CagliariPad 8

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La rivista free di Cagliari e dintorni

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ad

n° 8

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Il Centro CommerCIale per glI aCquIstI dI natale

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EDITORIALE

In frIgo verItas

di Michele Ruschioni

Ogni anno la stessa storia: con le feste alle porte i nostri frigoriferi arrivano al limite

della capienza consentita. Dentro, in questi giorni, si trova davvero tutto. Dallo spumante

al cotechino passando per il salmone e le alici sott’olio. E via ingrassando. Aveva ragio-ne quel mio amico: in frigo veritas. Della serie: dimmi che

trovi in frigo e ti dirò chi sei e anche come festeggerai. Io mi diverto sempre come un matto ad aprire il frigo degli altri durante le feste. Basta un’occhiata veloce e si capiscono un sacco di cose. Cibi e pietanze sono ordinate, ognuno

nella sua ciotolina e pronte per essere scaldate al forno o al microonde? Siete in una casa dove minimo si aggira una domestica. Se non a tempo pieno sicuro ad ore. Nel frigo

non c’è traccia di roba da mangiare ma ci sono più bottiglie che in una distilleria? Anche qui poche ma inossidabili cer-

tezze: ragazzi under 30 senza complicazioni al seguito sono pronti per festeggiare come si deve. E le cose da mangiare?

Qualcuno ci penserà all’ultimo. Frigo vuoto con solo una bottiglia di champagne? Casa di un single incallito che certo non accenderà i fornelli nemmeno per fare un caffè. Sicu-ro quest’ultimo apprezzerà il confronto che abbiamo fatto su dieci ristoranti che lavoreranno la notte di San Silvestro. Menù, prezzi e animazioni varie. Per andare a colpo sicuro e aspettare il 2012, l’anno che sancirà, secondo la profezia

dei Maya, la fine del mondo. Nessuno ci crede ma tocchiamo ferro lo stesso. Con una mano sola ovviamente, l’altra tiene

un calice ben alto e augura a tutti buone feste.

[email protected]

INDICE

Cenone di Capodanno pag. 4Quartieri come nazioni pag. 6Le feste degli invisibili pag. 10Capodanno Low Cost pag. 12La città degli eroi pag. 14Last news pag. 15Lavorare per le feste pag. 16speciale Capodanno pag. 19Il Casteddaio pag. 20Colpi di penna pag. 23

CAGLIARIpad.itANNO I • Numero 8 • 20 dicembre 2011

editoreGCS Green Comm Services. S.r.l.

Direttore responsabileMichele Ruschioni

redazioneGuido GarauAlessandra GhianiLexaCarlo PoddigheMaria Grazia PuscedduLaura PudduMichela Seu

FotografieCarlo PoddigheAnna Cardia

Progetto grafico e impaginazioneCesare Giombetti

stampaGrafiche Ghiani • Monastir

sede legaleVia Giotto, 5 • 09121 • Cagliari

redazioneLargo Carlo Felice, 1809124 [email protected]. 070.3321559 • 366.4376649

Autorizzazione Tribunale di Cagliari15/11 del 6 settembre 2011

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OCCHIO AL PREZZO

Cenone DI CapoDanno: Dove anDare e Quanto spenDere.

di Laura Puddu

Se volete “ab-

bandonare” i fornelli e festeggiare il 31 Dicembre fuori casa, la so-luzione è quella di prenota-re un tavolo in un ristoran-te: ma quanto può costare? La scelta non è quasi mai “low cost” e orientarsi alla ricerca del luogo più con-veniente non è semplice.

Per aiutarvi in questa im-presa, abbiamo messo a

confronto i prezzi offerti da alcuni locali della zona di Cagliari. La maggior parte di essi propone un

menù fisso composto da molti antipasti, due primi (saranno tre al ristorante L’Archibugio), due secondi, contorno, frutta e poi dolci, pandoro e panettone, caffè e spumante. Non manche-rà il cotechino con le len-ticchie. Quasi tutti predili-gono un misto di piatti sia di mare che di terra, tranne lo Zenit e i 4 Mori, che han-no scelto una cena a base di pesce. Solo al ristorante Opera Prima si potrà avere il menù alla carta.

La tabella mostra inoltre in quali ristoranti è inclusa

nel prezzo l’animazione, per passare la serata in allegria, ballando e giocando.

Menù fisso o alla carta, animazione o musica. Ecco la mappa del divertimento per il 31 sera

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RistoranteQuadrifoglioVia Peretti,

Cagliari

Ristorante4 Mori

Via Angioj,Cagliari

RistoranteLe BontàV.le Golfo di Quartu,

Quartu Sant’Elena

RistoranteBasilio

Via Satta,Cagliari

RistoranteL’Archibugio

Via Sulis, Cagliari

RistoranteIl Ghiottone

V.le Monastir,Sestu

RistoranteS’Uliariu

Via Marcolino,Flumini,

Località Su Lianu

Ristorante Lo ZenitV.le Pula,Cagliari

RistoranteOperaPrima

Via Campidano,Cagliari

RistoranteSa Schironada

Via Baylle,Cagliari

MenùFisso

80 euro a persona

Bevandeincluse

80 euro a persona

Bevandeincluse

90 euro a persona

Bevandeincluse

80 euro a persona

Bevandeincluse

70 euro a persona

Bevande incluse, tranne il

vino

75 euro a persona

Bevandeincluse

70 euro a persona

Bevandeincluse

70 euro a persona

Bevandeincluse

NO 70 euro a persona

Bevandeincluse

Menù alla

carta

SI, con i prezzi di

tutti i giorni

aniMazione SI NO SI NO NO SI SI SI NO NO

Pizzeria Bisteccheria RistoPubSelf Service

Pizzeria - Bisteccheria

Venerdì e Sabato dalle 20:00

Self Service

dal Lunedì al Sabato dalle 12:30 alle 15:30

Feste Private

su Prenotazione (compleanni - cerimonie)

Pizza Baby Dance

Feste per bambini

Sala Convention

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CAGLIARI STRANIERA

di Carlo Poddighe

Qual è il

rapporto tra Cagliari e gli stranieri? Non con la popolazione, ma proprio con la città, le sue vie, le piazze, i suoi quartieri? Cagliari è una città di mare. Come tutte le città di mare è abitua-ta a ricevere ed accoglie-re chi viene da lontano. Nonostante non abbia da offrire chissà quali oppor-tunità a chi cerca lavoro o semplicemente una vita migliore, in città è in co-stante aumento la popo-lazione straniera. Secondo

i dati Istat 2010, gli immi-grati maggiormente pre-senti sono filippini, ucrai-ni e cinesi. Ma se si parla di comunità di popoli, la componente straniera più consistente a Cagliari è quella costituita da citta-dini dell’est Europa, ben-ché aumentino, di anno in anno, gli immigrati prove-nienti dai paesi islamici.

