Cambiamo discorso. Diagnosi e counselling nell’intervento sociale secondo la scienza dialogica

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LABORATORIO SOCIOLOGICO Manualistica, didattica, divulgazione CAMBIAMO DISCORSO È possibile collocare le scienze discorsive con piena legittimità nell’alveo del rigore scientifico? Quale rapporto intercorre tra teoria e prassi nell’ambito degli interventi svolti dalle professioni che si inscrivono in quei paradigmi? È possibile generare interventi sociali che rispondano a criteri di scientificità, ovvero che, a partire da obiettivi descrivibili e condivisibili, individuino strate- gie e indicatori di efficacia ed efficienza e siano quindi accountable? La seconda edizione di Cambiamo discorso, a partire dalla prospettiva aperta dall’interazionismo simbolico e dalla filosofia analitica, sulle tracce di quanto elaborato da Nigel Parton e Patrick O’Byrne in Inghilterra, descrive il percorso che dalla proposta del paradigma narrativistico e del modello dialogico for- mulati da Gian Piero Turchi ha portato a definire un ambito conoscitivo speci- fico – la scienza dialogica, che studia il processo per cui le configurazioni discorsive generate nella comunità dei parlanti producono realtà – quale rife- rimento per la conoscenza e l’operatività nell’intervento sociale, in grado di rispondere alle criticità che vedono affermare, impropriamente, una cesura tra teoria e prassi. La svolta paradigmatica proposta e l’approdo alla scienza dialogica aprono un orizzonte in cui la modalità conoscitiva è adeguata all’og- getto di studio (“i discorsi” quotidiani) e il modello teorico generato si attesta nel realismo concettuale. In virtù di ciò, l’operatore piuttosto che essere per- vaso dal senso comune, diventa esperto su come questo si generi, e quindi competente non per i contenuti sostantivi (la “tossicodipendenza”, la “devianza”, la “malattia mentale”, la “povertà”) e per i supposti bersagli del- l’intervento (i “bisogni”, il “disagio”, il “benessere” etc.), ma per il processo di configurazione della realtà nella dimensione personale e collettiva. Gli effetti pragmatici sono considerati come secondari alle configurazioni discor- sive che si producono nell’ambito della comunità dei parlanti: l’obiettivo ope- rativo dell’intervento sociale è dunque la trasformazione discorsiva. Luigi Colaianni ha conseguito il Ph.D. in servizio sociale, è assistente sociale specialista, sociologo della salute e formatore. Insegna discipline sociologi- che e del servizio sociale in varie università italiane. Patrizia Ciardiello ha conseguito il Ph.D. in istituzioni, amministrazioni e politi- che regionali, è assistente sociale specialista, Adjunct professor presso l’Uni- versità di Padova e funzionario del Ministero della Giustizia. 34,00 (U) FRANCOANGELI Manualistica, didattica, divulgazione Laboratorio S ociologico 1044.64 L. COLAIANNI, P. CIARDIELLO (a cura di) Cambiamo discorso Diagnosi e counselling nell’intervento sociale secondo la scienza dialogica Nuova edizione integrata a cura di Luigi Colaianni, Patrizia Ciardiello FrancoAngeli La passione per le conoscenze 1044.64 9-07-2012 17:24 Pagina 1

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Nuova edizione integrata. Una teoria e un modello applicativo che fonda scientificamente l'assessment e il counselling, attraverso la filiera conoscitiva generata dalla scienza dialogica

