GIOCHI DA BAR - L'attività dialogica nella routine di un bar-gelateria

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Saggio breve di semiotica.

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GIOCHIDA BAR

L’attivitàdialogica

nella routinedi un bar-gelateria

FABIO GUZZO - 752039 - CORSO DI SEMIOTICAPROF. SALVATORE ZINGALE - AA 2010/2011FACOLTÀ DEL DESIGN - POLITECNICO DI MILANO

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Questo saggio affronta con occhio semioti-co diversi aspetti della realtà lavorativa in un bar-gelateria. In particolare si soffermerà sul biglietto delle ordinazioni come punto cardine nel dialogo tra il cliente e il barista andando ad analizzare in primo luogo il biglietto come artefatto segnico e quindi all’interno del trian-golo di Pierce. Viene in seguito analizzato il Segno proprio del biglietto, classificandolo come simbolico e con un senso che è effetto di connotazione. Si applica quindi il modello di Jakobson, analizzando fattori e funzioni, e si delineano i diversi dialoghi presenti all’interno di uno spazio dialogico. Il saggio si conclude con la conferma della teoria degli attanti di Greimas.

ABSTRACT

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SOMMARIO

Introduzione

Il biglietto delle ordinazioni

Dal biglietto all’ordine

Il segno simbolico del biglietto

Bosco e caffè

Il canale cameriere

Strategia da bar

Altri dialoghi

Lo spazio

E se finisce la panna montata?

Conclusioni

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Lavoro nel campo dell’esercizio bar-gelateria ormai da 8 anni, sempre come lavoro part-time da affiancare agli studi, ma nel periodo estivo diventa praticamente un lavoro fisso. Non mi stupisco quindi che l’ambiente ideale dove applicare concretamente i concetti della semi-otica sia sempre stato nella mia mente il bar-gelateria presso il quale lavoro. In particolare attualmente occupo la posizione da barista in un esercizio che presenta due sale con posti a sedere: la mia mansione è quindi sia quella di preparare le ordinazioni per i tavoli, sia quella di servire i clienti direttamente al banco; sono conscio che l’ambiente del bar sia un ambiente in cui non si ha un vero e proprio “approccio progettuale” poiché le azioni svolte sono di numero limitato e quindi il risultato è la mera ripetizione delle stesse, ma penso che nella singolarità di queste azioni, tolte dalla loro ri-petizione, si possano trovare facilmente molti elementi propri della semiotica.

INTRODUZIONE

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Prima di tutto partiamo dal perno attorno a cui voglio ruotare il mio discorso, che è anche l’unico elemento che presento in fotografia sia in copertina che in queste pagine: il biglietto delle ordinazioni. Nei prossimi paragrafi an-drò ad approfondire i molteplici significati che questo pezzo di carta presenta all’interno del bar gelateria attraverso un occhio semiotico: per ora basti pensare che questo elemento è l’unica forma di comunicazione che io barista ho con i clienti ai tavoli. I clienti riferiscono dal tavolo ai camerieri, i quali scrivono l’ordine che viene successivamente consegnato al ba-rista. In pratica nella mia visuale di un turno lavorativo i clienti ai tavoli diventano biglietti scritti: la mia risposta, di ritorno, si traduce in una coppa gelato, in un caffè, in una bibita o in un altro oggetto di consumo. Questo elemento e le molteplici relazioni di cui fa parte sono la trattazione principale di questo saggio.

IL BIGLIETTO DELLE ORDINAZIONI

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Cos’è il biglietto delle ordinazioni guardato con occhio semiotico? Prima di tutto è un og-getto, un artefatto, un qualcosa creato dall’uo-mo per uno scopo. Nell’attività lavorativa si trasforma però in artefatto segnico: il biglietto diventa rappresentazione del desiderio del cliente, esprime un pensiero, insomma comu-nica. Nel momento in cui comunica, quando viene letto da me barista, il biglietto divento l’Oggetto dinamico, elemento che innesca una semiosi: “È semiosi ogni situazione ed esperien-za in cui –attivamente o passivamente- siamo chiamati ad “avere a che fare” con informazioni e conoscenze” (Zingale, Sussidiario di semio-tica). Quindi posso vedere il biglietto come una delle tre fasi del modello del triangolo di Peirce: l’Oggetto dinamico permette una per-cezione del Segno, che in questo caso è affine alla definizione comune poiché è proprio la scrittura signica che porta la conoscenza al mio sistema sensoriale e mi permette di trovare una risposta nella mia mente all’Oggetto dinamico e quindi di arrivare all’Interpretante, che altre-sì non è che la raffigurazione materica dei vari elementi di cui l’ordine è composto.

