Operadella Provvidenza Sant’Antonio di Sarmeola diRubano; col consenso deisoci, l’amministrazionedella Casa ha stipulatouna convenzione checoinvolge le tre istituzioninel funzionamento, neiprogetti educativi e nellasoluzione dell’attualesituazione debitoria.

Abbiamo rinunciatoalla proprietà dei nostriimmobili nel territoriopadovano, mantenendol’usufrutto per trent’anni.La Diocesi di Padova hamesso a disposizione dellanostra casa la signoraSusanna B. per aiutarci adaffrontare i problemi checi affliggono; da partedell’OPSA (Opera dellaProvvidenza San Antonio)il nostro socio Matteo B. èstato designato per analo-ghe mansioni; Susanna e

Matteo, con questi speci-fici incarichi, saranno pre-senti nelle sedute delnostro Consiglio diAmministrazione.

L’obiettivo è quello dimigliorare il funziona-mento dei servizi e dellacontabilità, di prospettarenuove attività in un pro-getto complessivo che

tenga conto della situazio-ne presente e dei possibilisviluppi futuri. Noi siamofiduciosi, e li ringraziamo,perché li riteniamo perso-ne molto capaci e sensibi-li alle esigenze dellanostra Casa.

La nostra Associazionesi sta attivando per ottene-re l’accreditamento che lenuove normative richie-dono. Qualcosa cambierànei servizi che potremooffrire, ma la persona, conla sua dignità e i suoi biso-gni, rimarrà sempre alcentro della nostra atten-zione e caratterizzerà lenostre attività.

Il “palazzetto” attiguoalla grotta della Madonna

è stato restaurato, anchecon un contributo dellaFondazione Cassa diRisparmio e della RegioneVeneto, con l’impegno diadibirlo ad attività di uti-lità sociale; si pensava aduna casa-famiglia o aduna comunità-alloggio;ma con l’OPSA e la Curiadiocesana si sta valutandola possibilità di subordina-re la sua utilizzazione adun progetto di utilitàsocio-sanitaria che assie-me alla cooperativa “G.Olivotti” di Mira (VE)stiamo mettendo a punto;va detto, per inciso, che lacooperativa “Olivotti” stagià svolgendo un’attivitàdi assistenza ai minori

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VITA DELLA CASA

NUOVI PROGETTI PER GUARDARE, CON OCCHI RINNOVATI, AL FUTURORiguardo alla Casa del Fanciullo, in questi ultimi mesi sono state presedecisioni importanti con l’obiettivo di migliorarne il funzionamento dei servizie della contabilità e di prospettare, per i tempi a venire, nuove e valide attività.

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nella nostra sede diLiedolo (TV).

Comunichiamo ancheuna nota dolente; quest’e-state la nostra casa alpinad Miliès di Segusino (TV)non potrà essere messa adisposizione dei gruppiestivi, perché dobbiamoadeguare gli ambienti allenuove normative, che cipermetteranno in futuro(speriamo) di aprire di

nuovo i battenti. Siamo fiduciosi nella

Divina Provvidenza; infuturo potremo annuncia-re qualche bella notizia,ma ora possiamo goderedell’aria buona dei montisolo rimanendo fuori,all’aperto, o sotto unatenda, in attesa di tempimigliori. Dio veda… eprovveda.

il Direttore

Il Gruppo dei Giovani Imprenditori ConfcommercioAscom di Padova ha donato ai bambini e ai ragazzidel Melograno un grande uovo di cioccolato perrallegrare e “addolcire” le festività pasquali.Ringraziamo tutti i giovani imprenditori, nellapersona del presidente Marco Ruzzante, e in specialmodo del signor Riccardo che si è fatto tramite perquesto dono gradito. Foto sopra: un momento di festadei ragazzi, desiderosi di assaporare il grande uovo.

SOTTO LO SGUARDODI MARIA

Per la nostra Associazione il mese di maggio èsignificativo, l’ultimo suo giorno per noi è giorno difesta, perché ricorre l’anniversario della fondazionedel nostro istituto. Il padre fondatore, don GiuseppePaccagnella, il 31 maggio 1922 inaugurò la suaOpera ponendola sotto al protezione della Madonnadella Divina Provvidenza e del Sacro Cuore di Gesúe di Maria.

Da allora, il servizio prestato alle famiglie biso-gnose e ai ragazzi si è svolto ininterrottamente. Perquesto i giovani ospiti chefrequentano la nostra Casaintensificano du-rante que-sto mese le preghiere allaMadonna, per il buon anda-mento dell’Opera e perchéla Provvidenza divina conti-nui la sua generosa assi-stenza al bene di molte per-sone.

La preghiera rivolta confervore alla Madre del Cielosi fa piú calorosa; in questomodo rafforziamo la nostrafede e ci sentiamo figli chericorrono all’aiuto e alla protezione materna diMaria santissima; la invochiamo perché ci soccorraquando siamo fragili spiritualmente, e ci rimettasulla strada degli ideali del nostro credo cristiano.

Si è pregato per tutti, e si continua a pregarerivolgendo alla Madonna ogni giorno varie richie-ste, comprese le intenzioni dei benefattori che cisostengono con le loro offerte, proprio davanti allasua immagine, perché esaudisca la preghiera erimuova le preoccupazioni di fronte a certe neces-sità.

La Vergine della Divina Provvidenza ci protegga,sempre, specialmente nei momenti tristi e difficilidella vita.

Ripetiamo tutti, a nostro conforto, la bella invo-cazione: «Ave, o Maria».

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VITA DELLA CASA

AMiGLiA. Mai co-me oggi parola piú

sprecata nella politica;parola piú oggetto di criti-che, rivendicazioni, ipote-si di superamento, …

FAMiGLiA. Mai co-me oggi, nei momenti didifficoltà e malattia, trop-po spesso unica àncora disalvataggio per anzianinon autosufficienti, disa-bili che invecchiano,malati da assistere.

FAMiGLiA. Mai co-me oggi nei cuori, nellepreghiere, nei discorsiufficiali del papaBenedetto e della Chiesaitaliana consapevoli comesono che attorno al temadella famiglia ruota lacentralità stessa dell’esse-re umano nella sua dimen-sione antropologica piúautentica, l’essenza stessadel messaggio evangelicodell’Amore.

FAMiGLiA. Mai co-me oggi additata comeresponsabile del disagiogiovanile pur nella consa-pevolezza che, troppospesso, i comportamentidei giovani non sono altroche una risposta ad unvuoto creato da noi adulti.

FAMiGLiA. Mai co-me oggi grande occasionee opportunità. È nellafamiglia, infatti, cheapprendo i fondamentalidella vita, i fondamentalidi accudimento, di salute,

di sopravvivenza, maanche e soprattutto i fon-damentali dei valoriautentici: l’amore, il

rispetto, la fratellanza, lapace, la fede, la preghiera,la condivisione, l’onestà,l’impegno, il sacrificio, la

sobrietà...FAMiGLiA. Mai co-

me oggi serve allora unospazio concreto di aiuto,un’azione efficace disostegno, una strategiaeducativa di supporto.

In questi ultimi tempiho avuto modo di riavvici-narmi, con piacere, allemolte iniziative della Casadel Fanciullo: se potessi insintesi definire la bella eviva realtà di promozioneumana che ho conosciuto,non esiterei a definirla unservizio di sostegno allafamiglia.

La famiglia, infatti, è ilfilo conduttore dei serviziche alla Casa del Fanciul-lo si svolgono.

è un servizio di soste-gno alla famiglia “IlMelograno” nelle sueespressioni a favore deipiccoli della scuola pri-maria (ex elementari),secondaria di primo grado(ex scuole medie) e disecondo grado (fino allaterza superiore). È un ser-vizio di sostegno allafamiglia che fatica a con-ciliare i tempi di lavorocon i tempi di cura, ed èun servizio alla famigliache, per diverse condizio-ni di vita (disagio sociale,culturale, economico, mo-mento di crisi o difficoltà,fatica di integrazionesociale...) stenta nell’edu-cazione dei propri figli.

