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ca’nossa

Ottobre 2016

Dimitri

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PRO TICINO BASILEA città e campagnaca’ nossa ottobre 2016

3 L’ANGOLO DEL COMITATO / VORSTANDSECKE

4 INVITO FESTA DELL’ALBERO, CASTAGNATA E TOMBOLA

5 INCONTRO CON DIMITRI, COMICO, POETA, COSMOPOLITA TICINESE

8 GROTTINO TICINESE A ALLSCHWIL

9 CORALE PRO TICINO BASILEA

10 I GRECI INVENTANO I GIOCHI OLIMPICI… DURERANNO 1169 ANNI!

13 DIE GRIECHEN RUFEN DIE OLYMPISCHEN SPIELE INS LEBEN; SIE WERDEN 1169 JAHRE ÜBERDAUERN!

17 ALPTRANSIT: MOLTI STIMOLI MA PER NOI FITTI I COMPITI NUOVI

19 CIRCOLO BOCCIOFILO TICINESE BASILEA

20 SCUOLA PRO TICINO BASILEA CITTÀ E CAMPAGNA

21 INTERNET PRO TICINO

22 STORIA PARTICOLARE DEL GROTTO SANTA MARGHERITA DI STABIO

24 DIE BESONDERE GESCHICHTE DES GROTTO SANTA MARGHERITA IN STABIO

26 ASSEMBLEA PRO TICINO BASILEA CITTÀ E CAMPAGNA

27 IMPRESSUM

28 FESTA GROTTINO 2016

INDICE INHALT

ASSEMBLEA DEI DELEGATI 2018 IN CALIFORNIA

Cari soci, l’assemblea dei delegati del 2018 si terrà in California e il Comitato Centrale della Pro Ticino si sta già organizzando per preparare il viaggio.Tutti soci della Pro Ticino sono invitati a partecipare!I prezzi attualmente si aggirano sui 4’500 franchi per persona per due settimane, con l’opzione di poter ritornare a casa dopo una settimana (costo attorno ai 3’500 franchi).Nel prezzo è compreso il volo da Zurigo, gli alberghi e le trasferte con bus accompagnato.Sarà un’occasione unica per fare un viaggio completamente organizzato in bella compagnia.Se volete partecipare vi preghiamo di annunciarvi entro il 13 novembre 2016, scrivendo a:Pro Ticino Basilea città e campagna, Postfach, 4002 Basel oppure a [email protected]

Il Comitato Pro Ticino Basilea città e campagna

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Care Socie, cari Soci, Cari Amici

Andando indietro nel tempo mi sono resa conto che sono ormai al mio quarto anno di presidenza.Già quattro, o appena quattro? Pos-so comunque dire che mi vengono alla mente tanti momenti piacevo-li. Chiaramente i problemi piccoli e

grandi non mancano in un’associazione come la nostra, questo è normale e succede dapper-tutto. Tuttavia per me il bilancio di questi quat-tro anni è positivo.La nostra associazione è in continuo movimen-to, i tempi cambiano e anche le esigenze dei Ticinesi che risiedono oltre Gottardo sono cam-biate. Il Ticino non è più così lontano. I chilome-tri che ci separano dal resto della famiglia e da-gli amici sono facilmente superabili con l’auto o il treno. Giornali e televisione fanno il resto così come il telefono e internet.Per noi del Comitato la sfida più grande consi-ste nel trovare sempre nuove idee per suscitare l’interesse dei soci e per attirare le generazioni più giovani, che hanno altri interessi e altri mez-zi per rimanere in contatto con il Ticino.Il mio augurio per questo fine anno e per l’anno che verrà è di continuare a vedervi numerosi agli avvenimenti che organizziamo e natural-mente nel nostro Grottino a Allschwil.

Cari salutiCinzia Graber-StuckiPresidente Pro Ticino Basilea città e campagna

Care Socie, cari Soci, Cari Amici

Wenn ich zurück schaue, merkte ich, dass ich jetzt in meinem vierten Jahr als Präsidentin bin.Bereits vier oder nur vier? Ich kann auf jeden Fall sagen, dass mir viele angenehme Momente in den Sinn kommen. Klar große und kleine Pro-bleme fehlen nicht in einem Verein wie unserer, das ist normal und es passiert überall. Aber für mich die Bilanz dieser vier Jahre ist trotzdem positiv.Unser Verein ist in ständiger Bewegung, die Zei-ten ändern sich, und auch die Bedürfnisse von Tessiner, die auf der anderen Seite von Gotthard leben, haben sich geändert.Das Tessin ist nicht mehr so weit entfernt. Die Kilometer, die uns vom Rest der Familie und Freunden trennen, sind mit dem Auto oder dem Zug leicht zu überwinden.Zeitungen und Fernsehen haben den Rest ge-tan, sowie das Telefon und das Internet.Die größte Herausforderung für uns im Vorstand ist, die Suche nach neuen Ideen, die das Inte-resse der Mitglieder wecken. Auch die jüngere Generation, die andere Interessen und andere Mittel haben mit dem Tessin in Kontakt zu blei-ben.Mein Wunsch für die Zukunft ist, eine grosser Zahl von Mitglied in unserem Grottino in All-schwil und an den Veranstaltungen zu sehen.

Cari salutiCinzia Graber-StuckiPresidente Pro Ticino Basilea città e campagna

L’ANGOLO DEL COMITATO VORSTANDSECKE

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I N V I T O

Festa dell’Albero, Castagnata e TombolaDomenica 4 dicembre 2016, dalle ore 14.00 alle ore 18.30

Cari bambini, cari genitori, cari soci di Pro Ticino,La Festa dell’Albero abbinata alla Castagnata e alla Tombola si terrà

all’Alterszentrum Alban-Breite, Zürcherstrasse 143, 4058 Basilea(Tram no 3, Bus no 36 e 80/81, fermata Breite)

sala pianterreno

con il seguente programma:ore 14.00 Festa dell’Albero con la partecipazione di San Nicolaoore 15.00 Tombola e Castagnata

Preghiamo i genitori di comunicarci (su foglio separato) pregi e difetti dei loro bam-bini al fine di orientare San Nicolao.Per ragioni organizzative, Vi saremmo grati di ritornare il tagliando sottostante debitamente compilato entro il 15 novembre 2016.

Per il comitato, Peter Merz

Tagliando di partecipazionePartecipo alla Festa dell’albero di domenica 4 dicembre 2016

con …….……. adulti e …….……. bambini

Nome dei bambini: ....................................................................................................................................................................................................................

Età (limite 10 anni): .............................................................................................................................................................................................................

Partecipo alla tombola e castagnata: sì no

Nome, cognome: ..........................................................................................................................................................................................................................

Indirizzo: ..................................................................................................................................................................................................................................................

Telefono: .................................................................................................................................................................................................................................................

Inviare per favore entro il 15 novembre 2016 a:Peter Merz, Erlenstrasse 9, 4106 Therwil, Tel. 061 721 00 44, [email protected]

