Cabling & Wireless 2014 Nr. 01 gen-feb

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Rivista tecnica sui sistemi e le tecnologie per il trasporto dell'informazione A cura di SPRING Anno 5° n. 1 Gennaio-Febbraio 2014 Chiedilo a Mario ..................... 4 La parola ai produttori ........ 8, 42 In copertina ........................... 16 Come si fa ............................. 24 L’angolo di Bicsi .................... 36 Non solo tecnica ................... 46 In evidenza ........................... 48 Considerazioni su alcuni fatti importanti .............. 8 riguardo alle fibre ottiche “bend insensitive” Implementare 802.11ac. ............................................ 16 La gestione delle scorte di cavo ............................ 24 Come realizzare una rete ottica passiva (PON)... 36 Le fondamenta per velocità sempre maggiori .... 42 Installazioni professionali a norme CEI ........... 46 Novità in evidenza ...................................................... 48 Implementare 802.11ac. Rivoluzione o evoluzione?

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Rivista bimestrale tecnica sui sistemi e le tecnologie per il trasporto dell'informazione a cura di Spring. Anno 5° - 2014 Nr. 01 gen-feb

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Rivista tecnica sui sistemi e le tecnologie per il trasporto dell'informazione • A cura di SPRING Anno 5° • n. 1

Gennaio-Febbraio 2014

Chiedilo a Mario ..................... 4

La parola ai produttori........ 8, 42

In copertina........................... 16

Come si fa ............................. 24

L’angolo di Bicsi .................... 36

Non solo tecnica ................... 46

In evidenza ........................... 48

Considerazioni su alcuni fatti importanti .............. 8riguardo alle fibre ottiche “bend insensitive”Implementare 802.11ac. ............................................ 16La gestione delle scorte di cavo ............................ 24

Come realizzare una rete ottica passiva (PON)... 36Le fondamenta per velocità sempre maggiori .... 42Installazioni professionali a norme CEI ........... 46Novità in evidenza...................................................... 48

Implementare 802.11ac.Rivoluzione o evoluzione?

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Editoriale

1Gennaio-Febbraio 2014 z N. 1 z

Tutta colpa del Wi-Fi?

Certamente la notizia più importante di queste ultimesettimane è l’approvazione da parte di IEEE del docu-mento 802.11ac col quale si raggiunge un importan tis-simo traguardo nel processo di evoluzione dellatecnologia wireless. Parliamo di questo argomento nel-l’articolo di copertina di questo numero per cui non midilungo più di tanto a celebrare l’evento. Colgo, però,l’occasione per condividere alcune riflessioni che riguardano i sistemi di trasporto in generale e coinvol-gono, a torto o a ragione, i sistemi wireless.Mi riferisco alla “vecchia” polemica sull’impatto chel’avvento del Wi-Fi ha avuto e ha sul mercato dei sistemicablati. Quando i sistemi wireless hanno cominciato a diffon-dersi, in effetti, molti analisti (evidentemente non troppolungimiranti), hanno intravisto il percolo che questi di-spositivi potessero incidere negativamente e in manierasignificativa, sul mercato dei cavi. In effetti a quell’epocala tecnologia Wi-Fi si proponeva essenzialmente comeun’alternativa ai sistemi cablati; una soluzione che, piùche affiancarsi, andava a sostituirsi al tradizionale cavotutte le volte che la realtà dell’impianto lo rendeva con-veniente e, più in generale, come un metodo per elimi-nare una fastidiosa bretella d’utente.Col passare del tempo, però, il ramo wireless della reteha assunto una valenza propria, sostenuta, più che daapparenti vantaggi in sede d’installazione, da una realeesigenza di mobilità e di condivisione dell’accesso allarete che è stata il motore degli sforzi e degli investimentiper ottenere prodotti a prestazioni sempre più alte e –in un processo rigenerativo – della loro diffusione ca-pillare in ambienti applicativi di ogni tipo.La radiofrequenza è entrata a far parte dell’insieme deimezzi ti trasmissione per distribuire l’informazione alpari del cavo in rame e della fibra ottica, ciascuno conil suo campo di impiego in funzione delle esigenze dellarete e delle caratteristiche intrinseche della tecnologiache le rappresenta. E in effetti la polemica sul possibile impatto sul mercato deisistemi cablati si è esaurita velocemente… o almeno cosìcredevo. È con un certo stupore, pertanto, che scartabel-lando tra alcuni documenti recentemente archiviati ne horintracciati due, abbastanza recenti, dai titoli inequivocabili.Il primo è una ricerca di mercato di FTM Consultingpubblicata poco più di un paio di anni fa intitolata “Wi-reless Impact on the Structured Cabling Systems Market”e il secondo è una presentazione di Bob Kenny, VicePresident & General Manager di General Cable tenutaalla conferenza BICSI di autunno 2012 (Anahein, CA,USA), e dal titolo praticamente identico: “Wireless Im-pact on the Structured Cabling Systems”.

Entrambi i lavori partono da un dato di fatto indiscutibilee cioè che il mercato dei sistemi wireless cresce a ritmisostenuti e, contemporaneamente, il mercato dei cavirallenta la crescita anno dopo anno. A partire da questabase entrambi i documenti estrapolano le loro previsioniper un arco temporale più o meno lungo.Non entrerò nel merito dei metodi di analisi, dei conte-nuti e delle conclusioni cui i due autori pervengono:quando si tratta di fare previsioni in campo tecnologicoè sempre consigliabile muoversi con estrema prudenza(e infatti i due documenti giungono a conclusioni opposte!). Quello che mi chiedo è: cosa c’entra il wireless?Se la crescita del mercato dei sistemi cablati passa dal22,9% del 2011 ad un modesto 14,7% previsto per il2016 e a cifre ancora più contenute per gli anni a venire,siamo sicuri che la colpa sia dei sistemi Wi-Fi?Se volessimo conoscere effettivamente quello che è statol’impatto dei collegamenti senza fili sul mercato dei sistemidi cablaggio, l’unico metodo sarebbe quello di valutarecome sarebbe oggi la realtà delle reti se il Wi-Fi non fossestato inventato o non avesse preso piede in questo conte-sto. Ovviamente nessuno è in grado di eseguire una valu-tazione di questo tipo tanto profonde sarebbero ledifferenze non solo in campo tecnico e tecnologico maanche applicativo, organizzativo e sociale.E se anche fosse vero che i sistemi wireless permettonodi eliminare qualche cavo, sono stati valutate le conse-guenze positive? E come? È stato tenuto conto del-l’enorme esigenza di capacità della rete che il WiFicontribuisce a creare? Esigenza di capacità che costringea sovradimensionare il core della rete, tutto cablato…Non credo che bastino due curve in controtendenza perdefinire un rapporto di causa ed effetto; credo piuttostoche, in questo settore, tutto abbia influenza su tutto: èl’evoluzione tecnologica stessa che, da che mondo èmondo, porta ad una contrazione dei cablaggi e dell’in-frastruttura installata in generale. Il wireless è solo unacomponente di questo processo evolutivo al quale con-tribuiscono una molteplicità di altri elementi tra cuianche le stesse ipotetiche vittime: i cablaggi in rame diCat.6A, 7A, … 8; le fibre OM4, le soluzioni in ottica parallela, le PON (Passive Optical Network), e altre soluzioni in dirittura d’arrivo.E allora, benvenuto 802.11ac! e, come suggerisce l’im-magine di copertina, godiamoci i vantaggi che porterà,per tutti.

n

Giacomo [email protected]

Sommario

Gennaio-Febbraio 2014Anno 5° - N. 1

Rivista tecnica sui sistemi e le tecnologie per il trasporto dell'informazione • A cura di SPRING

Anno 5° • n. 1

Gennaio-Febbraio 2014Chiedilo a Mario ..................... 4

La parola ai produttori........ 8, 42In copertina........................... 16

Come si fa ............................. 24L’angolo di Bicsi .................... 36

Non solo tecnica ................... 46 In evidenza ........................... 48

Considerazioni su alcuni fatti importanti .............. 8

riguardo alle fibre ottiche “bend insensitive”

Implementare 802.11ac. ............................................ 16

La gestione delle scorte di cavo ............................ 24

Come realizzare una rete ottica passiva (PON)... 36

Le fondamenta per velocità sempre maggiori .... 42

Installazioni professionali a norme CEI ........... 46

Novità in evidenza...................................................... 48Implementare 802.11ac.Rivoluzione o evoluzione?

EDITORIALE Tutta colpa del Wi-Fi?...................................... 1CHIEDILO A MARIO Rubrica di Posta Tecnica .................................. 4

L’esperto risponde ai quesiti dei lettori a beneficio di tutti. Unmodo interattivo e dinamico di fare cultura attraverso ai dubbiche qualcuno esterna ma che molti vivono quotidianamente.

LA PAROLA Considerazioni su alcuni fatti importanti.......... 8AI PRODUTTORI riguardo alle fibre ottiche multimodali

“bend-insensitive”In ambiente data center i cavi che entrano nell’armadiopossono essere soggetti a pieghe di raggio inferiore a quelloammesso per le fibre multimodali. Le fibre multimodaliinsensibili alle pieghe offrono, in questi casi, la possibilità diminimizzare l’attenuazione introdotta da curvature improprie.

IN COPERTINA Implementare 802.11ac. .............................. 16Rivoluzione o evoluzione?La crescente esigenza di larghezza di banda wireless è lo sti-molo principale allo sviluppo di nuovi standard per aumen-tare la capacità e le prestazioni e risolvere il problema dellereti congestionate. Il nuovo standard che ha fatto la comparsasul mercato – IEEE 802.11ac – è stato appena ratificato e que-sto documento ne descrive la tecnologia, i benefici potenzialiche offre e i fattori che dovrebbero essere presi in conside ra-zione dai tecnici che dovranno decidere e pianificare lo sviluppo futuro della loro rete.

COME SI FA La gestione delle scorte di cavo ..................... 24nei cablaggi strutturatiVani tecnici, rack, cassette ottici e box richiedono sempre l’allestimento di una certa quantità di cavo per consentire lamanutenzione e l’eventuale rilavorazione o riconfigurazionedei canali. Si tratta di un aspetto importante per la flessibilità,l’affidabilità e la qualità complessiva dell’impianto ma spessosottovalutato nel suo ruolo critico.

L’ANGOLO DI BICSI TDMM 13a Edizione è arrivato! ..................... 35Come realizzare una rete ottica passiva ......... 36(PON) basata su standard in ambito aziendaleCase-history: per supportare tutti gli utilizzatori della rete el’ampia varietà di dispositivi presenti nel quartier generaledella TIA (Telecommunications Industry Association), è statascelta la realizzazione di una PON (Passive Optical Network)installando un distributore ottico a 72 porte in grado di am-ministrare tutti i cavi in fibra ottica che si diramano dall’OLT.

LA PAROLA Le fondamenta ............................................. 42AI PRODUTTORI per velocità sempre maggiori

Con i crescenti volumi di dati che le organizzazioni si trovanoa gestire, cresce parallelamente la necessità di disporre divelocità di trasmissione dati più elevate. Gli enti dinormalizzazione stanno già lavorando per mettere a puntostandard in grado di soddisfare queste esigenze. Ci si chiedese le infrastrutture di cablaggio esistenti, le fondamenta di ognirete, saranno adeguate a supportare i nuovi scenari. ValerieMaguire di Siemon presenta il punto di vista dell’esperto sualcuni aspetti importanti e che meritano qualche riflessione.

NON SOLO TECNICA Installazioni professionali a norma CEI ............ 46IN EVIDENZA Novità in evidenza ....................................... 48

Una vetrina dei prodotti, delle soluzioni e degli annuncipiù recenti, presentati sinteticamente dalle stesse aziendeproduttrici o distributrici.

Indice degli inserzionisti .............................. 52

Sommario

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4z N. 1 z Gennaio-Febbraio 2014

D Ho da poco terminato la realizzazione di un ca-blaggio che comprende una tratta dorsale in fibra ot-tica esterna tra due edifici del campus di un Cliente.La D.L. mi contesta che questo cavo ottico attra-versa per un tratto gli edifici, perché secondo loronon è di tipo adeguato a causa della guaina in PVC.Io so che esiste un tolleranza sulla lunghezza delpercorso interno dei cavi da esterno ma non sono si-curo di questa regola …

R La questione si presta a diverse considerazioni e vaspiegata bene. Il principio di base, sancito dalle nor-mative tecniche e di sicurezza, stabilisce che non sipossono installare all’interno degli edifici cavi nonomologati per tale impiego, vale a dire non rivestiticon guaine LSZH o con caratteristiche ulteriormenteprotettive. Normalmente i cavi ottici per installazionein impianti esterni (il termine inglese è OSP, OutSidePlant) sono realizzati con robuste guaine in PVC chenon devono sottostare alle normative riguardanti lapropagazione della fiamma e l’emissione di fumi tos-sici, quanto piuttosto offrire adeguata protezione con-tro agenti meccanici, chimici e di altro genere per glielementi trasmissivi contenuti al loro interno. Questicavi sono genericamente definiti “non listed” cioè“che non rientrano nella classificazione” prevista da-gli standard USA (per le caratteristiche della guainasecondo l’articolo 800.113 del NEC).Esistono naturalmente standard europei e italianimolto dettagliati e severi riguardo la classificazionedei cavi sotto il profilo della pericolosità in condi-zione di incendio e rispetto all’emissione di fumiopachi e gas tossici o corrosivi. A questo propositopossiamo citare in particolare le norme:

• EN 50266 e CEI 20-22 sulle prove di incendio sucavi elettrici e le prova di non propagazione del-l’incendio

• EN 60332-1 e CEI 20-35 sui metodi di prova co-muni per cavi in condizioni di incendio

• CEI 20-36 sulle prove di resistenza al fuoco percavi elettrici in condizioni di incendio e sull’inte-grità del circuito

• EN 50267 e CEI 20-37 sulla quantità e la corrosi-vità dei gas emessi dei materiali

che riguardano i cavi di segnale, in rame e fibra ot-tica ma anche i cavi elettrici e telefonici. Tornandoagli standard USA – molto utilizzati a livello inter-nazionale – in particolare il NEC (National ElectricalCode) nella sezione 800 riguardante gli impianti dicomunicazione ammette che i cavi OSP possano pe-netrare all’interno degli edifici senza alcuna prote-zione per una lunghezza massima di circa 15 metri(50 piedi) da cui il termine “50 feet rule” che è la re-gola a cui lei probabilmente si riferisce. Tornando alla sua domanda possiamo confermareche la Direzione Lavori ha pieno diritto di pretendereche all’interno dell’edificio siano posati solo cavicon guaine di tipo LSZH; tuttavia riteniamo che pos-sano essere applicate anche in Italia le eccezionipreviste dal NEC riguardo la distanza massima 15metri per cavi non omologati – un quantitativo che li-mita entro una soglia ritenuta accettabile l’apporto alcarico d’incendio e al rischio di emanazioni perico-lose.Qualora, nel suo caso, non ci sia possibilità di ac-cordo con la D.L. nei termini appena descritti, cipermettiamo di suggerirle alcune soluzioni che per-mettono di evitare il rifacimento del lavoro di posa edattestazione del cavo ottico che, a quanto sembra dicapire, è già installato nella sua posizione definitivaall’interno dell’edificio. In generale è possibile rispettare gli standard sopracitati, continuando ad operare allo stato dell’arte, masuperare la limitazione di 15 m con l’accorgimento

Chiedilo a MarioRubrica di domande e risposteRiportiamo in questa rubrica una selezione delle domande (e le risposte) ai quesitipiù interessanti che abbiamo raccolto durante i nostri corsi e dal contatto conti-nuo con gli operatori tecnici del mondo dell’ITS. Invitiamo tutti i lettori a sottoporcii loro quesiti inviando la richiesta all’indirizzo [email protected] domande di interesse più generale saranno pubblicate, in forma rigorosamenteanonima, su queste pagine.‰ A cura di Mario Vellano (*)

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di adottare una protezione metallica chiusa, e ade-guatamente collegata a terra, per i cavi OSP che siprolungano all’interno dell’edificio: si tratta in generedella soluzione più semplice ed economica, ma nonè praticabile nel suo caso dato che i cavi sono giàstati posati. Esistono però dei rivestimenti ignifughi facilmente appli-cabili anche su cavi già posati (alcuni esempi sono illustrati nelle Figure 1 - 4), che sono comunemente -reperibili presso i fornitori di materiale fire-stopping.Le suggeriamo di cercare nell’ampia offerta disponi-bile sui cataloghi di questo genere per individuare iprodotti/componenti più indicati per il suo specificoprogetto.

Figura 1 ‰ Rivestimento di protezione ignifuga per le passerelle di conteni-mento dei cavi: i cavi illustrati sono elettrici ma le protezioni pos-sono essere usate anche per cavi di telecomunicazione in ramee in fibra ottica

Figura 2 ‰ Rivestimento di protezione ignifuga per tubazioni o cavi

Figura 3 ‰ Protezione ignifuga/termica per cavi OSP – vista con protezioneaperta

Figura 4 ‰ Protezione ignifuga/termica per cavi OSP come appare ad in-stallazione completata – in posizione chiusa. I cavi che appaionoa fianco sono di tipo LSZH e quindi perfettamente in regola conle norme di sicurezza, senza necessità di alcuna protezione ag-giuntiva

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6z N. 1 z Gennaio-Febbraio 2014

In linea di massima con queste semplici indicazioni do-vrebbe essere in grado di risolvere il suo problema. Tengain ogni caso presente, in prospettiva di successive instal-lazioni, che la “50 feet rule” è una raccomandazionedelle normativa americane e quindi, sebbene sia larga-mente utilizzata internazionalmente (anche nel nostroPaese) non è affatto detto che venga accettata in Italia, inquanto non trova un corrispettivo nell’ambito degli stan-dard nazionali, europei o internazionali. L’esperienzasul campo ci conferma che sull’argomento possono na-scere discussioni e contenziosi per cui, al fine di evitarerischi, è bene chiarire e concordare bene questo aspettofin dalle prime fasi della progettazione; in mancanza diuna esplicita accettazione di questa deroga è meglio evi-tare la posa di cavi OSP all’interno degli edifici. In quest’ottica abbiamo due possibilità di scelta. Laprima è quella di utilizzare cavi dotati di doppia guaina:una in PVC all’esterno ed un’ulteriore guaina, sottoquella in PVC di tipo LSZH. Si tratta di cavi studiati e co-struiti per consentire una facile rimozione della guainaesterna una volta penetrati i muri perimetrali dell’edifi-cio, in modo da lasciare esposta la guaina protettivaLSZH che risulterà perfettamente in regola per l’instal-lazione indoor. In Figura 5 è illustrato un cavo ottico diquesto tipo: la guaina nera esterna è realizzata in PVC edoffre sufficiente protezione lungo il percorso esterno delcavo, mentre la seconda guaina sottostante è prodottacon materiali LSZH e risulta compatibile con le omolo-gazioni di sicurezza richieste per gli ambienti interni.

Figura 5 ‰ Un cavo ottico a struttura loose multi tubetto con doppia guaina:quella scura in PVC per la posa esterna è facilmente rimovibile(tramite gli appositi fili di sguaino), quella chiara LSZH è adattaalla posa interna.

