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Capitolo 3

La varietà delle imprese

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Varietà nei modelli d’impresaVarietà nei modelli d’impresa

fattori firm-specific: lo stile di gestione, la struttura organizzativa, la storia, i valori condivisi, le professionalità

fattori industry specific: l’ambito settoriale di appartenenza, la natura dell’offering e la tipologie del processo produttivo

fattory context specific: fitta rete di rapporti con variabili specifiche del più ampio contesto in cui operano, dal semplice contesto territoriale di riferimento al contesto più generale definito in termini di sistema-Paese

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Il concetto di sistema paese nella sua accezione più estesa richiama i fattori politico-istituzionali (regolamentazione e infrastrutture) ed il sistema dei valori di un Paese:

1. Lo stato e le strutture di governo: determinano lo stato di industrializzazione e la stabilità politica e sociale

2. Le strutture di governo sovranazionali

3. Le istituzioni amministrative e finanziarie (fonti finanziarie, sistema bancario)

4. I servizi delle pubbliche amministrazioni

5. La disponibilità di adatte infrastrutture viarie e telematiche

6. Valori sociali e culturali

Sistema PaeseSistema Paese

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Modelli dimensionali d’impresa

a) La grande impresa

b) La piccola impresa

c) La media impresa

d) La micro impresa

e) Le imprese distrettuali ed i sistemi produttivi locali

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Secondo Istat e Eurostat

da 1 a 9 addetti l’impresa è classificata come micro-impresa; da 10 a 99 addetti l’impresa è piccola; da 100 a 499 addetti si parla di media impresa; oltre i 500 addetti l’impresa è di grandi dimensioni.

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L’unione europea distingue le seguenti tipologie:

imprese di ridottissime dimensioni (microimprese), con meno di 10 dipendenti e un fatturato o un volume totale di bilancio fino a 2 milioni di euro;imprese di piccole dimensioni, con un numero di dipendenti tra 10 e 49 e un fatturato o un volume totale di bilancio di 2-10 milioni di euro; imprese di medie dimensioni, con un numero di dipendenti tra 50 e 249, un fatturato di 10-50 milioni di euro o un volume totale di bilancio di 10-43 milioni di euro; grandi imprese con almeno 250 addetti e oltre 50 milioni di euro di fatturato o un volume totale di bilancio oltre 43 milioni di euro.

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Il problema della definizione con parametri quantitativi:

Il ruolo di parametri qualitativi

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La grande impresa

Connotati qualitativi della grande impresa

1) la dimensione elevata;

2) l’apporto di manager nell’attività di governo;

3) la capacità di organizzazione autonoma di taluni fattori di produzione;

4) il potere di condizionamento nei confronti di soggetti esterni;

5) la frequente strutturazione a gruppo.

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1) Dimensione elevata

UE: > 250 addetti e > 40 mil. euro di fatturato

ISTAT: >500 addetti

ATTENZIONE: è importante la quota di mercato

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2. L’apporto dei manager nell’attività di governo

Imprese governate da proprietari e manager (imprese famigliari)

Imprese a proprietà assente (public company)

Imprese a proprietà organizzata (banche, fondi gestione) e gestite da manager

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3. La capacità di organizzazione autonoma di taluni fattori di produzione

R&S, formazione, acquisizione risorse finanziarie

4. Il potere di condizionamento verso i soggetti esterni

Verso i clienti di cui conoscono il comportamento d’acquisto e le aspettative grazie alle ricerche;

Verso i fornitori

5. La struttura a gruppo

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Vantaggi e limiti della grande impresa

Vantaggi:

a) Economie di scala tecnologiche

b) Economie di scala di gestione

c) Specializzazione e innovazione

d) Bassi rischi di mercato grazie alle internalizzazioni

e) Capacità di influenza del mercato

Limiti

La flessibilità è limitata in condizione di forte turbolenza e complessità e quando l’efficienza produttiva non è il solo parametro.

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Rank

Impresa Paese Settore Vendite (miliardi di US$)

1 Wal-Mart Stores Stati Uniti Grande distribuzione 378.80

2 ExxonMobil Stati Uniti Energia 358.60

3 Royal Dutch Shell Paesi Bassi Energia 355.78

4 BP Regno Unito Energia 281.03

5 Chevron Stati Uniti Energia 203.97

6 Toyota Motor Giappone Automobilistico 203.80

7 Total Francia Energia 199.74

8 ING Group Paesi Bassi Assicurazioni 197.93

9 General Motors Stati Uniti Automobilistico 181.12

10 General Electric Stati Uniti Diversificato 172.74

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11 Ford Motor Stati Uniti Automobilistico 172.46

