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Cantare a scuola Corso di formazione per insegnanti DOCENTI: Giorgio Guiot, Ima Ganora 11-12 ottobre 2014 Il corso si rivolge a coloro che svolgono attività musicale nella Scuola Primaria e scuola dell’Infanzia o vogliono approfondire tematiche sulla coralità infantile. Dispensa del corso Schede didattiche, spartiti e cd V edizione www.accademialemuse.com

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Cantare a scuola Corso di formazione per insegnanti

docenti: Giorgio Guiot, Ima Ganora

11-12 ottobre 2014

Il corso si rivolge a coloro che svolgono attività musicale nella Scuola Primaria e scuola dell’Infanzia o vogliono approfondire tematiche sulla coralità infantile.

Dispensa del corsoSchede didattiche, spartiti e cd

V edizione

www.accademialemuse.com

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Il progetto vuole coinvolgere i bambini e i giovani del territorio sviluppando nuove esperienze educative e formative, attraverso l’offerta a modelli di democrazia partecipata e cittadinanza attiva, privilegiando il linguaggio e la pratica della musica e del canto corale. Inoltre intende dare nuova linfa ad una tradizione musicale che rappresenta un tassello importante del patrimonio culturale e artistico della storia del nostro paese.I destinatari primari del progetto sono le scuole presenti sul territorio, quali agenzie educative privilegiate per l’acquisizione di conoscenze e l’elaborazione di stili di vita.

Coro = mezzo di formazione civileIl coro é una comunità, il cantare in coro educa alla tolleranza verso gli altri, all’umiltà, alla perseveranza, all’amore verso la comunità, tutte componenti “dell’uomo sociale”.

Coro = mezzo di educazioneIl coro funge da mezzo di educazione civile, nel rispetto del lavoro del prossimo e del direttore, e psicologica, valorizza la musica come arte e scienza, rappresenta una tra le tante forme di conoscenza musicale. Didatticamente il coro offre la possibilità di impostare la voce gradualmente attraverso la lettura e il canto di un testo, di migliorare la percezione sensoriale, affettiva, emotiva ed interpretativa, di perfezionare la coordinazione motoria laterale e bilaterale, di aumentare i tempi di attenzione, di concentrazione e la memoria.

“Canti alpini” come valorizzazione del patrimonio culturale e storico italiano e del nostro territorio.La forte capacità evocativa della tradizione alpina ricca di documentazione fotografica, letteraria, filmica, teatrale e musicale può attivare diversi interessi tra i ragazzi.La stretta interconnessione con la storia bellica e la presenza nella società civile e del volontariato può smorzare immagini dure di sofferenza e dolore, di lavoro e di sacrificio, di fraternità e di animosità; eventi che comunque fanno parte delle nostre radici storiche ed elementi fondanti della cittadinanza attiva.

Cantare a scuolaIntroduzione

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PRESENTAZIONE DEL PROGETTO IN SINTESI

III EDIZIONE

Le Muse Accademia Europea d’Arte

sede legale: Via Cardinal Massaia 66/A – 15033 Casale Monferrato sede operativa: Palazzo Vitta – Via Trevigi 12 – 15033 Casale Monferrato

www.accademialemuse.com – [email protected]

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“Senso del dovere, fedeltà verso la Patria,

coraggio, lealtà, sacrificio, solidarietà, impegno, aiuto,

tradizione, gioia e condivisione,

valori forgiati dalla montagna, con i suoi spazi infiniti,

salite faticose e vette ad un passo dal cielo.

Valori racchiusi in quella penna nera,

che si batte orgogliosa contro terremoti, alluvioni, frane.

Valori che accompagnano i canti alpini e le storie che raccontano.” Il progetto vuole coinvolgere i giovani del territorio sviluppando nuove esperienze educative e formative, attraverso l’offerta a modelli di democrazia partecipata e cittadinanza attiva, privilegiando il linguaggio e la pratica della musica e del canto corale. Inoltre intende dare nuova linfa ad una tradizione musicale che rappresenta un tassello importante del patrimonio culturale e artistico della storia del nostro paese.