Un’altra soluzione molto interessante è quella di rea-lizzare dei giunti “pothead” ovvero dei giunti predi-sposti per separare fisicamente il cavo da esternoentrante dal cavo per uso indoor che prosegue al-l’interno dell’edificio: si tratta di una soluzione ap-parentemente un po’ più complessa e costosa che,però, valutando attentamente la specifica situazione,in molti casi risulta poi più efficace e conveniente. Si tratta, in effetti, dell’approccio utilizzato da sem-pre nelle centrali delle compagnie telefoniche che,nel locale tecnico chiamato “sala muffole” separanoi cavi di posa della rete esterna con i cavi di raccordoalle attestazioni sui permutatori interni. In questocaso un ulteriore motivo contribuisce a rendere con-veniente l’adozione di un giunto di separazione: lapossibilità di gestire con facilità e in modo ordinatolo “sfioccamento” dei cavi da esterno, soprattuttoquando si tratta di grossi cavi multi-tubetto (o multi-coppia) che contengono un elevato numero di fibreottiche (o doppini telefonici) che si possono così di-stribuire agevolmente sui permutatori. Ad esempio un cavo ottico da 144 fibre può essereintestato con facilità su 6 diversi cassetti da 24 fibreciascuno, anche in rack diversi, se utilizziamo ungiunto pothead dove il cavo OSP da 144 fibre vienegiuntato con 6 cavi da interno da 24 fibre ciascuno.È evidente il doppio ruolo del giunto che funge da se-paratore – e interrompe il cavo OSP per rilanciarlocon cavi dotati di rivestimento omologato per interni

Figura 6 ‰ Un box di giunzione da muro utilizzabile per la realizza-zione del giunto pothead di separazione tra cavo OSP ecavo interno

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– ma agisce anche da elemento organizzatore suddi-videndo i gruppi di fibre e facilitando il lavoro di at-testazione e organizzazione dei permutatori. In Figura 6 è visibile un tipico box di giunzione pre-disposto per il fissaggio a muro (ad esempio sulla pa-rete del cavedio di ingresso, se non si dispone di unavera e propria sala muffole).

n

(*) Mario Vellano, RCDDDirettore Tecnico Cabling & [email protected]

Figura 7 ‰ Sala muffole di una centrale Stipel (ora Telecom Italia) degli anni’50: si notano a destra i cavi della rete esterna da 1200cp conguaina in piombo che sono giuntati nelle muffole, sempre inpiombo con cavi da 100 cp e guaina plastica a loro volta atte-stati sui permutatori [fonte: Archivio Storico Telecom Italia]

Figura 8 ‰ Una moderna sala muffole: in evidenza la ripartizione dei caviottici OSP da 144 fibre su cavi con guaina LSZH da 24 fibre cia-scuno

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Commenti / Informazioni

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La parola ai Produttori

8z N. 1 z Gennaio-Febbraio 2014

n IntroduzioneI sistemi di comunicazione ottica ba-sati su fibra multimodale (MMF) rap-presentano una porzione significativadel mercato del cablaggio per datacenter con una giro d’affari annuoprevisto in continua crescita neiprossimi anni. Sebbene sia legger-mente più costoso di quello in fibramonomodale, il cablaggio MMF ri-sulta molto interessante per la mag-giore economicità degli apparati at-tivi e per il maggior diametro del

core della fibra che permette tolle-ranze di interconnessione più rilas-sate.La crescente esigenza di maggiori ve-locità di trasmissione nei data cen-ter è il fattore trainante per lo svi-luppo di componenti ottici ad altavelocità per LAN (reti locali) e perSAN (Storage Area Network). Questereti a corto raggio sono tradizional-mente basate su MMF, VCSEL a 850nm e rivelatori p-i-n a GaAs, e at-tualmente operano a 10 Gb/s e oltre.

Considerazioni su alcuni fatti importanti riguardo alle fibre ottiche multimodali ‘bend-insensitive’In ambiente data center esistono molte situazioni in cui i cavi possono subireschiacciamenti e compressioni. Pavimenti flottanti, canalizzazioni e vassoipossono arrivare ad essere stipati di cavi, man mano che nuovi collegamentivengono aggiunti alla rete oppure i cavi che entrano nell’armadio possonoessere soggetti a pieghe di raggio inferiore a quello ammesso per le fibre multimodali (MMF), nonostante l’esistenza di adeguate strutture per la gestione del cablaggio. Le fibre multimodali insensibili alle pieghe offrono, inquesti casi, una ulteriore sicurezza dando la possibilità di minimizzare l’attenuazione introdotta da curvature improprie. Secondo i risultati dei nostritest e in accordo con l’esperienza dei nostri clienti, non ci sono problemi adutilizzare un cablaggio R&M con fibre insensibili alle pieghe in combinazionecon fibre multimodali tradizionali di qualsiasi produttore. ‰ Dr. Thomas Wellinger(*)R&M

9Gennaio-Febbraio 2014 z N. 1 z

Nel 2010 un importante passo avan-ti nel settore delle reti è stato com-piuto con la pubblicazione dellostandard IEEE 802.3ba per Etherneta 40 e 100 Gb/s [1]. Tra le altre cose,questo standard descrive le appli-cazioni 40GBase-SR4 e 100GBase-SR10 che utilizzano la tecnica delmultiplexing a suddivisione di spa-zio per supportare velocità di flussodati di 40 Gb/s e 100 Gb/s e sono ba-sate su collegamenti ottici parallelia 10 Gb/s su ogni singola fibra. Infunzione del tipo di fibra utilizzato,questo standard specifica una lun-ghezza massima di 100 m per la tra-smissione su fibra OM3 e 150 m sufibra OM4. IEEE sta lavorando ancheper standardizzare la trasmissione a100 GbE su quattro fibra parallelealla velocità di 25 Gb/s per ogni sin-gola fibra [2].

Recentemente le fibre multimodaliinsensibili alle pieghe (BIMMF –Bend Insensitive MultiMode Fiber)sono state oggetto di interesse per al-cuni presunti problemi di accop-piamento legati alla presenza dellatrincea a basso indice di rifrazioneintorno al core e per l’apparente in-compatibilità dell’apertura numeri-ca (NA) che ne deriva e del diame-tro del core (CD) con gli stessi pa-rametri delle fibre multimodali tra-dizionali (MMF). È stato detto che lefibre BIMMF determinano un au-mento delle perdite di inserzionenelle interconnessioni ottiche quan-do sono interconnesse con fibreMMF avvolte attorno ad un mandri-no1 [3]. Altri produttori hanno sol-levato dubbi per un possibile de-grado delle prestazioni di sistemaquando si utilizzano fibra BIMMF[4]. Anche presso gli organismi distandardizzazione le fibre BIMMFsono in discussione. In ogni caso, ilproblema è come misurare le carat-teristiche ottiche e come questesono collegate con le effettive pre-stazioni del sistema. In realtà lavera questione riguarda il modo incui eseguire i test di prestazioni suiparametri ottici e come rapportare irisultati con le effettive prestazioni alivello di sistema. Vista la complessità del problema di una misurazione corretta, è

necessario eseguire un’accurata ana-lisi del comportamento di fibre MMFe BIMMF interconnesse e il conse-guente effetto sulle prestazioni dellink e sul tasso di errore (BER - Bit Er-ror Rate). Questo documento riporta i datisperimentali e un’analisi dettagliatadegli aspetti fisici legati alla realiz-zazione di un’infrastruttura di ca-blaggio che preveda la trasmissionesu cavi composti da fibre MMF eBIMMF collegate tra di loro. Questostudio è stato condotto analizzandole prestazioni di un’interfaccia a40Gb/s su ottica parallela attraversola misurazione del BER ed utiliz-zando moduli transceiver disponibilisul mercato nonché fibre e compo-nenti di connettività R&M.

n Critica n.1: le BIMMF hanno di-mensioni del core differenti

La larghezza di banda di una fibramultimodale è molto limitata se la siconfronta con quella di una fibramonomodale. Il motivo è da ricer-carsi essenzialmente nella propa-gazione multi-percorso e al conse-guente ritardo di gruppo che si di-stribuisce tra tutti i modi eccitati. Ilprofilo dell’indice di rifrazione nelcore è l’unico parametro della fibralegato alle proprietà elettromagne-tiche della guida d’onda. Per com-pensare il diverso ritardo dei varimodi, le fibre multimodali sono pro-gettate con una variazione graduale

dell’indice di rifrazione nel core(graded index) come illustrato in Figura 1.

L’effetto “guida d’onda” in una fibrasi ottiene in virtù del fenomenonoto come riflessione totale interna,un fenomeno ottico che si realizzaquando un raggio di luce colpisce lasuperficie di separazione tra duemezzi con un angolo, rispetto allanormale, maggiore dell’angolo cri-tico. Se l’indice di rifrazione del ma-teriale che compone il secondo mez-zo (al di là della superficie di sepa-razione) è più basso e se l’angolo diincidenza è maggiore dell’angolo cri-tico, tutta l’energia luminosa vieneriflessa. È importante considerareche lo stesso angolo critico è deter-minato dalla differenza tra gli indi-ci di rifrazione dei due materiali.Maggiore è questa differenza, minoresarà l’angolo critico.

La riflessione totale interna può av-venire solo se la luce viaggia nelmezzo con indice di rifrazione mag-giore di quello del mezzo esterno. Senon è così, una parte della luce vie-ne rifratta e si propaga nel secondomezzo all’esterno dei confini. Le fi-bre ottiche utilizzano una strutturacaratterizzata da un materiale ad altoindice di rifrazione circondato damateriale ad indice più basso esfruttano la riflessione interna tota-le per confinare l’energia luminosa

La parola ai Produttori

1 per l’esecuzione di misure - N.d.T.

Figura 1 ‰ (A sinistra) Profilo dell’indice di rifrazione parabolico e sezione di una fibra standard mul-timodale a variazione d’indice graduale. l’indice di rifrazione del core è ottimizzato per ren-dere minima la dispersione modale, mentre l’indice nel cladding è costante. (A destra) Pro-filo dell’indice di rifrazione e sezione di una fibra multimodale insensibile alle pieghe. Purseguendo lo stesso profilo, presenta attorno al core una trincea di alcuni micron ad indicepiù basso. Il cladding esterno ha ancora un valore di indice costante

La parola ai Produttori

10z N. 1 z Gennaio-Febbraio 2014

all’interno del core (ad indice piùalto) e guidarla attraverso l’intero svi-luppo della loro lunghezza.

Le fibre ottiche multimodali sonospecificate nei documenti ISO/IEC11801 [5] e IEC 60793-2-10 [6]. Ilprofilo dell’indice di rifrazione delcore nelle fibre multimodali a va-riazione di indice graduale segueuna funzione esponenziale ottimiz-zata per rendere minima la disper-sione modale. Come è illustrato nel-la Figura 1, l’indice nel cladding ècostante.

Il valore dell’indice di rifrazione inuna fibra multimodale standard infunzione della posizione radiale puòessere descritto matematicamentecome:

(1)

(2)

Dove n0, n1, a, r e α rappresentanorispettivamente l’indice di rifrazioneal centro del core, l’indice di rifra-zione del cladding, il raggio delcore (tipicamente 25µm), la posi-zione radiale e il coefficiente dellafunzione esponenziale (tipicamente,circa 2).

Nel caso di una fibra BIMMF esisteuna condizione in più che porta aduna descrizione molto simile:

(3)

Dove a1, a2, n2 rappresentano il raggiodel core (tipicamente 25µm), il raggiodella trincea di indice e l’indice di ri-frazione di questa trincea. La caratte-ristica importante è che n2 < n1. Tipicamente a2 è molto vicino a a1.Realizzando questa trincea a bassoindice di rifrazione intorno al core siaumenta sensibilmente la differenzatra il valore degli indici. Per quelloche è già stato detto, una maggiore

differenza tra gli indici di rifrazioneabbassa il valore dell’angolo criticoe quindi vengono riflessi anche i rag-gi (modi) con un angolo di inciden-za minore. Detto questo, è facilecomprendere l’idea alla base di unafibra BIMMF e cioè evitare che al-cuni modi di propagazione si di-sperdano nel cladding in presenza diuna piega con un ridotto raggio dicurvatura.

n Replica n.1Le fibre BIMMF offerte da R&M sonoprogettate in modo da presentare lostesso profilo di variazione dell’in-dice di rifrazione all’interno delcore di una fibra MMF (cioè la stes-sa differenza nominale tra indici � elo stesso diametro del core), come il-lustrato in Figura 1. L’unica diffe-renza è la trincea a basso indice chepermette pieghe più strette senza al-cun incremento di perdita.

n Critica n.2: le BIMMF induconomaggiori perdite causate da NA(Apertura Numerica) e diametrodel core

L’apertura numerica (NA) e il dia-metro del core (CD) sono importan-ti parametri ottici che descrivono lacapacità della fibra di catturarel’energia luminosa. Sono utilizzatiper caratterizzare l’efficienza di lan-cio, la perdita associata alle giun-zioni e alle interconnessioni tra fibree anche il comportamento quando lafibra è soggetta ad una piega. Tipi-camente il valore di NA delle fibreOM3 e OM4 è 0,200 ± 0,015 ed èdato dall’espressione:

(4)

NA dipende quindi dalla differenzatra il più alto e il più basso valore del-l’indice di rifrazione nel core, comedefinito nell’equazione (4). CD è ildiametro del core a variazione di in-dice graduale. Il CD delle fibre OM3e OM4 è 50 µm ± 2,5 µm.

In accordo con i metodi di misurastandardizzati per NA (IEC 60793-1-43) [7], vengono utilizzate sorgentiottiche che creano uno spot di emis-sione di diametro più grande dellasuperficie terminale della fibra2 equindi molto più grande del diame-tro del core. È stato dimostrato, co-munque, che queste condizioni dilancio sono inadeguate per caratte-rizzare le prestazioni di un sistemabasato su VCSEL che concentra gliimpulsi di luce su un’area moltopiù piccola all’interno del core del-la fibra. Utilizzato su una BIMMF,questo metodo di misura sovrastimala differenza di indice di rifrazione trail core e la trincea e il cladding chelo circonda e quindi determina un va-lore di NA maggiore di circa 0,008 diquello che si ottiene con una MMF.Allo stesso modo, i metodi standar-dizzati per la misura del diametro delcore CD (IEC 60793-1-20) sovrasti-mano il CD di circa 1,0 µm.

Una maggiore differenza tra gli indicidi rifrazione significa certamenteun valore di NA maggiore poiché iraggi di luce all’interno della fibrapossono essere “guidati” con ango-li (di incidenza) maggiori e ancoraessere totalmente riflessi come illu-strato in Figura 2. Perciò, i modi di

Figura 2 ‰ Illustrazione schematica della connessione tra una fibra con NA grande (fibra A) e una fi-bra con NA piccolo (fibra B). Poiché la fibra B ha un valore di NA inferiore e quindi ancheun minore angolo critico �crit, alcuni modi di ordine superiore andranno persi. Questo fat-tore di perdita si identifica come perdita da NA. Non c’è nessuna perdita da NA per i modidi ordine inferiore.

2 OFL - OverFilled Launch - N.d.T.

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ordine superiore saranno più stret-tamente confinati nelle fibre BIMMFmentre l’esperienza indica un’atte-nuazione differenziale piuttosto altanelle fibre MMF. In ogni caso, que-sta assunzione ha significato solo nelcaso in cui questi modi trasportinoeffettivamente energia. L’utilizzo diuna sorgente VCSEL, d’altra parte, ec-citerà solo pochi di questi modi equindi rende irrilevante il problemadella sovrastima di NA.

La Figura 3 presenta gli istogrammidi NA per due diversi metodi di mi-sura. Gli istogrammi a destra sonostati generati dalla misura del profi-lo di variazione dell’indice di rifra-zione sul preform, prima della fila-tura della fibra vera e propria. En-trambe le distribuzioni sono ragio-nevolmente sovrapponibili e sotto-lineano il fatto che entrambe le fibremultimodali – MMF e BIMMF – han-no lo stesso valore di delta, comespiegato nei paragrafi precedenti. Gliistogrammi a sinistra riportano la di-stribuzione di NA misurato su uncampione di 2 m di fibra MMF eBIMMF. Qui è possibile osservareuna significativa differenza tra ledue distribuzioni ed è evidente lospostamento di 0,008. Questo erro-re è generato dai cosiddetti leaky mo-des [8]. Un leaky mode è un modoche gradualmente si “perde” nelcore mentre lo attraversa, essendofortemente attenuato anche se la fi-bra è perfetta da ogni punto di vista.In un punto di interconnessione, la

quantità di energia ottica trasferita dauna fibra all’altra è determinata dal-l’integrale della superficie di so-vrapposizione dei campi modali ot-tici delle due fibre. Quantificarequesta funzione di sovrapposizioneè complesso e dipende dalla guidad’onda, soprattutto dal disegno delcore, dallo spostamento laterale elongitudinale delle fibre e dal loroangolo di intersezione. Dovrebbe oraessere chiaro che non ci sono diffe-renze nella forma del campo moda-le tra i due tipi di fibra se hanno lastessa struttura di core.

n Replica n.2Non è giustificato dunque aspettar-si elevate perdite di interconnessio-ne a causa del diverso valore di NA,tra fibre BIMMF e MMF, rispetto adun collegamento tra due fibre dellostesso tipo.

n Critica n.3: le BIMMF presentanoproblemi di incompatibilità con lefibre MMF

Tutte le critiche mosse alle BIMMFsono basate sul presupposto errato diun valore di NA e di CD più grandirispetto a quelli delle MMF conven-zionali. Una logica conseguenza sa-rebbe quella di argomentare che le fi-bre BIMMF sono in grado di tollera-re maggiori errori di allineamentoquando ricevono la luce da una fibraMMF e quindi, in questo caso, l’at-tenuazione di accoppiamento do-vrebbe essere inferiore. D’altra par-te, le fibre MMF non sono in gradodi accettare l’energia associata aquesti modi di ordine superiore equindi le perdite associate ad un col-legamento in cui è la fibra MMF a ri-cevere l’energia dovrebbero esseremaggiori. Come risultato ci si po-trebbe aspettare un andamento delvalore di perdita oscillante in caso diun concatenamento alternato di fibreMMF e BIMMF [9].Per analizzare il comportamentodelle interconnessioni, sono stati

La parola ai Produttori

Figura 3 ‰ Distribuzioni di probabilità normalizzate per fibre multimodali convenzionali e insensibilialle pieghe, a sinistra misurate sulla fibra, a destra sul preform. Mentre si può notare unadifferenza di 0,008 sul valore di NA medio tra le fibre dei due tipi quando la misura è ef-fettuata sulle fibre, i dati non segnalano alcuna differenza quando la misura è effettuata sulpreform.

Figura 4 ‰ perdita per le singole connessioni di più cavi lunghi 35 m, concatenati e con alternanza difibre BIMMF e MMF. Le perdite dei singoli punti di connessione sono variabili ma non se-guono uno schema oscillante.

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La parola ai Produttori

effettuati alcuni test di compatibili-tà utilizzando una sorgente LED@850 nm accoppiata con un condi-zionatore di modi (encircled flux).Tutti i sistemi analizzati sono statirealizzati per mezzo di patch-cordR&M MPO di 35m, assemblati emisurati in combinazioni casuali. I ri-sultati dell’attenuazione media sonoriportati in Figura 4 e non mostranoalcun comportamento oscillante. Laperdita di interconnessione sembrainvece essere fortemente influenza-ta dalla qualità del connettore.

n Replica n.3Le misure rivelano due aspetti im-portanti. Per prima cosa l’intercon-nessione dei due tipi di fibra non hauna grande influenza sulla perdita at-tesa. Il comportamento oscillantecome osservato in [9], è probabil-mente un problema di differenzenei parametri NA e CD tra le fibredel link ma non riconducibile spe-cificatamente al fatto che sia BIMFF.Pertanto, MMF e BIMMF possono be-nissimo coesistere nello stesso canaleottico senza alterare la stima del-l’attenuazione. Secondariamente,l’utilizzo di fibre BIMMF può impli-care tolleranze meno restrittive ver-so un possibile cattivo allineamentonell’accoppiamento di due connet-tori. Questa è un’ulteriore caratteri-stica positiva nelle applicazioni a 40e 100 Gb/s quando la sensibilità albilancio energetico (power budget)diventa un aspetto critico.

n Critica n.4: le BIMMF degradanole prestazioni del sistema

Gli attuali collegamenti su otticaparallela con MMF a 100 Gb/s e 40Gb/s sono basati sugli standard100GBase-SR10 e 40GBase-SR4 a850nm per lunghezze massime di150 m con fibre OM4 [1]. L’analisidelle prestazioni di BER delle fibreBIMMF e MMF sui sistemi 40GBase-SR4 è stato condotto con la strutturasperimentale illustrata in Figura 5.Transceiver standard 40GBase-SR4normalmente reperibili in commer-cio sono stati collegati attraverso ilcanale sotto indagine (CUT = Chan-nel Under Test). La misura di basedella penalizzazione in potenzaprevede un attenuatore ottico varia-bile inserito prima dell’apparato ricevente attraverso due sistemi a

fibre separate lunghi tre metri cia-scuno per poter valutare il BER infunzione dell’energia ricevuta. I gra-fici risultanti sono chiamati spesso“curve a cascata”. Per alte attenua-zioni/bassa energia ricevuta, neidiagrammi “ad occhio” l’apertura èlimitata e il BER è alto. All’aumen-tare della potenza ricevuta, il mi-glioramento del BER dipende dallaforma dell’occhio che a sua voltadipende dalle caratteristiche dellafibra come la dispersione cromaticae modale. Questi due effetti sono ifattori maggiormente dominantinella generazione dell’interferenzaintersimbolica (ISI). In ogni caso,per valori di BER intorno e al disotto di 10-12 le prestazioni possonoessere influenzate anche da altri fat-tori che inducono disturbi come ilrumore modale, RIN3, MPN4 o ru-mori di riflessione. Lo spostamentoorizzontale delle curve a cascata in-dicano la presenza di ISI o di diffe-renti intensità, cioè più la curva sisposta verso destra e maggiore saràl’indebolimento del segnale per ef-fetto di ISI.

