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Capitolo 2
Gli errori nelle misure dirette
Indice
2.1 Cause di errore nelle misure dirette . . . . . . . . . . . . . . . 19
2.1.1 Stima degli errori nella lettura di scale . . . . . . . . . . . . . . 22
2.2 Strumenti di misura . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 24
2.2.1 Intervallo di funzionamento . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 26
2.2.2 Risoluzione e sensibilita . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 26
2.2.3 Precisione e accuratezza . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 29
2.2.4 Prontezza e tempo di risposta . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 30
2.3 Strumenti elettromeccanici (analogici) . . . . . . . . . . . . . . 32
2.4 Strumenti digitali . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 35
2.5 Esercizi . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 38
L’acquisizione delle misure e la valutazione della loro bonta e una fase molto importante
dell’attivita di laboratorio. In questo capitolo metteremo in evidenza le principali cause
che influenzano i valori delle grandezze fisiche durante la loro misurazione.
2.1 Cause di errore nelle misure dirette
Supponiamo di volere misurare una grandezza fisica con un idoneo strumento di misura
oppure con il confronto diretto con il campione di misura (di un determinato sistema di
unita di misura). Eseguiamo la misurazione una sola volta e indichiamo con xbest il valore
determinato dal confronto diretto con il campione di misura oppure direttamente letto
sulla scala dello strumento. Ci si chiede se xbest coincida con il “valore vero” X della
19
20 2. Gli errori nelle misure dirette
grandezza; cioe, puo il valore xbest definire quantitativamente la grandezza in esame?
A tale domanda non si puo che rispondere negativamente; infatti, per il concorrere di
numerosi fattori, di diversa natura, il valore ottenuto nella misurazione ha certamente
una indeterminazione, piccola o grande che sia, cosı che il valore xbest misurato differisce
sicuramente dal valore vero X della grandezza in esame. In altre parole, il valore vero di
una grandezza fisica e un’astrazione matematica, come il punto materiale che si assume
essere privo di dimensioni quando un corpo ha dimensioni trascurabili.
Il risultato di una misurazione e solamente un’approssimazione del valore della gran-
dezza, in quanto le operazioni di misura sono tutte inevitabilmente influenzate da molti
fattori che introducono un’indeterminazione nel valore rilevato. Pertanto, il valore mi-
surato deve essere corredato da ulteriori informazioni che completano il risultato della
misurazione. Cosı, qualunque grandezza fisica non puo essere misurata con una precisione
infinita ma puo essere solo determinata con un certo grado di imprecisione.
Una misura e completa quando si conosce il valore della grandezza e la sua
indeterminazione.
Tra i fattori che possono influenzare il risultato di una misurazione si possono ragio-
nevolmente elencare i seguenti:
• Posizione dell’occhio dell’osservatore rispetto alla scala dello strumento, dalla quale
puo derivare il cosiddetto errore di parallasse (per esempio, con gli strumenti ad ago
mobile a lettura diretta); per ridurre questo errore bisogna guardare la scala con
l’occhio posto di fronte all’indice, come indicato in Figura 2.1; spostando l’occhio
verso l’alto si rilevera un valore piu grande, spostando l’occhio verso il basso si
rilevera un valore piu piccolo della grandezza misurata.
• Spessore dell’indice mobile e dei tratti della graduazione dello strumento, dalla quale
deriva una maggiore o minore incertezza da parte dell’operatore nel decidere il valore
da assumere come risultato della lettura.
• Grado di efficienza dello strumento (usura delle parti mobili) usato nella misurazio-
ne, da cui deriva un’esecuzione piu o meno buona della misurazione.
• Grado di preparazione e di esperienza dell’operatore, dal quale dipende un uso piu
o meno corretto dello strumento e, piu in generale, un’esecuzione piu o meno buona
delle operazioni da compiere per effettuare la misurazione;
2.1. Cause di errore nelle misure dirette 21
• Taratura dello strumento di misura, operazione alla quale viene sottoposto ogni
strumento a lettura diretta, che consiste nel regolare lo strumento in modo che le
indicazioni da esso date corrispondano, con approssimazione piu o meno buona, ai
valori della grandezza misurata.
Figura 2.1: Metodo di lettura per ridurre
l’errore di parallasse. Immagine adattata da
E. Consoli, P. Rappanello, Laboratorio di fisica
e chimica, Paravia (Torino 1996).
I fattori elencati non si riferiscono cer-
tamente a tutte le possibili cause d’errore
delle quali molte sono difficilmente indivi-
duabili, sfuggendo in pratica a ogni nostro
controllo; tuttavia, il quadro che essi forni-
scono, anche se largamente incompleto, e
gia piuttosto significativo. Benche a prima
vista i fattori citati sembrino tutti diver-
sissimi fra loro, un esame piu approfondito
ci permette di stabilire che gli errori di mi-
sura, quali che essi siano, possono essere
considerati di due tipi.
