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Mentre la coscienza del Paese tocca il punto più basso, nasce l’esigenza di riformare i partiti. E se a far ripartire il motore fossero le donne? ANNO II - Numero 17 - 24 aprile 2012 QUINDICINALE GRATUITO DI INFORMAZIONE E COSTUME Con Rossella Speriamo che sia femmina L’INTERVISTA Michela Murgia parla del femminismo: «Sogno un mondo dove anche i maschi vestano di rosa» LAIF STAIL La famiglia Usai questa volta è alle prese con il referen- dum. Ecco per cosa si va a votare

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La rivista free press delle province di Cagliari, Medio Campidano e Sulcis

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Mentre la coscienza del Paese tocca il punto più basso, nasce l’esigenza di riformare i partiti. E se a far ripartire il motore fossero le donne?

ANNO II - Numero 17 - 24 aprile 2012

QUINDICINALE GRATUITO DI INFORMAZIONE E COSTUMECon Rossella

Speriamo che sia femmina

L’INTERVISTAMichela Murgia parla del femminismo: «Sogno un mondo dove anche i maschi vestano di rosa»

LAIF STAILLa famiglia Usai questa volta è alle prese con il referen-dum. Ecco per cosa si va a votare

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OFFERTA DI LAVORO

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SOMMARIOANNO II - Numero 17 - 24 aprile 2012

Opinioni .................................................................... 6-7

Primo piano ............................................................... 8-9

Poker di donne in politica ................................................ 10

Imprenditrici di successo ............................................... 12

Rosanna Rossi, artista d’esportazione ............................. 13

Bruna, l’Alda Merini di San Michele ...................................14

Le amazzoni e le pariglie ..................................................15

La testimonianza di Valentina ......................................... 16

Chiara Vigo, la donna che tesse il bisso ...................... 17

Intervista con Michela Murgia ..................................... 18

Desulo, il reportage ....................................................... 2o

Turismo, parla Aldo Brigaglia ....................................... 22

A tu per tu con Andrea Pili .......................................... 24

Miss Italia ...................................................................26

Buona & bella ............................................................ 29

I vostri racconti ................................................... 30-31

Laif stail ................................................................. 32-33

Colpi di penna .............................................................. 34

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ANNO II - Numero 17 - 24 aprile 2012

Editore GCS - Green Comm Services S.r.l. - Direttore responsabile Guido Garau - Hanno collaborato: Alessandra Ghiani, Lexa, Francesco Giorgioni, Carlo Poddighe, Laura Puddu, Maria Grazia Pusceddu, Claudia Sarritzu, Michela Seu - Fotografie Alessandra Ghiani - Vignette Coconacci - Ritratti Giulia Fulghesu - Grafica Chiui NP - Stampa Grafiche Ghiani - Monastir - Cagliari Pad Sede legale in via Giotto, 5 - 09121 - Cagliari - Redazione in Largo Carlo Felice, 18 - 09124 Cagliari - www.cagliaripad.it [email protected] - Tel. 070.3321559 • 342.5995701 - Autorizzazione Tribunale di Cagliari 15/11 del 6 settembre 2011

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IL DIRETTORE

A leggere questo numero di CagliariPad pare proprio che le donne si siano ritagliate il ruolo che meritano nella società, e abbiano finalmente rag-

giunto l’agognata parità tra i sessi. Impegnate nella battaglia politica, nella società, nel lavoro e nello sport come e più degli omologhi maschi, le ragazze vincenti e agguerrite di oggi sono le figlie mature delle politiche nate dal Sessantotto.

È stata una conquista? Forse no. Fino a non molti anni fa in famiglia lavorava uno solo, l’uomo, e ciò che guadagnava bastava per mantenerla. Adesso devono lavorare tutti e due, e spesso i soldi non bastano nemmeno per garantire i livelli minimi di sussistenza – una casa, un pasto, l’istruzione dei figli. Stritolati da questa gabbia infernale della produttività (un invito alla Fornero: provi lei, a lavorare più di quanto stiamo già facendo) uomi-ni e donne restano annichiliti quando provano a mettere su famiglia. Nonostante gli sbandierati Family day, al netto degli slogan, è da una vita che la politica di qualsiasi governo, tecnico, di destra o di sinistra se ne sbatte di quella che la chiesa chiama “la cellula fondamentale della società”.

L’Italia è fanalino di coda in Europa per le politi-che familiari, cui dedica appena lo 0,9 per cento della ricchezza nazionale, rispetto a una media europea che supera i due punti percentuali. Ete-rogenea la situazione nell’Unione: si va dal Por-togallo e Paesi Bassi che spendono l’1,2 per cento alla Danimarca con il 3,8 per cento. Il Belpaese inoltre si colloca - insieme alla Spagna - all’ultimo posto della graduatoria europea relativa al tasso di fecondità, con appena 1,2 bambini per donna.

Se si confronta la situazione nazionale con quella di Francia e Germania ci si accorge dell’insuffi-cienza delle detrazioni fiscali in vigore nel nostro Paese: da noi per una famiglia con due figli a carico e un reddito complessivo di 30mila euro il risparmio d’imposta previsto è pari a poco più di 500 euro, mentre è di 3000 euro in Francia e di 6000 in Germania. Ecco: raggiunta la parità di sessi, forse è ora che arrivi anche la parità di con-dizioni familiari. Che sia questa la vera riforma alternativa per il rilancio del Paese?

Guido [email protected]

doppia fregaturaParità

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OPINIONI

Da ultimo c’è il naufragio; lo dimostra l’orienta-zione nel mondo che

inesorabilmente si attiene ai fatti. [...]Per l’orientazione nel mondo, il mondo in quanto esserci naufraga, perché in sé e da sé non si lascia compren-dere; [...] Nella chiarificazione dell’esistenza naufraga l’inseità dell’esistenza: infatti là dove

sono propriamente me stesso, non sono solamente me stesso. [...] Se dunque il naufragio, a cui io mi abbandono a piacere, è solo il nulla vuoto, allora il nau-fragio che mi coglie, quando ho fatto veramente di tutto per evi-tarlo, bisogna che non sia solo naufragio. Allo stesso modo, io sperimento l’essere quando nella sfera dell’esserci ho fatto quello

che potevo per difendermi; e analogamente, quando, come esistenza, rispondo completa-mente di me, e da me tutto esi-go, ma non posso sperimentare l’essere quando, nella coscienza della mia nullità di creatura di fronte alla Trascendenza, mi abbandono alla caducità propria dell’essere creatura.

* Metafisica

Il 6 maggio per la Sardegna sarà l’occasione per andare in massa a votare per 10

quesiti referendari che possono essere una grande spinta per la Rivoluzione democratica e partecipativa dell’Isola.I temi su cui saremo chiamati a decidere sono: l’abolizione delle Province, la riduzione del nu-mero di Consiglieri regionali da 80 a 50, l’istituzione di un tetto massimo di indennità e l’aboli-zione dei Consigli di ammini-strazione degli enti regionali. La Sardegna ha bisogno di un grande rinnovamento politico

e istituzionale, serve una presa di coscienza del popolo sardo e questi quesiti referendari pos-sono essere quel giusto stimolo per lottare, per ridare dignità a questo popolo e per gridare con 10 SÌ la vostra voglia di cambia-mento. Cappellacci si è dimo-strato incapace e arroccato sulle posizioni di parte, dimentican-do il suo ruolo di Presidente di tutti, inoltre non è stato capace di imporre al Consiglio regio-nale, l’Election day, un grave errore che sarà per tutti i sardi un ulteriore sperpero di denaro pubblico.

L’angolino del filosofo

Il guastafeste

Dialogare è come naufragare

Abolire le Provincie?Non ci sonopiù scuse

di Karl Jaspers*

Zacca e poni

Corrado Passera: “Guadagnavo 3 milioni all’anno perché me li meritavo”. Dunque chi prende la pensione minima merita di morire di fame?

di Simone Spiga

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Riti e misteri. Paranor-male e divinazione. In una parola, magia. Una

pura illusione? Cos’è per noi? L’universo dell’irrazionale ha sempre rassicurato l’uomo di fronte ai cambiamenti, all’igno-to, al dolore. L’abuso di queste pratiche, però, cela forti rischi. Come risvegliare allora il nostro senso critico, pur non soffocan-do l’irrinunciabile componente di pensiero magico? Un aiuto viene offerto dalla mostra “A te gli occhi” - promossa dalla Fon-dazione Barumini sistema cul-tura e allestita presso il Centro Culturale Giovanni Lilliu di Ba-rumini- che, non a caso, para-frasa la classica frase da mago. Vietato non toccare, vietato

non provare, ma vietato non riflettere. Ripercorrere il senso della vita, i “riti di passaggio”, a passeggio nel proprio inconscio, lasciando però che l’emozione accenda il lume della ragione. La conoscenza, in fondo, passa primariamente attraverso i sen-si, e un evento emozionale la ce-mentifica. Dunque un cammino tecnologico in cui i visitatori, come moderni argonauti, vanno alla scoperta diretta, scientifica e razionale della magia rituale, del paranormale, dell’illusione -vivi anche nella cultura sarda- tra ambienti votati all’edutain-ment. Un’altra tessera di pregio, nel mosaico straordinario della Marmilla.

* Esperta di sistemi museali

I bambini, oggi, entrano in contatto con la tecnologia fin dai primi anni di vita e

la scienza diviene subito parte della loro vita quotidiana. Il nostro obiettivo come Labora-torio Scienza è quello di ridurre il distacco che esiste tra la scienza e la società, partendo dai bambini e facendo sco-prire loro che la scienza può anche essere fonte di curiosità e divertimento. Il metodo uti-lizzato è quello del laboratorio ludico scientifico: ci si serve cioè del gioco e della sperimen-tazione diretta come strumenti per mostrare che la scienza è accattivante e spettacolare e per trasformare ogni incontro in un’occasione di stupore. Quest’anno, nel nostro tour per le scuole, abbiamo già incon-trato un centinaio di classi per un totale di oltre 2mila studen-ti. Con loro abbiamo giocato con l’energia e con la luce, modellato il Dna, fatto magie con la chimica e scoperto le imprevedibili proprietà delle nanotecnologie.

