Capitolo 3 LA RELAZIONE D'AIUTO - GVV Piemonte Testa - La... · Capitolo 3 LA RELAZIONE D'AIUTO A...

8
- Capitolo 3 LA RELAZIONE D'AIUTO A cura di Cristina Testa La relazione prima di tutto, ma anche la relazione d'aiuto, si fonda su un rapporto umano centrato primariamente sull'incontro di individui e solo secondariamente sui bisogni, in quanto tale, diventa difficile codificare modalità di relazione. Si può comunque lavorare per l'acquisizione di maggiori competenze comunicative e relazionali, attraverso conoscenze ed esperienze. Il dizionario della lingua italiana definisce il termine relazione come il legame tra cosa e cosa, tra persona e persona, tra idea e idea; vincolo di affetto o di affari, conoscenze, aderenze. I.:aiuto è invece da intendersi come opera, servizio che si presta ad altri, soccorso. Sembra che le due definizioni si sovrappongano: l'opera, il servizio che si presta all'altro crea un legame con l'altro, un vincolo? Ma che tipo di vincolo? Esistono insegnamenti spirituali che definiscono l'aiuto come eseguire ciò che l'altra persona desidera che si faccia, nel sostegno del raggiungimento di fini "profondi" della vita: l'aiuto quindi diventerebbe ogni azione diretta a incrementare le capacità di comprensione e di coscienza tra gli individui. Perché avvenga ciò è importante avere consapevolezza dell'importanza che riveste: la comunicazione: sapere ad esempio che non comunichiamo solo con il linguaggio ma anche attraverso il corpo, i gesti, i silenzi, attraverso il comportamento; il contatto con l'altro: noi siamo lì per l'altro. Guardare, ascoltare, comprendere. Comprenderlo al di là dei propri giudizi morali e delle proprie scelte; il contesto: ogni contesto influenza la relazione che si va creando. Per relazione d'aiuto si intende un rapporto asimmetrico, non paritario 51

Transcript of Capitolo 3 LA RELAZIONE D'AIUTO - GVV Piemonte Testa - La... · Capitolo 3 LA RELAZIONE D'AIUTO A...

Page 1: Capitolo 3 LA RELAZIONE D'AIUTO - GVV Piemonte Testa - La... · Capitolo 3 LA RELAZIONE D'AIUTO A cura di Cristina Testa La relazione prima di tutto, ma anche la relazione d'aiuto,

-Capitolo 3

LA RELAZIONE D'AIUTOA cura di Cristina Testa

La relazione prima di tutto, ma anche la relazione d'aiuto, si fonda su unrapporto umano centrato primariamente sull'incontro di individui e solosecondariamente sui bisogni, in quanto tale, diventa difficile codificaremodalità di relazione. Si può comunque lavorare per l'acquisizione dimaggiori competenze comunicative e relazionali, attraverso conoscenzeed esperienze.

Il dizionario della lingua italiana definisce il termine relazione come illegame tra cosa e cosa, tra persona e persona, tra idea e idea; vincolo diaffetto o di affari, conoscenze, aderenze. I.:aiuto è invece da intendersi comeopera, servizio che si presta ad altri, soccorso.

Sembra che le due definizioni si sovrappongano: l'opera, il servizio chesi presta all'altro crea un legame con l'altro, un vincolo? Ma che tipo divincolo?

Esistono insegnamenti spirituali che definiscono l'aiuto come eseguire ciòche l'altra persona desidera che si faccia, nel sostegno del raggiungimentodi fini "profondi" della vita: l'aiuto quindi diventerebbe ogni azionediretta a incrementare le capacità di comprensione e di coscienza tra gliindividui.

Perché avvenga ciò è importante avere consapevolezza dell'importanzache riveste:

la comunicazione: sapere ad esempio che non comunichiamo solocon il linguaggio ma anche attraverso il corpo, i gesti, i silenzi,attraverso il comportamento;il contatto con l'altro: noi siamo lì per l'altro. Guardare, ascoltare,comprendere. Comprenderlo al di là dei propri giudizi morali edelle proprie scelte;il contesto: ogni contesto influenza la relazione che si va creando.

Per relazione d'aiuto si intende un rapporto asimmetrico, non paritario

51

Page 2: Capitolo 3 LA RELAZIONE D'AIUTO - GVV Piemonte Testa - La... · Capitolo 3 LA RELAZIONE D'AIUTO A cura di Cristina Testa La relazione prima di tutto, ma anche la relazione d'aiuto,

cioè, tra un soggetto, che per maturità, salute, conoscenza e capacità è incondizioni di offrire e gestire un aiuto e mette questa sua competenza alservizio di un altro invece portatore di bisogni per immaturità, deficit,indigenza, malattia, ignoranza e così via.