Errori sistematici – Questo tipo di errori sono da attribuire a un errato metodo di
misura o di calcolo, o all’uso di strumenti non tarati; essi si ripetono “sistematica-
mente” nello stesso senso ogni volta che si adotta quel metodo o si fa uso di quello
strumento.1
Errori casuali (aleatori) – Questo tipo di errori sono, invece, errori dipendenti dalla
sovrapposizione di molteplici cause differenti e variabili che, agendo in maniera del
tutto casuale, ora in un senso ora nell’altro, influenzano in modo imprevedibile, e
in misura piu o meno grande, i risultati delle misurazioni.
Per trattare in modo quantitativo l’influenza degli errori nelle misurazioni delle gran-
dezze fisiche, e necessario dare qualche definizione operativa. Definiamo quindi l’errore
assoluto e l’errore relativo associati alla misura di una grandezza.
Errore assoluto – Dalle considerazioni appena fatte segue che il valore xbest della gran-
dezza misurata non corrisponde al valore vero X. Lo scarto tra il valore misurato e
il valore vero e detto errore assoluto δx ed e dato da
δx = |xbest −X| . (2.1)
1Gli errori strumentali, di lettura e di precisione, sono spesso considerati errori sistematici; essi deter-
minano un limite inferiore alla precisione con cui una misurazione puo essere eseguita con tale strumento.
Questo punto verra approfondito piu avanti nel testo.
22 2. Gli errori nelle misure dirette
Errore relativo – Per valutare l’entita di un errore puo essere utile confrontarlo con
una grandezza a esso omogenea, ed e naturale scegliere per questo proprio la misura
a cui esso si riferisce. In questo caso e significativo, quindi, considerare il rapporto
εx =δx|xbest|
=|xbest −X||xbest|
. (2.2)
Il rapporto dato dalla relazione (2.2) e indicato con εx e detto errore relativo.
Possiamo, anche, definire l’errore relativo percentuale come:
εx% = εx × 100 . (2.3)
Nei paragrafi seguenti vedremo come valutare gli errori nelle misurazioni dirette e indirette
di grandezze fisiche.
2.1.1 Stima degli errori nella lettura di scale
Abbiamo visto nel paragrafo precedente che ogni misurazione di una grandezza fisica e
soggetta a errori (incertezze) ed e importante conoscere la loro entita. D’altra parte,
non abbiamo ancora discusso come si possa realmente valutare la grandezza di un errore.
Infatti, tale valutazione puo essere piuttosto complicata. Fortunatamente, ci sono alcune
semplici misurazioni per le quali e facile fare una stima ragionevole dell’errore, usando
spesso poco piu che il buon senso. Diamo qui due esempi. Una comprensione di questi
esempi permettera allo studente di cominciare a usare nei suoi esperimenti un’analisi
degli errori, sebbene ancora elementare, la quale costituira la base di partenza per i futuri
sviluppi.
Il nostro primo esempio e una misurazione fatta utilizzando una scala graduata, come
il righello mostrato in Figura 2.2 o il voltmetro mostrato in Figura 2.3. Per misurare la
lunghezza della matita di Figura 2.2, dobbiamo dapprima allineare l’estremita inferiore
della matita con la tacca del righello che indica lo zero, quindi decidere con quale tacca
corrisponde la punta della matita sulla scala del righello. Per misurare la tensione sul
voltmetro di Figura 2.3, dobbiamo decidere dove punta l’ago sulla scala dello strumento.
Figura 2.2: Misurazione della lunghezza di una matita con un righello.
2.1. Cause di errore nelle misure dirette 23
Se supponiamo che il righello e il voltmetro siano strumenti attendibili, allora in entrambi i
casi il problema principale e di decidere dove un certo punto giace in relazione alle incisioni
sulla scala. (Naturalmente, se vi e qualche possibilita che il righello e il voltmetro “non”
siano attendibili, allora dovremo pure tenere conto di questo fatto). Le incisioni del
righello di Figura 2.2 sono piuttosto vicine fra loro (un millimetro l’una dall’altra). Un
operatore potrebbe decidere che la lunghezza della matita e indubbiamente piu vicina a
170 mm che a 171 o a 172 mm, ma che una lettura piu precisa non e possibile. Allora,
dovrebbe giungere alla seguente conclusione:
migliore stima della lunghezza: 171 mm
intervallo probabile: da 170.5 fino a 171.5 mm
L’operatore dovrebbe dire quindi che ha misurato la lunghezza al millimetro piu vicino.
Questo tipo di conclusione, cioe che la grandezza giace piu vicino a una certa tacca
piuttosto che a una di quelle adiacenti, e del tutto comune. Per questa ragione, si segue
spesso la convenzione che l’affermazione l = 171 mm, senza altra qualificazione, significhi
che la lunghezza l e piu vicina a 171 piuttosto che a 170 o 172; cioe, l = 171 mm significa
170.5 mm ≤ l ≤ 171.5 mm . (2.4)
Pertanto, il risultato della misurazione potra essere indicato con la seguente notazione:
l = (171.0± 0.5) mm. (2.5)
Nello stesso modo, un risultato come x = 1.27 senza altro errore definito dovrebbe
significare che x giace tra 1.265 e 1.275. Nel seguito non useremo questa convenzione;
al contrario, indicheremo gli errori sempre esplicitamente.2 In ogni caso, e importante
per lo studente conoscere questa convenzione e sapere che essa si applica a qualunque
numero fornito senza un errore. Spesso, un calcolo eseguito con la calcolatrice tascabile
(o al computer) fornisce un risultato con molte cifre. Se uno studente copia ciecamente
un numero come 123.456 dalla sua calcolatrice senza nessuna qualificazione, allora un suo
lettore e autorizzato ad assumere che il numero in definitiva e corretto fino alla terza cifra
decimale e cioe fino a sei cifre significative, il che e molto improbabile.