LO SPLENDORE DI UNA CASAAL SERVIZIO DELLA FAMIGLIA

Le tante attività che si svolgono nel grande complesso di Via Santonini sonotutte rivolte a dare un sostegno alla Famiglia, ricreando un clima di fraternità e

condivisione secondo il desiderio originario del Fondatore.

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VITA DELLA CASA

Aiutare i ragazzi nellostudio, affiancarli nelleattività del tempo libero,creare spazi di ascolto edialogo è un servizio cherende la Casa del Fan-ciullo un’agenzia educati-va a sostegno della geni-torialità, anche quellasegnata da sofferenze edisagio.

È un servizio di soste-gno alla genitorialità,anche nel difficile mo-mento della separazione,il punto appena attivatoma molto richiesto dimediazione familiare cheha nei “gruppi di parola”la prima espressione con-creta di questa nuova fron-tiera per la Casa delFanciullo.

È un servizio a soste-gno della famiglia la pro-mozione dello sport cheviene attivata nella pale-stra Casa del Fanciullo, incollaborazione con diver-se agenzie sportive del ter-ritorio, con la realtà dellapallacanestro femminilein primis che proprio pres-so la Casa del Fanciullo hala sua sede e gioca le par-tite dei tornei under 13-14e 17. Lo sport è da sem-pre, oltre che cura delcorpo, spazio privilegiatodi crescita nella coopera-zione, rispetto delle rego-le, rispetto dell’avversariovisto non come nemicoma come elemento di con-

fronto, voglia di arrivare,impegno e sacrificio.

È un servizio di soste-gno alla famiglia anche ilconvitto per gli studenti:in esso infatti i giovanitrovano un ambiente fami-liare in cui studiare,incontrare amici, formarsicome cittadini e cristiani;in esso i loro genitorisanno di poter trovarecondivisione con gli idealiche hanno condotto i loro

figli a studiare a Padova ea scegliere la Casa delFanciullo quale ambientedi vita.

E soprattutto è famigliala comunità della Casa delFanciullo, la grande retedi incontri, relazioni, ami-cizie che si vivono con lepersone che abitano allaCasa del Fanciullo e chehanno fatto della Casa nonsolo un luogo di lavoro odi servizio ma soprattutto

e innanzitutto un luogoprivilegiato di fraternità econdivisione secondo leparole del fondatore, donGiuseppe Paccagnella:«Umiltà tra di voi, pazien-za con voi stessi, genero-sità nel compatirvi, nel-l’aiutarvi, nel sostenervinella via del bene».

Una famiglia, la Casadel Fanciullo, che consi-glio di frequentare.

Matteo Berto

Scopri la famiglia… la tua e quella degli altri.L’amore sa scoprire sempre nuove attese, nuove speranze!Conosci la famiglia, la tua e quella degli altri,di quella conoscenza di amore che sa comprendere e donare.Aiuta la famiglia, la tua e quella degli altri.L’amore vero saprà dirti che cosa fare per aiutare.Difendi la famiglia, la tua e quella degli altri:… il dono dell’unione profonda e vera in Gesù sia la sua difesa e lasua gioia.Senti la famiglia, la tua e quella degli altri,allora scoprirai un mondo stupendo: io, tu, noi… uniti nel volerci bene!Accogli la famiglia, la tua e quella degli altri,con una generosità dimentica di sé, che non conosca limiti nel donare.Sostieni la famiglia, la tua e quella degli altri.La vita conosce difficoltà e ansie: diffondi pace, accresci speranza.Godi della famiglia, della tua e quella degli altri.Aiuta a godere dei doni di Dio, perché intorno si irradi la luce.

Ammira la famiglia, la tua e quella degli altri:perla preziosa nel campo del mondo, meraviglia della vita che correnel tempo.Ringrazia per la famiglia, per la tua e per quella degli altri…Con te, altri si sentiranno “figli” del Padre che è nei cieli e, in Gesù,loderanno il dono che rimane in eterno.

(Cartolina delle Edizioni “Fonte nel Deserto” delle Benedettine di S. Agata sui due Golfi, NA)

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en ritrovati nel nostropiccolo spazio riser-

vato alle belle notiziedegli studenti Cadelfa.

Ci tengo a sottolineareil termine “studenti” per-ché tra uscite serali, fil-metti, inverosimili periodidi letargia, partite di cal-cio, basket e varie altreattività, a volte si rischiadi non focalizzare piúquello che è il nostro prin-cipale dovere. Fortunaqualcuno, ogni tanto,decide di richiamare lanostra attenzione e diannunciarci ilr a g g i u n g i -mento di unt r a g u a r d oimportante.

In data 16f e b b r a i o ,G i o v a n n iA n d r e aBaldassi, presso la facoltàdi Agraria, ha conseguitola Laurea triennale inTecnologie Forestali edAmbientali con una tesidal titolo “Variazionedella comunità micorizzi-

ca in un focolaio di maldell’inchiostro del casta-gno”. A proposito di atti-vità extra studio, unadomanda viene sponta-nea: “Qualcuno di voi hamai visto studiare il nostrosciatore/maestro/pescato-re/fotografo/kate-surfer/calciatore e chissà quali

altre cose?”. Il misterorimane ma, in ogni caso,sincere congratulazioni adun ragazzo che ha saputoconiugare svariati interes-si con l’attività didattica;Giovanni, tutt’oggi ospitedella Casa, ha già iniziatoi due anni che lo porteran-no alla specializzazione.

Il giorno 30 aprile inve-ce, è stato il turno diEmmanuele Ghebber,che ha conseguito laLaurea triennale inIngegneria dei Materialicon una tesi dal titolo

“Deposizionelaser assistitadi film aureisu leghe me-talliche”.

Emmanueletermina unlungo percor-so, iniziato

all’interno della Casa giàdalle scuole superiori, periniziare una nuova espe-rienza lavorativa in unaprestigiosa azienda diocchialeria.

Le nostre congratula-zioni ed un grosso inbocca al lupo pure a lui,nella speranza (…certa…) che torni a tro-varci presto e magariaccompagnato da un altrolauto rinfresco (... questa,forse, è una speranza unpo’ meno certa…).

Alla prossima!Andrea Cambi

VITA DELLA CASA

Emmanuele

Ghebber

festeggiato dagli

amici della Casa

del Fanciullo

Giovanni AndreaBaldassi“coronatod’alloro”, tra isuoi cari genitori

NEL NOSTRO GIARDINOGLI ALLORI NON FINISCONO MAICondividiamo la gioia della laurea di Giovanni Andrea Baldassi in Tecnologie

forestali, e di Giovanni Ghebber in Ingegneria dei metalli.

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UN NUOVO SERVIZIO a cura di Daniela Pipinato

Presso la Casa del Fanciullo, in collaborazione con il Centro Servizi Volontariato della Provincia di Padova, dallo scorso mese di marzo ha preso avvio unnuovo progetto di sostegno ai bambini accomunati dall’esperienza della separazione dei genitori.

I GRUPPI DI PAROLAon è facile descrivere con le parole degli incontrivissuti attraverso gli sguardi, le risate imbarazzate,

i sorrisi, le lacrime, ma ci provo ugualmente. Provo araccontarvi cosa abbiamo condiviso nel primo percorsodei Gruppi di Parola con un gruppetto di 6 bambine,accomunate dal fatto di aver già vissuto, nonostante lagiovane età, la separazione dei propri genitori.

Prima di entrare nel vivo di questa esperienza, misembra opportuno fare una breve premessa necessariaper capire da dove nasca l’idea diavviare dei gruppi cosí specifici.Come vengono coinvolti i figli nelprocesso della separazione?Quanto viene loro comunicato diquanto sta accadendo? Si puòtenerli fuori dal conflitto coniu-gale?

