Relazione d'aiuto

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LA RELAZIONE D’AIUTO E L’ATTEGGIAMENTO PSICOLOGICO DEL SOCCORRITORE Corso aspiranti VdS CRI Comitato locale di

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LA RELAZIONE D’AIUTO E L’ATTEGGIAMENTO PSICOLOGICO DEL

SOCCORRITORE

Corso aspiranti VdS CRI

Comitato locale di Muggiò

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SOCCORRITORE

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SOCCORRITORE

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Evento critico: ogni situazione atta a creare alle persone un grave

sconvolgimento ed una pesante preoccupazione.

Di solito si tratta di eventi improvvisi ed inaspettati, travolgono

l’usuale sensazione di poter controllare gli eventi esterni e la portata

delle emozioni vissute, contengono la percezione di una minaccia alla

propria integrità, possono provocare perdite fisiche o psicologiche.

Durante il soccorso in ambulanza o il trasporto ci si trova quindi ad

interagire con persone che sono coinvolte in eventi critici e che vivono

quindi situazioni di disagio

L’INTERVENTO DI SOCCORSO NON SI LIMITA ALLA

VALUTAZIONE ED AL TRATTAMENTO DEI SEGNI E DEI

SINTOMIIL SOSTEGNO PSICOLOGICO E’ PARTE INTEGRANTE DEL

SERVIZIO DI SOCCORSO

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Obiettivo della lezione:

Instaurare una relazione d’aiuto

Gestione del processo di comunicazione in

modo adeguato

Identificazione dei bisogni della persona

soccorsa

Adeguamento del comportamento a contesti

differenti

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L’IMPORTANZA DELLA COMUNICAZIONE

• Favorire lo scambio di informazioni: raccogliere più informazioni possibili sullo stato fisico e psichico e nello stesso tempo fornire con chiarezza e tranquillità tutte le informazioni che possono servire alla persona soccorsa per ridurre la sua ansia.

• Individuare lo stato emotivo: sia delle persone soccorse che di se stessi.

• Entrare in relazione: stabilire un rapporto empatico

EMPATIA Capacità di immedesimarsi con gli stati d’animo e con i pensieri delle altre persone:LORO EMOZIONILORO SENTIMENTILORO PROSPETTIVA SOGGETTIVA

“Mettersi nei panni dell’altro, mantenendo però i piedi nelle proprie scarpe.”

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L’IMPORTANZA DELLA COMUNICAZIONE

• E’ impossibile non comunicare: qualsiasi comportamento è comunicazione … anche il silenzio.

• Comunicazione verbale: esprime il contenuto del messaggio e si realizza attraverso la parola parlata, implicando l’uso del canale vocale.

• Comunicazione non verbale: indica il tono emotivo-sentimentale del messaggio e racchiude tutti i messaggi lanciati attraverso le variazioni di utilizzo del canale vocale (intercalari, pause, intonazioni, volume della voce) e attraverso le espressioni del viso e del corpo.

La comunicazione non verbale incide in misura notevole sulla corretta decodifica del messaggio da parte del destinatario (circa il 90%).

!!!!! IN CASO DI DISSONANZA TRA LA COMPONENTE VERBALE E QUELLA NON VERBALE DI UN MESSAGGIO, CIO’

CHE PREVALE E’ IL CONTENUTO NON VERBALE !!!!

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TECNICHE EFFICACI DI COMUNICAZIONE

• Adeguare il livello linguistico: utilizzare un linguaggio comprensibile e facilmente decodificabile.

• Ascoltare attivamente: esprimere un reale interesse nei confronti del paziente.

• Osservare in modo partecipato: esprimere attenzione e partecipazione anche con in linguaggio non verbale.

• Tollerare il silenzio: ricordiamoci che anche quello è un modo di comunicare.

• Fare domande appropriate: le domande devono essere brevi, chiare e precise.

• Decifrare il linguaggio non verbale: con le persone più silenziose, al fine di poter entrare in relazione.

• Confermare il contenuto del messaggio ricevuto: ci permette sia di evitare errori o distorsioni , sia di sostenere la consapevolezza della persona soccorsa rispetto al fatto che qualcuno si sta occupando di lui.

• Dare risposte appropriate: essere chiari e disponibili sia con i pazienti che con gli accompagnatori.

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I BISOGNI PSICOLOGICIRicordiamoci che la persona che viene soccorsa possiede una sua personalità, dignità ed emotività. Nel momento in cui viene soccorsa non è in grado di superare le criticità dell’evento con le sue forze e spesso questa condizione è accompagnata da sentimenti negativi quali senso di inferiorità, dipendenza e debolezza.

Bisogno: stato di carenza che spinge l’organismo a rapportarsi con il suo ambiente al fine di colmarlo.

