CagliariPad 9

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Il free magazine di Cagliari e dintorni

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EDITORIALE

Un anno di speranza

di Guido Garau

E così siamo arrivati – con trepidazione e paura - alla 2012ma edizione del nuovo anno.

Francamente quella del 2011 è stata una delle serie peggio riuscite dell’ultimo ventennio: è sembrato il sequel di un famoso dipinto del 1819, quello che rap-presenta gli avvenimenti successivi all’affondamento di una fregata francese, avvenuto sulle coste della Mauritania, a causa delle negligenze di comandanti e governanti. Delle centoquarantasette persone imbarcate, soltanto tredici fecero ritorno a casa. I naufraghi di quella “Zattera della medusa” di Théodore Géri-cault, oggi, siamo noi. In quei corpi lividi abbandonati alle onde del mare, in quelle sagome giallognole, sfinite e prive di speranza, abbiamo iniziato a specchiarci con sempre meno stupore: perché il futuro si è fatto più incerto, ma un gradino alla volta, ed è stato come guardare dentro un pozzo nero e vedere, abituandoci piano alla tenebra, sul fondo, il nostro volto riflesso, impietrito e sbarrato.

C’è un libro fantastico, che non viene mai menzionato tra i capolavori da leggere assolutamente, eppure si dovrebbe sempre tenere a mente. È “Il Signore delle mosche”. Un gruppo di bambini si ritrova, dopo un incidente aereo, su un’isola deserta. È l’inizio di una nuova vita (o se preferite il ripetersi identico dell’e-sistenza dai tempi di Adamo). Gettati nel mondo all’improvviso, senza libretto delle istruzioni come il primo uomo, i ragazzini si ritrovano a scontrarsi con enigmi mai risolti: prevarrà il Bene e il Male? Sarà più utile appellarsi alla Fede o alla Ragione? Chi dovrà assumere il comando? Come organizzare le forme sociali migliori? Che cosa significa con-vivere quando in ballo c’è la lotta per la sopravvivenza? I bambini si divideranno: i primi, che non smetteranno mai di credere nella salvezza, accenderanno un fuoco - l’unico modo per tener viva la speranza e la possibilità di essere ritrovati -; i secondi, che non credono a nulla, diventeranno cacciatori di animali prima, di uomini poi... Il finale lo lascio a chi vuol gustare il libro. Ma anche noi siamo arrivati a questo bivio: iniziare a disperare o continuare a sperare. Cadere nelle trappole psicologi-che della crisi – che nel Cagliaritano lascia, e lascerà, tracce dolorosissime – op-pure reagire. A me piace pensare, come in quelle meravigliose pagine di chiusura, che per tutto ci sia un senso, un significato. E con questo in mente siete pronti a seguirci in questo nuovo numero di Cagliari Pad: passando dai saldi, tappa fondamentale per il commercio di via Garibaldi e dintorni, alle occasioni di for-mazione professionale di chi vuole conquistarsi un lavoro; dalle offerte di lavoro all’estero agli studenti decaduti che sognano una laurea. Perché qui raccontiamo la speranza. Non è la fine: questo è l’inizio.

[email protected]

INDICE

Ecco i doni del 2012 pag. 4Saldi: chi vende e chi compra pag. 6Formazione: tutte le offerte pag. 8Emigrare per rinascere pag. 11Addio Buoncammino pag. 12Agenda cittadina pag. 14La città degli eroi pag. 15Gli studenti decadenti sperano pag. 17Il Casteddaio pag. 20Colpi di penna pag. 23

CAGLIARIpad.itANNO II • Numero 9 • 3 gennaio 2012

EditoreGCS Green Comm Services. S.r.l.

Direttore responsabileGuido Garau

Hanno collaborato:Alessandra GhianiLexaCarlo PoddigheLaura PudduMaria Grazia PuscedduMichela Seu

FotografieAlessandra Ghiani

Progetto grafico e impaginazioneCesare Giombetti

StampaGrafiche Ghiani • Monastir

Sede legaleVia Giotto, 5 • 09121 • Cagliari

RedazioneLargo Carlo Felice, 1809124 [email protected]. 070.3321559 • 366.4376649

Autorizzazione Tribunale di Cagliari15/11 del 6 settembre 2011

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SILLABARIO DEL NUOVO ANNO

LA CITTÀ FUTURA, I SOGNI, I PROGETTIECCO COSA PORTA IN DONO IL 2012

di Alessandra Ghiani

A c o m e A re n a Beach.

Un flop epico per Cagliari: fondi pubblici e finanziamen-ti regionali utilizzati per la costruzione del più grande palco di sabbia di tutti i tem-pi. No comment.

B come Brotzu. I nuovi parcheggi a pagamento

in costruzione nel piazza-le fronte ospedale saranno pronti entro giugno 2012. Utilissima la prima mezz’ora gratuita!

C come Chioschi. Nuo-vi chioschi come vecchi

casotti, accessibilità e rispet-to per l’ambiente dovranno essere i must per la costru-zione delle nuove strutture. Qualcosa inizia a muoversi.

D come Detenuti. Un anno disastroso per la

casa circondariale di Buon-cammino: due i suicidi, una decina i tentativi, più di ot-tanta i gesti di autolesioni-

smo. Il decreto svuota car-ceri e l’apertura del nuovo carcere di Uta risolveranno questi gravi problemi?

E come Equitalia. Crisi, tagli e tasse:gli italiani si

indebitano e restano schiac-ciati nella morsa di Equitalia e dei suoi abusi. Il movimen-to Unidos, voluto e coordi-nato da Mauro Pili, chiede la riforma del sistema di riscos-sione.

F come Fotovoltaico. Nasce in Sardegna, a Villa-

sor, il più grande parco serri-colo al mondo che produce energia fotovoltaica. Colture pregiate, posti di lavoro ed energia elettrica garantita a diecimila famiglie sarde. Le nostre aziende cominciano a fare da sole.

G come Galsi. Porto Botte-Olbia, questa

la tratta isolana del meta-nodotto che porterà il gas dall’Algeria all’Italia. Ennesi-mo tentativo di sfruttamen-to o reale crescita per la no-stra sfibrata isola?