Mettere al corrente il propriofiglio della decisione di separarsiè forse, per i genitori, uno degliaspetti piú difficili e preoccupantiche sono chiamati ad affrontarenel lungo processo della separa-zione: significa rispondere a milleperché, toccare con mano il diso-rientamento e la sofferenza chenaturalmente seguono questo tipodi comunicazione. Questo è unodei motivi per cui, cosí spesso, igenitori preferiscono evitare di dirlo, magari rassicura-ti dalla convinzione, cosí ampiamente diffusa, che i bam-bini “sono cosí piccoli che non si sono accorti di nien-te” o che “le questioni tra mamma e papà riguardanosoltanto loro” o per l’intenzionalità di “tenerli fuori dalconflitto”. Ma i figli nel conflitto ci sono da sempre etenerli fuori non è possibile e l’illusione di farlo “per illoro bene” nasconde l’incapacità a volte di ammettere laresponsabilità e l’impegno che la separazione compor-ta, soprattutto nei confronti di chi la subisce.

Le ultime ricerche sul campo confermano purtroppoquanto fin qui detto: circa l’80% dei figli di coppie chesi stanno separando non viene informato su quanto sta

accadendo nella propria famiglia. Piú precisamente,circa il 23% dei bambini dichiara che non è stato infor-mato da nessuno e al 46% è stata comunicata una bat-tuta del tipo “domani tuo padre se ne va di casa”.Pertanto i figli vengono lasciati spesso da soli ad affron-tare uno degli eventi piú stressanti che possano capita-re al nucleo familiare e, se non viene data loro alcunaspiegazione di quanto è successo, ciascuno si costruiràuna propria verità che il piú delle volte prevede la

responsabilità del figliostesso con il conseguentee devastante senso dicolpa: “Ho capito perchéil papà se n’è andato dicasa - raccontava unbimbo di 6 anni in unincontro di mediazione –perché da un po’ di setti-mane facevo i capricciper andare a scuola”.

Il bambino per cresce-re ha bisogno infatti diavere due genitori e dinon perdere nessuno deidue: accade allora cheper evitare la demonizza-zione del padre o dellamadre, riversi su di sé lacolpa e la responsabilità

della separazione. Soprattutto se è ancora piccolo e lasua dipendenza affettiva è strettamente legata a quelladei genitori, nel momento in cui questi litigano è comese avesse due parti di sé in lotta tra di loro e anche sedecide di schierarsi con una delle due, il prezzo dapagare è il sentirsi in colpa per aver tradito l’altra…

Da questa premessa, si può intuire quanto sia alloranecessario accompagnare tutti i membri di una fami-glia in questa fase piú o meno lunga di passaggio (e itempi dipendono molto dal grado di conflittualità cheprecede, accompagna e molto spesso segue la separa-zione) ad un nuovo equilibrio familiare.

Come ci sono molti modi di vivere ogni esperien-

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za piú o meno positiva che segna la vita di ogni perso-na, cosí anche la separazione può essere affrontata conmodalità che influenzeranno il futuro dei due ex-coniu-gi e dei figli. La dichiarazione di separazione è pertan-to un evento cruciale, perché nel momento in cui ungruppo si disgrega è bene che un altro progetto prendaforma e tutti i membri della famiglia devono avvertirepertanto che, mentre alcuni legami si spezzano, altripermangono. Per accompagnare questa fase di transi-zione la mediazione familiare ha un ruolo fondamentaleperché tenta di riportare l’attenzione dei due adulti sul-l’esercizio della funzione genitoriale, che permanealdilà della rottura del vincolo coniugale: in un momen-to in cui è cosí difficile ritrovare una propria dimensio-ne personale e si è impegnati a porre dei confini nellarelazione con l’ex-coniuge, diventa spesso difficile met-tersi in ascolto dei bisogni dei bambini, troppo spessosottovalutati nelle loro capacità di capire cosa sta acca-dendo. È nel momento in cui le risorse emotive dei geni-tori sono maggiormente esasperate dal conflitto e dallesue conseguenze, che i bambini hanno maggiormentebisogno di sostegno emotivo e di coerenza educativa.

Accanto alla mediazione, rivolta in particolare allacoppia genitoriale, i Gruppi di Parola sono una risor-sa specifica per i figli, per accompagnarli in questomomento di transizione. Il “Gruppo di Parola” per-mette infatti lo scambio e il sostegno tra bambini dai 6ai 12 anni accomunati dall’esperienza della separazio-ne dei propri genitori: nel percorso avviato a marzo ipartecipanti erano tutte bambine dai 6 ai 9 anni; in

quello di maggio il gruppo è misto e l’età è tra i 9 e gli11 anni. È un progetto assolutamente nuovo sul territo-rio padovano, che viene avviato dopo aver seguito unpercorso formativo all’Università Cattolica di Milano erealizzato grazie alla collaborazione del Centro ServiziVolontariato della Provincia di Padova.

I bambini che stanno vivendo questa trasformazionedella propria famiglia spesso raccontano che la testa èingombra di preoccupazioni per quello che succede acasa e non hanno spazio per ascoltare e per fare le“cose” della loro età: sentono parlare di avvocati e di tri-bunale e non capiscono cosa cambierà nella loro vita. Ese i genitori pensano che i figli “siano rimasti fuori dalconflitto” o che non sappiano, è vero invece che questirecepiscono le vicende dei "grandi" e sostituiscono leinformazioni reali, che il piú delle volte non vengono for-nite, con delle fantasie che molto spesso comprendono laresponsabilità del bambino stesso: il senso di colpa, comeabbiamo già visto, è purtroppo frequente e doloroso.

Molto spesso il disorientamento, che travolge i bam-bini in questa lunga fase di trasformazione delle relazio-ni familiari, si accompagna ad una grande solitudine.Non sanno bene come esprimere la rabbia, la tristezza, idubbi, le difficoltà che incontrano per la separazione dimamma e papà e non sanno con chi parlarne.Partecipare ad un Gruppo di Parola permette ai bambi-ni di esprimere ciò che vivono: emozioni, dubbi, timori,fantasie, preoccupazioni che occupano la loro menteimpedendo di vivere il loro tempo di bambini. La condi-visione tra bambini permette di far uscire il singolo bam-bino dall’isolamento, affrontando tematiche di fonda-mentale importanza in un ambiente accogliente che per-metta di “nominare” l’evento della separazione, che inquesto modo viene decifrato e ridimensionato. Il percor-so si compone di quattro incontri di due ore ciascuno:nella seconda parte dell’ultimo incontro sono invitatientrambi i genitori per la restituzione di quanto è emer-so. Molto spesso, dopo questo incontro, i genitori richie-dono degli incontri di mediazione per essere sostenutinel compito genitoriale, che ben sappiamo di difficilegestione dopo aver interrotto il legame coniugale.

L’obiettivo finale è quello di riavviare o consolidarela comunicazione all’interno della propria famiglia,che sta vivendo un grande momento di trasformazione,dopo aver accompagnato il bambino a riconoscere lerisorse che può trovare dentro di lui e nell’ambiente incui vive. �

UN NUOVO SERVIZIO

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crivo e racconto que-sto mese come un

mese di avventure daquando sono arrivata quial Melograno Piú.

Io, Elena, studentessa efrequentatrice della scuolaRuzza, vi voglio racconta-re di questo bellissimoCentro: il Melograno Piú.

Caro diario, è già da un mese o

forse un po’ di piú chefrequento il Centro; mitrovo abbastanza benecon tutti, ho conosciutonuova gente e mi sonofatta degli amici.

Vengo qui perché hola possibilità di essere

seguita ed aiutata intutte le materie scola-stiche. Gli educatorisono buoni, bravi esimpatici con tutti noi

studenti.Vado al Centro tre

volte alla settimana: illunedí, il martedí e ilvenerdí. La mensa èottima, la cuocaAntonietta è simpatica,e dopo pranzo ci siriposa sino alle 15.00.

Dalle 15.00 alle17.00 si studia e si ese-guono i compiti coninsegnanti specializzatinelle varie materie.Dopo le 17.00 ci sitrova tutti insieme perfare una gustosamerenda e poi si puòdecidere se rientrare acasa o se restare quifino alle 18.00 parteci-pando a giochi di grup-po organizzati daglieducatori e da alcunivolontari dell’Associa-zione.