Questo tipo di aiuto però non consiste solo in una prestazione che risolveil bisogno al posto dell'altro che non è in grado, ma in un'occasione diemancipazione dal bisogno stesso, attraverso una forma di apprendimentoemotivo circa le possibilità di affrontare la sofferenza, inmodo da permettereun cambiamento nella percezione di sé e della realtà circostante.

È una definizione, un progetto ambizioso questo, ma forse anche essere,fare i volontari è un progetto ambizioso!

Si può partire da un assunto di base, e cioè che la capacità relazionalesi strutturi a partire dalla capacità di essere consapevole della propriacomunicazione e che anche se questa coinvolge elementi affettivi profondi,possa essere facilitata dall'acquisizione di alcune abilità di base connesseall'ascolto, al prestare attenzione e al rispondere. In altre parole, può essereimportante:

conoscere alcune abilità comunicative di base (ascolto attivo, rispostaesplorativa);riconoscere le proprie reazioni emotive suscitate dal contatto conl'utenza (ascolto di sé stessi);avere capacità empatica ma contemporaneamente capacitàdi mantenere la distanza necessaria per poter aiutare (ascoltoempatico);tentare di cogliere, affrontare e gestire al proprio meglio le reazionipsicologiche dell'utente (ascolto delle emozioni).

Le abilità comunicative di base potrebbero essere identificate nell'ascoltoattivo e nella risposta esplorativa. Nel primo si individuano alcunielementi:

stare in silenzio;sospendere il giudizio;osservare gli atteggiamenti, le espressioni, la postura e i movimentidell'altro e i propri;prestare attenzione ai contenuti dei discorsi, ai sentimenti, ai toni

""

52•

Page 3: Capitolo 3 LA RELAZIONE D'AIUTO - GVV Piemonte Testa - La... · Capitolo 3 LA RELAZIONE D'AIUTO A cura di Cristina Testa La relazione prima di tutto, ma anche la relazione d'aiuto,

-affettivi espressi, ai temi ricorrenti;prestare attenzione ai sentimenti che l'altro suscita;prestare attenzione alle richieste esplicite.

Con la risposta esplorativa si intende:attendere prima di rispondere;facilitare la persona ad esprimere:

• come percepisce se stessa nello stato attuale, in relazioneal suo mondo;

• come percepisce il suo problema;• quali responsabilità attribuisce a se stesso e agli altri;• quali possibilità di azione ritiene di avere;• che aiuto si aspetta da voi.

3.1 La comunicazione

Ogni comunicazione contiene sempre un aspetto di contenuto e uno direlazione, sono perciò rintracciabili due livelli distinti all'interno di ognicomunicazione:

ciò che si dicecome lo si dice (l'intonazione della voce, sospiri, leesclamazioni).

Normalmente ci si concentra solo sul primo livello, quello delleinformazioni, ma anche il secondo livello è fondamentale, poiché nel comesi dicono le cose sono rintracciabili le emozioni, ciò che si pensa dell'altro,ciò che non si dice.

Se per esempio si analizza la frase: "Oh! Sei arrivato", a seconda di come lasi pronuncia il messaggio cambia di significato:

finalmente sei arrivata = che bello avevo proprio voglia divederti;finalmente sei arrivata = oh! ero preoccupata che ti fosse successoqualcosa ho sentito di un brutto incidente;finalmente sei arrivata = hai un'ora di ritardo.

E' impossibile non comunicare, infatti anche il silenzio è una comunicazione

53

Page 4: Capitolo 3 LA RELAZIONE D'AIUTO - GVV Piemonte Testa - La... · Capitolo 3 LA RELAZIONE D'AIUTO A cura di Cristina Testa La relazione prima di tutto, ma anche la relazione d'aiuto,

di relazione, cui però non sempre risulta facile l'interpretazione. Puòinfatti voler significare dissenso, ossia un modo per non parteciparealla comunicazione, rabbia od ostilità, condivisione, vicinanza emotiva,imbarazzo.

Tutto, quindi, fa sì che ci sia comunicazione. Infatti non comunichiamo solocon il linguaggio, ma anche attraverso il comportamento. In questo caso siparla di comunicazione non verbale e con questo termine intendiamo:

il comportamento spaziale, cioè la distanza o la vicinanza chesi mantiene durante una discussione con un'altra persona. Ladistanza interpersonale nella quale ci sentiamo a nostro agio nonè sempre la stessa. È in parte una questione culturale, in parte unaquestione fortemente individuale;i movimenti del corpo, la postura e la gestualità;l'espressione del volto, poiché il viso è il luogo elettivo dicomunicazione delle emozioni;il tono di voce;lo sguardo. L'ascoltatore che per esempio non guarda dal'impressione di essere disinteressato o indifferente oppurediffidente, ma chi guarda troppo intensamente può venir percepitocome aggressivo o invadente. Anche un contatto oculare troppoprolungato può provocare imbarazzo.