DAL BIGLIETTOALL’ORDINE

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Ma andiamo ad analizzare nello specifico un biglietto delle ordinazioni e quindi a studia-re il Segno che l’Oggetto dinamico determi-na; nella fotografia possiamo riconoscere un elenco numerato di cinque elementi diversi. Ora, letti da una persona qualunque questi elementi possono significare molteplici cose, soprattutto in base alla conoscenza che questa persona ha riguardo al biglietto in questione: per esempio, la parola “bacio”, presa singo-larmente, tutto fa pensare tranne che a una coppa gelato; probabilmente all’interno di questo elenco si può capire che si sta parlando di prodotti alimentari, ma qualunque persona non dipendente nel bar-gelateria in cui lavoro non leggerà mai questo biglietto come lo leggo io, e con “leggere” intendo come la mia mente interpreta il segno della scrittura. Proprio per questo definirei il segno del biglietto dell’or-dinazione come un segno simbolico, perché il suo significato, in questo caso solo all’interno dello specifico ambiente lavorativo, è stato sta-bilito per convenzione.

IL SEGNOSIMBOLICO DEL

BIGLIETTO

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Guardiamo invece ques’altro biglietto: presen-ta due elementi, “1 bosco” e “1 cop”, ques’ul-timo comprende “strac”, “cioc”, “caffè”. Le uniche due parole che anche un occhio “non esperto” può cogliere con certezza sono “bo-sco” e “caffè”, e cioè le uniche due parole scritte per intero, dato che le restanti sono tutte ab-breviazioni. Ma anche queste due parole non denotano il loro significato fondamentale, ma connotano il segno in relazione con un altro significato e cioè al tipo di coppa, nel caso di “bosco”, o al gusto del gelato, nel caso di “caffè”. Si può quindi dire che il senso del se-gno del biglietto delle ordinazioni è effetto di connotazione; ovviamente sempre riferendosi all’ambiente lavorativo del bar gelateria perché come scrive Zingale nel Sussidiario di semiotica: “Il significato di un segno tende così a mutare, a essere più o meno esteso o intenso, a seconda del gioco sociale-comunicativo in cui si trova, delle circostanze e delle situazioni. Ma soprattutto alla maggiore o minore conoscenza di tale universo.”

BOSCO E CAFFÈ

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Allarghiamo ora il discorso all’interazione semiotica di cui il bi-glietto fa parte: se consideriamo tale biglietto come messaggio allora possiamo definire il cliente come mittente e il barista come destinatario. Il cameriere risulta essere il canale e contatto, men-tre l’insieme delle diciture dei vari elementi (i segni simbolici di cui parlavamo prima) formano il codice; il contesto in questo caso è sempre lo stesso. In questo suo modello, Roman Jakobson, associa ad ogni fattore una funzione: il cliente ha funzione espres-siva, quindi fa conoscere il suo desiderio interno; la funzione co-nativa in questo caso è svolta dall’elenco stesso del biglietto, che sollecita il barista a essere completato; la funzione poetica merita un discorso a parte: il modo in cui il messaggio e composto e si presenta dipende da quanto tempo il cameriere ha a disposizio-ne per comporre l’ordine. Se un tavolo elenca in modo rapido il proprio ordine (quindi non ha rallentamenti dovuti a modi-fiche di elementi precostituiti o a decisioni cambiate all’ultimo o addirittura a decisioni non ancora prese), il cameriere si trova nella situazione di dover compilare l’ordine in modo altrettanto rapido, molte volte peggiorando la propria scrittura e dovendo utilizzare abbreviazioni meno comprensibili: tutto questo va a discapito del destinatario che avrà più difficoltà ad acquisire il messaggio. Stesso discorso si può fare per la funzione fàtica: nel caso il cameriere, quindi il canale, sia troppo occupato, il barista, quindi il destinatario, non ha un riferimento nel caso non abbia del tutto chiaro l’ordine del biglietto, e quindi mancherà di un appoggio che potrebbe facilitare la comprensione del massaggio. Sempre attraverso il cameriere passa la funzione metalinguistica perché è suo compito stare attento a scrivere l’ordine, e quindi il messaggio (il desiderio del cliente scritto in un altro linguaggio), seguendo un codice prestabilito e cercando di fare meno confu-sione possibile; la funzione referenziale invece è propria del con-testo e i contenuti che propone sono sempre i medesimi.