H come Handicap. Anno nero per i diver-

samente abili. Fondi tagliati e barriere architettoniche sempre più numerose e so-prattutto ignorate in città. Questione di priorità.

I come Innovazione. Ol-tre cinquecento i ricerca-

tori provenienti da tutto il mondo riuniti nella seconda edizione della Conferenza Regionale per la Ricerca e l’Innovazione. L’obiettivo é incrementare le risorse per favorire la crescita dei ricer-catori sardi.

L come Lavoro. La di-soccupazione giovanile

supera il 33 per cento. La Regione emana bandi per tirocini formativi, di orienta-mento e finanziamenti per nuove imprese. Ma i posti di lavoro sicuri continuano a mancare.

M come Metropolita-na. Proseguono i lavori

della metropolitana cittadina che collega il centro città con i paesi limitrofi. Dopo Pirri e Monserrato anche Settimo San Pietro è stata raggiunta dai nuovi tram. Peccato che in centro muoversi richieda ancora tempi biblici.

N come Nucleare. Sardegna, una valanga

contro il nucleare. Così il Corriere della Sera titolava il risultato del referendum del 15 e 16 maggio. Si contro con il 97,64% dei voti. Volere è potere. Per una volta.

O come Ospitale. Si sono dimostrati all’al-

tezza della situazione i ca-gliaritani che con grande generosità hanno accolto ed accudito i 700 ragazzi tunisi-ni ospitati in città ad aprile. Cagliari orgogliosa.

P come Pista ciclabile. Terramaini, via dei Con-

versi, da piazza Matteotti al lungomare Poetto, via Dan-te, da piazza Giovanni XXIII a piazza Matteotti, nuove stazioni di bike sharing e rastrelliere: i cagliaritani at-tendono con ansia la realiz-zazione del nuovo progetto per le piste ciclabili.

Q come Quartieri. Restano ancora solo

promesse i piani per la ri-qualificazione dei quartieri storici. E’ Castello il borgo più disperato che ha bisogno

Dai chioschi del Poetto al metanodotto Galsi, passando per il Parco di Tuvixeddu, le piste cicla-bili e il nuovo stadio del Cagliari calcio: 365 giorni in pillole

Una panoramica della città di Cagliari

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di un serio e intensivo inter-vento.

R come Rossella Urru. Ormai dal 23 ottobre in

mano ai suoi rapitori algerini la cooperante samugheese è ancora viva. La Farnesi-na chiede il silenzio stampa per facilitarne la liberazione. Continuiamo a parlarne.

S come Stadio. Cellino non molla: il progetto

della Karalis Arena a Santa Caterina è regolare e legit-timo, non crea nessun pro-blema alla sicurezza dei voli e dei tifosi che assisteranno alle partite del Cagliari. Si vedrà.

T come Tuvixeddu. I cagliaritani, e non solo,

vogliono il parco sul colle. Raccolte più di 5000 firme a sostegno del progetto di legge promosso da Legam-biente per abolire il vinco-lo archeologico che tiene sotto scacco l’area. Avanti

popolo.

U come Università. Proroga per gli studen-

ti dell’Università di Cagliari in decadenza al 30 aprile 2012. Rinvio per i fuori cor-so che abbiano sostenuto almeno un terzo degli esami previsti e siano studenti atti-vi o non attivi con solo due esami (o 18 cfu) restanti. Per gli altri, amen.

V come Viaggi. Cagliari ha visto nel 2011 un

aumento dei turisti grazie soprattutto al nuovo attrac-co per le navi da crociera. La città sfrutta pienamente tut-te le opportunità offerte da questa novità?

Z come Zedda. Da giu-gno è il nostro nuovo

sindaco: Massimo Zedda ha la piena fiducia dei cagliari-tani i quali ora si aspettano che tutte le promesse ven-gano mantenute..

Piste ciclabili: il sogno della giunta Zedda

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IN PRIMO PIANO

di Laura Puddu

In tempi

di crisi b i s o g n a guardare sempre il

bicchiere mezzo pieno. Prendi il commercio. Stri-tolati dalle tasse, spaventati dal carovita e sconquassati da parole astruse e ormai familiari come spread e btp, i cagliaritani hanno chiuso i cordoni della bor-sa: nel periodo natalizio, hanno speso molto meno di quanto erano abituati negli anni passati. Ora, però, è tempo di saldi.

Un’occasione: per i com-mercianti, per chiudere qualche affare. Per i cittadi-ni, per trovare l’occasione di comprare a prezzi scon-tatissimi oggetti più o meno desiderati. C’è tem-po: dal 5 gennaio al 4 mar-zo.

Ribassi molto elevati. Vi-sta da vicino, la crisi si

è avvertita anche da piccoli dettagli. Per esempio, dal fatto che gli esercizi com-merciali hanno iniziato le “vendite promozionali”, ossia i saldi mascherati, già da prima di Natale. Un sintomo che spiega la va-stità del fenomeno e che fa capire quanto sia stato

drastico l’arresto dei con-sumi. Che ha raggiunto punte del 30 per cento per quanto riguarda l’abbi-gliamento. “Purtroppo noi commercianti - ha spiega-to Franco Fozzi, presidente del “consorzio Insieme” – siamo consapevoli del fatto che anche la stagione degli sconti non sarà sufficiente a coprire le perdite e ci auguriamo che sia un’oc-casione per recuperare almeno una parte di esse”. Il consorzio Insieme è un centro commerciale na-turale nato nel settembre del 1999 su iniziativa di alcuni operatori delle vie del cuore della città (via Alghero, via Manno e via

Garibaldi). “Per risalire la china almeno un pochino – dice amaramente Fozzi – partiremo da subito con ribassi molto elevati”.

Cento euro da spendere. Non è facilissimo fare

dei pronostici sul possibile andamento della prossima stagione dei saldi: secon-do le stime di Confcom-mercio, le famiglie italiane spenderanno mediamente 403 euro (168 euro inve-ce la spesa procapite). Una previsione molto ottimista. Si spera insomma di ribal-tare una situazione che non è stata per niente po-sitiva fino ad adesso.

