CAMPOBASSO Inaugurazione STAGIONE 2017-2018 … STAMPA... · Una semplice spinta commerciale o...

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TEATRO SAVOIA CAMPOBASSO Inaugurazione STAGIONE 2017-2018 DOMENICA 26 NOVEMBRE ore 21.00 EMIR KUSTURICA & THE NO SMOKING ORCHESTRA live SPETTACOLO FUORI ABBONAMENTO Il Molise ospita per la prima volta Emir Kusturica, regista, attore, musicista e sceneggiatore serbo, che accompagnato dalla No Smoking Orchestra sancirà l’avvio ufficiale delle attività del Teatro Savoia a Campobasso. Un preludio straordinario in vista della presentazione della nuova stagione teatrale organizzata dalla Fondazione Molise Cultura e promossa dalla Regione Molise. Fresco della candidatura alla 73ª Mostra internazionale d'arte cinematografica di Venezia con il suo “On the milky road” (Lungo la Via Lattea), Emir Kusturica è protagonista del film insieme a Monica Bellucci, curando anche la regia e la colonna sonora con la sua No Smoking Orchestra, gruppo nato a Sarajevo nel 1980 nel quale, oltre a curare tutta la parte scenografica dei concerti, canta e suona la chitarra elettrica. Come regista esordisce nel 1981 con Ti ricordi di Dolly Bell?, che conquista il Leone d'oro per la Migliore opera prima alla Mostra del cinema di Venezia. Nel 1985, con Papà...è in viaggio d'affari, si aggiudica la Palma d'oro al Festival di Cannes. Nel 1989 dirige Il tempo dei gitaniche vince il Gran Premio della regia a Cannes. Nel 1992 dirige il suo primo e unico film americano, Arizona Dream. Nel 1995 è autore di Underground, premiato con la Palma d'oro a Cannes. Con il famoso Gatto nero, gatto biancovince, nel 1998, un Leone d'Argento alla Mostra del cinema di Venezia. Il 2004 è l'anno di La vita è un miracolo, un adattamento balcanico della storia di Romeo e Giulietta girato sulle montagne di Mokra Gora. Lì, con la troupe costruisce un villaggio in legno, Kustendorf. Il villaggio, da allora aperto al pubblico, vince nel 2005 il premio europeo di architettura Philippe Rotthier. Nel 2007 esce il film Promettiloe nel 2008 il documentario Maradona(Feltrinelli Real Cinema) e il suo lungometraggio Cool Waternel 2012. Il suo primo libro - un romanzo a sfondo autobiografico - è pubblicato nel 2011 da Feltrinelli e si intitola Dove sono in questa storia. Nel 2016 esce, sempre per la stessa casa editrice, Lungo la Via Lattea.

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TEATRO SAVOIA CAMPOBASSO

Inaugurazione STAGIONE 2017-2018

DOMENICA 26 NOVEMBRE ore 21.00

EMIR KUSTURICA & THE NO SMOKING ORCHESTRA live

SPETTACOLO FUORI ABBONAMENTO

Il Molise ospita per la prima volta Emir Kusturica,

regista, attore, musicista e sceneggiatore serbo, che

accompagnato dalla No Smoking Orchestra sancirà

l’avvio ufficiale delle attività del Teatro Savoia a

Campobasso. Un preludio straordinario in vista della

presentazione della nuova stagione teatrale organizzata

dalla Fondazione Molise Cultura e promossa dalla

Regione Molise.

Fresco della candidatura alla 73ª Mostra internazionale d'arte cinematografica di Venezia

con il suo “On the milky road” (Lungo la Via Lattea), Emir Kusturica è protagonista del

film insieme a Monica Bellucci, curando anche la regia e la colonna sonora con la sua No

Smoking Orchestra, gruppo nato a Sarajevo nel 1980 nel quale, oltre a curare tutta la parte

scenografica dei concerti, canta e suona la chitarra elettrica.

Come regista esordisce nel 1981 con “Ti ricordi di Dolly Bell?”, che conquista il Leone

d'oro per la Migliore opera prima alla Mostra del cinema di Venezia. Nel 1985,

con “Papà...è in viaggio d'affari”, si aggiudica la Palma d'oro al Festival di Cannes. Nel

1989 dirige “Il tempo dei gitani” che vince il Gran Premio della regia a Cannes. Nel 1992

dirige il suo primo e unico film americano, “Arizona Dream”. Nel 1995 è autore

di “Underground”, premiato con la Palma d'oro a Cannes. Con il famoso “Gatto nero,

gatto bianco” vince, nel 1998, un Leone d'Argento alla Mostra del cinema di Venezia. Il

2004 è l'anno di “La vita è un miracolo”, un adattamento balcanico della storia di Romeo e

Giulietta girato sulle montagne di Mokra Gora. Lì, con la troupe costruisce un villaggio in

legno, Kustendorf. Il villaggio, da allora aperto al pubblico, vince nel 2005 il premio

europeo di architettura Philippe Rotthier. Nel 2007 esce il film “Promettilo” e nel 2008 il documentario “Maradona” (Feltrinelli

Real Cinema) e il suo lungometraggio “Cool Water” nel 2012.

Il suo primo libro - un romanzo a sfondo autobiografico - è pubblicato nel 2011 da

Feltrinelli e si intitola “Dove sono in questa storia”. Nel 2016 esce, sempre per la stessa

casa editrice, “Lungo la Via Lattea”.

Emir Kusturica ha inoltre curato la direzione artistica del progetto multimediale “Magna

Grecia” presso l’Arena Sinni sul lago artificiale dell’invaso di Montecotugno, a Senise in

Basilicata nel giugno 2016. Nello scorso agosto è stato uno dei protagonisti dello Sponz

Fest di Calitri, diretto da Vinicio Capossela. La No Smoking Orchestra parteciperà inoltre

alla realizzazione del progetto internazionale cinematografico e musicale “Verdiana” con la

regia dello stesso Emir Kusturica, in collaborazione con il Teatro La Fenice di Venezia.

Biglietti in prevendita dal 20 novembre presso il botteghino della Fondazione Molise

Cultura, Palazzo Gil, Via Milano 15 a Campobasso.