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INCONTRO CON DIMITRI, COMICO, POETA, COSMOPOLITA TICINESE

L’appuntamento con Dimitri è fissato per un mite, sorridente e già quasi primaverile giorno di fine febbraio che prefigura un incontro con una persona mite, serena, pulsante di idee, in-teressata a innumerevoli cose e di una natura-lezza, spontaneità e modestia sorprendenti in una star del suo calibro.L’occasione di questo incontro ci è data dalla recita al «Fauteuil» di «Portrait de famille» (e non di «Porteur», come erroneamente annuncia-to dalla sottoscritta che coglie l’occasione per scusarsi coi soci Pro Ticino per questo qui pro quo) che, sia detto per inciso, ha fatto registrare il tutto esaurito ogni sera.A Dimitri abbiamo rivolto domande sui suoi le-gami con il Ticino, il passato, il suo presente, i suoi progetti. Nelle righe che seguono cercherò di riassumere quanto è scaturito da questo sim-patico colloquio.Nato ad Ascona (il 18 settembre 1935) da pa-dre zurighese e madre nata in Russia (da qui il suo nome d’arte e i nomi russi di tre dei suoi cinque figli), Jakob Müller, era predestinato a di-ventare cittadino del mondo. Che cosa dunque lo tiene legato al Ticino (cosa di cui gli siamo oltremodo riconoscenti) da oltre 60 anni? Dei

ticinesi, dice lui, gli piace anzitutto la mimica e ilgesticolare tipici dei popoli latini, poi apprezza il loro diffuso antimilitarismo e una certa qual tolleranza e apertura anche nei confronti degli artisti.Nella zona di Verscio ha grandi amici, la gente gli vuole bene e anche i rapporti con le autorità, soprattutto col nuovo sindaco, sono ottimi. Il ri-sultato tangibile di tutto ciò sono il suo teatro e la sua scuola attorno ai quali ruotano non meno di 75 persone. Il teatro, fondato 26 anni fa è stato il primo teatro stabile in Ticino. La stagio-ne dura da marzo a ottobre e comprende 150 rappresentazioni con un repertorio di 39 spetta-coli: due lavori di e con Dimitri (quest’anno «Ri-tratto» e «Porteur»), due con la Compagnia Tea-tro Dimitri (scritti anch’essi quasi interamente da Dimitri che ne cura anche la regia; quest’an-no «Mascarada» e «Coltello nel cabaret») e gli altri di compagnie provenienti da tutto il mondo.Quest’anno saranno di scena sette compagnie svizzere, numerosi artisti di tutta Europa e un gruppo teatrale giapponese.Il teatro ha 240 posti e, calcolando una media

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di 180 presenze, si arriva alla ragguardevole ci-fra di 17’000 spettatori in un anno. La maggior parte sono svizzeri tedeschi e francesi e stra-nieri. Molti programmano addirittura le vacanze in Ticino in funzione degli spettacoli del Teatro Dimitri. Un pubblico fedele, competente, esigen-te, stimolante: il migliore che un artista possa augurarsi.La Scuola Teatro Dimitri, nata 21 anni fa su de-siderio di giovani che volevano imparare i se-greti del mestiere da Dimitri, dura tre anni ed è molto selettiva: circa un quarto dei giovani che si annunciano vengono ammessi e un’ulteriore selezione avviene dopo il primo e perfino dopo il secondo anno. Attualmente conta un totale di 45 allievi, 8 insegnanti e un direttore.Dimitri vi insegna per tre settimane all’anno. Come tutte le istituzioni culturale di questi tem-pi, anche la Scuola e il Teatro Dimitri devono far fronte a disavanzi d’esercizio (126’000 franchi per il 1994-95 e per I’esercizio corrente sono previsti 296’000 franchi; cifre, queste, pubbli-cate dal Corriere del Ticino del 13 marzo scor-so).Dimitri non ama parlarne. Gli chiediamo anco-ra se riceve sussidi de enti pubblici: sì, è la

risposta, 5’000 franchi all’anno dall’Ente tici-nese per il Turismo (prima erano 10’000). Una cifra, commentiamo noi, a dir poco irrisoria, che non sta minimamente in relazione con il valo-re culturale, e anche economico, di queste due istituzioni. Alla nostra domanda se non esista qualcosa come un’associazione degli amici del Teatro Dimitri, il nostro interlocutore risponde affermativamente ma in modo evasivo (nel frat-tempo ci siamo informati a Verscio e abbiamo appreso che si può diventare Amici del Teatro Dimitri versando, al conto 10.665/01.03 inte-stato agli «Amici del Teatro Dimitri» presso la Cassa Raffeisen di Verscio, 70 fr. I’anno (si ri-ceve il programma e 1 biglietto gratis), oppu-re 600 fr. I’anno (programma e ingresso libero a tutti gli spettacoli), oppure 1’000 fr. I’anno (come per i 600 fr. e l’iscrizione nell’Albo espo-sto nel Teatro).

A Dimitri il successo ha arriso subito e in gran-de stile. «Ho avuto una gran fortuna», dice. Alla domanda se rifarebbe tutto quello che ha fatto, risponde senza esitare: «Sì, tutto, ma in modo più approfondito». Per esempio, sa suonare una decina di strumenti, ma gli piacerebbe suonarli meglio. Rimpiange di aver abbandonato, per pi-grizia, a dieci anni lo studio del violino con un simpaticissimo insegnante d’oltre confine che gli aveva detto: «Se continui così, fra un anno potremo andare insieme a suonare nei caffè!». Se tornasse indietro, dunque, Dimitri non tra-lascerebbe nulla di ciò che ha fatto. Anche le esibizioni al Circo Knie, 3 stagioni di cui I’ultima nel 1979, sono state un’esperienza bellissima che ha aggiunto fama (8 mesi e 1’400’000 spettatori per stagione) a quella di cui già go-

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deva. Dimitri si esibisce ormai da tempo nei cinque continenti: in questa Primavera ’96, tre serate a Sarajevo ai primi di marzo e in Giappo-ne in aprile.Il Teatro è certo il fulcro della sua esistenza: i suoi spettacoli li crea tutti lui, dal copione, ai co-stumi, agli scenari, alla regia. Anche gli spetta-coli della Compagnia sono, come detto, suoi peralmeno il novanta per cento.Da quattro anni a questa parte, poi, affronta consuccesso anche la regia di opere buffe (e anche qui la conditio sine qua non è di ideare anche i costumi e la scenografia: o tutto, o niente) come «La finta giardiniera» di Mozart a Brema e «I briganti» di Offenbach all’Opera di Vienna.Fra i sogni rimasti nel cassetto c’è il film «Il ca-postazione Molinari», incompiuto per mancanza di mezzi finanziari, pieno di poesia sul genere

de «Il Postino» con Massimo Troisi e Philippe Noiret (in cartellone a Basilea per oltre 4 mesi) che ha incantato Dimitri/Molinari.Dimitri è un artista poeta poliedrico e dai mol-teplici interessi: insegna con passione, dipinge (ha al suo attivo una quindicina di mostre e ne sta allestendo una a Rheinfelden), compone per gruppi musicali, sa molte lingue (afferma di sapere ancora meglio il francese dell’italiano avendo vissuto cinque anni a Parigi), si interes-sa di tutte le culture di questa madre terra…Non c’è proprio da meravigliarsi se a ses-sant’anni compiuti ha la vitalità di un giovane. E a questo giovane formuliamo gli auguri più vivi per il prossimo sessantennio!

Patrizia Schibler-Pervangher

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GROTTINO TICINESE A ALLSCHWIL

C’è di nuovo aria di cambiamento al nostro Grottino.Appena nove mesi dopo il suo arrivo, Rosario Lanzarone per motivi famigliari a fine dicem-bre 2016 lascia la gerenza alla signora Liliane Roth, che vanta un’esperienza pluridecennale nell’ambito gastronomico ed è un’ammiratrice del Grottino da anni.Per lei si realizza un sogno nel cassetto!Auguriamo a Rosario tutto il bene per il futuro e lo ringraziamo per la disponibilità che ha sem-pre dimostrato nei nostri confronti.Alla signora Roth auguriamo tanti bei momenti con i Soci e gli Amici che frequentano il Grotti-no.

Il Comitatodella Pro Ticino Basilea città e campagna

Es liegen Veränderungen in der Luft.Nach neun Monaten übergibt Rosario Lanzaro-ne, aus familiären Gründen, das Zepter an Lilia-ne Roth. Als grosse Liebhaberin unseres Grotti-no bringt Sie viele, langjährige Erfahrung in der Gastronomie mit.Für Liliane geht damit ein Traum in Erfüllung!Rosario danken wir für seine vielen Jahre Ein-satz für unsere Interessen.Liliane wüschen wir viele schöne Momente mit unserern Mitgliedern und Amici.

Der VorstandPro Ticino Basilea città e campagna

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CORALE PRO TICINO BASILEA

Annunciamo con piacere che nel mese di mag-gio la Corale Pro Ticino Basilea ha inciso il suo secondo CD «Amici tuoi» che contiene 14 canti e 2 brani musicali. Siamo molto orgogliosi della nostra riuscita e per tutti noi coralini è stata un’ottima esperienza.Il CD è in vendita a 25.00 fr. (escluse le spese postali) e può essere richiesto a:Monica Reutlinger-Dürr,Neumattring 33, 4147 Aeschtel.: 061 751 78 24e-mail: [email protected]

Grazie a tutta la corale per l’impegno e grazie anche a tutti gli amici che sempre sostengono il nostro coro!

