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CAPIRE L’UNIONE ECONOMICA E MONETARIA

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Lussemburgo: Ufficio delle pubblicazioni dell’Unione europea, 2017

Edizione precedente: 2014

Print ISBN 978-92-824-6083-2 doi:10.2860/35724 QC-04-17-545-IT-CPDF ISBN 978-92-824-6071-9 doi:10.2860/577918 QC-04-17-545-IT-N

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«La Comunità ha il compito di promuovere, mediante l’instaurazione di un mercato comune e il graduale ravvicinamento delle politiche economiche degli Stati membri, uno sviluppo armonioso delle attività economiche nell’insieme della Comunità, un’espansione continua ed equilibrata, una stabilità accresciuta, un miglioramento sempre più rapido del tenore di vita e più strette relazioni fra gli Stati che ad essa partecipano».

Trattato di Roma, articolo 2

«Nel corso della crisi abbiamo adottato misure decisive per preservare la stabilità finanziaria e promuovere il ritorno a una crescita sostenibile. Continueremo ad agire in questa direzione. L’UE e la zona euro usciranno rafforzate dalla crisi».

Conclusioni del Consiglio europeo, 17.12.2010

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© Julien Eichinger – Fotolia.com

«Si è trattato di una crisi senza precedenti, per intensità e dimensioni. Nel pieno della tempesta abbiamo dovuto riparare la nave. Sono state necessarie decisioni drastiche: abbiamo cercato di affrontare le radici della crisi riducendo il debito e il disavanzo ciascuno nel proprio paese, rendendo le nostre economie più competitive, aiutandoci a vicenda e restando uniti. […] Oggi, l’Unione europea è molto più preparata ad affrontare la crisi in corso e ad evitare che situazioni analoghe si verifichino in futuro».

Herman Van Rompuy, presidente del Consiglio europeo, 1.3.2012

Discorso di ringraziamento in seguito alla rielezione per un secondo mandato

«Il ritorno della fiducia nella zona euro dimostra che gli sforzi di riforma alla fine pagano. Lo si vede dal ritorno della fiducia dei mercati. Ma lo si vede anche, ed è ancora più importante, dal ritorno della fiducia nella politica. […] In definitiva tutti i nostri sforzi mirano a realizzare gli obiettivi dell’Unione europea. Vale a dire promuovere la pace, i valori dell’Unione e il benessere dei suoi popoli».

Mario Draghi, presidente della Banca centrale europea, 27.2.2014

La via della ripresa e il ruolo della BCE (discorso)

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«Dobbiamo agire con inflessibile determinazione per porre fine alla crisi economica. È nostra responsabilità completare un’autentica unione economica e monetaria. Prendo questo compito molto seriamente. Non dobbiamo inoltre dimenticare che la nostra moneta comune, l’euro, è per noi un vantaggio e non uno svantaggio».

Donald Tusk, presidente del Consiglio europeo, 1.12.2014

Discorso in occasione della cerimonia di passaggio di consegne con il presidente uscente Herman Van Rompuy

«Stabilità significa anche rafforzare quanto abbiamo costruito finora per renderlo meno vulnerabile. Per questo motivo insisto sul pieno completamento dell’unione bancaria e dell’unione dei mercati dei capitali: in tal modo l’unione monetaria diviene una risorsa e non un rischio per la stabilità».

Jeroen Dijsselbloem, presidente dell’Eurogruppo, 9.12.2016

Discorso alla conferenza per celebrare il 25º anniversario del trattato di Maastricht

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SOMMARIO

Che cos’è l’unione economica e monetaria? . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 7

Chi fa cosa nell’unione economica e monetaria? . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 9

La crisi economica e finanziaria . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 13

Come risolvere la crisi . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 14

1. Migliorare il coordinamento tra le politiche . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 14

2. Stabilità finanziaria: creare un’unione bancaria . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 22

3. Meccanismi di stabilità . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 27

Cronologia: consolidamento dell’unione economica e monetaria . . . . . . . . . . . . . . . . . 29

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Il raffronto dei prezzi è più facile nella zona euro, con 19 paesi che condividono la stessa moneta. © Gina Sanders-Fotolia.com

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CHE COS’È L’UNIONE ECONOMICA E MONETARIA?

«L’Unione istituisce un’unione economica e monetaria la cui moneta è l’euro» (Trattato sull’Unione europea, articolo 3, paragrafo 4).

L’unione economica e monetaria (UEM) si riferisce al processo di integrazione delle economie europee. Insieme al mercato unico, contribuisce alla stabilità economica, a una crescita economica equilibrata, a un livello di occupazione elevato e a finanze pubbliche sostenibili.

Il quadro politico poggia su due pilastri: la moneta unica — l’euro, con una politica monetaria e del cambio comune) e la Banca centrale europea (BCE) — e il coordina-mento delle politiche economiche degli Stati membri.

La politica monetaria della moneta unica è gestita in maniera indipendente dalla BCE, il cui obiettivo principale è mantenere la stabilità dei prezzi della zona euro nel suo complesso.

Gli Stati membri restano responsabili delle proprie politiche economiche e di bilancio, ad esempio riguardo a fiscalità e bilanci nazionali (spesa e indebitamento).

Gli Stati membri tuttavia coordinano le loro politiche generali a livello dell’UE per re-alizzare un contesto economico caratterizzato da bilanci nazionali in pareggio, merca-ti finanziari regolamentati, prezzi stabili, maggiore crescita e maggiore occupazione.

Finora 19 Stati membri hanno adottato l’euro come moneta comune.

L’euro consente ai consumatori di raffrontare più facilmente i prezzi; inoltre grazie all’euro non si applicano più commissioni di cambio o costi di transazione per l’acqui-sto di beni e servizi in altri Stati membri della zona euro. In tal modo l’UEM sostiene la realizzazione del mercato unico con la libera circolazione di beni, servizi, persone e capitali.