Per le applicazioni IEEE 40GBase-SR4 la massima attenuazione di

canale è 1,9 dB per le fibre OM3 e1,5 dB per le fibre OM4 [1]. Duran-te lo svolgimento di questo studio,moduli CFP5 sono stati usati perlanciare il segnale ottico nel canaleche è costituito da diversi cavi in fi-bra OM4 di lunghezze differenti.Questi cavi possono essere costitui-ti da fibra BIMMF o MMF e sono sta-te studiate diverse combinazioni diquesti due tipi di fibra così comesono stati studiati canali omogeneiMMF o BIMMF. Almeno fin’ora, esi-stono due metodi standard per ca-ratterizzare le prestazioni di fibre ot-tiche multimodali, e cioè la misuradel Differential Mode Delay (DMD)e il calcolo dell’Effective ModalBandwith (EMBc). Entrambi questimetodi di test puntano a determina-re la larghezza di banda modale. Unaltro modo di misurare le prestazio-ni di una fibra che è, inoltre, moltovicino a come il link ottico è effet-tivamente utilizzato, è la misura delBER. Valutazioni sperimentali hannodimostrato un alto grado di correla-zione tra i risultati del test di DMDe di EMBc e le misure di BER [10].Il BER è il rapporto tra il numero dierrori di bit misurato e il numero to-tale di bit trasmessi in un dato pe-riodo di tempo.

La larghezza di banda modale di unafibra multimodale è in realtà un al-tro modo di caratterizzare la capacitàdella fibra di opporsi alla genera-zione di interferenza intersimbolica(ISI). ISI nasce dalla dispersione degli impulsi luminosi durante la propagazione in fibra. Impulsi corti

Figura 5 ‰ Struttura sperimentale per valutare il canale ottico. Questo canale può essere costituito dasole fibre BIMMF, sole fibre MMF o da una combinazione di fibre BIMMF e MMF. Le pie-ghe nel canale sotto test (CUT) sono opzionali.

3 RIN = Relative Intensity Noise. Descrive l’insta-bilità del livello di potenza di un laser - N.d.T.

4 MPN = Mode Partition Noise. Disturbo indottodalla variazione della distribuzione dell’energiatotale tra i modi principali e i modi secondari -N.d.T.

5 CFP: C Form-Factor Pluggable module - N.d.T.

La parola ai Produttori

14z N. 1 z Gennaio-Febbraio 2014

e separati rappresentanti singoli bit,si allargano nel tempo e tendono asovrapporsi agli impulsi luminosiche rappresentano i bit adiacenti. Lasovrapposizione può essere tale dafar sì che il ricevitore non sia in gra-do di distinguere uno 0 da un 1,come rappresentato schematica-mente in Figura 6. Per evitare questoeffetto, è necessaria maggiore ener-gia di segnale per mantenere unBER accettabile. La maggior energianecessaria è definita come pena-lizzazione di potenza da ISI [11].

Larghezza di banda maggiore signi-fica minore penalizzazione di po-tenza da ISI. Diversamente da altrirapporti [4, 9], tutte le nostre misu-re dimostrano che questa correla-zione è ancora valida anche per fi-bre BIMMF. Le nostre prove di tra-smissione a 40 Gb/s dimostrano chele fibre BIMMF che superano lostesso modello di riferimento per ilDMD delle fibre MMF, analoga-mente mostrano anche un basso BitError Rate. Abbiamo ripetuto questiesperimenti con transceiver CFP didiversi produttori e non siamo riuscitiad osservare la comparsa di alcun in-nalzamento del BER nelle nostre fi-bre BIMMF. Al contrario, abbiamopotuto osservare prestazioni moltobuone dei canali ottici con marginidi potenza positivi, come illustrato inFigura 7. La zona verde rappresental’area con buone prestazioni perOM3 e OM4. Più si riduce la po-tenza ottica (da destra verso sinistra)più aumenta il BER.

L’analisi dei risultati mostra che, intutti i casi, e cioè solo fibre BIMMF,solo fibre MMF, o strutture di cana-le miste BIMMF/MMF in varie con-figurazioni, la trasmissione a 40Gb/s è supportata su 150 m e ancheoltre [12]. La Figura 7 mostra che peruna lunghezza di 150 m, un BER di10-12 è stato rilevato con una poten-za al ricevitore di -12,25 dBm. Il re-quisito per l’energia misurata al

Figura 6 ‰ Allargamento dell’impulso per una serie di bit digitali (1 0 1) durante la propagazione inuna fibra multimodale, (a) all’ingresso della fibra, (b) dopo la lunghezza l1, (c) dopo la lun-ghezza l2>l1. L’ultimo caso introduce errori nella lettura dei bit per un significativo aumentodell’interferenza intersimbolica ISI.

Figura 7 ‰ Curve a cascata del BER della tra-smissione di 40GBase-SR4 su caviOM4 concatenati in diverse configu-razioni su una lunghezza totale di 150m. Il grafico mostra i risultati nel casodi quattro cavi BIMMF, quattro caviMMF e di un canale misto.

15Gennaio-Febbraio 2014 z N. 1 z

La parola ai Produttori

ricevitore è quello di non superare il va-lore specificato di -9,5 dBm. Pertanto,tutte le configurazioni misurate vannooltre i requisiti indicati nel sub-layerPMD (Physical Medium Dependent)dello standard IEEE 802.3ba [1], purchéil trasmettitore ed il ricevitore nel siste-ma siano conformi alle specifiche.È stato anche asserito che la trincea abasso indice di rifrazione presente at-torno al core della fibra potrebbeavere come conseguenza la propaga-zione della luce nei modi di ordine piùalto e quindi un degrado della lar-ghezza di banda ed un aumento del-la penalizzazione di potenza per ISI [4,9]. Per misurare questi aspetti, sonostati analizzati canali con fibre BIMMFe MMF con tre connessioni e una lun-ghezza totale di 550 m. Anche in que-sto caso sono stati impiegati tran-sceiver normalmente reperibili sulmercato. I risultati sono rappresenta-ti dalle curve a cascata del BER ri-portate in Figura 8. È evidente che lefibre BIMMF si comportano altrettan-to bene rispetto alle tradizionali MMFin quanto entrambe le curve eviden-ziano la stessa penalizzazione di po-tenza, in altre parole le curve sono so-stanzialmente sovrapposte.Per valutare le prestazioni di trasmis-sione delle fibre BIMMF rispetto alleMMF, sono stati analizzati i diagrammi“ad occhio” per diverse distanze di col-legamento. La Figura 9 mostra i dia-grammi relativi alle distanze di 150 me 550 m per entrambi i tipi di fibra. Intutti i casi sono stati rilevato “occhi” de-cisamente aperti a testimonianza della

grande larghezza di banda di entrambele fibre BIMMF e MMF OM4.

n Replica n.4Dalle misure che sono state effettuatedurante la nostra analisi, utilizzandotransceiver conformi allo standard, leBIMMF non hanno alcun impatto ne-gativo sulle prestazioni di sistema.Non determinano una maggiore di-spersione modale e quindi non dannoluogo ad una maggiore penalizzazio-ne di potenza nel confronto con le fi-bre MMF né al peggioramento del BER.

n(*) Dr. Thomas Wellinger,

R&M development engineer in innovativefiber optic technology

Riferimenti

[1] IEEE Std 802.3ba, “IEEE Standard for Informationtechnology – Telecommunications and information ex-change between systems – Local and metropolitan areanetworks – Specific requirements Part 3: Carrier sensemultiple access with collision detection (CSMA/CD) ac-cess method and physical layer specifications, Amend-ment 4: Media Access Control Parameter, Physical Lay-ers and Management Parameters for 40 Gb/s and 100Gb/s Operation,” Institute of Electrical and ElectronicsEngineers, Inc., New York (June, 2010).

[2] IEEE 802.3 Next Generation 100 Gb/s Optical Ether-net Study Grouphttp://www.ieee802.org/3/100GNGOPTX/index.html

[3] R. Pimpinella and B. Lane, “Intermateability of BendInsensitive Multimode Fiber with Standard Multi-mode Fiber”, Proceedings of the 59th IWCS (Novem-ber, 2010).

[4] CommScope, “Bend Insensitive Multimode Fiber – Isthe reward worth the risk?”, White Paper (November2010).

[5] International standard ISO/IEC 11801: “Informationtechnology — Generic cabling for customer premis-es,” Geneva (2002).

[6] IEC 60793-2-10 ed4.0 Optical fibres - Part 2-10: “Prod-uct specifications - Sectional specification for catego-ry A1 multimode fibres,” International Electrotechni-cal Commission, Geneva (March 2011).

[7] IEC 60793-1-43 Optical fibres - Part 1-43: “Measure-ment methods and test procedures - Numerical aper-ture,” International Electrotechnical Commission,Geneva (July 2001).

[8] L. Provost, D. Molin, H. Maerten, L. Galkovsky, F. Acht-en, G. Kuyt and P. Sillard, “Connectivity and compat-ibility performance of Bend-Insensitive MultimodeFibers”, Proceedings of the 60th IWCS (November,2011).

[9] P.F. Kolesar, E. Leichter, A. Sengupta, “The Straight Sto-ry on Bend-Insensitive Multimode Fibers,” Proceedingsof the 60th IWCS (November, 2011).

[10] R. Pimpinella, B. Lane, A. Brunsting, “Correlation of BERPerformance to EMBc and DMD Measurements forLaser Optimized Multimode Fiber”, Proceedings of the56th IWCS (November, 2007).

[11] IEEE P802.3ae 10Gb/s Ethernet Task Force Link Budg-et Spreadsheet (Version 3.1.16a) URLgrouper.ieee.org/groups/802/3/ae/public/adhoc/seria-l_pmd/documents/10GEPBud3_1_16a.xls

[12] “R&M sets new standard for 40 Gigabit Ethernet”, R&MMedia Release (September, 2011).

Figura 8 ‰ Curve a cascata del BER della trasmissione di 40GBase-SR4 su cavi OM4 concatenati su unalunghezza totale di 550 m. Il grafico mostra i risultati nel caso di soli cavi BIMMF o MMF.

Figura 9 ‰ Diagrammi “ad occhio” per transceiver commerciali CFP in configurazione BIMMF e MMFper due lunghezze di canale. Tutti i diagrammi sono stati rilevati con un valore di energiaal ricevitore di -9,5 dBm.

Commenti / Informazioni

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16z N. 1 z Gennaio-Febbraio 2014

n La necessità di maggiore capa-cità nella rete wireless

La crescente esigenza di mobilità daparte degli utenti e di protocolli chenon prevedano la connessione fisicaha determinato una conseguente einarrestabile crescita di richiesta dimaggiore capacità per la rete wire-less aziendale. Sia che usino laptopo tablet forniti dall’azienda o dispo-sitivi propri (BYOD), gli utenti siaspettano che le prestazioni delleapplicazioni mobili tengano il passocon quelle delle corrispondenti ap-plicazioni cablate.

La diffusione dell’utilizzo del si-stema wireless per uso professionaleo privato è ben rappresentato dallacrescita nelle vendite degli appa-rati. Mentre le vendite dei PC sonofiacche, le spedizioni a livello mon-diale degli apparati Wi-Fi consumersono state pari ad oltre 43,3 milionialla fine del 1Q 2013 secondo ABIResearch, con un incremento del16,8 % rispetto all’ultimo trimestredel 2012. Allo stesso tempo stiamoassistendo alla crescita delle appli-cazioni VoIP (Voice over IP) in am-bito aziendale, crescita dovuta alla

tecnologia, che diventa sempre piùmatura e all’esigenza di abbattere icosti. Con una singola infrastruttura direte, le organizzazioni possono –almeno in teoria – ridurne i costiassociati alla manutenzione e allagestione.Per contro, l’utilizzo della stessa in-frastruttura wireless per supportare iservizi voce e dati, ha come impattonegativo l’aumento del traffico chesu di essa deve essere veicolato. L’in-troduzione della tecnologia VoIP,inoltre, fa sì che altre applicazioni

Implementare 802.11ac.Rivoluzione o evoluzione?La crescente esigenza di larghezza di banda wireless è lo stimolo principale allosviluppo di nuovi standard per aumentare la capacità e le prestazioni e, nellostesso tempo, risolvere il problema delle reti congestionate. Il nuovo standardche ha fatto la comparsa sul mercato – IEEE 802.11ac – è stato appena ratifi-cato (7 gennaio 2014). Alcuni prodotti che supportano questo nuovo stan-dard sono già stati presentati e altri si aggiungeranno nei prossimi mesi. Le aziende devono quindi decidere quando implementare 802.11ac e comepianificarne l’introduzione per realizzare la transizione nel momento più opportuno. Questa decisione può essere diversa da una società all’altra e di-penderà sia dalle esigenze attuali che dalla visione a lungo termine. Per far sìche le organizzazioni a cui appartengono possano prendere le decisioni piùcorrette nel momento giusto, i responsabili della rete hanno bisogno di comprendere bene cosa offre la nuova tecnologia e le varie opzioni disponi-bili per l’adozione. Questo documento descrive la tecnologia che sta dietroallo standard 802.11ac, i benefici potenziali che offre e i fattori che dovrebberoessere presi in considerazione dai tecnici che dovranno decidere e pianificarelo sviluppo futuro della loro rete.‰ A cura di FLUKE NETWORKS (*)

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assetate di banda come voce e videosiano dirottate sull’infrastruttura wi-reless. Anche l’avvento del 4G hacome conseguenza un inevitabileaumento nel numero delle chiamateVoIP fatte da dispositivi portatili, per-ché questo è il solo tipo di comuni-cazione offerto dalla tecnologia direte moderna.Queste ulteriori esigenze per la reteLAN senza fili (WLAN) hanno creatoun aumento della pressione per lariprogettazione e l’aggiornamentodell’infrastruttura wireless affinchéfornisca maggiore banda ad alta ve-locità. Un’alternativa per incremen-tare la banda potrebbe essere quelladi aumentare il rapporto di com-pressione del segnale audio, ma cosìfacendo ogni pacchetto perso avràun’incidenza molto maggiore sullaqualità della conversazione. Le esi-genze sempre più pressanti da partedegli utenti hanno portato anche adun maggiore livello di congestionenello spettro dei 2,4 GHz, e questocomporta un maggior grado di inter-ferenza che, a sua volta, determinaun effetto negativo sul livello glo-bale di soddisfazione.

n L’introduzione di un nuovo stan-dard: 802.11ac

Con lo scopo di risolvere i problemidi congestione e soddisfare la ne-cessità diffusa di maggiori velocitàoperative, IEEE ha sviluppato ilnuovo standard 802.11ac per la tec-nologia WLAN. Vediamo ora come il nuovo standardriesce a soddisfare queste esigenze.Per prima cosa sposta il traffico wi-reless dalla banda dei 2,4 GHz aquella dei 5 GHz. Almeno peradesso, questa banda è meno impe-gnata e questo dovrebbe portare si-gnificativi vantaggi per gli utenti. Poi

In copertina

possibile utilizzarne tre. In caso diraddoppio ulteriore, a fronte di duecanali da 160 MHz disponibili, saràpossibile utilizzarne probabilmentesolo uno. I canali non sovrappostida 20 KHz sono invece 13 in totale.In Europa 802.11ac ha quattro ca-nali da 80 MHz disponibili e due da160 MHz. A titolo di confronto ri-cordiamo che i canali disponibilinon sovrapposti a 20 MHz sono 19.Dobbiamo anche considerare che icanali da 160 MHz sono un’op-zione e, tipicamente, la massimaaggregazione di canali sarà ancorada 80 MHz. In ogni caso si riducesignificativamente la disponibilitàdi canali non sovrapposti disponi-bili nella banda 5 GHz UNII.Da sottolineare anche che se non siutilizza DFS (Dynamic FrequencySelection), in Europa i canali dispo-nibili da 80 MHz scendono ad 1 enegli USA a 2, quindi il supportodella tecnica DFS negli AP e nei di-spositivi client diventa una neces-sità quando si vuole efficacementeutilizzare 802.11ac.

z Modulazione e codifica piùspinta

802.11ac introduce una tecnica dimodulazione di ordine superiore conl’utilizzo di 256QAM. Questa tecnicaaumenta il numero di bit che pos-sono essere codificati in un singolosimbolo e può fornire fino al 33% diincremento nel bit rate. Comunquerichiede un diverso progetto del tra-smettitore e del ricevitore e la realiz-zazione dello stadio RF degli apparatiè molto più impegnativa.

z BeamformingIl beamforming è la tecnica che per-mette ai router 802.11ac di inviareil segnale wireless esclusivamente

dichiara di fornire “maggiore velo-cità di throughput a maggiore di-stanza” – ed è per questo che lanuova versione dello standard è an-che identificata come VHT (VeryHigh Throughput). In sintesi significagarantire velocità di cifra maggiore suuna connessione wireless, aumen-tando l’efficienza spettrale, mante-nendo le tecniche introdotte in802.11n e attraverso l’adozione di:• Canali più larghi• Modulazione e codifica piùspinta

• Beamforming• MIMO multiutente • Maggior numero di flussi spaziali

z Canali più larghiIl protocollo wireless 802.11n haintrodotto i canali a 40 MHz, un si-gnificativo incremento rispetto aicanali da 20 MHz degli standardprecedenti. In teoria, con 802.11nsi possono utilizzare fino a 14 ca-nali. In pratica, per evitare interfe-renze, se ne possono usare solo treo quattro. Se c’è conflitto tra canali(interferenza), le prestazioni dellarete subiscono un forte calo. Una delle soluzioni più importantiper mezzo delle quali 802.11ac rie-sce a raggiungere l’obiettivo di ve-locità, è quella di utilizzare canalida 80 MHz e, opzionalmente, ca-nali da 160 MHz. L’alta velocità chesi ottiene ha, comunque, un prezzoda pagare: meno canali disponibilisulla banda dei 5GHz.Il funzionamento esatto del sistemadipende anche dalla nazione in cuiverrà utilizzato perché esistono va-rie regole su come può essere uti-lizzata la banda dei 5 GHz (vedi Ta-bella 1). Negli Stati Uniti a fronte diun massimo di cinque canali da 80MHz tra cui scegliere, attualmente è

* DFS – Dynamic Frequency Selection – Per evitare interferenze con i radar meteorologiciTabella 1 ‰ Canali 802.11ac disponibili

In copertina

18z N. 1 z Gennaio-Febbraio 2014

verso il dispositivo che lo deve ri-cevere piuttosto che inondare l’in-tera area circostante con il segnalediretto a quel particolare client.Sebbene fosse già supportata nei si-stemi 802.11n della generazioneprecedente, nel nuovo standard èpiù efficiente, efficienza che derivain parte dal fatto che prevede sola-mente un metodo di beamformingpiuttosto che supportare diversepossibili soluzioni.

z MIMO multiutente – più flussispaziali attraverso più antenne

MIMO (Multiple Input Multiple Out-put), significa spedire e ricevere piùdi un segnale contemporaneamente.802.11ac utilizza il MIMO multiu-tente per supportare la trasmissionesimultanea verso più client, se spa-zialmente separati, per massimiz-zare l’utilizzo della banda RF.