Il nostro CD contiene i seguenti canti:

Wir freuen uns mitteilen zu können, dass die Corale Pro Ticino Basilea im Mai dieses Jahres ihre neue CD mit 14 Liedern und zwei Musikstü-cken herausgebracht hat.Wir sind stolz auf das Resultat und für alle Chor-mitglieder war es eine tolle Erfahrung.Die CD wird für Fr. 25.- verkauft (zzgl. Postspe-sen) und kann beiMonica Reutlinger-DürrNeumattring 33, 4147 Aeschtel.: 061 751 78 24 bestellt werden.e-mail: [email protected]

Der Dank für das Engagement geht an unseren gesamten Chor und an alle unsere Freunde, die den Chor immer unterstützen!

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I GRECI INVENTANOI GIOCHI OLIMPICI…

DURERANNO 1169 ANNI!Quando nel 776 prima di Cristo, tut-ti i Greci celebrarono i primi giochi olimpici, si diedero, fin dall’inizio, delle regole ben precise: I giochi erano in onore di Zeus (Giove) e del-la dea Nike. Un Olimpiade durava quattro anni, e con essa si calcola-va il calendario civile. Alla fine di un ogni Olimpiade si celebravano i Gio-

chi Olimpici. Gli araldi annunciavno da maggio a settembre a tutta la Grecia l’inizio dei giochi. In quel periodo era proibito farsi guerra. Gli atleti, pronti, dopo duri allenamenti, dovevano recarsi a Olimpia,Chi arrivava in ritardo era escluso dal-le competizioni. Come spettatori potevano par-tecipare tutti, schiavi o liberi, greci o stranieri e, stranamente, solo donne non sposate, Olimpia nella regione dell’Elide fu sempre e solo la cit-

tà dei giochi. Non era abitata. Tutti gli edifici, il tempio di Zeus, le opere d’arte, gli stadi serviva-no solo ai giochi olimpici. Scomparsi i giochi nel 393 d. Cr., scomparve anche Olimpia. I primi 13 giochi olimpici (cioè per 42 anni) duravano solo cinque giorni ed avevano una sola compe-tizione, nel terzo giorno, riservata ai soli greci: la corsa dello stadio, di circa 192 metri. I primi due giorni erano riservati ai riti in onore di Zeus e Nike, ai giuramenti di atleti e arbitri, ai cortei e fiaccolate, alla partecipazione di grandi poeti e artisti, come, nel quinto secolo, del massimo cantore dei giochi, il sommo Pindaro. Alla fine c’era la premiazione del vincitore della corsa dello stadio o, dalla 14ima Olimpiade, di tutti i vincitori. Anche, quando le competizioni aumen-tarono, il vincitore dei 192 metri dello stadio diede sempre il suo nome ai giochi. Il primo vin-citore, nel 776, fu Koroibos Le violazioni della tregua purtroppo non furono sempre rispettate La famosa battaglia navale di Salamina (20 settembre 480) e la difesa degli spartani alle Termopili (stesso anno) si svolsero durante la tregua olimpica, ma erano battaglie difensive e ai Persiani di Serse la tregua olimpica dei greci interessava «poco o punto»!

ARRIVANO I ROMANI

Quando i giochi delle varie città greche e spe-cie quelli olimpici rimasero un affare tra greci, escludendo, come atleti, gli stranieri, le olimpia-di non esaltavano solo l’ideale dell’atleta per-fetto e del forte e agile soldato, ma erano fonte inesauribile per l’arte, la poesia, la scultura, la poesia.Nel 146 prima di Cristo con la distruzio-ne di Corinto e la fine della Grecia, alla quale i romani cambiarono perfino il nome, chiamando-la Acaia, anche per le olimpiadi, cominciò un lento ma inesorabile declino. Ai tempi di Nero-ne, i Romani, i Galli e altri popoli barbari prete-sero di partecipare anche loro ai giochi. Non fu un guadagno, ma il trionfo delle corruzione, del potere, del denaro. Nerone stesso si vantava di avere vinto sei medaglie olimpiche, e di aver Spyridon Louis

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costruito una villa nel recinto stesso di Olimpia. Insomma medaglie vinte non con l’allenamento, ma con i «sesterzi»! Nel 393, quando l’impera-tore, Teodosio dichiarò il cristianesimo religione dell’impero romano, proibendo il paganesimo, i giochi olimpici, che mai erano stati cristiani, non avevano più posto. Furono aboliti ed Olim-pia, distrutta dal’incuria, dai terremoti e dai la-dri, scomparve e nel Medio Evo non si sapeva nemmeno più dove fosse ubicata.

PIERRE DE COUBERTIN RISUSCITAL’OLIMPIADE

Passarono 1500 anni fin quando nel 1892 ar-cheologi tedeschi trovarono di nuovo le rovine di Olimpia e degli antichi siti e un comitato di 13 paesi, presieduto da Pierre de Coubertin decise di richiamare in vita l’Olimpiade. I primi Giochi dovevano svolgersi a Atene e in seguito in una città del mondo sempre diversa. Ma l’approccio e la mentalita non erano più quelle dell’antica Grecia, Per questi gare atletiche, fiamma olim-pica, arte, poesia e scultura avevano un signi-ficato vitale, culturale e religioso, che doveva unire profondamento il mondo greco. Inoltre l’avvenimento sapeva comandare anche alla po-litica e formare il calendario civile. Trasgredire la tregua olimpica per loro era un abominevole delitto. Per le Olimpiadi moderne la situazione era ben diversa. Oggi la guerra, l’odio tra le na-zioni, gli avvenimenti tragici della storia i Giochi li sospendono, come nel 1916, nel 1940, e nel 1944 quando i Giochi non furono celebrati. Nel 1936 il mondo permise che Hitler li celebrasse a Berlino, Nel 1972 a Monaco, durante i giochi ci fu la strage degli ebrei. Per varie olimpiadi ci furono boicottaggi di africani, russi o paesi del blocco occidentale a causa di avvenimenti poli-tici veri o presunti. Non parliamo poi dei tempi moderni, che permettendo anche ai professio-nisti dello sport di parteciparvi, li hanno resi succubi del denaro, degli sponsor, delle subdole manovre sottobanco, del dooping. Quest’anno i russi sono stati esclusi per dooping di Stato. Per fortuna vige sempre la regola che gli spon-sor non possono essere reclamizzati, ma attor-no alle aree da gioco ci stanno solo cartelli con il simbolo dei Giochi. Malgrado tutto questo, per l’uomo moderno i giochi stessi e tutto il con-torno al grande avvenimento, come la fiamma olimpica, l’inno, la bandiera, il giuramento di at-leti giudici e arbitri, le sfilate hanno un grande significato simbolico di pace, di unione e di con-cordia tra i popoli. Sarebbe ingeneroso afferma-

re, che, malgrado i lati negativi, che sono poi le mancanze della nostra civiltà ultra modernizza-ta e «ultra compiuterizzata», le tragedie, le deci-sioni talvolta incomprensibili dei vari comitati e nazioni partecipanti, non permettano ai giochi moderni di essere incontri e manifestazioni, che veramente hanno aiutato e aiutano la concor-dia, gli incontri amichevoli tra le nazioni parteci-panti e specialmente tra gli atleti e le atlete di tutti i popoli. Quando nel 1936 Jesse Owens, nero e americano, ai giochi olimpici di Berlino, davanti a Hitler, battè il tedesco Lutz nel salto in lungo, abbracciandolo poi sul podio, o altri comportamanenti similari, hanno fatto più bene ai giochi e contribuito alla loro grandezza, di tut-te le subdole o tragiche esperienze negative. Si migliorino quindi e si ripuliscano di di tutto quello, che non si può accettare, ma ben ven-gano! Ogni sportivo li aspetta ogni quattro anni, con grande gioia ed entusiasmo, contento se vede gare, tra nazioni, atlete e atleti e, che si rispettano e si amano.