* Laboratorio Scienza.it

Spazio all’arte

Gli occhi della ragione spalancati sull’ignoto

Per la scienzanon è maitroppo presto

di Enrico Secci

di Marta Zedda*

GEMELLI

DIVERSISono Giorgio,risolvo problemi

L’affrorisma Rinunciare all’ultima tranche di rimborsi elettorali ai partiti? E quale sarebbe la cattiva notizia? Se volete l’ultima tranche ve la possiamo anche pagare in pietre ;)

di Alessia Zurru*

Piccoli chimici

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Tony Ciccionepersonaggio dei Simpson

Giorgio Oppipersonaggio dell’Udc

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Destra in cerca di leadersarà Ugo, Mauro o Claudia?

Il Popolo delle libertàprocede con andatura incerta. Lacerato all’interno dalla guerra intestina tra fazioni

PRIMO PIANO

L’unica certezza è la man-canza di certezze, nell’ete-rogeneo Popolo delle Li-bertà sardo. ll principale

partito del centrodestra procede con andatura incerta, lacerato all’interno dalla guerra intestina tra fazioni, ter-ritori e aspiranti leader, frizioni tan-to più forti quanto più si approssima la scadenza delle elezioni regionali. Scontri favoriti dalla mancanza di regole certe e che, per essere almeno apparentemente ricomposti, necessi-tano di sistematici interventi pacifica-tori affidati ai leader nazionali.Come quello del coordinatore nazio-nale Angelino Alfano, giunto in mis-sione in Sardegna lo scorso marzo per

cercare di riportare armonia tra Set-timo Nizzi, deputato e coordinatore sardo del partito, e il presidente della Regione Ugo Cappellacci. Inizialmen-te molto uniti, i due avevano preso a litigare furiosamente dopo che il go-vernatore aveva annunciato di voler restituire la tessera del Pdl. Una ri-nuncia datata agosto 2011, mentre sulla politica isolana infuriava la con-testazione verso il governo scatenata da alcune vertenze cruciali - quella per la privatizzazione di Tirrenia, ad esempio - che secondo Cappellacci avrebbero dimostrato la scarsa atten-zione del governo verso la Sardegna. Cappellacci è rimasto nel limbo fino a qualche settimana fa, quando ha

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di Francesco [email protected]

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annunciato di voler rientrare nel par-tito. Per tutti questi mesi Nizzi aveva sollecitato il presidente della Regio-ne affinché decidesse per il “dentro o fuori”, presa di posizione che ha ine-vitabilmente logorato i rapporti tra i due. Ma Nizzi non gode neppure del sostegno di altri influenti colonnelli del partito, sfiducia frutto di un pec-cato originale: l’ex sindaco di Olbia venne investito del ruolo per nomina romana e senza il coinvolgimento del-le gerarchie azzurre dell’isola, dopo le dimissioni del coordinatore Mariano Delogu e, prima ancora, della vice Claudia Lombardo. Nonostante le dichiarazioni rassicuranti seguite al vertice nel ristorante di Cagliari - la stessa sede dell’incontro fu oggetto di serrata trattativa tra le parti, perché Nizzi non accettava di andare a Villa Devoto - la sensazione è che Alfano abbia ottenuto nulla più che une tre-gua e che la battaglia tornerà presto furiosa.Cappellacci, dopo avere cavalcato l’onda del dissenso verso il Governo

Berlusconi, è dunque tornato all’ovile anche per le mutate condizioni politi-che nazionali. E medita di riproporre la propria candidatura per la Regio-ne, poltrona cui lo stesso Settimo Niz-zi non ha mai nascosto di ambire. Le due traiettorie rischiano, insomma, di entrare ancora in collisione.Strizza l’occhio a quella parte del cen-trodestra delusa dall’esperienza di governo anche il movimento Unidos di Mauro Pili, in aperta contrapposi-zione sia con Cappellacci (memo-rabili gli scontri sul bando per la continuità territoriale) che con Nizzi. Anche Pili coltiva ambizioni da governatore, per tornare a guidare la Regione dieci anni dopo la prima e tormentata espe-rienza.Altra leader possibile è proprio la giovane presi-dente del Consiglio regio-nale Claudia Lombardo. La

Lombardo aveva manifestato segni di dissenso verso il partito lasciando la carica di vicario nel novembre del 2010 e, attraverso il suo ruolo istitu-zionale, mostrando una vistosa in-sofferenza verso l’azione del governo Berlusconi. Ma proprio l’incertezza nel centrodestra e gli incerti orizzon-ti elettorali avrebbero consigliato alla Lombardo prudenza, suggerendole di restare a guardare in attesa di occa-sioni più propizie.Mentre si celebravano i congressi

provinciali e esplodeva la grana dei presunti tesseramenti fasulli, ini-ziava a muoversi per la Sardegna

anche l’ex assessore all’Agri-coltura Andrea Prato. Fe-

dele a Cappellacci, la sua politica la diffonde

attraverso un lavoro teatrale intitolato “L’onorevole sciupo-

ne”, di cui è regista. E poi non si dica che il Pdl in Sardegna non dà

spettacolo.

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VIAGGIO NELLA CRISI DEI PARTITI / IL PDL

L’inchiestaNei giorni più cupi di questo 2012, mentre la coscienza e la morale del Paese stanno toccando il pun-to più basso, un’analisi sommaria degli avvenimenti rende eviden-te l’inadeguatezza degli attuali partiti politici. Occorre ricostruirli o trovare nuove forme di parteci-pazione pubblica collettiva?

Privati del substrato ideologico che li ha caratterizzati fino agli anni Novanta, attualmente i partiti si dividono senza saper bene su quali concetti si fondino le loro differenze. Probabilmente si basa-no sul nulla – o su obsoleti paletti mentali che dividono gli individui come i tifosi di una squadra di cal-cio. Nella nostra inchiesta a pun-tate, che parte da oggi, cerchiamo di mettere ordine tra le macerie del Pdl. (g.g.)

Nella pagina accanto Ugo Cappellacci, Claudia Lombardo e Mauro Pili.In questa pagina Silvio Berlusconi e Settimo Nizzi

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Poker di donnela mano vincenteper rilanciarela politica sardaNell’Isola che affonda la speranza è un salvagente rosa. Ecco quattro propostenelle interviste di Claudia Sarritzu

IL PUNTO

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È la seconda presidente don-na della Provincia di Ca-gliari, dopo Cecilia Contu. Ironia della sorte, proprio

l’unico ente “rosa” verrà cancellato con la riforma salva Italia di Monti. Secondo la Quaquero il problema della scarsa presenza femminile ne-gli organi elettivi è dovuto esclusiva-mente ai meccanismi elettorali, tutti dediti a favorire attraverso la ricerca dei voti i candidati maschi. La situa-zione però sta cambiando, anche in Provincia si sono riscontrati dei dati positivi durante l’ultima tornata elet-torale. Infatti le donne sindaco sono passate da tre a nove. L’unica solu-zione, secondo Angela Quaquero, è l’introduzione della doppia preferen-za di genere nelle schede elettorali. Dove esistono situazioni giuridiche ben definite e contemplate dalla nor-mativa la donna non ha problemi a competere e far valere la propria competenza spesso più professionale e specializzata di quella di un uomo. Riguardo alla violenza sulle donne, nonostante i dati sconcertanti, la presidente afferma: fa sperare il fatto che stia emergendo e si stia scardi-nando l’omertà intorno all’argomen-to. «Si sconfigge applicando le norme già in vigore in materia penale, non c’è bisogno di leggi straordinarie».

Luisa Sassu, prima dirigente regionale della Cgil e ora assessore al Personale della giunta Zedda a Cagliari, toc-

ca un punto significativo della que-stione “rosa”, ossia la diffidenza che anche le donne hanno verso le can-didate del proprio genere. «Ritengo che le quote siano un’occasione di ar-ricchimento delle istituzioni stesse.» Ma perché le donne dovrebbero vota-re per le donne? «Il voto è una scelta incoercibile, così come è incoercibile la condotta politica di coloro che ven-gono eletti o elette. Non esiste, per-ciò, alcun legame diretto e scontato fra il genere femminile della persona eletta e l’attenzione o la sensibilità di questa persona alle esigenze fem-minili. La risposta della politica alle istanze che si vogliono affermare deve perciò trovare altre forme di re-ciproco impegno: programmi politici chiari, ma anche elettrici ed elettori esigenti che non limitino il loro im-pegno e la loro passione politica al momento del voto. Per esempio, in quanto responsabile del Personale dell’azienda Comune di Cagliari che conta quasi 1500 dipendenti, ho de-ciso di convocare le riunioni sindaca-li in orari compatibili con gli impegni familiari delle donne recentemente elette nelle Rsu».

Angela QuaqueroPsicoterapeuta, è l’attuale presi-dente ad interim della Provincia di Cagliari dopo le dimissioni di Graziano Milia

Luisa Sassu Assessore al Personale della giunta Zedda, proviene dalla Cgil di Cagliari. È stata funzionario amministrativo della Questura

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Donne e politica, perché così poche? «Si tratta di una questione complessa, che sicuramente ha come

primo problema il fatto che le donne, per diverse esigenze (lavoro e famiglia su tutte), spesso rinunciano a dare la propria disponibilità a un impegno diretto in politica. Da ciò deriva che nei partiti e di conseguenza nei posti chiave sia ancora limitata la presenza delle donne». Per la De Francisci le quote rosa sono uno degli strumenti, ma non quello risolutivo. «La doppia preferenza di genere è il mezzo mi-gliore e il più efficace per consentire alle donne di fare politica attiva. Dove la doppia preferenza di genere è stata applicata: la presenza delle donne è triplicata». A che punto è la normati-va per quanto concerne la lotta con-tro la violenza sulle donne? «A livello nazionale una normativa c’è già. An-che in Sardegna comunque, pur non essendoci una legge ad hoc, ci sono degli strumenti attivi: il più recente è il protocollo interistituzionale firma-to nel novembre scorso, su iniziativa dell’assessorato, in occasione della Giornata Internazionale sulla violen-za contro le donne. Abbiamo raffor-zato ulteriormente tutte le procedure che già vengono attuate in difesa del-le vittime di violenza».