In teoria 802.11ac può gestire fino aquattro flussi spaziali per client eciascun dispositivo riceve con con-tinuità la piena larghezza di bandadisponibile. In confronto, un AccessPoint 802.11n può solamente man-dare e ricevere dati da e verso undispositivo alla volta. Questo signi-fica che più sono i dispositivi cheutilizzano uno stesso AP, tanto piùbasso sarà il tasso di trasferimentodi dati perché il router trasmette unaraffica di dati a turno ad ogni di-spositivo collegato prima di ritor-nare al primo.

z Protocollo di sicurezza GCMPIl protocollo di sicurezza utilizzatoda 802.11ac rispecchia sostanzial-mente quello implementato in802.11n. Il data rate di 802.11ac èincompatibile con il protocollo WEPe TKIP, quindi i dispositivi ad alto

tasso di trasferimento di dati utiliz-zano diffusamente AES-CCMP, ilprotocollo di sicurezza richiesto perla certificazione WPA2.In ogni caso, 802.11ac permette an-che l’utilizzo di GCMP (Galois/Coun-ter Mode Protocol). Come il CCMP,prevede l’autenticazione e la critto-grafia dei dati. Mentre CCMP intro-duce la cifratura dei dati scompostiin blocchi e quindi autentica i bloc-chi concatenati tra loro in sequenza,GCMP utilizza una tecnica chiama-ta Galois Field Multiplication perautenticare individualmente ciascunblocco. Pertanto è in grado di crip-tare i blocchi di dati in parallelo enon in sequenza.Quando occorre processare dati tra-sferiti a grande velocità, la capacitàdi applicare la crittografia e l’auten-ticazione in parallelo, diventa estre-mamente importante per ridurre la

Figura 1 ‰MIMO Multiutente. 802.11n comunica con un utente alla volta, a turno; 802.11ac comunica con più utenti contemporaneamente.

Tabella 2 ‰ Confronto tra i protocolli 802.11n e 802.11ac

Dal Catalogo “Percorsi Formativi Spring”

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latenza. Ogni autenticazione GCMPè inoltre, da punto di vista del cal-colo, più veloce dell’autenticazioneCCMP.La prima generazione di prodotti802.11ac può continuare ad usareCCMP, almeno per la sicurezza a li-vello di link layer, ma la secondagenerazione di prodotti utilizzerà ilprotocollo GCMP per poter esserecompatibili con WLAN ad alta den-sità, client MU-MIMO e canali piùlarghi, tecniche che permetterannodi trasferire dati a velocità dell’or-dine dei 7 Gb/s. Gli amministratoridi rete, pertanto, dovrebbero ini-ziare a predisporre il supporto diGCMP nella pianificazione dellaloro rete wireless, strumenti dia-gnostici e di sorveglianza compati-bili con la seconda generazione diprodotti 802.11ac e anche con802.11ad che rappresenterà la mi-gliore soluzione per la comunica-zione ad alte prestazioni tra dispo-sitivi vicini (preferibilmentecollocati nella stessa stanza) come,per esempio, trasmissioni video inHD verso monitor wireless montatia parete.

n Decidere quando implementareil nuovo standard

Gli attuali AP 802.11ac supportanoMIMO monoutente, utilizzando latecnica del beamforming per trasfe-rire il segnale in modo ottimaleverso un solo client alla volta. I pro-dotti che seguiranno utilizzerannochip che saranno in grado di man-dare il segnale a più utenti contem-poraneamente. Questo permette diottenere molti benefici:• I dispositivi saranno più velocima potranno risparmiare energiaperché non avranno la necessitàdi tenere la sezione radio accesaper lungo tempo.

• Il segnale può essere reso più ef-ficiente indirizzandolo solamenteverso il dispositivo con cui sideve comunicare, quindi si limi-tano le interferenze.

• Le chiamate vocali avranno lapriorità, ma se saremo in pre-senza di un’altra connessione chenon interferisce con la chiamatavocale perché i dati sono convo-gliati verso una direzione diversa,questa può essere gestita con-temporaneamente.

• 802.11ac può inviare segnali spe-cifici verso ogni dispositivo col-legato. Un dispositivo a bandapiù bassa (per esempio, un tele-fono) riceverà un segnale a bandapiù bassa ma, diversamente daquello che succede con 802.11n,questo non obbligherà gli altri di-spositivi più veloci (come tablet enotebook) a ridurre le loro pre-stazioni per adeguarsi alla tra-smissione più lenta.

La prima versione dello standard802.11ac si baserà su canali da 80MHz e AP 3x3. La seconda versionepermetterà di utilizzare i canali da160 MHz, configurazioni MIMO su-periori alla 3x3 e MIMO multiu-tente. Il collegamento a livello diPhisical Layer potrà arrivare a rag-giungere i 6,9 Gb/s nominali.In teoria, la gran parte delle imple-mentazioni iniziali di 802.11ac do-vrebbe permettere velocità di circa1,3 Gb/s con un migliore potere dicopertura rispetto a 802.11n. In pra-tica, pur se significativamente piùveloce di 802.11n, IEEE 802.11acin condizioni di laboratorio rag-giunge per ora soltanto velocità in-torno a un Gigabit al secondo.Nelle applicazioni reali, il suocampo di azione è probabile chesia più limitato dei vecchi 802.11ne 802.11g a 2,4 Gb/s, e la bandache può fornire è al massimo quelladel link più lento nella rate.In ogni caso, 802.11ac permette diincrementare le prestazioni (in bit alsecondo) a livello utente. Questeprestazioni più alte aumenterannole capacità degli AP 802.11ac. Poi-ché l’utilizzatore può scaricare filee inviare, per esempio, allegati e-mail ad un tasso di trasmissione su-periore, impegnerà i canali RF con-divisi per minor tempo, e quindi piùutenti che trasmettono ad alta velo-cità potranno accedere all’AP.Un certo numero di prodotti basatisulle specifiche preliminari (draft)dello standard 802.11ac è già di-sponibile. La Wi-Fi Alliance ha ini-ziato il programma di certificazionesecondo il nuovo standard e ci siaspetta che la certificazione e gliapparati saranno presentati almenoin due fasi, di cui la prima subito ela seconda entro il 2014 per inseriretutti i miglioramenti che saranno in-

trodotti alle specifiche.I responsabili della rete hanno a di-sposizione diverse soluzioni perl’introduzione di questa tecnologia.Possono decidere di realizzare unsistema puramente 802.11ac in unaspecifica area, mentre in altre po-trebbero avere la necessità di fornireretro-compatibilità con dispositiviesistenti di tipo 802.11n ed even-tualmente anche basati su protocolliprecedenti, anche se dovesse trat-tarsi di una nuova installazione.Siamo convinti che la maggior partedegli utenti sceglierà di realizzareuna rete ibrida o con un mix di tec-nologie per un determinato periododi tempo, al fine di supportare i di-spositivi client nuovi ma anchequelli già esistenti. Questo signifi-cherà capacità di progetto e pianifi-cazione in grado di coprire sia lostandard 802.11ac che lo standard802.11n e di garantire agli utilizza-tori le migliori prestazioni in pre-senza di entrambe le tecnologie.Sia nel caso i cui la vostra organiz-zazione dovesse decidere di imple-mentare il nuovo standard imme-diatamente, sia nel caso in cuidecidesse di aspettare la disponibi-lità di un maggior numero di appa-rati, è importante iniziare a pianifi-care fin da ora l’approccio a802.11ac. C’è la possibilità chesiate costretti ad incrementare la ca-pacità della vostra LAN entro pochimesi: a quel punto cosa fare? Ini-zierete ad implementare 802.11acmantenendo la compatibilità con ivecchi dispositivi o continuerete adestendere la capacità della rete802.11n in attesa che il mercato of-fra un maggior numero di apparaticompatibili con il nuovo standard?Anche nell’ipotesi di rinviarne l’im-plementazione, è indispensabilepreparare la rete per 802.11ac. Ènecessario, pertanto, iniziare aprendere subito confidenza con ilnuovo standard in modo da esserein grado di prendere le decisionipiù corrette quando ci sarà nuova-mente bisogno di aumentare la ca-pacità di banda della rete wireless oespanderne l’area di copertura.È necessario anche considerarel’adeguamento della capacità di ac-cesso alla rete Ethernet e delle retidi uplink degli AP. Per esempio se ilink che collegano gli AP alla rete

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Ethernet cablata sono, attualmente,a 100Mb/s, è necessario predisporliper 1Gb/s: se sono già ad 1Gb/s oc-corre prendere in considerazionel’adeguamento a 2 Gb/s. L’aggrega-zione dei link deve essere dimen-sionata per permettere il collega-mento di tutti gli AP 802.11ac chedovranno essere installati.

n Pianificare l’implementazione di802.11ac

Sono cinque i fattori chiave da con-siderare quando si pianifica l’intro-duzione di 802.11ac:• Prestazioni• Capacità della rete• Allocazione dei canali• Impatto dell’uso di canali DFS• Impatto della coesistenza con ivecchi standard

z Misura delle prestazioniIl fattore più importante quando sipianifica una rete ibrida è l’accura-tezza dell’operazione, particolar-mente importante quando si esegueun site survey. Lo Standard 802.11acdovrebbe permettere migliori presta-zioni e richiedere un minor numerodi AP. In ogni caso, è una rete piùcomplessa da implementare rispettoa quelle basate sugli standard prece-denti perché ci sono meno canalipiù larghi, deve essere consideratol’effetto del beamforming e ci sonosostanziali differenze regolamentariin funzione di dove è installata larete: tutto ciò rende indispensabile lagestione e il pieno controllo dellaRF. In altre parole, l’intensità del se-gnale non può essere considerata ilsolo indicatore delle prestazionidella rete wireless: l’unico vero in-dicatore è il throughput (l’effettivavelocità del flusso di comunica-zione, N.d.T.).

La soluzione ottimale per un’imple-mentazione corretta di una rete802.11ac, per trarre effettivo van-taggio dalle caratteristiche di questatecnologia prevede, quindi, un sitesurvey attivo, con mappatura dellereali prestazioni. Quest’analisi per-metterà al progettista di misurare etracciare sulle mappe le effettiveprestazioni ottenibili dagli utenticon dispositivi 802.11ac e quindi diprogettare e realizzare reti 802.11accon un alto grado di accuratezza.

z Stima della capacitàUtilizzando uno strumento di piani-ficazione delle prestazioni che sup-porti sia i protocolli esistenti chequelli di nuova introduzione, aiutainoltre i tecnici a stimare se laWLAN possiede capacità sufficienteper le esigenze aziendali. Gli utentiaccedono sempre più ad applica-zioni che richiedono molta banda(come Skype) ed è necessario valu-tare il grado di compatibilità con leapplicazioni VoIP: pertanto è moltoimportante disporre di un metodoper stimare se la capacità della retesoddisfa queste esigenze.Utilizzando uno strumento di piani-ficazione che fornisca la visualiz-zazione dei fattori chiave legati alleprestazioni come la larghezza di ca-nale, la sovrapposizione tra canali ela copertura in funzione del para-metro MCS1, i progettisti di rete pos-sono velocemente identificare learee dove possono essere ottenutele prestazioni migliori e quindi doveè possibile supportare una maggioredensità di client.

z Pianificare l’allocazione dei canaliQuando si pianifica un’installazione802.11ac è importante sviluppareun piano di utilizzo dei canali. I canali più larghi introdotti da802.11ac aumentano la probabilitàdi interferenza di co-channel chepuò avere impatti molto negativisulle prestazioni.Lo Standard 802.11ac identificacome “primario” un sotto canale delgruppo di canali aggregati; questo è ilcanale che è utilizzato per la trasmis-sione ad una specifica larghezza dibanda. Uno strumento di pianifica-zione deve necessariamente indicaredove i canali primari e secondari in-terferiscono tra di loro per dar modoal progettista di modificarne l’alloca-zione e/o modificare il posiziona-mento degli AP per rendere massimele prestazioni.

z Stimare l’impatto dei canali DFSLa banda dei 5 GHz utilizzata da802.11ac contiene canali con funzio-nalità DFS per evitare di utilizzare lostesso intervallo di frequenze utilizzatodai radar. L’AP, se sente la presenza diun radar, deve lasciar libero il canale sucui sta lavorando. Uno strumento dipianificazione che incorpori un ana-lizzatore di spettro può essere di grandeaiuto al progettista rilevando e misu-rando ogni fonte di segnali RF su cia-scun canale per determinare se i canaliDFS sono disponibili o occupati. Dàmodo, inoltre, di rilevare ogni interfe-renza non-Wi-Fi, evitando così costoseriprogettazioni della rete e, allo stessotempo, assicurando l’implementazionedi 802.11ac in un ambiente libero daradio frequenze estranee.

z Impatto delle trasmissione abasse prestazioni

Il progettista della rete deve assicurarsiche le prestazioni di 802.11ac non sianodegradate dal traffico a bassa velocitàdei client 802.11a e 802.11n. Utiliz-zando le mappe della copertura radio, èpossibile visualizzare le regioni dovepossono essere supportati client con di-spositivi appartenenti alle vecchie ge-nerazioni tecnologiche, mentre un’ana-lisi del throughput utilizzando un client802.11n comproverà se la rete wirelessè in grado di fornire le prestazioni attesedall’utente. Fluke Networks mette a di-sposizione gli strumenti per rilevare,analizzare e risolvere i problemi degliAP 802.11ac utilizzando adattatori802.11n attualmente supportati. Questistrumenti forniscono misurazioni chiavecome il numero di client 802.11n e802.11a presenti nella rete, gli AP a cuiquesti client sono collegati e i canaliutilizzati. Decodificando i frame di ge-stione 802.11ac in tempo reale, è pos-sibile rilevare le capacità VHT dell’AP equindi risolvere eventuali problemi diprestazioni come conseguenza dellapresenza di client di precedente gene-razione.

n(*) Fluke Networks

Fluke Networks è un fornitore leader mondiale di so-luzioni per il test e il controllo di rete, per velociz-zarne la realizzazione e aumentarne le prestazioni.La società, con base ad Everett, Washington, USA,distribuisce i suoi prodotti in oltre 50 nazioni. Permaggiori informazioni:www.FlukeNetworks.com/wlan

1 MCS = Modulation and Coding Scheme. Unindice che identifica il tipo di modulazione eil tasso di codifica adottato in quella partico-lare trasmissione per ogni flusso di comunica-zione. Per 802.11ac MCS può variare da 0 a9. A titolo di esempio, MCS-0 identifica la mo-dulazione BPSK con tasso di codifica ½ e per-mette di ottenere al massimo 65 Mb/s perflusso radio; MCS-9 identifica la modulazione256-QAM con tasso di codifica 5/6 e per-mette di ottenere al massimo 866,7 Mb/s perflusso radio. (N. d. T.)

Commenti / Informazioni

Scambio dati a maggiore velocitàFino a 1,3 Gb/s, più del doppio di una rete Wi-Fi Certificata “n”

Maggiore capacitàPiù dispositivi possono collegarsi simultaneamente ad una rete Wi-Fi Certificata“ac” senza perdere in prestazioni per risolvere il problema delle reti congestio-nate

Minore latenzaI prodotto Wi-Fi Certificati “ac” offrono all’utente un collegamento ad alta qua-lità anche con applicazioni come i giochi elettronici o lo streaming musicale doveanche piccoli ritardi possono avere impatti dannosi

Maggiore efficienza nell’uso dell’energiaI miglioramenti introdotti nel Wi-Fi Certificato “ac” significano minor consumo dienergia quando si trasmettono i dati

Vantaggi principali dei prodotti

Wi-Fi Certificati “ac”

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Come si fa

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Vani tecnici, rack, cassette ottici e box richiedono sempre, come peraltro richiesto esplicitamente dalle normative, tecniche, l’allestimento di una certaquantità di cavo (rame a 4 coppie o multicoppia; cavi, tubetti e coppie difibre ottiche) per consentire la manutenzione e l’eventuale rilavorazione o riconfigurazione dei canali. Si tratta di un aspetto importante per la flessibilità,l’affidabilità e la qualità complessiva dell’impianto ma spesso sottovalutatonel suo ruolo critico. Cerchiamo di fare chiarezza e di stabilire alcune certezze, alla luce delle ‘best practices’ consolidate.‰ Bruno Zotti, RCDD (*)

La gestione delle scortedi cavo nei cablaggistrutturati

n Considerazioni introduttiveAbbiamo affrontato questo argo-mento in passato, nel corso di alcu-ni seminari svolti nel 2009 e, a queltempo, riscontrammo molto interes-se da parte di tecnici e installatori.Parlando tra colleghi della redazio-ne abbiamo scoperto che durante al-cuni contatti diretti con i lettori inoccasione dell’ultima ConferenzaBICSI svoltasi a Milano, tra le variedomande poste dai partecipanti, nu-merose questioni riguardavano iltema delle scorte dei cavi. Tuttoquesto è sicuramente più che suffi-ciente per giustificare la pubblica-zione di un articolo su questo argo-mento, cosa che facciamo peraltrovolentieri. Anche perché oltre al-l’impatto sul risultato tecnico, sul-l’estetica e sul costo economico de-gli impianti, la gestione delle scor-te di cavo rappresenta un problemasotto il profilo ambientale, per quan-to riguarda lo smaltimento dei rifiu-ti: un fatto tutt’altro che trascurabi-le in rapporto alle recenti disposi-zioni di legge. Sebbene infatti ilquadro normativo non sia ancora del

tutto definito, soprattutto per quan-to riguarda il ‘famigerato’ SISTRI(Sistema Tracciabilità Rifiuti) e le ca-tegorie CER (Catalogo Europeo deiRifiuti), le responsabilità che rica-dono sulle ditte installatrici, per losmaltimento degli sfridi di cavo de-rivanti dai lavori di posa, sono rile-vanti e non possono essere trascu-rate. Procediamo con ordine e occupia-moci per prima cosa di definirecosa sia esattamente la scorta dicavo: si tratta della lunghezza dicavo in eccesso rispetto allo strettoindispensabile per realizzare un col-legamento che – in accordo con leregole dettate dagli Standard tecni-ci – viene posata al fine di consen-tire una posa senza problemi e altempo stesso permettere successiveeventuali attività di manutenzione,come la ri-terminazione dei cavistessi.

n Il concetto di ‘scorta’: pratiche di in-stallazione e indicazioni normative

Nel gergo degli installatori è fre-quente differenziare ulteriormente i

termini: si parla usualmente di “ric-chezza” per riferirsi al margine cheviene adottato sulla lunghezza delcavo, rispetto al percorso teorico, perevitare il rischio – al di là di ogni ra-gionevole dubbio – di non coprireinteramente la distanza di posa. Conil termine “scorta” si intende invecela quantità di cavo in più che vienelasciato in corrispondenza dei pun-ti di terminazione (muffole, permu-tatori, prese telematiche, …).Coerentemente con la nostra con-suetudine a trattare sempre gli ar-gomenti con estrema attenzione allenormative vigenti, cominciamo conl’analizzare ciò che prevedono gliStandard riguardo alle scorte dicavo. Purtroppo su questo specificopunto, a differenza di molti altriaspetti, non esistono riferimenti mol-to precisi sulle modalità di allesti-mento: gli unici cenni espliciti allescorte li troviamo nello standardANSI/TIA/EIA-568-C che in proposi-to si limita a raccomandare:

• una lunghezza di almeno 3 metri discorta (slack) per i cavi (di qualsiasi

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natura) da lato del centro-stelladell’impianto, in corrispondenzadi permutatori o comunque deipunti di gestione e smistamento

• una scorta di almeno 20 cm per icavi a 4 coppie in rame, in corri-spondenza delle prese telematiche(TO – Telecommunications Outlet)

• una scorta di almeno 1 metroper i cavi in fibra ottica, sempre incorrispondenza delle prese d’uten-za (in questo caso FTTD)