Elena De Piccoli

IL MELOGRANO PIÚ

È LA GIOIA A SEGNARE IL PASSO A QUESTE GIORNATE

Elena, da poco giunta presso il Centro il Melograno, ci racconta la suagiornata fatta di incontri e di attività varie dove le ore purtroppo corrono

veloci, contrassegnate da un clima di fraternità e di gioia.

S

UN ARCOBALENO NEL CUORE

Pelle bianca come cera, pelle neracome la sera,pelle arancionecome il sole, pelle giallacome limone, tanti colori come i fiori.

Di nessuno puoi fare a menoper disegnare l’arcobaleno:chi un solo colore ameràun cuore grigio per sempre avrà.

(dal Libro di Piroska; Marcello ARGILLI, Fiabe di tutti i colori, Editori Riuniti)

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IL MELOGRANO

’Associazione Casadel Fanciullo, con il

servizio interno dei Centrieducativi pomeridiani del“Melograno” proponeanche quest’anno l’ ESTA-TE A COLORI rivolta abambini/e e ragazzi/e dai6 ai 18 anni. Le attivitàsaranno strutturate ediversificate in baseall’età e al numero deipartecipanti e comprende-ranno iniziative che si rea-lizzeranno sia all’internodella struttura (laboratori,giochi di gruppo e attivitàsportive in palestra) cheall’aperto (piscina, mare,visite guidate).

il Centro “MelogranoBimbo”, rivolto a bambi-ni/e della scuola primariadai 6 ai 10 anni, proponetre settimane di CentroEstivo dal 15 giugno al 3luglio. L’organizzazionedel servizio prevede lacopertura giornaliera dallunedí al venerdí dalle ore9:00 alle ore 16:00 pressol’Associazione Casa delFanciullo con serviziomensa incluso. Ognivenerdí i bambini parteci-peranno ad un’uscita gior-naliera, indicativamente almare o in collina, conpranzo al sacco preparatodal servizio mensadell’Associazione. I labo-ratori (di pittura, origami,espressivo-teatrali, cartariciclata) saranno impo-

stati in base alle inclina-zioni e agli interessi che ibambini dimostreranno initinere.

il Centro “Melogra-no”, rivolto a ragazzi/edella scuola primaria disecondo grado dagli 11 ai14 anni, organizza tre set-

timane di Centro estivodal 15 giugno al 3 luglio.Il servizio prevede lacopertura di tre pomeriggialla settimana (lunedí,mercoledí, venerdí) dalleore 13:00 alle ore 18:00presso l’AssociazioneCasa del Fanciullo con

servizio mensa incluso. IlCentro estivo rappresentauno strumento di preven-zione al disagio giovanileattraverso la realizzazionedi attività finalizzate allasocializzazione e alla curadel momento educativo.Alla proposta potrannoiscriversi ragazzi/e dagli11 ai 18 anni.

il Centro “MelogranoPiú”, rivolto a ragazzi/edel primo triennio dellascuola di secondo grado,propone un servizio disostegno scolastico sia airagazzi/e che dovrannoaffrontare gli esami dilicenza di terza media siaai ragazzi/e delle superio-ri che saranno impegnatinegli esami di qualificaprofessionale dal 15 giu-gno al 3 luglio dal lunedíal venerdí dalle ore 9:00alle ore 14:00 con pranzoincluso. I minori avrannola possibilità di partecipa-re a delle simulazioni diprove d’esame e di studia-re individualmente con uneducatore di riferimentoe/o con insegnanti volon-tari. Quando possibile,verranno attivati dei pic-coli gruppi di studioseguiti da un insegnantespecifico per materia.

Anche durante levacanze estive continuapresso l’AssociazioneCasa del Fanciullo l’atten-zione ai minori che carat-

L SIETE PRONTI A TINTEGGIARE LA VOSTRA ESTATE?

Anche durante le vacanze estive continua presso l’Associazione Casa delFanciullo l’attenzione ai minori che caratterizza l’attività dei nostri Centri.

L’iniziativa ESTATE A COLORI coinvolge i minori dai 6 ai 18 anni!

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terizza l’attività dei nostriCentri: l’ESTATE A CO-

LORI offre infatti ai bam-bini e ragazzi della cittàl’opportunità di partecipa-re a momenti di aggrega-zione e socializzazione,allegerendo e sostenendo

nel contempo i genitori ele famiglie nell’assolvi-mento delle proprie fun-zioni educative. Il valoredella proposta, oltre chenella tipologia delle atti-vità offerte, consistesoprattutto nella relazione

educativa che ciascunodei ragazzi inseriti pressoi nostri Centri ha giàinstaurato con l’équipeche li segue durante l’an-no scolastico.

Con l’occasione ringra-zio tutti gli educatori e i

collaboratori/volontariche con la loro professio-nalità e passione aumen-tano il valore formativodelle proposte dei Centri efavoriscono la crescitaglobale dei ragazzi.

Elisa Bettio

A PROPOSITO DI COLORI

Sono Anna, da sempre amo la pittura e stare a contatto con iragazzi.

Con gioia mi sono ritrovata tra piccoli e grandi artisti in“erba” per abbellire le stanze nelle quali trascorrono alcunipomeriggi al Melograno.

Impugnate le tavolozze a... regola d’arte... (con il pollice chele blocca), siamo partiti insieme per quest’avventura.

Ogni ragazzo, avvolto dal fascino del colore, lasciava emer-gere sorprendenti emozioni che si trasformavano via via in formee sfumature non prevedibili. Le iniziali pareti bianche acquista-vano, cammin facendo, un’atmosfera quasi magica, ed era moltointeressante per me interagire con i ragazzi affinché riuscissero ad esprimersi al meglio.

Il mio bilancio è risultato positivo, osservando i loro occhi luminosi, l’impegno con il quale operavano edil risultato finale. Le pareti cosí ottenute mi narrano parte delle loro storie: gioie, fatiche, sogni, sentimenti edemozioni che lasciano spazio alla speranza nella fortuna della condivisione.

Sono io che ringrazio i ragazzi, i loro educatori e don Orlando, per la fiducia che hanno riposto in me.Credo sia importante continuare a confidare in questi ragazzi, sostenerli, incoraggiarli magari; allora i loro

sogni colorati potranno trasformarsi in realtà.Le pareti dipinte si apriranno e diventeranno lo scenario verosimile delle loro speciali esistenze!Con affetto

Anna Pomponio

ANNA POMPONIO IN “MISCELLANEA 1989 -2009”C’è un tempo per nascere e un tempo per morire,

un tempo per piantare e un tempo per sradicare le piante (Qohelet 3,2).

I ragazzi e gli educatori dei Centri Educativi pomeridiani del “Melograno Bimbo”, “Melograno” e

“Melograno Piú” hanno invitato Anna Pomponio ad allestire una mostra presso il salone conferenze

dell’Associazione “Casa del Fanciullo”. Sabato 14 e domenica 15 marzo 2009 Anna Pomponio ha presenta-

to MISCELLANEA 1989-2009 in cui ha recuperato e valorizzato le tappe del suo percorso artistico, per-

sonale e spirituale. In Miscellanea sono stati esposti venti anni di produzione artistica, opere che hanno

chiuso un periodo per lasciare spazio al nuovo, perché “c’è un tempo per ogni cosa”. Una mostra significa-

tiva nella sua valenza totalizzante, che ha saputo abbracciare le piú svariate tecniche pittoriche e di manipo-

lazione materica dal loro apparire alla loro scomparsa.

Auguriamo ad Anna di continuare a donare emozione e gioia attraverso i colori dei suoi quadri.

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ossiamo venire arric-chiti da diversi incon-

tri ed esperienze, ma poiognuno deve fare la suastrada. Ogni risposta èpersonale: non ci sonomodi uguali per amare, némodi uguali per chiudereun’esperienza.