Ex assessore della giunta Flo-ris alle Politiche giovanili, Daniela Noli oggi è presi-dente dell’Ersu a Cagliari.

La Noli compie un’analisi socio sto-rica del problema donne e politica e afferma che: «L’assenza delle donne può essere ricondotta a fattori socio-culturali che stentano a modificarsi nel tempo per creare una cultura po-litica in cui non sia più soltanto l’uo-mo ad essere considerato il legittimo protagonista della gestione della res publica. Gli stessi partiti d’altra parte hanno una certa ritrosia nel candidare donne, se non come “riempi-lista”, no-nostante sia statisticamente provato che le donne sono spesso più prepara-te culturalmente». Per quanto riguar-da l’uso delle quote rosa non è d’ac-cordo: «Personalmente son del parere che non siano una soluzione efficace per migliorare la presenza delle donne in politica in quanto rischierebbero di diventare un mero dato quantitativo a discapito della qualità, almeno fino a che non verranno risolte le questioni sostanziali di disparità, che come ho già sottolineato sono di carattere cul-turale e sociale». Per quanto concerne la violenza sulle donne «é evidente che il problema non è nell’emanare leggi che penalizzino la violenza, quanto nell’applicarle».

Simona De FrancisciLaureata in Lettere, giornalista profes-sionista, è asses-sore regionale alla Sanità dall’agosto del 2011. Ha so-stituito Antonello Liori

Daniela NoliLaureata in peda-gogia, un master in criminologia e una specializzazione in mediazione civile e commerciale. È attualmente pre-sidente dell’Ersu

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BUSINESS WOMEN

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Donne, mamme e managerEcco l’impresa eccezionale

Negli ultimi anni, le donne hanno dato un contributo importante per la creazio-ne di nuove imprese, dimo-

strandosi guide capaci e determinate. Nonostante questo, trovano maggiori difficoltà rispetto ai colleghi maschi. In Sardegna la fatica è doppia: oltre agli ostacoli legati al sesso, ci sono quelli dovuti a un territorio sempre più afflit-to dalla crisi. Per fortuna non manca-no esperienze positive come quelle di Paola Orofino, Nina Pilia e Giuseppina Melis. Vincitrici del premio “Successi rosa” assegnato dalla Camera di com-mercio di Cagliari, sono le tre sarde che si sono distinte come modelli di imprenditoria femminile all’interno dell’isola.

Paola Orofino è una donna forte e deci-sa. Fondatrice e responsabile dell’omo-nima agenzia di viaggi che si trova a Cagliari, da trent’anni la gestisce senza l’aiuto di nessuno e ha anche cresciuto un figlio da sola. Nel 2003 ha trasferito la sua attività e, così, è la prima in Sar-degna ad aver costruito al di sopra di un ritrovamento archeologico (un tem-pio punico - romano). Nel giugno dello scorso anno, la svolta: l’agenzia va in rete creando il primo portale interatti-vo sardo per la prenotazione dei viaggi,

che compete con grossi siti a livello eu-ropeo grazie ai prezzi molto più bassi e al servizio eccellente. Inoltre, unico caso in Italia, è possibile bloccare via in-ternet un volo aereo senza acquistarlo immediatamente. “La crisi – dice Paola Orofino – si sente ma quest’anno è an-dato un po’ meglio. Per un solo motivo: abbiamo innovato, perché l’alternativa era chiudere”. La Orofino è orgogliosa di se stessa e del traguardo raggiunto. “È vero – afferma – le donne hanno più difficoltà ma commiserarsi non aiuta. Noi siamo sensibili, organizzate e con un forte spirito di adattamento”. Nina Pilia è amministratrice di un’azienda di Carbonia che offre servizi di custodia, noleggio con conducente e investigazioni. “La nostra – dichiara Claudia Cannas, figlia della Pilia e so-cia della madre - è un’attività con ge-stione prevalentemente femminile. Le

decisioni più importanti sono di nostra competenza”. Sono le donne a impartire gli ordini, ruolo tipicamente maschile. “All’inizio - precisa la Cannas - gli uo-mini mi ridevano in faccia o si offende-vano. Non è semplice per loro sottosta-re a una donna. Ero molto giovane, ora va meglio. Di grande aiuto sono state le parole di mia madre, che ha sempre affermato di metterci in luce con lo studio costante e la determinazione”. Giuseppina Melis, invece, è titolare di tre negozi di abbigliamento per bam-bini nel cagliaritano e a Villacidro e, la sua, è un’attività che spicca perché completamente gestita da donne.Paola, Nina e Giuseppina hanno un grande merito: quello di essere un esempio per tante sarde che, tra mille ostacoli, decidono di fare impresa cre-ando attività di successo utilizzando e valorizzando le risorse del territorio.

Paola Orofino, Nina Pilia e Giuseppina Melis, sono le vincitrici del premio “Suc-cessi rosa” della Camera di commercio di Cagliari

Paola Orofino, fonda-trice e responsabile della Orofino Viaggi

di Laura [email protected]

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L’arte ci salverà dalla bruttezza

L’arte nasce dalle contami-nazioni. Spunti, forme, dialoghi, si intersecano e sviluppano idee e progetti.

Così sono nate le mie opere”. In pochi la conoscono, quasi nessuno la ricono-sce per strada. Eppure Rosanna Rossi, elegantissima e distinta signora, classe 1937, una lunga chioma bianca a incor-niciare il nobile viso, è una delle artiste contemporanee più apprezzate e co-nosciute. In Sardegna e non solo. Chi non conosce il grande cerchio di Piazza Galilei, a Cagliari, composto magico di materiali diversi, di colori cangianti e di schegge di vetro? È opera sua.«Mi venne commissionato da un pa-dre: voleva che il figlio, affacciandosi alla finestra, vedesse qualcosa di di-verso da un muro di cemento arma-to». È un’opera che affascina grandi e piccoli, per quel suo magico luccicare. «Il complimento più bello lo fece un si-

gnore anziano – come me – che senza sapere che io fossi l’autrice mi guardò, lo sguardo pieno di meraviglia, e mi disse: la città ha dimenticato le stelle, accecate dalle luci al neon, quest’opera ce le riconsegna. È un regalo». Gratui-to, come il gioco.Se c’è una parola che compare spesso nel linguaggio di questa raffinatissima, straordinaria donna cagliaritana è ap-punto “gioco”. La sua arte nasce “per gioco”. Le sue mostre sono lavori per gioco. Gioco inteso come lotta, come una partita di calcio, che costruisce un’architettura che porterà a un’azione finalizzata a un gol. Il gioco della vita. Che la porta a sintonizzarsi con tante menti per creare opere straordinarie. Nell’ultima mostra, appena conclusa nel quartiere della Marina, le creazio-ni sono state più di cento, raccontare da persone diverse – dal filosofo Silva-no Tagliagambe alla figlia di Rosanna,

Carla artista anche lei – che “giocando hanno trovato un metro comune per esprimersi”. Prati, foglie, attimi, istan-ti di vita hanno fatto da incubatore di questi oggetti.

Una sintesi artistica dall’ottocento de-gli impressionisti a oggi? «Sarebbe bello – risponde sorridendo l’autrice – in tutte queste elaborazioni mi ha colpito la precisione del segno, che sa quando fermarsi e quando con-tinuare, quando tracciare e quando gi-rare l’angolo. Qual è lo scopo di tutto questo? Fare emozionare».

E il messaggio, qual è?«Io non dipingo madonne, poveri e bambini che piangono. Io provo a fare emozionare diversamente: il mio di-pinto è negli occhi di chi guarda, vive quando viene guardato». Ogni volta con uno sguardo diverso.

E la città? È bello vivere nel brutto? E Cagliari come potrebbe cambiare, se si pensasse la politica, l’urbanistica in senso estetico?«Per cambiare occorre denaro, e in questo momento ce n’è poco». Eppu-re qualcosa si potrebbe fare. «Io ho in cantiere alcuni progetti. Dei frangiflut-ti che sostituiscano quelli attuali, di ce-mento armato, per esempio». Adesso, però, rimangono solo dei bei sogni. Ma c’è una speranza? «Certo. Nei giovani. Qualcosa, ne sono sicura, grazie a loro cambierà». (g.g.)

NAVI IN BOTTIGLIA

Rosanna Rossi, artista sarda tra le più cono-sciute all’estero, spiega la funzione salvifica del bello: «Anche Cagliari può rinascere»

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Cagliari, piazza Galilei: l’opera di Rosanna Rossi vuole rappre-sentare un cielo stellato. «Meravi-glia sia adulti che bambini»

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IL PERSONAGGIO

Bruna, l’Alda Merinidi San Michele

Ha sempre usato la scrittura come valvola di sfogo ma da qualche tempo la poe-tessa di Cagliari Bruna Mi-

lia non riesce più a scrivere con lo stesso entusiasmo. Nonostante i suoi 83 anni, portati tra l’altro benissimo, Bruna sem-bra ancora una ragazzina: è forte, iro-nica, determinata e molto combattiva. Ricoverata da due mesi in una struttura ospedaliera a Capoterra, non vuole più tornare nella sua casa di via Montesanto perché il pozzo nero costruito dai suoi vicini a ridosso della sua abitazione, non

la fa stare bene. «Mi sono ammalata – sostiene Bruna – perché ho il sospetto che le tubature che hanno fatto costruire i miei vicini rimandino tutti i gas nocivi dentro casa mia. Quando stavo dentro casa mi sentivo la testa scoppiare, sono anche caduta un sacco di volte». La si-gnora Milia ha chiamato i vigili urbani, i carabinieri e Abbanoa ma nessuno è mai venuto a controllare. La poetessa chiede pertanto al comune di Cagliari una casa in cui vivere fino a quando non riuscirà a vendere la sua.