Lo stesso standard chiarisce inoltreche il computo delle scorte dev’es-sere incluso nella lunghezza com-plessiva del cavo e che nelle TR (Te-lecommunications Room) l’eccessodi cavo dev’essere commisurato allafrequenza ed all’entità degli inter-venti previsti nel tempo sugli ele-menti dei permutatori. Continuandosullo stesso argomento, sempre lostandard ANSI/TIA/EIA-568-C ponel’attenzione su numerosi altri aspet-ti correlati alla gestione delle scor-te e definisce il concetto di slack sto-rage: un contenitore o dispositivorealizzato appositamente per ospitaree proteggere le scorte di cavo, in par-ticolare – ma non necessariamentesoltanto – in fibra ottica. La stessanormativa tecnica mette in guardiacontro i rischi di degrado delle pre-stazioni dei cavi derivanti dall’ec-cessiva ricchezza di cavo all’internodelle scatole di terminazione, chesono fra i punti più frequentementeinteressati da pieghe troppo strette ecompressione dei conduttori causa-te da eccessivo affollamento di com-ponenti in poco spazio. La norma in questione non dimenti-ca di fornire raccomandazioni perciò che concerne la corretta gestio-ne dei cordoni di permutazione sulfronte ed ai lati dei telai e degli ar-madi rack, indicando l’impiego dipannelli passa-cavi, preferibilmenteinstallati verticalmente ai lati deimontanti, e di protezioni frontaliper il cablaggio ottico, più delicatoe a rischio di rotture accidentalicausate da schiacciamento. Gli altri standard internazionali dicono molto poco riguardo allescorte di cavo: in particolareISO/IEC-11801 non specifica nulla inmerito, limitandosi a raccomandare

il rispetto del minimo raggio di cur-vatura dei cavi – un aspetto peraltroassolutamente fondamentale nellagestione delle scorte – mentre ri-manda alla ISO/IEC-18010 per lespecifiche progettuali sulle canaliz-zazioni e i sistemi di gestione deicavi (slack storage). Le indicazioniper la corretta gestione delle infra-strutture nei locali tecnici sono de-mandate alla normativa ISO/IEC TR-14763-2. Per quanto riguarda, infi-ne, le normative italiane/europee, lostandard EN 50173 non fornisceprecisi riferimenti sulla gestione del-le scorte, mentre si possono trovareraccomandazioni sulle corrette pra-tiche di installazione nello standardEN 50174-2 (2009).Considerato quindi che gli standardinternazionali appaiono un po’ vaghisull’argomento, non resta che os-servare quello che richiedono i ca-pitolati tecnici per la realizzazionedi impianti di cablaggio (per lo piùdi grandi dimensioni). In quasi tuttii documenti di questo tipo, cosìcome nella documentazione pro-gettuale dei sistemi di cablaggiosono solitamente indicati valori benprecisi per le scorte. E’ prassi al-quanto diffusa nei capitolati consi-derare una scorta del 5% sulla lun-ghezza massima del cablaggio oriz-zontale (90 m) pari quindi a 4,5 m:un quantitativo complessivo da sud-dividersi fra una lunghezza di 4 me-tri da predisporre nella TR, in corri-spondenza del permutatore, e 0,5 mdal lato della TO, presso la posta-zione di lavoro (da valutare con at-tenzione in funzione dei tipo dicavo e del numero di cavi per ognipostazione). In ogni caso la lun-ghezza delle scorte da predisporre halo scopo di agevolare il lavoro di at-testazione e di consentire facilmen-te almeno una ri-terminazione incaso di errore o guasto.Ribadiamo – a scanso di equivoci –che le scorte devono sempre essereconsiderate come parte della lun-ghezza complessiva del cavo. Il si-gnificato è il seguente: dal momen-to che le norme tecniche prescrivo-no una lunghezza massima di 90 mper il PL (Permanent Link) e di 100m per il Channel (che include lepatch-cord e l’eventuale secondopannello di permutazione), la lun-ghezza riservata alle scorte dev’es-

sere conteggiata all’interno di que-sti limiti massimi, non superabili.Eventuali lunghezze eccedenti pre-senti dopo le fasi di stesura deicavi (la cosiddetta ‘ricchezza diposa’) devono essere eliminate du-rante le operazioni di terminazioneed allestimento degli armadi e del-le postazioni di lavoro, in modo darientrare nelle specifiche. Natural-mente, trattandosi di requisiti topo-logici non strettamente legati allatecnologia dei cavi, ma alla struttu-ra stessa del cablaggio, queste regolevalgono allo stesso modo sia per icavi in rame che per quelli in fibraottica.

A proposito di scorte eccessive,non dimentichiamoci che cavo emanodopera per la posa hanno uncosto: di conseguenza esagerarecon le scorte significa anche spre-care soldi per poi ritrovarsi congrandi quantità di spezzoni di cavosuperfluo che sarà necessario smal-tire. Ciò rappresenta non soltanto undanno economico per l’installatorema anche una preoccupazione inpiù in termini di impatto sull’am-biente. Occorre fare particolare at-tenzione a questi aspetti, dal mo-mento che, da qualche anno, sonoin vigore leggi molto severe riguar-do allo smaltimento dei rifiuti spe-ciali e gli spezzoni di cavo in ramee in fibra ottica rientrano in questacategoria.

Come si fa

Figura 1 ‰ Qui si è un po’ esagerato con le scorte

Come si fa

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n Impatto economico ed ambientalePrima di tornare ad occuparci in det-taglio degli aspetti squisitamentetecnici della gestione delle scorte dicavo, entriamo perciò un po’ più nelmerito delle conseguenze econo-miche, legali ed ambientali legateallo smaltimento degli scarti risul-tanti dalle attività di installazione delcablaggio. Nell’interesse della col-lettività, oltre che, direttamente, del-la nostra azienda. Purtroppo capita fin troppo soventedi vedere immagini simili a quella inFigura 2, soprattutto quando si lavoranelle periferie urbane: è il risultatodi azioni per lo più tollerate dal-l’opinione comune e che, al contra-rio, non esitiamo a definire sconsi-derate se non addirittura criminali,per lo sprezzo che dimostrano ver-so la pubblica proprietà e per il gra-ve impatto ambientale che si riper-cuote sulla salute di tutti noi. Esistono, peraltro, leggi ben precisesul corretto smaltimento dei rifiutispeciali: tra questi i cavi rame ed ot-tici hanno una specifica classifica-zione nell’ambito dell’elenco CER(Catalogo Europeo Rifiuti) secondo ladirettiva 75/442/CEE e la successivaDecisione 200/532/CE. Probabil-mente molti lettori avranno notatoche da qualche tempo nella maggiorparte delle aziende i cestini dei rifiutihanno, oltre alle indicazioni sui ma-teriali a cui sono destinati, un codi-ce di 6 cifre: per esempio il conte-nitore destinato a carta e cartonedeve essere marchiato con il codice

CER 200101. Tali codici identificativisono obbligatori, pena una sanzioneamministrativa. Ebbene i nostri caviin rame o fibra ottica rientrano nel-le seguenti categorie del CER:

• 1602 - scarti provenienti da ap-parecchiature elettriche ed elet-troniche- Codice per i cavi rame ed ottici:

160216 - componenti rimossida apparecchiature fuori uso,diversi da quelli di cui allavoce 160215(la voce 160215 indica rifiutipericolosi)

• 1704 - metalli (incluse le loro leghe)- Codice per i cavi rame ed ottici:

170411 - cavi, diversi da quellidi cui alla voce 170410 (la voce170410 indica i cavi impregna-ti di sostanze pericolose come adesempio olio, catrame, ecc)

Quindi quando dobbiamo smaltire icavi rame ed ottici risultanti dagli sfri-di degli impianti di cablaggio le duecategorie CER interessate sono solo la160216 e 170411. Una classifica-zione merceologica che implica pra-tiche di smaltimento semplificate, invirtù del fatto che le due categorienon rientrano fra quelle definite comepericolose. Tra l’altro con i cavi in rame si puòanche avere un discreto ricavo poi-ché, come probabilmente sapete, ne-gli ultimi anni il costo del rame èsalito in modo esponenziale e negli

ultimi mesi le quotazioni del ramepuro di miniera sono intorno a 3,25$ a libbra (futures sulla borsa di NewYork per Marzo 2014). Il recuperodel rame dai cavi non è semplicis-simo e se avete intenzione di intra-prendere questa attività sappiate chein Italia ci sono pesanti aspetti buro-cratici da seguire e che i macchinariper il recupero e la lavorazione delrame non sono economici. Meglioaffidarci ad uno smaltitore di fiducia,assicurandoci che rilasci i documentiobbligatori previsti per legge dopoaver contrattato una quotazione sod-disfacente. I cavi telefonici e datisono meno pregiati di quelli elettriciin quanto il contenuto di isolante ri-spetto al rame è molto più elevato. Inogni caso gli impianti utilizzati oggisono in grado di recuperare intera-mente il rame anche nei casi piùsvantaggiosi, come le bretelle da26AWG.Il procedimento di recupero avvieneattraverso la triturazione dei cavi, disolito effettuato in più passi successi-vi, fino ad ottenere una dimensionedel particolato molto fine. A questopunto la plastica viene separata dalrame sfruttando la forza centrifuga conun processo ciclonico (abbastanzasimile a quello impiegato negli aspi-rapolvere senza sacchetto) che, sfrut-tando la notevole differenza di pesospecifico tra i due materiali, riesce adottenere una separazione con purez-za intorno al 99%. Viene infine ese-guita un’azione di filtraggio per il re-cupero delle polveri sottili generate nelcorso della triturazione. Figura 2 ‰ Spezzoni di cavi abbandonati nell’ambiente ad opera di installatori incoscienti e criminali

Figura 3 ‰ Impianto completo per il recuperorame e plastica da cavi elettrici, tele-fonici e dati. Capacità media 300kg/ora di rame recuperato

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Anche i granulato di plastica, natu-ralmente, può essere riciclato e riuti-lizzato come materia prima, fornendouna discreta fonte di guadagno, checontribuisce ad abbreviare il ritornosull’investimento per l’azienda che sioccupa del recupero.

Riguardo alla fibra ottica ovvia-mente viene meno l’interessanteguadagno portato dal recupero delrame ma, poiché in ogni caso esisteun obbligo di smaltimento secondole regole, servono anche qui impiantidi triturazione dove sono recupera-te le materie plastiche costituenti leguaine dei cavi, gli eventuali metal-li delle armature, ove presenti, e lasilice del vetro. Dalla documenta-zione che abbiamo trovato al ri-guardo non si fa esplicito riferimen-to al destino del gel contenuto nei tu-betti loose: molto probabilmenterientra fra quei materiali che nel-l’ambito dello smaltimento di caviottici vengono classificate sotto lavoce “altri componenti”. Di fatto itrituratori per i cavi ottici sono mol-to simili a quelli per i cavi in ramefatto salvo una diversa taratura deiprocessi di separazione dei materialibasata sui diversi pesi specifici poi-ché in questi cavi non esiste un ma-teriale con peso specifico notevol-mente diverso dalla plastica come èil rame nei cavi elettrici, telefonici edati.

n Gestione delle scorteCompletato questo breve excursusispirato al senso civico ed alla re-sponsabilità verso la collettività el’ambiente, possiamo tornare alla di-samina dettagliata degli aspetti tec-nici relativi alla gestione delle scor-te di cavo. A cominciare dalla que-stione fondamentale. Quanta lunghezza di scorta dob-biamo predisporre nei nostri im-pianti di cablaggio? La risposta non è semplice ma, inconsiderazione di quanto detto fi-nora, risulta quantomeno evidenteche un criterio di base per ottimiz-zare il nostro lavoro può esserequella di posare la minima quantitàdi scorta sufficiente a permetteresuccessive rilavorazioni (inclusal’eventuale ri-terminazione) di cia-scuna tratta, ad entrambe le estre-mità, a fronte di interventi di manu-tenzione straordinaria. Un obiettivo semplice soltanto inteoria: nella pratica sappiamo comei passaggi cavi purtroppo non sianosempre facilmente misurabili e l’in-certezza sulla loro estensione com-plessiva porta ad inevitabili errorisulla stima del fabbisogno di cavo.Tutti noi sappiamo che, nel dubbio,è meglio abbondare con le misurepiuttosto che ritrovarsi dopo aver po-sato decine di metri di cavo con unalunghezza insufficiente! Come co-niugare allora, in pratica, le esigenze

opposte di contenimento e di margi-ne sulla lunghezza effettiva dei cavi?Occorre attenzione in fase di pro-gettazione, ma anche pianificazioneed esperienza nelle fasi esecutive. A partire dall’attività di posa dei caviche, lungi dall’essere un lavoro dibassa manovalanza – come ahiméquasi sempre viene reputato (e re-tribuito!) – dovrebbe sempre essereeseguito da personale esperto, in gra-do di valutare correttamente le lun-ghezze di posa e le relative scorte dapredisporre per chi dovrà successi-vamente procedere con le attesta-zioni. Ogni tipo di cavo e di termi-nazione richiede specifiche quanti-tà di scorta minima: ci proponiamonei paragrafi seguenti di fornire perquanto possibile le informazioni ne-cessarie per raggiungere lo scoposenza troppe difficoltà. Tenendo an-che conto dell’importanza crucialeche la fase di posa dei cavi rivestenei confronti delle prestazioni fina-li del cablaggio, ciò che richiede lamassima attenzione nell’osservaretutti i possibili accorgimenti che fa-voriscono il mantenimento dell’in-tegrità dei cavi durante la loro ste-sura; fra questi, anche un’adeguataricchezza di cavo, può essere fra ifattori che agevolano un’esecuzionecorretta del lavoro.

Come si fa

Figura 4 ‰ Una tipica TR (TelecommunicationRoom) in stile USA: si nota che invecedi impiegare armadi chiusi si è prefe-rito usare telai rack aperti, una sem-plice struttura con montanti a per ilfissaggio dei pannelli. Le scorte deicavi UTP sono alloggiate sulle appo-site passerelle ‘a scaletta’ montate su-periormente.

Figura 5 ‰ Altra vista di tipica TR in edifici negliUSA, si nota la scorta del cavo otticoordinatamente ancorata al muro enon all’interno del rack, come siamoabituati a vedere nei nostri impianti dicablaggio

Figura 6 ‰ Nell’esempio illustrato si intuisce unabuona impostazione iniziale dell’al-lestimento dei cavi. Tuttavia il risultatofinale – probabilmente a seguito disuccessivi ampliamenti – non è pernulla soddisfacente: le scorte dei caviostruiscono in gran parte il passaggiodell’aria sul fondo dell’armadio limi-tano di molto l’agibilità posteriore.

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Come si fa

C’è un altro aspetto non meno im-portante da considerare quando siparla di scorte di cavi all’interno deirack: spesso i telai offrono alloggia-mento anche agli apparati attivi, i quali necessitano di un adeguatoflusso di ventilazione. Sotto questoprofilo una gestione approssimativadelle scorte di cavo può causareostacolo all’aria calda in uscita dalleapparecchiature con il rischio diprovocarne il surriscaldamento e ilguasto.

Per una buona gestione delle scor-te è sempre consigliabile suddivi-dere in gruppi i cavi intestati suipatch-panel. Ogni fascio di cavirelativo ad un patch panel deveessere separato per un tratto suffi-cientemente lungo tale da consen-tire agevoli operazioni di termina-zione e manutenzione. Attenzionealla fascettatura: anche la minimadistorsione delle guaina esternapuò essere il sintomo di una seria ri-duzione delle prestazioni di uncavo a 4 coppie. La scelta migliorericade su fascette larghe in velcro,oltretutto facilmente riapribili, cheimpediscono di danneggiare i cavied essendo prive di parti taglientipermettono all’installatore di lavo-rare più velocemente senza il ri-schio di ferirsi. In molti impianti, per questo moti-vo, l’utilizzo di fascette plastiche èproibito ed al loro posto si ricorretalvolta all’antico cordino cerato

che in diversi capitolati di posaviene ancora imposto dal commit-tente. Questo sistema di legatura of-fre vantaggi per la sicurezza e, seben realizzato, un gradevole aspet-to ma risulta molto dispendioso intermini di manodopera. Detto que-sto, una fascettatura tradizionale, serealizzata con molta cura ed atten-zione non è da censurare.

n Dimensionamento e considerazioniquantitative

Passiamo ora ad esaminare il pro-blema delle scorte di cavo sotto unaltro punto di vista: quello del vo-lume e del peso dei cavi nei vani tec-nici. Partendo da alcune sempliciconsiderazioni:

• il cavo UTP Cat.6 pesa media-mente 65 g al metro

• 4 metri di scorta per 12 patch pa-nel completi da 24 porte (4 x 65x 12 x 24 / 1000) fanno circa 75Kg di peso

• un cavo multi-coppia da 100cppesa circa 600 g al metro

• 4 metri di scorta per 2000cp (4 x600 x 20 / 1000) pesano circa 48kg

• un cavo ottico a struttura loose perinstallazione da interno/esternonon armato da 24 FO pesa fra i 50e i 70 g al metro

• le scorte per le tratte dorsali in fi-bra ottica hanno pesi trascurabilirispetto a quelle per il cablaggioin rame

Come si può ben notare le scorte deicavi in rame possono arrivare a pesiconsiderevoli e, anche se qui po-tremmo avventurarci in discorsi benpiù complessi, in alcuni edifici leportate statiche dei pavimenti vannoattentamente valutate per evitare disuperare i limiti di sicurezza. Anchein quest’ottica risparmiare pesi inu-tili riducendo le scorte di cavo ec-cessive è sicuramente una strada dapercorrere e quindi da valutare infase di progettazione e successiva in-stallazione.Parliamo ora dei costi. Non è facilepoiché ci sono numerose variabili dicui tener conto, sia sui costi dei ma-teriali che sui costi della manodope-ra: prenderemo come riferimento iprezzi medi di alcuni capitolati che ciè capitato di leggere recentemente.

• ipotizzando il costo di € 1,10 almetro per fornitura e posa di cavoUTP Cat.6, una scorta di 4 mper 12 patch panel completi (288cavi) incide per circa € 1.250,00sul costo del cablaggio

• ipotizzando il costo di € 18,00 almetro per fornitura e posa di cavo100cp UTP Cat.3, una scorta di 4 mper un permutatore da 2000cp incide per circa € 1.400,00

Figura 7 ‰ Lo ammettiamo, questo forse è un esempio estremo ! È evidentela cura – per la verità un po’ eccessiva – con cui è stato realizzatoil cablaggio del permutatore.

Figura 8 ‰ Un esempio di legatura eseguita mediante cordino cerato

Come si fa

30z N. 1 z Gennaio-Febbraio 2014

• ipotizzando il costo di € 13,50 almetro per fornitura e posa di cavoottico MM 50/125 OM3 da 24 fibre, una scorta di 4 m compor-ta un costo aggiuntivo di circa € 50,00 (per singolo cavo)

Se da un lato risulta un’incidenza suicosti molto più bassa per le scortedei cavi ottici quando, come nel-l’esempio appena esaminato si con-sidera un impianto con distribuzio-ne orizzontale in rame e dorsali in fibra, ben diversa sarebbe la situa-zione in cui l’intera distribuzione venisse realizzata in fibra ottica(FTTD - Fiber to the Desktop) nelqual caso dovremmo considerarel’elevato numero di cavi ottici ne-cessari per raggiungere le singole po-stazioni di lavoro, per calcolare il co-sto delle scorte.