Ulteriori informazioni: www.fondazionecultura.it

INFO E PREVENDITE

Descrizione Settore INTERO

Platea Platea € 35,00

1° Ordine Sedie Palco, settore A € 30,00

2° Ordine Sedie Palco, settore B € 25,00

3° Ordine Sedie Palco, settore C € 20,00

4° Ordine Sedie Palco, settore D € 15,00

1° Ordine Sgabelli Galleria, settore A € 15,00

2° Ordine Sgabelli Galleria, settore B € 15,00

3° Ordine Sgabelli Galleria, settore C € 10,00

4° Ordine Sgabelli Galleria, settore D € 10,00

Orario botteghino

Giorno Mattina Pomeriggio

LUNEDI' 10:00 - 13:00 15:00 - 18:00

MARTEDI' 10:00 - 13:00 ***

MERCOLEDI' 10:00 - 13:00 15:00 - 18:00

GIOVEDI' 10:00 - 13:00 ***

VENERDI' 10:00 - 13:00 ***

SABATO *** ***

DOMENICA* *** ***

* Il giorno dello spettacolo apertura botteghino in Piazza Prefettura ore 18:00

Per informazioni scrivere a:

[email protected]

TEATRO SAVOIA CAMPOBASSO

STAGIONE 2017-2018

12 e 13 DICEMBRE 2017 ore 21.00 MARIANGELA D’ABBRACCIO - GEPPY GLEIJESES

FILUMENA MARTURANO di Eduardo De Filippo

con Nunzia Schiano Mimmo Mignemi

e con Ylenia Oliviero Elisabetta Mirra

Agostino Pannone Gregorio De Paola

Adriano Falivene Fabio Pappacena

scene e costumi Raimonda Gaetani regia LILIANA CAVANI

Filumena Marturano – forse la commedia italiana del dopoguerra più conosciuta e rappresentata all’estero –

ha un ruolo centrale nella produzione di Eduardo De Filippo, collocandosi tra i primi testi di quella Cantata

dei giorni dispari che, a partire da Napoli milionaria!, raccoglie le opere più complesse e problematiche in cui

si riversano i drammi, le ansie e le speranze di un Paese e di un popolo sconvolti dalla guerra. Nel dramma di

Filumena, che rifiuta di rivelare all’amante quale dei tre figli da lei messi al mondo sia suo, De Filippo

dichiarava di aver inteso rappresentare un’allegoria dell’Italia lacerata e in larga misura depauperata anche

moralmente, e prefigurarne la dignità e la volontà di riscatto. Ispirato da un fatto di cronaca dal quale

Eduardo ha costruito una delle più belle commedie dedicata alla sorella Titina. È la storia di Filumena

Marturano e Domenico Soriano: lei è caparbia, accorta, ostinata contro tutto e tutti nel perseguire la propria

visione del mondo, con un passato di lotte e tristezze, decisa a difendere fino in fondo la vita e il destino dei

suoi figli: è la nostra “Madre Coraggio”. Lui borghese, figlio di un ricco pasticciere, “campatore”, amante e

proprietario di cavalli da corsa, un po’ fiaccato dagli anni che passano e dalla malinconia dei ricordi, è stretto

in una morsa dalla donna che ora lo tiene in pugno e a cui si ribella con tutte le sue forze. Ma è soprattutto la

storia di un grande amore.

La commedia porta al pubblico il tema, scottante in quegli anni, dei diritti dei figli illegittimi. Il 23 aprile 1947,

infatti, l’Assemblea Costituente approvò l’articolo che stabiliva il diritto-dovere dei genitori di mantenere,

istruire ed educare anche i figli nati fuori dal matrimonio, mentre otto anni più tardi, nel febbraio del 1995,

venne approvata la legge che abolì l’uso dell’espressione “figlio di N.N.”. Nel ruolo di Filumena e Domenico

due grandi protagonisti della scena italiana: Mariangela D’Abbraccio che ha iniziato la sua carriera diretta da

Eduardo nella Compagnia di Luca De Filippo e Geppy Gleijeses, allievo prediletto di Eduardo che per lui nel

’75 revocò il veto alle sue opere. A dirigere la commedia la più grande regista di cinema al mondo, italiana e

donna, Liliana Cavani, che con questo allestimento ha debuttato nella Prosa.

Secondo la più lunga, meticolosa e bella didascalia mai scritta da Eduardo, la più celebre eroina del suo teatro

appare in scena, mentre le ultime luci del giorno dileguano. È in piedi sulla soglia della camera da letto, le

braccia conserte in atto di sfida; in camicia da notte, piedi nudi nelle pantofole scendiletto, capelli in

disordine, con qualche filo grigio che denuncia tutti i suoi quarantotto anni e un «atteggiamento da belva

ferita, pronta a spiccare il salto sull’avversario». Domenico Soriano è nell’angolo opposto della stanza e del

palcoscenico, come in un ideale ring di pugilato. È un bel cinquantenne solido e giovale, che s’è goduto la vita

grazie ai soldi della pasticceria lasciatagli dal padre. Da giovanotto lo chiamavano don Mimì (come il

gaudente figlio di Eduardo Scarpetta) ed era famoso per i cavalli, le donne e i capricci. Ora se ne sta lì,

pantaloni e giacca di pigiama sommariamente abbottonati, «pallido e convulso di fronte a Filumena, a quella

donna “da niente” che per tanti anni è stata trattata da lui quasi come una schiava e che ora lo tiene in

pugno». Agli altri due angoli della stanza, in attesa – sembrano i “secondi” dei pugili che stanno per

affrontarsi – ci sono Rosalia Solimene, una donna del popolo che da sempre aiuta Filumena, e Alfredo

Amoroso, «che riassume tutto il passato del suo padrone».

Domenico è furente perché Filumena, una ex prostituta che da anni vive con lui come la più paziente e

sottomessa delle mogli, è riuscita a strappargli un matrimonio, facendogli credere che era in punto di morte.

Poi, dopo quelle nozze in articulo mortis, era balzata dal letto, guaritissima e ferocemente soddisfatta di aver

ripreso il suo posto legittimo nella casa che per tanti anni aveva contribuito a far prosperare. A quello

stratagemma estremo s’era risolta perché, dopo mille avventure da lei sopportate in silenzio, il suo uomo

voleva ora darle il benservito, per sposare una ragazza di vent’anni. E non era tutto, perché con una

sorprendente rivelazione aveva raccontato di avere tre figli segreti, già grandi, e per giunta cresciuti a balia

grazie ai denari rubati a Soriano. Questi va su tutte le furie, dichiara che il matrimonio gli è stato carpito con

l’inganno e ne ottiene l’annullamento.

Allora l’indomabile Filumena ripiega su un altro più sottile espediente: uno dei tre giovanotti è figlio di

Domenico. Quale? La donna lascia la casa, la sua casa, portandosi via il segreto. Domenico, attanagliato dalla

più angosciosa curiosità, la supplica di rivelargli la verità; ma intanto riscopre tutte le qualità umane di quella

donna. E per non lasciarsi sfuggire il figlio, acconsente a liberarsi della fidanzata, a sposare – questa volta

davvero – Filumena e a prendersi in casa i tre giovani. Ma nemmeno diventata moglie Filumena svelerà il

segreto. Madre di tutti e tre, non accetterà che uno di loro goda di qualche privilegio. Così, alla fine,

Domenico li accetterà tutti serenamente, ripetendo le parole di lei: «’E figlie so’ ffiglie… E so’ tutte eguale…

Hai ragione Filume’, hai ragione tu!».