FINISCE L’ANNO NERO DEL COMMERCIO SALDI OCCASIONE PER CHI VENDE E PER CHI COMPRADal 5 gennaio al 4 marzo ribassi elevati e affari in vista. Federconsumatori all’attacco: “Sarebbe necessario anticipare gli sconti per evitare la concorrenza sleale”

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Non è invece d’accor-do il Codacons, che

presume un calo delle vendite del 30 per cento rispetto allo scorso anno e una spesa procapite di 110 euro. A risentire della crisi saranno soprattutto i piccoli commercianti e, per la prima volta, anche gli outlet e i grandi centri commerciali.

Federconsumatori va oltre. “Sarebbe neces-

sario anticipare gli sconti (come avviene in molte città a livello internazio-nale), per fornire un aiuto teso ed evitare la concor-renza sleale tra i venditori corretti, che aspettano la data ufficiale di inizio, e quelli che, invece, hanno iniziato già da tempo le vendite promozionali”.

Ottimi affari in vista. Un dato certo c’è

ed è evidente. La situa-

zione che si è creata por-terà grandi vantaggi per i consumatori: troveranno prezzi molto convenienti e non avranno difficoltà a trovare la propria taglia o il capo di abbigliamen-to adocchiato prima delle feste. Il quadro generale dunque non è tutto a tin-te fosche. Per sfruttare al massimo quest’ondata di tariffe favorevoli, l’ide-ale sarà girare quanti più locali possibili e fare dei confronti. Ancora meglio se ci si ricorda quale fos-se il prezzo originale dei prodotti. Occorre poi fare attenzione alle riduzioni esagerate, quelle superio-ri al 60 per cento, perché può capitare che nascon-dano la fregatura. E in mancanza dell’affare della vita, la stagione dei sal-di sarà un’occasione per passeggiare per le vie del-lo shopping e dedicare un po’ di tempo a se stessi.

Cagliari, 29 dic 2011 – Oltre 48 milioni euro:

è la spesa stimata per i saldi invernali nella pro-vincia storica di Cagliari che sull’Isola prenderan-no il via giovedì 5 gennaio per concludersi l’8 marzo. È il dato che emerge dalle previsioni dell’Ufficio Stu-di della Confcommercio di Cagliari.

Dall’indagine risulta che nella provincia

storica di Cagliari saran-no 150mila le famiglie che approfitteranno de-gli sconti di fine stagione, generando una spesa che rappresenta, nella media, circa il 22% del fatturato annuo di settore. Secon-do Confcommercio Ca-gliari le vendite saranno

in linea con lo scorso anno.

Se a livello nazionale le vendite media per

nucleo familiare si atte-steranno sui 403 euro, in Sardegna si prevedono importi di spesa legger-mente più bassi, stimabili in 332 euro per famiglia. Sempre più ricercati gli acquisti scontati di tele-foni cellulari, apparecchi hi-tech, tablet, divani e arredamento per la casa in generale. “Vista la crisi, la speranza è di poter re-cuperare una quota signi-ficativa con i saldi” com-menta Giancarlo Deidda, presidente di Confcom-mercio Cagliari.

OGNI FAMIGLIA SARDASPENDERÀ 332 EURO

In Provincia la spesa supererà i 48 milioni

Affari d’oro tra i negozi di Via Garibaldi

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L’OFFERTA FORMATIVA

di Carlo Poddighe

Un lavoro nel 2012. Un lavoro, se non stabile, al-

meno dignitoso e con una prospettiva ampia. Il mo-mento non è dei migliori. Si può chiedere, però, un aiuto alla politica. Non la solita raccomandazione, ma un aiuto sano per ini-ziare un’attività imprendi-toriale autonoma o per completare gli studi attra-verso un master o una for-mazione professionale adeguata.

Sono diversi gli strumenti messi in campo in que-

sto senso dall’assessora-

to regionale del Lavoro (www.regione.sardegna.it/argomenti/lavoro), guida-to da agosto da Antonello Liori, ed altri vedranno la luce nel corso dell’anno appena iniziato.

Microcredito. Il primo ostacolo per chi in-

tende intraprendere un’at-tività imprenditoriale è l’accesso al credito. Attra-verso il Fondo Microcredi-to l’assessorato del Lavoro, supportato dalla finanziaria Sfirs, eroga un prestito, per un importo variabile da 5 mila a 25 mila euro, senza imporre alcun tasso di in-teresse. Inoltre, l’importo può essere restituito men-silmente, pagando la prima rata dopo sei mesi dalla stipula del contratto o dopo 12 mesi per le nuo-

ve imprese. I neo impren-ditori hanno così un anno di tempo per far nascere e sviluppare il proprio busi-ness, finanziato anche coi soldi regionali, prima di ini-ziare a restituire il prestito.

Impresa Donna. Nelle in-tenzioni dell’Assessorato

dovrebbe essere ripropo-sto anche nel 2012 il Fon-do regionale per l’impren-ditoria femminile, meglio noto come Impresa donna. Rivolto alle disoccupate, inoccupate e alle impren-ditrici, l’edizione 2011 ha previsto un finanziamento in de minimis sino a 50 mila euro per promuovere nuo-ve iniziative imprenditoriali o migliorare la capacità produttiva delle imprese al femminile.

Credito di imposta. La vera novità 2012 sarà

il Credito di imposta. La Regione aiuterà le impre-se che assumano a tempo indeterminato i lavoratori svantaggiati (disoccupati di lunga data, ultra cinquan-tenni etc.), sostenendo metà dei costi salariali per i primo anno di contratto o per i primi due nei casi più seri. Sul banco l’asses-sorato al Lavoro ha messo 20 milioni di euro.