Il diario della vita. La scrittura ha sem-pre accompagnato la vita di Bruna Milia. Si sposa giovanissima e dal matrimonio nascono cinque figlie più un’altra fem-

mina, Gabriella, morta a soli nove mesi e i figli maschi che non sono sopravvis-suti. Per tanti anni gestisce un negozio di frutta e verdura insieme al marito, morto nel ‘79. Ma la vita non è certo fa-cile perché Bruna ha un carattere che lei ama definire non moderno ma “giusto” a differenza del marito che invece de-scrive come «un uomo non geloso ma invidioso». Le difficoltà della vita quo-tidiana portano quindi Bruna a sfogarsi nella scrittura. Tutto ha inizio tanti anni fa, dopo la morte della piccola Gabriella a causa di una polmonite. Bruna andava a trovarla in cimitero, si sedeva accan-to alla sua tomba e le raccontava quello che le passava per la testa. Quando poi tornava a casa scriveva tutto su un dia-rio, diventato il suo “tesoro”. In questi anni ha scritto una quantità enorme di racconti e poesie, in lingua sarda e in ita-liano, molti dei quali ancora inediti. Nel 2005 pubblica a sue spese e con l’aiuto di sua figlia Clara il primo romanzo Pa-olina era la madre di Giulia che raccon-ta la sua vita. «Ho scritto tante poesie e racconti – dice Bruna - dove tratto tanti argomenti. Per esempio L’isola degli uc-celli è una metafora che racconta quello che succede in Italia, da quando sono arrivati gli stranieri». Nel 2008 ha poi pubblicato il suo primo libro di poesie in italiano Tra poesia e canto, molte delle quali sono dedicate alle figlie. «Io con le mie figlie ho un bel rapporto – aggiunge Bruna – le ultime due poi le ho cresciute da sola, come volevo io. La più piccola vive in Florida e io sono andata a trovar-la l’anno scorso per la nascita della sua prima figlia».

L’appello al sindaco Zedda. Bruna è una donna di una forza e di un carisma fuori dal normale ma oggi a causa dei proble-mi nella sua abitazione questo spirito si sta spegnendo. «Da quando ho iniziato a stare male – dice – non riesco neanche più a scrivere». La poetessa ha deciso di vendere la sua casa ma nel frattempo vorrebbe trovare un’altra abitazione. «I medici – conclude Bruna – mi hanno detto che casa mia è inabitabile. Chiedo pertanto al sindaco Massimo Zedda una casa provvisoria, anche solo un bagno e una cucina, finché non riesco a vendere l’altra».

Poetessa di 83 anni, ironica, determinata e combattiva, chiede al Comune una casa in cui vivere dignitosamente la sua vecchiaia

di Maria Grazia [email protected]

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LA TRADIZIONE

Le ragazze cavalcano il ventoalla scoperta delle amazzoniLe pariglianti sarde sono spesso giovanis-sime e in piedi sulla sella compiono evolu-zioni spericolate

Volteggiano eleganti sospesi a mezz’aria come gli equili-bristi circensi, tanto che una giornalista qualche anno fa

coniò per loro l’espressione “funambo-li in groppa”. Si riferiva ai pariglianti della Sardegna, abili cavalieri in grado di salire in piedi sulla sella e compiere evoluzioni fra le più spericolate mentre i cavalli solcano la terra a gran velocità. Piramidi volanti (due uomini in piedi sui cavalli, un terzo in piedi sulle spalle dei compagni), tre su tre con centrale gi-rato (tre cavalieri, di cui il centrale gira-to, su tre cavalli perfettamente allineati), o verticali volanti (il cavaliere centrale sta a testa in giù sorretto dai laterali in piedi sulla sella) furono descritte, dalla giornalista, come il frutto di una «abi-lità acrobatica» fuori dal comune. E non aveva ancora visto tutto. Dovette fare a meno di apprezzare infatti, per questioni anagrafiche, le esibizioni delle amazzoni: la forza fisica e la grazia ben s’accostano in loro, conferendo alla figu-ra della pariglia un fascino in grado di elevare la bella esibizione ad autentico spettacolo. Due giovani ragazze, bellis-sime, parigliano a Dolianova nell’asso-ciazione Cavalieri del Parteolla: sono Elisa Origa, 29 anni, e Claudia Agus, di 26. Altre due, Milena Pinna e Federica Pusceddu, appena ventunenne, prati-cano l’attività da pochi mesi all’interno dell’associazione equestre Is Basonis di Sinnai (il loro esordio è avvenuto lo

lianova, detta non a caso “delle amazzo-ni”, è nota per la doppia piramide cun su fusti: tre ragazzi stanno in sella, mentre Claudia ed Elisa s’impongono in piedi, sulle spalle dei compagni, rette solo da un bastone. «Occorre molta forza fisica per svolgere le figure, specie per la ver-ticale, – racconta Elisa – per questo ci alleniamo due, tre volte alla settimana e gli altri giorni montiamo comunque a cavallo». I ragazzi ostacolano o incorag-giano la vostra presenza? «Nel mio caso è stato semplice: il mio fidanzato, già cavaliere, mi ha voluto coinvolgere nel-le pariglie circa sette anni fa. Sappiamo di essere apprezzate tanto dal pubblico, abituato a vedere solo maschi in sella, e questo lo sanno anche i nostri compa-gni: così provano a rivendicare il pro-prio orgoglio dicendoci che se non fosse per loro noi ragazze non faremmo nul-la». Ma è più probabile che, se non fosse per le amazzoni, tutti quegli applausi si ridurrebbero alla metà.

Michela Seu

scorso marzo). Del gruppo di Assemini fa parte Elisa Trudu, classe ’83, mentre, salendo nell’oristanese, a San Vero Mi-lis, c’è la veterana Antonella Rosa, detta Ninni, 21 anni di età, 13 dei quali tra-scorsi a parigliare.

L’eleganza e la leggiadria esibite con ap-parente naturalezza ad ogni passaggio di pariglia altro non sono che il frutto di duri allenamenti, prove di coraggio, cadute, spesso rovinose, e rapide risali-te in sella. Perché sul cavallo, accanto ai propri compagni maschi, tutto possono concedersi meno che di fare le femmi-nucce. Lo sa bene Ninni Rosa: «Ho avuto un piccolo infortunio cadendo da cavallo nell’inverno del 2011: il tempo di guarire e sono tornata subito in sella». Hanno lo svantaggio di possedere meno forza fisica rispetto ai ragazzi, ma l’enor-me vantaggio d’essere più leggere e più agili. Ninni viene collocata in cima a un rombo, Elisa Trudu è la protagonista del ponte nel suo gruppo. La pariglia di Do-

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LA TESTIMONIANZA

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Mentre lei racconta con precisione il dolore e la sofferenza dell’incontro della sua pelle con il fuoco, le difficol-tà per riprendere a vedere, a respirare, parlare e il primo impatto con la sua nuova immagine, le sue parole si scon-trano con il pensiero dei problemi in-significanti di un’esistenza regolare. Valentina non si riconosce allo spec-chio ma gioisce quando scopre di riu-scire a muovere le dita della sua mano, l’unica rimasta.

Valentina a volte cade in quella che lei chiama la sua valle di lacrime ma nei suoi occhi c’è tutto un mondo che vale la pena scoprire. Ha la finezza d’ani-mo, nonostante la rabbia enorme, di non oltraggiare la memoria di chi l’ha ridotta così. E se le chiedi cosa vorreb-be dire a tutte le persone che seguono la sua storia lei risponde:«Soltanto grazie, grazie a tutto que-sto affetto, grazie alla sensibilità del-le persone che mi danno forza senza nemmeno conoscermi, grazie alla mia famiglia, ai medici e agli infermieri, ai miei amici che non mi hanno mai la-sciato sola. Solo grazie, a tutti loro, ai miei angeli».

Alessandra Ghiani

Storia di Valentina,«l’araba fenice»Un anno fa è sopravvissuta alla follia del suo ex marito che dopo averla attirata con un pretesto l’ha cosparsa di kerosene e le ha dato fuoco

Valentina Pitzalis, ventotten-ne di Carbonia, il 17 aprile del 2011 a Baccu Abis è mi-racolosamente sopravvissu-

ta alla follia del suo ex marito, Manuel Piredda che, dopo averla attirata a casa sua con un pretesto, l’ha cospar-sa di kerosene e le ha dato fuoco. Lui poco dopo si è suicidato con lo stesso metodo lasciandola con un viso e con un corpo martoriati, con dei ricordi che pesano come piombo, con una vita che deve riprendere da capo.C’è una madre con i controattributi, un padre di una dolcezza non comu-ne, una sorella ferma e attenta, una nonna sempre presente. Tutti ospitali e affabili, di quelle persone che ti sem-

bra di conoscere da sempre pur non avendole mai viste prima. E poi c’è lei, Valentina, sopravvissuta all’inferno e sopravvivente alla devastazione della sua vita, che a un anno esatto dalla tragedia sorride celando tutta la di-sperazione di quella ricorrenza.

Lei inizia a parlare, a raccontare, a de-scrivere nei particolari il momento che ha sconvolto la sua vita. E restare là ad ascoltare con la sola sensazione di es-sere davanti a una forza che non sem-bra nemmeno umana, è tutto quello che si può fare. Vedere un corpo tanto fragile, devastato da un gesto basso e diabolico ma mosso da un coraggio così grande, è destabilizzante.