Le incisioni sul voltmetro mostrato in Figura 2.3 sono spaziate piu largamente di quelle
sul righello. Qui, la maggior parte degli operatori sarebbero d’accordo di poter identificare
con facilita la tacca a cui l’ago e piu vicino. Poiche la spaziatura e piu grande, si puo
realisticamente stimare dove giace l’ago nello spazio fra due tacche consecutive. Cosı una
conclusione ragionevole per la tensione misurata potrebbe essere
2L’errore di una misura puo essere indicato in vari modi, noi useremo la notazione (2.5).
24 2. Gli errori nelle misure dirette
miglior stima della tensione: 5.3 V
intervallo probabile: da 5.2 fino a 5.4 V
Pertanto, il risultato della misurazione potra essere indicato come:
V = (5.3± 0.1) V . (2.6)
Figura 2.3: Lettura su un voltmetro. Immagine adattata da J. R. Taylor, Introduzione al-
l’analisi degli errori: lo studio delle incertezze nelle misure fisiche, II Ed. Zanichelli (Bologna
1999).
Il procedimento di valutare la posizione fra le incisioni di una scala graduata e chiamato
interpolazione; questa e una tecnica importante, che puo essere migliorata con la pratica.
Osservatori diversi potrebbero non essere d’accordo con le valutazioni date nelle (2.5)
e (2.6) e fornire letture diverse. Cio nonostante, poche persone negherebbero che le
(2.5) e (2.6) sono stime ragionevoli delle grandezze in gioco e dei loro errori probabili.
Cosı, constatiamo che la stima approssimata degli errori e piuttosto facile quando l’unico
problema e di localizzare un punto su una scala graduata. L’errore che deriva dalla lettura
di scale prende il nome di errore di lettura.
2.2 Strumenti di misura
Gli strumenti di misura consentono il confronto tra la grandezza in esame e la corrispon-
dente unita di misura, fornendo una risposta quantitativa. Essi si possono classificare in
due categorie:
• strumenti analogici
• strumenti digitali.
Appartengono alla prima categoria gli strumenti meccanici (righelli, calibri, termometri
a bulbo e bilance meccaniche) e gli strumenti elettromeccanici (strumenti ad ago mobile
2.2. Strumenti di misura 25
per misure elettriche). In generale, il risultato di una misurazione effettuata con uno
strumento analogico viene letto su una scala graduata, sulla quale puo scorrere un indice
mobile oppure un nonio o semplicemente leggendo la misura sulla scala graduata.
Alla seconda categoria appartengono gli strumenti elettronici, quali cronometri, mul-
timetri, ecc. Questi strumenti sono dotati di un display sul quale viene visualizzato il
risultato della misurazione direttamente in cifre (digit in inglese significa proprio cifra).
In generale, gli strumenti di misura possono essere schematizzati in tre parti, come
mostrato in Figura 2.4.
Figura 2.4: Schema a blocchi di un generico strumento di misura.
Rivelatore, elemento sensibile alla grandezza da misurare; per esempio, in un termome-
tro a mercurio l’elemento sensibile e costituito dal mercurio, che interagendo con la
grandezza in esame, la temperatura dell’oggetto, cambia il suo volume.
Trasduttore, elemento capace di trasferire l’informazione della grandezza da misurare,
ottenuta dal rivelatore, a un’altra grandezza di piu facile utilizzazione.
Visualizzatore, elemento che fornisce visivamente il risultato della misura; per esempio,
un indice mobile su una scala graduata oppure un display numerico.
Il processo di misura di una grandezza x e legato alla variazione dello stato del ri-
velatore, che interagisce con la grandezza da misurare, alla trasduzione e alla successiva
visualizzazione. Il trasduttore converte la variazione dello stato del rivelatore in una va-
riazione di una grandezza fisica R(x) di piu facile lettura e in generale differente da x. La
funzione R(x) e detta curva di risposta. La visualizzazione puo avvenire tramite un siste-
ma analogico (ad esempio una scala graduata o un indice mobile) o un sistema digitale
(ad esempio un display numerico).
Idealmente, uno strumento dovrebbe avere come curva di risposta una retta passante
per l’origine del tipo R(x) = k x, dove k e una costante di dimensioni [R] [x]−1 carat-
teristica dello strumento. In pratica, la curva caratteristica non e mai una linea retta
passante per l’origine, ma e una cura come quella mostrata in Figura 2.5. Al variare di x
si ha una regione cosiddetta ”di sottosoglia“, una regione lineare e una regione cosiddetta
”di saturazione“. La regione lineare e delimitata dalla soglia e dalla portata.