IL CANALECAMERIERE

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In questo meccanismo del biglietto degli ordini si instaura un dia-logo: non per niente Zingale scrive “Non sembrerà quindi azzardato dire che lo stesso modello del triangolo semiotico lascia intravvedere una rete di relazioni dialogiche..” (Gioco, Dialogo, Design) riguardo i tre tipi di dialogo affermati da Bonfantini e Ponzio; infatti se si va a catalogare la relazione tra cliente e barista attraverso il biglietto degli ordini si può definire un dialogo di ottenimento, e in parti-colare di scambio: il cliente richiede un prodotto in cambio del suo denaro. Il barista in questo caso è chiamato a eseguire l’ordine del biglietto il più velocemente possibile per ottenere (in questo caso “far ottenere” dato che non è lui che riceve direttamente i sol-di dal cliente) quanto prima l’oggetto da guadagnare ; per far ciò il barista applica per ogni ordine una strategia diversa, faccio un esempio. Basandoci sul biglietto qua a fianco il barista deve fare uno spumone (semifreddo alla crema), una coppa con le praline (“pral. No liq.”), un coppa con le amarene (“desid.”) e un caffè. Il barista, appena legge il biglietto, sa già il tempo che gli occorre per preparare ogni elemento; a quel punto starà a lui decidere se 1)fare tutto insieme e mandare il cameriere al tavolo una sola volta 2)di-videre l’ordine e far fare al cameriere più viaggi. Questa questione è d’obbligo porsela nel caso della presenza di coppe gelato perché mentre sto facendo la seconda la prima si sta già sciogliendo. Nel caso di questo ordine la strategia migliore è fare prima le due cop-pe, che si riescono a fare praticamente insieme, e mandare il came-riere al tavolo; nel frattempo fare il semifreddo, che per questioni logistiche è un po’ più lungo da preparare, e farlo portare insieme al caffè; il caffè per esempio va sempre preparato per ultimo per-ché si sa che un caffè è buono appena fatto, mentre più rimane là più diventa cattivo. La strategia risulta molte volte diverse anche per ordini che sembrano apparentemente uguali poiché dipende anche da altri fattori indipendenti dall’ordine (se c’è più o meno gente seduta, se ci sono più o meno ordini da fare etc..).

STRATEGIA DA BAR

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Allontanandosi da questo meccanismo ma re-stando sempre all’interno dell’ambiente bar si può individuare un altro tipo di dialogo, che è quello di intrattenimento. Questo tipo di dia-logo può avvenire a livelli differenti, tra colle-ghi durante una pausa, tra i clienti seduti a un tavolo o tra un cameriere o un barista con un cliente rispettivamente al tavolo o al banco: in questi caso si tratta sempre di un dialogo di-vertente; mentre possiamo trovare un dia-logo confermativo-ripetitivo con alcuni clien-ti abituali con cui si parla sempre degli stessi argomenti o con cui si ripetono sempre gli stessi convenevoli per tenerseli buoni. A volte subentra il dialogo di riflessione, soprattutto in quelle situazioni in cui si deve decidere qual-cosa al di fuori della prassi ordinaria, faccio un esempio: se un cameriere prende un ordine non standard come può essere una coppa più piccola, con meno gelato, o con diverse varia-zioni, può succedere che bisogna prima inter-rogarsi sulle modalità di preparazione della coppa stessa e successivamente sul suo prezzo; in questo caso il dialogo di riflessione avviene sia tra baristi che tra baristi e camerieri: si di-scute intorno al problema per arrivare a una soluzione.