Master and Back. Rad-doppia passando da

9 a 18 milioni di euro la dotazione finanziaria per i progetti di Master and Back. Il sistema M&B era nato per consentire ai neolaureati sardi di conti-nuare a formarsi all’estero o nella Penisola per poi tornare a lavorare in Sar-degna utilizzando le nuove conoscenze acquisite. Non ha, però, sempre funziona-to al meglio e, come ha in parte ammesso la stessa Regione, si è spesso tra-sformato nell’ennesima “fabbrica di precariato”. L’aumento della dotazione finanziaria e il fatto che i soldi verranno ripartiti in uguali proporzioni tra pri-vato, pubblico e ricerca, se-condo la Ras, «garantirà al 90% dei borsisti una reale opportunità di inserimen-to lavorativo».

Master in Sardegna. Sarà sviluppato nel 2012

un progetto sperimentale già avviato l’anno scorso: Il Master in Sardegna per l’Alta formazione post uni-versitaria. Un gruppo di lavoro costituito d’intesa

SEI ALLA DISPERATA RICERCA DI UN LAVORO?PROVA A CHIEDERE UN AIUTINO ALLA POLITICADiverse le iniziative messe in campo dall’assessorato regionale del Lavoro:dai Master and Back al microcredito, queste le proposte della Giunta sarda.

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fra la Regione e le univer-sità di Cagliari e Sassari si riunirà ogni mese per cin-que anni con l’obiettivo di promuovere l’alta forma-zione in Sardegna. «Com-plementare al programma ‘Master and back’ – spiega l’Assessore Liori – il pro-getto ‘Master in Sardegna’ consentirà di attivare un percorso di crescita cul-turale che vede come be-neficiari non solo gli utenti finali, ma l’intera rete di soggetti coinvolti: univer-sità, aziende, pubbliche amministrazioni». Gli ate-nei forniranno supporto scientifico e organizzativo alla Regione. I master pre-vedranno risorse anche per stage e tirocini forma-tivi in Italia e all’estero.

Tirocini formativi. Sono finanziati con 9,6 milio-

ni di euro di fondi regionali i 3.200 Tirocini formativi e di orientamento (Tfo) con voucher mensile di 500

euro per sei mesi. L’inizia-tiva è rivolta a disoccupati ed inoccupati residenti in Sardegna. «L’obiettivo è agevolare l’ingresso all’in-terno delle aziende, ma anche quello di consentire

alle aziende stesse di pro-vare una forza lavoro che potrà eventualmente es-sere stabilizzata», spiegano

dalla Regione. Le domande di Tfo possono essere pre-sentate sul portale: www.sardegnatirocini.it.

L’assessore al Lavoro Antonello Liori

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UN FUTURO ALL’ESTERO

di Michela Seu

D i m m i

c o s a studi e ti dirò dove

puoi andare. Perché al-cuni percorsi forma-tivi da noi bistrattati potrebbero rivelarsi, altrove, l’asso nella ma-nica per una brillante carriera professionale. I dati Istat recentemen-te pubblicati affermano che i dottori di ricer-ca italiani, età media 32 anni e figli di almeno un genitore laureato, sono pronti alla mobilità e ad espatriare, per almeno l’80 percento dei casi. Certo, i sardi – come del resto gli studenti del sud - sono un po’ meno propensi a staccare le radici dalla propria ter-ra, ma tutto sommato seguono il trend nazio-nale. Specie se per inse-guire il sogno di una vita. È il caso, per esempio, di Federica Corrias, caglia-

ritana, classe 1985. Una fortissima passione per i delfini, fin da bambina, l’ha portata a laurear-si in biologia marina a Cagliari. Poi lo sguardo altrove, il più vicino pos-sibile all’obiettivo della sua vita. “Ho svolto un tirocinio gratuito all’ac-quario dello zoo di Ma-drid – racconta entusia-sta Federica – che mi ha permesso di conoscere il parco. Ho utilizzato la borsa del master&back per stare a Madrid e lavorare al delfinario. È stato tutto un con-catenarsi di eventi che, passando per Terragona e Gran Canaria, mi ha portato sin dove sono ora: al parco di Teneri-fe, il migliore d’Europa”. Molti spostamenti e sa-crifici su cui la giovane biologa non ha dubbi: “sono valsi la pena, visto che mi hanno permesso di realizzare il mio so-gno”.

Anche l’insegnamen-to di lingua italiana

all’estero è una buona opportunità per i gio-vani cagliaritani. Lo sa bene Scirin Sharef, che di straniero ha solo il nome: ventidue dei suoi trent’anni li ha vissuti alle porte di Cagliari, i restanti otto in giro fra l’Italia e la Spagna. Una laurea in filosofia a Bo-logna e tanta voglia di insegnare l’hanno por-tata in terra iberica a conseguire il Cap (curso de aptitud pedagogica), l’abilitazione all’insegna-mento. Poi di nuovo a Bologna, il servizio civile e la collaborazione con un’associazione sensibi-le agli studenti stranie-ri. E ancora una volta la Spagna, in Andalucia, a studiare per ottenere il “ditals”, un certificato che consente di insegna-re italiano agli stranieri. Ora è assistente di lin-gua inglese agli studenti di una scuola secondaria tramite il progetto Co-menius: da gennaio inse-gnerà anche lingua italia-na ai suoi alunni e ai suoi stessi colleghi.

Puntare su ciò che qui ancora non c’è, o su

ciò che non c’è ancora altrove: due pensieri vin-centi per chi voglia re-alizzarsi all’estero. Nel primo caso rientrano ricercatori biologi, fisi-ci, ma anche ingegneri attratti da paesi all’a-vanguardia; nel secondo educatori, ingegneri, lau-reati in scienze politiche, che intendano trascor-

rere il proprio futuro nei cosiddetti “paesi in via di sviluppo”. Fra questi vi sono i giovani di “In-gegneria senza frontiere Cagliari”, associazione di volontariato con sede in Piazza d’Armi, presso la Facoltà di Ingegneria di Cagliari: una quindicina di loro ha già operato in Benin, Brasile o Perù, anche solo per prepara-re la tesi di laurea o di dottorato.