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LABORATORIO SOCIOLOGICO

Manualistica, didattica, divulgazione

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È possibile collocare le scienze discorsive con piena legittimità nell’alveo delrigore scientifico? Quale rapporto intercorre tra teoria e prassi nell’ambitodegli interventi svolti dalle professioni che si inscrivono in quei paradigmi? Èpossibile generare interventi sociali che rispondano a criteri di scientificità,ovvero che, a partire da obiettivi descrivibili e condivisibili, individuino strate-gie e indicatori di efficacia ed efficienza e siano quindi accountable?La seconda edizione di Cambiamo discorso, a partire dalla prospettiva apertadall’interazionismo simbolico e dalla filosofia analitica, sulle tracce di quantoelaborato da Nigel Parton e Patrick O’Byrne in Inghilterra, descrive il percorsoche dalla proposta del paradigma narrativistico e del modello dialogico for-mulati da Gian Piero Turchi ha portato a definire un ambito conoscitivo speci-fico – la scienza dialogica, che studia il processo per cui le configurazionidiscorsive generate nella comunità dei parlanti producono realtà – quale rife-rimento per la conoscenza e l’operatività nell’intervento sociale, in grado dirispondere alle criticità che vedono affermare, impropriamente, una cesuratra teoria e prassi. La svolta paradigmatica proposta e l’approdo alla scienzadialogica aprono un orizzonte in cui la modalità conoscitiva è adeguata all’og-getto di studio (“i discorsi” quotidiani) e il modello teorico generato si attestanel realismo concettuale. In virtù di ciò, l’operatore piuttosto che essere per-vaso dal senso comune, diventa esperto su come questo si generi, e quindicompetente non per i contenuti sostantivi (la “tossicodipendenza”, la“devianza”, la “malattia mentale”, la “povertà”) e per i supposti bersagli del-l’intervento (i “bisogni”, il “disagio”, il “benessere” etc.), ma per il processodi configurazione della realtà nella dimensione personale e collettiva. Glieffetti pragmatici sono considerati come secondari alle configurazioni discor-sive che si producono nell’ambito della comunità dei parlanti: l’obiettivo ope-rativo dell’intervento sociale è dunque la trasformazione discorsiva.

LLuuiiggii CCoollaaiiaannnnii ha conseguito il Ph.D. in servizio sociale, è assistente socialespecialista, sociologo della salute e formatore. Insegna discipline sociologi-che e del servizio sociale in varie università italiane.

PPaattrriizziiaa CCiiaarrddiieelllloo ha conseguito il Ph.D. in istituzioni, amministrazioni e politi-che regionali, è assistente sociale specialista, Adjunct professor presso l’Uni-versità di Padova e funzionario del Ministero della Giustizia.

€ 34,00 (U)

FRANCOANGELI

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Cambiamo discorsoDiagnosi e counsellingnell’intervento socialesecondo la scienza dialogica

Nuova edizione integrata

a cura diLuigi Colaianni, Patrizia Ciardiello

FrancoAngeliLa passione per le conoscenze

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La cura redazionale ed editoriale del volume è stata realizzata da Barbara Sena

2a edizione. Copyright © 2008, 2012 by FrancoAngeli s.r.l., Milano, Italy

L’opera, comprese tutte le sue parti, è tutelata dalla legge sui diritti d’autore.Sono vietate e sanzionate (se non espressamente autorizzate) la riproduzione in ogni modo e forma

(comprese le fotocopie, la scansione, la memorizzazione elettronica) e la comunicazione(ivi inclusi a titolo esemplificativo ma non esaustivo: la distribuzione, l’adattamento, la traduzione e larielaborazione, anche a mezzo di canali digitali interattivi e con qualsiasi modalità attualmente nota od

in futuro sviluppata).

Le fotocopie per uso personale del lettore possono essere effettuate nei limiti del 15% di ciascunfascicolo dietro pagamento alla SIAE del compenso previsto dall’art. 68, commi 4 e 5, della legge 22

aprile 1941 n. 633. Le fotocopie effettuate per finalità di carattere professionale, economico ocommerciale o comunque per uso diverso da quello personale, possono essere effettuate a seguito di

specifica autorizzazione rilasciata da CLEARedi, Centro Licenze e Autorizzazioniper le Riproduzioni Editoriali (www.clearedi.org; e-mail [email protected]).

Stampa: Tipomonza, via Merano 18, Milano.