Maurizio Giammusso da “Vita di Eduardo”, Edizioni Minimun Fax

TEATRO SAVOIA CAMPOBASSO

STAGIONE 2017-2018

21 GENNAIO 2018

MASSIMO DAPPORTO

UN BORGHESE PICCOLO PICCOLO Tratto dall’omonimo romanzo di Vincenzo Cerami

Adattamento e Regia Fabrizio Coniglio

con Susanna Marcomeni, Roberto D’Alessandro, Fabrizio Coniglio,

Federico Rubino

Musiche originali Nicola Piovani

Scene Giuseppe Di Pasquale

Costumi Sandra Cardini

Assistente alla Regia Alessandro Marmorini

Assistente ai Costumi Alice Rinaldi

Perché riprendere un capolavoro del passato e riproporlo nel nostro tempo? Una semplice spinta commerciale o forse una storia tremendamente attuale? “Un borghese piccolo piccolo” è un romanzo straordinario di Vincenzo Cerami da cui è stato tratto, in un secondo tempo, il capolavoro cinematografico di Monicelli. Il romanzo, che diverge dal film in alcuni nodi narrativi essenziali, è un ritratto di agghiacciante attualità. La peculiarità del romanzo è la tinta grottesca, che si cerca

di ripercorrere nell’adattamento di Fabrizio Coniglio, con cui Cerami descrive le umili aspirazioni del protagonista Giovanni, il borghese piccolo piccolo. Quella che metteremo in scena sarà infatti una tragicommedia che nella prima parte regalerà momenti di comicità a tratti esilarante. Il Borghese piccolo piccolo è Giovanni Vivaldi, un uomo di provincia che lavora al ministero, il cui più grande desiderio è quello di “sistemare” suo figlio Mario, proprio in quel ministero in cui Giovanni lavora da oltre trent’anni. Ma come ottenere una raccomandazione per il figlio? Ecco l’inizio della sua ricerca disperata di una “scorciatoia”, in questo caso rappresentata dalla Massoneria, per garantire un futuro al figlio. Le aspirazioni, il desiderio di raggirare le regole che una società democratica e civile impone, sembrano quasi connaturate nell’animo di ogni cittadino italiano. La Scorciatoia o la raccomandazione è avvertita dalla nostra società come qualcosa di necessario per sopravvivere: forse, in fondo, non crediamo più nella possibilità di essere tutti uguali di fronte alla legge e nelle pari opportunità di emancipazione sociale ed economica. Questo è lo snodo più fortemente attuale della storia che metteremo in scena. Racconteremo questo grande romanzo classico con il sorriso, che solo i grandi autori come Vincenzo Cerami hanno saputo e sanno ancora regalarci. Per questo motivo ci affidiamo all’arte di un grande interprete del nostro Teatro: Massimo Dapporto, capace di rendere il ridicolo e il tragico nello stesso tempo, regalando grande umanità e semplicità alla famiglia Vivaldi.

TRAMA Giovanni e Amalia discutono di come il figlio Mario potrà trovare un lavoro ora che ha conseguito il diploma di ragioniere. Giovanni apprende che si terrà un concorso per 1200 nuovi posti allo stesso ministero in cui lavora. Giovanni decide di iscrivere Mario, ma sapendo che lui non potrebbe farcela, va a chiedere al capufficio se può favorirlo. Il dirigente gli spiega che nel concorso vi sono due prove, una orale e una scritta; in quella orale può favorire Mario, ma in quella scritta no. Il capufficio, però, vedendo Giovanni abbattuto, gli chiede se è disposto ad entrare nella Massoneria, in modo da poter conoscere anche lui il contenuto del test, usufruendo dei "vantaggi" che godono i membri della loggia. Giovanni accetta, entra nella Massoneria e, qualche settimana prima del concorso, ottiene dal capufficio le risposte dell'esame, che fa imparare a memoria a Mario. Il giorno del concorso Giovanni e Mario si stanno recando al ministero, ma dei rapinatori che stanno scappando sparano e accidentalmente colpiscono Mario che muore. Amalia, per il dolore della morte del figlio, rimane vittima di una trombosi. Giovanni si abitua al nuovo modo di vivere, ma un giorno, quando si reca in questura per vedere i sospettati, riconosce l'assassino e non dice niente. L'assassino viene rilasciato e mentre ritorna viene seguito da Giovanni che lo cattura e lo porta nella sua baracca vicino al lago dove con del fil di ferro lo lega e lo imbavaglia quasi fino a strozzarlo e lo tortura per diversi giorni. Nei giorni seguenti l'assassino muore, Giovanni va in pensione, ma proprio lo stesso giorno dell'agognato traguardo Amalia muore. Dopo i funerali, Giovanni ritorna a seppellire l'assassino e poi ritorna alla sua vita di prima.

TEATRO SAVOIA CAMPOBASSO

STAGIONE 2017-2018

30 GENNAIO 2018

ENZO IACCHETTI

LIBERA NOS DOMINE regia ALESSANDRO TRESA

progetto illuminotecnico VALERIO TIBERI

scenografia e installazioni virtuali GASPARE DE PASCALI

con l’aiuto dei suoi amici GIOBBE COVATTA, ALBERTO PATRUCCO,

GIORGIO CENTAMORE, FRANCESCO FREYRIE,

canzoni dal vivo di E. JANNACCI, F. GUCCINI, G. FALETTI,

G. GABER, E. IACCHETTI

musiche originali di ENZO IACCHETTI

Il nuovo spettacolo di Enzo Iacchetti, esprime il desiderio di comunicare parole e musiche nel puro stile Teatro-Canzone. Iacchetti si stacca dal cabaret per arrivare a maturare considerazioni che lo allontanano da come lo conosciamo in tv. Chi lo ha seguito recentemente in teatro, (IL VIZIETTO, MATTI DA SLEGARE, CHIEDO SCUSA AL SIGNOR GABER) ha già capito la sua voglia di crescere, come autore e come attore. Lo fa con

uno spettacolo completamente nuovo, aiutato da effetti speciali coinvolgenti. Solo in scena, Iacchetti è prigioniero dell’attualità e vuole liberarsi dai dubbi che lo affliggono sul PROGRESSO, AMORE, AMICIZIA, EMIGRAZIONE, RELIGIONE offrendoci un’ultima ipotesi di RIVOLUZIONE. Affronta con ironia e provocazione la sua prigionia facendo ridere ma soprattutto emozionare con la rabbiosa delicatezza con cui cerca di salvarsi. Ce la farà o sarà soltanto un grido di speranza ?