26 2. Gli errori nelle misure dirette
� � �� � � �
� � � � � �
� � �
PS x
R ( x )
Figura 2.5: Curva di risposta caratteristica di uno strumento reale, in cui sono indicate la
soglia e la portata.
2.2.1 Intervallo di funzionamento
L’intervallo di funzionamento o campo di misura e dato dall’intervallo tra il valore mas-
simo, detto portata, e il valore minimo, detto soglia, della grandezza che lo strumento e
in grado di misurare. Al di fuori di questo intervallo vi e la possibilita di danneggiare lo
strumento e, in ogni caso, il risultato della misurazione non e affidabile.
2.2.2 Risoluzione e sensibilita
La risoluzione di uno strumento di misura e la minima variazione del valore della grandezza
che puo essere rilevata dallo strumento (per esempio, nel caso di strumenti a indice mobile,
attraverso lo spostamento dell’indice). Si definisce operativamente dividendo il campo di
misura (portata – soglia) per il numero di divisioni della scala graduata, dove per divisione
si intende l’intervallo tra due tacche consecutive. Nel caso di un righello da 20 cm con
200 divisioni, la risoluzione e
r =campo di misura
numero di divisioni=
200 mm
200 divisioni= 1 mm/divisione . (2.7)
Non bisogna confondere la risoluzione con la soglia, in quanto la soglia determina il piu
piccolo valore che lo strumento e in grado di misurare e, in generale, potrebbe essere
maggiore della risoluzione.
2.2. Strumenti di misura 27
La sensibilita e definita in modo quantitativo come il rapporto tra la variazione ∆M
dell’indice dello strumento e la variazione ∆x della grandezza oggetto della misurazione:
s =∆M
∆x. (2.8)
In altre parole, la sensibilita indica di quante divisioni sis sposta l’indice dello strumento
quando la grandezza, oggetto della misurazione, varia di una unita. Questa grandezza
e importante negli strumenti in cui e presente un trasduttore. L’unita di misura della
sensibilita e il rapporto tra l’unita di misura della deviazione dell’indice e l’unita di misura
della grandezza oggetto della misurazione. Per esempio, per un voltmetro analogico la
sensibilita e espressa in divisioni/volt. In altre parole, la sensibilita indica di quanto
varia il numero di divisioni nella scala dello strumento per una variazione unitaria della
grandezza oggetto della misurazione. Da qui si puo vedere che la sensibilita puo essere
considerata anche come l’inverso della risoluzione e cioe come la variazione della grandezza
per divisione (vedi Equazione (2.7)).
Per chiarire questi concetti facciamo riferimento alle bilance, cioe agli strumenti desti-
nati alla misurazione di masse. Una bilancia analitica ha una sensibilita di 1 divisione/mg,
cioe e in grado di “sentire” una variazione del carico di un milligrammo (1 mg) con lo
spostamento di una divisione dell’indice sulla scala. Tale variazione non viene, invece,
rilevata da una bilancia per orefici che ha una sensibilita di 1 divisione/dg, cioe che e
in grado di apprezzare una variazione di un decigrammo (1 dg). Poiche 1 dg = 102 mg,
diremo che la bilancia analitica ha, in confronto con l’altro tipo di bilancia, una sensibi-
lita 100 volte piu grande. Fra due strumenti destinati alla misurazione di una medesima
grandezza e piu sensibile quello per il quale la piu piccola variazione rilevabile assume il
valore minore.
La sensibilita di uno strumento dipende dalla portata, nel senso che un aumento della
portata, in generale, si ottiene con una diminuzione della sensibilita. Per convincercene
riferiamoci a due amperometri, uno con scala da 0 a 1 A, l’altro con scala da 0 a 100 A,
entrambi con 50 divisioni. Appare chiaro che per il primo strumento, la cui portata e di
1 A, una divisione vale 0.02 A; tale intervallo, corrispondendo alla piu piccola variazione
dell’intensita di corrente leggibile sulla scala, esprime, in sostanza, la sensibilita dello
strumento di 50 divisioni/A. Per il secondo apparecchio la portata e di 100 A mentre
la sensibilita, data in pratica dall’inverso della risoluzione, e di 0.5 divisioni/A. Per il
secondo strumento, dunque, l’aumento della portata e stato realizzato a discapito della
sensibilita: a una portata 100 volte piu grande fa riscontro anche una sensibilita circa
100 volte piu piccola. Vale la pena notare che negli strumenti meccanici a lettura diretta
28 2. Gli errori nelle misure dirette
su una scala graduata (come un righello), il valore della sensibilita coincide con il valore
della risoluzione e per questo motivo spesso si fa confusione tra le due grandezze.
Esempio 2.1. Le bilance tipo Mancur venivano prodotte intorno al 1750 e venivano usate
per pesare bestiame e pellame. Esse sono costituite da una barra di acciaio armonico
forgiato a forma di “V” oppure a forma di “C”. Questo tipo di bilancia si basa su un
semplice meccanismo a molla: quando viene appeso un carico al gancio, per effetto del
carico la molla si allarga e l’indice si sposta verso l’alto. Lo spostamento dell’indice,
misurato su una scala incisa su una piastra di ottone a forma di mezzaluna, indica il
valore del carico.