PIÙ DI CENTO ANNI DI OLIMPIADIE GIOCHI OLIMPICI… TRA IL SERIOE IL FACETO!

1896: AteneDati i primi giochi dell’era moderna ai Greci, essi pensarono subito alla loro storia. Nel 490 a.Cr. (o per dirla con i greci antichi: nel terzo anno della 72sima Olimpiade!) 10.000 soldati di Atene e Platea (Sparta arrivò in ritar-do!!) sconfissero, nella pianura di Maratona, i persiani di Dario, dieci volte superiori. Michel Bréal propose a Pierre de Coubertin di inserire nei giochi la corsa della maratona, ricordando anche Filippide, che aveva annunciato a Atene la vittoria di Maratona, Cadendo poi morto. Pier-re ne fu entusiasta. Dal Ponte di Maratona si sarebbe corso fino allo stadio Panatinaikos, per ca. 40 Km. Pochi atleti ne furono entusiasti. Si iscrissero solo 13 greci e 4 stranieri (a quei tempi non c’erano i Comitati Olinpici) Per rag-giungere le varie sedi dei giochi ognuno si ar-rangiava come poteva e questo fino ai G.O del 1924 a Parigi.Vinse Spyridon Louis, un greco in 2 ore, 58 minuti e 56 secondi. Si dice che trovò anche il tempo di fermarsi in un osteria a bere un bichiere di vino. Cosa proibitissima. Nessuno doveva in alcun modo aiutare gli at-leti, nemmeno con un sorso d’acqua. «Fatta la legge, trovato l’inganno!». Spyridon divenne un eroe nazionale greco, anche se di mestiere, fino allora! non aveva fatto che l’acquaiolo. Una bel-

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la greca, pensando, che aveva soldi a palate, lo volle addirittura sposare. La storia non dice, dove fuggì, quando si accorse, che era solo uno, che distribuiva l’acqua potabile nelle case!

PERCHÉ LA MARATONA É LUNGA42 CHILOMETRI E 195 METRI?

Quì i Greci non centrano! Nel 1908 le Olimpiadi si svolsero a Londra e quel comitato stabilì di partire dal castello di Windsor e corrrere fino all’entrata dello stadio, esattamente 41 chilo-metri e 843 metri. Ma per fissare il traguardo proprio davanti al trono regale, stabilirono di aggiuncerci 352 metri, per un totale di 42 chilo-metri e 195 metri. Questa distanza fu accettata definitivamente da tutti i C.O. solo ai Giochi del 1924 a Parigi (Pierre de Coubertin era sempre Presidente del C.O.I). Così fu e così rimase per sempre. Naturalmente la distanza continuò a chiamarsi Maratona.

1908. Olimpiadi di Londra Si unaugurò la nuova distanza di 42 km. e 195 metri. Sul palco regale c’era, tra le altre perso-nalità, anche la regina Alessandra, e lo scrittore Conan Doyle.Davanti al castello di Windsor tra i partenti, due italiani. Uno di questi era Donando Pietri (o Pe-tri).Dopo 30 km. Donando era sesto e cominciò a quadagnare posizioni. All’entrata dello stadio era primo, ma totalmente disidratato. Sbagliò strada, cadde sulla pista cinque volte, finché due giudici lo sollevarono e nei 200 metri finali l’aiutarono a tagliare il traguardo.Fu squalificato e la maratona la vinse il secondo: l’americano Jonny Hayes. La regina Alessandra, per consolare Donando gli regalò una coppa d’argento indorato. Dopo le olimpiadi, emigrò in America conobbe Jonny Hayes, che l’aveva bat-tuto, divennero amici e organizzarono 22 gare di maratona. Dorando ne vinse 17 su 22. Dopo alcuni anni ritornò in Italia, ricchissimo. Aprì un Hotel ma fallì, affittò un distributore di benzina a S. Remo, ma non gli andò meglio. Dorando morì a 57 anni per un attacco cardiaco.

1912. Olimpiadi di StoccolmaUna maratona di 54 anni e alcuni mesi…! La maratona, come è usanza ancora oggi, si correva l’ultimo giorno. C’erano 32 gradi, con un tasso di umidità altissimo. Il portoghese Francisco Lazaro rimase completamente disi-dratato, cadde a terra lungo il percorso e morì.A Tokio c’era uno studente, Shizo Kanakuri, di 21 anni, grande maratoneta che si iscrisse ai Giochi ma non aveva i soldi per il viaggio. Pro-fessori e studenti fecero una colletta per paga-re la lunga trasferta. Vladivostok, Mosca, Stoc-colma, in nave e treno.

Donando Pietri

Shizo Kanakuri

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Dopo un mese e mezzo era giunto a destina-zione. Al 30 chilometro era secondo, ma senza forze. Improvvisamente vide in un giardino una signora con un bicchiere in mano, che gli face-va segno di entrare. Bevve la bevanda proibita dal regolamento, poi si adagiò su una poltrona, per riposare un po’. Si… risvegliò dopo 10 ore quando la maratona era finita e la polizia lo sta-va cercando.Pieno di vergogna non ritornò allo stadio, fece perdere le sue tracce e ritornò in Giappone con mezzi di fortuna. Non fu messo nella lista dei ritirati, ma degli scomparsi. 50 anni dopo si ce-lebrava a Stoccolma l’anniversario delle Olim-piadi. Nel 1966 un giornalista svedese volle cercare il giapponesino, sparito nel nulla. Lo trovò a Tokio ormai 76enne, che ricordava an-cora benissimo la sua disavventura. Il giornali-sta propose al C.O. di lasciar terminare a Shizo la sua maratona, partendo dal «giardino-letto» della gentile signora. La proposta fu scherzosa-

mente accettata. Shizo finì la maratona e oggi al Museo olimpico di Losanna si può leggere negli ordini d’arrivo della maratona il tempo di Shizo a Stoccolma 1912: Maratona terminata in: 54 anni, 8 mesi, 6 giorni, 50 ore, 32 minuti, 50 secondi!

Fermiamoci quì! Questi non sono i soli episodi scherzosi o tragici, che hanno reso le Olimpiadi, profondamente umane. Chi ne vuol sapere di più, si legga gli interessantissimi volumi:

Maria MavroMataki, Giochi olimpici, Ed. Crocetti.Mario Pescante e Pietro Mei, Le antiche Olimpiadi, Rizzoli.

Bibliografia:Vikipedia, ricordi di scuola, volumi sopra citati.

Leo Berti

DIE GRIECHEN RUFENDIE OLYMPISCHEN SPIELE

INS LEBEN; SIE WERDEN 1169 JAHRE ÜBERDAUERN!

Als die Griechen 776 vor Christus die ersten Olympiaden durchführten, hatten sie sich ab Beginn strenge Regeln auferlegt. Die Spiele wurden zu Ehren Zeus und der Göttin Nike ab-gehalten. Eine Olympiade dauerte vier Jahre und nach die-sen wurde der zivile Kalender geführt.

Nach diesen vier Jahren wurden die Olympischen Spiele durchgeführt. Allen Griechen wurde im ganzen Land von Mai bis September durch die Herolde der Beginn der Spiele verkündet. Wäh-rend dieser Zeit waren Kriege verboten. Die Ath-leten, nach hartem Training, mussten sich nach Olympia begeben. Wer zu spät kam, wurde von den Spielen ausgeschlossen.Als Zuschauer waren alle zugelassen, freie Bür-ger, Sklaven, Ausländer und, komischerweise, unverheiratete Frauen. Olympia war immer die

Stadt der Spiele und nur der Spiele. Ansonsten waren die Gebäude und der Tempel des Zeus, die Stadien unbenutzt. Als 393 nach Christus keine Spiele mehr stattfanden, zerfiel auch Olympia.Die ersten 13 Olympischen Spiele (also wäh-rend 42 Jahren) dauerten fünf Tage und bestan-den aus nur einer Disziplin. Am dritten Tag, nur für Griechen: das Rennen um ca. 192 Meter. Die ersten beiden Tage waren für die Riten zu Ehren Zeus, der Vereidigung der Sportler und der Schiedsrichter, den Umzügen, den Darbie-tungen der Poeten und Künstler. Wie im fünften Jahrhundert, dem höchsten Kantor Pindaro. Am Schluss fand die Prämierung des Siegers des 192m-Rennens statt. Auch später, als mehrere Disziplinen im Wettbewerb waren, gab der Sie-ger des Rennens den Spielen seinen Namen. Der erste Sieger war im Jahr 776 Koroibos.