Con i sardi, popolo di emigranti, gli extraco-

munitari sembra si siano integrati bene e i rapporti sono improntati da un re-ciproco rispetto. A questo ha contribuito anche il fat-to che in città non si siano creati dei quartieri ghetto, ma le diverse comunità

di stranieri abbiano sco-perto ciascuna un’affinità elettiva con una distinta zona di Cagliari.

I musulmani. La comu-nità islamica cagliaritana

ha scelto la Marina, il ri-one storico che dal por-to arriva sino al bastione San Remy, come quartiere elettivo. E’ qui, infatti, che si trova l’unica moschea cittadina e ogni venerdì quasi 200 musulmani, di varia nazionalità, arriva-no da Cagliari e da tutto l’hinterland per ascoltare la preghiera dell’imam Tri-ki Mehrez. Troppo piccola, però, la sede che ospita il luogo di culto: sessanta

metri quadrati in uno sta-bile fatiscente di via del Collegio. Gran parte dei fedeli è allora costretta a portarsi una stuoia da casa, inginocchiarsi e pre-gare all’esterno in mezzo alla strada. Nel rione si trovano molte abitazioni vecchie ed a buon mer-cato che Pakistani, Ban-gladesi e Magrebini hanno scelto di abitare. Sono, inoltre, diverse le attività commerciali che, a ridos-so del porto, hanno aper-to questi immigrati, tra i più intraprendenti di Ca-gliari. Soprattutto piccoli suq, “kebaberie” e negozi di artigianato etnico.

LA cIttà E gLI strANIErI, aD ognI ComunItà IL suo QuartIereDove hanno scelto di vivere gli immigrati a Cagliari e come sarà il loro Capodanno

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L’approssimarsi del ca-podanno, per i musul-

mani non è un evento atteso. «Per noi il primo mese dell’anno, il Muhar-ran, è iniziato il vostro 26 novembre», spiega Luca De Marini, cagliaritano convertitosi all’Islam e divenuto uno dei respon-sabili dell’associazione islamica “El Hoda”. «Il no-stro calendario è lunare, quindi non c’è coinciden-za coi mesi del calendario gregoriano – precisa – co-munque, il primo giorno dell’anno, per noi non ha particolare valore, non è una festa religiosa islami-ca».

I Senegalesi. Tra gli immigrati di religione

islamica, i Senegalesi sono i più numerosi. Quasi tutti uomini, sono poco meno di 600. Vivono soprattutto alla Marina e in tanti sfrut-

tano la vicinanza con le vie dello shopping cittadino per vendere in improv-visate bancarelle borse, scarpe e maglie, imitazioni delle più famose marche. Per molti di loro che fan-no parte dell’associazione “Sunugal”, composta da cittadini senegalesi e sar-di, un modo per festeggia-re il nuovo anno sarà la pubblicazione del calen-dario 2012. Nelle foto del calendario i giovani Se-negalesi vestiranno i co-stumi tipici sardi mentre alcuni ragazzi cagliaritani appariranno con gli abiti della tradizione africana. «Sarà uno scambio sim-bolico, ma profondamen-te culturale, un immagine dei “nuovi sardi”», spiega Mariangela Pedditzi, vice-presidente di “Sunugal”.

Le badanti ucraine. Sono 757 i cittadini

ucraini residenti a Caglia-ri. Quasi il 90 per cento di loro sono donne, molte delle quali assistono come badanti gli anziani del ca-poluogo. Non abitano in un quartiere specifico, in quanto spesso vivono con la persona di cui si pren-dono cura. Hanno però scelto in città un luogo dove incontrarsi e un po’ sentirsi a casa. Nella piaz-zetta rossa, intitolata a Francesco Paolo Ingrao, il giovedì sera e la dome-nica, le loro giornate di “libera uscita”, le badanti dell’est si ritrovano nelle panchine sotto i grossi fi-cus. «Stiamo qui a chiac-chierare e a scambiarci impressioni ed esperien-ze», spiega Lidya Nagorna, cittadina ucraina, da di-versi anni nell’isola e spo-sata con un sardo. «Pur-troppo la crisi ha colpito molti pensionati che han-

no dovuto rinunciare alla nostra collaborazione», continua con triste ras-segnazione. «Tante di noi sono senza lavoro e in-contrarci in questa piazza è anche un’occasione per sapere se ci sono nuove opportunità di impiego e per darci sostegno a vi-cenda».

C’è poco da festeggiare, dunque. Al prossimo

anno, come tanti sardi, anche le badanti ucraine chiederanno un lavoro. Il capodanno lo trascor-reranno in casa, coi loro vecchietti o in piccoli gruppi, aspettando la vera festa del Natale ortodos-so: il 6 di gennaio, l’Epifa-nia.

I Filippini. Gli immi-grati residenti in città

di gran lunga più nume-rosi sono i Filippini. Oltre 1.200 persone che, uomi-

Preghiera collettiva in Via del Collegio

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Via dei Carroz, 22Tel/Fax 070 503707

Cell. 346 352943909131 Cagliari

P. IVA [email protected]

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ni e donne, lavorano per lo più come collaboratori domestici nelle case del capoluogo. Il loro quar-tiere è Villanova. La piazza dove spesso si incontra la comunità cagliaritana è quella di San Giacomo. Villanova è uno di rioni storici cittadini, collega la vecchia Cagliari al quar-tiere di San Benedetto. Quest’ultimo, il più popo-loso della città, è abitato da famiglie ed anziani che sono i datori di lavoro dei Filippini. Villanova, con le sue case basse e le viuzze strette, garantisce, quindi, alla comunità asiatica nu-merose abitazioni a buon mercato e una posizione strategica.