I compensi previsti pro-vengono da borse di

studio o, talvolta, da pic-coli rimborsi spese, “ma c’è chi è voluto restare e ora lavora stabilmen-te – ha raccontato il presidente Mario Porru – come due nostri soci, lui ingegnere edile e lei educatrice. Partiti nel 2006 ancora studenti, sono tornati a Cagliari per laurearsi e ora, da alcuni anni, vivono in Angola e lavorano per una Ong italiana”. Altri si limitano a una singo-la esperienza all’estero, magari per lavorare nel-le favelas brasiliane o co-struire case-famiglia in Benin che continueran-no a seguire da qui. Per tutti, ad ogni modo, c’è una strada alternativa a quella della rassegna-zione in città. Per tutti quelli, s’intende, che vo-gliano andare lontano.

FISICI, INGEGNERI, BIOLOGI SARDIFUGA NEI PAESI PIÙ ALL’AVANGUARDIAPuntare su ciò che qui ancora non c’è, o su ciò che non c’è ancora altrove:due pensieri vincenti per chi voglia realizzarsi lontano dall’isola.

Scene di vita quotidiana in Angola

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UN NUOVO ORIZZONTE

ADDIO BUONCAMMINO, IL CARCERE VA A UTA“MA OSPITI SOLTANTO I DETENUTI SARDI”

Parla Gianfranco Pala, direttore del penitenziario. E dice: attenzione alle conseguenze che l’appli-

cazione delle misure del Goverrno potrebbero avere, nel concreto, sulla realtà cagliaritana.

di Michela Seu

Emergenza carceri solo un ricordo del recen-

tissimo passato? Decreto svuota-carceri non tanto “foriero di delinquenti per strada” quanto di “svan-taggiati più prossimi a un civile reintegro nella so-cietà”? La verità, a quanto pare, starebbe nel mezzo. Almeno stando a quan-to dichiarato da Gianfranco Pala, direttore del car-cere Buoncam-mino di Cagliari. Che per il nuo-vo anno anticipa due importanti novità: l’inaugura-zione del carcere di Uta e le conse-guenze che l’ap-plicazione delle misure del Guar-dasigilli potrebbe avere, nel con-creto, sulla realtà cagliaritana.

Partiamo dalla prima, ovve-

ro dalla parola “fine” imposta al carcere di Buon-cammino. Il 2012 sarà infatti l’ulti-mo anno di vita per il vecchio peniten-ziario cagliaritano, ormai da tempo inadeguato e sovraffollato. Recenti so-pralluoghi dei tecnici del Ministero delle Infrastrut-ture al carcere di Uta, an-cora in costruzione, lascia-no ben sperare: il nuovo edificio potrebbe essere inaugurato fra una mancia-ta di mesi, probabilmente a giugno. “E’ una struttura nuova e funzionale – ha

spiegato Pala – e soprat-tutto è più capiente”. Po-trà ospitare 650 detenuti contro i 380 posti dispo-nibili nell’attuale carcere, saliti forzatamente a 540 per necessità. “Il problema di Cagliari, e più in genera-le della Sardegna, - ha pre-cisato il direttore – è che accoglie troppi detenuti trasferiti da altre carceri. Su un totale di 2300 re-

clusi nei penitenziari dell’I-sola, solo 1200 sono sardi: per il resto sono stranieri o detenuti giunti dal nord Italia o dalla Campania”. La soluzione al problema del sovraffollamento – pro-blema talvolta sfociato nel dramma, come nel caso dei due recenti suicidi av-venuti a Buoncammino – porterebbe dunque il nome di Uta. “Potrebbe. Sempre che gli altri peni-

tenziari – chiosa Pala - non approfittino della capienza per trasferire qui nuovi detenuti: in questo caso saremmo di nuovo punto e a capo”.

Seconda annosa questio-ne: decreto svuota-car-

ceri. Quasi un’esagerazio-ne definirlo così, visto che le svuoterebbe in maniera irrisoria. “Della legge del

2010 sulla detenzione do-miciliare (i detenuti pos-sono scontare nel proprio domicilio gli ultimi dodici mesi della pena) avevano potuto usufruire 42 per-sone recluse a Buoncam-mino: – è sempre Pala a parlare – ora che la soglia è stata innalzata a diciot-to mesi, prevediamo che i beneficiari siano una ses-santina, meno di venti in più rispetto a prima della

manovra”. Sessanta delin-quenti pronti a minare l’or-dine pubblico nelle strade di Cagliari e dell’hinter-land? Il rischio è reale, ma “perché i detenuti possa-no usufruire degli arresti domiciliari occorre che abbiano assunto una de-terminata condotta all’in-terno del carcere e che possiedano un domicilio e una famiglia pronta a ospi-

tarli e prendersi cura di loro”. La selezione, insom-ma, non sarebbe poi così blanda: a meno di un terzo dei detenuti, ai quali manchi un anno e mezzo di reclusione, ver-rebbe concessa la possibilità di riscattare con un po’ di anticipo la propria vita.

“In carcere ci sono persone

delle culture più diverse, psico-logie più varie – aveva scritto a metà dicembre un detenuto di Buoncammino in una lettera al ministro della Giustizia Paola

Severino – con reati di-versi, di età diverse: posso affermare che in tutti, sal-vo qualche eccezione, ho trovato e trovo tutt’og-gi una certa sensibilità, spesso repressa o come impolverata, ma capace di risplendere di nuova luce usando comprensione, sincerità, coerenza, amici-zia e soprattutto disponi-bilità di accoglienza nella società”.