Non è facile “dire dueparole” su questi 12 annivissuti al Melograno,come non è stato facilechiudere questa esperien-za cosí intensa e arric-chente. Se dovessi oggiaprire il bagaglio di tantovissuto, non ci trovereicerto alcuna ricetta educa-tiva né alcuna sintesi percome impostare una rela-zione. Quello che in realtàci trovo è il senso di unbisogno universale: l’a-more è necessario perchéa ciascuno di noi esisterenon basta. In questo possodire di essere maturata,nelle relazioni arricchenticon innumerevoli storie,fatte di tante ferite e altret-tante risorse.

Quello che il Melo-grano cerca di offrire èproprio questo: amorefatto di accoglienza, colla-borazione tra operatori econ i volontari, attenzioneal singolo ragazzo, valo-rizzazione delle risorse diognuno… perché unapersona può fiorire esbocciare solo quando sadi essere amata.

Solo allora divienecompletamente sé stessa.

La bellezza di tantiincontri è stata legataanche al fatto di nondoverli mai chiudere conun giudizio, una definizio-ne, ma sempre con unaprospettiva, tra ciò chearriviamo a comprenderee ciò che ci sfugge perchéfa parte dell’essenzamisteriosa dell’essere

umano.E insieme ad un

immenso grazie ai ragazziincontrati in questi anni,alle loro famiglie e a tutticoloro con i quali ho col-laborato, ringrazio “l’e-sperienza” del Melogranoperché ha fatto maturarein me il desiderio di dedi-carmi alla famiglia chenello specifico sta viven-do la crisi legata alla sepa-

razione dei genitori: non acaso parlo già di genitori,perché è fondamentaleche alcuni passaggi sianoaccompagnati e comuni-cati in modo chiaro aifigli, che inevitabilmentesono coinvolti nelle vicen-de familiari, ma che il piúdelle volte vengono consi-derati delle “comparse”piú che degli “attori”. Einvece proprio tutti gliattori protagonisti dellatrasformazione dellafamiglia hanno bisogno diessere sostenuti, perché dauna crisi si può uscirematurati e rinforzati solose questa viene ricono-sciuta, accolta e accompa-gnata.

Un caro saluto!Daniela Pipinato

IL MELOGRANO

IL SALUTO DI DANIELADopo 12 anni vissuti al Melograno in qualità di respondabile, Daniela segueora il nuovo progetto “I Gruppi di Parola” (vedi pagg. 9-10) a sostegno dei

bambini accomunati dall’esperienza della separazione dei genitori.

P

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LETTERA APERTA a cura di Monica Lazzaretto

“Ad un valore si può credere, accettarlo come luce orientatrice per la propria vita se lo si è trovato e non lo si è inventato” (Martin Buber)

EDUCARSI PER EDUCARECamminare sorretti dallo sguardoAd un convegno al quale ero stata invitata per una

relazione, mi hanno colpito alcune semplici domandeposte, con tono provocatorio, da un collega a propositodi educazione: “Ma noi, che ogni giorno siamo chiama-ti ad educare, a crescere, a curare i piú piccoli, cosapensiamo della vita? Come e quando ci confrontiamosul suo senso? Cosa davvero desideriamo per le gene-razioni future?”.

Sembrano domande scontate, a cui sappiamo dareuna risposta, ma il silenzio della sala diceva molto dipiú: insinuava che tanti adulti sono ormai stanchi, sfi-duciati, che forse da anni non “aggiornano” il lorosenso sull’essere nel mondo, declinato in termini perso-nali, familiari, di cittadinanza, di comunità. Ma se cisentiamo cosi, allora mi chiedo: con che occhi guardia-mo la vita? Che indicazioni a procedere si possono darealle generazioni piú giovani, se siamo sfiduciati e stan-chi?

Guardavo qualche giorno fa un bambino di un anno

che cercava di camminare e mi ha molto colpito osser-vare che quando un piccolo comincia a fare i primipassi quello che guarda non è dove posa il piede, ma ilvolto di sua madre. Mi è venuto in mente, con una certanostalgia, quando i miei figli hanno cominciato a cam-minare e anch’io mi sono messa di fronte a loro, a pochipassi. Il loro sguardo era fisso su di me, con i loro occhicercavano nel mio volto il coraggio, la forza, la sicu-rezza e la tranquillità che servivano per riuscire in untraguardo evolutivo molto importante: camminare dasoli. Ad un certo momento si capisce che non occorrepiú tenere i figli per mano, si possono sostenere con losguardo, con l’espressione incoraggiante del sorriso,per gratificarli poi con l’abbraccio finale a suggellare lacosa buona che sono riusciti a fare, la cosa bella che dàloro sempre piú la possibilità di diventare indipenden-ti… anche da noi genitori.

il timoniere, la boa e… il mare apertoSe il timoniere non ha chiaramente in mente una

rotta verso cui tendere, perché si meravigliase il suo equipaggio teme la deriva?

Se i genitori faticano a dare senso e valo-re a ciò che affermano e, molto spesso, vivo-no senza essere orientati verso una meta,come possono essere credibili e affidabili? Ecome possono i loro figli crescere elaboran-do un progetto di vita che, lontano da qual-siasi mercificazione della loro intelligenza esensibilità, permetta loro di realizzarsi piena-mente?

Tendere verso una meta è concepire lapropria vita in continua trasformazione, èsapersi in cammino avendo nella propriabisaccia i riferimenti che servono: una bus-sola, una mappa, delle risorse… e tanto fiato.È accettare gli eventi che accadono e saperesituarli in un processo evolutivo che portaverso una comprensione sempre piú adegua-ta e profonda di sé, della propria storia, deipropri limiti, delle possibilità e del sensodello stare al mondo. Per molte persone,

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invece, essere adulti significaessere “arrivati”, sapere già,avere già vissuto, aver definitouna volta per tutte ciò che ègiusto da ciò che non lo è, ciòche si può da ciò che non è per-messo, ciò che… da ciò chenon… Sembra che questi tipidi adulti, invece che continua-re a pensare cose nuove, cerca-re stimoli e provocazioni talida permettere loro di poteranche cambiare idea, ridefinireun giudizio, ri-aggiustare unobiettivo, ri-vedere un percor-so, una meta, sprechino la lorointelligenza nel tentativo conti-nuo di riorganizzare i propripregiudizi, di ridefinire erinforzare i propri stereotipi. Èanche questo un modo didifendersi, di cercare la propria sicurezza ma, rispetto alcompito di educare le generazioni future alla vita, èdavvero poco utile.

A volte sembriamo timonieri incagliati in una boa,condannati a girarci sempre intorno, a ripetere le stesseparole, a rimuginare gli stessi pensieri. Magari proprioquando i nostri figli, incautamente a volte, ma con tantaenergia vitale, orientano la prua verso il mare aperto,impavidi e incoscienti vogliono superare le loro colon-ne d’Ercole alla ricerca di nuove terre, nuove parole,nuove emozioni, nuovi sguardi che sappiano sorregge-re non piú i loro primi passi ma il loro cammino. È inquesti momenti che si sente piú grande la distanza, laseparazione tra le generazioni, la difficoltà ad incon-trarsi in un territorio (sguardo?) condiviso.

La circolarità e la reciprocità della relazioneEducarsi per educare, crescere per accompagnare

nella crescita, l’esperienza dell’apprendimento e quelladell’insegnamento si incontrano in una relazione circo-lare, si tessono insieme in una educazione reciproca. Noigeneriamo dei figli che a loro volta ci generano comegenitori, mettiamo al mondo figli che, a loro volta, ci ri-mettono nel mondo come genitori. L’atto generativo nonè lineare, è circolare: diamo alla vita e siamo riposizio-nati nella vita, educhiamo i nostri figli e in questa rela-

zione avviene che anche loro educano noi: ci interroga-no, ci richiamano, ci criticano, ci spiegano, ci cercano…

Pensare la relazione in termini di reciprocità è fon-damentale, l’io e l’altro impegnati assieme in una co-costruzione di senso, in una co-operazione attiva e crea-tiva che può avvenire solo se ho un altro davanti a me,diverso da me, che mi provoca, mi invita. E io lo rico-nosco e riconoscendolo lo chiamo per nome. La reci-procità è infatti la caratteristica prima del riconosci-mento, non è un’esperienza unilaterale che può esseredefinita una volta per tutte. Se proviamo a cogliere dellarelazione queste implicazioni piú articolate e comples-se, possiamo posizionare l’atto educativo in un modopiú costruttivo: non tanto ciò che io faccio per l’altro,quanto piuttosto ciò che facciamo insieme, che cidoniamo reciprocamente, riconoscendoci uno di fronteall’altro, necessitanti entrambi.