UN AIUTOValentina ha bisogno di cure, in-terventi e di una protesi alla mano molto costosa. Chi volesse contri-buire può farlo al seguente IBAN: IT70B0101543850000070291480 intestato a Valentina Pitzalis e Matilde Basciu (sua madre). Facebook: “Un sorriso per Vale”

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LA STORIA

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La donna che tesse i fili del mare e l’antico giuramento del bisso

La fata del bisso si chiama Chiara Vigo. Nasce a Sant’An-tioco 57 anni fa da mamma ostetrica e papà contadino,

i nonni materni sono molto presenti nella vita della bambina, il nonno Raf-faele Mereu è un sarto molto affermato nell’isola e anche la nonna è una vera maestra di tessuti antichi. È infatti una tradizione di famiglia quella di tessere, tingere e confezionare abiti ma anche costumi tradizionali e corredi. “La mia realtà non è un’azienda produttiva ma una conservazione storica di un arte millenaria che si tramanda di maestro in maestro col Giuramento dell’acqua. Mia nonna ha sapientemente trasferito in me prima di tutto la consapevolez-za che le arti sono una proprietà non del maistu che le realizza ma un vero e proprio bene dell’umanità”. La botte-ga della nonna è un luogo dove Chiara cresce, e non solo impara a tessere ma si confronta con persone che passano e raccontano la propria storia. Così si intreccia il lavoro con il bisso alla co-noscenze delle lingue antiche, della gestualità e delle tradizioni della gente che frequenta la bottega. È con la non-na che da ragazza inizia a viaggiare fra i paesi del Sulcis per insegnare la tes-situra, ed è in questo periodo che vie-

ne coltivata la consapevolezza di dover conservare e imparare ancora meglio la coltivazione della fibra attraverso gli studi di Biologia.

Il Giuramento dell’acqua impedisce a Chiara Vigo di guadagnare dalla tessi-tura del bisso, il prezzo sarebbe altis-simo e incalcolabile infatti ci vogliono centinaia di immersioni per un tessu-to di pochi centimetri e anni di lavoro. È un tessuto più morbido della seta e

viene prodotto solo a Sant’Antioco nel museo della Vigo e in un altro museo a Taranto, per tutta Italia. I politici, affer-ma il maestro di bisso, “sono poco ac-corti e non salvaguardano un bene così unico e importante per la nostra storia. La materia in questione andrebbe tute-lata giuridicamente.”Ma come vive Chiara Vigo se non può guadagnare dal suo lavoro? Il museo che accoglie visitatori da tutto il mondo vive di piccole donazioni spontanee.

Chiara Vigo, 57 anni, è l’unica a tenere in vita una tradizione millenaria: realizza arazzi con lo speciale tessuto ricavato dai gusci delle cozze

LA FIBRAÈ una fibra molto pregiata prodotta da un mollusco che risiede nei fondali del mar mediterraneo. Il colore cambia a seconda dell’esposizione al sole. Chiara Vigo rispetta l’equilibrio tessitura tradizionale-ambiente

e rispetta il bisso come forma vivente. Non pratica infatti lo strappo dal fondale ma attraverso lo studio della vita del mollusco ha riconosciuto un periodo dell’anno dove è più facile da estrarre senza ferire la natura.

di Claudia [email protected]

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Basta quote:il femminismo avrà vintoquando l’uomovestirà di rosa

micizia inter-genere io vedo lo scontro tra un modello che ne mette in discussione un altro. Questo vale anche nel rapporto con gli uomini. Quanti fondano la loro stabilità di genere sul-la donna pensata in una certa maniera e cosa succede quando quella certa maniera alla donna non va più bene?

Scatta la violenza?Non sempre, ma certo scatta la destabilizzazione. La violenza è evidente perché conquista i giornali, ma io vedo anche mol-tissimi uomini semplicemente persi, depressi, demotivati, del-fini spiaggiati davanti alle mac-chinette del poker. La figura del vedovo a Cabras praticamente non esiste: sono tutti risposati. Di fatto nessun uomo che perda la sua don-na sembra capace di stare poi in piedi da solo. La vedo come un’ammissione esplicita di non autosufficienza, per le donne questo meccanismo è completa-mente diverso.

Nata a Cabras, classe 1972, nel suo primo libro Il mondo deve sapere ha de-scritto satirica-mente la realtà degli operatori telemarketing all’interno di un call center di una importante multinazionale

Foto di Deidda / Meloni

Ha ancora senso esse-re femministe? Ha senso esserlo in una terra, la nostra, ata-

vicamente matriarcale e in cui, oggi, le sarde hanno raggiunto una piena indipendenza anche sessuale, tanto da essere le pri-me in Italia per uso della pillo-la contraccettiva? Per Michela Murgia la battaglia per la parità fra i generi non è finita. I nemici rimangono gli stereotipi che an-cora limitano e imprigionano le donne in una dimensione spesso non autentica. Gli stessi che lei ha fatto combattere a Maria in Accabadora e alla Madonna “ri-belle” di Ave Mary e che ha cer-cato di smontare sin da quando era ragazza a Cabras.

Il femminismo non è una que-stione di quote rosa?Decisamente. Né di quote, né di rosa. Il rosa è cromaticamente associato ai sentimenti, alle de-licatezze, ai confetti, al tulle e ai fiori. Non bisogna legare nes-suno alla sua rappresentazione, nemmeno se è quella cromatica.

Ma esistono le donne che non hanno paura dello stereotipo e di vestire il rosa?Esistono, ma sono quelle che hanno preso sul serio anche il rischio di faticare di più. Perché, diciamocelo senza prenderci in giro, vivere lo stereotipo per tan-to tempo è stato semplicemente più facile, più comodo e più velo-ce. Molte donne ci sono rimaste perché non tutte sono pronte a invertire i flussi. In tante hanno dovuto faticare contro la resi-stenza delle loro stesse madri e sorelle.

Le donne nemiche delle donne.Le donne nemiche delle donne è un altro stereotipo. Più che ini-

L’INTERVISTA

di Carlo [email protected]

Parla Michela Murgia, premio Campiello 2010:«Bisogna destabilizzare definitivamente anche l’idea di un posto “naturale” per le donne»

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Ma le rivendicazioni delle donne non rischiano di essere ormai fuori moda, surclassate da quel-le di nuove minoranze molto at-tive come i movimenti gay?La questione femminile per me non è più importante della questione della discriminazione delle persone omoaffettive. Ri-conoscere loro i diritti di nozze significa minare alla base la rap-presentazione patriarcale che ha imprigionato le donne in fami-glia per anni. Minare la grani-ticità della cosiddetta “famiglia naturale” significa destabilizzare definitivamente anche l’idea di un posto “naturale” per le donne. Il fatto che due adulti non basi-no il loro rapporto sulla possibi-lità di procreare è un principio enormemente liberante anche per le donne.

Cosa c’è di limitante nell’essere madre, moglie, amante?Niente, a meno che non sia l’uni-co orizzonte in cui è prevista la tua collocazione. Prova a non essere sposata a 30. Prova a non

aver figli a 40. Prova a scopa-re con chi ti pare. Non hai idea della pressione sociale sul ruo-lo femminile e di come pesa. Si pensi alle manifestazioni inspie-gabili di violenza sui neonati ad opera delle madri. Le chiamiamo madri degeneri, ma forse a esse-re degenere è l’idea di maternità che sono costrette a incarnare.

La mamma del Mulino bianco fa a pugni con la realtà?Pensiamo alle nostre madri. Al modo in cui i sentimenti nega-tivi perfettamente normali che provavano verso di noi si espri-mevano anche verbalmente: is frastimus erano formidabili val-vole di sfogo del conflitto fami-liare. Oggi la manifestazione del disagio della madre verso il figlio è proibita, è un tabù.

La realtà sarda ha una sua spe-cificità?Credo che quello della specifici-tà sarda sia un mito molto enfa-tizzato e poco studiato. È vero che le donne in Sardegna hanno

assunto ruoli pubblici quando ancora in Italia se lo sognavano, ma è anche vero che quei ruoli non erano frutto di un cammino culturale ragionato. Le donne barbaricine amministravano le risorse economiche solo perché la loro economia teneva gli uo-mini lontani con il bestiame, non perché quella fosse una strategia sociale mirante alla parità dei di-ritti e dei ruoli. Prova ne sia che al mutare delle necessità stori-che ed economiche anche il mito del matriarcato sardo si è molto ridimensionato.

Il femminismo avrà vinto quando l’uomo vestirà in rosa?Anche. Perché quando si associa un colore a un genere, in manie-ra univoca, l’altro smette di in-dossarlo. Il maschio veste tutti i colori, ma se può, a meno di non sfoggiare personalità a prova di battutine, il rosa non lo met-te. Oltre ad aver fatto torto alle donne, abbiamo fatto torto pure al rosa che addosso a certi ma-schi è decisamente sexy.

L’ultima fatica letteraria si inti-tola Ave Mary. E la chiesa inven-tò la donna.Il suo testo più famoso è Accab-badora, tradotto in più lingue e vincitore del premio Dessì nel 2009

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REPORTAGE

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Non ci sono più le donne di una volta? Sbagliato. Esistono, e si trovano a Desulo.

Immerso nella Barbagia di Belvì, a quasi 900 metri sul livello del mare, il paese - costituito dai tre rioni di Issiria, Ovolaccio e Asuai - ospita ancora signore d’altri tempi con tut-ta un’altra tempra, altra forza, altre braccia rispetto a quelle delle signo-rine d’oggi. Nel paese non è affatto difficile incontrare per strada donne che ancora usano il costume sardo come abbigliamento consueto e che

dove le donnevestono la storia

Desulodi Alessandra [email protected]

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dai tempi dei nostri nonni tengono in mano le redini della famiglia. Alla messa delle 17, al supermercato, per strada, in casa, le donne di Desu-lo colorano il paese con le tinte del passato che in questo modo rimane vivo e ben radicato anche tra i più giovani.