Riprendendo l’esempio precedentequesta volta in versione FTTD, pos-siamo considerare un costo di for-nitura e posa per un cavetto ottico4x50/125 OM2 (da 4 fibre, ovverodue canali TX/RX) intorno ad € 1,60al metro e, con lo stesso numero diprese dell’esempio precedente (288canali) ci servono 144 cavi a 4 FOper collegare tutte le aree di lavoro(WA - Work Area). Per consentireun’agevole operazione di attesta-zione ai cassetti ottici (con l’impie-go di connettori pre-lappati o, megliola giunzione di pigtail) la scorta checi serve è paragonabile a quella delcablaggio UTP e possiamo stimareuna scorta in armadio di misura si-mile. In effetti, rispetto al cablaggioUTP è necessario considerare unulteriore metro, come minimo, di ri-serva aggiuntiva per le operazioni dicorretta attestazione delle fibre nelcassetto. Il costo complessivo dellescorta di cavo ottico per l’impiantoFTTD assommerebbe a circa €1.150,00. Non sorprenda il costo in-feriore rispetto al cablaggio in rame:di fatto si usano la metà dei cavi equindi il vantaggio non è solo eco-nomico ma sarà anche in termini diingombro ed in termini di peso. Siparla infatti di un peso oltre 5 volteinferiore per cui sulla struttura delpermutatore andranno a gravare cir-ca 15 kg di scorte invece dei 75 kgcalcolati per il cablaggio in rameUTP Cat.6.

n Aspetti critici e impatto sulle pre-stazioni del sistema

Abbiamo già affrontato più volte ilproblema dei raggi di curvatura e dicome sia indispensabile rispettarnescrupolosamente i limiti durante laposa, l’installazione e nella gestionequotidiana – non soltanto per i caviottici ma anche per quelli a 4 cop-pie in rame. Le crescenti prestazio-ni richieste ai cavi TP (Twisted Pair)a 4 coppie e la loro sofisticata geo-metria interna richiedono infattiun’estrema attenzione nel preser-varne le caratteristiche costruttive: ilmancato rispetto dei raggi minimiimposti dal costruttore e dalle normetecniche comportano una distorsio-ne della binatura dei conduttori e unconseguente significativo – a voltedrammatico – degrado in termini diperformance, dovuto principalmen-te alla non più perfetta compensa-zione dei disturbi sul segnale. Un rischio che spesso dipende, inmodo non trascurabile, anche dalmodo in cui sono organizzate lescorte di cavo e dalla maniera in cuiesse vengono fissate ai supporti di in-stallazione. Mentre nei rack può es-sere relativamente semplice gestirleadeguatamente, nelle scatole di ter-minazione presso le postazioni di la-voro è certamente più complesso acausa degli spazi (molto) ridotti a di-sposizione. Dicevamo all’inizio chepuò essere consigliabile lasciareuna scorta di circa 50 cm (gli stan-dard ne richiedono come minimo 30cm) in prossimità delle TO. Questalunghezza è sufficiente per una co-moda attività di terminazione ma de-cisamente critica per la corretta si-stemazione di cavi e connettori al-l’interno della scatola. In questi casipossono risultare molto utili le sca-tole di derivazione o ‘scatole rompi-tratta’ che solitamente mettono a di-sposizione volumi più ampi: propriociò di cui spesso abbiamo dispera-tamente bisogno. Se scegliamo que-sta soluzione, una volta eseguite leoperazioni di attestazione delle pre-se, possiamo recuperare i cavi tirandoli all’indietro, con attenzione,per qualche decina di centimetri eraccogliendo le scorte proprio al-l’interno della scatola di derivazio-ne. Si tratta di un accorgimento che,a fronte di un modesto incrementodei costi di materiale e manodopera,

Figura 9 ‰ Preparazione della scorta per le atte-stazioni nei cassetti ottici dei cavi tight4x50/125 OM2+: nel caso specificosono stati posati di scorta nel rack,comprensivi di circa un metro di fibraall’interno del cassetto per consentirele operazioni di giunzione dei pigtail(vedi Figura 10)

Figura 10 ‰ Gestione delle scorte all’interno diun cassetto ottico: dall’ingresso delcassetto fino al punto di giunzionecon i pigtail la lunghezza è circa . E’indispensabile un’attenta gestionedei raggi di curvatura per evitare at-tenuazione indesiderate o rischi dirottura, in particolar modo per fibreSM (nella foto sono illustrate fibreMM)

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Come si fa

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permette di evitare una delle prin-cipali criticità nell’installazione del-le prese telematiche in WA e di ot-tenere le massime prestazioni dal ca-blaggio orizzontale, completandocosì l’impianto a regola d’arte.

n Gestione delle scorte nei Data CenterCambiando scenario parliamo oradi scorte negli ambienti critici e adalta densità di cablaggio (e di appa-rati !): nei Data Center, nelle SAN(Storage Area Network) e nei POP(Point Of Presence) degli operatoridi telecomunicazioni. In questi casile considerazioni sono notevol-mente diverse per due aspetti praticimolto evidenti:

• la grande quantità e densità dicavi impone una reale ottimizza-zione delle scorte al fine di evitareeccessivi ingombri in ambientidove lo spazio è preziosissimo

• la complessità dell’ambiente ope-rativo e la concomitante esigenzadi un’efficiente e rapida gestione,il più possibile scevra da errori, ri-chiede il massimo ordine e sem-plicità di accesso e individuazio-ne dei collegamenti e dunque an-che un allestimento delle scorteessenziale e ordinato

L’ampia e crescente diffusione di so-luzioni di cablaggio pre-terminati opre-assemblati nelle applicazioni cri-tiche ad alta densità si spiega proprioper il positivo impatto che hanno sul-la riduzione delle scorte di cavo: ve-nendo meno la necessità di termina-re in campo i cavi, si elimina sostan-zialmente l’esigenza di predisporrelunghezze in eccesso per future ri-ter-minazioni. Manutenzione e variazio-ni del layout del cablaggio si possonocosì effettuare semplicemente scolle-gando e ricollegando, smontando

e rimontando componenti senza ri-correre ad attività di terminazione. La modularità, che favorisce un’or-ganizzazione più ordinata, ma an-cor più la miniaturizzazione – so-prattutto per il cablaggio in fibra ot-tica – resi possibili dalle soluzionipre-assemblate, oltre all’elimina-zione delle scorte forniscono ulte-riori vantaggi, fra i quali quello diridurre l’affollamento di cavi nellezone critiche per i flussi termici, mi-nimizzando il rischio di causareostruzione all’aria calda in uscitadagli apparati.

Figura 11 ‰ Sezione di un cavo UTP Cat.6: la gestione errata delle scorte puòdeformare la geometria interna, accuratamente studiata dalproduttore del cavo, compromettendo di conseguenza le sueprestazioni

Figura 12 ‰ E’ buona regola – nonché una raccomandazione normativa(ANSI/TIA/EIA-606-B) – assicurarsi che le etichette di identifi-cazione dei cavi siano applicate entro i primi 8-10 cm dal con-nettore, in modo da risultare sempre leggibili, indipendente-mente da come vengono montati i supporti di connessione e dacome sono gestite le scorte di cavo.

Figura 13 ‰ Un esempio di complessa gestionedelle scorte in una postazione di la-voro mista (FTP Cat.6 ed OM2+).L’immagine ingrandita di una sca-tola con placca porta-frutti mostrala coesistenza di 2 cavi rame chesono stati ‘arretrati’ dopo la termi-nazione per lasciare spazio allascorta di cavetti ottici, a sua voltaallestita cercando di rispettare ilraggio minimo di curvatura: uncompito difficile, se non si utiliz-zano apposite scatole dotate dispecifici rocchetti avvolgi-fibra. No-nostante l’evidente cura da partedell’installatore, una soluzionecome questa è da sconsigliare ed ilprogettista dovrebbe saperlo …

Figura 14 ‰ Esempio di un rack di permutazionenel POP di una compagnia telefo-nica: le scorte sono ridotte al mi-nimo indispensabile. Osservandobene si può notare l’utilizzo di cor-dino cerato in luogo delle fascette.

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Come si fa

In ogni caso, la grande accessibilitàfornita dai sistemi di canalizzazionee contenimento cavi che normal-mente vengono impiegati nei DataCenter e negli ambienti analoghi –vassoi porta-cavi overhead, passe-relle a scaletta, canalizzazione aper-te sistemate sotto il pavimento gal-leggiante – rende di solito molto age-vole predisporre alcuni metri discorta di cavo (nel caso lo si ritenessenecessario per consentire, ad esem-pio la ridisposizione di gruppi di ar-madi) direttamente all’interno dellecanalizzazioni stesse, anche a pa-recchi metri di distanza dai puntidove i cavi sono attestati. Valutazioniprecise, a questo scopo, possono es-sere fatte soltanto caso per caso,avendo a disposizione informazionidettagliate sul progetto e sulla di-sposizione degli elementi in campo. Nella foto di Figura 13 si può nota-re che i cavi posati sulle passerellesopra i rack possono essere sposta-ti, variandone se necessario il per-corso e permettendo in tal caso di re-cuperare un paio di metri di ric-chezza da utilizzare per eventualispostamenti o ri-terminazioni deicollegamenti.

n Gestire le scorte negli impianti al-l’esterno degli edifici

Passiamo ora alla gestione scorte ne-gli sistemi di cablaggio OSP (OutSi-de Plant), quelli cioè installati in am-biente esterno: per le dorsali dicampus, per le reti metropolitane(MAN – Metropolitan Area Net-works) o per collegamenti geografi-

ci (WAN – Wide Area Networks) sul-le lunghe distanze.Da alcuni anni a questa parte, ormai,i cavi esterni di nuova posa sonoquasi esclusivamente di tipo ottico,che per loro natura e per il tipo diterminazione e protezione che uti-lizzano, richiedono l’allestimentodi quantità di scorta maggiori rispettoai cavi in rame. Per la residua quo-ta di cavi in rame di raccordo (pre-valentemente multi-coppia) valgonoconsiderazioni opposte: per motivi dicosto e di ingombro è preferibilecontenere le lunghezze di scortaallo stretto indispensabile perun’eventuale rilavorazione.

In effetti con i cavi in fibra – per iquali il tipo di lavorazione per lagiunzione richiede molta più scortamentre il costo di qualche metro ag-giuntivo è largamente compensatodai vantaggi tecnici e operativi, ol-tre che da una maggiore affidabilitànel tempo per l’intero impianto –normalmente i capitolati di posa ri-chiedono:

• una ricchezza di cavo di almeno30 m per ogni 1000 posati per ledorsali di raccordo

• un minimo di 3 - 4 metri di scor-ta per ogni singolo cavo da giun-tare.

Quando i cavi invece sono impiegatinelle tratte che costituiscono gli “anel-li” di raccolta del traffico o di raccor-do verso la clientela, sarà necessariopianificare attentamente il quantitati-vo e la disposizione fisica delle scor-te direttamente in sede di progetta-zione, basandosi su precise mappe evalutando tutte le possibili necessità diriconfigurazione ed espansione dellarete e del traffico, in funzione del-l’estensione e dell’ubicazione del-l’area da servire, della densità diaziende, di servizi pubblici e di uni-tà abitative presenti nella zona. Esistono due strategie differenti fracui scegliere: la prima, più econo-mica nell’immediato ma molto più

Figura 15 ‰ percorso dei cavi nelle passerelle sopra i rack all’interno di un POP (grigi i cavi in rame,verdi i cavi ottici)

Figura 16 ‰ Cameretta (pozzetto di grandi dimensioni) di giunzione stradale ancora priva della solettadi copertura. Si può notare che i cavi in rame non presentano alcuna scorta e sono giun-tati direttamente all’interno della cameretta: in primo piano è visibile un giunto su cavotelefonico da 400 cp. Il cavo ottico è stato invece giuntato all’interno di una muffola – ope-rando su un banco attrezzato fuori della cameretta prima di posizionare la muffola nellasua sede definitiva, fissandola ad un’apposita mensola. Si noti la scorta di cavo ottico av-volta e assicurata alla parete, sotto la muffola.

permettere una semplice e rapida at-tivazione del collegamento ed allac-ciamento dei servizi, nel momento incui nascerà tale esigenza.Chiudiamo l’articolo con una dimo-strazione pratica di quanto siano uti-li le scorte: nella foto di figura 19 ilcassetto ottico posizionato più in altopresenta diverse fibre rotte. Come mai ?! L’immagine che vedete ha immortalatoil responsabile del guasto (per fortunala scorta di fibra predisposta nel rackè stata sufficiente per ripristinare tut-ti i collegamenti). Ringraziamo l’ami-co Antonio per l’incredibile e fortunatoscatto. Per un attimo, infatti, il topo-lino, infastidito dal nostro rumore si èsporto per protestare ed avere un po’di privacy nella sua nuova casa da racke, un’istante dopo, si è dileguato …

n(*) Bruno Zotti, RCDD

Senior Consultant - [email protected]

Figura 17 ‰ Un giunto su cavo ottico con le relative scorte, ordinatamente sistemate sul fondo del poz-zetto. Come si può notare la scorta non è particolarmente abbondante: questo è giustifi-cato dal fatto che si tratta di una muffola predisposta per lo spillamento di cavi di raccordoalla clientela e quindi a breve distanza si trovano altre muffole, a loro volta con le relativescorte. Il valore di ogni 1000 previsto dai capitolati in questi casi è largamente superatoconsiderando che in una tratta relativamente breve (siamo in ambito urbano) e ci possonoessere diverse muffole sullo stesso cavo.

Figura 18 ‰ Giunto ottico in palifica: la scorta dicavo è raccolta su un’apposita staffaa crociera che consente l’agevole la-vorazione alla base del palo. Tipica-mente in questi casi i capitolati chie-dono che la scorta sia di per lato agiunto finito.

Figura 19 ‰ Un cassetto ottico con il suo pacifico (ma dannoso!) abitante …

complessa da gestire durante la vitadella rete di distribuzione, prevede dilasciare delle scorte direttamente neipozzetti di transito, dove potranno infuturo essere installate delle muffole dispillamento; la soluzione alternativaconsiste invece nell’installare fin da su-bito, nei pozzetti, delle muffole pre-

disposte e dimensionate per servire lapotenziale clientela di ciascuna sotto-zona del comprensorio complessivo.Queste muffole devono essere allestitecon un numero adeguato di fibre ot-tiche già pulite dai tubetti (nel caso dicavi loose) e organizzate all’internodelle cartelle di giunzione, in modo da

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Commenti / Informazioni

Come si fa

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L’angolo di BICSI

BICSI ha annunciato nei primi giorni di Gennaio 2014la disponibilità della 13° edizione del manuale TDMM– Telecommunications Distribution Methods Manual.Fin dalla prima edizione del 1984, il TDMM può van-tarsi di essere il manuale di riferimento definitivo peril progetto delle infrastrutture dei sistemi IT, dei sistemidi telecomunicazione e per la trasmissione delle in-formazioni. Scritto esclusivamente da esperti apparte-nenti alle più importanti aziende del settore, la 13°edizione del manuale TDMM comprende tutte le in-formazioni più importanti per il progetto e per la rea-lizzazione pratica delle reti di oggi e di domani.

Inoltre contiene informazioni per applicare le tecno-logie e le soluzioni più innovative come i sistemi DAS(Distribuited Antenna Systems), le reti PON (PassiveOptical Networks) e le infrastrutture IP per i sistemi AV(Audio Video). “Come i suoi predecessori, la 13° edi-zione del manuale TDMM pone l’enfasi sulla descri-zione delle migliori procedure esecutive tacciate daesperti di tutto il mondo,” ha detto il presidente diBICSI Jerry L. Bowman, RCDD, NTS, RTPM, CISSP,CPP, CDCDP. “questa edizione aggiornata, ancora unavolta, mette a disposizione le informazioni di riferi-mento sulle normative e sugli standard di maggiore in-teresse per i lettori. Sia che il lettore sia un principiantesia che abbia già esperienza di progetto di infrastrut-ture IT, la 13° edizione del manuale TDMM si rivela unriferimento indispensabile che completa ogni raccoltadi manualistica”.

TDMM Ed. 13 è composto da oltre 2100 pagine ed èdiviso in 21 capitoli e 5 appendici.• Principles of Transmission• Electromagnetic Compatibility• Telecommunications Spaces• Backbone Distribution Systems• Horizontal Distribution Systems• ITS Cables and Connecting Hardware• Firestop Systems• Bonding and Grounding (Earthing)• Power Distribution• Telecommunications Administration• Field Testing of Structured Cabling• Outside Plant• Audiovisual Systems• Building Automation Systems• Data Networks• Wireless Networks• Electronic Safety and Security• Data Centers• Health Care• Residential Cabling• Business Development and Project Management• Appendix A: Codes, Standards, Regulations, andOrganizations

• Appendix B: Network Interfaces and DemarcationPoints in the United States

• Appendix C: Regulations and Standards for Emis-sions and Immunity

• Appendix D: Mechanical, Ingress, Climatic/Chemi-cal, and Electromagnetic Considerations

• Appendix E: Legal Considerations for the ITS Dis-tribution Designer

Il manuale TDMM è anche il testo di riferimento su cui sonobasati gli esami per ottenere la certificazione internazionaleBICSI RCDD (Registered Communication Distribution De-signer), pertanto anche i temi d’esame subiranno l’aggior-namento alla nuova versione. BICSI ha stabilito che chi si iscrive all’esame entro il 30 Giu-gno 2014, ha la facoltà di scegliere se sostenere la provacon quesiti basati sulla precedente edizione 12 o sullanuova edizione 13; tutti gli esami sostenuti dopo il 1 Luglio2014 saranno basati esclusivamente sull’edizione 13.Per maggiori informazioni potete consultare il sitoBICSI all’indirizzo: www.bicsi.org/tdmm

nGiacomo Scalzo Bicsi Italy Country [email protected]

TDMM 13a Edizioneè arrivato!

La prima edizione (1984) e l’edizione n. 13 del manuale TDMM

L’angolo di BICSI

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Come realizzare una reteottica passiva (PON) basata su standard inambito aziendale

Industry Association (TIA) ha recen-temente implementato una rete PONnel suo quartier generale di Arlington(Virginia, USA).

n Le reti PONChiamata anche LAN ottica passiva,una PON è un’architettura punto-multipunto che utilizza suddivisoriottici non alimentati per far sì che

una singola fibra ottica monomodalepossa servire più utenti (o dispositi-vi). Una rete PON si compone di unOptical Line Terminal (OLT) nel datacenter o nel vano tecnico principa-le (ER = Equipment Room), degli Op-tical Network Terminals (ONT) pres-so l’utente finale o presso il dispo-sitivo terminale e di un’infrastruttu-ra di cablaggio passiva di fibre

Se in passato sono state considerateun’applicazione di nicchia per in-stallazioni governative ad alto gradodi sicurezza, oggi le reti ottichepassive (PON = Passive Optical Net-works) stanno guadagnando rapida-mente consenso in ambiente azien-dale come mezzo per portare la fibreottiche sempre più vicino all’utentefinale e, nello stesso tempo, velo-cizzare l’installazione della rete, ri-sparmiare spazio e realizzare un’in-frastruttura più rispettosa dell’am-biente e maggiormente sostenibile.Le reti PON stanno rapidamente tro-vando applicazione in diversi am-bienti caratterizzati da un alto nu-mero di porte, come ospedali, uni-versità, campus, hotel, casino, edi-fici ad alta densità di presenze (peresempio i call center) ed edifici de-stinati ad ospitare più aziende. Piùrecentemente le reti PON sono sta-te installate anche in ambienti abasso numero di porte per la loro ca-ratteristica di permettere un sensibilerisparmio in termini energetici, dispazio e di manutenzione. A dimo-strazione dell’interesse per questatecnologia nelle installazioni basatesu standard, la Telecommunications

Case-history: per supportare tutti gli utilizzatori della rete e l’ampia varietà didispositivi presenti nel quartier generale della TIA (Telecommunications Industry Association), è stata scelta la realizzazione di una PON (Passive Optical Network) installando un distributore ottico a 72 porte in grado di amministrare tutti i cavi in fibra ottica che si diramano dall’OLT.‰ A cura di Craig Kegerise (*)