•Bisogni fisiologici: essere scaldato, ossigenato, …•Bisogno di rassicurazione: relativo al fatto di trovarsi in una situazione di incertezza di cui non si conosce l’esito e che quindi genera paura.•Bisogno di stima e di rispetto: sebbene in un momento di disagio l’individuo mantiene la propria personalità e individualità, e di questo bisogna tenerne conto.•Bisogno di cura: più ci si sente impauriti e più si ha la percezione di essere soli ed indifesi, alla ricerca di qualcuno che ci stia vicino e si prenda cura di noi.•Bisogni di autonomia: la condizione di dipendenza dal soccorritore genera in sé un disagio, soprattutto nelle persone fortemente indipendenti ed autonome.

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TIPI DI PAZIENTE•Il bambino: solitamente i bambini vivono l’esperienza dolorosa con

molti sensi di colpa, data l’impossibilità di cogliere le reali cause dell’incidente accaduto e per paura di rimproveri da parte dei genitori. E’ bene quindi dare informazioni chiare al bambino su quanto è successo e su ciò che sta avvenendo ora, utilizzando sempre un linguaggio adeguato e una buona comunicazione non verbale.

Ricordiamoci di porre molta attenzione ai genitori e di non escluderli dall’intervento, sia perché rappresentano un’importante figura di attaccamento da cui il bambino dipende, sia perché spesso vengono assaliti dall’ansia e dal panico che non permette loro di rispondere all’evento in modo adeguato.

IL CASOCi chiamano per un tamponamento a catena in Valassina, codice giallo, 3 auto coinvolte. Arrivati sul posto ci accorgiamo che tra gli infortunati c’è anche Sara, una bambina di 4 anni, che si trova sul sedile posteriore dell’auto dei suoi genitori.Come ci comportiamo???

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TIPI DI PAZIENTE

•L’adolescente: l’adolescenza è una fase di transizione in cui il ragazzo non è più bambino ma nello stesso tempo non è ancora adulto; ciò che bisogna evitare è quindi di trattare l’adolescente come un bambino, cercando invece di creare un rapporto di fiducia e stima che lo faccia sentire accettato e rispettato come persona già in grado di cavarsela da sola. L’adolescente ha bisogno di essere rassicurato e non giudicato, ma anche di relazionarsi con persone adulte in grado di verbalizzare le sue paure ed i suoi dubbi.

IL CASOIncidente in motorino, la persona coinvolta è Marco, 15 anni. Una macchina non ha rispettato lo stop e per evitarla ha perso il controllo del mezzo. Era senza casco, ma si lamenta per una probabile frattura alla gamba. Lo troviamo a terra con tutti gli amici accorsi, mentre insulta l’uomo che ha provocato l’incidente.Come ci comportiamo???

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TIPI DI PAZIENTE

•L’anziano: ricordiamoci che abbiamo a che fare con un adulto

che esige un certo tipo di rispetto e che presenta una serie di

rigidità negli schemi di pensiero;

In questa fascia d’età la paura della morte è il sentimento che più

frequentemente si manifesta, e al soccorritore spetta il compito di

riconoscere l’ansia derivante e di contenerla.

•Il paziente con handicap: per handicappato si intende una

persona con disabilità fisiche e/o neurologiche. Per instaurare un

buon rapporto con questo tipo di paziente il soccorritore non deve

avere timore di parlare dello stato di disabilità del paziente in quanto

lui ne è consapevole, ma naturalmente non dovrà mai ricorrere a

termini che possano risultare offensivi.

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TIPI DI PAZIENTE•Il malato terminale: quando ogni genere di trattamento della

malattia diventa inefficace, giunge il tempo delle cure di supporto che agiscono soprattutto per alleviare le sofferenze fisiche. Non bisogna dimenticarsi che il malato terminale, nonostante la sua condizione, desideri mantenere la propria integrità e dignità. Indipendentemente dalla consapevolezza dello stadio delle sua malattia, il paziente si trova carico di angosce relative al dolore e alla famiglia e allo stile di vita che lentamente sta abbandonando. Le reazioni ad una condizione di fase terminale possono essere diversificate nel tempo e possono coinvolgere anche i componenti della famiglia.

Spesso si manifesta:•Rifiuto della realtà•Rabbia•Senso di impotenza•Forte depressione•Accettazione passiva della malattia

Il soccorritore che si trova di fronte ad un malato terminale non dovrebbe mai avere un atteggiamento di compassione, ma capacità di ascolto e di accoglimento della sofferenza.

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TIPI DI PAZIENTE

•Il paziente straniero: quando si ha a che fare con un paziente straniero

bisogna sempre tener conto della differenza culturale e della differenza di

lingua. Può capitare di trovarsi davanti persone che sono da poco nel nostro

paese, che parlano a fatica la nostra lingua e ancor più faticosamente la

comprendono, che oltre alla paura derivante dall’evento critico si trovano ad

aver paura dei pregiudizi riguardanti la cultura d’appartenenza.