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Tutti gli Stati membri dell’UE dovrebbero infine accedere alla zona euro, ad eccezione della Danimarca e del Regno Unito, che hanno scelto di non farne parte. Per accede-re all’euro uno Stato membro deve rispettare una serie di criteri in materia di stabilità economica e finanziaria, noti come criteri di convergenza. I criteri fondamentali sono:

• stabilità dei prezzi: tasso di inflazione e tassi di interesse a lungo termine devono rimanere entro determinati limiti;

• finanze pubbliche sane: disavanzo pubblico non superiore al 3 % del PIL (prodotto interno lordo, ossia il valore totale dei beni, servizi ecc. prodotti in un paese);

• finanze pubbliche sostenibili: debito pubblico non superiore al 60 % del PIL.

Inoltre, deve avere una banca centrale indipendente.

Gli Stati membri della zona euro sono: Austria, Belgio, Cipro, Estonia, Finlandia, Francia, Germania, Grecia,

Irlanda, Italia, Lettonia, Lituania, Lussemburgo, Malta, Paesi Bassi, Portogallo, Slovacchia, Slovenia e Spagna.

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CHI FA COSA NELL’UNIONE ECONOMICA E MONETARIA?

I principali soggetti coinvolti nell’unione economica e monetaria sono i seguenti:

Il Consiglio europeo definisce gli orientamenti politici principali, che confluiscono a loro volta nei lavori del Parlamento europeo, del Consiglio, della Commissione euro-pea e degli Stati membri.

Il Consiglio europeo è composto dal suo presidente, dal presidente della Commissio-ne europea e dai leader dell’UE (capi di Stato o di governo). Si riunisce almeno quattro volte all’anno.

Il Vertice euro definisce gli orientamenti strategici per le politiche economiche allo scopo di aumentare la competitività e la convergenza nella zona euro. Insieme alle riunioni del Consiglio europeo, è la sede di più alto livello politico in cui si è trovato un accordo su un’azione concertata per rispondere alla crisi del debito pubblico.

Il Vertice euro riunisce i leader della zona euro, il presidente dello stesso Vertice euro e il presidente della Commissione europea; vi partecipa anche il presidente della BCE e alle riunioni possono essere invitati il presidente del Parlamento europeo e il presi-dente dell’Eurogruppo. In genere il Vertice euro si riunisce due volte all’anno.

Il Consiglio, nella formazione «Economia e finanza» (Consiglio Ecofin), adotta la legi-slazione dell’UE, coordina le politiche economiche a livello dell’Unione e decide se uno Stato membro può adottare l’euro. È composto dai ministri dell’economia e/o delle finanze degli Stati membri dell’UE. Anche la Commissione europea e la BCE par-tecipano alle sessioni del Consiglio Ecofin, che si riunisce generalmente una volta al mese.

L’Eurogruppo coordina le politiche economiche all’interno della zona euro per pro-muovere la stabilità finanziaria e la crescita economica. Rientrano tra le sue funzioni la preparazione delle riunioni del Vertice euro e il seguito da riservare a queste. Si tratta di un gruppo informale composto dai ministri dell’economia e/o delle finanze degli Stati membri della zona euro. Anche la Commissione europea e la BCE partecipano alle riunioni dell’Eurogruppo, che si tengono di norma una volta al mese, alla viglia del Consiglio Ecofin.

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Gli Stati membri adottano la legislazione dell’UE in sede di Consiglio, stilano i rispet-tivi bilanci nazionali secondo i limiti di disavanzo e debito e sviluppano le proprie politiche strutturali in materia di mercati del lavoro, pensioni e mercati dei capitali.

La Commissione europea propone nuovi atti legislativi dell’UE e verifica che gli Stati membri realizzino gli obiettivi e rispettino le norme vigenti, tra cui le norme sulla governance economica. Valuta inoltre la situazione economica e formula raccoman-dazioni al Consiglio sulle decisioni da adottare.

La Banca centrale europea (BCE) è la banca centrale della zona euro. Elabora la po-litica monetaria, con l’obiettivo principale della stabilità dei prezzi, anche fissando i tassi di interesse di riferimento.

L’Eurosistema, che comprende la Banca centrale europea e le banche centrali nazio-nali degli Stati membri della zona euro, attua la politica monetaria.

Riunione dell’Eurogruppo, 20 febbraio 2017. © Unione europea, 2017

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Il Sistema europeo di banche centrali riunisce la Banca centrale europea e le ban-che centrali nazionali di tutti i paesi dell’UE, indipendentemente dal fatto che abbiano adottato l’euro. Le banche centrali di tutti gli Stati membri dell’UE detengono quote della BCE.

Il Parlamento europeo partecipa al processo legislativo dell’UE in alcuni settori di coordinamento delle politiche economiche in qualità di colegislatore insieme al Con-siglio. Il Consiglio, la Commissione e il presidente dell’Eurogruppo informano periodi-camente il Parlamento europeo sulle modalità di attuazione di tale legislazione.

La Banca centrale europea ha sede a Francoforte sul Meno. © Daniel Roland, AFP

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I sistemi di garanzia dei depositi prevengono eventuali fenomeni di corsa agli sportelli, ossia quando i clienti si precipitano a ritirare i propri risparmi temendo il fallimento della banca. © Lee Jordan, Creative Commons 2.0

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LA CRISI ECONOMICA E FINANZIARIA

Quando nel 2009 la crisi economica e finanziaria ha colpito l’Europa, ha messo a nudo le debolezze delle sue economie. È apparso inoltre evidente quanto esse siano inter-dipendenti, in particolare nella zona euro: le difficoltà finanziarie di alcuni paesi si sono ripercosse su altri e hanno causato un peggioramento della situazione economica.