Figura 2.6: Bilancia meccanica modello Mancur: (sinistra) portata di 20 kg, (destra) portata
di 150 kg.
La bilancia ha due coppie di ganci, che consentono di avere due differenti portate: con
la coppia di ganci posizionati alle estremita si possono misurare pesi fino a 150 kg, invece
con l’altra coppia si possono misurare pesi fino a 20 kg. Le due scale hanno pertanto una
2.2. Strumenti di misura 29
differente risoluzione, che puo essere facilmente calcolata. Si lascia al lettore il compito
di calcolare la risoluzione delle due scale.
2.2.3 Precisione e accuratezza
Spesso si confonde la sensibilita con la precisione. Si tratta in realta di due concetti
distinti, dal momento che la precisione di uno strumento e legata all’errore relativo che il
suo uso comporta; quanto piu piccolo e questo errore tanto piu preciso e lo strumento. Se
facciamo misure ripetute nelle stesse condizioni sperimentali, in generale non otterremo
sempre lo stesso valore, ma una serie di valori x1, x2, . . .xn che differiscono poco l’uno
dall’altro, cioe le misure saranno sparpagliate attorno al un valore medio x0. La precisione
dello strumento e legata al grado di sparpagliamento delle misure attorno ad x0, che
dipende dalle caratteristiche costruttive e dal grado di efficienza dello strumento. Piu le
misure sono sparpagliate, meno preciso e lo strumento.
La precisione non e collegata con la sensibilita tant’e che tra due strumenti di diversa
sensibilita, destinati alla misurazione di una medesima grandezza, puo risultare piu preciso
quello meno sensibile. Per chiarire meglio questo punto, guardiamo il seguente esempio.
Esempio 2.2. Consideriamo due strumenti per la misurazione della corrente elettrica,
un milliamperometro, strumento con una sensibilita di 1 div/mA (in grado di rilevare
variazioni dell’intensita di corrente di 1 mA), e un amperometro, strumento con una sen-
sibilita di 1 div/A (in grado di rilevare variazioni di 1 A). Poiche 1 mA = 10−3 A, il primo
strumento e 1000 volte piu sensibile del secondo. Supponiamo che il milliamperometro,
attraversato da una corrente di 10 mA, segnali un’intensita di 9 mA, e che l’amperome-
tro, percorso da una corrente di 20 A, segnali un’intensita di 19 A. Gli scarti dei valori
misurati dai valori effettivi sono, rispettivamente, in valore assoluto:
δI = (10− 9) mA = 1 mA , δI′ = (20− 19) A = 1 A . (2.9)
Per ciascuno dei due strumenti l’errore relativo, indicando di quanto percentualmente il
valore segnalato dallo strumento si discosta dal valore effettivo, e espresso dal rapporto
fra lo scarto assoluto e il valore effettivo; per il milliamperometro e per l’amperometro
avremo dunque rispettivamente:
εI% =1 mA
10 mA× 100 = 10% , εI′% =
1 A
20 A× 100 = 5% . (2.10)
30 2. Gli errori nelle misure dirette
Questi risultati indicano che l’amperometro presenta un errore relativo del 5% e il
milliamperometro un errore relativo del 10%: l’amperometro ha un grado di precisione
piu elevato, pur essendo meno sensibile.
Non bisogna confondere la precisione di uno strumento con la capacita dello strumento
di dare una misura vicina al valore vero. La precisione indica la caratteristica per cui uno
strumento fornisce la stessa misura nelle stesse condizioni sperimentali; essa non ci dice
nulla di quanto tale misura sia vicina al valore vero della grandezza misurata.
Quindi, l’accuratezza indica di quanto il valore indicato dallo strumento si discosta
dal valore vero della grandezza misurata. La caratteristica di uno strumento di fornire
misure vicine al valore vero della grandezza misurata viene detta accuratezza.
Pertanto, assume una importanza fondamentale la taratura dello strumento; e questa
un’operazione alla quale lo strumento viene sottoposto all’atto della sua messa a punto e
che consiste nel regolare lo strumento (ad esempio, usando campioni calibrati con misure
precedenti effettuate con grande accuratezza e precisione) in modo che le indicazioni da
esso date corrispondano, con approssimazione piu o meno buona, ai valori effettivi della
grandezza misurata.
Un classico e utile esempio che si fa per chiarire la differenza tra la precisione e l’accu-
ratezza e quello del tiro al bersaglio. Se i colpi raggiungono il bersaglio vicini tra loro, vuol
dire che il tiratore ha sviluppato una elevata precisione, ma naturalmente tale precisione
non gli portera un gran punteggio se i tiri sono tutti lontani dal centro del bersaglio! In
Figura 2.7 sono illustrati tutti i quattro casi possibili.