Il volume è stato curato da Luigi Colaianni e Patrizia Ciardiello, che sono anche co-auto-ri dell’Introduzione, dei cap. 2, 3 e 4 della prima parte e delle Conclusioni. Nella secondaparte il cap. 5 si avvale del contributo di Gian Piero Turchi, Michele Romanelli e LuigiCo-laianni; nel cap. 6 il § 6.1 e il § 6.1.2. sono di Patrizia Ciardiello; il § 6.1.1. è di Patri-zia Ciardiello e Gian Piero Turchi; il § 6.2. è di Davide Fenini; il § 6.3 è di AlessandraZielli e il § 6.4 è di Luigi Colaianni e Luisa Orrù. Il cap. 7 è scritto da Luca Mori.

Ristampa0 1 2 3 4 5 6

Anno2012 2013 2014 2015 2016 2017 2018 2019

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Il compito della sociologia è venire in aiuto dell'individuo.

Dobbiamo porci al servizio della libertà. È qualcosa che abbiamo perso di vista.

Zigmunt Bauman

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7

Indice Prefazione, di Guido Giarelli pag. 11 1. Introduzione » 15

1.1. Perché un libro sulla diagnosi e il counselling nell’intervento sociale

»

15

1.2. Diagnosi sociale, valutazione e assessment » 19 1.3. Il counselling sociale » 26 1.4. Un processo narrativo con risultati reali » 28

PARTE PRIMA » 33 2. Lo scarto di paradigma » 35 3. Agency e paradigma narrativistico » 41

3.1. Paradigma narrativistico e modello dialogico dell’identità » 44 3.2. I cardini della metodologia » 56

4. La prassi » 67

4.1. Relazioni di assessment a confronto » 67 4.2. Tre studi di caso » 84

4.2.1. Gina » 84 4.2.2. Romualdo » 96 4.2.3. Maria » 104

4.3. La generazione e l’impiego degli artifici retorici » 122 4.3.1. Il modello semiotico-costruzionista della comunica-

zione

»

123 4.3.2. «E la signora Pina?» » 125 4.3.3. Linee metodologiche per la costruzione e la gestio-

ne degli stratagemmi

»

128 PARTE SECONDA » 137 5. La filiera della conoscenza emanazione della scienza dialo-

gica: una proposta teorica e operativa per l’intervento so-ciale

»

139

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8

5.1. Elementi di riflessione epistemologica: per uno scarto dalle scienze –logos a una scienza del logos

»

140

5.2. Per una gestione della frammentazione multidisciplinare in ambito sociale: la proposta di una filiera della cono-scenza

»

148 5.3. La filiera della conoscenza: scienza, paradigma, teoria e model-

lo operativo

»

150 5.3.1. La scienza dialogica » 150 5.3.2. Il Paradigma narrativistico » 152 5.3.3. La formalizzazione del processo discorsivo » 154 5.3.4. Il peso dialogico dei repertori discorsivi: la misura della

configurazione discorsiva

»

158 5.3.5. La Teoria dell’Identità dialogica » 159

5.4. Il Modello operativo dialogico: dall’applicazione della prassi alla valutazione dell’efficacia dell’intervento socia-le

»

168 5.5. Riassumendo » 171

6. Scienza dialogica e ambiti di intervento » 173

6.1. Paradigma narrativistico e intervento sociale nell’ambito dell’esecuzione penale degli adulti

»

173

6.1.1. Paradigma narrativistico, osservazione scientifica della personalità e trattamento degli autori di reato

»

176

6.1.2. Paradigma narrativistico e mediazione nell’esecuzione penale

»

186

6.1.2.1. La mediazione nel settore dell’esecuzione penale degli adulti

»

192

6.1.2.2. Breve storia di una svolta nel pensiero su diritto, conflitti e amministrazione della giustizia

»

195 6.1.2.3. Quale mediazione » 200

6.2. Paradigma narrativistico e intervento sociale nell’ambito del consumo di sostanze psicotrope stupefacenti

»