La crisi ha avuto effetti negativi sulle finanze pubbliche, sul settore bancario, sulla crescita, sull’occupazione e sulla competitività. Lo sviluppo economico ha subito una battuta d’arresto, l’economia è entrata in recessione, si è assistito alla chiusura di im-prese e al licenziamento dei lavoratori. Il gettito fiscale è diminuito, il finanziamento per i sussidi di disoccupazione è cresciuto e gli Stati sono stati costretti a contrarre più prestiti per coprire disavanzi in aumento. Il debito pubblico in alcuni paesi è aumen-tato rapidamente, spingendo i tassi d’interesse passivi a valori intollerabili e portando alcuni paesi sull’orlo della bancarotta.

Negli anni che hanno preceduto la crisi, le banche di tutta Europa hanno assunto rischi eccessivi. In alcuni paesi, ad esempio, le banche erano state troppo propense a concedere prestiti per la costruzione di case mentre i prezzi continuavano a salire; con lo scoppio della bolla immobiliare i prezzi hanno cominciato a diminuire causando enormi perdite. Le banche sono diventate riluttanti a prestare denaro alle imprese che avevano bisogno di capitali per lo sviluppo delle loro attività o alle start-up e si è verificato il cosiddetto «credit crunch», o stretta creditizia.

I governi hanno dovuto intervenire e ricapitalizzare le banche con denaro pubblico. Inoltre, è risultato evidente che vari Stati membri non avevano perseguito politiche di bilancio sane quando l’andamento dell’economia era positivo e non avevano quindi costituito le riserve necessarie per affrontare la crisi. A seguito del rapido deteriora-mento delle finanze pubbliche, delle deboli prospettive di crescita e/o delle turbo-lenze nel settore finanziario, i mercati finanziari hanno iniziato ad applicare tassi di interesse più alti sui prestiti ai governi. A loro volta, i problemi affrontati dai governi nel finanziarsi hanno avuto ripercussioni negative sul settore bancario e sull’economia.

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COME RISOLVERE LA CRISI

In risposta alla crisi, gli Stati membri, la zona euro e l’Unione europea nel suo comples-so hanno compiuto un enorme sforzo per assicurare la stabilità finanziaria, sostenere la crescita e l’occupazione e migliorare la governance economica.

La crisi ha rivelato le carenze di sistema nelle economie degli Stati membri; per ovviare a tali carenze, i governi nazionali e le istituzioni europee hanno avviato un’ampia gam-ma di iniziative al fine di salvaguardare la stabilità finanziaria della zona euro e raffor-zare la struttura normativa sia della zona euro sia dell’UE nel suo insieme. Allo scopo di evitare shock simili in futuro, hanno trovato un accordo per una vasta riforma della governance economica, il miglioramento della regolamentazione e della vigilanza sul settore bancario e la prestazione di assistenza finanziaria ai governi della zona euro in difficoltà finanziarie.

1. MIGLIORARE IL COORDINAMENTO TRA LE POLITICHE

A livello dell’UE si è migliorato il coordinamento delle politiche tra Stati membri. Que-sto vale per tutti i paesi dell’UE ma si spinge oltre in quelli che condividono l’euro come moneta.

Il nuovo quadro di coordinamento è incentrato sulla prevenzione: il monitoraggio costante ha lo scopo di rilevare prima possibile segnali di allarme. Tutte queste misure intendono rafforzare e rendere più stabile l’UEM, al fine di ottenere bilanci più solidi e sostenibili negli Stati membri e una decisa crescita economica che crei più posti di lavoro per i cittadini europei.

Stabilità di bilancioLa pietra miliare del coordinamento delle politiche di bilancio è il patto di stabilità e crescita. Istituito per assicurare finanze pubbliche sane nell’intera UEM e la coerenza delle politiche di bilancio nei paesi della zona euro, fissa i valori di riferimento cui devono attenersi gli Stati membri, ossia un disavanzo pubblico inferiore al 3 % del PIL e un debito pubblico inferiore al 60 % del PIL. Il patto è stato rafforzato nel 2011 con l’entrata in vigore del «six pack», un pacchetto di sei atti legislativi che ha potenziato la governance economica dell’UE.

Il patto di stabilità e crescita si compone di due parti: il braccio preventivo e il braccio correttivo.

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Braccio preventivoÈ incentrato sulla valutazione dei piani di bilancio nazionali per l’esercizio successivo e delle politiche di bilancio per i tre esercizi successivi. L’obiettivo consiste nel prevenire l’accumulo di disavanzi eccessivi. I piani di bilancio nazionali mostrano in che modo gli Stati membri intendono procedere per assicurare politiche di bilancio sane, in linea con i criteri menzionati in precedenza. Agli Stati membri della zona euro possono essere imposte sanzioni finanziarie sotto forma di depositi costituiti presso la Com-missione, una procedura che è parte integrante del processo noto come «semestre europeo».

Braccio correttivoÈ attivato se un paese sta accumulando livelli di disavanzo o di indebitamento ecces-sivi. Se uno Stato membro non adotta le misure necessarie per correggerli, posso-no essere imposte sanzioni finanziarie, inizialmente sotto forma di depositi costituiti presso la Commissione e successivamente sotto forma di ammende.

Flessibilità nell’applicazione delle normeL’applicazione delle norme di cui sopra contempla la possibilità di diverse circostanze straordinarie, al di fuori del controllo dei governi, che hanno un impatto sui bilanci nazionali, come recessioni economiche, spese straordinarie per la lotta al terrorismo o costi generati dalla crisi dei rifugiati.

È possibile tenere in considerazione anche le spese collegate a riforme strutturali o investimenti strategici per migliorare il saldo di bilancio a lungo termine e promuo-vere la crescita.

Più coordinamento all’interno della zona euroLa stabilità di bilancio è stata ulteriormente rafforzata dal «two-pack», volto a miglio-rare la sorveglianza economica e finanziaria della zona euro. Nell’ambito del semestre europeo gli Stati membri della zona euro presentano i loro progetti di bilancio alla Commissione europea perché li valuti prima dell’adozione da parte dei parlamenti nazionali.