2.2.4 Prontezza e tempo di risposta
La prontezza di uno strumento di misura e data dalla rapidita con cui lo strumento e in
grado di misurare la grandezza in esame o di seguirne le variazioni. In altre parole, la
prontezza e uguale all’inverso del tempo che lo strumento impiega a fornire il risultato
della misura, il cosiddetto tempo di risposta. La prontezza assume particolare importanza
per strumenti, come termometri, bilance e strumenti di misura elettromeccanici (galvano-
metri, amperometri, voltmetri, ecc.), nei quali l’indice compie delle oscillazioni prima di
arrestarsi sulla posizione di equilibrio. Questi strumenti richiedono quindi un intervallo
di tempo piu o meno lungo perche possa attuarsi la lettura. Conviene naturalmente che
2.2. Strumenti di misura 31
Figura 2.7: Precisione e accuratezza: a) strumento preciso e accurato; b) strumento poco
preciso e accurato; c) strumento preciso e poco accurato; d) strumento poco preciso e poco
accurato.
tale intervallo sia il piu piccolo possibile.3
La prontezza assume notevole importanza per i termometri a dilatazione, dei quali fa
parte il termometro clinico mostrato in Figura 2.8. Se un termometro a dilatazione, in
equilibrio termico con un ambiente, viene portato in un ambiente a temperatura diversa,
occorrono intervalli di tempo dell’ordine dei minuti perche lo strumento si porti in equi-
librio termico con il secondo ambiente. A parita di altre condizioni, l’intervallo di tempo
richiesto e tanto piu breve, e il termometro tanto piu pronto, quanto minore e la massa di
liquido termometrico presente nello strumento, cioe quanto piu piccole sono le dimensioni
del bulbo in cui il liquido e contenuto.
Nei paragrafi seguenti daremo una descrizione piu dettagliata degli strumenti analogici
e quelli digitali e del principio di funzionamento su cui essi si basano.
3Il costruttore dello strumento opera in modo da ridurre il numero delle oscillazioni e la durata di
ciascuna oscillazione: realizza la prima condizione ricorrendo a opportuni sistemi di smorzamento, la
seconda condizione alleggerendo le parti mobili dello strumento.
32 2. Gli errori nelle misure dirette
Figura 2.8: Fotografia di un tipico termometro clinico.
2.3 Strumenti elettromeccanici (analogici)
Negli strumenti elettromeccanici, appartenenti alla categoria degli strumenti analogici,
il risultato della misurazione e fornito dalla lettura della deviazione di un indice che
si muove su una scala graduata, la deviazione dell’indice e una funzione continua del-
la grandezza misurata. Questi strumenti trasformano la grandezza da misurarsi in una
corrente continua proporzionale alla grandezza misurata, che va ad alimentare uno stru-
mento magneto-elettrico ad ago mobile, la deflessione dell’indice di quest’ultimo fornisce
la misura della grandezza. L’impiego piu comune e come voltmetro o amperometro, anche
se attualmente tendono a essere sostituiti dagli strumenti digitali (che descriveremo nel
paragrafo successivo). Lo schema a blocchi di uno strumento elettromeccanico e riportato
in Figura 2.9.
Figura 2.9: Schema a blocchi di uno strumento analogico.
Le specifiche piu importanti che caratterizzano uno strumento analogico sono le seguenti.
La sensibilita, che rappresenta il rapporto tra la variazione della deviazione indicata
dallo strumento e la corrispondente variazione della grandezza misurata.
L’intervallo di funzionamento, che e dato dall’intervallo tra la portata e la soglia. Al
di fuori di questo intervallo vi e la possibilita di danneggiare lo strumento e, in ogni
caso, il risultato della misurazione non e affidabile.
La prontezza, che e l’inverso del tempo impiegato dallo strumento per indicare il valore
della grandezza misurata entro i suoi limiti di accuratezza.
2.3. Strumenti elettromeccanici (analogici) 33
La precisione, che indica di quanto il valore visualizzato dallo strumento si discosta dal
valore effettivo della grandezza misurata; essa e determinata dalle caratteristiche
costruttive e dal grado di efficienza dello strumento. Normalmente, i costruttori
forniscono il valore dell’indice della classe di precisione, che definisce la precisione
dello strumento; essa e il limite superiore dell’errore assoluto δmax rapportato al
valore di fondoscala xfs. Questo valore si ottiene calcolando il rapporto fra l’errore
assoluto δmax e la portata nominale xfs dello strumento, moltiplicato per 100, ovvero:
εfs% =δmaxxfs× 100 . (2.11)
L’errore percentuale dato dalla (2.11) e detto classe di precisione dello strumento.
L’errore assoluto massimo si determina quindi moltiplicando l’errore percentuale
dell’indicazione di fondoscala per il valore di fondoscala.
Le norme del Comitato Elettrotecnico Italiano (Norme CEI) prevedono varie classi
di precisione degli strumenti per misure elettriche. Normalmente, i vari strumenti
vengono raggruppati come segue:
- classe di precisione minore di 0.1 per strumenti campione;
- classe di precisione compresa tra 0.1 e 1 per strumenti scientifici di controllo e
di laboratorio;
- classe di precisione maggiore di 1 per strumenti di uso industriale.