Il tema del progetto 2014-15 è l’Articolo 12 della Costituzione Italiana:

“La bandiera italiana è il Tricolore italiano: verde, bianco e rosso, a tre bande verticali di eguali dimensioni.”

STRUTTURA DEL PROGETTO

Il progetto si struttura in diverse attività e livelli di coinvolgimento:

- “Cantare a scuola”

corsi di formazione ed aggiornamento per insegnanti della scuola primaria, laboratori corali in orario scolastico o extra scolastico, supporto di tutoraggio dove necessario, fornitura di materiali didattici adeguati al percorso, docenti specializzati in coralità infantile dell’Accademia Le Muse (settembre – maggio). Attivati sul territorio del Monferrato Casalese e Astigiano.

- “Cantiamo la Democrazia” scuole primarie e secondarie di primo grado

o concorso creativo per le scuole primarie e secondarie di primo grado invitate a riflettere sul significato di democrazia e le sue sfumature (ottobre – aprile)

o rassegna cori scolastici del territorio con concerti pubblici (18 aprile 2015 - Occimiano). o segnalazione “Dante e Battista” per la scuola del territorio che ha dimostrato maggior impegno nel progetto. La proposta è di attivare questa attività su tutto il territorio della Valle d’Aosta, Piemonte e Lombardia, attraverso l’appoggio delle sezioni locali dell’ANA e le associazioni corali regionali.

- “Rassegna corale”

o concerti di cori di voci bianche e giovanili professionisti e scolastici sul territorio o atelier di formazione e condivisione per i cori partecipanti

- “Guerra amore e resistenza” (12 aprile 2015 – Santa Caterina, Casale M.to) Concerto con musiche corali legate alla storia e tradizione italiana e piemontese per celebrare i 100 dalla Grande Guerra e i 70 anni della liberazione. Corale Carignanese, coro maschile diretto da Ettore Galvani.

Moduli iscrizioni e materiale informativo scaricabile su: www.accademialemuse.com/progettiResponsabile progetto: Ima Ganora 338 1434245 - [email protected]

PRESENTAZIONE DEL PROGETTO IN SINTESI

III EDIZIONE

Le Muse Accademia Europea d’Arte

sede legale: Via Cardinal Massaia 66/A – 15033 Casale Monferrato sede operativa: Palazzo Vitta – Via Trevigi 12 – 15033 Casale Monferrato

www.accademialemuse.com – [email protected]

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“Senso del dovere, fedeltà verso la Patria,

coraggio, lealtà, sacrificio, solidarietà, impegno, aiuto,

tradizione, gioia e condivisione,

valori forgiati dalla montagna, con i suoi spazi infiniti,

salite faticose e vette ad un passo dal cielo.

Valori racchiusi in quella penna nera,

che si batte orgogliosa contro terremoti, alluvioni, frane.

Valori che accompagnano i canti alpini e le storie che raccontano.” Il progetto vuole coinvolgere i giovani del territorio sviluppando nuove esperienze educative e formative, attraverso l’offerta a modelli di democrazia partecipata e cittadinanza attiva, privilegiando il linguaggio e la pratica della musica e del canto corale. Inoltre intende dare nuova linfa ad una tradizione musicale che rappresenta un tassello importante del patrimonio culturale e artistico della storia del nostro paese.

Il tema del progetto 2014-15 è l’Articolo 12 della Costituzione Italiana:

“La bandiera italiana è il Tricolore italiano: verde, bianco e rosso, a tre bande verticali di eguali dimensioni.”

STRUTTURA DEL PROGETTO

Il progetto si struttura in diverse attività e livelli di coinvolgimento:

- “Cantare a scuola”

corsi di formazione ed aggiornamento per insegnanti della scuola primaria, laboratori corali in orario scolastico o extra scolastico, supporto di tutoraggio dove necessario, fornitura di materiali didattici adeguati al percorso, docenti specializzati in coralità infantile dell’Accademia Le Muse (settembre – maggio). Attivati sul territorio del Monferrato Casalese e Astigiano.