Se uno Stato membro è colpito da gravi difficoltà o instabilità finanziarie, la Commis-sione europea può sottoporlo a una sorveglianza rafforzata, che prevede un livello più alto di monitoraggio da parte della Commissione e del Consiglio, oltre il normale coordinamento delle politiche economiche che si applica a tutti i paesi.

Finanze pubbliche sane: il patto di bilancioIl trattato sulla stabilità, sul coordinamento e sulla governance (in breve il patto di bilancio) si basa sulle regole di bilancio del patto di stabilità e crescita e le integra. Impone agli Stati membri della zona euro di recepire in maniera uniforme e perma-

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nente, nei loro ordinamenti giuridici nazionali e preferibilmente nella costituzione, regole di bilancio vincolanti.

Per rispettare la regola del pareggio di bilancio, il disavanzo strutturale pubblico an-nuale, ossia il disavanzo causato da uno squilibrio persistente tra entrate e uscite di un paese, non deve superare lo 0,5 % del PIL. Se questa soglia viene superata, il mecca-nismo di correzione del disavanzo deve essere attivato automaticamente; in caso di inosservanza, si può ricorrere alla Corte di giustizia dell’Unione europea.

Quando intendono emettere nuovo debito, i paesi partecipanti al trattato devono informare anticipatamente gli altri partecipanti, il Consiglio e la Commissione euro-pea. Discutono inoltre tutte le grandi riforme di politica economica che intendono intraprendere.

I 19 Stati membri della zona euro (Austria, Belgio, Cipro, Estonia, Finlandia, Francia, Ger-mania, Grecia, Irlanda, Italia, Lettonia, Lituania, Lussemburgo, Malta, Paesi Bassi, Porto-

Commissione europea

Consiglio

Parlamento europeo

Consiglio europeo

Eurogruppo

Presenta l’analisi annuale della crescita

Discute l’analisi annuale della crescita

Discute l’analisi annuale della crescita

Fissa le priorità economiche

SEMESTRE EUROPEO — Coordinamento delle politiche economiche e di bilancio degli Stati membri, da gennaio a giugno

Stati membriPresentano i piani di bilancio e le politiche economiche nazionali

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gallo, Slovacchia, Slovenia e Spagna) e sei non appartenenti alla zona euro (Bulgaria, Danimarca, Polonia, Romania, Svezia e Ungheria) hanno già firmato il trattato, che è entrato in vigore il 1º gennaio 2013.

Comitato europeo per le finanze pubblicheNell’ottobre 2015 la Commissione ha adottato una decisione che istituisce un Comi-tato europeo per le finanze pubbliche incaricato di fornire alla Commissione pareri e valutazioni sull’orientamento generale della politica di bilancio della zona euro. Que-sto organo indipendente è composto da cinque esperti internazionali, la cui attività alimenta il lavoro della Commissione in materia di sorveglianza e applicazione del patto di stabilità e crescita.

Coordinamento delle politiche economiche: il semestre europeoIl semestre europeo è un ciclo di coordinamento delle politiche economiche e di bilancio nell’ambito dell’UE. Sono formulati orientamenti e raccomandazioni per gli Stati membri, che ne tengono conto nell’elaborazione dei piani di bilancio nazionali.

Adotta le raccomandazioni

specifiche per paese

Approva le raccomandazioni

specifiche per paese

Propone raccomandazioni

specifiche per paese

Concorda le raccomandazioni

specifiche per paese

Formula pareri sui progetti di bilancio degli Stati membri della

zona euro

Discute i progetti di bilancio degli Stati membri della zona euro

SEMESTRE EUROPEO — Coordinamento delle politiche economiche e di bilancio degli Stati membri, da gennaio a giugno

Adottano i bilanci nazionali

Presentano i progetti di bilancio (solo zona euro)

© Unione europea, 2017

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Il processo dura sei mesi dall’inizio di ogni anno: per questo si chiama «semestre». Durante il semestre europeo, gli Stati membri allineano le rispettive politiche econo-miche e di bilancio agli obiettivi e alle norme convenuti a livello dell’UE. In tal modo il semestre europeo mira a:

• garantire finanze pubbliche sane,• promuovere la crescita economica,• prevenire squilibri macroeconomici eccessivi nell’UE.

Il semestre europeo è avviato in novembre con la pubblicazione dell’analisi annuale della crescita da parte della Commissione. Il documento analizza la situazione eco-nomica dell’UE e individua le priorità di massima della politica economica per l’eser-cizio successivo, anche in merito alle politiche di bilancio e alle riforme necessarie per la stabilità e la crescita.

In gennaio e febbraio gli Stati membri discutono queste priorità con i partner dell’UE in sede di Consiglio.

Anche il Parlamento europeo discute l’analisi nello stesso periodo e formula un parere sugli orientamenti in materia di occupazione che figurano nell’analisi stessa.

Sulla base delle discussioni, nel mese di marzo i leader dell’UE, in sede di Consiglio europeo di primavera, fissano gli orientamenti strategici per l’anno considerato.

A partire da tali orientamenti, gli Stati membri descrivono come intendono attuare gli orientamenti attraverso il bilancio e le politiche economiche. Ad aprile presentano i piani di bilancio di medio periodo (programmi di stabilità per gli Stati membri della zona euro e piani di convergenza per gli Stati membri non appartenenti alla zona euro) e i piani economici nazionali (programmi nazionali di riforma).

A maggio la Commissione formula raccomandazioni specifiche per ciascun paese dell’UE, le raccomandazioni specifiche per paese, che costituiscono consulenze politiche commisurate alle esigenze dei singoli Stati membri.

A giugno il Consiglio discute e concorda le raccomandazioni specifiche per paese. Il Consiglio europeo di giugno le approva e a luglio il Consiglio le adotta.

Il periodo seguente di sei mesi è talvolta chiamato «semestre nazionale». Gli Stati membri finalizzano i bilanci nazionali per l’esercizio successivo tenendo conto delle raccomandazioni specifiche per paese. Gli Stati membri della zona euro devono pre-sentare i progetti di bilancio alla Commissione entro la metà di ottobre. L’Eurogruppo discute tali progetti sulla base della valutazione della Commissione.