Dalla tessitrice Luigia Murgia (fig. 1) che per decenni ha intrecciato e cucito le trame dei costumi del pa-ese, a Basilia Casula Floris, (fig.2) moglie del nipote di Montanaru, che mostra con orgoglio la casa e la foto

del famoso poeta e quella di sua so-rella Giuseppa Floris (fig.3) che per anni, in costume, ha riempito i ser-batoi delle auto al distributore del paese; dalla massaia che col fustino del detersivo e il tipico abbigliamen-to rappresenta una cerniera ideale e perfetta tra il presente e il passato (fig.4 per gentile concessione di Gigi Littarru) a tutte le ospitali e cordia-li passanti che offrono sorrisi e pose per le macchine fotografiche, tutte queste signore sono un patrimonio unico ed eccezionale che vale la pena incontrare e conoscere.

IL SINDACO

«Abituate com’erano a tirare avanti per lunghi periodi senza i loro uomini, che si spostava-no con il gregge verso il Sulcis nel periodo della transumanza, queste donne sono la vera anima del paese». Gian Luigi Littarru, Gigi per amici e non, ci racconta così la parte rosa del paese di cui è sindaco dal 2010.

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L’APPROFONDIMENTO

Il turismo secondo Brigaglia “La Murino? Spot stupido”Il celebre pubblicitario torna sulla vicenda della critica campagna per promuovere la Regione Sardegna: «È evidente che manchi un coordinamento nell’Assessorato»

La pubblicità di Sardegna Tu-rismo con la Murino? Ne ho sentito parlare per la prima volta dai miei amici di Mi-

lano: mi hanno chiamato per farmi notare quanto fosse stupida. E poi mi hanno detto “Murino? Ma chi è?”. Nessuno l’ha riconosciuta, perché nessuno, di fatto, la conosce: solo per noi sardi è una gloria».Lungi dall’esprimersi sulla bellez-za o meno del prodotto («dobbiamo chiederci non se piace a noi, ma se fa

effetto sulle persone cui è rivolto il messaggio»), Aldo Brigaglia, giorna-lista e pubblicitario fra i più autore-voli nell’Isola, analizza lo slogan rea-lizzato da Gavino Sanna e pubblicato di recente sul Corriere della Sera. Che dovrebbe persuadere i turisti ad ap-prodare sulle nostre coste.«Premesso che non è il massimo scegliere di sponsorizzare l’Isola at-traverso un personaggio, Caterina Murino, che ha scelto di non vivere in Sardegna ma a Parigi, – incalza Brigaglia – mi chiedo se stiamo pro-muovendo una farmacia (e allora perché mai la Murino non dovrebbe apparire in abiti da medico o da in-fermiera?), e quale sia l’utilità di un simile slogan a ridosso della stagione

estiva e non invernale, quando i “bri-vidi dell’influenza” ci avrebbero co-stretto davvero “a tirar fuori dall’ar-madio la nostra sciarpa”». Trattiene con rigore professionale giudizi di gusto e concentra la sua attenzio-ne unicamente sull’aspetto tecnico. Tanto per cominciare, sull’assenza di una strategia di posizionamento del prodotto “Sardegna”. Le strategie di marketing che si mettono in atto per un detersivo, come Brigaglia illustra, devono valere anche per la Sardegna: occorre individuare, attraverso uno studio delle sue qualità, tutti quegli aspetti così caratterizzanti da render-la unica, inconfondibile e insostitu-ibile. «Temo si sia saltato questo in-dispensabile passaggio - commenta il

di Michela [email protected]

La spiaggia di Chia

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pubblicitario – nonostante un piano di marketing turistico in Regione esi-sta, porti la firma di Giancarlo Dal-lara e sia stato pagato fior di quattri-ni». Assente, con tutta probabilità, è anche uno studio accurato sul target di riferimento. Il Corriere della Sera è il quotidiano più letto d’Italia: i suoi lettori appartengono per lo più ai ceti più ricchi delle città del nord. «In Sardegna possono curare il raf-freddore, alle Maldive possono fare anche tante altre cose (come illustra-no gli spot). Dove sceglieranno di tra-scorrere le loro vacanze? È evidente che manchi un coordinamento in as-sessorato al Turismo: diversamente non saprei come spiegarmi neppure la campagna promozionale “Cuore d’acqua”, né lo stato di abbandono in cui versava il sito Sardegnaturismo.it fino a poche settimane fa, quando anche il meteo era talmente poco ag-giornato da segnalare temperature prossime allo zero. Tutto sommato in linea con lo spot». «Intempestiva» la

pubblicità, e non aggiunge altro. No-stalgicamente torna indietro con la mente e riporta alla luce due gloriosi momenti della promozione turistica nell’isola: il primo, datato 1951-52, si appellava al silenzio che, più che al-trove, in Sardegna avvolge ogni cosa; il secondo, trent’anni più tardi, pas-sava in rassegna immagini di luoghi

isolani apparentemente troppo varie-gati e contrastanti per appartenere alla stessa terra. Si chiamava “Isola senza confini”. «Quelle sì che erano suggestive ed efficaci, non come que-sta. Che è intempestiva e, diciamoce-la tutta: hanno ragione i miei amici, è pure stupida».

Il pubblicitario«Sardegnaturismo.it

fino a poche settimane fa non era aggiornato»

Caterina Murino è un’at-trice cagliaritana. Dopo gli studi al liceo Dettori si è affermata nel con-corso nazionale di Miss Italia dove si è classifi-cata al sesto posto. All’apice della sua car-riera la partecipazione nel film di 007 come Bond girl. Da qualche tempo vive nella capitale francese, Parigi.

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Cambia il turismo di massama l’Isola rimane sempre ugualeIl presidente dei giovani industriali cagliarita-ni Andrea Pili: «L’industria legata alla promo-zione del territorio non va. Si investa di più»

L’APPROFONDIMENTO

La bella stagione è alle porte e la Sardegna si prepara ad accogliere i turisti da tut-to il mondo. Dopo un 2011

che ha fatto registrare 343 mila pre-senze in meno rispetto al 2010, sia a causa della crisi internazionale che dell’aumento delle tariffe marittime, ci si chiede quali politiche stia met-tendo in atto l’Isola per superare i problemi dell’anno scorso e rilancia-re in maniera incisiva il turismo. C’è innanzitutto da dire che negli ultimi anni il mercato delle vacanze è pro-fondamente cambiato: più che la de-stinazione, il turista guarda la tariffa e questo ha portato, con l’avvento dei voli low cost, ad un aumento conside-revole dei turisti stranieri, in partico-lare provenienti dalla Francia e dalla Germania.“L’incremento del nume-ro dei turisti stranieri – dice Andrea Pili, presidente della sezione turismo Confindustria Cagliari – non è anda-to di pari passo con il progredire delle strutture ricettive, rimaste ferme agli anni settanta. Inoltre le leggi non age-volano per niente la ristrutturazione degli alberghi, oggi per la maggior parte fuori mercato”. Secondo Andrea Pili il turista italiano alla Sardegna

preferisce altre regioni perché non è progredita, non ha fatto promozione e questo non ha fatto dimenticare il concetto che è troppo cara. “La nostra Isola - aggiunge Andrea Pili - merita di essere pubblicizzata in televisione tutti i giorni, non bastano due pagine sul Corriere della Sera”. Dello stesso parere non è certo l’assessore regio-nale al Turismo Luigi Crisponi che ha attivato una campagna promozionale nelle fiere e negli work shop di tutta Europa oltre che una mirata azione di web marketing. L’obiettivo è quello di superare la crisi del 2011 attraverso la riconquista del mercato nazionale e il consolidamento di quello europeo.

I progetti per rilanciare il turismo in Sardegna: Se per Andrea Pili quest’an-no sarà peggiore di quello passato, vi-sto che a suo parere la Sardegna non è più tra le mete preferite dai turisti, l’assessore regionale al Turismo Luigi Crisponi ritiene che si tratti di un giu-dizio troppo prematuro. Quest’anno, per esempio, sono già state approvate dalla giunta regionale le tariffe estive Saremar e si può prenotare per l’esta-te sul collegamento tra Civitavecchia e Olbia. Inoltre sono stati stanziati

Nella foto sopra uno scorcio del quartiere Castello, una delle mete turistiche più appetite dai turisti.Sotto Andrea Pili, il presidente dei giovani imprenditori di Confindustria di Cagliari

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nove milioni di euro per aumentare l’appeal dell’offerta isolana e contri-buire al rilancio delle imprese sarde nel mercato turistico. Naturalmente è ancora presto per capire quanto di concreto verrà attuato, anche perché rispetto all’anno scorso c’è stato un taglio dei fondi destinati alla promo-zione. “A me non sembra – continua Andrea Pili - che negli ultimi anni le varie giunte abbiano dato peso all’in-dustria turistica, basta guardare gli investimenti destinati al settore. Se si prende infatti in esame il bilancio annuale della Regione Sardegna che mediamente è di sette miliardi di euro, solo una minima parte è desti-nata al turismo”.

Il turismo viaggia in internet: Sono sempre di più le persone che scelgo-no la loro vacanza in internet ed è per

questo che l’assessorato regionale al Turismo ha promosso una campagna di web marketing per rilanciare il tu-rismo isolano. Nasce così il network Sardegna Turismo 2.0, una piatta-forma che punta all’incontro tra do-manda e offerta. All’interno di questo portale è stato realizzato, su misura per il “nuovo turista”, il sito Sardegna Turismo Evoluzione (www.sarde-gnaturismo.it). Inoltre attraverso il sito, la Regione Sardegna si è aperta anche ai social: Facebook, Twitter e flickr. Su queste iniziative però non si trova tanto d’accordo Andrea Pili. “Va bene fare web marketing - conclude - ma solo nel momento in cui hai pro-mosso la Sardegna in altri canali di comunicazione perché se uno l’Isola non ce l’ha già in testa, non la cerca certo sul web”.