Sono ben integrati in cit-tà, anche grazie al fatto

che, essendo di religione cattolica, tradizioni e riti li accomunano al resto della popolazione. Co-loro che non saranno in

servizio durante uno dei tanti cenoni festeggeran-no il Capodanno in casa e, come tanti Cagliaritani, andranno alla rituale mes-sa di mezzanotte.

I Cinesi. Dopo Filippini ed Ucraini sono i Cine-

si i più numerosi in città. La loro è una comunità chiusa. Pochi contatti col resto della popolazione e molta diffidenza. A diffe-renza degli altri stranieri, non hanno un loro quar-tiere di riferimento. Vivo-no vicino, e spesso presso, le numerose attività com-merciali (abbigliamento e ristorazione) disseminate per tutta la città.

Superfluo chiedere loro cosa faranno durante

le feste e a Capodanno. Hong, piccola commes-sa di un grande negozio vicino al porto, risponde decisa: «Lavoriamo». Ap-punto, ovvio.

Foto tratta dal Calendario Sardegna - Sunu Gaal 2012(Ph: Anna Cardia)

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CHI RIDE DI MENO

di Michela Seu

E poi c’è la

festa per chi non è che possa per-mettersi di fare festa. Perché deve pagare con la reclusione gli erro-ri commessi, o perché si trova in condizioni di indigenza tali da non possedere un letto dove dormire né un pasto cal-do da consumare. Oppu-re perché, pur avendoli potuti avere, ha trovato il coraggio di lasciarsi tutto alle spalle: una bel-la casa, cibo prelibato, e insulti e percosse da parte del proprio marito. C’è anche tutto questo a Cagliari e nell’hinter-land: Natale e Capodan-no degli invisibili, ma che pure esistono, e che in qualche modo festegge-ranno i prossimi giorni col sorriso nel cuore.

Sarà così, per esempio per gli attuali tredici

ragazzi reclusi al carcere minorile di Quartucciu. Soltanto uno di loro può usufruire del permesso premio e trascorrere qualche giorno di va-canza in famiglia, men-tre tutti gli altri, per vari motivi, dovranno restare dietro le sbarre. Due di loro sono di religione musulmana, altri cinque ortodossi: poco importa, tuttavia, quando si trat-ta di fare festa. In che modo? “Ormai da una ventina d’anni traman-

diamo questa tradizione: – racconta il direttore del penitenziario Giu-seppe Zoccheddu – il 24 sera, prima della cena, ci sarà una festa da bal-lo, con un dj reclutato dall’esterno. Alle 20 tutti a tavola per il cenone di Natale. A seguire, done-remo dei piccoli regali ai ragazzi. Due anni fa avevano ricevuto l’mp3, l’anno scorso un oro-logio Swatch: oggetti sempre molto graditi dai ragazzi. Il 25 dicembre, alle 10.30, sarà celebrata la Santa Messa, alla quale normalmente partecipa-no volontari ed esterni al carcere, seguita dal panettone e dal pranzo. Avverrà così anche per Capodanno”. Non solo: poiché saranno giorni di vacanza scolastica, il di-rettore e tutto lo staff di educatori e operatori ha organizzato diverse iniziative, come mani-festazioni di judo, sban-dieratori di Iglesias e l’appuntamento col coro polifonico di Monastir. “Non mancherà di cer-to il più tradizionale dei giochi natalizi, la tom-bolata – conclude Zoc-cheddu – con la quale, assieme a tutto il resto, cercheremo di alleviare le sofferenze dei mino-ri costretti a trascorre-re lontani dalle famiglie le feste in assoluto più sentite”.

Sarà festa anche in viale Fra Ignazio, nel-

la sede operativa della

Caritas. Qui vengono distribuiti ogni giorno oltre cinquecento pasti fra colazione, pranzo e cena: ovvero, si rivolgo-no alla mensa del Cen-tro comunale di solida-rietà Giovanni Paolo II circa 170 persone, per lo più uomini, settanta dei quali usufruiscono anche di un alloggio per dormire. Quasi l’80% de-gli ospiti, in controten-denza rispetto al resto d’Italia, sono sardi e non stranieri: i poveri, nell’i-sola, siamo noi. Non farà differenza sotto le feste, quando lunghe tavolate

profumeranno di mallo-reddus, agnello e dolce, come da tradizione, pre-parati da uno chef e da numerosi volontari. “Ac-cade anche che qualche ente offra il pranzo per i nostri ospiti – spiega en-tusiasta Don Marco Lai, direttore della Caritas – come la Saras di Sar-roch, che offre tutti gli ingredienti per il pranzo di Natale. Per Capodan-no invece è la Ferrovia dello Stato a mettere a disposizione cibo e mensa, quella del dopo lavoro ferroviario”. Il numero dei poveri che

Le feste DegLI InvIsIBILIChi scappa da mariti violenti o chi è dietro le sbarre. ecco come passeranno questi gior-ni di festa chi sotto l’albero vorrebbe trovare la libertà. senza dimenticareil gran lavoro della Caritas.

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si rivolgono alla Caritas è in continua crescita: si tratta di anziani con reddito troppo basso, di persone disagiate, ma anche di padri separati, che sebbene percepisca-no uno stipendio, lo de-vono impegnare per gli alimenti di moglie e figli. “Per questo invitiamo la popolazione a parteci-pare alle nostre collette alimentari: le prossime avverranno in alcune ca-tene di distribuzione du-rante i primi dieci giorni dell’anno”. Accanto al volontariato Caritas c’è, come ogni anno, il Mi-

racolo di Natale, giunto ormai alla quindicesima edizione. Promosso dal conduttore televisivo Gennaro Longobardi, l’evento ha richiamato anche quest’anno l’at-tenzione di centinaia di generosi, compresa la comunità dei cinesi: le scalinate della Basilica di Bonaria il 20 dicembre erano colme di buste con giocattoli e cibo. Sa-ranno devolute al Cen-tro Diocesano di via Po che provvederà a distri-buirle alle famiglie meno abbienti. “Una lunga sca-linata ricca di olio, pasta,

caffè, giocattoli: – com-menta Longobardi – è questo il miracolo più bello per ogni Natale”.