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MANUTENZIONI SERRANDE

24 H su 24COSTRUZIONI METALLICHE

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Più di cinquecento dete-nuti anziché i 340 pre-

visti. Un Centro clinico con una troppi ricoverati. Suicidi in crescita, come i tentativi falliti di togliersi la vita. Sono i numeri del carcere cagliaritano di Buoncammino, una strut-tura sempre meno sicura anche a causa della caren-za di personale. “La croni-ca carenza di Agenti di Po-lizia Penitenziaria, con un deficit di circa 60 unità, e l’elevato numero di dete-nuti ricoverati in ospedale per gravi problemi di salu-te – ha spesso sottolinea-to Maria Grazia Caligaris, presidente di Sdr – stanno riducendo drasticamente i livelli di sicurezza della Casa Circondariale caglia-ritana di Buoncammino

determinando una modi-fica dei servizi interni che genera tensione e preoc-cupazione tra i detenuti e i familiari”. Ma ora, come detto, si cambia. E sorge spontaneo domandarsi quale sarà il futuro della struttura situata in una posizione fantastica. Vicina alle facoltà di Giurispru-denza, Economia, Ingegne-ria e Lettere, potrebbe offrire nuovi spazi e nuovi servizi agli studenti. Op-pure fungere da hub per le imprese cagliaritane, o anche essere riqualificato come spazio espositivo. Una cosa è importante: che la vecchia struttura, una volta dismessa, non faccia la fine del vecchio ospedale Marino.

Una situazione esplosivain una location senza egualiIl problema della riqualificazione di un’area di alto pregio: spazio agli studenti o a un hotel?

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AGENDA

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STORIE DI RESISTENZA QUOTIDIANA

Solitamente i nostri eroi hanno un nome e un volto perché riteniamo fondamentale che si conosca il viso di quelle persone che consideriamo ammirevoli per una qualche ragione. In questo caso faremo un’eccezione: i protagonisti della storia che vi rac-conteremo ci chiedono discrezione in quanto ancora coinvolti in quoti-diane lotte per il riconoscimento della loro storia. Per questa ragione utiliz-zeremo dei nomi fittizi affinché non vengano identificati dalle persone che remano contro la loro causa.

Francesca ha 34 anni. Ha un’unica ragione di vita, Roberto. Abitano da soli nella provincia di Cagliari. Tutti i giorni lei lo sveglia, lo lava, lo veste e gli imbocca la colazione. Poi in auto lo accompagna in città per la terapia. E aspetta. Quando ha finito rientra-no a casa ed è tutto già pronto per il pranzo perché lei lo ha preparato d’anticipo all’alba. Lui riposa per un po’ nel pomeriggio, mentre attende l’ora del servizio rieducativo. La sera cena, pulizie e preparativi per la notte. Lei, dopo averlo messo a dormire, an-che se esausta, continua ad organizza-re le sue giornate tra visite, controlli, lotte. Già, lotte con enti e governo per ot-

tenere ciò che è di diritto. Lotte con parenti e conoscenti che non credo-no nella sua buona fede. E sforzi di-sumani, perché nella naturalezza di tutti questi gesti c’è la pesantezza di un corpo, i 100 kg di Roberto, invali-do al 100 per cento dopo un terribile incidente stradale avvenuto sotto gli occhi della sua compagna, alla guida dell’auto che lo seguiva. Da quel mo-mento, mentre lui diventava un peso per tutti, un fardello da parcheggia-re in un istituto secondo il parere di molti, lei si è rimboccata le maniche: lo ha preso con se , da sola, senza gli amici che nel frattempo si erano di-leguati, senza l’appoggio dei parenti che avrebbero voluto per lei una vita normale, ed ha continuato e continua ad amarlo, mentre impara a capirlo, lavarlo, nutrirlo.

Così, questa giovane donna di nemmeno cinquanta chili, tutti i gior-ni, con le sue sole forze, si carica sulle braccia il suo omone, a volte infuriato col mondo altre anche con lei, e lo fa vivere con sé, gli dà la sua voce, gli presta le sue gambe, le sue braccia, e tutta la sua vita. “La nostra vita è una battaglia, alla so-litudine, ai parcheggi che non trovia-mo, ai 750 euro che non bastano per

tirare avanti, ai fondi che ci sono stati tagliati, agli educatori poco formati, a chi non crede in me. L’organizzazione del governo ora è un invito alla morte per noi. Non vogliamo essere commi-serati ma Roberto può fare progressi, e non permetterò che venga privato di questa possibilità”. Francesca non vuole pietà e non chiede sconti per sé, ma tira fuori le unghie per i diritti del suo compagno.

Gli invisibili invincibili: così li chia-ma qualcuno. Sono quelle persone con vite straordinarie che non vanno in tivù per raccontarle, quelle persone per le quali ogni giornata è una scom-messa da vincere, da soli.

a cura di Alessandra Ghiani

Cagliari è piena di eroi, solo che non sanno di esserlo. Per questo nasce “la città degli eroi”, una rubrica dove non troverete i soliti vip luccicosi per eccesso di Photoshop, ma le storie di quelle persone vere, che tutti dovrebbero conoscere, perché fanno di

Cagliari una città migliore. Noi vogliamo dare spazio a queste persone, ringraziarle tutte perché sono degli esempi.Se anche tu hai la storia di un eroe da raccontare, mandaci la tua segnalazione.

[email protected]

DUE GAMBE PER DUESTORIA DI UN AMORE SENZA FINE

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LA BATTAGLIA DEGLI ISCRITTI AL VECCHIO ORDINAMENTO

GLI STUDENTI DECADENTI ADESSO SPERANOÈ IN ARRIVO LA PROROGA SALVA-LAUREAPotranno usufruirne solo coloro che abbiano sostenuto almeno un terzo degli esami,

che siano studenti attivi e che abbiano dato almeno un esame entro aprile del 2012.

di Maria Grazia Pusceddu

La pro-roga ap-

provata dal senato ac-

cademico fa tirare un sospi-ro di sollievo ai fuori corso

Uno spiraglio di luce è finalmente arrivato

per gli studenti fuori cor-so dell’Università di Ca-gliari che il prossimo 30 aprile rischiavano di vedere dissolta nel nulla la loro carriera universitaria. Infatti quando ormai tutto sembrava perduto, lo scorso 19 dicembre il senato accademico ha disposto una proroga per tutti coloro che nel 2012 sarebbero decaduti dallo status di studente. E anche se l’incubo di perdere il proprio percorso di studi non è ancora completamente sva-nito, c’è quindi una speranza in più per i 5000 studenti cagliari-tani che ormai da un anno e mezzo stanno vivendo una situazione drammatica.

