Cappelleria Palldio style

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XXXXXXXXX TEALDO TEALDI TENDENZE E MANIE Il ritorno del CAPPELLAIO Gertrude Shilling, la “Regina di Ascot” con una delle sue famose creazioni, nemmeno la più originale Elegante, d’altri tempi, provocatorio, sexy, casual o formale, il cappello, da uomo e da donna, è ritornato prepotentemente d’attualità. Magari reinventandosi e attualizzandosi 70

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CappelleriaPalladio bottega storica in Vicenza

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TENDENZE e Manie

Il ritorno delcappellaIo

Gertrude Shilling, la “Regina di Ascot” con una delle sue famose creazioni, nemmeno la più originale

Elegante, d’altri tempi, provocatorio, sexy, casual o formale, il cappello, da uomo e da donna, è ritornato prepotentemente d’attualità. Magari reinventandosi e attualizzandosi

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Insomma, il cappello era caduto in di-suso, ma ora è tornato prepotentemen-te di moda. Reinventato e attualizzato, con significati a volte molto diversi e contraddittori tra di loro: elegante, d’al-tri tempi, provocatorio, sexy, casual o formale, il cappello, sia da uomo che da donna, si è riappropriato del suo fascino e talvolta della sua funzione. Favorito dalla crescita delle aree pe-donali, che ha aumentato le occasio-ni di “struscio”, ha seguito in parte il percorso della sciarpa, considerata un prodotto da vecchietti, ora elemento di un abbigliamento giovane.Proprio questa sua capacità di adatta-mento camaleontico permette forme, stili, materiali, trasformazioni a ogni stagione, molto diversi tra di loro, sen-za però dimenticare che la testa, come il resto del corpo, segue precise rego-le: ogni modello va usato in determina-te situazioni e non per altre, per evitare di andare “fuori di testa”. Uomini, non

e ravamo abituati a vederne di tutti i tipi e fogge: di pelle con tesa mol-to larga, per ripararsi dalla pioggia e indossati da rudi cowboy, come Clint Eastwood nel film Gli spietati, baschi ostentati da intellettuali come Virgi-nia Wolf, che li prediligeva come Gre-ta Garbo e la maestra d’eleganza Coco Chanel, o da rivoluzionari come Che Guevara, impeccabili Panama con Winston Churchill e il suo sigaro Ro-baina, o Borsalino dell’omonimo film, con un intrigante Alain Delon, o ab-binati a dei trench, come Humphrey Bogart in Casablanca. Quelli femmi-nili legati a miti del passato: Jacqueli-ne Kennedy, Audrey Hepburn o Gra-ce Kelly, che contagiarono con il loro stile tante ragazze del tempo, deside-rose solo di assomigliare a loro. Questi flash di immagini hanno lasciato radici profonde ma rimanevano, fino a pochi anni fa, fotografie di un passato, glo-rioso sì, ma non più di moda, e molti di quei nomi, che hanno un significato per certe età, non ne hanno altrettan-to per le nuove generazioni Facebook, che bruciano miti e mode molto velo-cemente, anzi a volte non sanno nem-meno chi siano.

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Anna Piaggi, giornalista di Vogue da 22 anni, con look irriverenti, provocatori e

nel contempo ricercati, è una vera «icona dell’irriverenza estetica». È stata per Karl Lagerfeld la protoganista e ispiratrice di

una serie di avventure straordinarie (a sinistra alcuni disegni originali) dal sapore

onirico: le «Anna Chronique»

Fondata nel 1862 a Sagliano Micca nel biellese, Barbisio progetta e realizza cappelli, essenzialmente

in feltro di pelo, tuttora nella sede originale, anche per grandi marchi, per i quali prepara cappelli di pregio. A destra, Antonella Mansi, presidente Confindustria

Toscana con una creazione della casa

Classico, moderno o di tendenza, Borsalino non smette di essere

il cappello per eccellenza

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visivo, tecnicamente azzardate. Da un punto di vista industriale, Borsalino è leader mondiale, con una produzio-ne attualizzata, sia per i modelli classi-ci, sia con l’inserimento di altri più mo-daioli, realizzati con fibre di seta o con cristalli di Swarovski, sia tramite ac-cordi con marchi famosi, come Italia Independent e il suo creatore Lapo Elkann e ultimamente Disney, con il lancio di sette “cappelli matti”, ispira-ti al film Alice in Wonderland.