C’è, infine, chi non festeggerà. Sono

tre delle trenta donne ospiti dell’associazione onlus Donne al Traguar-do: non sono richiedenti asilo oppure straniere condannate ai domicilia-ri. Sono donne e madri sarde, costrette a vive-re in una casa segreta dopo avere scelto di de-nunciare i propri mariti per le violenze subite. Che ora provano a ri-

cominciare una nuova vita. Per questo le feste per loro sono molto dolorose: “Abbiamo de-ciso di non festeggiare, di trascorrere le cene e i pranzi nella maniera più normale possibile. – racconta una di loro – I miei tre figli trascorre-ranno le vacanze col padre, perché vorrei che almeno loro non risentissero troppo di questo disagio. Per noi, senza familiari e senza figli, è terribile”. Saran-no comunque motivo di riflessioni, di scambi e di sorrisi.

Scorte di cibo nei magazzini della Caritas

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BRINDISI IN TEMPI DI CRISI

CapoDanno LoW Cost

addio cifre folli per l’ultimo dell’anno salgono sul palco gli artisti sardi.

È il capodanno diffuso: sobrio, parsimonioso ma non per questo meno caratteristico.

di Maria Grazia Pusceddu

Sarà un Ca-podanno di

rottura quello che verrà organizzato a Cagliari per salutare l’arrivo del 2012. Il budget, come illustrato nel bando del Comune, sarà di 50 mila euro tutto com-preso, il più basso degli ultimi dieci anni; specchio della crisi che attanaglia non solo i cagliaritani ma il mondo intero. Non ci saranno quindi i “grandi nomi” del passato ma sarà un Capodanno “diffuso” che permetterà ai caglia-ritani di brindare al 2012 nei luoghi più caratteristi-

ci della città. “Se anche ci fossero stati i soldi – ha dichiarato l’assessore alle Attività produttive e al Tu-rismo, Barbara Argiolas – avremmo comunque fatto una scelta di rottura ri-spetto al passato in modo da vivere la città non in un unico punto ma nei suoi spazi più belli”. Il Munici-pio ha scelto infatti cinque “piazze” in cui far festa: il Bastione di Santa Croce, Corso Vittorio Emanuele, Piazza Yenne, il Quartiere Marina e Via Roma. “Sarà un Capodanno senza gran-di nomi – ha aggiunto l’as-sessore Argiolas – ma che vedrà comunque gruppi sardi molto amati esibirsi nelle piazze”. Il tema che

dovrà guidare i festeggia-menti per il nuovo anno sarà l’intreccio tra culture e identità diverse.

Le associazioni. Sono 42 i progetti ar-

rivati al Comune da parte di numerose associazio-ni cagliaritane che con i contributi previsti dal ban-do vogliono organizzare concerti, rappresentazio-ni teatrali e un dj set per festeggiare il Capodan-no. “Abbiamo avuto – ha detto l’assessore Argiolas – una grande manifesta-zione d’interesse da parte dei cittadini e i numerosi progetti ricevuti dimostra-no come le associazioni siano molto vicine alle

molteplici identità cultu-rali presenti in città”. Due di queste sono“Roots” e “Abrèschida” che, già pri-ma della pubblicazione del bando, avevano presentato all’assessorato delle Attivi-tà produttive un progetto che poi si è rivelato in li-nea con quello proposto dall’amministrazione co-munale. “Già alcuni mesi fa – ha dichiarato Alessio Mura, presidente della “Roots” – avevamo avan-zato il progetto di un Ca-podanno alternativo non basato sul “grande nome” ma sulla presenza di artisti sardi conosciuti anche fuo-ri dall’Isola e di un tipo di musica di matrice culturale sarda e allo stesso tempo

Fuochi d’artificio durante un Capodanno cagliaritano

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multietnica”. Il loro primo obiettivo è infatti quello di valorizzare le produzioni sarde di qualità, in partico-lare quelle legate alla mu-sica indipendente.

I grandi nomi del passato. Dopo più

di dieci anni spariscono quindi i “grandi nomi” ospitati a Cagliari per fe-steggiare il Capodanno. Il budget messo a disposi-zione quest’anno è infatti circa un terzo rispetto a quelli dell’ultimo decen-nio. Gli si avvicina soltanto quello del 2004 che è sta-to però di 170 mila euro e al posto del solito “supe-rospite” ha visto sul palco Michel Menin, funambolo francese. Ma questa è sta-ta soltanto un’eccezione visto che per tutti gli altri anni si sono susseguiti sul palco cagliaritano grandi artisti del panorama mu-sicale italiano. Nel 2000 Max Pezzali e Umberto

Smaila hanno portato in via Roma 120 mila perso-ne. L’anno successivo è la volta dei Lunapop, guida-ti da Cesare Cremonini, costati al Comune 500 milioni di lire. Il 2002 toc-ca a Zucchero e Lapola apprezzati da più di 120 mila persone. Nel 2003 arriva, invece, Giorgia se-guita da più di 80 mila per-sone. Negli anni successivi al 2004 si alternano altri grandi nomi del calibro di Claudio Baglioni, Andrea Parodi e Mango, protago-nista del Capodanno dello scorso anno. Ma la svolta arriva già nel 2007 quando viene sperimentato per la prima volta a Cagliari il “Capodanno diffuso” tor-nato poi a grande richiesta quest’anno.

Lo “sveglione” del Primo dell’anno.

Cosa c’è di meglio poi, dopo i bagordi della not-te di Capodanno, di una

passeggiata all’insegna del-la natura e della salute? L’appuntamento è per il primo gennaio alle 9.30 a Calamosca dove diverse associazioni ambientaliste hanno organizzato per il settimo anno consecutivo lo “Sveglione 2012”. Il pro-gramma prevede di salire a piedi fino alla sommità della Sella del Diavolo, a quota 138 metri. In cima, di fronte ad un panorama mozzafiato, si brinderà e ci si scambieranno gli au-guri. “È un’occasione per

incontrarsi e stare insie-me - ha detto Angelo Pili, presidente dell’associa-zione Aloe Felice – oltre che per affrontare l’inizio del nuovo anno con posi-tività”. L’invito è natural-mente rivolto a tutti e la partecipazione è a offerta libera. “Con i soldi raccolti – ha aggiunto Pili – ci pia-cerebbe acquistare un ter-reno per coltivare piante officinali tra cui l’aloe che da il nome alla nostra as-sociazione”.