Molto spesso il comportamentocomunicazione verbale, alle volteparola, smentisce, non conferma operciò essere consapevoli chemandiamo dei messaggi sono molti.

non verbale sostiene latuttavia si sostituisce alla

contraddice. E' importantecanali attraverso quali

E' fondamentale infine tenere conto del fatto che ogni comunicazioneavviene in un contesto e che tale contesto influenza l'atto comunicativo insé. Con ciò bisogna anche ricordare che incontriamo le persone a metà diun percorso (c'è un prima e c'è un dopo) sia temporale che esperienziale,di vita e di malattia.

54

I

Page 5: Capitolo 3 LA RELAZIONE D'AIUTO - GVV Piemonte Testa - La... · Capitolo 3 LA RELAZIONE D'AIUTO A cura di Cristina Testa La relazione prima di tutto, ma anche la relazione d'aiuto,

3.2 L'ascolto

Per entrare in relazione con le persone occorre innanzitutto porsi in unaposizione di ascolto, cioè con un atteggiamento caratterizzato da umiltà,attenzione all'altro e al bisogno dell'altro.

Per ascolto si intende la capacità di entrare in sintonia e di condividere,nel senso di provare dentro di sé, di accogliere.

Ascoltare perciò è un'azione tutt'altro che passiva, che implica ladisponibilità ad accogliere, ad ascoltare la parola e le emozioni, così comequello che l'altro dice o che non dice ma mostra.

Ascoltare implica:disponibilità di tempo (la fretta è un ostacolo alla possibilità difar entrare l'altro nella propria mente);sospensione della propria attività e dei propri pensieri per farposto all'accoglienza piena dell'altro, si deve perciò sgombrare lamente da contenuti e dalle preoccupazioni;sospensione del giudizio sostenuta da una sorta di curiosità, diinteresse, di attesa;disponibilità a lasciarsi permeare dall'esperienza dell'altro, adidentificarsi un po' con lui;disponibilità a porsi in una condizione di ignoranza, diaccoglienza, di silenzio. Infatti, se si pensa di sapere già cosa sidovrebbe dire, fare o sentire non si può ascoltare. Si riesce adascoltare solo qualcosa che non si conosce ancora.

Ci sono però anche degli ostacoli nell'esercizio di questa funzione. Unodei primi impedimenti all'ascolto è dovuto al fatto che spesso "non siascolta" ciò che viene detto presumendo di sapere già.

Il tipo di risposte che si danno all'utente sono l'espressione della modalitàcon cui si ascolta ciò che dice:

risposta valutativa, tende ad indicare all'interlocutore ciò chedovrebbe o non dovrebbe fare ("Ha proprio ragione/torto ... " o"E' molto grave il fatto che ... "). Sul piano della relazione l'altroè trattato come incapace, come un bambino a cui gli adulticompetenti indicano cosa fare;

55

Page 6: Capitolo 3 LA RELAZIONE D'AIUTO - GVV Piemonte Testa - La... · Capitolo 3 LA RELAZIONE D'AIUTO A cura di Cristina Testa La relazione prima di tutto, ma anche la relazione d'aiuto,

risposta interpretativa, tende a dare una propria spiegazioneper aiutare la persona a comprendere ciò che sta vivendo ("Ticomporti così perché non vuoi ammettere che ... "). Sul piano dellarelazione ci si mette in una posizione onnipotente da "occhio diDio";risposta di supporto, vuole offrire un incoraggiamento.Sono positive se segnalano calore, mentre sono negative sesdrammatizzano o sminuiscono il problema (''Pensa a chi stapeggio di te", "Ce la farai benissimo", "Sono problemi che sirisolveranno");risposta investigativa, tende a raccogliere ulteriori informazioni perpoter discutere meglio il problema, tipico di chi pone domande("Quando è successo?","Che cosa ha fatto di preciso?"). A voltetutta questa curiosità può innescare fastidio e chiusura;risposta di soluzione immediata del problema, vuole offrire consigli,suggerire alternative ("Al tuo posto io farei ...", "Fai così. ..");

risposta empatica, è il risultato di un processo attivo, che esigeun notevole impegno e suppone la capacità di concentrarsiintensamente sul sofferente, su ciò che dice e su ciò che non dice.E' positiva quando è improntata al rispetto e all'accettazioneincondizionata.

L'ascolto è il primo passo dentro la relazione: è già un servizio che si offrealla persona che sta di fronte, che così si sente accolta, ricevuta, compresae non giudicata.