TEATRO SAVOIA CAMPOBASSO

STAGIONE 2017-2018

13 FEBBRAIO 2018

VINICIO MARCHIONI

FRANCESCO MONTANARI

UNO ZIO VANJA di ANTON ČECHOV

adattamento LETIZIA RUSSO

regia VINICIO MARCHIONI

personaggi e interpreti

Serebrijakov (Lorenzo Gioielli) Elena (Milena Mancini)

Sonja (Nina Torresi) Marija (Alessandra Costanzo)

Vanja (Vinicio Marchioni) Astrov (Francesco Montanari)

Telegin (Andrea Caimmi) Marina (Nina Raja)

Adattamento Letizia Russo

Scene Marta Crisolini Malatesta

Costumi Milena Mancini e Concetta Iannelli

Regia Vinicio Marchioni

Una coproduzione Khora.teatro Teatro della Toscana Il 26 ottobre del 1899 Anton Čechov fa rappresentare al Teatro d’Arte di Mosca “Zio Vanja”, oggi considerato uno dei drammi più importanti dello scrittore di Taganrog. Protagonista dei quattro atti originali è Ivan Petrovic Voiniskij, zio Vanja appunto, che per anni ha amministrato con scrupolo e abnegazione la tenuta della nipote Sonja versandone i redditi al cognato, il professor Serebrjakov, vedovo di sua sorella e padre di Sonja. Unica amicizia nella grigia esistenza di Vanja e di Sonja è quella del medico Astrov, amato senza speranza da Sonja. Per il resto sono tutti devoti al professore, che credono un genio. Serebrjakov si stabilisce con i due, insieme alla seconda moglie, Elena. Le illusioni sono presto distrutte: alla rivelazione che l'illustre professore è solo un mediocre sfacciatamente ingrato, zio Vanja sembra ribellarsi: in un momento d'ira arriva a sparargli, senza colpirlo. Nemmeno questo gesto estremo modifica il destino di Vanja e di Sonja, che riprendono la loro vita rassegnata e dimessa, sempre inviando le rendite della tenuta al professore tornato in città con la moglie. Lo stile di Cechov, semplice e sobrio, modellato sulla tragicomico quotidiano restituisce con fascino irripetibile e struggente, le complesse sfaccettature dell’esistenza umana anticipando e influenzando tutti i motivi successivi della drammaturgia occidentale europea e nordamericana.

L’adattamento di Zio Vanja di Letizia Russo, nel rispetto della linea editoriale di Khora.teatro, ha l’obiettivo di riavvicinare il pubblico ai classici della storia del teatro facendo perno su precise note di contemporaneità della scrittura cecoviana per esaltarne la straordinaria attualità creativa. La regia di Vinicio Marchioni, attorniato da un cast di creativi di comprovata qualità artistica e professionale, prende le mosse da un profondo studio del mirabile meccanismo drammaturgico dell’originale, per restituirne pienamente il dovuto spessore culturale. Note di regia I temi universali della famiglia, dell’arte, dell’amore, dell’ambizione e del fallimento, inseriti in una proprietà ereditata dai protagonisti della vicenda di Zio Vanja, sono il centro della messa in scena. Cosa resta delle nostre ambizioni con il passare della vita? E se fossimo in Italia oggi, anziché nella Russia di fine 800? La nostra analisi del capolavoro cechoviano parte da queste due domande, che aprono squarci di riflessioni profondissime, attraverso quello sguardo insieme compassionevole, cinico e ironico proprio di A.Cechov finalizzato a mettere in scena “gli uomini per quello che sono, non per come dovrebbero essere”. Vinicio Marchioni VINICIO MARCHIONI

Attore e regista romano si è diplomato alla Libera Accademia dello Spettacolo e ha studiato con Luca Ronconi presso il Centro Santa Cristina. Celebre per la sua partecipazione a serie televisive di successo, al cinema è stato diretto tra gli altri da Edoardo Leo, Aureliano Amadei, Francesco Bruni, Woody Allen, Sergio Castellitto, Marco Ponti, Paul Haggis, Paolo Genovese. In teatro partecipa a Le Coefore, Quadrat, Una casa di bambola, Sogno di una notte di mezza di estate, Antigone di G.Marini, Itaca, Doppio sogno e Nel bosco degli spiriti di L.Ronconi, Nnord di R. Latini, Un tram che si chiama desiderio di A.Latella, La gatta sul tetto che scotta di A. Cirillo; Per il teatro dirige La più lunga ora, ricordi di Dino Campana e L’eternità dolcissima di Renato Cane di Valentina Diana.

FRANCESCO MONTANARI

Diplomato presso l'Accademia Nazionale d'Arte Drammatica Silvio D'Amico, diviene famoso per la sua partecipazione, nel ruolo del "Libanese", in Romanzo criminale. Dal 2009 partecipa al cinema a film come Oggi sposi di Luca Lucini, Sotto il vestito niente - L'ultima sfilata di Carlo Vanzina, La settima onda di Massimo Bonetti e in teatro a spettacoli come Sunshine regia di Giorgio Albertazzi, Il Calapranzi di Harold Pinter regia di Giorgio Caputo, Killer Joe di Tracy Letts, regia di Massimiliano Farau, Piccoli equivoci per la regia di Claudio Bigagli, Romeo e Giulietta regia Valerio Binasco, Parole incatenate regia Luciano Melchionna, Il più bel secolo della mia vita regia Alessandro Bardani e Luigi di Capua, Potevo far fuori la Merkel regia Marcello Cotugno e Fortunato Cerlino, Cattivi

ragazzi regia Veruska Rossi, Guido Governale, Americani regia di Sergio Rubini. LETIZIA RUSSO Drammaturga romana classe 1980. Si aggiudica il Premio Grinzane-Cavour con il Dialogo tra Pulcinella e Cristo. Nel 2001 con Tomba di cani l'autrice vince il Premio Tondelli e nel 2003 il Premio Ubu nella sezione “miglior novità drammaturgica”. Negli anni successivi si susseguono ulteriori e apprezzati testi teatrali: Binario Morto-Dead End (2003) per il festival Shell-Connections, rappresentato da trentadue compagnie giovanili in tutto il Regno Unito e al National Theatre di Londra; Babele (2004), da cui la RAI realizza nel 2010 un prodotto televisivo per la regia di Sandro Vanadia; Primo Amore, Edeyen e Os Animais Domésticos (2005), quest'ultimo frutto di un anno trascorso a Lisbona come autrice in residenza presso la compagnia Artistas Unidos; Dare al buio (2007), Blitz (2010) e una serie di traduzioni e adattamenti tratti da opere di Goldoni, Aristofane e Petronio. Nel 2009, insieme a Cristina Pezzoli e un vasto gruppo artistico proveniente da tutta Italia, è cofondatrice di Compost, uno spazio di ricerca, formazione e produzione teatrale con sede a Prato. I suoi testi sono tradotti e rappresentati in Francia, Germania, Inghilterra, Portogallo, Cile, Brasile e Romania.