12 ConocoPhillips Stati Uniti Energia 171.50

13 Citigroup Stati Uniti Bancario 159.23

14 AXA Group Francia Assicurazioni 151.70

15 Volkswagen Group Germania Automobilistico 149.00

16 HSBC Holdings Regno Unito Bancario 146.50

17 Daimler Germania Automobilistico 145.11

18 Dexia Belgio Bancario 140.78

19 Allianz Germania Assicurazioni 139.12

20 Sinopec-China Petroleum Cina Energia 133.79

22 ENI Italia Energia 119.27

36 Generali Group Italia Assicurativo 102.16

66 Fiat Group Italia Automobilistico 80.11

90 UniCredit Group Italia Bancario 63.67

127 ENEL Italia Utilities 49.47

147 Telecom Italia Italia Servizi telecomunic. 42.81

316 IntesaSanPaolo Italia Bancario 22.25

430 Finmeccanica Italia Aerospazio e Difesa 16.45

489 Fondiaria-SAI Italia Assicurativo 14.70

534 Unipol Italia Assicurativo 13.49

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Le piccole imprese

La definizione in base a parametri quantitativi: le classi di fatturato; il numero di addetti (da 10 a 99); la capacità produttiva; il capitale investito.

I parametri qualitativi:

- la struttura semplice e l’estensione limitata delle attività

- l’organizzazione elementare e la bassa formalizzazione

- coincidenza impresa e famiglia

- modello direzionale paternalistico e autoritario; deleghe ridotte, meccanismi di coordinamento per adattamento reciproco

- scarso ricorso al mercato dei capitali

- scarsa varietà delle combinazioni prodotto/mercato/tecnologia

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I criteri di definizione ibridi

Associano ai parametri quantitativi elementi che fanno riferimento all’indipendenza dell’impresa da gruppi o aziende di maggiori dimensioni sia dal punto di vista degli assetti proprietari sia dal punto di vista della capacità decisionale (autonomia nelle decisioni strategiche e operative).

U.S. Small Business Act (1953)

Rapporto Bolton (1971)

UE

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Il peso delle piccole imprese in Italia

27% imprese è formato da 1-2 addetti

95% ha meno di 10 addetti

47% di occupati è in imprese con meno di 10 addetti

70% degli occupati nell’industria manifatturiera è in imprese con meno di 100 addetti

Opportunità e limiti

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Caratteristiche e limiti delle piccole imprese

Assetti istituzionali ove vi è coincidenza tra controllo e management

Commistione tra esigenze famigliari (ad esempio spazi gestionali per i famigliari) ed interessi aziendali

Processi decisionali fortemente centralizzati in un piccolo nucleo

Rischio del ricambio generazionale

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Coinvolgimento in reti di relazioni interaziendali

Forti interdipendenze

Flessibilità e specializzazione

Sviluppo legato solo alle competenze dell’imprenditore

Strutture organizzative semplici e veloci

Rischio impoverimento e basso coinvolgimento di tutto il capitale umano; limiti alle carriere; rischi nel momento dello sviluppo

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Risorse finanziarie limitate e orientamento alla prudenza

Limiti nelle opportunità di crescita

Opzioni strategiche soprattutto nei settori ad elevata specializzazione (per fasi) e ad alto valore aggiunto dove è importante la soddisfazione del cliente più del prezzo

Rischio di rimanere in nicchie

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Micro imprese e imprese artigiane

microimprese le imprese con non più di 9 addetti.

Le imprese artigianali possono connotarsi diversamente a seconda delle caratteristiche della loro formula imprenditoriale e

- il substrato conoscitivo utilizzato nella produzione: manuale/empirico o intellettuale;

- il livello di meccanizzazione dell’attività

- la remunerazione dei fattori produttivi

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Formule tradizionali Formule moderne

Base conoscitiva impiegata Base empirica e manualeArtigianato di mestiere

Base intellettualeArtigianato di professione

Grado di meccanizzazione Alta intensità del lavoroArtigianato lavorativo

Elevata meccanizzazioneArtigianato industriale

Redditi pagati ai fattori Sotto-remunerazioneArtigianato marginale

Remunerazione di mercatoArtigianato imprenditoriale

Fonte: Grandinetti e Rullani, 1997, p. 10

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La media impresa è stata per anni una categoria economico-produttiva trascurata da studi e indagini specifiche. Definita, secondo l’UE, come impresa con un numero di addetti compreso tra i 50 ed i 250 e con un fatturato tra i 7 ed i 40 milioni di euro, essa è stata prevalentemente ricompresa nella categoria della piccola impresa non essendole riconosciuta la dignità di “grande impresa”.