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LA CITTÀ DEGLI EROI

Una vita dedicata ai poveri: Anna Luciani Espa

Non basta amare il prossimo per essere un buon volonta-rio. Sono necessarie motivazioni pro-fonde, capacità di relazione, creatività, sensibilità, corag-gio e resistenza. Anna Luciani Espa lo sa bene: donna forte ed instancabile, da trent’anni dirige il Centro Diocesano di Assi-stenza a Cagliari. Un volontariato di derivazione religiosa il suo, che spesso rappresenta l’ultimo salvagente a cui aggrapparsi per migliaia di disperati. Il centro, che ha sede in via Po, si occupa di distribuire cibo, medicine, vestiario, materassi, reti, giocattoli, ausili per invalidi: abitualmente assiste oltre tremila famiglie della città. Chiunque si trovi in difficoltà economiche può contare sull’ausilio della signora Luciani.La Comunità Europea fornisce all’associazione qualche gene-re alimentare di prima necessità e pochi capi d’abbigliamento. Quindi rappresenta solo un piccolo aiuto, poi ci si affida to-talmente alla manodopera di circa trenta volontari, tra cui an-che medici e farmacisti. E prima tra tutti proprio Anna Luciani Espa, che collabora attivamente mettendo a disposizione la sua esperienza e la sua professionalità. Altruismo si e guadagno no. E non si tratta di un’attività che occupa il tempo libero, bensì di un lavoro costante con la consa-pevolezza che, unito a quello altrui, costituisce un valore sociale. Si capisce maggiormente l’importanza di questo impegno se si considera che, negli ultimi dieci anni, Cagliari è stata prota-gonista del processo di aumento di povertà ed emarginazione causato dalla grave crisi economica e sociale che ha investito il nostro Paese. La signora Luciani offre ai meno fortunati un vali-dissimo sostegno, perché per lei il volontariato è una vocazione e, soprattutto, è più importante donare che ricevere.

a cura di Laura Puddu

Una vita dedicata ai bambiniIl Dott. Zanda rac-conta quanto sono “eccezionali” i suoi pazienti

Maurizio Zanda è un pediatra che ormai da più di vent’anni si occupa di fibrosi ci-

stica nella Divisione Pediatrica dell’Ospedale Brotzu dove esiste proprio un Centro regionale per questa malattia. Al suo interno sono seguiti circa 110 pazienti; il più piccolo dei quali ha circa 2 mesi, il più grande oltre 50, circa la metà di loro ha più di 18 anni. La fibrosi cistica è una malattia genetica, trasmessa dai genitori che spesso non sanno di essere portatori sani. Fino a 30 - 40 anni fa era una malattia soltanto pediatrica in quanto i pazienti non superavano spesso l’età scolare. Oggi invece la ricerca con il miglioramento delle terapie ha permesso una più lunga aspetta-tiva di vita. “Mi colpisce – ha dichiarato il Dott. Zanda – come questi pazienti, pur avendo una vita diversa dalla nostra per via delle continue cure a cui sono sottoposti, conducono un’esisten-za normale: vanno a scuola, si sposano, addirittura alcuni di loro hanno anche avuto dei figli”. Oggi la ricerca continua a fare passi avanti; un’ulteriore speranza è infatti data dalla possibilità di fare un trapianto polmonare, una strada non semplice da seguire che, però, se riesce aumenta ulteriormente la vita di questi pazienti. Dalle parole del Dott. Zanda si capisce quanto sia importante per lui curare i suoi ragazzi: “Io non faccio nulla di ecceziona-le, questo è il mio lavoro – dice – mi occupo a tempo pieno di questi giovani e sono loro che trasmettono veramente qualcosa di eccezionale a noi attraverso il loro modo di essere e di vivere”. La speranza rimane comunque quella di arrivare a guarire ma soprattutto a curare questa malattia che ancora oggi segna il de-stino di troppe persone, in particolare di molti bambini.

a cura di Maria Grazia Pusceddu

Cagliari è piena di eroi, solo che non sanno di esserlo. Per questo nasce “la città degli eroi”, una rubrica dove non troverete i soliti vip luccicosi per eccesso di Photoshop, ma le storie di quelle persone vere, che tutti dovrebbero conoscere, perché fanno di

Cagliari una città migliore. Noi vogliamo dare spazio a queste persone, ringraziarle tutte perché sono degli esempi.Se anche tu hai la storia di un eroe da raccontare, mandaci la tua segnalazione.

[email protected]

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LAST NEWS

È aCCaDuto In CIttàa cura di guido garau

Buoncammino, 62 suicidi in cella, ultimo un ragazzo algerino

Feres Chabachb, 25 anni, al-gerino, si è impiccato nella propria cella del centro clini-co del carcere Buoncammino, Cagliari. Poche ore prima aveva assistito alla visita del ministro della Giustizia, Pao-la Severino, e del Capo del Di-partimento, Franco Ionta. Nel corso della visita il ministro aveva sottolineato che “il sui-cidio di un detenuto rappre-senta un fallimento per tutta la società, per la famiglia, per la scuola, per il carcere e le istituzioni”. “Il totale naziona-

le dei suicidi in cella sale a 62”, spiega il segretario generale della Uil penitenziari, Euge-nio Sarno, ricordando le con-dizioni inadeguate di Buon-cammino: “Più volte abbiamo segnalato come l’Istituto non sia in grado di tollerare una grave situazione di sovraffol-lamento. A Buoncammino sono presenti 540 detenuti, a fronte di una capienza di 324 (67 per cento indice di affol-lamento). Ad aggravare la si-tuazione lo stato di degrado della struttura e la carenza or-ganica del personale di Polizia penitenziaria che ha 54 unità in meno rispetto alla tabella decretata”.