Maria Grazia Pusceddu

I NUMERI343mila è il numero di presenze registrate in meno rispetto all’anno precedente

-20%è il calo registrato che riguar-da gli affitti delle villette

2,4mlnil numero di turisti medi annui arrivati in Sardegna nel perio-do 2006/09

-6,2%il numero di stranieri che han-no scelto di lasciare l’Isola

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SPECIALE MISS ITALIA

Miss si nasce non solo si diventa. Ne è prova la storia di Silvia Sanna, una delle ragazze che hanno

rappresentato l’Isola alle ultime finali nazionali. Ma andiamo con ordine. Bisogna tornare indietro esattamente a un anno fa, quando Michela Giangrasso, esclu-sivista per la Sardegna del Concorso nazionale di Miss Italia, arriva alla Fiera campionaria di Cagliari per un sopral-luogo prima della realizzazione di un evento. La Fiera, a fine aprile, è piena-mente nel vivo e Michela ne approfitta per visitare i diversi padiglioni. Mentre passeggia nota una commessa di uno stand di abbigliamento. La ragazza è girata di spalle, ma qualcosa colpisce su-bito la Giangrasso. Silvia è bionda, alta ed elegante. Potrebbe essere una delle tante belle ragazze che tra gli stand svol-gono i loro primi lavoretti come hostess o promoter. Ma non per l’occhio clinico di Michela che conosce le belle ragazze di Cagliari e questa bionda non l’ha mai vista prima. Silvia, 19 anni, vive a Selargius e si guadagna i primi soldi con piccoli lavori occasionali. Michela le si avvicina, la conosce e si sorprende nello

Un anno fa alla FieraStoria di Silviala reginetta“Cenerentola”

di Carlo Poddighe

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scoprire che Silvia non ha mai avuto al-cuna esperienza nel mondo delle moda. Subito concorda un appuntamento nella sua agenzia, perché ha imparato a fidarsi del proprio fiuto da talent scout. «Silvia è venuta in ufficio accompagna-ta dalla mamma e non è stato difficile convincerla a partecipare al concorso di Miss Italia, visto che ha sempre desi-derato conoscere la realtà della moda e dello spettacolo», spiega Michela. La giovane inesperta, ma determinata, inizia così a fare le prime selezioni del concorso, impara a stare in passerella, a posare per le fotografie e a parlare in pubblico. E i risultati arrivano.Silvia Sanna raggiunge le finali regio-nali, guadagnandosi il titolo di Miss Cinema Veribel Sardegna 2011, e il settembre successivo è tra le 60 finaliste del Concorso nazionale di Miss Italia a Montecatini Terme. Oggi collabora con l’agenzia di Michela Giangrasso come indossatrice. Chi sarà la “cenerentola” quest’anno?

Silvia Sanna, 20 anni, è nata a Cagliari ma vive a Selargius. È stata finali-sta nel 2011 a Montecatini Terme

ISCRIZIONI missitalia.it/form-iscri-zione. Info: [email protected] 070307740

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MUSICA

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BRAVE & BELLE

Nella danzadi Simona

il volo senz’ali

Andreinaspiega l’Isolaa Ratzinger

Vola senza le ali Simona Atzori, sarda nata a Milano nel ‘74 e oggi ballerina, pittrice e ambasciatrice della fondazione Fontana

che opera in Kenya. Il grande giornalista Candi-do Cannavò scrisse di lei: «Le sue braccia sono rimaste in cielo ma nessuno ha fatto tragedie». L’abbiamo conosciuta quest’anno come ballerina ospite a Sanremo, ma Simona si era già esibita in una platea importantissima già negli anni addietro per Papa Giovanni Paolo II. Ha studiato in Canada dove si è laureata in Visual Arts alla University of Wester Ontorio. La grazia nelle sue opere, sia in quelle dipinte su carta, che attraver-so la danza nello spazio, comunicano un’energia fortissima piena di vitalità e amore per la vita. Nel suo libro autobiografico intitolato Cosa ti manca per essere felice? Simona Atzori scrive: «Se avessi avuto paura sarei andata all’indietro invece che avanti, se mi fossi preoccupata mi sarei bloccata non buttata, avrei immaginato foschi scenari e mi sarei ritirata. Invece ho immagina-to. Adesso sono felice smoda-tamente, spudora-tamente felice. Ed è una gioia raccontarla questa mia felicità». (c.s.)

Andreina Pintor, 35 anni di Cagliari, è da quattro anni la presidente dell’Azione cattolica diocesana di Cagliari. È fresca di

rinnovo e rimarrà in carica sino al 2014. Laureata a pieni voti in Lettere classiche ha in tasca anche la specializzazione in Archivistica, paleografia e diplomatica presso l’Archivio di Stato.È entrata nell’Azione cattolica a 12 anni, appena ricevuta la Cresima, diventando in seguito edu-catrice di bambini e ragazzi. Da quando è Pre-sidente ha curato diversi progetti di formazione spirituale. L’esperienza che più l’ha coinvolta, però, è avve-nuta nel 2008, quando è stata scelta per porgere il saluto a Papa Benedetto XVI a nome dei giovani della Sardegna, in occasione della visita del Ponte-fice in città. «Una responsabilità non da poco, forse paradossalmente, ciò che mi imbarazzava era dover dare voce a tutti i giovani sardi, più che parlare pubblicamente al Papa», spiega Andreina. In quell’occasione ha denunciato la difficile con-dizione sociale e lavorativa che costringe a fuggire dall’Isola tanti ragazzi. «Sono salita sul palco con addosso la stanchezza di una settimana vissuta nel servizio come “volon-taria del Papa”, che mi ha reso un po’ incosciente della grandezza del momento. Qualcuno poi mi ha aiutata a fare il resto». (c.p.)

Ballerina, pittrice e ambasciatrice della fondazione Fontana,

fa tutto senza l’uso delle braccia

Presidente dell’Azione cattolica ha rappresentato i giovani sardi

nell’incontro a Cagliari con il Papa

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I VOSTRI RACCONTI

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Sono ormai prossimo alla Luna. La navi-cella Antares sta per completare il suo percorso dalla Terra al nostro satellite. Tutto sommato, il viaggio è stato abba-

stanza piacevole. Sono ormai lontane le spedi-zioni degli astronauti del passato, costretti nelle loro tenute da palombaro a volteggiare per la cabina e a mangiare da schifo.Quando il Capo mi ha chiamato nel suo studio e mi ha chiesto se me la sentissi di compiere questo viaggio sulla Luna e tenere settimanal-mente, per la rivista, una rubrica sulla colonia lunare della nostra Isola, ho strabuzzato gli occhi e ho deglutito. Fino a quel momento non avevo mai sentito l’esigenza di provare la forte, fortissima, emozione di salire su un’astrona-ve e partire verso lo spazio. L’idea mi faceva letteralmente tremare. Avevo sempre preferito osservare il cosmo da terra e intervistare le persone che c’erano state, sulla Luna. Ma la nostra è una famosa rivista e l’occasione era ghiotta, non mi sarei davvero potuto tirare

indietro. Così eccomi qui, pronto a scendere per la mia prima volta sul suolo lunare. Quasi non riesco a crederci. Un’esperienza del genere avrebbe fatto di sicuro la felicità di Jules Verne. Guardo dall’oblò, vedo il mio pianeta lontano e mi chiedo se davvero, nel 1969, gli Americani compirono quella missione sulla Luna o fu tutta una messa in scena per esaltare la loro grandez-za, come sostengono tuttora i detrattori. In ogni caso, ciò che conta adesso è che io sono davvero qui, questo non è un sogno: i viaggi sulla Luna, alle soglie del XXII secolo, sono ormai una realtà.Molti dei miei compagni di viaggio sono scesi alle precedenti fermate; questa invece è la mia: ICHNUSA. La scritta lampeggia in alto su un tabellone digitale e una voce annuncia l’arrivo nella colonia in tutte le lingue, non posso pro-prio sbagliarmi. L’emozione che provo una volta messo piede a terra è meravigliosa ed inaspetta-ta, non immaginavo di potermi commuovere a tal punto. L’uomo è riuscito a ricreare l’atmosfe-

2085, cronache dalla Luna

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ra terrestre: le città sono costruite sotto delle grandi calotte trasparenti e sono in tutto e per tutto simili a quelle terrestri. Ichnusa è la comunità che nel 2069 fu fondata dal popolo sardo usando l’antico nome dell’Isola Madre e basando la propria Costituzione sulla tutela della sua cultura: ad Ichnusa, infatti, si parla e si scrive in sardo, che è la lingua principa-le della comunità. I nuovi nati apprendono come lingua madre il sardo e come seconde lingue studiano l’italiano e l’inglese. Grande è l’attenzione che viene data alla storia e alle tradizioni della Sardegna. Questa utopia, che non è stata realizzata nell’Isola terrestre dove il sardo è andato quasi del tutto perduto, è riuscita incredibilmente qui nella sua colonia lunare. I padri fondatori, mi spiega la nostra guida, erano dei professori ed esperti lingui-sti che possedevano la conoscenza del sardo unificato e posero le basi per creare questa nuova comunità. Mi chiedo come sarà il mio soggiorno in que-sto prolungamento lunare della mia terra e se riuscirò ad ambientarmi tra gli Ichnusiani. Probabilmente avrò tanto da raccontare per la mia rubrica Cronache dalla Luna. L’uni-ca cosa di cui sono assolutamente certo in questo momento è che mi mancherà il mare della Sardegna. Ad Ichnusa, per adesso, il mare non c’è.

Di Enrico M. Scano

Le nuvole color rubino sorvolano il deserto in bianco e nero. Adesso è tutto differente, ogni rumore è profondamente modi-

ficato, ogni visione appare traballante e selvaggia. Una sentinella silenziosa scruta con distacco le bandiere della sottomissione che sventolano all’orizzonte, dove i colori si mescolano in un vortice per poi darsi alla fuga e dissolversi. Un clandestino con la schiena rotta volta le spalle al cielo che schiarisce, le tenebre avvolgono qualsiasi direzione davanti al suo sguardo. Le recriminazioni che gli affol-lavano la fronte si sono diradate. Una fastidiosa vescica sul polso è l’unico segno di sofferenza visibile sul suo corpo. A mani giunte attraversa la distesa di sabbia cristallizzata, dirigendosi verso il patibolo.