Ad Ascot, dove il copricapo è un ritoOgni giugno Royal Ascot diventa l’ap-puntamento ippico più prestigioso al mondo, dove però i cavalli diventano comprimari rispetto ai copricapi del-le ladies che vi si recano, proprio per sfoggiare acconciature e creazioni che altrove sarebbero considerati perlome-no eccessive. Per molto tempo Ger-trude Shilling è stata considerata la “Regina di Ascot”, con cappelli creati spesso da suo figlio David, che conti-nua ancora oggi a fornire la vera Regi-na Queen Elisabeth II, spesso sul pal-co dei premiati, in veste di proprietaria di molti dei cavalli vincitori. Anche un’italiana, Ilda Di Vico, si è guadagnata una solida reputazione fra la migliore nobiltà inglese, persi-no quella reale, ma quello è il momen-to in cui i più famosi creatori inglesi, come Stephen Jones, Philip Treacy e

Vivienne Westwood si sbizzarrisco-no, con una creatività e fantasia che ha dell’incredibile. La visione dei pra-ti e dei palchi è uno spettacolo, che da solo varrebbe il viaggio. Al contrario gli uomini devono seguire, all’inter-no delle aree più esclusive, un “dress code”, che contempla un’eleganza classica e il “cilindro”, non necessa-riamente nero, visto che la manifesta-zione si svolge di giorno.

Il ritorno della bombettaIl vero nome è Bowler, dal nome dei fratelli William e Thomas Bowler, che lo crearono nel 1849 su incarico di Edward Coke, fratello del secondo conte di Leicester. Noi italiani gli ab-biamo dato un altro nome: “bombet-ta” e ce la ricordiamo in testa a Stan Laurel, Oliver Hardy, Charlie Chaplin e usata da Oddjob, il cattivo del film Goldfinger, ma se vogliamo essere ve-ramente alla moda, possiamo trovar-la di nuovo da Austin Reed, storico negozio di Regent Street del centro di Londra. Indossato già da Jude Law, Pe-aches Geldof e Ozzy Osbourne, rap-presenta veramente la quintessenza del British Design, un classico sempre più amato dai giovani di oggi.

Il bowler, o bombetta, rappresenta veramente la quintessenza del British Design, tanto da essere usata come oggetto di design

In trent’anni di attività Stephen Jones ha lavorato con i più grandi nomi della moda, John Galliano, Cristian Dior, Jean Paul Gaultier, Lanvin, Claude Montana e Vivienne Westwood. Una mostra ad Anversa, «Stephen Jones & the Accent of Fashion» al museo del MoMu, aperta fino al 13 febbraio prossimo celebra, attraverso 120 cappelli, la sua arte e giustifica da sola il viaggio

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usate una bandana al di fuori di conte-sti casual e non mettete il berretto da barca per farvi credere uno sportivo! Signore, non indossatene uno da ce-rimonia per un cocktail o per lo shop-ping e non mettetelo a teatro o al ci-nema e ricordatevi che per lo più va portato esclusivamente all’esterno.Anche modelli assoluti di un passato, come la coppola, non più simbolo ma-fioso, grazie alla rivisitazione di Dolce & Gabbana e l’inglese bowler, da noi chiamato bombetta, sono di nuovo sul-la cresta dell’onda. Lo “sdoganamen-to” definitivo è avvenuto con la rottura dell’abbinata uomo-che-guida-col-cap-pello-uguale-a-vecchio-insicuro, già av-venuta qualche anno fa, con l’avven-to dei Suv e più recentemente con la campagna pubblicitaria di un’auto (la

Skoda) destinata ai giovani, che la scelgono perché di moda, al pari del cappello. Certo, i brand storici hanno dovuto reinventarsi, in cerca di quella vitali-tà che è necessaria in un mercato mol-to competitivo, creando nuove strade e giustificazioni, aumentando l’offerta, che in effetti era statica, facendo leva sulla notorietà del loro marchio, sino-nimo di cappello, come per Borsalino.Indubbiamente sono diventati una co-stante, ora come cento e più anni or sono, di molti appuntamenti monda-ni, come il Concorso d’Eleganza di auto d’epoca di Villa d’Este o d’imma-

gini pubblicitarie dove, spesso abbinati ad acconciature elaborate, il suo fasci-no può farsi valere, purché indossa-to con naturalezza, il che non è facile. Hanno tutta l’aria di restare abbastan-za a lungo sulla cresta dell’onda, smen-tendo Coco Chanel che diceva: «La moda è ciò che invecchia subito», ma allora, come ci ha detto Anna Piag-gi, «non c’erano le spinte commercia-li che ci sono adesso». Come al tempo della “Swinging London”, quando fu-rono proprio gli inglesi a rivoluzionare il mondo, i più famosi “cappellai mat-ti” attuali sono inglesi, con qualche ec-cezione e creazioni di grande impatto

TENDENZE e Manie

{Non indossatene uno da cerimonia per un cocktail o per lo shopping e non mettetelo mai a teatro o al cinema

Cappelleria Palladio. Negozio storico nel centro di Vicenza, di proprietà della famiglia Roviario da tre generazioni, registra un crescente interesse da parte dei giovani, perché, come dice Martino Roviario, «i tempi cambiano, ma il buon gusto non tramonta mai»

Ilda di Vico (a sinistra) con Aishwarya Rai Bachchan, la più famosa attrice di Bollywood, Miss Mondo del 1994

Creatore per i cappelli dei più grandi nomi della moda a livello mondiale e per molte cerimonie

della Famiglia Reale, Philip Treacy non finisce di stupire. Qui sopra, una sua creazione indossata da Suzi Perry al Royal Ascot dello scorso anno