- “Cantiamo la Democrazia” scuole primarie e secondarie di primo grado

o concorso creativo per le scuole primarie e secondarie di primo grado invitate a riflettere sul significato di democrazia e le sue sfumature (ottobre – aprile)

o rassegna cori scolastici del territorio con concerti pubblici (18 aprile 2015 - Occimiano). o segnalazione “Dante e Battista” per la scuola del territorio che ha dimostrato maggior impegno nel progetto. La proposta è di attivare questa attività su tutto il territorio della Valle d’Aosta, Piemonte e Lombardia, attraverso l’appoggio delle sezioni locali dell’ANA e le associazioni corali regionali.

- “Rassegna corale”

o concerti di cori di voci bianche e giovanili professionisti e scolastici sul territorio o atelier di formazione e condivisione per i cori partecipanti

- “Guerra amore e resistenza” (12 aprile 2015 – Santa Caterina, Casale M.to) Concerto con musiche corali legate alla storia e tradizione italiana e piemontese per celebrare i 100 dalla Grande Guerra e i 70 anni della liberazione. Corale Carignanese, coro maschile diretto da Ettore Galvani.

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Cantare a scuolaCanti progetto “DELLA STORIA CANTIAMO LA MEMORIA”

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ITALIA: I CANTI E LE CANZONI DELLA STORIA percorso musicale - anniversario 14/18

pARTE pRImA

DI IMA GANORA

IntroduzioneIl progetto DELLA STORIA CANTIAMO LA MEMORIA ha lo scopo di guardare a patria, appartenenza, cultura ed integrazione con gli occhi della musica, che nella forma del canto è patrimonio di tutti e può unire tutti, senza distinzioni.

Dopo aver riflettoto nelle scorse edizioni sulla bellezza e importanza della Costituzione e sul tema dell’integrazione, diventa naturale capire cosa vuole dire fare parte della “casa della democrazia italiana” e sopratutto come essa è stata costruita.

L’anniversario della Prima Guerra Mondiale 14-18, è un evento di straordinaria importanza per andare a riscoprire le radici del nostro essere italiani. I bambini e i ragazzi avranno così l’occasione di scoprire luoghi, date, personaggi, emozioni che all’apparenza sembrano ormai lontani e persi nella memoria, ma che servono a comprendere dinamiche, scelte e possibilità di tutti giorni, sia nella sfera personale, che in quella locale, nazionale e internazionale. Riconoscersi nazione avviene molte volte anche grazie all’utilizzo di simboli condivisi, capire dove nascono e che cosa li alimenta.

Un percorso che si sviluppera lungo i prossimi tre anni attraverso i temi:

- La bandiera tricolore e i suoi inni

- L’amore ai tempi della guerra

- I confini tangibili ed intangibili

Alcune considerazioni generali.

Un coro in cui cantino voci diverse con la ricchezza delle differenze e la speranza di un futuro di unità e fratellanza. In questo senso l’arte, che vive di metafore e fantasia consente di lavorare su contenuti profondi nella dimensione del gioco e della partecipazione. E’ utile tuttavia, oltre al contenuto artistico e creativo del progetto, lavorare sugli aspetti socio-culturali che portano, ad oggi, a riscoprire il valore e il significato di essere cittadino italiano, anche rispetto alle attuali tematiche di immagrazione e accoglienza di popoli stranieri. Infatti la condivisione del lavoro, della vita quotidiana, dell’educazione scolastica dei figli porta popoli appartenenti originariamente a culture diverse dalla nostra ad essere non più stranieri di passaggio, ma membri della comunità nella quale intervengono ingenerando cambiamenti e formazione di nuovi equilibri.