Arrestato imprenditore, ap-plicava tassi di usura del 120 per cento

Un imprenditore sardo tra-piantato in Lombardia, C.L., di 68 anni, è stato arrestato dalla Guardia di Finanza per i reati di usura, estorsione e esercizio abusivo di attività finanziarie. L’arresto è stato eseguito ieri su provvedimen-to di custodia cautelare in carcere a conclusione di una indagine cominciata un anno e mezzo fa dopo la denuncia di un debitore. L’uomo era ti-tolare di una agenzia di servi-zi con sede a Milano e filiale a

Siamanna, il paese di origine della moglie e dichiarava un reddito inferiore ai diecimi-la euro all’anno. Le indagini hanno permesso, invece, di accertare che praticava tassi di usura fino al 120% all’anno nei confronti di imprenditori in difficoltà che si rivolgevano a lui attraverso intermedia-ri la cui posizione ora dovrà esser valuta. I casi accertati sono una settantina solo in Sardegna. Negli ultimi cinque anni l’uomo aveva “fatturato” almeno due milioni e mezzo di euro sui quali non ha paga-to mai le tasse.

Seimila persone in piazza a Cagliari contro il governo Seimila persone sotto le ban-diere di Cgil, Cisl e Uil sono scese in piazza a Cagliari per protestare contro la manovra economica e finanziaria del governo Monti. I manifestan-ti che hanno aderito alle tre ore di sciopero indetto dai sindacati si sono ritrovate in piazza del Carmine, davan-ti al Palazzo del Governo. Da qui un corteo rumoroso con striscioni e fischietti si è diretto verso viale Bonaria dove, di fronte alla sede della Rai Regionale, è stato attuato un presidio e un volantinag-gio. I sindacati unitari hanno dato un parere negativo sulla

manovra, definita iniqua nei tagli alla spesa pubblica. “E’ ingiusta e inadeguata e non coglie le esigenze di un rilan-cio dello sviluppo e occupa-zione in una regione, come la Sardegna, che sta sprofon-dando, più di altre, sotto i col-pi della crisi - ha sottolineato Medde, segretario generale Cisl sarda - colpisce i redditi più bassi, interviene in modo pesante sulle pensioni, non si parla di tassare i grandi pa-trimoni immobiliari, né di intervenire per limitare gli sprechi della politica, insom-ma a pagare sono lavoratori e o pensionati”.

Galsi: manifestazione no-

gasdotto a Cagliari

Bandiere, cartelli e slogan

per dire no al progetto Gal-

si. Un centinaio di persone si

sono ritrovate nella piazza dei

Centomila a Cagliari per ma-

nifestare contro il piano del

metanodotto (Algeria-Italia)

che attraversera’ tutta l’iso-

la dal Sulcis alla Gallura. Il

corteo dopo aver attraversato

via Bottego e viale Bonaria,

ha imboccato via Roma per

fermarsi davanti al palaz-

zo del Consiglio regionale.

All’iniziativa, promossa dagli

indipendentisti di A Manca

pro S’Indipendentzia, han-

no aderito diversi comitati e

organizzazioni che da mesi

diffondono le ragioni del no.

Due i motivi principali del

dissenso: il metano è una

fonte di energia non rinno-

vabile, e dunque non durerà

per sempre e potrebbe essere

soggetto nel tempo a forti rin-

cari; il gasdotto avrà un forte

impatto ambientale.

Riscuoteva la pensione della suocera morta, denunciato

‘’L’ho fatto per bisogno’’. Con questa la giustifica-zione, data ai carabinieri che lo interrogavano, un uomo di 69 anni ha pro-vato a spiegare perché, che dal 2003 al 200, ha riscosso la pensione del-la suocera, morta il 30 maggio 2003. La vicen-da è stata scoperta dai militari della Stazione

di San Bartolomeo dopo una denuncia presentata dalla direzione Inpdap di Cagliari. Il genero, utilizzando la delega che gli era stata concessa, non aveva segnalato il decesso della suocera e fino al settembre 2007 avrebbe continuato a ri-scuotere indebitamente la pensione, approprian-dosi complessivamente di 40mila euro.

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SAN SILVESTRO A LAVORO

CHI Lavora a CapoDannoLavora tutto L’anno (magarI)Baristi, camerieri, medici. Ecco chi non si prenderà nemmeno un minuto di pausa

di Guido Garau

Arrivano le fe-ste: ecco chi

per contratto sarà in servi-zio e chi invece farà fortuna.

Nicola M., monserratino, ha 28 anni, un diploma

da ragioniere appeso alla parete e una patente da ca-meriere acquisita sul cam-po in due lustri di lavori stagionali. Aspetta Natale e Capodanno, ma non per fe-steggiare. Le occasioni per fare due spicci in tempo di crisi, infatti, scarseggiano, ma durante le vacanze c’è sempre da lavorare. Sarà lavapiatti aggiunto per tut-te le cene da qui a San Sil-vestro, poi tornerà a casa, con un gruzzoletto in tasca, ad aspettare qualcosa: un impiego in Sardegna, spera, o una nuova chiamata part time da Cortina, Folgarida, Rimini o Riccione. O chissà, da Dubai.

Francesca V., cagliarita-na di 34 anni, medico

da sei, trascorrerà le feste nell’ambulatorio di una guardia medica. “Ci sono abituata, è il mio lavoro”, dice. E’ il prezzo da pagare per una professione che non lascia spazio alle ri-correnze: il dottore, si sa, è l’unico paziente che non si può mai ammalare. Nicola e Francesca sono due delle tante persone che durante le feste lavoreranno.

Non sono amici, ma sono affratellati da questa

incombenza che ti acco-muna come un marchio, un piercing o un tatuaggio. E non sono gli unici. A marol-

la o per scelta, infatti, la vita non si ferma mai. E per uno che si appresta finalmente a staccare la spina dopo un anno intenso, o a prendersi una pausa sperando in una svolta (i migliori propositi, si sa, si rimandano all’an-no nuovo), ce n’è un altro che comincia a mettersi in moto proprio ora.

Prendiamo i lavoratori precari o i disoccupati.

Il Capodanno, come le fe-ste natalizie, oltre a essere un’occasione per trascor-rere una serata e giornata in compagnia della propria famiglia e degli amici, è an-che un’opportunità per trovare lavoro e recupera-re parte dei soldi spesi per sostenere i regali natalizi. Generalmente nel periodo natalizio le paghe sono an-che più alte a fronte di un impegno richiesto enorme, ma si ha la fortuna di poter lavorare in un ambiente fe-stoso e con l’atmosfera na-

talizia che da la giusta carica di energia. Le occasioni che si prospettano sono mol-te. Ecco alcune delle figure professionali ricercate.