Figura 1 ‰ L’apparato OLT installato nel quartier generale TIA

37Gennaio-Febbraio 2014 z N. 1 z

monomodali che utilizzano la tec-nologia di splitting per “dividere” unasingola linea in ingresso in più lineedi uscita. Nell’area di lavoro, un di-spositivo ONT è collegato alla fibramonomodale e converte il segnale inuno o più uscite per cavo in rame acoppie intrecciate (TP - TwistedPair) per poter interfacciare diretta-mente apparecchiature IP come itelefoni VoIP (Voice over IP), com-puter, lettori di badge, videocamere,o Access Point wireless.Essendo la PON completamente pas-siva, non è necessario fornire ener-gia elettrica tra il data center el’area di lavoro con un risparmio chepuò arrivare anche al 50%, in fun-zione della struttura dell’impianto. Isuddivisori (Splitter) passivi sosti-tuiscono i tradizionali switch attivi esono disponibili in molte varianticomprese quelle che integrano lapossibilità di effettuare permutazio-ni o lo splitting per il servizio di zonae questo permette di evitare l’occu-pazione di una considerevole quan-tità di metri quadri nell’edificio. In-fatti, in un’installazione PON, piùedifici possono essere serviti da ununico vano tecnico principale. La leggera e sottile fibra ottica mo-nomodale utilizzata per collegare icomponenti PON (per esempio daOLT a ONT) richiede minor mate-riale di cablaggio e necessita dimeno spazio nelle condutture conconseguente risparmio nei com po-nenti di sostegno (vassoi) e nei passaggi.Questa combinazione di risparmiosia in termini energetici che di materiale è il motivo per cui le retiPON sono state riconosciute comeuna tecnologia a basso impatto ambientale.Inoltre, grazie alla riduzione dellaquantità di apparecchiature attive ne-cessarie, con le loro esigenze dialimentazione, raffreddamento, spa-zio e materiali, le reti PON permet-tono una realizzazione molto velo-ce. Tipicamente è molto più facile in-stallare una singola fibra verso l’areadi lavoro piuttosto che diversi caviprovenienti dal vano tecnico – spe-cialmente se vengono adottati i com-ponenti plug-and-play oggi disponi-bili per distribuire la fibra mono-modale per tutto il tragitto da OLTfino a ONT.

n Una scelta tecnologicamenteavanzata e “verde”

TIA, responsabile dello sviluppo distandard sulle prestazioni del ca-blaggio di rete, ha preso in consi-derazione le opzioni e si è battutaper installare una soluzione emer-gente tecnologicamente avanzata.In TIA si è voluto inoltre, cogliere ivantaggi di alcune delle tecnologiepiù innovative che le società mem-bri dell’associazione erano in gradodi offrire. “Come organizzazioneche emette standard, siamo in primalinea sul fronte della tecnologia edabbiamo capito che le reti PONrappresentano una delle tecnologiepiù recenti da prendere in conside-razione,” ha detto Tony Zarafshar, ITmanager di TIA. “Anche se tipica-mente la si installa per impianti piùgrandi, abbiamo deciso di utilizzareuna rete PON perché rappresentauna nuova opzione a basso impattoambientale che ha particolarmentestimolato il nostro interesse.”Inoltre, installando una PON, l’Asso-ciazione ha potuto godere dei van-taggi di una soluzione Fiber-to-the-desk (FTTD) senza la necessità di in-stallare nelle apparecchiature finali leschede di interfaccia (NIC) per fibreottiche. Poiché le fibre monomodalidella rete PON vengono convertite inrame nel dispositivo ONT, le norma-li schede con connettore per cavo inrame e altre apparecchiature finali direte possono essere facilmente colle-gate alla rete. “Noi abbiamo già espe-rienza di questo tipo di infrastruttura

perché abbiamo realizzato delle in-stallazioni FTTD nella vecchia sedema, in quel caso abbiamo dovuto ac-quistare schede di interfaccia (NIC)per fibra da installare in ogni server edin ogni computer”, ha detto Bisrat Bai-nesagn, senior network manager inTIA, “Con la rete PON, abbiamo a di-sposizione quattro interfacce in rameper ogni ONT e possiamo evitarequesta spesa.”Il progetto ha anche richiesto una so-luzione che permettesse una realiz-zazione veloce, compatibile con i ri-stretti tempi a disposizione. Usandouna soluzione PON plug-and-play,l’intera installazione è stata portataa termine in meno di due settimane.“Uno degli aspetti più interessantidelle soluzioni PON plug-and-play èche non è assolutamente necessarioavere sul campo un esperto in ter-minazioni ottiche”, ha detto CharlieFox della società Vector Resources,incaricata del progetto e della rea-lizzazione dell’impianto. “È suffi-ciente stendere il cablaggio da uncomponente all’altro e collegarlo.Un altro aspetto che permette di ri-sparmiare tempo è che non è neces-sario condurre il test completo cheaccompagna ogni installazione tra-dizionale. Quando il canale è instal-lato e inizia a funzionare, l’apparatoONT esegue immediatamente il cal-colo delle perdite sulla fibra ottica”.“Quando per la prima volta ci siamointeressati alle reti PON, non è statoper la loro caratteristica di essere unasoluzione a basso impatto ambientale,

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Figura 2 ‰ L’HUB di distribuzione delle fibre ottiche

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38z N. 1 z Gennaio-Febbraio 2014

ma piuttosto per trarre vantaggio dauna tecnologia innovativa e poter in-stallare rapidamente una rete robustae scalabile che potesse offrire alcuni be-nefici chiave”, ha detto Herb Cong don,vice presidente associato per le tec-nologie e lo sviluppo di standard inTIA. “Oltre al fatto che le fibre ottichemonomodali rappresentano quantodi più vicino esiste ad un mezzo di tra-smissione veramente a prova di futu-ro, la PON ci ha permesso di ridurreil consumo di energia e di materialicon meno impiego di apparecchiatu-re elettroniche e solo poche tratte ot-tiche passive al posto di molte tratte inrame”.Oltre ai risparmi in energia, materialie spazio forniti dalle reti PON, TIA stacercando di riutilizzare le apparec-chiature esistenti e di installare ap-plicazioni che permettano di ridurreil consumo di carta e gli sprechi.“Per riutilizzare le apparecchiatureesistenti e mantenere un installazio-ne in conformità con gli standard, ab-biamo anche installato una presa diCat. 6 in ogni area di lavoro, in ag-giunta a due fibre ottiche monomo-dali”, ha detto Congdon. “Durantel’intero processo di pianificazione, lasostenibilità è stata al centro del-l’attenzione. Abbiamo eliminato ladocumentazione cartacea e stiamoinstallando molte applicazioni per ri-durre ulteriormente il consumo dicarta e gli sprechi, come la videoconferenza e le funzioni di monito-raggio remoto per ridurre i viaggi edi conseguenza le emissioni re-sponsabili dell’effetto serra”.

n Un’installazione Plug-and-PlayPer supportare più di 50 utenti e di-versi dispositivi di rete, la PON è sta-ta installata utilizzando un hub di di-stribuzione in fibra ottica a 72 por-te che amministra il cavo in fibra pro-veniente dall’OLT. L’hub utilizza de-gli splitter per distribuire la fibra ver-so tre consolidation point compattie da questi agli ONT nelle aree di lavoro.L’OLT posizionato nel data centerprincipale è una piattaforma packet-based ad alte prestazioni che sup-porta i servizi voce e a larga bandain ingresso. Da quel punto, la fibraottica monomodale pre-terminatacon connettori SC-APC (Angled Phy-sical Contact) collega le cassetteposizionate in un pannello ottico cheha la funzione di punto di intercon-nessione. Il retro di ogni cassetta èequipaggiato con un adapter MPO a12 fibre per permettere una facileconnessione del cavo pre-terminatoa 12 fibre proveniente dall’hub di di-stribuzione. All’interno dell’hub didistribuzione, il cavo a 12 fibre è rac-colto su un tamburo. Da questotamburo viene prelevata solo laquantità necessaria per permettere ilcollegamento al pannello ottico, laquantità di cavo in eccesso rimaneimmagazzinata nell’hub, pertantonon è necessario conoscere in anti-cipo la lunghezza esatta del cavo. Iltamburo può contenere fino a 152 mdi cavo, permettendo all’hub di es-sere collocato virtualmente ovunquenell’edificio.All’interno dell’hub, le 12 fibre

singole del cavo possono supporta-re fino a 9 moduli di suddivisione(splitter) mentre 3 fibre sono colle-gate direttamente. Solo tre fibresono in realtà collegate agli splittere le restanti nove possono essere de-dicate per la distribuzione diretta oriservate ad espansioni future. I tresplitter ottici utilizzano la tecnologiaPLC (Planar Lightwave Circuit) persuddividere ognuna delle tre fibre iningresso in 32 fibre per un totale di96 fibre ottiche in uscita. La tecno-logia PLC offre un più alto rapportodi suddivisione, una divisione dellaluce più precisa e dimensioni com-patte rispetto alle tecnologie tradi-zionali. Nell’hub le 96 fibre sono ri-portate su connettori MPO da 12 fi-bre per permettere un facile colle-gamento dei cavi pre-terminati pro-venienti dai terminali di distribu-zione ottica, che hanno la funzionedi consolidation point vicini all’areadi lavoro.Nel quartier generale TIA, tre termi-nali di distribuzione ottica sono in-stallati vicino alle aree di lavoro chealimentano. Come l’hub, anche i ter-minali di distribuzione sono provvi-sti di appositi tamburi per raccoglierel’eccedenza dei cavi da 12 o da 24fibre. Questi cavi sono stesi all’in-dietro verso l’hub e la quantità nonnecessaria rimane immagazzinatasul tamburo presente nel terminale didistribuzione. All’interno del termi-nale di distribuzione è presente anche un campo di permutazione, attraverso il quale ogni cavo può es-sere opportunamente distribuito alleprese telematiche dell’area di lavo-ro per il collegamento dell’ONT.Mentre la maggior parte delle instal-lazioni PON utilizzano un’unica fibramonomodale verso la presa telema-tica, perché sufficiente per il funzio-namento dell’ONT, TIA ha deciso diinstallare due fibre (duplex) per ognipunto presa per essere conformi conle installazioni tradizionali basatesullo standard TIA-568-C.“Gli standard sono progettati per sup-portare ambienti multi-marca, multi-prodotto e multi-applicazioni”, hadetto Congdon, “e lo standard attua-le nel supportare l’applicazione di fibra fino alla postazione di lavoro (Fiber-To-The-Desk), esige un collega-mento duplex. Abbiamo quindi deci-so di installare una fibra ottica duplex

Figura 3 ‰ I terminali di distribuzione delle fibre ottiche cha agiscono da Consolidation Point vicini allearee di lavoro

39Gennaio-Febbraio 2014 z N. 1 z

dal terminale di distribuzione alla pre-sa telematica per rimanere nell’ambi-to delle indicazioni dello standard. Pergli stessi motivi abbiamo incluso ancheun collegamento in rame di Cat. 6 nel-l’area di lavoro – gli standard preve-dono due prese. Nel nostro caso ab-biamo una presa in rame ed una in fi-bra duplex per ogni area di lavoro. An-che se utilizzeremo una sola fibra ot-tica per il collegamento verso l’ONT,la nostra installazione fatta in ottem-peranza allo standard ci permette disupportare qualsiasi applicazione”.In ogni area di lavoro, l’ONT confor-me con ITU-T G.984 genera quattrointerfacce in rame che supportanoEthernet 10/100/1000 BASE-T per i datie per le applicazioni VoIP. Le quattroporte possono essere utilizzate per

connettere svariati dispositivi, com-presi laptop, personal computer, te-lefoni, stampanti e altre periferiche.Inoltre, ONT a 24 porte sono stati im-piegati per il collegamento dei tele-foni nelle aree di riunione e gli AccessPoint wireless in tutto l’edificio. GliONT sono forniti della funzione di al-locazione dinamica della banda chepermette di modificare la distribu-zione della banda sulle quattro porte.“Una caratteristica molto interessantedell’ONT è che può fornire un piccodi banda su ognuna delle porte se ne-cessario”, ha detto Zarafshar. “L’ONTci mette a disposizione un sistema digestione e di monitoraggio a livello del-la singola porta in modo da poter fa-cilmente controllare la quantità dibanda che ogni utente riceve”.

n Tecnologia in evidenzaPur esistendo altre opzioni per la di-stribuzione della fibra ottica mo-nomodale dall’OLT verso gli ONT inuna rete PON, l’infrastruttura da huba terminale di zona installata alquartier generale di TIA, ha occu-pato la minima quantità di spazio eha richiesto la minima quantità dicavo e, nello stesso tempo, ha for-nito la massima scalabilità e flessi-bilità. Oltre alla facilità di installazione,eliminando la necessità della ter-minazione in campo della fibra,questa nuova rete PON apporta ul-teriori benefici legati alla presenzadella fibra, incluso l’insensibilitàalle interferenze elettromagnetiche,ai disturbi da radiofrequenza(EMI/RFI) e alla diafonia, una mag-giore resistenza meccanica a tra-zione e la disponibilità di banda vir-tualmente illimitata. Con il ridottoimpiego di apparecchiature elet-troniche, le reti PON inoltre ridu-cono i costi per la ricerca dei gua-sti e per la manutenzione, oltre a ri-durre il consumo di energia.Dal processo di installazione estre-mamente veloce, al risparmio di spa-zio, energia e materiali che va incon-tro alle più recenti iniziative per ridurrel’impatto ambientale, la nuova rete diTIA permette un sensibile risparmio suicosti globali sul ciclo di vita e, nellostesso tempo, sfruttando le più recentinovità nella tecnologia PON, la poneal livello delle strutture di un grandeapparato amministrativo o di unagrande azienda.“Pur riconoscendo che la tecnologiadel rame ha fatto un ottimo lavoroevolvendo e seguendo la crescente ri-chiesta di banda”, ha detto Congdon,“per una persona come me, che ècresciuta professionalmente nellacultura della fibra, è comprensibileun certo livello di entusiasmo nel ve-dere una soluzione che effettiva-mente riesce a portare le fibre ottichefino all’utilizzatore”.

n(*) Craig KegeriseProduct Manager Optical Fiber SolutionsTE Connectivity Enterprise [email protected]

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Figura 5 ‰ Gli ONT conformi a ITU-TG.984 installati in ogni area di lavoro per supportare un’ampiagamma di dispositivi, permettono l’allocazione dinamica della banda per fornire, in caso dinecessità, tutta la banda necessaria su ognuna delle quattro porte.

Figura 4 ‰ Il progetto dell’impianto PON per il quartier generale di TIA, richiede la minima occupa-zione di spazio ed impiega la minima quantità di cavo

Commenti / Informazioni

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40z N. 1 z Gennaio-Febbraio 2014

Perché fibra monomodale e connettori APC?Le reti PON utilizzano la tecnologia WDM (Wave Division Multiplexing) che permette di com-binare più segnali ottici su una sola fibra mediante l’uso di differenti lunghezze d’onda dellaluce laser. Questa tecnica permette la comunicazione bidirezionale su un’unica fibra, utiliz-zando una certa lunghezza d’onda per la trasmissione in una direzione e una lunghezza d’on-da differente per la comunicazione nella direzione opposta. La trasmissione WDM esige l’im-piego di fibre monomodali per la maggiore larghezza di banda che le contraddistingue. Il coredi dimensioni ridotte di una fibra ottica monomodale, permette la propagazione della luce secondoun unico percorso (modo), così si riduce la distorsione dovuta alla sovrapposizione degli impulsi.Gli apparati per reti PON prevedono, quindi, l’utilizzo di fibra monomodale per la maggiorecapacità in termini di banda e di lunghezza della tratta.I punti di connessione in una PON possono essere realizzati con connettori simplex SC-UPC(Subscriber Connector – Ultra Physical Contact), anche se è preferibile installare connettori deltipo APC (Angled Physical Contact) per ridurre le riflessioni di energia. Quando una PON distribuisce segnali video in radiofrequenza (RF), viene utilizzata una terza lunghezza d’ondain ambito WDM. Questo genera il fenomeno della riflettenza indietro nei punti di contatto. I sistemi RF sono estremamente sensibili verso ogni forma di riflessione indietro da parte dei connettori – il segnale retro-riflesso si sovrappone al segnale che viaggia in quella direzioneed è causa di degrado del segnale stesso.La differenza fisica tra i connettori APC e quelli UPC è nella geometria della loro estremità. Lasuperficie terminale della ferrula di un connettore APC è finita e lucidata in modo che formiun angolo di 8° rispetto alla perpendicolare all’asse, mentre i connettori UPC sono finiti in modoche la superficie sia perfettamente perpendicolare all’asse. Quando la luce si riflette all’inter-faccia piatta di una connessione UPC, l’energia viene rimandata indietro direttamente verso lasorgente, aumentando il valore del return loss. Al contrario, quando lo stesso segnale passa attraverso una coppia di connettori APC, l’angolazione della superficie di contatto fa sì che laluce riflessa venga inviata nel cladding. L’angolazione dell’estremità terminale di un connet-tore APC riduce la retro-riflessione per lunghezze d’onda di 1500 nm e oltre, per permetterela corretta trasmissione dei flussi video RF (analogici). Occorre tener presente, inoltre, che in futuro le reti PON supporteranno le trasmissioni a 10 Gb/s e utilizzeranno la lunghezza d’ondadi 1577 nm che è anch’essa soggetta al fenomeno della retro-riflessione. Progettare la rete oggicon connettori APC, in previsione degli sviluppi futuri, permetterà di evitare la sostituzione dei connettori in un secondo tempo.

La superficie di contatto perpendicolare di un connettore UPC riflette la luce indietro verso la sorgente, mentre la superficie angolatadi un connettore APC la riflette nel cladding

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La parola ai Produttori

42z N. 1 z Gennaio-Febbraio 2014

n IntroduzioneIl settore dell’Information Technolo-gy è fortemente condizionato dalleesigenze sempre più spinte dei datacenter, ma anche in ambito azien-dale è oramai condivisa la necessi-tà di maggiore larghezza di banda.Nei data center l’attuale esigenza dibanda è spesso superiore allo stan-dard Ethernet a 10 Gb/s. In alcunestrutture, sono già stati implementatigli standard Ethernet a 40 Gb/s e 100Gb/s per soddisfare la richiesta di ap-plicazioni di elaborazione a elevateprestazioni (ad esempio switching,routing, virtualizzazione di server,cloud computing ed esigenze di sto-rage più complesse) e che richiedo-no maggiore larghezza di banda.Oltre ai data center, anche le comu-nicazioni Ethernet ad alta velocità, tracui applicazioni mobili, social mediae interattivi (sia mobili a banda lar-ga che applicazioni di video-on-de-mand HD), sono diventate parte del-le operazioni di business quotidianedi un’azienda, determinando un

considerevole impegno della rete. Considerando questo scenario, nonsorprende che i responsabili dellereti IT e dei data center si chiedanose l’infrastruttura di cablaggio at-tualmente installata sia in grado difar fronte alla crescente esigenza dithroughput e se per supportare ve-locità più elevate siano necessari ag-giornamenti dell’infrastruttura. Ine-vitabilmente questi problemi indu-cono molti a chiedersi “Quale in-frastruttura di cablaggio è più adat-ta a supportare Ethernet a 40 Gb/s e100 Gb/s?”

z Iniziamo dagli standardL’implementazione di applicazioni avelocità più elevate ha il vantaggiodi garantire il trasferimento di un vo-lume maggiore di informazioni nel-la stessa quantità di tempo permet-tendo quindi di ottenere una mino-re congestione di rete e tempi di inat-tività ridotti. Storicamente, ogni nuo-va generazione di standard Ethernetviene prima pubblicata per l’impiego

Le fondamenta per velocità sempre maggiori Con i crescenti volumi di dati che le organizzazioni si trovano a gestire e lemaggiori esigenze in termini di rete IT generate dalle nuove tecnologie, cre-sce parallelamente la necessità di disporre di velocità di trasmissione dati piùelevate. Si è discusso molto riguardo a quello che sarà il prossimo passo nel-l’evoluzione della velocità, comprese le future applicazioni a 40 Gb/s e 100Gb/s e gli enti di normalizzazione stanno già lavorando per mettere a puntostandard in grado di soddisfare queste esigenze. A seguito di questi sviluppici si chiede ora se le infrastrutture di cablaggio esistenti, le fondamenta di ognirete, saranno adeguate a supportare i nuovi scenari. Valerie Maguire di Siemonpresenta il punto di vista dell’esperto su alcuni aspetti importanti e che meri-tano qualche riflessione.‰ Valerie Maguire (*)- Siemon