Il ruolo di chi si occupa dell’educazione scolastica diventa quindi determinante per il futuro di ragazzi. Gli interventi si dovrebbero sviluppare seguendo due linee importanti: l’osservazione e l’applicazione di tecniche creative.

Il lavoro espressivo non si basa soltanto sull’ispirazione momentanea, ma può essere stimolato e potenziato usando delle tecniche: metafore, analogie, distorsioni, utilizzate in forma di gioco o provocazione strumenti utili per cogliere sfumature, cambiare punto di vista, trovare nuovi spunti di interpretazione. Ovviamente il divertimento non deve essere fine a se stesso, ma associato all’aspetto educativo, è quindi utile decodificare alcuni aspetti del percorso, comprendo le scelte nel profondo.

La pratica corale è il terreno ideale per provare a raggiungere insieme un obiettivo espressivo e creativo: si prova e si rischia con la consapevolezza che il “gioco” è condiviso e che all’interno del gruppo la diversità è un patrimonio dal quale attingere in senso culturale e creativo. La storia raccontata dai brani muscali proposti è ricca di contenuti che possano far riflettere su come passare da un piccolo gruppo di lavoro al concetto di patria come casa di appartenenza e rispetto, formata da individui diversi e uguali.

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Cantare a scuolaCanti progetto “DELLA STORIA CANTIAMO LA MEMORIA”

INNI ITALIANI

VA, PENSIERO, SULL’ALI DORATEL’unita’ dell’Italia fu un periodo di grandi eccitazioni e di movimenti patriottici ed alcune canzoni intonate a squarciagola divennero il simbolo e spesso anche la propoganda di alcuni ideali. Famoso Coro del Nabucco, cantato dagli Ebrei prigionieri in Babilonia, scritto da Giuseppe Verdi nel 1842, interpretato dal pubblico dell’epoca come una metafora della condizione degli italiani soggetti a dominio austriaco.

Va, pensiero, sull’ali dorate;Va, ti posa sui clivi, sui colli,Ove olezzano tepide e molliL’aure dolci del suolo natal!Del Giordano le rive saluta,Di Sionne le torri atterrate...Oh mia patria sì bella e perduta!O membranza sì cara e fatal!

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Arpa d’or dei fatidici vati,Perché muta dal salice pendi?Le memorie nel petto riaccendi,Ci favella del tempo che fu!O simile di Solima ai fatiTraggi un suono di crudo lamento,O t’ispiri il Signore un concentoChe ne infonda al patire virtù!

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L’INNO DI MAMELI - INNO NAZIONALE CANTO OBBLIGATORIOScritto nell’autunno del 1847 dall’allora ventenne studente e patriota Goffredo mameli, musicato poco dopo a Torino da un altro genovese, michele Novaro, il Canto degli Italiani nacque in quel clima di fervore patriottico che già preludeva alla guerra contro l’Austria. L’immediatezza dei versi e l’impeto della melodia ne fecero il più amato canto dell’unificazione, non solo durante la stagione risorgimentale, ma anche nei decenni successivi. Non a caso Giuseppe Verdi, nel suo Inno delle Nazioni del 1862, affidò proprio al Canto degli Italiani - e non alla marcia Reale - il compito di simboleggiare la nostra patria, ponendolo accanto a God Save the Queen e alla marsigliese.Fu quasi naturale, dunque, che il 12 ottobre 1946 l’Inno di mameli divenisse l’inno nazionale della Repubblica Italiana. Quando fu scritto era un momento di grande eccitazione: mancavano pochi mesi al celebre 1848, che era già nell’aria: era stata abolita una legge che vietava assembramenti di più di dieci persone, così ben 30.000 persone ascoltarono l’inno e l’impararono; nel frattempo Nino Bixio sulle montagne organizzava i falò della notte dell’Appennino. Dopo pochi giorni, tutti conoscevano l’inno, che veniva cantato senza sosta in ogni manifestazione (più o meno pacifica). Durante le Cinque giornate di milano, gli insorti lo intonavano a squarciagola: il Canto degli italiani era già diventato un simbolo del Risorgimento.In seguito fu proprio intonando l’inno di mameli che Garibaldi, con i “Mille”, intraprese la conquista dell’Italia meridionale e la riunificazione nazionale.

