Cap 25 38 spazio

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I Promessi Sposi Analisi dello spazio A cura di Beordo William, Galeasso Rodrigo e Martin Marcello

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I Promessi Sposi

Analisi dello spazio

A cura di Beordo William, Galeasso Rodrigo e Martin Marcello

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Luoghi La biblioteca di Don Ferrante Milano all’inizio della peste Il lazzeretto Il «nuovo» castello dell’Innominato La canonica saccheggiata di Don Abbondio Milano infestata La vigna devastata di Renzo Renzo di fronte al lazzeretto Renzo entra nel lazzeretto La cappella del lazzeretto Il temporale purificante Il Canterelli

Dentro la casa

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La biblioteca di Don Ferrante

Raccolta di trecento volumi

Libri cavallereschi

Libri filosofici

Cit (cap. 27, vv. 312-319): «L’essenza, gli universali, l’anima del mondo, e la natura delle cose non eran cose tanto chiare quanto si potrebbe credere».

Posizione non molto chiara rispetto a un grande filosofo come Aristotele, molto discusso nel ‘600.

Descrizione molto dettagliata:

Il Manzoni vuole mostrarci la mentalità tipica degli intellettuali del Seicento.

o Il privilegio accordato all’astrologia a cui si lega un’attenzione per i problemi di magia.

o L’abitudine a trattare le questioni culturali attraverso dispute.

o Una posizione personale che, pur riconoscendo l’autorità dei testi classici, non si nega totalmente alla modernità.

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Milano all’inizio della peste

Le strade

Botteghe chiuse e fabbriche deserte. «Un corso

incessante di miserie, un soggiorno perpetuo di patimenti».

Rasente ai muri, un po’ di paglia usata come covile per i poveri

Qualche volta si vedevano dei cadaveri, altre volte qualcuno cascava stremato per terra

Le erbe del prato e le cortecce diventano il cibo per i più poveri

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Il lazzeretto

Usato come deposito delle mercanzie infette.

È un recinto quadrilatero a sinistra della porta orientale, circondato da una fossa.

I lati sono divisi in 288 stanze (in totale) su un solo piano, collegate da un portico a volta, il quale è sostenuto da esili colonne.

Due entrate: una principale posta nel lato che guarda la città, l’altra dietro, nella parte opposta.

Al centro si trova un piccola chiesa ottangolare.

Durante la peste si allestiscono le stanze con un po’ di paglia e di viveri per gli appestati.

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Il «nuovo» castello dell’Innominato

L’Innominato aveva depositato tutte le sue armi e armature in una stanza a tetto.

Le stanze sono allestite per accogliere quanti più bisognosi è possibile.

Sistemati i letti e disposti materassi e coperte.

Il fabbricato che separava i due cortili:

Occupato dalle provvisioni.

Deposito per i beni degli appestati.

Camere riservate anche agli ecclesiastici.

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La canonica saccheggiata di Don Abbondio

Don Abbondio e Perpetua avvertono un forte tanfo.

Tutto era in disordine e non c’era nulla d’intero:

∂ Piume e penne di galline, pezzi di biancheria, fogli strappati, piatti e pentole rotte.

∂ Brandelli di legno di qualsiasi oggetto gettati nel focolare.

∂ Il resto era cenere e carboni.

∂ I muri scarabocchiati di figuracce che prendevano in giro la figura di Don Abbondio.

Questa descrizione suggerisce al lettore un’analogia di sapore ironico.

Le anime di Don Abbondio e di Perpetua, nel vedere la loro casa, luogo degli affetti e posto più sicuro, sono profondamente straziate.

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Milano infestata

Le unzioni caratterizzano il nuovo spettacolo di Milano nel pieno della peste: le porte delle case e le muraglie sono cosparse di una sostanza giallastra, la quale è considerata come la prima causa di diffusione della peste.

La gente delle case brucia gli spazi unti, difronte agli sguardi inorriditi dei passanti, mentre i forestieri vengono arrestati uno ad uno per paura che portino il contagio.

La città è accompagnata da una cantilena infernale che, mista al tintinnio dei campanelli, al cigolio dei carri e al calpestio dei cavalli, stringe amaramente gli animi dei pochi che ancora la abitano.