211

6.2.1. Definizione del destinatario dell’intervento, dell’obiettivo e delle strategie

»

211

6.2.2. La riorganizzazione dei servizi nella prospettiva del modello dialogico

»

215

6.2.3. La valutazione dell’efficacia dell’intervento » 220 6.3. Una ricerca in ambito di esecuzione penale esterna con la

metodologia MADIT: analisi dei reports del servizio so-ciale

»

225 6.3.1. Gli assunti teorici che hanno orientato e sostenuto la

ricerca

»

226

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9

6.3.2. Conoscere e documentare nel processo di aiuto » 228 6.3.3. Produzioni discorsive e prassi operative nel Servizio

sociale penitenziario

»

230 6.3.4. Repertori discorsivi ed efficacia comunicativa della

relazione socio familiare

»

234 6.3.5. Repertori discorsivi e scelta del modello conoscitivo

del Servizio sociale penitenziario

»

235 6.3.6. Repertori discorsivi e tratti distintivi della pratica

operativa messa in campo dai professionisti dell’esecuzione penale

»

236 6.4. Qualità dell’intervento dei servizi socio–sanitari. La valu-

tazione dell’efficacia dell’intervento sociale nell’ambito della salute mentale

»

239 6.4.1. Obiettivi, strategie e strumenti della valutazione

dell’efficacia

»

239 6.4.2. La cornice contestuale » 243 6.4.3. Definizioni » 246 6.4.4. Metodologia di valutazione » 249 6.4.5. Indicatori di valutazione dell’efficacia

dell’intervento

»

251 6.4.6. Elementi di misura del processo dialogico » 246 6.4.7. Le proprietà processuali primordiali » 255 6.4.8. Lo stratagemma retorico: modalità di somministra-

zione

»

257 6.4.9. La logica dell’operazione di misura mediante

l’organizzazione dei repertori nella tavola

»

259 6.4.10. Calcolo del peso dialogico della configurazione di-

scorsiva di un testo di risposta a una singola doman-da

»

259 6.4.11. Calcolo delle polarità Personalis e Alter » 260 6.4.12. Calcolo della polarità Matrice collettiva (costante

per implementare il valore dell’identità dialogica da-to dalle tre fonti)

»

261 6.4.13. Calcolo dell’identità dialogica » 262 6.4.14. Calcolo dello scarto di efficacia » 264

7. Narrazione, apprendimento e morfogenesi delle relazioni umane: percorsi filosofici

»

265

7.1. Le narrazioni costruiscono mondi » 265 7.2. Narrazione come conoscenza e sensemaking » 268 7.3. Narrazione e sensemaking come attività che organizzano

e riorganizzano relazioni

»

271

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10

Conclusioni » 275 Appendice. Tavola periodica e Glossario dei repertori discor-sivi

»

283

Riferimenti bibliografici » 287 Gli autori » 301

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11

Prefazione di Guido Giarelli

Ci sono molte buone ragioni per salutare con grande piacere la pubblica-

zione di questo lavoro di Luigi Colaianni e Patrizia Ciardiello dedicato all’intervento sociale secondo il paradigma narrativistico. La prima, e fonda-mentale, è che esso risulta basato su di una robusta fondazione teorica che, si sia concordi o meno, permette comunque di interloquire su solide basi argo-mentative raramente rintracciabili nell’ambito del lavoro sociale.

La seconda è che il volume risulta attraversato da un ethos costante che porta gli autori ad affrontare con passione professionale eticamente orientata problematiche e pratiche professionali come l’assessment ed il counselling con grande onestà intellettuale e rigore mentale, prima ancora che con dovizia di argomentazioni teoriche ed epistemologiche.

La terza ragione, last but not least, è lo sforzo di cui sono testimoni in par-ticolare il quarto e il quinto capitolo del volume di esemplificazione applicati-va dell’approccio proposto con studi di caso e contestualizzazioni che ne evi-denziano le possibilità euristiche e la spendibilità pratica nell’ambito di campi quali l’esecuzione penale, la mediazione e il consumo di sostanze tossiche psicoattive.