TEATRO SAVOIA CAMPOBASSO

STAGIONE 2017-2018

24 e 25 FEBBRAIO 2018

UMBERTO SCIDA

La Compagnia di Operetta del Teatro Al Massimo di Palermo LA VEDOVA ALLEGRA

Musiche di F. Lehàr

con ISADORA AGRIFOGLIO MASSIMILIANO DRAPELLO –

LEONARDO ALAIMO

COREOGRAFIE STEFANIA COTRONEO DIRETTORE D’ORCHESTRA

M° DIEGO CRISTOFARO

CORPO DI BALLO DEL TEATRO AL MASSIMO DI PALERMO

ORCHESTRA DEL TEATRO AL MASSIMO DI PALERMO

Regia UMBERTO SCIDA Supervisione Artistica ALDO MORGANTE

PRODUZIONE DEL TEATRO AL MASSIMO DI PALERMO

Al Teatro Savoia di CampobassO torna la grande Operetta.

Interpretata da Umberto Scida (Njegus), con la regia dello stesso

Umberto Scida, “La Vedova Allegra” si conferma come una delle

operette più famose e rappresentate dell’intero repertorio

operettistico. All’ambasciata del Pontevedro a Parigi, c’è grande

fermento. Sta arrivando la Signora Hanna Glawary, giovane vedova

del ricchissimo banchiere di corte. L’ambasciatore, il Barone Zeta,

ha ricevuto l’incarico di trovare un marito pontevedrino alla vedova

per conservare i milioni di dote della signora, in patria. Infatti se la signora Glawary passasse a seconde

nozze con un francese, il suo capitale lascerebbe la Banca Nazionale Pontevedrina e per il Pontevedro

sarebbe la rovina. Njegus, cancelliere dell’ambasciata, è un po’ troppo pasticcione, ma c’è il conte Danilo che

potrebbe andare benissimo. Njegus e Zeta tentano di convincerlo, ma lui non ne vuole sapere. Tra Danilo e

Hanna c’era stata una storia d’amore finita male a causa della famiglia di Danilo. Da parte sua la vedova, pur

amando Danilo, non lo vuole dimostrare e fa di tutto per farlo ingelosire. Frattanto si snoda un’altra storia

d’amore che vede protagonisti Valencienne, giovane moglie di Zeta, e Camillo de Rossillon, un diplomatico

francese che la corteggia con assiduità. I due si danno convegno in un chiosco. Li sta per sorprendere il

barone Zeta quando Njegus riesce a fare uscire per tempo Valencienne sostituendola con Hanna. La vedova

sorpresa con Camillo! Tutti sono sconvolti, Danilo furioso abbandona la festa. Tutto ormai sembra

compromesso, ma Njegus, vero Deus ex-machina, riesce a sciogliere gli equivoci e a far confessare ad Hanna

e Danilo il loro reciproco amore. La patria è salva. D’ora in poi la signora Glawary non sarà più “La vedova

allegra”, ma la felice consorte del conte Danilo Danilowitch.

TEATRO SAVOIA CAMPOBASSO

STAGIONE 2017-2018

7 MARZO 2018 MADDALENA CRIPPA – GIUSEPPE CEDERNA

DARIO VERGASSOLA e DAVID RIONDINO

ENEIDE ODISSEA ILIADE

UN RACCONTO MEDITERRANEO

Un progetto di Sergio Maifredi

produzione Teatro Pubblico Ligure

Sul palco del Teatro Savoia di Campobasso arriva UN RACCONTO MEDITERRANEO, progetto nato nel 2011 con l’intento di restituire alla dimensione orale i grandi testi fondativi della cultura occidentale, prodotto dal Teatro Pubblico Ligure. Ospitato nei maggiori festival italiani e nelle stagioni teatrali di tutta Italia, affronterà la parola antica dagli interpreti che, volutamente sono molto diversi tra loro, offrendo così punti di vista sempre originali. La Guerra e la Forza in ILIADE Il Viaggio e la Conoscenza in ODISSEA La Fuga e la Costruzione in ENEIDE ENEIDE UN RACCONTO MEDITERRANEO LIBRO IV - Didone

MADDALENA CRIPPA Un canto di raffinata poesia che ha dato vita ad innumerevoli e, in molti casi, straordinarie riscritture, basti pensare alla struggente "Didone abbandonata" di Metastasio. Didone, regina di Cartagine, si rivolge alla sorella Anna, ammettendo i sentimenti per Enea, che ha riacceso l'antica fiamma d'amore, il solo per cui violerebbe la promessa di fedeltà eterna fatta sulla tomba del marito Sicheo. Anna riesce a persuaderla: la sorella è infatti sola e ancora giovane, non ha prole ed ha troppi nemici intorno. Didone allora immola una giovenca al tempio e riconduce Enea

nelle mura. È notte. Giunone allora propone a Venere di combinare tra i due giovani il matrimonio. Venere, che intuisce il disegno di sviare Enea dall'Italia, accetta, pur facendo presente a Giunone la probabile avversità del Fato. L'indomani stesso, Didone ed Enea partono a caccia ma una tempesta li travolge: si rifugiano così in una spelonca, consacrando il rito imeneo. La Fama, mostro alato, avverte del connubio Iarba, pretendente respinto di Didone e re dei Getuli, che invoca Giove. Il padre degli dei invia il suo messaggero Mercurio a ricordare a Enea la fama e la gloria che attendono la sua discendenza. Enea allora chiama i suoi compagni, arma la flotta e si appresta a partire. Ma Didone, già informata dalla Fama, corre infuriata da Enea, biasimandolo di aver cercato di ingannarla e ricordandogli del loro amore e della

benevolenza con cui l'aveva accolto, rinfacciandogli poi di non avere neppure coronato il loro sentimento con un figlio. Enea, pur riconoscendole i meriti, spiega che non può rimanere, perché è obbligato e continuamente sollecitato dagli dei e dall'ombra del defunto padre Anchise a cercare l'Italia. Ritornato alla flotta, rimane impassibile alla rinnovata richiesta di trattenersi e alle maledizioni di Didone, che è perseguitata dal dolore con continue visioni maligne. Così, nella notte, mentre la regina escogita il modo e il momento del suicidio per porre fine a tanti affanni, Enea, avvertito in sonno, fugge immediatamente da quella terra. All'aurora, con la vista del porto vuoto, Didone invoca gli dei contro Enea, maledicendolo e augurandogli sventure, persecuzioni e guerra eterna tra i loro popoli. Giunta sulla pira funeraria, si trafigge con la spada di Enea, mentre le ancelle e la sorella invocano disperate il suo nome. Giunone poi invia Iride a sciogliere la regina dal suo corpo e a recidere il capello biondo della sua vita. Voltandosi indietro dal ponte della sua nave, Enea vede il fumo della pira di Didone e ne comprende chiaramente il significato: tuttavia il richiamo del destino è più forte e la flotta troiana fa vela verso l'Italia. ODISSEA UN RACCONTO MEDITERRANEO LIBRI V-VIII – Odisseo all’isola dei Feaci