Compito del soccorritore diventa ottenere la fiducia del paziente,

sospendere ogni tipo di pregiudizio e di giudizio e accogliere i bisogni della

persona.

Il linguaggio da usare deve essere semplice e comprensibile, anche se può

risultare faticoso bisogna sempre informare il paziente di ciò che si sta

facendo e di cosa sta accadendo, utilizzando efficacemente anche il

linguaggio non verbale.

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TIPI DI PAZIENTE•Il paziente psichiatrico: quando siamo chiamati ad intervenire su un

paziente psichiatrico (noto o non) il quadro che ci si prospetta è molto variabile.

I disturbi psichiatrici si possono classificare a grandi linee in:•Agitazione psicomotoria ed iperattività in cui l’angoscia interiore si

manifesta con un’attività motoria difficilmente controllabile;•Psicosi: i disturbi sono molto gravi ed intensi, tendono a disgregare

l’intera vita del paziente, che perde la capacità di interagire con le persone e con l’ambiente circostante. Vi è spesso una distorsione della realtà, spesso si associano gravi disturbi del linguaggio e delle funzioni intellettive, possono esserci deliri ed allucinazioni, si può arrivare ad una regressione a livelli comportamentali primitivi. Il paziente non è assolutamente cosciente del suo disturbo e la realtà che percepisce è la realtà che vive come unica esistente;•Stati confusionali in cui il paziente si trova disorientato nello spazio,

nel tempo o verso le persone a livelli differenti;•Crisi depressive acute con rischio di suicidio: sindrome caratterizzata

dall’abbassamento del tono dell’umore, evidente rallentamento psicomotorio e del pensiero, spesso sono presenti pensieri ossessivi, ansia e sofferenza.

Il tentato suicidio (TS) è un suicidio mancato a causa dei mezzi impiegati o delle circostanze esterne che lo hanno impedito.

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TIPI DI PAZIENTE

Esso è considerato contro intenzionale, perché promosso non tanto da un impulso autodistruttivo, quanto da un tentativo di autoaffermazione di sé e di richiesta di aiuto.Il TS si presenta con una frequenza quasi doppia nelle donne rispetto agli uomini e la sua incidenza diminuisce con l’aumentare dell’età. Esso si manifesta prevalentemente in persone fragili ed immature dove spesso rappresenta un’inadeguata difesa ed una protesta nei confronti di una frustrazione che si ha l’impressione di non poter reggere, con l’intento di indurre negli altri sentimenti di colpa. Nei giovani esprime solitamente un comportamento reattivo ad una delusione sentimentale con la segreta speranza di recuperare il partner, o anche ad un atto di ribellione nei confronti di genitori troppo oppressivi, per punirli o per ottenere in futuro maggiore autonomia.

Molti dei sintomi psichiatrici si presentano anche in patologie neurologiche o chirurgiche (squilibri metabolici, tumori, intossicazioni da metalli pesanti, Alzheimer, AIDS, traumi, alcolismo, tossicodipendenze, …)

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TIPI DI PAZIENTE

Comportamento da tenere in generale:

•MAI usare la coercizione fisica o l’aggressione verbale; è utile un

atteggiamento simile a quello usato con i bambini e cercare di capire

il bisogno che si nasconde dietro il comportamento manifesto.

Ricordiamoci che il paziente che si sente aggredito solitamente

aggredisce!

•Informare il paziente delle manovre e della destinazione;

•Mai sembrare un alleato di chi vuole l’allontanamento o il ricovero

(parenti);

•Dichiarare la propria qualifica di soccorritore;

•Assicurarsi che l’avvicinamento al paziente non sia pericoloso (in

caso contrario attendere l’arrivo delle forze dell’ordine);

•MANTENERE UN ATTEGGIAMENTO EMPATICO.

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TIPI DI PAZIENTE

IL CASOCi chiamano per un dolore toracico generico. Arrivati sul posto scopriamo che la persona che sta male è la signora Maria, 55 anni. Mentre cerchiamo di capire di che tipo di dolore si tratta e ci apprestiamo a prendere i parametri il marito ci dice che Maria soffre di sindrome bipolare , stati maniacali, da qualche anno le è stato diagnosticato un decadimento intellettivo progressivo. Ci dice che questa è la terza crisi in 3 settimane e che questa volta non riescono a calmarla. Maria è agitata ma immobile sul divano, i suoi parametri sono nella norma ma lei continua a dire che non respira, che non sente più battere il cuore e che sente che sta morendo; nel momento in cui si nomina l’ospedale si agita ancora di più, non vuole il ricovero perché dice che i dottori non sanno far altro che farla stare male.Come ci comportiamo???

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CONCLUSIONI

Al fine di instaurare una buona relazione d’aiuto che sia utile allo

scopo di alleviare le sofferenze bisogna sempre avere:

•Rispetto

•Fiducia

•Interessamento

•Dialogo

•Empatia

•Atteggiamento collaborativo e sicuro in servizio