L’ultimatum del Rettore. La doccia fredda per que-

sti studenti è arrivata infatti nel maggio del 2010 quando è stato emanato il regola-mento carriere amministra-tive, approvato dal Rettore Giovanni Melis e dal senato accademico. All’articolo 37 è stata infatti introdotta la norma sulla decadenza dagli studi per i fuoricorso e/o morosi e per tutti gli iscritti prima del 1999 che non riu-

sciranno a laurearsi entro il prossimo 30 aprile. Per co-loro i quali, invece, si sono iscritti dopo il 2004 perde-ranno lo status di studente se non concluderanno gli studi entro un numero di anni pari al triplo della du-rata del loro corso di stu-di (art.57). Naturalmente questo provvedimento ha dato inizio ad una vera e propria battaglia da parte degli studenti interessati. In

217 hanno infatti presenta-to ricorso al Tribunale am-ministrativo regionale per l’annullamento del decreto, considerato illegittimo vi-sto che l’unica decadenza prevista dall’ordinamento riguarda gli studenti che non sostengono esami per otto anni consecutivi. Il Tar ha però respinto il ricor-so. Ma i “decadenti” non si sono certo dati per vinti e hanno presentato appello al Consiglio di Stato per l’an-nullamento della sentenza.

E mentre per fine gennaio è attesa la decisione da par-te del Consiglio di Stato, gli studenti a rischio decaden-za sono riusciti ad ottenere una proroga.

La proroga. Dopo un anno e mezzo di battaglie

contro la decadenza, il 19 dicembre scorso il senato accademico ha concesso fi-nalmente una proroga a tut-ti gli studenti “decadenti”.

“Diciamo che ciò ci ha con-sentito di tirare un sospiro di sollievo – ha detto Sara Erriu, una delle studentesse che più si è battuta contro la decadenza - rispetto alla situazione drammatica che ci era stata prospettata, os-sia decadere tutti ad aprile 2012. Anche se le condizioni della proroga non sono tali da consentire a nessuno di adagiarsi”. Potranno, infatti, usufruire della proroga solo quelli che abbiano sostenu-to almeno 1/3 degli esami,

siano studenti attivi e abbia-no dato almeno un esame entro aprile del 2012. Per un successivo anno di proroga vengono invece richiesti tre esami da sostenere tra maggio 2012 e aprile 2013. “La proroga – ha aggiunto la studentessa - arriva dopo numerose richieste che abbiamo avanzato e dopo alcuni incontri avuti con il Rettore Melis ma ci tenia-mo a dire che non si trat-

ta di un patto studenti-università, semmai di una decisione presa dall’alto e in qualche modo pre-sentataci come una sorta di concessione”.

Una speranza per il 2012. La situazione

purtroppo non è facile per nessuno di questi studenti ma sicuramente con la proroga hanno un motivo in più per spera-re di potersi finalmente laureare e di non vedere vanificati i loro sacrifici. “Il risultato raggiunto – ha dichiarato ancora Sara Erriu - è nel com-plesso positivo visto che fino a pochi mesi fa la maggior parte di noi era condannata a non poter

completare i propri studi”. Un passo avanti è stato fat-to, ora però i “decadenti” aspettano con ansia che la sentenza del Consiglio di Stato dichiari illegittimo il provvedimento adottato. “Se così non dovesse essere – ha concluso Sara Erriu - ci accontenteremo di questa proroga che, pur compor-tando un certo rigore, con-sentirà, speriamo a molti, di concludere questo faticoso percorso”.

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di Alessandra Ghiani

In pieno periodo di sal-di tutti si fanno quattro

conti e calcolano quanto hanno a disposizione per buttarsi nella mischia dei negozi. Così come nel re-sto del mondo anche a Cagliari le vie si riempiono di cacciatori d’affari che in-vadono i negozi come lupi affamati. Già dalle prime ore del mattino si trova-

no quelli più intrepidi che si piazzano davanti agli in-gressi dei negozi come se fossero in fila alle poste o dal medico. Da quel mo-mento iniziano a coordi-nare la folla che si accalca e che inizia a lamentarsi perché il negozio non ha ancora aperto. Dall’inter-no il personale comincia a tremare. Tutti vestiti como-di con pantaloni di cotone morbido e scarpe sportive

per ammortizzare il dan-no delle caviglie gonfie, i commessi osservano con timore le facce dei clienti spiaccicate nella vetrine nel tentativo di iniziare gli acquisti già dalla strada.

Si tratta di giorni partico-larmente intensi e diffi-

cili per gli addetti alle ven-dite, soprattutto perché in generale gli acquirenti ancora non hanno ben

digerito la loro figura e il loro ruolo all’interno dei negozi. Entrare in un punto vendita è ormai diventato un po’ come posteggiare l’auto in un parcheggio as-sediato dai venditori am-bulanti: il primo obiettivo è quello di liberarsene il più velocemente possibile. Così appena si mette piede tra gli scaffali dei meravi-gliosi abiti che ci chiamano irresistibilmente da fuori, si pronuncia un timido buon-giorno e si inizia a temere l’arrivo della commessa.

Sì perché la commessa è per molti un elemen-

to di disturbo, che non ti lascia guardare in pace ca-micie e maglioncini e che a tutti i costi ti vuole guidare a scegliere qualcosa che sai sicuramente trovarti da solo. Certo, questo tipo di atteggiamento non è ordi-nario. Se le cose andassero come dovrebbero andare, una persona che ha inten-zione di spendere qualche euro dovrebbe essere feli-ce di avere l’aiuto sul cam-po di un’affabile esperto del settore. Perché questo non succede?

Il problema é una carenza di savoir faire, da parte del

cliente come da parte del personale di vendita. In-somma, essere seguiti per-fino nei camerini correndo anche il rischio che la ten-da venga irriverentemente aperta mentre un “come va?” si insinua prepotente-mente tra i bottoni ancora aperti della camicetta non è una cosa che piace a tut-ti. Oppure, essere colti di

CLIENTI VS COMMESSE, STORIA DEL PROBLEMATICO

RAPPORTO TRA CHI VENDE E CHI COMPRA

IL CASTEDDAIO

Tutti in strada a fare shopping, pronti a buttarci nella mischia selvaggia alla ricerca

dell’occasione: tra cassiere sgarbate e maglioncioni sgargianti da non perdere

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sorpresa ancora in mutan-de mentre si saltella con un piede infilato nei pan-taloni “Le ho portato un altro modello” può creare qualche imbarazzo.