Entrando poi nel merito dell’approccio proposto, esso ha il suo punto foca-le in quello che viene definito il “paradigma narrativistico”, basato sul ben no-to assunto di W.I. Thomas che considera la realtà come generata dai processi discorsivi che la definiscano in quanto tale a opera dei differenti attori che operano in un determinato contesto sociale: coerentemente con tale assunto teorico–epistemologico di matrice costruzionista, il testo sviluppa poi le di-verse strategie professionali che, sulla base di un modello definito “dialogico–interattivo”, consentono di individuare e di modificare le differenti configura-zioni di realtà generate a partire dalle pratiche discorsive prodotte dagli attori sociali entro un certo contesto e secondo determinati repertori discorsivi. In ciò seguendo e sviluppando il modello dialogico proposto da Gian Piero Tur-chi, in alternativa sia al modello biomedico classico, sia al modello bio–psicosociale.

Poiché il lavoro degli autori si rifà espressamente al “constructive social work” elaborato in Gran Bretagna da Nigel Parton e Patrick O’Byrne, ci pare qui opportuno richiamarne brevemente le basi fondative e le opportunità ap-plicative. La loro proposta nasce sostanzialmente dall’esigenza di sfuggire al-

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12

la crescente proceduralizzazione e standardizzazione subita dal lavoro sociale nel corso degli ultimi anni in sintonia con altre professioni sociali e sanitarie sull’onda dei processi di onnipervadente managerializzazione dei servizi alla persona. Il buco nero rappresentato dall’assenza di concetti e teorie adeguate per la pratica sociale è stato così spesso colmato da linguaggi e pratiche oscil-lanti fra il tecnicismo e il senso comune.

Il bisogno di tornare a capire ciò che accade tra l’operatore sociale e l’utente dei servizi porta gli autori a sviluppare un’analisi critica dettagliata del linguaggio e dei discorsi impiegati nella relazione di aiuto per indurre il cambiamento comportamentale. La necessità di una teoria per la pratica socia-le che consenta di andare al di là del semplice trattamento burocratico dei “bi-sogni” stereotipizzati entro categorie standardizzate di senso comune porta a rivalutare la creatività e la competenza dell’operatore sociale nell’affrontare le relazioni umane ben al di là del classico lavoro di caso, basato su un approc-cio psicodinamico. Da qui l’importanza di un approccio interazionista–simbolico alle modalità con cui le persone attribuiscono significato alle pro-prie esperienze quotidiane e, conseguentemente, orientano le proprie azioni, atteggiamenti e sentimenti al fine di poterne agire i significati e le percezioni della propria esperienza in un’ottica di mutamento.

La proposta del constructive social work si muove quindi sulla scia della definizione di Blumer che è l’asserzione di un problema sociale che lo mani-festa come tale: se si distingue, infatti, tra una data situazione sociale conside-rata come condizione oggettiva empiricamente rilevabile e misurabile dalla medesima come definizione soggettiva da parte degli attori sociali che la con-siderano una forma di devianza dalle norme sociali, è quindi quest’ultima a trasformare la situazione in un problema sociale. Decostruire il processo at-traverso cui determinate aree della vita sociale divengono socialmente pro-blematiche, attraverso pratiche discorsive retoriche costituisce dunque la pre-messa indispensabile a consentire la possibilità per il soggetto di sviluppare discorsi alternativi: e ciò non può che avvenire sotto forma di un processo di interazione dialogica e negoziata che porti a nuove differenti definizioni con-divise in grado di produrre nuove relazioni sociali e nuove forme di autoper-cezione del Sé.