Poiche la classe di precisione dello strumento e indicata dal costruttore, e possibile
calcolare, mediante la (2.11), il valore dell’errore assoluto di una misurazione effet-
tuata con un determinato fondoscala. Per esempio, per un amperometro di classe
0.5 e portata 5 A, il massimo errore assoluto garantito dal costruttore su tutto il
campo nominale della misura si determina con la seguente relazione:
δxfs =εxfs%100
× xfs . (2.12)
Pertanto, l’errore sulla misura della corrente e:
δIfs =εfs%100× xfs =
0.5
100× 5 A = 0.025 A . (2.13)
E da notare che, negli strumenti a zero centrale si deve considerare come portata la
somma delle portate dalle due parti dello zero.
34 2. Gli errori nelle misure dirette
Esempio 2.3. Un voltmetro con classe di precisione 0.2 e caratterizzato da un errore
assoluto massimo dello 0.2% del valore di fondoscala; se impiegato con una portata di
300 V, le misure saranno affette da un errore assoluto massimo dato da
δV =0.2
100× 300 = 0.6 V . (2.14)
Esempio 2.4. Un amperometro ha una portata di 5 A e una scala con 100 divisioni. Si
e letto 45.4 divisioni, con una approssimazione presunta di mezza divisione (cioe 0.5). Se
la classe dello strumento e 0.2, qual e l’errore assoluto nel risultato della misurazione?
Il valore della corrente misurato si ottiene moltiplicando le divisioni lette per il valore
di una divisione (risoluzione)
I = 45.4× 5
100= 2.27 A ; (2.15)
tale valore va opportunamente corretto. A questo scopo si devono considerare separata-
mente l’errore di precisione, dovuto allo strumento impiegato, e l’errore di lettura intro-
dotto nella valutazione della frazione di divisione (cosiddetto errore di interpolazione).
L’errore dovuto allo strumento si puo calcolare con la formula (2.12):
δIfs =0.2
100× 5 = 0.01 A ;
l’errore dovuto alla lettura invece e dato dal prodotto di mezza divisione per la risoluzione
dello strumento
δIL = 0.5× 5
100= 0.025 A ;
L’errore assoluto massimo totale, quindi, e
δI = δIfs + δIL = 0.01 + 0.025 ≈ 0.04 A .
Pertanto, la migliore stima della misura e
Ibest = (2.27± 0.04) A .
Infine, l’errore relativo e εI = 0.04/2.27 = 0.015, a cui corrisponde un errore relativo
percentuale εI% = 1.5%.
E importante osservare che, l’errore assoluto strumentale dipende dalla classe di pre-
cisione ed e costante per tutto il campo di misura; quindi, l’errore relativo e tanto piu
grande quanto piu piccolo e il valore misurato rispetto alla portata. Per questo motivo
2.4. Strumenti digitali 35
e opportuno utilizzare strumenti aventi una portata tale da collocare il valore misura-
to oltre i due terzi della portata stessa. Abbiamo ritenuto che l’incertezza nella misura
(errore di precisione + errore di lettura) sia determinata unicamente dall’errore proprio
dello strumento, il cui segno e per sua natura ignoto. Questo modo di procedere e accet-
tabile solo se si puo escludere la presenza di altri errori (sistematici o accidentali) oppure
se gli altri eventuali errori sono di entita trascurabile. Infine, il valore misurato deve
essere approssimato al numero di cifre significative tale che la cifra meno significativa
corrisponda con l’errore assoluto. Pertanto, nell’Esempio 2.4, la corrente misurata sara
I = (2.27 ± 0.04) A. In tale valore, le prime tre cifre sono significative mentre eventuali
cifre successive sarebbero prive di significato.
2.4 Strumenti digitali
Gli strumenti digitali offrono molteplici vantaggi rispetto ai corrispondenti strumenti ana-
logici: permettono una maggiore facilita di lettura poiche l’operazione di interpolazione
tra due divisioni contigue non e necessaria e inoltre permettono di avere una maggiore
precisione e una maggiore risoluzione.
Lo schema a blocchi di uno strumento digitale e riportato in Figura 2.10. L’indicazione
digitale puo essere visualizzata con display a cristalli liquidi, a sette segmenti, a punti
luminosi, ecc. Dallo schema di Figura 2.10, si vede come la grandezza da misurare venga
convertita in un segnale continuo di tensione V che, a sua volta, viene convertito in
un segnale digitale binario (successione di bit), inviato infine alla sezione di decodifica
e visualizzazione, che avviene sotto forma numerica. Il convertitore analogico/digitale
trasforma una tensione elettrica variabile in un certo range in un numero intero binario
compreso in genere tra 0 e 2N − 1, essendo N il numero di bit del convertitore (di solito
da 8 a 16). Il tutto e gestito da un controllore, di solito costituito da un microprocessore.
Figura 2.10: Schema a blocchi di uno strumento digitale. Per semplificare lo schema, il
rivelatore e stato omesso.
36 2. Gli errori nelle misure dirette
Il numero di cifre col quale viene fornita l’indicazione numerica dipende dalla pre-
cisione dello strumento, essendo inutile rappresentare cifre non significative (delle quali
non puo essere assicurata la fondatezza). Per esempio, uno strumento col visualizzatore a
cinque cifre e quindi con 100000 punti di misura (da 0 a 99999) ha una precisione pari a
1/99999 = 10−5. Tuttavia, per rendere massima la risoluzione, spesso il numero visualiz-
zato comprende una cifra in piu rispetto alla precisione dello strumento. Questa ulteriore
cifra puo assumere solamente il valore 1 o 2 e per questo motivo si dice che lo strumento
ha 5 + 12
cifre.