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Das Kriegsverbot wurde allerdings nicht immer respektiert. Die berühmte Schlacht von Sala-mina (20 September 480) und weitere kriege-rische Auseinandersetzungen wurden während der Spiele im selben Jahr ausgetragen. Aller-dings verteidigten die Griechen lediglich und die Feinde interessierten die Spiele überhaupt nicht.

DIE RÖMER KOMMEN

Die Spiele der verschiedenen Städte, von wel-chen die Ausländer ausgeschlossen waren, bil-deten nicht nur Bühne für starke Athleten und Soldaten sondern waren auch Ursprung für alle bildenden Künste. 146 vor Christus, mit dem Untergang Korinths, endete das griechi-sche Reich. Die Römer nannten das Land nun «Acaia» und auch für die Olympischen Spiele be-gann ein langsamer, unaufhaltbarer Abstieg. Zu Zeiten Neros, forderten die Römer und andere barbarische Völker die Teilnahme an den Spie-len. Kein Gewinn sondern der Beginn von Kor-ruption, der Machtspiele und der Geldgier. Nero selbst brüstete sich mit dem Gewinn von sechs Medaillen und dem Bau eine Villa innerhalb der

Tore Olympias. Medaillen nicht durch Leistung, sondern mit Geld erworben.Als der Imperator Teodorus im Jahr 393 das Christentum als römische Religion ausrief hat-ten die Olympischen Spiele, welche nie christ-lich waren, keine Existenz mehr. Olympia durch Vernachlässigung, Erdbeben und Dieben zer-stört verschwand und im Mittelalter wusste man nicht mehr wo Olympia war.

PIERRE DE COUBERTINLÄSST DIE OLYMPIADE WIEDER AUFLEBEN

Es vergingen 1500 Jahre bis im Jahr 1892 die Ruinen von Olympia durch deutsche Archeolo-gen wieder entdeckt wurden. Ein Komitee aus 13 Ländern mit P. Coubertin als Vorsitzenden, entschied die Olympischen Spiele wieder durch-zuführen. Die erste Olympiade sollte in Athen stattfinden und danach immer in einer ande-ren Stadt der Welt. Allerdings hatten die Spiele nicht mehr die Bedeutung wie damals für die Griechen. Die Situation der modernen Spiele war anders als in der Antike Kriege, der Hass unter den Nationen und tragische Ereignisse un-terbrachen immer wieder die Olympischen Spie-le. So wurden im Jahr 1916, 1940 und 1944 die Spiele nicht durchgeführt. 1936 gestattete die Welt Hitler die Durchführung in Berlin. 1972 in München fand das Massaker der Israeli statt. Verschiedene Spiele wurden von den Afrikanern, den Russen oder den Ostblockstaaten aufgrund politischer Auseinandersetzungen boykottiert. Ganz zu schweigen von der modernen Zeit, wel-che professionelle Sportler zulässt. Letztere Sklaven des Geldes, der Sponsoren, von hin-terhältigen Absprachen in Hinterzimmern und des Dopings. Dieses Jahr wurden die Russen aufgrund des «staatlichen» Dopings von der Olympiade ausgeschlossen. Glücklicherweise existiert immer noch die Regel, dass Sponsoren rund um die Spiele keinerlei Werbung machen dürfen. Trotz alledem haben die Olympiaden und de-ren Umfeld für den auch für die modernen Menschen grosse Bedeutung. Die olympische Flamme, die Hymnen, die Fahnen, die Vereidi-gungen der Richter, Schiedsrichter und der Ein-marsch der Nationen haben grosse Bedeutung und sind Symbol und Zeichen für Frieden und Verständnis unter den Völkern. Es wäre klein-lich zu unterstellen dass, trotz allen negativen Aspekten, die Spiele keine Bedeutung für die Völkerverständigung und den Frieden unter den Völkern und Sportlern hätten. Als z.B. Jesse Spyridon Louis

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Owens, schwarz und Amerikaner, 1936 in Berlin den deutschen Lutz im Weitsprung schlug und Ihn danach unter den Augen von Hitler auf dem Podium umarmte. Diese oder andere, ähnliche Begebenheiten haben den Olympischen Spielen weit mehr positive Bedeutung gegeben als alle die tragischen negativen Erfahrungen. Jeder Sportler fiedert mit Freude und Enthusiasmus vier Jahre lang den Spielen entgegen. Froh den Wettbewerb der Nationen und Sportler die sich achten und schätzen erneut zu erleben.

LÄNGER ALS HUNDERT JAHREOLYMPISCHE SPIELE;ZWISCHEN ERNST UND SPASS!

1869 AthenAn den ersten Olympischen Spielen, welche die Griechen austragen durften, erinnerten diese sich an ihre Geschichte.490 vor Christus (oder nach dem Kalender der antiken Griechen : im dritten Jahr nach der 72ten Olympiade) besiegten 10‘000 Soldaten aus Athen und Platea (Sparta kam zu spät), in der Ebene von Marathon, Dario und seine Per-sern welche mit grosser Übermacht angetreten waren.Michel Bréal schlug Coubertin vor, den Mara-thonlauf als olympische Disziplin einzuführen. (Dabei erinnerte er sich an Filippide, welcher in Athen den Sieg über die Perser verkündete und danach tot umfiel.) Coubertin war begeistert. Das Rennen sollte von der Brücke in Marathon bis zum Panatinaikos-Stadion dauern, ca. 40 Kilometer weit. Nur wenige Athleten meldeten sich für diese Disziplin, 13 Griechen und vier Ausländer. Das damalige Fehlen von olympi-schen Komitees bis 1924 in Paris bedeutete, dass die Sportler selbst für die Reise zu den Spielen sorgen mussten. Es gewann der Grie-che Spyridon Louis in zwei Stunden und 58 Mi-nuten. Man munkelt, er hätte sogar Zeit gehabt unterwegs in einer Raststätte ein Glas Wein zu trinken, was schwer untersagt war. Niemand durfte den Athleten helfen, auch nicht mit einem Tropfen Wasser.„Sobald ein Gesetz erlassen ist, wird es auch umgangen“. Spyridon wurde zum griechischen Nationalheld, obwohl er bisher nur als Wasserträger gearbei-tet hatte. Eine schöne Griechin mit viel Geld wollte ihn sogar heiraten. Niemand weiss wohin sie flüchtete als sie erfuhr, dass er nur ein Was-serträger, der die Haushalte mit Trinkwasser versorgte, war.

WARUM IST DER MARATHON42 KILOMETER UND 195 METER LANG?

Damit haben die Griechen nichts zu tun! An der Olympiade von London, 1908, wurde festgelegt beim Schloss Windsor zu starten und bis zum Eingang des Stadions zu laufen, genau 41 Kilo-meter und 843 Meter. Um aber das Ziel unmit-telbar vor dem königlichen Thron aufzustellen wurde bestimmt, die Strecke um 352 Meter auf 42 Kilometer und 195 Meter zu verlängern. Die-se Distanz wurde von allen olympischen Komi-tees als definitiv akzeptiert.

1908 Olympiade in London Die neue Marathon-Distanz von 42 Kilometern und 195 Metern wurde eingeweiht. Auf der kö-niglichen Tribüne.Waren, unter anderen Persönlichkeiten, die Kö-nigin Alexandra und der berühmte Schriftstel-ler Conan Doyle. Vor dem Schloss Windsor als Teilnehmer, einer war Donando Pietri. Dieser holte nach dreissig Kilometern stark auf. Als erster erreichte er das Stadion, allerdings völlig dehydriert. Fünfmal stürzte er. Zwei Richter hal-fen ihm auf den letzten zweihundert Metern bis zum Ziel. Pietri wurde disqualifiziert und Sieger wurde der Amerikaner Jonny Hayes. Die Köni-gin schenkte Pietri als Trost eine silberne, ver-goldete Kanne. Nach der Olympiade emigrierte er nach Amerika, wo er sich mit Jonny Hayes befreundete und gemeinsam organisierte sie 22 Marathon-Rennen. Pietri gewann deren 17. Nach etlichen Jahren kehrte er, sehr vermö-gend, nach Italien zurück wo er ein Hotel eröff-nete. Das Projekt scheiterte und er mietet eine Tankstelle in San Remo. Mit dieser ging es ihm nicht besser. Pietri starb mit 57 Jahren an ei-nem Herzschlag.