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ALL’ARMI! ALL’ARMI! - INNO DI GARIBALDINel 1858 Luigi mercantini scrisse l’inno di Garibaldi, poi musicato da Alessio Olivieri ed eseguito per la prima volta il 31 dicembre 1858, in poco tempo divento’ un famoso inno patriottico del Risorgimento italiano.

Si scopron le tombe, si levano i morti,I martiri nostri son tutti risorti,Le spade nel pugno, gli allori alle chiome,La fiamma ed il nome d’Italia sul cor.Corriamo! Corriamo! su O giovani schiere,Su al vento per tutto nostre bandiereSu tutti col ferro, su tutti col fuoco,Su tutti col fuoco d’Italia nel cor.

Va’ fuori d’Italia! va’ fuori ch’è l’ora!Va’ fuori d’Italia! va’ fuori, stranier!

La terra dei fiori, dei suoni, dei carmi,Ritorni qual’era la terra dell’armi;Di cento catene ci avvinser la mano,Ma ancor di Legnano sa i ferri brandir.Bastone Tedesco l’Italia non doma;Non crescon al gioco le stirpe di Roma:Più Italia non vuole stranieri e tiranni,Già troppo son gli anni che dura il servir.

Va’ fuori d’Italia! va’ fuori ch’è l’ora!Va’ fuori d’Italia! va’ fuori, stranier!

Le case d’Italia son fatte per noi,E là sul Danubio le case de’ tuoi;Tu i campi ci guasti; tu il pane c’involi;I nostri figliuoli per noi li vogliam.Son l’Alpi e i due mari d’Italia i confini,Col carro di fuoco rompiam gli Appennini,Distrutto ogni sogno di vecchia frontieraLa nostra bandiera per tutto innalziam.

Va’ fuori d’Italia! va’ fuori ch’è l’ora!Va’ fuori d’Italia! va’ fuori, stranier!

Sien mute le lingue, sien pronte le braccia,Soltanto al nemico volgiamo la faccia.E tosto oltre i monti n’andrà lo straniero,Se tutto un pensiero l’Italia sarà.Non basta il trionfo di barbare spoglie,Si chiudan ai ladri d’Italia le soglie;Le genti d’Italia son tutte una sola,Son tutte una sola le cento Città.

Va’ fuori d’Italia! va’ fuori ch’è l’ora!Va’ fuori d’Italia! va’ fuori, stranier!

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LA BANDIERA TRICOLORE CANTO OBBLIGATORIORicordiamo una data: 10 dicembre 1847. Fu un giorno importante per la storia di Genova e del Risorgimento italiano. Quel giorno convennero nella città ligure patrioti provenienti da ogni parte d’Italia per dare corpo a una manifestazione che voleva ricordare il 101° anniversario della insurrezione antiaustriaca.Era solo un pretesto; in realtà chi venne a Genova voleva protestare contro la presenza straniera in Italia ed indurre Carlo Alberto e gli altri sovrani ad abbracciare la causa nazionale. Oltre 32.000 persone, in una città di 100.000 abitanti, organizzarono un corteo ininterrotto dall’Acquasola al Santuario di Oregina; in gruppi ordinati, studenti, operai, artigiani, portavano i loro labari e cantavano inni.Nella manifestazione di Oregina tra gli stendardi azzurri, giallo neri inneggianti a Carlo Alberto e a pio IX, tra i tantissimi labari spiccavano due bandiere bianco-rosso-verdi. Era il tricolore italiano per la prima volta portato in pubblico. Era il tricolore della Giovine Italia simbolo di una intera Nazione che aspirava alla libertà. I due coraggiosi che quel 10 dicembre sfidarono il governo sventolando i tricolori erano lo stesso Goffredo Mameli ed un suo compagno, Luigi paris, che guidavano un gruppo di entusiasti giovani universitari.