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Tenendo conto di tale valutazione, gli Stati membri adottano i rispettivi bilanci na-zionali entro la fine dell’anno e la Commissione avvia il ciclo successivo del semestre europeo con la pubblicazione dell’analisi annuale della crescita dell’anno seguente, considerando in quale misura gli Stati membri hanno seguito le raccomandazioni.

Prevenzione e correzione degli squilibri macroeconomiciAl fine di prevenire squilibri nell’economia dei singoli paesi e dell’intera UE è stato introdotto un meccanismo di allerta per gli squilibri macroeconomici. Gli Stati membri sono sottoposti a vaglio per individuare potenziali squilibri sulla base di un quadro di valutazione composto di indicatori — tra cui tassi di disoccupazione, costi del lavoro, differenze tra importazioni ed esportazioni, evoluzione dei prezzi delle abitazioni — allo scopo di comprendere come le economie evolvono nel tempo.

Il meccanismo è attivato se i valori dei singoli indicatori superano le soglie convenu-te. La Commissione effettua una valutazione annuale e individua tempestivamente i potenziali problemi. In base a questa valutazione propone raccomandazioni ai singoli Stati membri, di solito integrate nel processo del semestre europeo.

In caso di reiterata inosservanza delle raccomandazioni, possono essere imposte san-zioni agli Stati membri della zona euro.

Comitati nazionali per la produttivitàPer monitorare il rendimento dei paesi della zona euro in termini di produttività e competitività, il Consiglio ha raccomandato di istituire comitati nazionali per la produttività, ossia organi indipendenti incaricati di analizzare gli sviluppi e le sfide strategiche nei settori della produttività e della competitività. Le analisi dei comitati dovrebbero contribuire a migliorare la capacità di attrarre investimenti e affrontare i fattori che possono incidere sui prezzi e sulla qualità di beni e servizi, oltre a favorire il coordinamento e lo scambio di migliori prassi tra i paesi della zona euro.

Le relazioni annuali potrebbero essere utilizzate nel contesto del processo del seme-stre europeo. Altri Stati membri dell’UE sono invitati a istituire organi analoghi. I co-mitati nazionali per la produttività dovrebbero diventare operativi a partire dall’inizio del 2018.

Promuovere la crescitaLa crisi economica ha condotto molti paesi dell’UE alla recessione. La crescita si è contratta bruscamente, la disoccupazione si è innalzata e la competitività è diminuita. Oltre a finanze pubbliche sane e a un rafforzamento della regolamentazione e della vigilanza del settore finanziario, l’UE ha anche bisogno di una dinamica strategia di crescita.

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20 CAPIRE L’UNIONE ECONOMICA E MONETARIA | IT | Ottobre 2017

La strategia europea per la crescita e l’occupazione Europa 2020 fissa una serie di priorità per promuovere un’economia intelligente, sostenibile e inclusiva. Stabilisce obiettivi comuni in termini di occupazione, istruzione, ricerca e innovazione, inclu-sione sociale e lotta alla povertà, clima ed energia. Il vaglio dei progressi compiuti dagli Stati membri verso questi obiettivi è incluso nel processo del semestre europeo. Attualmente, le principali priorità della strategia Europa 2020 sono l’istituzione del mercato unico digitale e del mercato interno dell’energia.

Una delle principali preoccupazioni è l’elevato numero di disoccupati tra i giovani europei. Fino a 8 miliardi di euro saranno spesi nell’iniziativa a favore dell’occupa-zione giovanile al fine di creare posti di lavoro per i giovani.

Per contribuire a ripristinare il flusso del credito all’economia è stato definito un pia-no di investimenti per l’Europa. fondi del bilancio dell’UE e della Banca europea per gli investimenti (BEI) vengono utilizzati per sostenere progetti di investimento economicamente sostenibili che non potrebbero essere finanziati altrimenti, come accade spesso per le piccole e medie imprese. Inoltre, la messa a disposizione di

Il sistema di garanzia per i giovani prevede che tutti i giovani al di sotto dei 25 anni debbano ricevere un’offerta qualitativamente valida di lavoro, proseguimento degli studi, apprendistato o tirocinio entro quattro mesi dall’inizio della disoccupazione o dall’uscita dal sistema d’istruzione formale. © goodluz — Fotolia.com

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Ottobre 2017 | IT | CAPIRE L’UNIONE ECONOMICA E MONETARIA 21

finanziamenti supplementari dell’UE funge da catalizzatore per mobilitare fonti priva-te di finanziamento a favore di tali progetti. Oltre ai finanziamenti, l’iniziativa fornisce assistenza tecnica ai progetti di investimento e punta a trovare soluzioni che consen-tano di eliminare strozzature specifiche che ostacolano gli investimenti.

Tra i progetti supportati, la BEI ha contribuito a finanziare la ricostruzione di un’auto-strada tra Vilnius e Utena (Lituania), la costruzione di nuove unità abitative sociali mes-se in affitto a prezzi accessibili a Londra (Regno Unito), nonché progetti di produzione di energia da fonti rinnovabili in tre regioni italiane (Puglia, Sardegna, Sicilia). La banca sostiene inoltre piccole e medie imprese, start-up e microimprese.

La BEI sostiene la creazione di piccole e medie imprese, come nel caso di un’impresa specializzata nella diagnostica medica innovativa: questa impresa ha messo a punto in particolare una tecnologia che consente ai medici di ottenere in pochi minuti e a partire da una sola goccia di sangue l’esito delle analisi del sangue direttamente nella sede in cui sono state effettuate. © Banca europea per gli investimenti, 2017

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22 CAPIRE L’UNIONE ECONOMICA E MONETARIA | IT | Ottobre 2017

2. STABILITÀ FINANZIARIA: CREARE UN’UNIONE BANCARIA

Vigilanza finanziariaLa crisi ha messo in luce gravi inadeguatezze nel settore finanziario. I governi hanno dovuto intervenire per impedire il fallimento di molte banche.