Ascoltare può essere un servizio ben più grande che parlare. Tutti hannosperimentato nella propria vita il bisogno profondo di essere ascoltati espesso, in queste occasioni, si sono ricevuti giudizi e consigli molto utili.

Ciò che è fondamentale dare alla persona che si assiste è la possibilità diuna relazione autentica.

Per ascoltare gli altri occorre saper e potere ascoltare se stessi. Diventarecompetenti nella relazione significa perciò imparare a conoscere,riconoscere, nominare e gestire le emozioni.

56•

Page 7: Capitolo 3 LA RELAZIONE D'AIUTO - GVV Piemonte Testa - La... · Capitolo 3 LA RELAZIONE D'AIUTO A cura di Cristina Testa La relazione prima di tutto, ma anche la relazione d'aiuto,

3.3 L'importanza dell'ascoltodi sé

Poiché l'ascolto dell'altro passa attraverso l'ascolto di sé, è fondamentaleessere in grado di ascoltare se stessi, di sentirsi dentro, di riconoscere leemozioni che si provano e di riconoscere ciò che succede.

L'ascolto può implicare disagio, che può essere definito anche comeun'esperienza di solitudine, come sofferenza, senso di vuoto,impossibilità di sentirsi capiti, compresi, è accompagnata da una perditadi interessi e di voglia di vivere, c'è disinvestimento e chiusura che portaa una spaccatura tra sé e gli altri.

La sofferenza del disagio spesso si manifesta nella rabbia ("Perchéproprio a me, non è giusto!" ), che può essere diretta contro di sé e cheperciò introiettata diventa rimorso, autosvalutazione, abbassamentodell'autostima e senso di vergogna; oppure può essere diretta versol'esterno, quindi verso famigliari, operatori e talvolta anche il volontario.Anche in famiglie in cui vi sono buoni rapporti affettivi è naturale chesorgano conflittualità.

Allo stesso modo, l'ascolto può implicare anche un senso di estraneitàe in questo modo cambia il rapporto con il tempo, con lo spazio e con iruoli. A tutto questo si aggiunge poi la paura di soffrire, cambiare e di nonriconoscersi.

Ascolto empatico significa disponibilità ad accogliere anche questotipo di emozioni. E' perciò sicuramente faticoso e passa attraverso unaparziale identificazione con l'altro.

La condivisione emotiva è il fondamento di qualunque assistenza eimplica la possibilità di riconoscere in se stessi parte dell'emozione chel'altro sta provando. Di riconoscere che per certi versi si è simili.

Nell'assistenza una parte di coinvolgimento è non solo inevitabile maindispensabile, quando però è eccessivo si corrono dei rischi, soprattuttoquando il volontario incontra situazioni e persone che facilitanol'identificazione con aspetti importanti o relazioni della propria storiamolto significative.

57

Page 8: Capitolo 3 LA RELAZIONE D'AIUTO - GVV Piemonte Testa - La... · Capitolo 3 LA RELAZIONE D'AIUTO A cura di Cristina Testa La relazione prima di tutto, ma anche la relazione d'aiuto,

I problemi nascono quando il volontario perde la capacità di distingueretra i propri problemi e quelli dell'altro. In tal caso si corre il rischio difarsi invadere dai sensi di angoscia e depressione che vive l'ammalato,oppure di sostituirsi a lui. In tal caso l'ascolto viene meno poiché nonc'è spazio, la comunicazione si riempie di consigli e si è molto indotti adagire ("lo farei ... " "Andrei ...").

E' il riconoscersi separati che permette di condividere ("lo sono con te,ma non sono come te"). E' quindi importante ascoltare con sensibilitànon solo l'assistito e i suoi famigliari, ma anche se stessi ed inoltre èfondamentale saper riconoscere i propri limiti.

L'ascolto empatico costa fatica e ci espone all'incontro di tutte questeemozioni. E' sicuramente un lavoro importante, ma poco riconosciuto epericoloso. Diventa quindi indispensabile attrezzarsi per proteggersi dalrischio di burn out, cioè sentirsi bruciati, devitalizzati, esauriti.

A questo proposito dei consigli utili possono essere:Fare qualcosa: lavoro, attività fisica, dare importanza alproprio corpo (attenzione al sonno, all'alimentazione), inuna parola: volersi bene, non dimenticare la propria vitapersonale;Elaborare continuamente le proprie esperienze e attivarsi inuna formazione permanente. Questo non è un lavoro che sipossa fare da soli, occorre darsi dei momenti di scambio, diconfronto e di riflessioneFare attenzione a come e quando ricaricarsi: divertirsi.

E' inoltre importante coltivare dentro di sé l'ironia el'autoironia, la capacità di giocare e di stupirsi.

58