Il TrIcolore

Nasce a Reggio Emilia il 7 gennaio 1797, quando il Parlamento della Repubblica Cispadana decreta “che si renda universale lo Stendardo o Bandiera Cispadana di Tre Colori Verde, Bianco, e Rosso”, ispirata al mod-ello francese del 1790.La prima campagna d’Italia, che Napoleone conduce tra il 1796 e il 1799, sgretola l’antico sistema di Stati in cui era divisa la penisola. Al loro posto sorgono numerose repubbliche giacobine, di chiara impronta democratica. La maggior parte non sopravvisse alla controffensiva austro-russa del 1799, altre confluirono nel Regno Italico, che sarebbe durato fino al 1814. Tuttavia, esse rappresentano la prima espressione di quegli ideali di indipendenza che alimentarono il nostro Risorgimento. La bandiera tricolore divenne sim-bolo del popolo, delle libertà conquistate e, dunque, della nazione stessa.Dopo il Congresso di Vienna, il vessillo tricolore fu soffocato dalla Restaurazione, ma continuò ad essere innalzato, quale emblema di libertà, nei moti del 1831, nelle rivolte mazziniane, nella disperata impresa dei fratelli Bandiera, nelle sollevazioni negli Stati della Chiesa. Dovunque in Italia, il bianco, il rosso e il verde esprimono una comune speranza, che accende gli entusiasmi e ispira i poeti: “Raccolgaci un’unica bandiera, una speme”, scrive, nel 1847, Goffredo Mameli nel suo Canto degli Italiani. Il 23 marzo 1848 Carlo Alberto rivolge alle popolazioni del Lombardo Veneto il famoso proclama che annuncia la prima guerra d’indipendenza e che termina con queste parole:”(…) per viemmeglio dimostrare con segni esteriori il sentimento dell’unione italiana vogliamo che le Nostre Truppe(…) portino lo Scudo di Savoia sovrapposto alla Bandiera tricolore italiana.” Allo stemma dinastico fu aggiunta una bordatura di azzurro.Il 17 marzo 1861 venne proclamato il Regno d’Italia e la sua bandiera continuò ad essere, per consuetudine, quella della prima guerra d’indipendenza. Soltanto nel 1925 si definirono, per legge, i modelli della bandi-era nazionale. Dopo la nascita della Repubblica, un decreto legislativo presidenziale del 19 giugno 1946 sta-bilì la foggia provvisoria della nuova bandiera, confermata dall’Assemblea Costituente nella seduta del 24 marzo 1947 e inserita all’articolo 12 della nostra Carta Costituzionale. E perfino dall’arido linguaggio del verbale possiamo cogliere tutta l’emozione di quel momento. PRESIDENTE [Ruini] - Pongo ai voti la nuova formula proposta dalla Commissione: “La bandiera della repubblica è il tricolore italiano: verde, bianco e rosso, a bande verticali e di eguali dimensioni”. (E’ approvata. L’Assemblea e il pubblico delle tribune si levano in piedi. Vivissimi, generali, prolungati applausi.)

E la bandiera di tre colorisempre è stata la più bella:noi vogliamo sempre quella,noi vogliam la libertà!

E la bandiera gialla e neraqui ha finito di regnare,la bandiera gialla e neraqui ha finito di regnare

Tutti uniti in un sol patto,stretti intorno alla bandiera,griderem mattina e sera:viva, viva i tre color!