Di contro, vedersi il negozio demolito da

persone poco civili che mettono a soqquadro tutti gli scaffali alla ricerca della taglia giusta è una cosa che si tollera ben poco.

La verità, come si dice, sta nel mezzo.

Appurato questo, passia-mo deliberatamente

dalla parte del consumato-re per supportare la causa del cliente che ha sempre ragione. Fermamente con-vinti dell’esistenza di nu-merose eccezioni è lecito affermare che moltissime commesse non è che non siano delle brave persone ma magari,semplicemente, non sono portate alle pub-bliche relazioni. Il lavoro del venditore è un misto tra quello dello psicologo e quello del prestigiatore. Chi vende deve capire con chi ha a che fare (psicolo-go) e deve essere in grado di fargli credere di esser stato lui a scegliere cosa acquistare anche se in real-tà ha subito pesantemente l’influenza di qualcun altro (prestigiatore).

Ogni cliente ha le sue esigenze, i suoi vizi, le

sue convinzioni. Guai però essere completamente accondiscendenti e voler far credere che qualsiasi capo d’abbigliamento stia a pennello, non c’è nulla di più fastidioso che sentirsi incalzare con dei compli-menti palesemente forzati e falsi.

Quello che di sicuro non manca a molti

commessi è la fantasia: in assenza di taglie adatte al

cliente un maglione enor-me diventa un capo che si indossa abbondante o, al contrario, quando un pan-talone va un po’ stretto non conviene prender-lo più largo perché cede moltissimo. Se per caso si cerca una cosa che in quel negozio non è disponibile, improvvisamente non si usa più o ora li stanno facen-do così.

Molto spesso capita an-che che l’addetto alle

vendite si prenda la briga di farti sentire un rompi-

scatole perché non ti ac-contenti, sei un indeciso e perché gli hai fatto tirare fuori troppa roba per nien-te. Così non è raro uscire dal negozio a mani vuote e completamente in depres-sione per non aver trovato niente di adatto al proprio fisico.

Anche se ormai, dopo i vari martellamen-

ti quotidiani ad opera di Enzo e Carla di Real Time, del Brutto Anatroccolo ed Extreme Makeover, siamo diventati tutti più esigenti e

anche più esperti e compe-tenti in questioni di moda, una persona gentile che ci accompagni e ci consigli con sincerità e discrezio-ne potrebbe anche esser gradita. Visto che, però, di solito tanta grazia è molto rara da trovare, in molti continueranno a nascon-dere dietro il loro “grazie, ma do solo uno sguardo” il loro candido “faccio da solo che è meglio”.

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Ci sono momenti nella vita di una donna tanto importanti

quanto la prima ceretta o il pri-mo paio di scarpe con i tacchi a spillo. Si tratta dei momenti shopping, soprattutto se è shop-ping in saldo.

Gironzolare per negozi duran-te gli sconti crea una sorta

di estasi nelle femmine, la sen-sazione di trovarsi in un mondo parallelo in cui si è protagoniste indiscusse e nel quale nessuno può e deve venire a disturbare. Così cammini per le strade sen-za notare più il Bastione o l’aria gelida che ti spacca le labbra, smetti misteriosamente di squa-drare tutta la gente che pas-sa e commentare le gonnelline ascellari delle fresche ventenni, smetti di preoccuparti pure per il parcheggio, il cui pensiero di solito è sufficiente per farti resta-re chiusa in casa. Pensi solo che il tuo unico scopo della giornata sia quello di segnare il territorio anche nel più piccolo e insignifi-cante dei negozi.

Fondamentale è l’organizza-zione del momento che deve

essere fatta rigorosamente in solitario, non si sa mai che i gu-sti diversi delle tue amiche o la poca pazienza di un uomo pos-sano deviarti dalla missione in alcuni negozi. Giunta sul posto poi diventi una macchina da guerra, capace anche di infilarti una maglia mentre ancora scru-ti gli scaffali dai quali le oche tue avversarie sono pronte a sfilarti sotto il naso proprio quello che ti piace. Il camerino nella calca diventa off limit ma con doti da vera trasformista impari a mi-surarti un pullover anche sotto il cappotto senza che nessuno veda le tue grazie.

In coda alla cassa poi continui a visionare le esposizioni più

prossime a te, quelle che più di tutte puzzano di vero affare. Quella cintura vintage verde pisello che “probabilmente mi servirà per una seratina tra ami-che” o quelle impossibili scarpe pezzate “che solo io potrei indos-sare con nonchalance” . Perché ai saldi tutto quello che di solito è osceno ed indecente diventa esclusivo e particolare.

Così tra file che di solito si ve-dono solo negli uffici postali e

piccole arrabbiature per quei ne-gozi con la puzza sotto il naso che non applicano affatto gli sconti si cerca di giustificare l’uscita dal budget con scuse tipo “ok, mese prossimo niente palestra” o “niente ristorante il sabato sera”. Pensieri volanti che si spengono alla vista di un maglioncino vio-la melanzana che mette in imba-razzo quel banalissimo nero che usano tutti. E proprio in quel momento ti viene in mente che stai indossando per la prima vol-ta il cappottino giallo limone con i bottoni neri enormi che avevi preso esattamente un anno fa all’irrisorio prezzo di 49.99 euro, in saldo.

Tutta orgogliosa allora ti fai spazio sul bancone, ci but-

ti sopra quella montagnetta di roba viola, arancione e verde pi-sello e con due o tre centoni in mano, le vesciche nei piedi e il fiato corto, acquisti tutta quella roba pensando che sicuramente la indosserai il prossimo anno per uscir per saldi.

“Se lo vuoi, non è in saldo”

Principio di Finman

SI SALDI CHI PUÒ

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