Al di là dei suoi fondamenti teorici, ci pare che l’approccio proposto pre-senti più di una opportunità applicativa per quanto riguarda il lavoro sociale. Anzitutto, in tempi di “pensiero unico” sempre più dominante anche in questo ambito professionale per stanchezza o insipienza creativa, la sua insistenza su di un atteggiamento critico nei confronti di ogni modalità data per scontata di comprensione del mondo fondata sul senso comune non può che costituire un valido antidoto. Problematizzare l’ovvio, il “reale” e il sapere professionale convenzionale su di esso costruito costituisce un esercizio di igiene mentale preliminare alla decostruzione dell’empirismo positivista che appare ancora informare questa, come altre pratiche professionali.

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In secondo luogo, la storicizzazione e relativizzazione delle categorie co-gnitive professionali impiegate nel lavoro sociale non può che costituire la ne-cessaria premessa alla possibilità di un autentico incontro dialogico con l’utente inteso come radicalmente altro da sé, percepito nella sua alterità e nel-le sue possibilità di costruzione discorsiva differente: ma con la quale sia allo stesso tempo possibile stabilire una qualche forma di interazione dialogica in nome della comune umanità, della condizione condivisa di persone.

Infine, sulla base di tale processo di interazione negoziata si apre lo spazio del possibile come rottura dell’apparente corazza impenetrabile del “reale” verso orizzonti trasformativi scientificamente fondati che consentano – come ricordano gli autori nelle loro Conclusioni – di “far galleggiare il ferro sull’acqua e nell’aria”. Campus di Germaneto (CZ), 15 giugno 2008.

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Gli autori Patrizia Ciardiello – Dottore di ricerca in Istituzioni, amministrazioni e politiche regionali, assistente sociale specialista e educatore. Ha conseguito il Master in Promozione della parteci-pazione sociale e il Perfezionamento in Antropologia culturale applicata. È funzionario del Mi-nistero della Giustizia. È stata responsabile delle attività formative del personale dell’amministrazione presso il Provveditorato A.P. per la Lombardia e ha diretto l’Ufficio del Garante dei diritti delle persone limitate nella libertà presso la Provincia di Milano. E–mail: [email protected] Luigi Colaianni – Dottore di ricerca in servizio sociale, assistente sociale specialista, sociologo della salute. Insegna discipline sociologiche e del servizio sociale in varie università italiane. È formatore accreditato dal Consiglio Nazionale dell’Ordine degli Assistenti Sociali e referente per il nodo italiano del network europeo DANASWAC (Discourse And Narrative Approach to Social Work And Counselling). E–mail: [email protected] Davide Fenini – Psicologo, consulente esperto in processi organizzativi. Guido Giarelli – Professore associato di Sociologia generale presso l’Università “Magna Grae-cia” di Catanzaro, direttore scientifico del Centro di Ricerca Interdipartimentale sui Sistemi sanitari e le Politiche di welfare (C.R.I.S.P.). È presidente della European Society for Health and Medical Sociology (ESHMS). Luca Mori – Dottore di ricerca in Discipline filosofiche presso l’Università di Pisa, svolge atti-vità di ricerca per il Laboratorio filosofico sulla complessità (Facoltà di Lettere e Filosofia dell'Università di Pisa–Comune di Rosignano Marittimo) diretto da Alfonso Maurizio Iacono. Luisa Orrù – Psicologo, fa parte del gruppo di ricerca MADIT diretto da G. P. Turchi dell’Università di Padova. Michele Romanelli – Dottore in Psicologia Clinica e Membro del Gruppo di Ricerca in Meto-dologia di Analisi dei Dati Informatizzati Testuali dell’Università degli Studi di Padova. Gian Piero Turchi – Docente di Psicologia Clinica presso l’Università degli Studi di Padova e Responsabile Scientifico del Gruppo di Ricerca in Metodologia di Analisi dei Dati Informatiz-zati Testuali. Alessandra Zielli – Assistente sociale specialista, mediatore familiare, dottoranda di ricerca presso UNIROMA3. Lavora presso l’Amministrazione penitenziaria, per la quale si è occupata di formazione del personale.