La media impresa

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La media impresaDefinizione quantitativa

Per UE addetti tra 50 e 250 e fatturato tra 7 e 40 milioni di euro

Per Eurostat tra 100 e 500 unità

Per Mediobanca: 50 ed il 499 addetti, un fatturato tra i 16 ed i 60 milioni

Definizione qualitativa

Pur essendo flessibile ha struttura organizzativa completa, quota rappresentativa del mercato, sviluppa processi innovativi autonomi ma non è ancora definibile “grande”

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La recente indagine Mediobanca con riferimento a 50-499 dipendenti e 13-290 mln€ di fatturato ha riguardato circa 4000 imprese che assicurano:

il 14% della produzione manifatturiera italiana a valore (22% con l’indotto); la maggiore concentrazione di imprese è nelle aree del Nord Est Centro e in Lombardia; bassa, ma in espansione, la presenza nel Mezzogiorno. L’attività prevalente è nei settori tipici del made in Italy; oltre il 70% a proprietà famigliare; specializzate, con produzioni differenziate nella fascia medio-alta, incentrate sul valore della qualità, del brand, del design, del servizio al cliente; esse occupano posizioni di mercato di nicchia rilevanti a livello internazionale e si avvalgono di dense reti di relazioni a monte e a valle

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Anche a livello europeo non manca l’interesse verso la media impresa. Una recente indagine, sponsorizzata da SAP e prodotta da Economist Intelligence Unit (2006) è stata svolta su 1430 medie imprese europee, con il coinvolgimento di 3722 manager. La ricerca ha evidenziato i seguenti trend:

Processi di espansione aggressiva e profittevoli Una crescita sostenuta ma organica anche attraverso lo sviluppo di reti di terze parti; Capacità di mantenersi competitivi sul prezzo, anche attraverso processi di out-sourcing internazionale Investimenti nelle nuove tecnologie e negli skills professionali delle risorse umane impiegate

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La ricerca della Società Italiana di Marketing

Profilo della governance

tensione alla crescita

crescenti stili manageriali

Profilo competitivo

adattamento del prodotto

innovazione continua

attenzione all’intangibile e focalizzazione

Profilo organizzativo

modelli business aperti

supply chain internazionali

sperimentazioni di impresa flessibile

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Due approcci

La media impresa in transizione

La media impresa ha un’identità distinta:

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la media impresa si connota per la capacità di gestione di dualismi che ne definiscono l’essenza:

tra leader di un comparto e “piccola” nel settore

tra imprenditorialità e managerialità

tra vecchie e nuove generazioni

tra orientamento al prodotto e orientamento al marketing

tra tangibile e intangibile

tra l’integrazione verticale e lo sviluppo per linee esterne

tra locale e globale

tra modelli organizzativi consolidati e nuovi modelli sperimentali

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Transizione verso una continua crescita?

oppure

Mantenere lo status di media impresa?

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La media impresa in Italia oggi

L’indagine Mediobanca

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Sistemi produttivi locali

Sono caratterizzati da un’ampia divisione del lavoro tra imprese specializzate, dalla diffusione di molteplici competenze imprenditoriali e da mix di cooperazione e competizione.

La concentrazione geografica associata alla scomposizione del processo produttivo ed alla divisione del lavoro tra le impresa nonché da forte “atmosfera industriale” delinea un distretto industriale

Diverso è il caso delle aree di specializzazione produttiva ove mancano la componente socio-culturale e fenomeni di interrelazione tra le imprese

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AbruzzoAbbigliamento Nord Abruzzese; Abbigliamento Sud AbruzzesePugliaImbottito Murge; Calzatura - Salento;Abbigliamento – Salento; Calzatura BarlettaCampaniaCalzatura e Abbigliamento – Napoli;Concia –Solofra

LombardiaMobile- Brianza; Calze - Castelgoffredo;Tessile – Como; Meccanica - Lecco;Metalli – LumezzanePiemonteTessile/abbigliamento - Biella;Oreficeria - Valenza Po; Casalinghi -

Cusio;Meccanica - Pianezza Pinerolo

Veneto Vetro – Murano; Calzature - Brenta;Sportsystem – Montebelluna; Concia - Arzignano;Occhiali – Belluno; Mobile - Q. del Piave;Tessile - Schio, Thiene, Valdagno; Inoxvalley;Meccanica - Schio, Thiene- MontecchioFriuli VGSedie – Manzano; Mobile - Livenza;Emilia RomagnaCeramica – Sassuolo; Tessile - Carpi Macchine agricole - Reggio Emilia;Oleodinamica; Meccanica alimentare

ToscanaTessile - Prato; Marmo - Carrara;Concia - S. Croce sull’ArnoMarche Mobile – Pesaro; Calzatura - Fermo;LazioCeramica -Civita Castellana

Nord Est: 17

Sud: 9

Nord Ovest: 9

Centro: 6

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Il modello della specializzazione flessibile

I distretti hanno origine dal decentramento produttivo in momenti di complessità.