Cameriere. Manuel R. è un 23enne, studia

economia aziendale e ogni anno a Capodanno lavora. Solo per soldi? “Sicuramen-te il compenso è impor-tante” spiega “ma questo lavoro permette anche di conoscere un gran nume-ro di persone, di entrare in contatto con ambienti e situazioni diverse, a secon-da del lavoro che si trova da fare”. Anche Laura G., disoccupata da un anno (lavorava in un supermer-cato che ha recentemente ridotto il personale, causa crisi) lavorerà al bancone di un bar: “Mi sono organiz-zata per tempo” racconta “informandomi sul lavoro disponibile per Capodanno

fin da ottobre. Adesso sto già programmando la mia ’stagione estiva’ lavorativa da qui a settembre”.

I lavori stagionali richiesti in questo spicchio di dicem-

bre sono a volte singolari. Basta dare uno sguardo alle varie bacheche di annunci su Internet per avere un’i-dea, e magari sorriderne. Ci sono centri commerciali che cercano ragazzi dispo-sti a travestirsi da Winnie the Pooh o da Babbo Nata-le, ristoratori alla ricerca di animatori, speaker e tecnici del suono, associazioni e Comuni interessati ad as-sumere musicisti, cantanti di karaoke e giocolieri, fa-miglie alla ricerca di baby sitter dell’ultim’ora, magari con una laurea in pedago-gia e un corso di magia da esibire alla bisogna, grandi catene di distribuzione che cercano hostess e promo-

Pagina Facebook di Quelli che... a Capodanno devono lavorare!!!

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ter, possibilmente di bella presenza, agenzie turisti-che che vogliono subito guide laureate, conoscitri-ci di due o più lingue, che magari facciano pure da autisti alla bisogna. E poi le immancabili escort, che on line, per pudore e ipocri-sia, si chiamano accompa-gnatrici: donne disposte a stare accanto a facoltosi e insulsi uomini soli, in cam-bio di un pugno di sporchi denari.

C’è poi chi ha la fortuna di avere un lavoro (più

o meno) fisso: se a tem-po determinato, si sentirà quasi costretto a lavorare ogni giorno. Se a tempo in-determinato probabilmen-te si starà apprestando a stabilire, tramite estenuan-ti discussioni con i colle-ghi, quale dei giorni festivi spetti all’uno o all’altro. Lavoreranno di sicuro i vi-gili urbani (in città sempre

più vigili, e inflessibili, con le auto in sosta in cerca del regalo dell’ultim’ora); gli operatori di call center (“c’è chi ha chiamato l’ulti-mo dell’anno a mezzanot-te per discutere i dettagli di una fattura”, racconta Carlo P., ex dipendente di H3G); i giornalisti, che or-mai non sanno più nemme-no distinguere i giorni l’u-no dall’altro, convinti come sono che la vita sia scandi-ta dalle riunioni di redazio-ne; gli infermieri, i medici e i veterinari, i baristi, gli auti-sti degli autobus e dei tre-ni, poliziotti e carabinieri… Per non dire degli idraulici (quando, se non alla mez-zanotte del 31, si rompe la caldaia?)

Per capire quanti mondi girano attorno al lavoro

a Capodanno e dintorni basti pensare che su Fa-cebook, il pianeta virtuale che tutti da qualche anno

abitiamo, sono comparsi ben tre gruppi. Il primo: “Quelli che… a Capo-danno vogliono lavorare perché si guadagna bene”. Il secondo: “Quelli che... a Capodanno devono lavo-rare!”, e basta. In mezzo “Quelli che quelli che ca-podanno lo passeranno a lavorare!” dicitura gene-rica che raggruppa tutti, i forzati della busta paga e gli entusiastici stakanovi-

sti. I commenti postati nel social network servono a rafforzare il principio del mal comune mezzo gaudio: “Sono un turnista in cen-trale termoelettrica, chi mi fa compagnia?” dice il pri-mo; risponde un medico: “Io farò 46 ore in guar-dia medica...dal 31 fino al 2! Speriamo che nessuno si ammali”. Già. Auguri a tutti.

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PrimiRavioli al sugo velluta-to, trofie con arselle e bottarga, pennette al

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di Alessandra Ghiani

Ci sono del-le persone

nella vita di ognuno di noi che rivestono un’impor-tanza fondamentale e con-dizionano gran parte dei nostri gesti.

Sono coloro che hanno badato a noi mentre

mamma e papà andavano a lavoro, quelli che non ci hanno mai sgridato e che ci hanno raccontato della guerra. Con rughe e capelli bianchi o ancora belli fre-schi, curvi su un bastone o ancora pronti a pedalare in bicicletta, sono i nonni, quelle figure la cui presen-

za diamo per scontata ma che prima o dopo, pur-troppo, ci lasciano soltanto il loro ricordo.

Parlarne in questa rubri-ca non sarà un sempli-

ce osservarli nelle loro abitudini ma un ricordarli per come erano e come li abbiamo vissuti, omaggiarli per il ruolo fondamentale che hanno, o hanno avuto, nella nostra esistenza, con le loro amorevoli atten-zioni ma anche nelle loro stranezze o stramberie. Per qualsiasi descrizione che potrà (del tutto invo-lontariamente) apparire un po’ irriverente ci vorranno perdonare pensando che li guardiamo e li ricordiamo sempre con occhi innamo-rati di nipoti riconoscenti.

Arrivare in città da un paesino di provincia si-

gnifica constatare la varietà del mondo, l’abbiamo capi-to. Abitudini diverse, con ritmi diversi e soprattutto mentalità diverse. Anche se poi ogni quartiere costi-tuisce un piccolo paesino in cui tutti si conoscono e si danno una mano, non è difficile accorgersi delle differenze che in alcuni casi sono davvero evidenti.

Una di queste è ben rap-presentata dai nonni -

quelli di un tempo che oggi sono più vicini ai 100 che ai 50 anni - che hanno svi-luppato caratteristiche pe-culiari a seconda dell’am-biente in cui sono cresciuti e hanno vissuto.