Donando Pietri

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1912 Olympiade in Stockholm, ein Marathonvon 54 Jahren und etlichen Monaten….!Der Marathon fand, wie heute noch, immer am letzten Tag der Spiele statt. Es war ein extrem heisser Tag mit hoher Luftfeuchtigkeit. Der Por-tugiese Faranzisco Lazaro dehydrierte komplett, fiel auf der Strecke hin und starb. Ein Student aus Tokio, Shizo Kanakuri, 21 Jahre alt, grosser Marathonläufer schrieb sich für die Spiele ein, hatte aber das Geld für die Reise nicht. Professoren und Studenten sammelten Geld um die lange Reise zu ermöglichen. Wla-diwostok, Moskau, Stockholm, nach einer ein-monatigen Reise per Schiff und Bahn erreichte er sein Ziel.Beim 30 Kilometer war er zweiter aber ausgepo-

wert. Da erblickte er ein Frau in einem Garten mit einem Glas Wasser in der Hand, welche ihm zuwinkte einzutreten. Er trank verbotenerwei-se, setze sich auf einen Stuhl, schlief ein und erwachte nach zehn Stunden. Seit Ende des Rennens wurde er von der Polizei gesucht. Aus Scham kehrte er nicht ins Stadion zurück, sei-ne Spuren verloren sich und er kehrte auf dem Armenweg nach Japan zurück. In dieser Zeit er-schien er auf der Vermissten-Liste. 50 Jahre danach feierte in man Stockholm das Jubiläum der Olympischen Spiele. 1966 wollte ein schwedischer Journalist den vermissten ja-panischen Sportler ausfindig machen. Er fand ihn in Tokio, 76 jährig und sich immer noch an sein missliches Abenteuer erinnernd. Der Jour-nalist erreichte beim olympischen Komitee, dass Kanakuri das damalige Rennen ab dem Garten wo er geschlafen hatte, fertiglaufen durf-te. Scherzhafterweise wurde der Bitte entspro-chen. Heute kann man im olympischen Museum in Lausanne die Zeit von Kanakuri nachlesen: 54 Jahre, 8 Monate, 6 Tage, 50 Stunden, 32 Minuten und 50 Sekunden!

Genug der Geschichten! Dies sind längst nicht alle lustigen oder tragi-schen Ereignisse rund um die Olympischen Spiele, welche diese äusserst menschlich ge-prägt haben. Wer mehr erfahren will findet heu-te noch viele, interessante Berichte zu den ver-gangenen Olympiaden.

Leo Berti / frei übersetzt ph

Shizo Kanakuri

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ALPTRANSIT: MOLTI GLI STIMOLI MA PERNOI FITTI I COMPITI NUOVI

Di botto un amico vuole sapere quali siano le mie attese come ticinese per Alptransit. Il pri-mo pensiero è di fierezza per quanto minatori e ingegneri hanno fatto. C’è, ed è ricco di nomi, l’elenco delle Kunststätte Schweiz: ma ora la prima dovrà pur essere l’audacia di concepire e realizzare con altissimi capacità tecnica il trafo-ro di Alptransit.Poi affiorano altre riflessioni. Quella sulla nostra scuola è la prima. Si infittiscono i contatti con i nostri confederati. Il contatto dovrà essere vero, intenso, spontaneo, non di prammatica. Basta con gli stereotipi dei züchitt e dei cincali, basta, finalmente con gli inutili (e diseducativi) slogan contro «Berna che non ci capisce» e contro i «balivi federali».Ma qui viene il punto dolente: il frequente tra-ballare del tedesco dei nostri giovani (anche stu-denti). Spesso hanno difficoltà a fare un discor-setto che non sia impacciato. Certo, vi sono lodevoli eccezioni, ma appunto, non dobbiamo costruire sulle eccezioni bensì sullo stato nor-male, corrente, effettivo. Tedesco e inglese sono fondamentali per i ticinesi e le svizzere-i-taliane: devono muoversi in queste lingue con scioltezza.Questo sia per i contatti svizzeri sia con una Germania che sempre più è in espansione. Ba-sti pensare alle circa 270 cattedre di tedesco aperte in questi anni in Cina, cattedre fortuna-

tamente assegnate in notevoli proporzioni a svizzeri e svizzere. Grazie a una intelligente «po-litica linguistca» all’estero condotta dalla nostra diplomazia! L’italiano si difende anche parlando in tedesco e argomentando in tedesco, nelle varie com-missioni sia statali sia private: l’82% delle de-cisioni importanti prese in Svizzera sono oggi discusse in tedesco; e la cosa durerà certo a lungo. Dobbiamo impegnarci ancora più a fon-do, anche come Dipartimento della scuola.Alcuni almanaccano sul fatto che a Bellinzona (che sarà capolinea per 20 anni) gli affitti sono più bassi e accostabili che non a Lugano. Ci sarà, vaticinano, un pendolarismo (abitare a

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Bellinzona, lavorare a Lugano). Ma sono prono-stici realistici? Non è detto che anche Bellinzo-na perchè capolinea non veda crescere prezzi di terreni e di alloggi.Quanto conta è pensare alle grandi dilatazioni di orizzonti che Alptransit offre: apertura, nuove possibilità per i giovani che, per altro, potranno emigrare più agevolmente. Ma la concorrenza (e viva) l’avranno anche in casa, con puntate di zurighesi spesso molti audaci. Ma dagli aumen-tati impegni i giovani ticinesi usciranno affinati, sperimentati, agguerriti.E il turismo? Non penso che possiamo attender-ci un flusso enorme di turisti grazie alla Neat. La gente si sposta spesso, pratica il mordi e fuggi, sì che la vacanza-tipo è di 3-4 giorni. E poi, senza alcuna volontà critica ma con l’amore che da decenni nutriamo per il nostro Cantone, cosa abbiamo di sereno e di natura da offrire? Addolora vedere come noi ticinesi (anche a li-vello di singoli proprietari) abbiamo trattato il territorio in questi ultimi decenni. Basta spor-gere la testa dal finestrino tra Bironico fino a Lugano, guardare alla confusione edilizia del piano del Vedeggio, dello Scairolo. E sul piano di Magadino (l’altro ieri qualcuno lo diceva pol-mone verde del Cantone)? Un susseguirsi di ga-rages, distributori di benzina, con file infinite di auto d’occasione? È questo quello che viene a cercare da noi il turista estero? Da secoli (vedi Merian, Lory, ecc.) grande è l’importanza che

la coscienza svizzera attribuisce al paesaggio e alla rappresentazione del territorio. E noi abbia-mo troppo cemento in giro!Da decenni storici, geografi e storici dell’arte argomentano sul Ticino e altre zone con la chia-ve della perifericità (durata secoli, compreso ad esempio l’agire dei Seregnesi). Ogni la periferi-cità secolare viene meno: siamo immessi in un cerchio ampio di contatti paneuropei. Una spro-ne per tutti e tutte. E (ma è un inciso che tocca poche persone) come in decenni passati pittori e artisti andavano a Parigi (come centro unico; Anker, Giacometti) oggi è pensabile che artisti esteri e svizzeri giungano da noi, come non è escluso che pittori svizzero italiani impiantino il loro atelier a Zurigo (e dintorni) o, poniamo, a Düsseldorf (che per decenni è stata uno dei centri di innovazione artistica ed intellettuale).Certo è che la periferia sarà presto un arma-mentario d’analisi che andrà in pensione, an-che se non crediamo molto che riusciremo ad attirare interessi e turisti argomentando su «Ti-cino-città» come hanno fanno taluni pochi giorni fa in una trasmissione televisiva. Oggi si spreca spesso la parola epocale: ma questa volta è a posto e per l’ingegneria svizze-ra e per la storia del Paese parlare di una svolta epocale è più che mai legittimo e meritato.

o.l.