Di Matteo Lecca

A mani giunte verso il patibolo

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LAIF STAIL

Marietto e il collega Ninni sono al bar per carbura-re l’inizio della giornata con una classica prima

colazione. In abiti da lavoro un po’ usurati i due chiacchierano di ferro e forgiatura – ricordiamolo, Marietto è un bravissimo fabbro titolare di una fucina a Monserrato – quando entrano nel bar due giovani eleganti e distinti che parlano di affari.

“Mischini! Ci pensasa a essi cun s’esti-menta a tottu dia? Per carità!” com-menta Marietto con l’amico che gli dà ragione.“Questa gente lavora e basta, sempri chistionendi de bìsines (business) e dinai, e poi lasciano le mogli sempre sole a casa!” conclude ragionando tra sé e sé più che rivolgendosi a Ninni.Marietto osserva i due mentre beve il suo cappuccino e tende l’orecchio per ascoltare quello che dicono. Ad un certo punto si rivolge al collega parlan-do a denti stretti per non farsi notare (secondo lui):“O Ninni, asi intendiu? Hanno detto che a maggio c’è un referendum aborti-vo! Itta eh? Cose di aborto?”“Macché o Marietto! Anti nau abor-dativo! È cos’e piccioccasa e questi due vogliono andare a rimorchiare! Arrazz’e marpionisi!”Incuriosito dalla cosa Marietto, la sera, chiama il padre Peppi che di solito è ben informato sulla politica:“Referendum? E candu? Niente ne ho sentito figlio mio!”Peppi allarmato dalla notizia chiama un suo amico ex assessore comunale che gliela spiega tutta.

“Cos’e maccusu” commenta Peppi “tut-to in silenzio stanno facendone per non farci andare a votare!”.La sera stessa grande adunata di tutta la famiglia Usai con parenti e amici, piccioccheddusu compresi che anche non potendo votare è giusto che queste cose le sanno, come dice Peppi mentre invita i suoi.Tavolata di vini e formaggi, prima di iniziare Peppi si alza, con un foglio alla mano, e inizia:“Oggi ho scoperto una cosa esagerata, una brigungia!! Il 6 maggio c’è su referendum de i sardusu e nessuno ne è parlandone. Immoi si du spiegu deu, e poi mi raccomando sprazzina-tene la voce, a tottusu! E ANDATE A VOTA-RE SÌ SÌ E SÌ!”. Poi rivolgendosi a Marietto: “Arbogativo olli narri an-nullativo, as cumprendiu?”

Ajò a votareIl referendum abortivo

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di Alessandra [email protected]

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“Inizia a leggere.

Referendum n. 1:“Volete voi che sia abrogata la legge regionale sarda 2 gennaio 1997, n. 4 e successive integrazioni e modifica-zioni recante disposizioni in materia di “Riassetto generale delle Province e procedure ordinarie per l’istituzione di nuove Province e la modificazione delle circoscrizioni provinciali?”. Referendum n. 2:“Volete voi che sia abrogata la legge regionale sarda 1 luglio 2002, n. 10 recante disposizioni in materia di “Adempimenti conseguenti alla istitu-zione di nuove Province, norme sugli amministratori locali e modifiche alla legge regionale 2 gennaio 1997, n. 4?”. Referendum n. 3:“Volete voi che sia abrogata la delibe-razione del Consiglio regionale della Sardegna del 31 marzo 1999 (pubblica-

ta sul BURAS n. 11 del 9 aprile 1999) contenente “La previsione delle

nuove circoscri-zioni provin-

ciali della Sardegna, ai sensi dell’art. 4 della

legge regionale 2

gennaio 1997, n. 4?”.

Referendum n. 4:“Volete voi che sia abrogata la legge re-gionale sarda 12 luglio 2001, n. 9 recante disposizioni in materia di “Istituzione delle Province di Carbonia-Iglesias, del Medio Campidano, dell’Ogliastra e di Olbia-Tempio?”. Referendum n. 5:“Siete voi favorevoli all’abolizione delle quattro province “storiche” della Sarde-gna, Cagliari, Sassari, Nuoro e Oristano?”. Referendum n. 6:“Siete voi favorevoli alla riscrittura dello Statuto della Regione Autonoma della Sardegna da parte di un’ Assemblea Costituente eletta a suffragio universale da tutti i cittadini sardi?”. Referendum n. 7:“Siete voi favorevoli all’elezione diretta del Presidente della Regione Autonoma della Sardegna, scelto attraverso elezioni primarie normate per legge?”. Referendum n. 8:“Volete voi che sia abrogato l’art. 1 della legge regionale sarda 7 aprile 1966, n. 2 recante “Provvedimenti relativi al Consi-glio regionale della Sardegna” e successi-ve modificazioni?”. Referendum n. 9:“Siete voi favorevoli all’abolizione dei consigli di amministrazione di tutti gli Enti strumentali e Agenzie della Regione Autonoma della Sardegna?”. Referendum n. 10:“Siete voi favorevoli alla riduzione a cinquanta del numero dei componenti del Consiglio regionale della Regione Autonoma della Sardegna?”

Marietto si gira da suo fratello: “Chi ‘ndi oganta is provinciasa nasa ca si toccada cambiai sa targa de sa macchina?”“Spereusu” risponde Peppi junior.

Peppi, solitamente tutt’altro che arreso al potere della casta e ben informato sulle cose di città, vacilla quando Marietto gli chiede informazioni su referen-dum: “Maborcamiseria! Non se n’è sentito nulla!”

Assistenza computera domicilioa Cagliari e nell’hinterland

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NCOLPI DI PENNA

on vorrei accanirmi particolarmente ma ormai sono lanciata sul tema e vorrei, questa volta, dare un prezioso consiglio a chiunque (di sesso ma-schile) abbia a cuore l’essere conside-rato un uomo vero. Ci sono infatti alcune caratteristiche dalle quali non si può prescindere per poter appartenere alla categoria del maschio, e qualsiasi modello differen-te può, anzi deve, essere considerato un’eccezione, senza il benché minimo dubbio.Si tratta di caratteristiche universali intorno alle quali, poi, si costruisce ciò che fa la differenza, che in realtà è la minima parte.Prima di tutto il vero uomo rutta e scorreggia rumorosamente e non solo lo fa con estrema nonchalance ma se ne vanta, anzi fa a gara con i suoi si-mili per stabilire chi lo faccia meglio.L’uomo produce frastuono ovunque gli sia possibile: sbatte le ante degli armadi, i cassetti dei comò, porte e finestre, se cammina scalzo il contatto dei suoi talloni col pavimento sembra il tocco di un gong ripetuto.L’uomo non sa cucinare, né fare le pulizie e quando lo fa è un evento talmente speciale che poi non vuole essere più disturbato per almeno tre mesi perché si deve riposare. Nella migliore, o peggiore, delle ipotesi, egli sa cucinare e fare le pulizie ma finge di non saperlo fare in modo che la donna gli possa dire “lascia perdere preferisco far da sola” (e lui contento se la ride sotto i baffi).Quando l’uomo fa pipì non fa solo pipì, ma segna il territorio come un cane rendendo inaccessibile il metro

quadro intorno alla tazza. Inoltre, pare non abbia una semplice vescica ma una damigiana da 10 riempita fino all’orlo: quando la svuota produ-ce lo stesso rumore della cascata delle Marmore.L’uomo si lava il viso soffiando fero-cemente dentro l’acqua che, raccolta nelle sue mani posizionate a scodella, mentre raggiunge il suo volto arriva anche nel pavimento, sullo specchio e fino alle piastrelle della parte opposta del bagno.Sempre in tema, quando l’uomo si fa la doccia considera sia un peccato mortale, una volta finito, aprire la finestra del bagno per far uscire il vapore e bonificare l’area. Idem per quando va di corpo e rende l’aria irrespirabile.L’uomo non è figlio di Adamo che, be-ata Eva (la quale non doveva badare alla sua biancheria), era nudo, bensì di Pollicino, che quando camminava lasciava qualcosa ad ogni passo per segnare la via. Così, il rilevamento di calzini, mutande, maglie e così via, possono condurre al luogo in cui egli si trova.Quando l’uomo ha bisogno di qualco-sa non chiede, ma:1- Sottolinea, lasciando a te la capa-cità di intendere.

Esempio. A tavola: “E’ finita l’acqua!” che in maschiese significa “Và a pren-der l’acqua”.2- Annuncia per venti volte che si sta accingendo a fare quello che nel messaggio subliminare dovresti esse-re tu a fare, battendolo sul tempo. Esempio. A tavola, a ripetizione e con intervalli di un minuto: “Ora vado a prendere l’acqua” che ha la stessa traduzione dell’esempio 1.L’uomo sta alla spesa nei supermer-cati, ai negozi di abbigliamento e alla pazienza di accompagnarti come la voce di Maria de Filippi sta al canto di una sirena.Infine, ma solo per una questione di spazio limitato, l’uomo sta alla birra come lo stadio sta al calcio (escluso S. Elia per recenti problemi). O anche: l’uomo sta al calcio come la birra allo stadio, o l’uomo sta allo stadio come il calcio alla birra. Insomma, birra, calcio e uomo sono la stessa cosa.P.S.L’uomo non dirà mai di rispecchiarsi in questo profilo!

Be a man

“Ah! Gli uomini! Se non ci fossero bisognerebbe… gonfiarli!”

(Interpretazione personale tratta dal web)

Nome:Lexa

Professione:Scrittista (tra giornalista e scrittrice)

Segni particolari:Sentimental-spaccona di un metro e una penna

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