Ne è derivata una “specializzazione flessibile” che secondo taluni ha salvaguardato lo sviluppo economico italiano nel momento della crisi della grande impresa.

Oggi, con la riorganizzazione della grande impresa e la globalizzazione, il modello della specializzazione flessibile pare avere molti limiti.

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Anni 2000

Innovazione e internazionalizzazio

ne evoluta

Anni 1990

Competitività di prodotto

Anni 1980

Competitività di efficienza, flessibilità e velocità del processo

produttivo

Anni 1960-1970

Competitività di costo del lavoro

Modelli di competitività dei distretti italiani

Varaldo, 2006

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I processi in atto

l’emergere di imprese-guida

ri-accorpamento di attività

proiezione extra-distrettuale di attività

maggior presidio del mercato di sbocco e delle materie prime

selezione di attori commerciali e di fornitori chiave

de-localizzazione della produzione nei paesi a basso costo del lavoro

ricerca di fornitori eccellenti su scala globale

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Distretti, ICT e globalizzazione

La proiezione internazionale del distretto e dell’impresa distrettuale: problemi e opportunità

Diffusione e uso delle ICT nei contesti distrettuali: problemi e opportunità

Quali scenari si possono prospettare ?

Verso la dissoluzione del distretto?

L’internazionalizzazione del distretto? Distretti in rete?

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Quanto a lungo potrà reggere il vantaggio competitivo delle pmi italiane e su quali basi?

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La struttura industriale del sistema economico italiano basata su molte piccole imprese è un limite?

Secondo taluni SI perché le imprese grandi trainano l’export e l’innovazione

Secondo altri NO: il limite è dato dal fatto che le nostre piccole e medie imprese devono specializzarsi e posizionarsi meglio sul mercato.

OCCORRE DISTINGUERE A SECONDA DEI SETTORI:

- nei settori high tech e nei settori dove la dimensione, e le economie di scala contano, conta la dimensione

- laddove occorre forte specializzazione, qualità, design, creatività la piccola impresa può essere competitiva e eventualmente connessa a impresa più grandi.

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La ricerca Banca Intesa- Tedis-VIU (2006)

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PMI che si vedono attive sul fronte dell’innovazione, in varie forme, ma con volumi probabilmente insufficienti

Innov. di prodotto

Struttura dedicata alla

R&S

Struttura dedicata al design e

progettazione

Imprese che hanno

presentato brevetti

Imprese che hanno attivato

collaborazioni di ricerca

Sistema Casa 80% 56% 52% 36% 9%

Sistema Moda 72% 61% 16% 15% 31%

Meccanica 73% 57% 43% 47% 43%

Totale 75% 58% 37% 29% 36%

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Rapporto col mercato non sempre adeguato, in quanto vi sono molti subfornitori

% imprese con rete

commerciale

% imprese con politiche di

brand

Sistema Casa 57% 51%

Sistema Moda 51% 34%

Meccanica 61% 47%

Totale 55% 42%

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ICT di base diffusa, mentre è ai primordi quella più avanzata

 Casa-Arredo

Sistema Moda

Meccanica

Totale

Sito Web 94% 80% 95% 88%

Intranet 59% 50% 65% 56%

ERP 39% 27% 49% 36%

Groupware 18% 16% 27% 20%

Extranet fornitori 17% 16% 14% 16%

Extranet distributori

13% 11% 17% 13%

Crm 11% 5% 13% 9%

Scm 7% 4% 11% 7%

Sfa 7% 5% 7% 6%

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Internazionalizzazione soprattutto in forma “leggera”

Fornitori strategici all'estero

Conto-terzisti esteri

Insediamenti produttivi

Sistema Casa 12% 4% 13%

Sistema Moda 22% 7% 9%

Meccanica 22% 3% 15%

Totale 19% 5% 12%

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Dall’esame dei casi emerge che le imprese vincenti hanno spesso un mix articolato di strategie:

Innovano e ricercano (non puntano soprattutto sui costi)

Sanno sfruttare i vantaggi di costo/mercato della delocalizzazione

Valorizzano/difendono l’innovazione con politiche di marketing aggressive

Rendono flessibile il meccanismo (in particolare le catene lunghe) con molta ICT