Per evitare che situazioni simili si ripetano in futuro e migliorare il coordinamento del-la vigilanza del settore finanziario tra gli Stati membri, l’UE ha istituito nuove autorità di vigilanza degli enti finanziari:

• l’Autorità bancaria europea (ABE), incentrata sul settore bancario, con sede nella City di Londra;

• l’Autorità europea delle assicurazioni e delle pensioni aziendali e professionali (EIOPA), incentrata sui regimi assicurativi e pensionistici, con sede a Francoforte sul Meno;

• l’Autorità europea degli strumenti finanziari e dei mercati (ESMA), incentrata sul funzionamento dei mercati finanziari, con sede a Parigi;

• il Comitato europeo per il rischio sistemico (CERS), che effettua la vigilanza macroeconomica complessiva dell’intero sistema finanziario; è ospitato dalla Banca centrale europea e da questa sostenuto.

Corpus unico di normePer ridurre il rischio che le banche in dissesto pongono all’economia e ai contribuenti sono state introdotte nuove norme. Tra le principali, sono da annoverare:

• una serie di norme sui requisiti patrimoniali tese ad assicurare che le banche dispongano di fondi sufficienti per far fronte in qualsiasi momento ad eventuali perdite;

• i sistemi di garanzia dei depositi armonizzati che garantiscono i depositi dei cittadini fino a 100 000 euro. Tali sistemi sono finanziati dalle banche;

• norme precise per il trattamento di banche in difficoltà. Garantiscono che il processo di risanamento e risoluzione inizi tempestivamente, ossia non appena le autorità di vigilanza rilevano che una banca rischia di non essere più economicamente sostenibile. In questo modo il costo dei fallimenti delle banche sarà sostenuto dal settore finanziario e non dai contribuenti.

Queste norme si applicano a tutti gli Stati membri dell’UE in quanto soggetti alla legislazione del mercato interno. La zona euro sta peraltro compiendo un altro pas-so avanti: la creazione di un’unione bancaria con un’autorità di vigilanza unica e un meccanismo di risoluzione unico. Potranno aderire all’unione bancaria anche gli Stati membri non appartenenti alla zona euro che lo desiderino.

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Ottobre 2017 | IT | CAPIRE L’UNIONE ECONOMICA E MONETARIA 23

Vigilanza bancaria comuneNell’ambito del meccanismo di vigilanza unico la responsabilità della vigilanza del settore bancario nella zona euro è passata dalle autorità nazionali alla BCE.

La BCE e le autorità di vigilanza nazionali esercitano congiuntamente la vigilanza sulle banche nella zona euro e nei paesi partecipanti non appartenenti alla zona euro. Ciò consente una sorveglianza più coerente del settore bancario e un’azione rapida qua-lora siano riscontrate carenze.

Le maggiori banche che, a causa delle loro dimensioni, della loro importanza per l’economia di uno Stato membro che partecipa all’unione bancaria o dell’Unione nel complesso e della significatività delle loro attività transfrontaliere, possono presentare un rischio per l’intero sistema finanziario, sono sottoposte alla vigilanza diretta della Banca centrale europea. Le autorità di vigilanza nazionali continuano a vigilare sulle banche più piccole in stretta cooperazione con la BCE.

SISTEMI DI GARANZIA

DEI DEPOSITI

RISANAMENTO E RISOLUZIONE DELLE BANCHE IN DIFFICOLTÀ

REQUISITI PATRIMONIALI DELLE BANCHE

CORPUS UNICO DI NORME

SI APPLICA A TUTTI GLI STATI MEMBRI

DELL’UE

© U

nione

euro

pea,

2017

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MECCANISMO DI VIGILANZA UNICO

VIGILANZA DIRETTA VIGILANZA INDIRETTA

BANCA CENTRALE EUROPEA

Vigilanza della BCE in  cooperazione con le autorità nazionali

Vigilanza delle autorità nazionali in cooperazione

con la BCE

GRANDI BANCHE129 banche significative

ALTRE BANCHEcirca 3 500 banche meno significative

© U

nione

euro

pea,

2017

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Ottobre 2017 | IT | CAPIRE L’UNIONE ECONOMICA E MONETARIA 25

Meccanismo di risoluzione per le bancheIl meccanismo di risoluzione unico disciplina la risoluzione delle banche che non sono più in grado di operare. Si compone del comitato di risoluzione unico e del fon-do di risoluzione unico. La ristrutturazione e la risoluzione delle banche sono quindi passate dal livello nazionale a quello dell’UE. Se una banca della zona euro corre il rischio di non essere più economicamente sostenibile, un’autorità di risoluzione unica sarà responsabile della sua risoluzione.

È stato istituito un fondo di risoluzione unico, in sostituzione di un fondo di risoluzione nazionale per ogni paese. Il fondo è finanziato dall’intero settore bancario nell’unione bancaria e può essere utilizzato per la risoluzione di qualsiasi banca in tale unione.

Al momento è in fase di discussione un sistema europeo di assicurazione dei depositi. L’idea è quella di istituire gradualmente un sistema di riassicurazione e di coassicura-zione per i sistemi nazionali di garanzia dei depositi nelle fasi iniziali, per poi passare a un fondo comune di garanzia dei depositi.

Enti creditizi resilientiSono in corso i lavori su un altro elemento della struttura dell’unione bancaria: la re-silienza degli enti creditizi. L’obiettivo è evitare disastrosi effetti a cascata sul siste-ma finanziario dell’UE causati dal fallimento di grandi enti creditizi interconnessi. Le nuove norme introdurrebbero l’obbligo di separare le attività ad alto rischio di una banca dalle attività di base, come l’assunzione di depositi o i servizi di pagamento al dettaglio.