Le nonne di città per esempio, che quando

erano giovani lavoravano alle Poste, erano maestre o casalinghe, le vediamo an-dare in giro in auto anche ad ottant’anni. Fanno la spesa all’Auchan, son tut-te alte e snelle con i loro capelli perfettamente tinti e in piega, a volte coperti

da vistosi cappelli altre da cuffiette di lana sbuffate su un lato. Hanno sempre il rossettino color arancio sulle labbra e l’ombretto blu sulle palpebre, la bor-setta abbinata alle scarpe e il capotto col collo in pel-liccia. Profumano di creme da signora, parlano rigo-rosamente in italiano e si incontrano tra amiche per andare al centro sociale o alle associazioni di volon-tariato.

Le nonne di paese invece vanno sempre a piedi

col carrellino della spesa o con i bustoni in mano, sono spesso paffute e con le braccia diventate forzu-te per il lavoro sui campi, portano la crocchia che, sciolta, mostra capelli bian-chi candidi e lunghissimi.

nonnI DI Campagna vs nonnI DI CIttàLe differenze son tante ma la missione è una sola: essere nonni.

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Un nonno alla guida

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Sono tutte acqua e sapo-ne e hanno a volte qualche pelo sul mento, vestono dei gonnelloni lunghi lunghi e scuri, portano lo scialle sulle spalle e il fazzoletto in testa. Il loro profumo è quello di menta e basilico, se provano a parlare in italiano pronunciano frasi del tipo “Cosa stai a fare?” e incontrano le amiche solo quando vanno a fare la spesa al mercato o sot-to casa davanti al camion dell’arrotino.

Anche il rapporto con i nipotini è diverso: i

nonni di Cagliari li portano al cinema, al parco, al Mc Donald’s e al Cavalluccio Marino. Parlano liberamen-te di cose da giovani, si chia-mano tra loro al cellulare e per la merenda mettono i popcorn nel microonde o la pizza nel forno. Rac-contano della prima auto-mobile arrivata in città e di quando avevano il casotto al Poetto.

In paese è un po’ diverso: i nonni giocano in cortile

con i nipotini, gli insegna-no a piantare un semino nella terra e ad innaffiare con la pompa di gomma. Non hanno la minima idea di cosa sia un Nintendo e chiamano il cellulare “cellu-leddu”. Per le feste regala-no sempre i soldi dentro le bustine di carta e ogni tan-to, quando si va a trovarli, danno le monetine da due euro per le caramelle con-

vinti che con quel soldino si possano ancora compra-re un sacco di cose. Per la merenda propongono an-cora il latte con i biscotti o due fette di civraxiu con la mortadella. Tempo fa pre-paravano le fette di pane cosparse di zucchero che si mangiavano mentre in tv girava la ruota di Mike. Raccontano di quando avevano i buoi col carretto o quando si alzavano alle 4

del mattino per iniziare a lavorare.

A confronto due modi e due mondi molto

diversi, c’è chi dice sia più stimolante uno o più salu-tare l’altro, la verità è che i vecchi nonni di paese sono ormai quasi tutti scom-parsi per lasciare spazio a quelli della nuova gene-razione che sono sempre più somiglianti ai colleghi

di città. La verità è che non ci sono differenze per i ni-poti che li adorano e che stanno bene con loro tan-to a Cagliari quanto in pro-vincia. Peccato solo che, quando si diventa grandi, il rimpianto è sempre e solo uno: quello di non aver passato con loro tutto il tempo che avremmo po-tuto.

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Dimmi cosa studi e ti dirò di dove sei. Non è il nuovo

slogan di un avveniristico psi-cologo che cerca di studiare le nostre abitudini ma l’idea che m’è venuta surfando tra le tante ricerche di cui si legge sul web. Mentre in Italia si cerca di capire quale sia il supermercato meno caro, come scegliere gli astici per il giorno di Natale, come classifi-care la qualità del latte, in Ame-rica si scopre inequivocabilmen-te, grazie al Journal of Labour Research - che ha evidentemen-te fondi in avanzo - che bere e guadagnare sono un’unione per-fetta.

Su un nutrito e vario campio-ne di persone è stata fatta

una ricerca i cui dati, elaborati dall’ultimo modello del Compu-ter Kid della Clementoni (per bambini fino agli 8 anni), hanno permesso di giungere alla con-clusione che assumere costan-temente dosi di alcool (circa 35 bicchieri di vino a settimana, dose considerata moderata) con-sente di guadagnare stipendi più elevati. Ovviamente questa rego-la è valida solo per gli uomini.

I ricercatori hanno prima diviso il campionario in due catego-

rie: chi ama bere e chi non ama bere. Le donne facenti parte del-la prima categoria erano poche e squattrinate, perciò non sono state nemmeno prese in consi-derazione.

Successivamente, sono stati paragonati gli introiti dei be-

oni con quelli degli astemi, e ci si è resi conto che i primi hanno stipendi generalmente più alti dei secondi. Fra gli ubriaconi, pardon, fra coloro che amano bere, si sono esclusi quelli che bevono a casa e hanno lo stipen-dio basso.

Procedendo con l’analisi del campione di chi ama bere, si è

scoperto che chi beve in compa-gnia, ed è quindi un frequenta-tore assiduo di quegli economici ritrovi post lavorativi americani noti come happy hours nei quali un calice di vino costa 20$, gua-dagna più soldi, mentre chi beve da solo a casa ed è un fan del Tavernello americano è un pove-ro pezzente.

In sintesi, i dati di questa stre-pitosa ricerca hanno condotto

alla strabiliante scoperta che chi beve Champagne in compagnia è più ricco di chi si fa un Parte-olla a casa. Detto in americanese però suona così: bere in compa-gnia aiuta a stimolare le rela-zioni sociali, ed è foriero di lauti guadagni in ambito lavorativo.

Assolutamente geniale.

Come a dire che, analizzando un campione a caso di perso-

ne, potremmo rilevare e rivelare che chi veste Armani o Valentino ha lo stipendio mediamente più alto di chi indossa esclusiva-mente abiti cinesi, o che chi va in vacanza alle Seychelles è più ricco di chi si fa il uicchénd a Torre Grande. Non fa una piega.

Alla luce di tutto questo, uno studio di Altroconsumo (la

rivista dei consumatori) che ri-vela quanti piselli sono presenti nel ripieno dei ravioli Gioiaverde di Giovanni Rana, mi rende spa-ventosamente orgogliosa di esse-re italiana.

“La vista di un ubriaco è la miglior lezione di sobrietà”

Proverbio popolare

AMERICANATE

COLPI DI PENNA

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