E dentro a questo profondo riconoscimento, che è lacondizione imprescindibile di ogni atto relazionale ededucativo, potremmo spingerci poi, come adulti, unpasso piú in là e domandarci: “Che parole usa la nostrasperanza?”.

MONiCA LAZZARETTOResponsabi le Centro S tudi Cooperat iv a G. Ol iv ot t i

centrostudi@ ol iv ot t i . org

Docente comandata MIUR in Comunità Terapeut ica

LETTERA APERTA

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LA RIFLESSIONE

a necessità che l’uo-mo ha di ritualizzare,

di avere tempi e luoghi dicelebrazione che marchi-no una chiara separazionedal quotidiano, non ècerto una novità del nostrotempo ma fa parte dellastoria dell’umanità, deipercorsi di significazionedelle sue culture e civiltà.

Molte possono essereoggi le forme dello spazioe del tempo ritualizzato,da quelle piú intime efamiliari a quelle pubbli-che e condivise.

La dimensione del pia-cere presenta un’ampiadeclinazione di questotipo di spazi, e conseguen-

ti tempi, che vanno da ciòche comunemente si chia-ma il “distretto del loisir”,i luoghi del divertimentoquali villaggi per levacanze, discoteche, cen-tri di svago comeGardaland, megacentricommerciali... ai circuiti

piú tradizionali, piú“impegnati” come musei,biblioteche, teatri. Tuttiluoghi dove, fatte le dovu-te e necessarie distinzioni,i linguaggi, le liturgie, gli“abiti” comportamentalicambiano e, con essi, lapercezione del tempo,

creando una netta cesurarispetto alla routine quoti-diana.

Quello che probabil-mente oggi salta piúall’occhio è che certe“interruzioni” con la nor-malità, la quotidianità,hanno sempre piú unsenso di spaccatura, difuga, di escape dalla realtàe si legano in manierasempre piú indissolubilecon il mondo della notte:tradizionalmente conside-rato tempo di rifugio, dimistero, di riflessione,mondo “altro”, appartato,silenzioso, solitario.

Questo mondo è visita-to da abitatori notturni,sempre piú giovani, che loscelgono per moltissimimotivi, non ultimo quellodi nascondersi agli occhidegli adulti, sottrarsi alleregole, alle convenzioni,alla chiarezza del giorno.La notte è vasta, ha moltitipi di frequentatori, moltiluoghi, riti, trasgressioni,difficile enumerarli tutti,si può solo fare qualcheaccenno.

Alcuni giovani fre-quentano locali, pub,discoteche, rave... altripreferiscono restare rinta-nati fisicamente nella pro-pria stanza trascorrendoore e ore di fronte ad uncomputer per viaggiarevirtualmente, navigare su internet o dialogare

LA NOTTE: UNA,NESSUNA E CENTOMILA

Il mondo della notte, all’interno del quale i giovani (.. e non solo) giocano unamolteplicità di volti possibili, dove possono sentirsi uno (unico), nessuno

(invisibile), o centomila (identità plurime) pone questioni importanti.

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LA RIFLESSIONE

in chat. Altri ragazzi inve-ce si divertono a parteci-pare a giochi pericolosi,come folli corse in moto oin automobile, o si sfidanonell’attraversamento distrade ad alta percorribi-lità con il semaforo rosso,una nuova, e altrettantoterribile, declinazione del-l’atto ordalico della miticaroulette russa dove a turnosi punta alla tempia ilrevolver con un solo colpoin canna. Molti di questigiovani, incapaci di elabo-rare la propria ricerca disignificati, “agisce” inquesto modo il propriomondo interno, mettendoin atto condotte a rischioe, pur essendo perfetta-mente “normali” nell’arcodella settimana, si scate-nano nel week-end allaricerca esasperata di statiemotivi forti, estremi, chepongano in secondo pianoquelli piú scontati e bana-li legati al quotidiano.Sono giovani che si con-notano per questa loroesasperata ricerca di sen-sazioni, i sensationseekers, che hanno un’e-vidente dispercezione delrischio, sostenuti da unpensiero magico, spessoresiduo infantile, che liporta a pensare che a loronon succederà nulla, chevale la pena di lanciarsicome trapezisti in acroba-zie folli, nel tentativo

estremo di affermare ilproprio "esserci", in unaricerca confusa della pro-pria identità e di un rico-noscimento.

La notte li accoglie, linasconde, li copre.

Si tratta di condotteinconsapevoli che para-dossalmente portano den-tro di sé la dimensionedella ricerca che è tipicadell’adolescenza, età dimessa alla prova, di pro-vocazione, di scoperta disé, di nuove sensazioni,della misura delle capacitàpersonali e del propriocoraggio… Purtroppo, aquesto riguardo, i dati chegiungono dall’epidemio-logia confermano che l’a-dolescenza è l’età in cui ci

si ammala di meno ma simuore di piú: prima causadi morte sono gli inciden-ti stradali.

La notte fa da scenariodunque a tante possibilitàpiú o meno trasgressive,che si legano al desideriodi sfruttare al massimo iltempo libero e “liberato”,vissuto come opportunitàdi sperimentarsi e di farescelte autonome, svinco-late dal controllo degliadulti. Il tempo libero, deldivertimento, si va semprepiú opponendo, e nonintegrando, al tempo ordi-nario del lavoro e dellostudio, vissuto e subitocome il tempo dellaperformance, della misu-ra, della prestazione, del

risultato. Premesso che la mag-

gior parte degli adolescen-ti vivono questa affasci-nante e inquieta età dellavita all’interno di un con-testo valoriale e proget-tuale di sana normalità edefficace contenimento eaccompagnamento daparte del mondo adulto,va riconosciuto peròanche che esiste un nume-ro sempre maggiore digiovani che si spingono“oltre”, nel tentativo di“sfruttare al massimo” ilproprio tempo libero,approdando all’alterazio-ne dello stato mentalecome ulteriore strumentodi ricerca del piacereattraverso l’uso di sostan-ze. Sono spesso ragazziassolutamente normaliche, tuttavia, nel fine setti-mana, si trasformano,"slatentizzando" tutto ciòche è possibile portare “agalla”, buttare fuori. Sitratta di comportamenti,non necessariamente vio-lenti, che hanno, forse, ache fare con il desiderio diessere liberi e di ritrovarese stessi, desiderio espres-so e inseguito in mododisorientato e impulsivo.C’è chi si cerca con messealla prova pericolose eadrenaliniche e chi im-merso nella musica ad altovolume con luci psicade-liche in discoteca.

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Anche questo luogo,come la strada, è spazio dicelebrazione di "riti" not-turni tra i piú diversi, ilcui comune denominatoreè la sperimentazione di unio che da un lato si s-vela,dall’altro si confonde inun’esperienza fusionale,in uno stordimento collet-tivo dove gioca un ruolofondamentale l’alterazio-ne dello stato mentale per-sonale e di gruppo. L’usodi sostanze è un necessa-rio coadiuvante allo svol-gimento del rito: cuginedelle anfetamine, le pillo-le d’ecstasy aiutano a reg-gere lo stress, la fatica delritmo e del ballo continuo,e diventano talvolta il fine

di una aggregazione pia-cevole in cui ci si senteamici di tutti senza però lanecessità di relazionarsi,realmente, con nessuno. Ilmercato di questi stimo-lanti continua a crescere:la possibilità di sintetizza-re sempre nuove sostanzeè pressoché infinita.