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LA BELLA GIGOGIN

Scritta dal compositore di balli milanese Paolo Giorza, classe 1832, pur non essendo un inno, si presentò come canzone patriottica, pur essendo allegrotta e dovendo affrontare tematiche drammatiche.L’origine della canzone non è chiara, anche se è molto probabile che l’autore prese spunto da alcune strofette lombardo-piemontesi, invece pare abbastanza sicura l’origine come danza o come ballo della canzone.Il tema principale della canzone è l’invito a Vittorio Emanuele II, erede dello sfortunato Carlo Alberto, a fare avanti un passo.La canzone ebbe un tale successo che le bande militari austriache avevano imparano a suonare La Bella Gigogin e quando a magenta si trovarono di fronte i francesi intonarono le note della canzone in segno di attacco. Il fatto divertente è che i francesi risposero col ritornello Daghela avanti un passo e quindi al suono della stessa canzone i due eserciti si affrontaronoSecondo l’opinione di Giuseppe Fumagalli l’autore delle parole può definirsi ignoto e quindi la canzone fu completata grazie ad un mosaico di strofe di vecchi canti e canzoni popolari di varie parti d’Italia, visto che la stessa parola Gigogin è un termine piemontese utilizzato come diminutivo di Teresa. La canzone fu ufficialmente cantata in pubblico il 31 dicembre del 1858 nel Teatro Carcano di Milano durante un concerto offerto dalla Banda Civica, diretta dal maestro RossariSi narra che la bella gigogin (Teresa) sia una delle tante popolane che parteciparono ,il 22 marzo 1848,alle barricate di milano ,di porta Tosa, oggi porta Vittoria, all’ombra del tricolore piantato nel bastione espugnato da Luciano manara. E da allora quella fanciulla scappata di collegio conquisterà i garibaldini e comparirà su tutti i campi di battaglia delle guerre di indipendenza.

Rataplan! Tambur io sento;Che mi chiama la banidera;Oh che gioia! Oh che contento:Io vado a guerreggiar.Rataplan! Non ho pauraDelle bombe dei cannoni;Io vado alla ventura:Sarà poi quel che sarà.”E la bella gigogin. Col tremille-lerillelleraLa va a spass col sò spinginCol tremille-lerillerà“Di quindici anni facevo all’amore:Daghela avanti un passo, delizia del mio cuore.A sedici anni ho preso marito:Daghela avanti un passo, delizia del mio cuor.A diecisette mi son spartita:Daghela avanti un passo, delizia del mio cuor.”La vén, la vén, la vén a la finestra,L’è tutta, l’è tutta, l’è tutta inzipriada;La dìs, la dìs, la dìs che l’è malada:“ Per non, per non, per non mangiar polentaBisogna, bisogna, bisogna aver pazienza.”Lassàla, lassàla, lassàla maridà.Le baciai, le baciai il bel visetto, cium, cium cium,La mi disse, la mi disse: “ Oh che diletto!”, cium, cium, cium,Là più in basso, là più in basso in quel boschetto, cium, cium, ciumNoi anderemo, noi anderemo a riposà.Taratatatà!

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ADDIO MIA BELLA ADDIOUn altro canto del 1848 che rimase poi popolare in tutte le guerre per l’indipendenza, fino al 1870, è quello di Carlo Bosi fiorentino, che incominciava Io vengo a dirti addio, e di cui il popolo, cantando, corresse le prime parole in Addio, mia bella, addiocantato dagli eroici studenti universitari di pisa, che combatterono a Curtatone e montanara.Sarebbe stato composto, secondo la tradizione, la sera del 20 marzo 1848 ad un tavolo del famoso caffè fiorentino Castelmur, mentre sfilava per la città il primo battaglione dei volontari toscan.

Addio, mia bella, addio:l’armata se ne va;se non partissi anch’iosarebbe una viltà!

Non pianger, mio tesoro:forse ritornerò;ma se in battaglia io moroin ciel ti rivedrò.

La spada, le pistole,lo schioppo li ho con me:all’apparir del solemi partirò da te!

Il sacco preparatosull’òmero mi sta;son uomo e son soldato:viva la libertà!

Non è fraterna guerrala guerra ch’io farò;dall’italiana terralo straniero caccerò.

L’antica tiranniagrava l’Italia ancor:io vado in Lombardiaincontro all’oppressor.

Saran tremende l’ire,grande il morir sarà!Si muora: è un bel moriremorir per la libertà

Tra quanti morirannoforse ancor io morrò:non ti pigliare affanno,da vile non cadrò.