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Come deciso all’assemblea gene-rale ordinaria del 11.03.2016, il CBT quest’anno non organizza nes-sun torneo al grottino di Allschwil nell’ambito del programma regio-nale della Bocciavereinigung beider Basel.

CIRCOLO BOCCIOFILO TICINESEBASILEA

Verrà organizzato entro la fine di settembre so-lamente il torneo sociale con piccola festa e ce-netta di fine stagione all’aperto, dove possono partecipare ogni membro attivo e passivo.

Wie an der ordentlichen Generalversammlung vom 11.03.2016 beschlossen, der CBT organi-siert dieses Jahr kein Turnier im Rahmen des Programmes der Bocciavereinigung beider Ba-sel auf den Bahnen des Grottino in Allschwil.

Bis Ende September findet die Vereinsmeister-schaft statt, mit anschliessendem kleinem Fest für den Saisonschluss im Freien, wo alle Aktiv- und Passivmitglieder mitmachen können.

Per il CBT Ivano Lafranchi

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SCUOLA PRO TICINOBASILEA CITTÀ E CAMPAGNA

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INTERNET PRO TICINO

Informazioni varie sulle attività della Pro Ticino con tutte le sue sottosezioni in Svizzera e all’estero le trovate sotto il sito. http://www.proticino.ch/

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STORIA PARTICOLARE DEL GROTTOSANTA MARGHERITA DI STABIO

La storia di quest’osteria è partico-lare e vale la pena raccontarla. Ven-ne fondata da Nicola Manghera di Stabio, mio nonno materno, nell’or-mai lontano 1913 con il nome di «Osteria del Commercio». Ottenne la prima patente di esercizio pubbli-co il 23 agosto 1913.Nonno Nicola era uno scalpellino, un

«picapreda», che lavorava soprattutto nella Sviz-zera Romanda, nelle cave di sasso di Neuchâtel e del Giura (Le Pont de Martel, La Brévine, Saint Imier) come d’altronde molti suoi conterranei.Per incidente sul lavoro, smise quest’attività e si dedicò al commercio di vini e liquori che importava dall’Italia e rivendeva nei cantoni ro-mandi. Si stabilì a Clarens (VD) con la famiglia fino al giorno in cui nacque un ulteriore figlio.La moglie, Antonietta Pellegrini, pure lei di Sta-bio, rimasta incinta decise, come si usava a quel tempo, di rientrare presso i suoi genitori a Stabio per partorire e rimanere fino allo svezza-mento del nascituro.È a questo punto che il nonno Nicola, spinto anche dagli amici di Stabio, decise di tornare al paese natio con il resto della famiglia. Il nonno

Nicola era una persona solare, che suscitava simpatia, estrosa e piena di iniziative.Aprì nel nucleo del paese di Stabio l’Osteria del-la Spada e nel contempo iniziò la fabbricazione del sapone, dopo un corso di formazione a Mila-no. Affittò due locali in un vicino edificio e istallò le caldaie per la cottura degli ingredienti.A Stabio si stavano avvicinando le elezioni co-munali e il clima era, come al solito, rovente. Comandavano i conservatori (uregiatt), contra-stati ferocemente dai liberali (v. anche «I fatti di Stabio» con sparatorie e morti).Il proprietario dello stabile con le caldaie del sapone, noto avvocato conservatore, fece pres-sione sul nonno, liberale, per fargli «voltar mar-sina», pena lo sfratto dai locali. Non accettò il ricatto, chiamò a raccolta amici e parenti e co-struì due locali a Santa Margherita, fuori Stabio, dove possedeva un terreno a ridosso della fron-tiera italo-svizzera.Caricò la sua attrezzatura sui carri e la trasferì in quel luogo. Era l’anno 1910 e l’Europa si sta-va avvicinando pericolosamente alla prima guer-ra mondiale (1914-1918). La crisi alimentare aveva ormai attanagliato i popoli, specialmente l’Italia. Nonno Nicola lo costatò di persona ve-dendo arrivare a Santa Margherita, dall’Italia, numerosa gente dai vicini paesi italiani di Bizza-rone, Casanova, Rodero, che cercava di acqui-stare di tutto, specialmente generi alimentari o coloniali.Da buon commerciante, aggiunse un’ala alla casa, trasferì la numerosa famiglia (genitori e 5 figli) e, nel 1913 ottenne la prima patente di esercizio pubblico. Destinò un locale a negozio di coloniali e l’esterno a osteria per la mescita di vini, birra e liquori. Gli italiani dei vicini paesi arrivavano al confine e acquistavano di tutto. La frontiera era ancora aperta e tanti si fermavano all’osteria. Un buon successo!Decise perciò di aggiungere un ulteriore ala alla casa con un ampio salone e un appartamentino sopra lo stesso. Si ballava con il «verticale» e si giocava a bocce. Non mancarono però i sacrifici e gli stenti. Proprio in quell’anno fallirono alcune banche, lasciando in bolletta molte persone, tra

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le quali anche nonno Nicola. Per fortuna però, la solidarietà aveva ancora un valore a quei tem-pi. Amici e parenti, per un tozzo di pane, come diceva il nonno, lo aiutarono a portare a tetto la casa, costruendo perfino i mattoni (i mulun) con la ghiaia del vicino fiume Gaggiolo.Nel 1914 scoppiò però la prima guerra mon-diale. Le frontiere vennero chiuse e le azioni di contrabbando aumentarono. In una vicina casa si addestravano i cani contrabbandieri che tra-sportavano sul dorso sacchetti di merci varie nelle due direzioni: verso l’Italia, con caffè, si-garette, coloniali e al ritorno in Svizzera con so-prattutto riso.Aumentarono anche i controlli di frontiera delle Guardie Svizzere e della Guardia di Finanza ita-liana. Il nonno Nicola è citato anche in un episo-dio di violazione del confine da parte di Guardie di Finanza italiane, finito fin sulle scrivanie del Consiglio Federale a Berna. Sembra che alcuni finanzieri italiani si siano appostati su territorio svizzero per cercare di catturarlo e trascinarlo in Italia. Non ci riuscirono e ne nacque un inciden-te diplomatico. La vita era grama per tutti. Nonno Nicola tenne alcune bestie nei locali delle caldaie del sapo-ne: cavallo, mucche, maiale, galline e conigli. Aveva inoltre sufficiente terreno attorno alla casa per coltivare patate, mais e ortaggi. Nel 1915 arrivò l’Esercito Svizzero che occupò il salone dello stabile fino alla fine del conflit-to con una decina di soldati che pattugliavano il confine con le Guardie Federali. Provenivano dalla regione di Zurigo. Dormivano nella paglia, si nutrivano con la loro cucina da campo, usa-vano una grossa stufa per riscaldarsi, istallata nel mezzo del locale e il camino. La famiglia del nonno ne beneficiò di questa presenza; con la cucina militare mangiavano un po’ tutti. Durante la seconda guerra mondiale erano i fascisti e le truppe tedesche che presidiavano il confine. Da ambo le parti, verso la fine del conflitto, s’intravvedevano nidi di mitragliatrici che, in Italia cercavano di dissuadere la gente dal fuggire in Svizzera e in territorio elvetico per difendere il territorio da eventuali invasioni te-desche.Nonno Nicola, al quale piaceva disegnare e pit-turare, pensò bene di pitturare sul muro che guarda verso il territorio italiano i tre simboli della Confederazione: il Generale Henri Gui-san, comandante in capo delle truppe svizze-re in tempo di guerra, l’Elvezia (riprodotta sulla moneta da cinque franchi) e il mitico Gugliel-mo Tell. Era il 1943! Voleva forse essere una provocazione nei confronti dei tedeschi che ci

guardavano attraverso la rete? Ne era capace. Le figure sono sempre là. Nonno Nicola morì nel 1963 a 92 anni. Da al-lora il grotto è sempre funzionante. È rinoma-to specialmente per i suoi formaggini, salumi, cene alla buona di ogni genere, apprezzate so-prattutto dai cacciatori che avevano elevato il Grotto Santa Margherita a loro quasi sede na-turale annuale.Dal 1983 la famiglia Manghera ha delegato a diversi gerenti la conduzione del grotto. Dallo scorso 1. aprile 2015 l’esercizio pubblico gesti-to da una coppia di italiani provenienti dalla To-scana che fino ad oggi ha dimostrato di saperci fare e il successo sembra garantito.La zona, con la sua chiesetta del 1500 dedicata a Santa Margherita, è considerata oggi come zona verde apprezzata soprattutto da famiglie, cicloturisti, adatta per passeggiate a piedi e a cavallo.