Le specifiche piu importanti che caratterizzano uno strumento digitale, oltre alla
sensibilita, portata e prontezza, sono le seguenti.
La precisione, che definisce l’errore strumentale; essa puo essere espressa nei seguenti
modi:
(a) errore relativo percentuale sul fondo scala, εfs%, del tutto analogo alla classe
di precisione degli strumenti analogici
εfs% =δmaxxfs× 100 , (2.16)
dove δmax e l’errore assoluto massimo e xfs e il valore di fondoscala (portata)
dello strumento;
(b) errore relativo percentuale sul valore misurato, εvm%;
(c) numero di digit, ovvero numero di unita sulla cifra meno significativa.
In generale, il costruttore per indicare la precisione dello strumento fornisce almeno
due dei tre valori sopra definiti, nella seguente forma:
accuracy = ± (εfs% + εvm%) ; (2.17)
accuracy = ± (εfs% +N digit) ; (2.18)
accuracy = ± (εvm% +N digit) . (2.19)
Le specifiche di un multimetro digitale disponibile sul mercato sono riportate in
Tabella 2.1.
La risoluzione, che indica il peso dell’ultima cifra del visualizzatore nella portata piu
bassa. Per esempio, per un voltmetro di portata minima 0.1 V con display a 4 cifre,
l’ultima cifra a destra indica i centesimi di millivolt (mV), quindi la risoluzione di
tale strumento e di 0.01 mV. A volte la risoluzione e indicata in parti per milione
(p.p.m.), nell’esempio fatto si ha una risoluzione di 10 p.p.m.
2.4. Strumenti digitali 37
Tabella 2.1: Caratteristiche tecniche di un multimetro digitale (la virgola e il separatore
decimale). Questo strumento ha un diverso grado di precisione per i differenti tipi di misurazioni
che puo effettuare.
Esempio 2.5. Effettuiamo la misura di una corrente continua con un amperometro di-
gitale di portata PA = 100 mA, display di 3 cifre e accuracy ± (0.1% del valore di lettura
+ 1 digit). Se la misura e stata di 96.2 mA, l’errore di precisione risultera pari a:
δI =0.1
100× 96.2 mA + 0.1 mA = 0.2 mA ,
dove lo 0.1 mA che compare come secondo termine per il calcolo dell’errore assoluto e il
contributo di 1 digit per l’errore di risoluzione, ovvero, avendo 3 cifre e quindi 1000 punti
di misura, un errore pari a:
1
1000× 100 mA = 0.1 mA .
Quindi, la migliore stima della corrente misurata sara I = (96.2± 0.2) mA.
Abbiamo appena visto che gli strumenti con indicazione digitale, dando direttamente
in cifre il valore della grandezza misurata, consentono una piu facile e piu rapida lettura
del valore misurato, rispetto agli strumenti analogici. Alcuni strumenti hanno un numero
elevato di cifre; questo permette di avere valori molti precisi della grandezza misurata.
38 2. Gli errori nelle misure dirette
Tuttavia, a causa delle condizioni sperimentali, le cifre meno significative (quelle piu
a destra) non assumono un valore fisso: cambiano continuamente; pertanto, esse non
hanno alcun significato. In questo caso, l’errore che si puo associare alla misura puo
essere determinato dal valore di 1 digit sulla cifra piu a destra che assume stabilmente un
determinato valore.
Concludiamo questo paragrafo con alcuni consigli pratici per l’uso corretto degli stru-
menti di misura. Quando si effettua una misurazione, senza avere una precisa idea del
valore della grandezza che si sta andando a misurare, e consigliabile iniziare dalla scala
piu alta dello strumento e quindi, se e necessario, si scendera fino a trovare la scala in
cui si puo realizzare agevolmente la misura desiderata. In particolare, si deve evitare
che la lettura venga effettuata all’inizio della scala, per evitare di introdurre errori di
lettura troppo elevati. Infine, prima di realizzare una misurazione e opportuno pensa-
re quale sia il metodo migliore per eseguire tale misurazione per evitare di danneggiare
irrimediabilmente lo strumento.
2.5 Esercizi
Esercizio 2.1. La misura dell’altezza di un vano-porta e 210 cm ed e compresa tra 205
cm e 215 cm. Riscrivere questo risultato nella forma xbest ± δx. [(210 ± 5) cm]
Esercizio 2.2. Calcolare l’errore relativo nella misura del vano-porta descritto nell’Eser-
cizio 2.1. [2.5%]
Esercizio 2.3. Un termometro ha la graduazione in gradi centigradi e in decimi di grado.
Qual e la sua risoluzione? [0.1◦C/divisione]
Esercizio 2.4. Quant’e l’errore di lettura che bisogna considerare quando si usa un
termometro come quello descritto nell’Esercizio 2.3? [0.05◦C]