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La vigna devastata di Renzo

La vigna abbandonata e successivamente saccheggiata dalla gente del paese che se n’era servita per la legna, è una "marmaglia", un "guazzabuglio" di erbacce, rami spezzati e specie botaniche cresciute spontaneamente.

Questa descrizione del Manzoni è del tutto simbolica. Lo sguardo è quello dell’autore e non del protagonista, che attraverso panoramiche e zoom ci rappresenta una natura abbandonata a sé stessa, corrotta, disordinata, in lotta col male; proprio come l’animo dell’individuo senza la guida della ragione (come è accaduto a Renzo a Milano).

Inoltre lo stato di abbandono della vigna richiama quello della società colpita dai flagelli della carestia, della guerra e della peste.

La vigna rappresenterebbe anche la natura segnata da una condanna originaria che confluisce nel disordine non appena si allenta il controllo su di essa.

Valore simbolico che riassume tutto il contesto storico: La società è lasciata a

sé stessa

Passione di Manzoni per la botanica

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Dentro la casaCit. Cap XXXIII, vv. 436-440: «Al rumore de' suoi passi, al suo affacciarsi, uno scompiglio, uno scappare incrocicchiato di topacci, un cacciarsi dentro il sudiciume che copriva tutto il pavimento: era ancora il letto de' lanzichenecchi. Diede un'occhiata alle pareti: scrostate, imbrattate, affumicate. Alzò gli occhi al palco: un parato di ragnateli. Non c'era altro. Se n'andò anche di là, mettendosi le mani ne' capelli».

La casa ha perso ogni caratteristica di umana abitazione.

Renzo non dedica molta attenzione a ciò:

È teso per il suo unico obbiettivo: trovare Lucia.L’unica sua reazione è mettersi le mani ne’ capelli.

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Renzo di fronte al lazzeretto

Lungo il recinto del lazzeretto:

√ Malati che entrano nel lazzeretto a gruppi.

√ Altri giacciono stremati lungo il fossato che costeggia il recinto.

√ Infine alcuni, diventati pazzi per la malattia, parlano e ridono da soli, altri ancora cantano per rallegrarsi l’animo.

I due portici sono colmi di baracche e capanne, per accogliere gli appestati.

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Renzo entra nel lazzeretto

Un continuo andare e venire di serventi, pazzi che corrono e malati che si alzano e si chinano su letti arrangianti con della paglia.

Un lungo viale è destinato ai carri che, molto rumorosamente, portano via roba per guadagnare spazio.

In ogni stanza e capanna, volti abbattuti dal dolore o immobili nella morte.

Lo spedale d’innocenti

le parole sono sostituite da vagiti e belati.I neonati sono accuditi e allattati da balie e capre.

Alcune madri non si arrendono, altre invece trovano nell’amore qualche consolazione.

Ultimo sforzo umano di sopravvivenza: capacità femminile di rispondere dignitosamente con il proprio sacrificio alla violenza della distruzione.

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La cappella del lazzeretto

Sorge al centro del lazzeretto.

È aperta su tutti i lati con archi, formando un piccolo portico.

Sopra si trova la cupola. L’altare posto al centro è

ben visibile.

Confronto tra passato e presente

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Il temporale purificante1. Le nuvole si addensano, il

cielo si fa sempre più cupo e tenebroso.

2. L’atmosfera è accompagnata dal continuo brontolio dei tuoni.

La descrizione ha un valore simbolico di una natura di un’umanità in cui è vinta ogni capacità di resistenzaLe tenebre accompagnano spesso il viaggio di Renzo con esiti catastrofici

Stavolta, però, questa atmosfera prelude ad una resurrezione

Un forte temporale si scatena

Grandine di goccioloni radi e impetuosi, dove Renzo sguazza liberamente.

Ridona vita alla natura e spazza finalmente il contagio

Risolvimento di tutta la storia

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Il Canterelli

Si trova ad un mezzo miglio sopra Lecco, su un rialto, all’incrocio tra due stradine.

Sopra il rialto si vede un poggetto artificiale con in cima una croce.

In questo posto è sepolto un gran mucchio di morti, vittime del contagio, come vuole ricordare la tradizione.

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Conclusione

In questa ultima parte del romanzo lo spazio e l’ambiente sono stati fortemente

caratterizzati dall’avvento della peste che, direttamente o indirettamente, ha

modificato completamente tutta la storia, nonché i personaggi, i fatti e lo stesso

ambiente.

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Fine