IreneTesto di mio cugino Elio, un grazie particolare

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DIE BESONDERE GESCHICHTEDES «GROTTO SANTA

MARGHERITA» IN STABIODie Geschichte dieser Osteria ist eine speziel-le und auch wert, erzählt zu werden. Sie wurde bereits 1913 von Nicola Manghera aus Stabio, meinem Grossvater mütterlicherseits, gegrün-det und «Osteria del Commercio» genannt. Die erste Betriebsbewilligung wurde am 23. August 1913 ausgestellt.

Mein Grossvater war Steinmetz, ein Steinhauer, welcher vor allem in der Swiss Romande, in den Steinbrüchen von Neuchatel und des Jura (Le Pont de Martel, La Brévine, St. Imier) mit vielen seiner Landsleute tätig war. Nach einem Arbeit-sunfall gab er diese Tätigkeit auf und widmete sich dem Handel mit Weinen und Alkoholika aus Italien, die er im Welschen verkaufte. Er lebte mit seiner Familie bis zur Geburt eines weiteren Sohnes in Clarens (VD). Seine Frau An-tonietta Pellegrini, ebenfalls aus Stabio, wollte zur Geburt in die Heimat zu ihren Eltern. Also entschied auch Nonno Nicola, zudem von sei-nen Freunden in Stabio motiviert, mit seiner Fa-milie in die Heimat zurück zu kehren.Nonno Nicola war eine schillernde Person, die Sympathien weckte, neugierig und voller Initiati-ve. Im Dorfzentrum von Stabio eröffnete er die

«Osteria della Spada» und gleichzeitig begann er, nach einer Ausbildung in Mailand, mit der Produktion von Seife. Er mietete zwei Lokale und installierte die Kocher für die Seife.

In Stabio waren Wahlen und die Stimmung war wie immer aufgeheizt. Befehlen taten die Kon-servativen (uregatt), die von den Liberalen (s. auch «fatti di Stabio» mit Schiessereien und Toten) leidenschaftlich bekämpft wurden. Der Eigentümer der Liegenschaft, ein konservativer Anwalt, übte Druck auf Nonno Nicola aus. Er sollte die Seiten wechseln, sonst würden ihm die Räume gekündigt. Er widersetzte sich der Erpressung und baute mit Unterstützung von Familie und Freunden in Santa Margherita, au-sserhalb Stabio, wo er ein Grundstück an der italienischen Grenze besass, die eigenen zwei Räume. Er lud seine gesamte Ausrüstung auf Karren und fuhr sie dorthin.

Es war 1910 und Europa war schon gefährlich nahe an einem Welt-Krieg (1914-1918). Die Völ-ker litten bereits unter der Lebensmittelknapp-heit, besonders in Italien. Nonno Nicola stellte fest, dass viele Leute aus Italien, aus Bizza-rone, Casanova und Rodero kamen um in der Schweiz alles zu kaufen. Speziell Lebensmittel und Kolonialwaren. Er baute am Haus einen Flügel an und brach-te dort seine gesamte Familie unter (Eltern mit fünf Kindern) und 1913 erhielt er die erste Be-triebsbewilligung. Er richtete ein Lokal als La-den ein und davor im Freien eine Schankstube für Weine, Bier und Schnäpse. Die Italiener aus den umliegenden Dörfern kauften alles. Die Grenze war noch offen und sie besuchten die Wirtschaft. Ein grosser Erfolg! Daher entschied er sich, das Haus um einen Anbau mit einem Saal und einer darüber liegenden Wohnung zu erweitern. Es waren allerdings harte Zeiten wel-che Opfer forderten. Zu jener Zeit gingen etli-che Banken unter und hinterliessen viele Leute, darunter auch Nonno Nicola, ihrem Schicksal. Zum Glück hatte in diesen Zeiten die Solidarität noch Bedeutung. Freunde und Verwandte halfen

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mit („für ein Stückchen Brot» wie Nonno sich ausdrückte), den Bau sogar in Stein gemauert, beenden zu können. 1914 brach der Weltkrieg aus. Die Grenzen wa-ren geschlossen und der Schmuggel blühte. In einem Nachbarhaus wurden Hunde ausgebil-det, die lernten, Ware auf ihrem Rücken in bei-de Richtungen zu transportieren. Nach Italien, z.B. mit Kaffee und Zigaretten und umgekehrt mit Lebensmitteln vor allem Reis. Aber auch die Grenzkontrollen wurden verstärkt. Nonno Nicola war bei der italienischen Guardia di Finanza im Zusammenhang mit Grenzverletzungen erwähnt. Der Fall landete in Bundesbern. Scheinbar hat-ten die Italiener versucht, den Delinquenten auf Schweizer Boden zu fassen und nach Italien zu bringen. Es entstand daraus ein diplomatischerFall.Es war für alle ein elendes Leben. Nonna Ni-cola hielt einiges Vieh in seiner Seifensiederei; Pferd, Kühe, Schweine, Hühner und Hasen. Zu-dem hatte er genügend Land um Kartoffeln, Mais und Gemüse anzupflanzen.1915 kam die Armee und belegte bis zum Ende des Krieges mit einem Dutzend Soldaten den Saal. Diese patrouillierten die Grenze gemein-sam mit der Grenzwache. Aus Zürich stam-mend, schliefen sie auf dem Stroh im Saal und ernährten sich von ihrer Feldküche. Als Heizung hatten sie einen grossen Ofen im Saal mitten im Raum installiert.Die Familie des Grossvaters profitierte davon, denn die Feldküche ernährte praktisch auch die ganze Familie.

Während des zweiten Weltkrieges waren es die Faschisten und die Deutschen, die die Grenze kontrollierten. Gegen Ende des Konflikts fand man auf beiden Seiten bemannte Maschinen-gewehrnester. Auf italienischer Seite versuch-te man die Leute zu überzeugen nicht in die Schweiz zu fliehen, um das Gebiet vor deut-scher Invasion verteidigen zu können. Nonno Nicola, der gerne zeichnete und malte, brachte an der Hauswand gegen Italien die drei helveti-schen Symbole an: General Guisan Befehlsha-ber während des Krieges, Helvetia (Prägung auf dem fünf Frankenstück) und den mystischen Wilhelm Tell.Es war 1943! Wollte er die Deutschen, welche durch das Gitter schauten provozieren? Gut möglich, es war ihm zuzutrauen. Die drei Sym-bole sind heute noch da.Nonno Nicola starb 1963 im Alter von 92 Jah-ren. Seit dem funktioniert das Grotto immer noch und ist besonders für seine Formaggini

und Wurstwaren bekannt. Gutes Essen verschie-dener Art, vor allem von den Jägern geschätzt. Diese haben das Grotto als ihren Stammsitz erkoren.Seit 1983 hat die Familie Manghera den Betrieb an diverse Wirte verpachtet. Seit April 2015 be-weist ein Paar aus der Toscana was sie können und haben grossen Erfolg damit. Die Gegend mit seinem Kirchlein aus dem 1500, S. Marghe-rita gewidmet, gilt heute als Erholungszone für Familien, Wanderer Velofahrer und Reiter und ist sehr geschätzt.

Irene KunzText meines Cousins Elio,ein grosses DankeschönFoto: Noldi Geier

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ASSEMBLEA PRO TICINO BASILEA CITTÀ E CAMPAGNA

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ca’ nossa - Organo sociale semestrale d’informazione della PRO TICINO Basilea

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