Normalmente questesostanze non scatenanoaggressività quando il loroeffetto è pieno ma, mano amano che si affievolisce,ansia e tensione affioranoe devono essere contenuteassumendo nuove pasti-glie o associandole adaltre sostanze sedative:l’alcool è la piú comune.A questo punto la situa-

zione mentale può dete-riorarsi molto… L’ecstasyagisce allentando i freniinibitori, facilitando l’in-staurazione di rapporti piúdisinvolti e disinibiti congli altri, rendendo possibi-le resistere alla stanchezzadelle ore piccole. Questosuo effetto stimolante edeuforizzante ha fatto síche essa divenga un com-plemento pressoché inevi-tabile di una dimensionedi vita che ha "ucciso ilsonno".

In discoteca altro ele-mento fondamentale è lamusica, ciò che ormai diessa prevale è il ritmo, omeglio, il tempo battuto,regressivo, tribale, osses-

sivo, ipnotico. Luci eritmo sembrano fornire unsupporto irrinunciabile,uno sfondo alla rappresen-tazione di sé o al raggiun-gimento di uno stato ditrance vissuta quasi sem-pre da soli, seppure inmezzo a tanta gente. IlD.J. non si occupa piúsolo della musica ma,assieme ai suoi collabora-tori, ai promoter, ai bar-man, ai vocalist ed allecubiste, costruisce glispazi e i tempi di una rap-presentazione collettiva,stabilisce il crescendodella festa non stop, levariazioni sul tema.

Questi spazi e questitempi sono per chi è ingrado di “entrare” ed èinvitato a questa rappre-sentazione. E per entrarcici sono modalità, gerar-chie chiare e distinte,secondo le appartenenze,tutto comincia già all’en-trata: sono diversificati gliaccessi e gli spazi riserva-ti a seconda dei biglietti,degli inviti, dei gruppi.Ma quando si è entrati, laregola diventa lasciarsiportare ma, a volte… ci siperde. È in questo tipo diritualità, di iniziazioneche le sostanze che circo-lano possono essere fun-zionali. Infatti il loro usosembra tollerato dai piú:anche da chi non le assu-me. E qui si aprirebbe

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LA RIFLESSIONE

un altro importante di-scorso, sempre sollevatonegli scritti della Tortiquando sottolinea che "lediscoteche sono luoghiistituzionalizzati della tra-sgressione ritualizzata,quindi vanno viste all’in-terno di una ambigua rela-zione prodotta dall’indu-stria dell’intrattenimentoche da una parte promuo-ve la trasgressione, men-tre dall’altra tenta di con-trollarla”. Questo signifi-ca che le facili denuncesull’irresponsabilità digiovani scriteriati dovreb-bero dunque essere perlo-meno condivise con altret-tante responsabilità delmondo adulto, in partico-lare di coloro che gesti-scono le propostedi intrattenimentoe trattano i ragazziné piú né menocome potenzialic o n s u m a t o r i ,clienti cui potervendere… sempredi piú.

Chi progetta egestisce situazionidi divertimentorisponde, inevita-bilmente, ad unarigida logica dimercato, che pre-vede il confezio-namento di pro-dotti sempre piúattrattivi e sedutti-vi, che soddisfino

le richieste di un clienteabituato ad essere semprepiú esigente.

Sono mondi lontani danoi questi, lontani dalnostro essere adulti, edu-catori, dove si vivono sto-rie per lo piú sconosciutee impensabili, ma sonodati di realtà che proprioperché adulti non possia-mo ignorare, possono sor-prenderci ma non devonodisorientarci.

Il mondo della notte,all’interno del quale i gio-vani (.. e non solo) gioca-no una molteplicità divolti possibili, dove pos-sono sentirsi uno (unico),nessuno (invisibile), ocentomila (identità pluri-me), pone sul tappeto que-

stioni importanti che cirestituiscono come pro-blema una dimensionefondamentale della adole-scenza: la dimensioneludica della persona, laricerca legittima del pia-cere e del benessere cheassorbe tante delle energievitali degli esseri umani edei piú giovani, in partico-lare. Dimensioni fondanticon le quali l’adulto haormai poca dimestichez-za, difficilmente infattisiamo in grado di incon-trare e confrontarci con gliadolescenti sulla dimen-sione del piacere, dellatrasgressione senza caderein resistenze timorose.Sono però parti fonda-mentali dell’essere che

vanno intercettate, accol-te, educate. Solo cosi, inuna rotta non di collisionema di avvicinamento, dicom-prensione di questimondi volutamente sot-tratti allo sguardo degliadulti, possiamo concepi-re assieme una alfabetiz-zazione nuova del piacere,un’ "educazione al diverti-mento" che, etimologica-mente, conduca verso unbenessere non da consu-mare, da "strizzare", fruttodi stra-volgimento maverso un benessere capacedi autogenerarsi, autopro-dursi in una forma semprenuova e sempre "cre-atti-va". Sapendo che non èpossibile negare questimondi… soprattuttoquando, di fronte alleprime prove, ai primiamori, alle prime separa-zioni, i ragazzi sentono ilbisogno, in assenza dicerimonie corali e pubbli-che condivise, di inventa-re delle cerimonie intimee collettive parallele dovetornano riti e segni di ini-ziazione tribali come conil ballo, il tatuaggio, ilpiercing, l’atto di corag-gio, la sfida, che segnanoe “segnalano” in manieraindelebile sui loro corpi, epericolosamente nelprofondo della propriapsiche, che stanno cercan-do di diventare grandi!

Monica Lazzaretto

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MAPPAMONDO

e tre giovani suoreindiane di Obock ci

attendono, come sempre,una volta alla settimana.Attendono l’eucarestia.Rendere grazie a Dio, ilsenso vero di ogni eucare-stia. Sí, rendere grazie perquesta vita che vivonoqui, in pieno Islam.Venute tutte dal Kerala,sono a servizio di uomini,di donne, di bambinimusulmani nell’ospedale,nell’insegnamento o nel-l’aiuto concreto ai nomadie ai poverissimi villaggipiú all’interno. Vita pove-ra, sofferta, austera anchela loro, qui, in Africa.Tutto un altro mondo,diverso dalle loro origini.E parlano indi, inglese,francese, afar, e... conquel sorriso sempre sullelabbra, un’altra lingua,ancora. Quella del cuore.

Percorrere piú di 200km per celebrare l’eucare-stia con un gruppo di cin-que, sei o al massimo unaquindicina di personevalorizza il mio sacerdo-zio. La presenza delSignore, che si riconoscenella frazione del pane, leconsola. Le rafforza.Dopo aver condiviso leproprie energie e le loroqualità migliori per unpopolo che non si conoscemolto. Che non vive lanostra religione. E vieneda tradizioni ancestrali

ben lontane. Ma di cui cisi fa compagni di viaggio.E che si ama. Propriocome sul cammino versoEmmaus, quello stranieroche si era aggiunto... Mirisuona, cosí, la racco-mandazione di TimothyRadcliffe, domenicano:«Abbiamo bisogno dientrare in dialogo conaltre culture, con altrereligioni per trascendere ilimiti della nostra identitàeuropea. E diventare pie-namente cattolici». E,infatti, qui è il dialogodella vita, bello ed esigen-te. Del vivere insieme,seppure differenti. E delfarsi dono.

Due sono i polmoni diquesta piccola diocesi diGibuti, nel Corno

d’Africa, immersa nelgrande mondo musulma-no: la carità e l’insegna-mento. Lo sottolinea conpassione il suo giovanevescovo, il padovanoGiorgio Bertin. Sapendoche per le scuole cattoli-che solo il direttore è cri-stiano, mentre il resto èmusulmano: i ragazzi, gliinsegnanti, i programmi.Ancora una testimonianzadi servizio a questasocietà. D’altronde, piúche attività religiose comeprocessioni, grandi prepa-razioni di comunioni,sacramenti o messe adogni ora… a parte unabella comunità di militariattorno alla cattedrale, quic’è il deserto. E delle oasi:le minuscole comunità di

cristiani. Dove è essenzia-le scendere profondamen-te alle radici della propriafede. Esprimere il suosenso misterioso, grandio-so. E ritrovare quella sor-gente, che disseta e aiuta aresistere nella propriaazione di solidarietà e diempatia, per far crescerequesto popolo. Nella suadifferenza. E nella comu-ne umanità.