GIUSEPPE CEDERNA Odisseo è approdato con l’aiuto degli Dèi all’isola dei Feaci. Vi arriva nudo e sporco di salsedine. Lo accoglierà Nausicaa, la figlia del re Alcìnoo, e lo porterà alla reggia. Odisseo non si rivelerà subito. Solo nel momento in cui il cantore, richiesto da Alcinoo, canterà le gesta immortali di Odisseo, il nostro eroe piangendo rivelerà al re il suo vero nome. A quel punto Odisseo si fa cantore a sua volta, in un gioco di specchi con Omero il suo creatore e proseguirà lui la narrazione delle sue avventure.

Alcinoo gli concederà le navi per ritornare, non senza ulteriori affanni, a Itaca. Giuseppe Cederna, con passione, interpreta, commenta e crea ponti di parole tra un brano ed un altro; sottolineando sfumature e passaggi che ad una lettura solitaria potrebbero sfuggire. Cederna sa commuoverci, sorprenderci ed affascinarci, con la forza e la leggerezza di uno scalatore in parete verso la vetta della letteratura occidentale. ILIADE UN RACCONTO MEDITERRANEO ACHILLE E PRIAMO (libro XXIV)

DARIO VERGASSOLA e DAVID RIONDINO Troia assediata per dieci anni. Troia come Srebrenica. Troia come Aleppo. Prigionieri troiani sgozzati da Achille sulla tomba di Patroclo. Astianatte, il figlio di Ettore e Andromaca, gettato da Pirro giù dalle mura di Troia su consiglio di Odisseo. Cassandra stuprata. Il vecchio re Priamo ucciso sotto l'altare dopo aver visto trucidato uno dei suoi figli. Iliade è il poema della forza. Iliade è il poema della guerra. Di tutte le guerre, non diverse oggi dai tempi di Omero. Il vecchio padre di Ettore, Priamo, va supplice alla tenda di Achille per chiedere la restituzione del cadavere del figlio. E' un momento

struggente, fatto di dolore e di reciproco rispetto tra vincitore e vinto. Vergassola e Riondino, sanno fronteggiare i versi ed il poema in un gioco di ruoli che bilancia serietà ed ironia.

TEATRO SAVOIA CAMPOBASSO

STAGIONE 2017-2018

14 MARZO 2018

ENRICO LO VERSO

UNO NESSUNO CENTOMILA PREMIO FRANCO ENRIQUEZ 2017

Dal romanzo di Luigi Pirandello

Adattamento e regia Alessandra Pizzi

Produzione ERGO SUM

In occasione del 150 esimo anniversario della nascita di Luigi Pirandello, il Teatro Savoia ospita uno spettacolo su l’ultimo romanzo dell’autore di Girgenti, quello che riesce a sintetizzare il pensiero dell’autore nel modo più completo. Pirandello stesso, in una lettera autobiografica, lo definisce come il romanzo “più amaro di tutti, profondamente umoristico, di scomposizione della vita. “Uno, nessuno e centomila” è un’opera di lunga elaborazione, di assidua stesura, che accompagna, o per meglio dire informa di sé, il resto della produzione pirandelliana.

Da qui l’idea di una nuova e originale messa in scena, che possa ricercare nuovi specifici per lo spettacolo ma, soprattutto, sappia ridisegnare il rapporto, all’interno dello spazio scenico tra la parola e gesto. Un unico testo narrativo, per interpretazione sempre diverse affidate al racconto di Enrico Lo Verso, che mette in scena un contemporaneo Vitangelo Moscarda, l’uomo “senza tempo”. Un’interpretazione naturalistica, immediata, “schietta”, volta a sottolineare la contemporaneità di un messaggio universale, univoco, perenne: la ricerca della propria essenza, dentro la giungla quotidiana di omologazioni. La voglia di arrivare infondo ed assaporare la vita, quella autentica, oltre le imposizioni sociali dei ruoli. La paura di essere soli, fuori dal grido sociale della massa. Ed infine, il piacere unico, impagabile della scoperta del proprio “uno”: autentico, vero, necessario. Il Vitangelo Moscarda interpretato da Lo Verso diventa uomo di oggi, di ieri, di domani. Ed il testo diventa critica di una società che oggi, come cento anni fa (quando il testo fu concepito), tende alla partecipazione di massa a svantaggio della specificità dell’individuo. Ma la sua è una critica volta ad un finale positivo, la scoperta per ognuno di essere stessi, dentro la propria bellezza. L’interpretazione, non manca di ironia e sagacia, ricca com’è di inflessioni e note di colore tipiche siciliane, tanto care all’autore del testo, al personaggio e all’attore che lo interpreta. Una messa in scena mutevole in ogni contesto, nel rapporto empatico con il luogo e con chi ascolta e che dà forma ad un personaggio, che è uno, centomila o nessuno, tutti per la prima volta affidati al racconto di una voce.