ALTRI DIALOGHI

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Questa rete di relazioni dialogiche presuppone allora uno spazio dialogico da condividere. Lo spazio concreto però nell’ambiente lavorativo del bar viene nettamente diviso a seconda dei ruoli occupati: i baristi stanno sul banco, i ca-merieri stanno in sala, gli adetti alla lavanderia stanno in lavanderia; raramente succede che, durante un turno lavorativo, uno spazio venga “violato” da una persona che solitamente ne occupa un altro, perché per la mansione che è propria del suo ruolo ognuno deve occupare uno spazio predefinito. Sembra quasi una me-tafora della semiosfera di Lotman “Va da sé che questo “universo globale” teorizzato da Lotman […] sia formato da una moltitudine di spazi “locali”. Una moltitudine di contatti, di relazio-ni semiosiche e dialogiche che di volta in volta formano uno specifico campo” (Zingale, Gioco, Dialogo, Design). In ogni caso questo afferma il riconoscimento delle reciproche posizioni e quindi la condivisione di un comune obiettivo accettando le regole di conversazione (come nel caso del biglietto delle ordinazioni) e cre-ando in questo modo lo spazio dialogico.

LO SPAZIO

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Come già anticipato nell’esempio che ho fat-to prima riguardo la strategia, si può dedurre come ogni biglietto delle ordinazioni è a suo modo una piccola storia, una narrazione a sè. Ogni ordine sfocia in una serie di azioni e può incasellarsi nella teoria degli attanti di Grei-mas. Prendiamo come esempio l’ordine raffi-gurato qua a fianco: una volta letto l’ordine, il barista, seguendo una propria strategia, accetta l’incarico affidatogli dal cliente, il destinatario, facendosi in questo modo soggetto alla ricerca di un oggetto, in questo caso la preparazione dell’ordine, lo scopo da raggiungere. Durante questo percorso/processo ci può essere un aiutante, una persona fisica, un altro barista che ti aiuta a completare l’ordine, e un oppo-nente; in quest’ultimo caso, sperando che mai nessuno si voglia far licenziare ostacolando il proprio collega, l’opponente è da ritrovarsi in un evento che rallenta il processo, come può essere, ad esempio, l’esaurimento della panna montata, che comporta il doversi fermare per prendere la panna fresca e riempire la macchi-na. L’oggetto è ovviamente l’ordine completa-to che viene portato al cliente.

E SE FINISCE LA PANNA MONTATA?

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Questa analisi semiotica potrebbe sicuramen-te proseguire andando a toccare altri meccani-smi e ambienti dell’ambiente lavorativo del bar ma si andrebbe per lo più a ripetere cose già trattate. Questo saggio, come già detto in aper-tura, si è limitato a descrivere dal punto di vista semiotico un processo già esistente e quindi non riporta alcun beneficio che la semiotica possa apportare a tale processo, è solamente una verifica personale sull’apprendimento di questi concetti. A dispetto del titolo, il saggio non ha parlato della tematica del gioco, ma il titolo è giustificato siccome “Che sia di intratte-nimento o di ottenimento o di riflessione il dialogo ha qualcosa a che vedere con il gioco”. (Zingale, Sussidiario di semiotica).

CONCLUSIONI

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BIBLIOGRAFIA

GIOCO, DIALOGO, DESIGN, una ricerca semioticaSalvatore Zingale, 2009, ATÌ editore

SUSSIDIARIO DI SEMIOTICA in dieci lezioni e duecento immaginiMassimo A. Bonfantini, Jessica Bramati, Salvatore Zingale, 2007, ATÌ editore

LA SEMIOTICA E IL PROGETTO Michela Deni, Giampaolo Proni (a cura di), 2008, Franco Angeli

LA SEMIOTICA E IL PROGETTO 2Cinzia Bianchi, Federico Montanari, Salvatore Zingale (a cura di),2010, Franco Angeli