Se più del tuo dilettotu non udrai parlar,perito di moschettoper lui non sospirar.

Io non ti lascio sola,ti resta un figlio ancor:nel figlio ti consola,nel figlio dell’amor!’

Squilla la tromba...Addio...L’armata se ne va...Un bacio al figlio mio!Viva la libertà!

La diffusione di tali canzoni avveniva attraverso volantini, che i venditori ambulanti tenevano e smerciavano per poche lire assieme alla propria mercanzia: erano foglietti colorati che contenevano spesso le parole di una sola canzone, trascritta con una grafia italiana approssimativa (per esempio le voci verbali “ha”, “hanno”, scritte senza la lettera h); ma in tempi di assenza di altri mezzi di comunicazione, anche una via così semplice godeva di buona fortuna. Fanno parte di questo genere le canzoni El pover Luisin e Ero povero ma disertore. Questa canzone di origine veneta risale al primo ottocento, periodo di istituzione della coscrizione obbligatoria. Nella versione originale viene citato “Ferdinando l’imperatore” ovvero l’imperatore austriaco. Il canto, rimasto in uso nel patrimonio popolare e nel repertorio non ufficiale dei canti militari, fu cantato durante la prima Guerra mondiale e poi durante la Resistenza, con una lieve modifica al testo. E in effetti quest’ultimo fu il periodo della storia italiana in cui i cosidetti disertori furono più numerosi e più sistematica la diserzione.

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PRIMA GUERRA MONDIALEFu il conflitto cominciato il 28 luglio 1914 con la dichiarazione di guerra dell’Austria alla Serbia a seguito dell’assassinio dell’arciduca Francesco Ferdinando, erede al trono d’Austria, compiuto a Sarajevo (Bosnia Erzegovina) il 28 giugno 1914. La prima guerra mondiale vide inizialmente lo scontro degli Imperi centrali di Germania e Austria-Ungheria contro la Serbia, ma in poche settimane il gioco di alleanze formatosi negli ultimi decenni dell’Ottocento tra gli stati europei comportò l’entrata nel conflitto degli stati dell’Intesa e delle rispettive colonie. Negli anni successivi la guerra raggiunse una scala mondiale, con la partecipazione di molte altre nazioni, fra cui l’Impero ottomano, l’Italia, la Romania, il Giappone, gli Stati Uniti e la Grecia, aprendo così altri fronti di combattimento, sia in terra sia sui mari.

Anche in questo periodo storico le canzoni di guerra sono uno degli elementi fondamentali per la cristallizzazione della memoria della Grande Guerra. Saranno canzoni intrise dell’ideale di patria che molto spesso aiuteranno il combattente a sopportare fatiche, privazioni e dolori, mentre le virtù e le doti militari, legate al senso del dovere, coadiuvano analogamente gli sforzi per l’agognata pace. Inni e marcette accompagneranno le truppe in armi duranti gli spostamenti e i momenti di riposo dalle tante battaglie.

Tra le opere indimenticabili merita menzione Il testamento del Capitano, derivato da una antica ballata composta nel 1528 per onorare la morte del marchese di Saluzzo, capitano generale delle armi francesi. Il testo, più volte rielaborato nei secoli, fu adottato dai nostri alpini, divenuto famoso con la prima Guerra mondiale, venne ancora intonato durante la Seconda. La melodia rimase la stessa, cambiarono solo le parole.

memorabile pure la nota Sul ponte di Bassano, l’opera, suddivisa in quartine, prende il nome dalla città ai piedi del Grappa, importante centro logistico durante il conflitto, ma anche luogo dove è eretto il famoso ponte sul fiume Brenta, detto “ponte degli alpini”.

E poi avanti ancora con altri titoli storici: da Valore Alpino (anche detta “Trentatre”) l’Inno degli alpini sciatori, Va l’alpin su l’alte cime e la famosa Sul cappello che noi portiamo.