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26 CAPIRE L’UNIONE ECONOMICA E MONETARIA | IT | Ottobre 2017

UNIONE BANCARIA

SI APPLICA A TUTTI I PAESI DELLA ZONA EURO ED È

APERTA ALL’ADESIONE DI PAESI NON APPARTENENTI

ALLA ZONA EURO

CORPUS UNICO DI NORME

Si applica a tutti gli Stati membri dell’UE

MECCANISMO DI VIGILANZA UNICO

Vigilanza rafforzata del settore bancario

della zona euro al fine di rilevare le carenze

e adottare misure per correggerle

MECCANISMO DI RISOLUZIONE

UNICO Assicura una

risoluzione ordinata delle banche

in dissesto, con costi minimi per i contribuenti e l’economia reale

© U

nione

euro

pea,

2017

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Ottobre 2017 | IT | CAPIRE L’UNIONE ECONOMICA E MONETARIA 27

3. MECCANISMI DI STABILITÀ

Dal 2010 alcuni paesi della zona euro hanno incontrato difficoltà nel finanziamento del proprio debito. Quando si finanziavano sui mercati finanziari, i tassi d’interesse sono diventati troppo alti per consentire loro di mantenere il debito pubblico com-plessivo a un livello sostenibile e accessibile.

Sono stati pertanto creati meccanismi temporanei per ripristinare velocemente la stabilità della zona euro.

Grecia, Irlanda e Portogallo hanno ricevuto assistenza nel quadro del pacchetto tem-poraneo di salvataggio, mentre Spagna, Cipro e (più recentemente) Grecia hanno ri-cevuto assistenza a titolo del meccanismo europeo di stabilità (MES).

La pietra angolare della difesa europea, ossia il meccanismo europeo di stabilità (MES), a carattere permanente, ha sostituito nell’ottobre del 2012 i dispositivi tem-poranei. Il MES è un’istituzione finanziaria internazionale creata dai paesi della zona euro ed è lo strumento principale per assistere i paesi di questa zona che si trovano in difficoltà finanziarie.

Ha una capacità di prestito massima pari a 500 miliardi di euro. I prestiti sono fi-nanziati con le operazioni di indebitamento del MES sui mercati finanziari. Per la ri-capitalizzazione diretta delle banche è prevista una capacità di prestito massima di 60 miliardi di euro.

Ogni tranche del prestito è erogata al paese oggetto di assistenza solo se sono sod-disfatte le condizioni preventivamente concordate, attinenti al ripristino di finanze pubbliche sostenibili e alla riforma dell’economia. La Commissione europea e la Ban-ca centrale europea vigilano sull’attuazione. Il Fondo monetario internazionale è coin-volto ove possibile.

Tutti gli Stati membri della zona euro sono membri del MES, che ha sede a Lussemburgo.

Condizioni di sostegnoIl sostegno finanziario è sempre basato su condizioni rigorose concordate tra pre-statori e paese mutuatario. I paesi devono impegnarsi a conseguire determinati obiet-tivi, che vanno dall’aggiustamento di bilancio (migliorando l’esazione delle imposte, rendendo la spesa pubblica più sostenibile, riformando la pubblica amministrazione, privatizzando servizi o imprese, vendendo proprietà pubbliche) e dalla ristruttura-zione del settore bancario (ricapitalizzazione, rafforzamento della regolamentazione e della vigilanza, salvataggio di banche solventi e chiusura di quelle insolventi) alla

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28 CAPIRE L’UNIONE ECONOMICA E MONETARIA | IT | Ottobre 2017

riforma del mercato del lavoro. Queste condizioni aiuteranno il paese beneficiario a riformare la propria economia e a ritornare a una salda crescita sostenibile e a finanze pubbliche sane.

Controllo del rispetto delle condizioniA intervalli regolari la Commissione europea, la Banca centrale europea e (se del caso) il MES e il Fondo monetario internazionale esaminano se le condizioni convenute sono soddisfatte. Una valutazione con esito positivo è la condizione posta per il ver-samento di ogni tranche dell’assistenza finanziaria.

I primi risultati positivi sono già emersi. L’Irlanda ha concluso positivamente il suo programma nel dicembre del 2013 e ha riacquisito accesso ai mercati finanziari. La Spagna è uscita dal programma per il settore finanziario nel gennaio del 2014 dopo aver completamente ristrutturato le sue banche. Il Portogallo è uscito nel giugno del 2014 dal programma di aggiustamento economico, che comprendeva un program-ma di riforme per ristabilire la crescita economica. Cipro è uscita dal programma di aggiustamento economico nel marzo 2016 dopo aver rafforzato la stabilità del settore finanziario e migliorato le finanze pubbliche. La crescita economica e l’occupazione hanno dato segnali di ripresa anche in Grecia, l’unico paese con un programma in corso.

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Ottobre 2017 | IT | CAPIRE L’UNIONE ECONOMICA E MONETARIA 29

CRONOLOGIA: CONSOLIDAMENTO DELL’UNIONE ECONOMICA E MONETARIA

2009Autunno La Grecia annuncia un disavanzo pubblico del 12,7 % del PIL e un

debito del 113 % del PIL.

201011 febbraio I leader dell’UE sono pronti ad agire per il debito della Grecia; in

marzo il Consiglio europeo di primavera lo conferma. Crescono le preoccupazioni per il livello di indebitamento di Irlanda, Portogallo e Spagna. L’euro si deprezza.

23 aprile La Grecia chiede sostegno finanziario.

2 maggio I leader della zona euro e il Fondo monetario internazionale convengono un pacchetto di salvataggio per la Grecia. I tassi di interesse passivi in Irlanda, Portogallo e Spagna salgono a livelli preoccupanti. L’euro continua a deprezzarsi.

9 maggio I ministri Ecofin approvano un pacchetto di salvataggio del valore di 500 miliardi di euro, a cui concorre il fondo europeo di stabilità finanziaria (FESF) e il meccanismo europeo di stabilizzazione finanziaria (MESF).