Testimonianza ammire-vole dei discepoli delSignore, qui, nella terradel Profeta. Non si è quiper convertire, ma unica-mente per amare. Pursilenziosamente, infatti,squillano nell’aria e neglianimi le parole diGiovanni Paolo II ai gio-vani nello stadio diCasablanca: «Voi sietetestimoni della grandezzadi Dio, noi, invece, di unDio che è amore».

Ecco una testimonianzadi universalità, di rispettodell’alterità e di vera cat-tolicità, mi dico. Pensandoalla nostra bella Italia.Dove sembra imporsi,invece, una pericolosaregola d’oro: chiudersi nelproprio particolare. Ri-fiutare la differenza del-l’altro. Perdere il senso diservire una comunità nelsuo insieme, al di sopra diogni particolarismo. Cu-rare, in fondo, i propriinteressi. Qui, invece,

CELEBRARE UN AMORE DISINTERESSATO

L

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COMUNICAZIONI

si capisce che la vita valeperché si fa dono. Non aisuoi. Ma a un popoloimmensamente differente.E immensamente biso-gnoso di noi.

Quest’Africa, definitarecentemente “speranzadella Chiesa” ci insegna eci ricorda proprio questo.Un cristianesimo purifi-cato. Essenziale. Privo diqualsiasi interesse.

«Piantiamo sementi,che spunteranno domani»si legge all’entrata diCaritas-Gibuti. «Inaffiamosementi già piantate,sapendo che portano unapromessa di avvenire...Siamo profeti di un avve-nire che non ci appartie-ne». Parole di Mons.Romero, che trovano quiil loro giusto posto. Inquest’amore gratuito. Edè il comandamentonuovo, assolutamente ori-ginale nel Vangelo.Testimonianza di povertà,di fragilità e di amoredisinteressato che costatoqui, quotidianamente. Edesperienza di tutta unaChiesa, fragile, minorita-ria, che si spende a servi-zio dell’altro. A questidiscepoli il Signore donauna ricompensa sorpren-dente. Sí, la ritrovi qui,nel cuore di ognuno: lagioia.

P. Renato Zilio, missionario scalabriniano

In questi ultimi mesi sono tornatealla casa del Padre:

la signora NERINA PASQUALIN (09.09.1920- 20.03.2009; e la signora ANTONIA SCHIAVON (31.01.1914- 08.05.2009) amica, benefattrice e per un peri-odo ospite della nostra Casa.

Per i nostri fratelli e amici defunti rivolgiamo alSignore preghiere di suffragio. Per i familiari eper tutti noi continuiamo a pregare perchéinsieme possiamo continuare il nostro pellegri-naggio terreno, uniti da una fede incrollabile,che ci dà forza per superare questo dolorosomomento, e dalla fraterna amicizia che ciaccompagna nel cammino di tutti i giorni.

iNCONTRO A MiLiES

Il consueto incontro con gli ex allievi a Milies di Segusino (TV), nellanostra Casa Alpina, si terrà domenica 26 luglio 2009.

La sera del 25 luglio, è il 100° ANNIVERSARIO DELL’ORDINAZIONEPRESBITERALE DEL NOSTRO PADRE FONDATORE, DON GIUSEPPEPACCAGNELLA, e ci sarà un concerto nella chiesa di Segusino.

Speriamo di rivederci in tanti, come nelle altre occasioni, per condivide-re la nostra amicizia e la nostra gioia. Il ritrovarci con scadenza annuale ènato come desiderio di molti ex-allievi per non lasciare passare anni primadi ritrovare amici, fratelli e superiori della Casa; per far memoria di quantosi è ricevuto negli anni di permanenza presso la Casa del Fanciullo; perpregare per quanti ci hanno preceduto nella Casa del Padre e perché laCasa del Fanciullo possa continuare a trovare le energie necessarie al suoservizio e al suo operare.

Saranno con noi gli Alpini del Gruppo di Segusino che, come di con-suetudine, si ritrovano nella stessa domenica per la festa del loro gruppo.L’invito è aperto a tutti: ex-allievi, allievi, benefattori e simpatizzanti.

Vi aspettiamo.

Neri na Pas qual i n

Ant o ni a Schi av o n

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COMUNICAZIONI

UN MODO SEMPLiCE PER AiUTARCi...

Carissimi soci, amici e simpatizzanti dell’Associazione “Casa del Fanciullo” Onlus, l’ultima legge finan-ziaria ha previsto la possibilità di destinare il 5 per mille dell’imposta sul reddito delle persone fisiche anche persostenere le ONLUS iscritte in un elenco nel quale è stata inserita anche la nostra associazione.

Ogni contribuente può destinare la quota del 5 per mille della sua imposta sul reddito apponendo semplice-mente la firma nell’apposito riquadro previsto dai modelli CUD, 730 e UNICO ed indicando il codice fiscaledell’organizzazione cui intende venga destinata la sua quota del 5 per mille.

il Codice Fiscale dell’Associazione “Casa del Fanciullo” Onlus è il seguente: C. F. 80039540283

Vi ricordiamo che la scelta di destinare il 5 per mille non comporta alcun aggravio per il contribuente; si trat-ta solo di scegliere a chi destinare una parte delle proprie imposte. Sottolineiamo inoltre che il contribuente puòapporre sia la firma per la destinazione dell’8 per mille che quella per la destinazione del 5 per mille; una scel-ta non esclude l’altra.

Vi ringraziamo per il sostegno che vorrete continuare a dare all’Associazione “Casa del Fanciullo” Onlus, erestiamo a disposizione per ulteriori informazioni.

In aggiunta a quanto spiegato nell’Informativa sul trattamento dei dati, si precisa che i dati personali delcontribuente verranno utilizzati solo dall’Agenzia delle Entrate per attuare la scelta.

RACCOLTA DI RICORDI E GIUDIZISU DON GIUSEPPE PACCAGNELLA

Gli anni passano veloci e rischiano allora tantiricordi del passato di svanire e di dileguarsi. Cosìè importante che tante cose viste direttamente oascoltate da persone degne di fede, su DonGiuseppe Paccagnella, non vadano perdute.

È anche un suggerimento per stendere unamemoria che abbia valore probatorio, quandopotrà iniziare, se il Signore vorrà, una causa diBeatificazione del Fondatore della Casa delFanciullo.

Invitiamo perciò, quanti hanno conosciuto diret-tamente don Giuseppe, a mettere per iscrittoeventi significativi vissuti con lui, o a evidenziarneaspetti positivi e negativi (difetti e qualità) del suocomportamento umano e religioso.

Il materiale sia inviato al seguente indirizzo:Segreteria dell’Associazione “Casa del Fanciullo”Onlus, Vicolo Santonini 12 – 35123 Padova. Per informazioni: tel. 0498751075.

25 luglio 1924Oggi è il 15° anniversario della mia ordinazione sacerdotale.Quante memorie. Corro ai piedi del tabernacolo aringraziare Gesù benedetto.

25 luglio 1925Oggi 16 anni dalla mia ordinazione sacerdotale. Quantegrazie! Il Cuore di Gesù mi assista e (mi) renda conformealla SS.ma Volontà. Scrivo a mons. Vescovo per il suo 30° disacerdozio. Inginocchiato prego ritirato e ringrazio Gesùnell’anniversario 16° della mia prima Messa (...)

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ASS. CASA DEL FANCiULLO - ONLUS - Vicolo Santonini, 12 - 35123 PD

C.C. postale n. 10339356 / C.F. 80039540283 (per destinare il 5 per mille dell’IRPEF) /

Coord. Bancarie: Cassa di Risparmio del Veneto - Fil. Ospedale Civile - Agenzia 16

iBAN iT25 O062 2512 1970 7400 9077 01E

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