INTRODUZIONE: L’omaggio a Luigi Pirandello, attraverso l’adattamento teatrale del più celebre dei suoi romanzi: la storia di un uomo che sceglie di mettere in discussione la propria vita, a partire da un dettaglio, minimo insignificante. Il pretesto è un appunto, un’osservazione banale che viene dall’esterno. I dubbi di un’esistenza si dipanano intorno ad un particolare fisico. Le cento maschere della quotidianità, lasciano il posto alla ricerca del SÉ autentico, vero, profondo. L’ironia della scrittura rende la situazione paradossale, grottesca, accentua gli equivoci. La vita si apre come in un gioco di scatole cinesi, e nel fondo è l’essenza: abbandonare i centomila, per cercare l’uno, a volte può significare fare i conti con il nessuno. Ma forse è un prezzo che conviene pagare, pur di assaporare la vita. IL PROGETTO: Avrei voluto che Pirandello fosse vivo, per mostrargli la grandezza della sua parola, la contemporaneità di un messaggio, più attale oggi a 100 anni dalla sua formulazione, il bisogno impellente, necessario, autentico del pubblico di approvvigionarsi della conoscenza di sé, di leggere per provare a decodificare quei segni della quotidianità come codici di accesso ai meandri delle proprie emozioni. Mi chiedo ogni sera, osservando il pubblico che, immobile, assiste allo spettacolo, se Pirandello fosse veramente consapevole delle conseguenze che la portata della forza tumultuosa, di quella giustapposizione di pensieri, di quella serie, interminabile, di quesiti, della ricerca smaniosa di risposte, avrebbero potuto produrre sul pubblico. O se, come spesso accade, il risultato abbia superato le intenzioni. Di certo nel suo pensiero e nella sua opera c’è la consegna al mondo del fardello della conoscenza, che è peso per la presa in carica di sé stessi, ma anche leggerezza per la scoperta meravigliosa di quella bellezza che ad ognuno la vita riserva. Uno, nessuno e centomila è il romanzo chiave: non in quanto apoteosi o summa del pensiero, ma quanto incipit per un’analisi introspettiva e macroscopica sulle dinamiche esistenziali, ma anche socio culturali della società. Uno, nessuno e centomila “apre”, la mente a riflessioni e a dubbi, il cuore alla ricerca della propria essenza, ma soprattutto apre alla vita, affinché scelga la forma migliore con cui rappresentare l’individuo. Ho raccolto l’eredità di questo pensiero, più per dovere che per amore per l’arte. Il dovere di chi fa questo lavoro e che è chiamato ad interpretare strumenti di conoscenza, inventando specifici e linguaggi in modo da renderli accessibili a tutti. Ecco che UNO NESSUNO CENTOMILA, nel riadattamento del testo reso in forma di monologo, che ho voluto dargli diventa il presupposto per un teatro che “informa”, che supera la funzione dell’intrattenimento e diventa pretesto, occasione, spunto per la conoscenza. E in questo sta il dovere di un drammaturgo, nel trovare un codice per offrire al pubblico l’occasione per superare sé stesso. Poco importa se il pretesto sia una sera a teatro, del resto, Pirandello stesso ci insegna che il pretesto è pur sempre una banalità. Ecco che la messa in scena di UNO NESSUNO CENTOMILA, affidata alla magistrale bravura di Enrico Lo Verso, è come una seduta psicoterapeutica: tutti ne sono attratti, ma in pochi sono consapevoli degli scenari che possono profilarsi. Ecco che 70 minuti sono il tempo necessario ad affondare le mani nella propria mente, ricercare come in un dejà vu, gli elementi già noti, riconoscerli e iniziare a guardarli con una luce nuova. Ecco che lo spettacolo rompe gli schemi, toccando uno dopo l’altro i conflitti di un’esistenza: il rapporto con i genitori, i dubbi sulla provenienza, il rapporto dei generi, la ricerca dell’identità ed, in fine, l’affermazione di sé. Ecco che il pubblico si nutre di testo, in silenzio elabora, applaude e, ogni sera, ci chiede di farlo ancora… Alessandra Pizzi

TEATRO SAVOIA CAMPOBASSO

STAGIONE 2017-2018

27 MARZO 2018

QUALCUNO VOLO’ SUL NIDO

DEL CUCULO di Dale Wasserman

dall’omonimo romanzo di

Ken Kesey

traduzione

Giovanni Lombardo Radice

adattamento

Maurizio de Giovanni

personaggi e interpereti

Dario Danise Daniele Russo

Suor Lucia Elisabetta Valgoi

Muzio Di Marco Mauro Marino

Adriano Bernardi Giacomo Rosselli

Giacomo Buganè Emanele Maria Basso

Manfredi Delle Donne Alfredo Angelici

Fulvio Calabrese Daniele Marino

Ramon Machado Gilberto Gliozzi

Dr. Graziano Festa Davide Dolores

Assistente Lorusso Antimo Casertano

Assistente Esposito Gabriele Granito

Infermiera Spina e Titty Love Giulia Merelli

scene Gianluca Amodio

costumi Chiara Aversano

disegno luci Marco Palmieri

musiche originali Pivio & Aldo De Scalzi

videografie Marco Schiavoni

uno spettacolo di

Alessandro Gassmann

produzione Fondazione Teatro di Napoli

Qualcuno volò sul nido del cuculo è il romanzo che Ken Kesey pubblicò nel 1962 dopo aver lavorato come volontario in un ospedale psichiatrico californiano; racconta, attraverso gli occhi di Randle McMurphy – uno sfacciato delinquente che si finge matto per sfuggire alla galera – la vita dei pazienti di manicomio statunitense e il trattamento coercitivo che viene loro riservato. Nel 1971 Dale Wasserman ne realizzò, per Broadway, un adattamento scenico, che costituì la base della sceneggiatura dell’omonimo film di Miloš Forman, interpretato da Jack Nicholson e entrato di diritto nella storia del cinema. Oggi, la drammaturgia di Wasserman torna in scena, rielaborata dallo scrittore Maurizio de Giovanni, che, senza tradirne la forza e la sostanza visionaria, l’ha avvicinata a noi,