18 maggio La Grecia riceve la sua prima tranche di prestito.

17 giugno I leader dell’UE adottano la strategia per la crescita e l’occupazione Europa 2020 e il semestre europeo.

12 settembre Le autorità di vigilanza del settore bancario convengono requisiti patrimoniali più severi per il sistema bancario.

19 ottobre Il Consiglio Ecofin adotta norme più severe sugli hedge fund.

21 novembre L’Irlanda chiede sostegno finanziario.

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30 CAPIRE L’UNIONE ECONOMICA E MONETARIA | IT | Ottobre 2017

20111o gennaio L’Estonia entra nella zona euro.

Gennaio Entrano in funzione tre organi di vigilanza per le banche, i mercati finanziari e le assicurazioni. Il Comitato europeo per il rischio sistemico provvede alla vigilanza macroeconomica del sistema finanziario nel suo complesso. È avviato il primo semestre europeo che riguarda la pianificazione dei bilanci nazionali per il 2012.

12 gennaio L’Irlanda riceve la sua prima tranche di prestito.

24-25 marzo I leader dell’UE convengono di istituire il meccanismo europeo di stabilità (MES) e di concludere un trattato, generalmente noto come patto di bilancio.

7 aprile Il Portogallo chiede sostegno finanziario.

Giugno Il Portogallo riceve la sua prima tranche di prestito.

26 ottobre Il Consiglio europeo decide che le banche devono aumentare il capitale primario.

13 dicembre Nell’UE entra in vigore il «six pack» sul coordinamento e la governance economici e di bilancio.

20122 febbraio I leader della zona euro firmano il trattato MES, che prevede

meccanismi di salvataggio per i paesi in difficoltà finanziaria.

1-2 marzo Venticinque leader dell’UE firmano il patto di bilancio (trattato sulla stabilità, sul coordinamento e sulla governance nell’unione economica e monetaria).

25 giugno La Spagna chiede sostegno finanziario.

6 settembre La BCE annuncia un nuovo programma di acquisto dei titoli obbligazionari emessi da membri della zona euro che ricevono assistenza finanziaria dai meccanismi di stabilità della zona euro.

8 ottobre È avviato il MES. Fornirà assistenza finanziaria ai suoi membri al fine di salvaguardare la stabilità finanziaria.

23 novembre Cipro chiede sostegno finanziario.

11 dicembre La Spagna riceve la sua prima tranche di prestito.

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Ottobre 2017 | IT | CAPIRE L’UNIONE ECONOMICA E MONETARIA 31

20131o gennaio Il patto di bilancio entra in vigore. I 25 firmatari si impegnano a

recepire nella rispettiva legislazione le regole di bilancio/debito.

13 maggio Cipro riceve la sua prima tranche di prestito.

30 maggio Entra in vigore il «two pack» che rafforza la disciplina di bilancio e la sorveglianza economica nella zona euro.

3 novembre Entra in vigore il regolamento sul meccanismo di vigilanza unico. Esso conferisce alla BCE nuovi compiti di vigilanza sulle banche della zona euro.

20141o gennaio La Lettonia entra nella zona euro.

Entra in vigore il pacchetto sui requisiti patrimoniali delle banche.

15 aprile Finalizzato l’accordo politico sul meccanismo di risoluzione unico. Questo meccanismo gestisce la risoluzione ordinata delle banche in dissesto senza ricorrere ai contribuenti.

4 novembre Il meccanismo di vigilanza unico diviene pienamente operativo.

20151o gennaio La Lituania entra nella zona euro.

Entra in vigore una parte del meccanismo di risoluzione unico con la creazione di un nuovo comitato di risoluzione unico.

18 marzo La Spagna rimborsa parte del suo prestito al MES, in anticipo sul termine previsto.

25 giugno Il Consiglio adotta il regolamento relativo al Fondo europeo per gli investimenti strategici.

30 giugno Il programma FESF per la Grecia giunge a scadenza.

2 luglio Cipro riceve una tranche dal MES.

3 luglio Termine per il recepimento del sistema di garanzia dei depositi nella legislazione nazionale.

8 luglio La Grecia chiede ulteriore assistenza a titolo del MES.

17 luglio Il Consiglio adotta un finanziamento ponte a breve termine per la Grecia a titolo del MESF.

14 agosto L’Eurogruppo conviene il terzo programma di assistenza per la Grecia.

1o novembre Decisione della Commissione relativa all’istituzione del Comitato europeo per le finanze pubbliche.

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32 CAPIRE L’UNIONE ECONOMICA E MONETARIA | IT | Ottobre 2017

20161o gennaio Il meccanismo di risoluzione unico diviene pienamente operativo

con l’istituzione del Fondo di risoluzione unico.

17 giugno Il Consiglio adotta conclusioni relative a una tabella di marcia per il completamento dell’unione bancaria.

Accordo politico sull’istituzione di comitati nazionali per la produttività.

19 ottobre Il comitato europeo per le finanze pubbliche diventa operativo.

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COME OTTENERE LE PUBBLICAZIONI DELL’UNIONE EUROPEA

Pubblicazioni gratuite:• una sola copia:

tramite EU Bookshop (http://bookshop.europa.eu);• più di una copia o poster/carte geografiche:

presso le rappresentanze dell’Unione europea (http://ec.europa.eu/represent_it.htm), presso le delegazioni dell’Unione europea nei paesi terzi (http://eeas.europa.eu/delegations/index_it.htm), contattando uno dei centri Europe Direct (http://europa.eu/europedirect/index_it.htm), chiamando il numero 00 800 6 7 8 9 10 11 (gratuito in tutta l’UE) (*).

(*) Le informazioni sono fornite gratuitamente e le chiamate sono nella maggior parte dei casi gratuite (con alcuni operatori e in alcuni alberghi e cabine telefoniche il servizio potrebbe essere a pagamento).

Pubblicazioni a pagamento:• tramite EU Bookshop (http://bookshop.europa.eu).

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