cronologicamente e geograficamente. Randle McMurphy diventa Dario Danise e la sua storia e quella dei suoi compagni si trasferiscono nel 1982, nell’Ospedale psichiatrico di Aversa. Alessandro Gassmann ha ideato un allestimento personalissimo, elegante e contemporaneo, e diretto un cast eccezionale. Il risultato è uno spettacolo appassionato, commovente e divertente,imperdibile, per la sua estetica dirompente e per la sua forte carica emotiva e sociale. Note Di Regia La malattia, la diversità, la coercizione, la privazione della libertà sono temi che da sempre mi coinvolgono e che amo portare in scena con i miei spettacoli. Temi tutti straordinariamente presenti nello spettacolo che mi accingo a mettere in scena, “Qualcuno volò sul nido del cuculo” di Dale Wasserman, tratto dall’omonimo romanzo di Ken Kesey, la cui versione cinematografica diretta da Miloš Forman è entrata di diritto nella storia del cinema. Con Maurizio de Giovanni, che ha curato l’adattamento del testo, abbiamo deciso di ambientare la vicenda in una clinica psichiatrica italiana nel 1982. Tutto ha inizio con l’arrivo di un nuovo paziente che deve essere “studiato” per determinare se la sua malattia mentale sia reale o simulata. La sua spavalderia, la sua irriverenza e il suo spirito di ribellione verso le regole che disciplinano rigidamente la vita dei degenti, porterà scompiglio e disordine ma allo stesso tempo la sua travolgente carica di umanità contagerà gli altri pazienti e cercherà di risvegliare in loro il diritto di esprimere liberamente le loro emozioni e i loro desideri. Dario (il mio McMurphy) è un ribelle anticonformista che comprende subito la condizione alla quale sono sottoposti i suoi compagni di ospedale, creature vulnerabili, passive e inerti. Da quel momento si renderà paladino di una battaglia nei confronti di un sistema repressivo, ingiusto, dannoso e crudele, affrontando così anche un suo percorso interiore che si concluderà tragicamente ma riscatterà una vita fino ad allora sregolata e inconcludente. E, attraverso di lui, i pazienti riusciranno ad individuare qualcosa che continua ad esser loro negato: la speranza di essere compresi, di poter assumere il controllo della propria vita, la speranza di essere liberi. Un testo che è una lezione d’impegno civile, uno spietato atto di accusa contro i metodi di costrizione e imposizione adottati all’interno dei manicomi ma anche, e soprattutto, una straordinaria metafora sul rapporto tra individuo e Potere costituito, sui meccanismi repressivi della società, sul condizionamento dell’uomo da parte di altri uomini. Un grido di denuncia che scuote le coscienze e che fa riflettere. Come sempre lavorerò sui complessi rapporti psicologici tra i vari personaggi, immergendoli in uno spazio scenico realistico e asettico. In questo caso, le videografie, che spesso utilizzo nei miei spettacoli, mi permetteranno di tradurre in immagini i sogni e le allucinazioni dei cosiddetti “diversi”. L’obiettivo che mi pongo è, come sempre, quello di riuscire a far emozionare un pubblico di ogni età, soprattutto i più giovani che forse non conoscono quest’opera che è un vero e proprio inno alla libertà. Alessandro Gassmann

TEATRO SAVOIA CAMPOBASSO

STAGIONE 2017-2018

14 e 15 APRILE 2018

CARLO BUCCIROSSO

IL POMO DELLA DISCORDIA con MARIA NAZIONALE

e con (in ordine di apparizione) Monica Assante di Tatisso, Giordano Bassetti,

Claudiafederica Petrella, Elvira Zingone, Matteo Tugnoli, Mauro de Palma,

Peppe Miale, Fiorella Zullo e con la partecipazione di Gino Monteleone scene Gilda Cerullo e Renato Lori - costumi Zaira de Vincentiis - musiche Sal Da Vinci - aiuto

regia Martina Parisi - luci Francesco Adinolfi

scritto e diretto da Carlo Buccirosso

produzione Ente Teatro Cronaca Vesuvioteatro

“Doveva essere un giorno felice, si celebravano le nozze della dea del mare con un

uomo bellissimo, e tutti gli dei erano venuti a festeggiare gli sposi, portando loro

dei doni!... La sala del banchetto splendeva di mille luci e sulla tavola brillavano

caraffe e coppe preziose, colme di nettare ed ambrosia, e tutti gli invitati erano

felici e contenti… solo Eris, dea della discordia, non era stata invitata, ma nel bel

mezzo del banchetto, arrivò, lanciò una mela d’oro sul tavolo imbandito e scappò

via, creando dissapori e contrasti tra i tutti i presenti.” Tutto ciò, in breve,

appartiene alla classica mitologia greca, ma proviamo a trasferirla ai giorni d’oggi, in

una normale famiglia benestante, dove l’atmosfera e l’euforia di una festa di

compleanno organizzata a sorpresa per Achille, primogenito dei coniugi Tramontano, potrebbe essere

turbata non da una mela, non da un frutto, bensì da un pomo, un pomo d’Adamo, o meglio, il pomo di

Achille, il festeggiato, ritenuto un po’ troppo sporgente… E se aggiungiamo che Achille, vivendo un rapporto

molto difficile con suo padre Nicola, è continuamente difeso a spada tratta da sua madre, la epica Angela,

non essendosi ancora dichiarato gay, e non avendo mai presentato Cristian, il proprio fidanzato, che da anni

bazzica in casa spacciandosi per il compagno di sua sorella Francesca… se aggiungiamo poi che alla festa sarà

presente anche Sara, prima ed unica fiamma al femminile della sua tormentata adolescenza, Manuel estroso

trasformista, Marianna garbata psicologa di famiglia, ed Oscar un bizzarro vicino di casa che non ha mai

tenuto nascoste le proprie simpatie nei confronti di Achille… beh, allora possiamo realmente comprendere

come a volte la realtà, possa di gran lunga superare le fantasie, anche quelle più remote della antica

mitologia... Omero mi perdoni!

Carlo Buccirosso

TEATRO SAVOIA CAMPOBASSO

STAGIONE 2017-2018

23 APRILE 2018

MOSCOW STATE BALLET

THE SLEEPING BEAUTY LA BELLA ADDORMENTATA

balletto in due atti diretto da Anna Aleksidze-Grogol

Libretto Ivan Vsevolozhsky e Marius Petipa

musica di P. I. Ciaikovskij

coreografie di M. Petipa

scenografie e costumi di J. Samodurov

Il Moscow State Ballet è stato fondato ed è diretto da Anna Aleksidze-Grogol, ex-ballerina e coreografa. Figlia d’arte, suo padre Georghij Aleksidze fu un famoso coreografo, nonché Artista del Popolo della Russia.Il repertorio della Compagnia include più di dieci titoli tra i quali Il Lago dei Cigni, Lo Schiaccianoci, La Bella Addormentata, Romeo e Giulietta, Cenerentola, così come balletti moderni. Il Moscow State Ballet porta in scena la sua arte non solo in Russia ma anche all’estero. Durante questa stagione, nelle sole Germania, Danimarca, Svezia la Compagnia ha fatto più di 80 spettacoli e nel corso degli anni ha

effettuato tournèe in oltre 35 paesi del mondo. Inoltre la Compagnia partecipa attivamente al progetto sociale ”The Great Russian Nutcracker” negli Stati Uniti dove gli artisti del balletto si esibiscono con i bambini portatori di handicap. Le qualità della Compagnia non si limitano al vasto repertorio ma soprattutto ai suoi artisti provenienti dalle migliori accademie statali russe di balletto.

Nell’ambito del suo tour europeo il Moscow State Ballet presenta al pubblico romano il famoso balletto La Bella Addormentata di P. I. Ciaikovskij, ispirato alla celebre fiaba di Perrault e ritenuto uno dei balletti più amati dagli appassionati di danza. La prima rappresentazione fu al Teatro Marijnskij di San Pietroburgo il 16 gennaio del 1890. Ancora oggi continuamente rappresentato, è sempre pronto ad affascinare e a far sognare con le splendide danze e i magnifici pas de deux e ad incantare con il famoso e difficilissimo Adagio delle Rose.