43Gennaio-Febbraio 2014 z N. 1 z

su mezzi di trasmissione in fibra ot-tica e in rame twinax, in seguito ven-gono pubblicati i documenti speci-fici per il funzionamento su cablag-gio in rame bilanciato a coppie ri-torte. Seguendo questa tendenza,l’impegno della task force per Ether-net a 40 Gb/s e 100 Gb/s ha porta-to, nel giugno 2010, alla pubblica-zione dello standard IEEE 802.3ba™,in grado di supportare velocità ope-rative di 40 Gb/s e 100 Gb/s su ca-blaggio in fibra ottica monomodalee multimodale. Questo standard spe-cifica inoltre applicazioni Ethernet a40 Gb/s e 100 Gb/s per l’imple-mentazione su cablaggio in rametwinax fino a un massimo di settemetri, tipicamente utilizzato nelleapplicazioni che prevedono unaconnessione diretta tra apparati neidata center. Conoscendo la com-plessità alla base della soluzione10GBASE-T su cablaggio a doppinobilanciato, in molti si sono chiesti sequesto mezzo fosse in grado di sup-portare velocità di trasmissione datida 40 Gb/s.Nel luglio 2012, IEEE 802.3 ha av-viato una “call for interest” (CFI) perquantificare la necessità e l’interes-se del settore nello sviluppo di unostandard BASE-T Ethernet di nuovagenerazione per la trasmissione datisu cablaggio a coppie ritorte bilan-ciato a una velocità superiore ai 10Gb/s. Il livello di interesse è statocosì elevato che è stato costituito ilgruppo di studio IEEE 802.3 Next Ge-neration BASE-T Study Group per svi-luppare una richiesta di autorizza-zione al progetto (Project Authori-zation Request, PAR), definendo 5criteri e i relativi obiettivi. Questevoci sono state esaminate e appro-vate dal gruppo di lavoro IEEE 802.3Ethernet Working Group e hannoportato alla creazione di una task for-ce ufficiale per il progetto IEEE 802.340GBASE-T nel marzo 2013.Contemporaneamente, le organiz-zazioni di standardizzazione ISO/IECe TIA hanno approvato progetti perlo sviluppo di una nuova categoriadi cablaggio per supportare la tec-nologia 40GBASE-T. Questi progettisono tuttavia in una fase di sviluppoancora troppo prematura per poterfissare definitivamente i requisiti effettivi di cablaggio. Il progettoISO/IEC si occuperà di valutare sia la

capacità dei canali esistenti confor-mi al documento ISO/IEC 11801che quella di canali con caratteri-stiche prestazionali estese e/o avan-zate, mentre il progetto TIA è foca-lizzato esclusivamente sulla defini-zione di una nuova categoria di ca-blaggio in grado di supportare mag-giore capacità per le applicazioni fu-ture (di recente denominata Cate-goria 8). Dalle prime indicazioniemerge che il cablaggio schermatooffre vantaggi rispetto a quello nonschermato sia in termini di capacitàche di massimizzazione della lun-ghezza di canale e sarà pertanto lastruttura preferita per il cablaggio inrame di nuova generazione.Si prevede che, se e quando sarà ap-provata, l’applicazione IEEE 802.3Ethernet a 40 Gb/s per cablaggio inrame a coppie ritorte sarà mirato asupportare le applicazioni dei datacenter e che il modello di canale delcablaggio verrà modificato di con-seguenza. In particolare, il 40GBA-SE-T avrà come obiettivo il funzio-namento su un canale a 2 connettorisu di una lunghezza di almeno 30metri. È inoltre possibile che la lun-ghezza massima totale consentita peril cavo da bretella trefolato nel ca-nale verrà ridotta ad un valore infe-riore agli attuali 10 m.

Non c’è quindi da meravigliarsi semolti esperti concordano sul fatto cheil cablaggio a coppie ritorte bilanciatorimarrà a lungo la soluzione domi-nante. La maggior parte dei datacenter, in realtà, per supportare la co-municazione Ethernet, adotteranno

una combinazione di cablaggio bi-lanciato in rame e in fibra ottica. Lafibra ottica continuerà probabil-mente a essere utilizzata nei datacenter per le principali applicazionidi storage e di networking per di-stanze superiori a 100 m o per leutenze con un budget di eserciziopiù elevato che intendono adottaresoluzioni 100 Gb/s a prova di futuro.

z Opzioni di cablaggio in fibra ot-tica a 40 Gb/s e 100 Gb/s

Lo standard IEEE 802.3ba specificaopzioni di cablaggio in fibra otticamultimodale e monomodale perEthernet a 40 Gb/s e 100 Gb/s. Le ap-plicazioni 40GBASE-SR4 su 8 fibremultimodali e 100GBASE-SR10 su 20fibre multimodali, sono supportatedal cablaggio in fibra ottica OM3fino a 100 m e OM4 fino a 150 m.40GBASE-LR4 e 100GBASE-LR4, fun-zionanti su 2 fibre, sono supportatidal cablaggio in fibra ottica mono-modale fino a 10 km. 100GBASE-ER4, funzionante anch’essa su 2 fi-bre, è supportato dal cablaggio in fi-bra ottica monomodale fino a 40 kme 40GBASE-ER4, la corrispettiva ap-plicazione monomodale a lunga di-stanza a 40 Gb/s su 2 fibre per in-stallazioni fino a 40 km, è in fase difinalizzazione da parte della task for-ce per fibre ottiche a 40 Gb/s e 100Gb/s IEEE 802.3bm. La fibra OM4 offre vantaggi in termi-ni di lunghezza del collegamento ri-spetto al cablaggio OM3 ed è consi-gliata dagli standard di settore per l’im-plementazione nei data center di nuo-va costruzione. Sebbene collegamenti

La parola ai Produttori

La parola ai Produttori

44z N. 1 z Gennaio-Febbraio 2014

da 150 m nei data center oggi sianopiuttosto rari, la maggiore lunghezzapuò garantire flessibilità per supportareapplicazioni future come l’applica-zione 100GBASE-SR4 8-fibre 100 Gb/sattualmente in fase di sviluppo da par-te della task force per fibre ottiche a 40Gb/s e 100 Gb/s IEEE 802.3bm e cheha come obiettivo il funzionamento sucablaggio in fibra OM4 fino a 100 m(l’attuale lunghezza target per OM3 è70 m). Inoltre, il cablaggio in fibra ot-tica OM4 può sostenere con maggio-re facilità espansioni della rete e mo-difiche di progetto.La stessa infrastruttura monomodale infibra ottica potrà supportare 10GBA-SE-LR, 40GBASE-LR4 e 100GBASE-LR4. D’altra parte oggi è necessariaun’infrastruttura in fibra multimodaleOM3 o OM4 decisamente più com-plessa (costituita da 8 fibre per colle-gamento) per supportare 40GBASE-SR4 rispetto a quella necessaria per10GBASE-SR, mentre ne serve una an-cora più complessa (costituita da 20 fi-bre per collegamento) per supportare100BASE-SR10. La buona notizia è chela complessità dell’aggiornamentoEthernet multimodale a 100 Gb/s si ri-durrà quando sarà disponibile l’ap-plicazione multimodale 100GBASE-SR4. Malgrado questa complessitàaggiuntiva, i responsabili dell’IT de-vono tuttavia ricordare che è più effi-ciente in termini di costi l’aggiorna-mento di un impianto di cablaggio infibra ottica multimodale esistente conapparati 40GBASE-SR4 o 100GBASESR10 piuttosto che con apparati40GBASE-LR4 o 100GBASE-LR4.

z RaccomandazioniUn buon equilibrio tra cablaggio inrame e cablaggio in fibre otticheconsentirà di risparmiare in terminidi Capex e Opex a breve, medio elungo termine.Per le grandi aziende, soluzioni dicablaggio che supportano più gene-razioni di applicazioni garantisconosempre il miglior ritorno degli inve-stimenti. È probabile che le soluzioni100 Gb/s Ethernet attualmente di-sponibili vengano implementateesclusivamente da quegli utenti finaliche hanno una necessità più urgen-te di velocità di trasmissione dati ele-vate, in quanto il sistema di cablag-gio 100GBASE-SR10 è al momentopiù complesso rispetto al sistema

40GBASE-SR4 e i dispositivi100GBASE-LR4 sono significativa-mente più costosi dei dispositivi40GBASE LR4. Per le applicazioni sucavo in rame bilanciato a coppie ri-torte, il cablaggio schermato offremaggiori vantaggi sia in termini dicapacità che di immunità al rumoree costituirà la struttura di cablaggioin rame preferenziale. Per le imple-mentazioni in fibra ottica, fino aquando le lunghezze massime nonvengono superate, le soluzioni in fi-bra multimodale garantiscono agliutenti la maggiore convenienza.Una soluzione a 8 fibre per colle-gamento che utilizza dispositivi diinterconnessione plug-and-playMTP™ (o MPO), supporta oggi10GBASE-SR e 40GBASE SR4 e per-metterà l’aggiornamento all’appli-cazione 100GBASE-SR4 attualmen-te in fase di sviluppo da parte dellatask force per fibre ottiche a 40Gb/s e 100 Gb/s IEEE 802.3bm. Col-legamenti di lunghezza superiorerichiederanno soluzioni in fibra ot-tica monomodali, che possono ave-re costi molto alti. In questo caso èconsigliabile che gli utenti finaliscelgano l’applicazione che sup-porterà certamente le loro esigenzeper i successivi cinque anni.

z Guardando ulteriormente al fu-turo

Secondo una recente pubblicazionedell’IEEE Ethernet Bandwidth Asses-sment Ad Hoc (www.ieee802.org/3/ad_hoc/bwa/BWA_Report.pdf), levelocità di rete dei data center do-vranno essere 10 volte più elevatenel 2015 di quanto non lo siano sta-te nel 2010 e 100 volte superiori en-tro il 2020. Adottare 40GbE e100GbE semplicemente non è suffi-ciente per alcuni utenti finali! E in ef-fetti, nel marzo del 2013 è stato for-mato il gruppo di studio IEEE 802.3per cominciare ad indagare sul pro-tocollo 400Gb/s Ethernet, conl’obiettivo di rispondere all’esigenzadi throughput superiore rispetto agliattuali 100Gb/s.

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(*) Valerie Maguire, Director of Standards &Technology, Siemon

Note Biografiche: Valerie Maguire, BSEE, dirige in Sie-mon il settore standard e tecnologie,ed è specializzata in cablaggio adoppino bilanciato, in cablaggioper telecomunicazioni in fibra otti-ca e in teoria della trasmissione. È vicepresidente del TIA TR-42 Tele-communications Cabling SystemsEngineering Committee, vicepresi-dente del TIA TR-42.7 Copper Ca-bling Subcommittee, trait d’union traTIA TR-42 e IEEE 802.3, tesoriere del-l’IEEE 802.3 Ethernet WorkingGroup, segretario dell’IEEE 802.3Maintenance Task Force, e clause 1editor dello standard IEEE 802.3-2012. È autrice di oltre 45 articoli edocumenti tecnici, è titolare di unbrevetto depositato negli Stati Uni-ti e nel 2008 ha ricevuto il premioHarry J. Pfister Award for Excellencein Telecommunications.

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Non solo tecnica

46z N. 1 z Gennaio-Febbraio 2014

Installazioni Professionalia norma CEIUna recente norma del Comitato Elettrotecnico Italiano, la CEI 79-3, costituisce una novità nel panorama normativo italiano perché, oltre alla caratteristiche tecniche di un sistema antintrusione e antirapina, definiscenell’allegato K, anche le competenze richieste a chi si occupa della proget-tazione, installazione e manutenzione di questi sistemi.‰ a cura della Redazione (*)

“L’allegato K alla CEI79/3 definisce, per gliInstallatori di sistemi disicurezza, concetti giànoti ai Teleimpiantistiche operano nella rea-lizzazione di Sistemid’Utente per la Comu-nicazione elettronica.”Così Modesto Volpe,Presidente Assotel,conferma l’importanzadei questa recente nor-mativa.

D Perché Assotel, che rappresenta imprese che realiz-zano Sistemi Tlc/Ict, recepisce favorevolmente unanorma scritta per il settore della sicurezza?

R Assotel rappresenta le imprese che realizzano sistemielettronici interconnessi a rete pubblica. Oggi, moltisistemi di sicurezza, sono in pratica anche impianti ditelecomunicazioni, basta pensare alla videosorve-glianza IP. Inoltre, la stessa norma CEI 79-3 prevedeche anche un sistema antintrusione di livello minimodebba obbligatoriamente essere allacciato alla retepubblica di comunicazione elettronica per l’inoltrodei segnali d’allarme. TLC, ICT e IP Security sono or-mai settori affini e, nel contempo, complementari perquesto è necessario che ogni azienda possieda strut-tura, organizzazione e professionalità sufficienti per ri-spondere alle molteplici esigenze dei committenti.

D Le direttive dell’allegato K alla Cei 79-3 che definiscecompetenze e struttura di un’azienda professional-mente organizzata sono un riferimento anche per iTeleimpiantisti?

R Certamente. Assotel sostiene da sempre che gli im-prenditori che si propongono sul mercato della

realizzazioni di sistemi TLC, ICT e IP Security debbanodimostrare, con una certificazione indipendente, capacità professionale, organizzazione e strutturaaziendale. Il tutto a garanzia dei committenti pubblicie privati.

D Certificazioni professionali indipendenti a garanziadei committenti?

R Esatto. Troppo spesso infatti si ritiene che il mercatopossa autopromuovere determinare la qualità esecu-tiva e troppi sono coloro che nascondono il loro pres-sapochismo affermando che le regole siano solo lac-cioli che imbrigliano la libera imprenditorialità. Oggi,la mutata situazione economica, lo sviluppo di tec-nologie sempre più “includenti” e, non da ultimo, lacrescente complessità delle soluzioni necessarie perrispondere alle diversificate richieste dai committentievidenziano come sia indispensabile definire lineeguida, passi, organizzazione aziendale e competenzeindividuali per progettare, realizzare e manuteneresistemi elettronici che devono garantire continuità edefficienza soprattutto nella telefonia, nella teleinfor-matica e nella security. Per questo Assotel sta predi-sponendo un piano di certificazione volontaria delleimprese di settore, a garanzia dei committenti pubblicie privati.

D Un piano di certificazione volontaria delle imprese disettore per risponde all’attuale “vuoto normativo”?

R Ai sensi delle disposizioni del DLgs. 81/08 per la sa-lute e la sicurezza sul lavoro i committenti hannol’obbligo di rivolgersi solo ad imprese capaci ed affi-dabili. Oggi però, le recenti abrogazioni delle leggi disettore hanno lasciato senza regole il mercato dei si-stemi d’utente interconnessi a rete pubblica ed è im-possibile per i committenti avere riferimenti certi e im-parziali. Assotel, come molte altre realtà associativeche rappresentano operatori impiantisti di altri settori,condivide la necessità di qualificare i propri associati

47Gennaio-Febbraio 2014 z N. 1 z

Non solo tecnica

perché possano presentarsi al mercato forti di regolechiare, applicabili e verificabili.

D Tornando alla CEI 79/3, quali sono le competenze ri-chieste?

R I relatori della norma con l’allegato K mirano ad in-dividuare le competenze specifiche dei soggetti che,a vario titolo, operano per la realizzazione di un si-stema di sicurezza. Innanzitutto, per rispondere aquesto obiettivo, la norma distingue la progettazionedalla messa in opera e la progettazione dalla realiz-zazione. Ai progettisti sono richieste esperienza e ca-pacità atte a svolgere le attività di valutazione del ri-schio, la progettazione tecnica dell’impianto e, ovenecessario, la validazione legale di quanto proget-tato. Di contro all’installatore/manutentore si richiededi possedere le conoscenze, l’esperienza e la capacitànecessarie per svolgere le attività di pianificazione,installazione, manutenzione e riparazione sia dei si-stemi cablati, sia delle apparecchiature elettroniche disistema.

D Oltre alle competenze dei singoli è necessario dimo-strare un’adeguata organizzazione aziendale?

R L’impresa, indipendentemente dalla sua forma giuri-dica, deve possedere una propria struttura funzionalee amministrativa, oltre alle competenze dimostrateper operare nell’ambito della vendita, progettazione,esecuzione, messa in servizio e manutenzione nonsolo dei sistemi semplici ma anche di quelli più com-plessi.

D Tutte le attività devono essere assegnate necessaria-mente al personale interno?

R La norma ammette che l’impresa contrattualmente in-caricata possa anche realizzare parte dell’opera insubappalto, fermo restando l’assunzione di responsa-bilità congiunta. In ogni caso, le attività non svolte di-rettamente dall’impresa assegnataria dei lavori de-vono essere dichiarate contrattualmente. Inoltre, deveessere adottato un sistema di gestione della qualità,completato da un piano formativo e informativo ri-volto al personale. Il tutto completato da adeguatecompetenze di tipo economico e finanziario, benchéqueste ultime incombenze possano anche essere de-legate a fornitori esterni.

D L’organizzazione aziendale richiamata dalla norma-tiva non rischia di far aumentare i prezzi?

R Non possiamo dimenticare che un sistema elettro-nico per la sicurezza o per le telecomunicazioni è ca-ratterizzato da un’elevata complessità progettuale e dimessa in opera. La progettazione esecutiva deve es-sere dettagliata per garantire, nel tempo, le attività dimanutenzione o gli eventuali interventi di espansione.Per questa ragione viene richiesta la presenza di un re-ferente per la gestione dei rapporti con il cliente, cosìcome la definizione di una procedura operativa el’identificazione del personale incaricato della custo-dia e conservazione delle documentazioni sensibili o riservati. Quando un impianto tratta o tutela

informazioni sensibili, infatti, alcuni dati realizzatividevono essere adeguatamente tutelati. Certo tutto que-sto comporta un costo iniziale maggiore, ma abbattele successive spese di manutenzione e offre la garan-zia di essersi affidati a un operatore davvero qualifi-cato.

D Non possiamo negare, però, che in una fase econo-mica difficile, tutti puntano a ridurre i costi...

R Se ridurre i costi significa mancata progettazione, pro-dotti scadenti e realizzazioni inaffidabili non credo siauna vero risparmio. Non è una valida soluzione nep-pure quella di affidare i lavori a chi opera abusiva-mente o ai dopolavoristi che non emettono fattura. An-che un basso prezzo orario della manodopera non ègaranzia di risparmio se questo personale impiegapoi una giornata per interventi che un tecnico spe-cializzato farebbe in pochi minuti. Ricordo che una si-mile strada, poco lungimirante, fu percorsa già nell’87quando vennero liberalizzate le attività di manuten-zione degli impianti telefonici. Molti, avendo limitastruttura aziendale, si proposero con prezzi competi-tivi e si aggiudicarono il lavoro, salvo poi non riuscirea rispettare i contratti, con gravi disservizi e costoseconseguenze.

D In una momento difficile come l’attuale quali consi-gli si sente di dare ai nostri lettori?

R Cabling & wireless è una rivista con contenuti tecnicisicuramente elevati, presuppongo quindi che i vostrilettori siano persone preparate e capaci. Purtroppoperò, in momenti di affanno come quello che stiamoattraversando, è indispensabile la partecipazione deitecnici, vostri lettori, ai processi politico-economicifondamentali per lo sviluppo dell’attività imprendito-riale di settore. Consiglio dunque, anzi chiedo ai let-tori più preparati di esprimere opinioni, formulareproposte e farle giungere a chi ha il potere di in-fluenzare la nostra vita di cittadini e di imprenditori.Consiglio anche di sostenere l’attività delle associa-zioni che, specie in questo momento, sono una com-ponente importantissima dei dibattiti in corso. Assotel,ad esempio, è sempre pronta ad ascoltare imprenditorie maestranze di settore per raccogliere le diverseistanze, sintetizzarle e trasformarle in azioni e propo-ste concrete.

D Presidente, grazie per le suo parole e per i consigliche condividiamo…

R Fondamentale, per lo sviluppo del dibattito istituzio-nale, è indispensabile anche la possibilità di avere vi-sibilità per divulgare argomentazioni e prese di posi-zione. Sono dunque io che ringrazio C&W per ladisponibilità che sempre dimostra per i temi associa-tivi e per l’impegno nel dare spazio anche a tematichenon tecniche.

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Per maggiori informazioni:www.assotel.it Tel. 0248008956

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48z N. 1 z Gennaio-Febbraio 2014

Novità in evidenzaUna vetrina dei prodotti, soluzioni e annunci più recenti, presentati sinteticamente dalle stesse aziende produttrici o distributrici.

n Da FIORE le Speed Dome analogiche di HIKVISION La gamma completa di Speed Dome offre in analogico un numero di linee mairaggiunto. Qualità di immagine ed eccellente risposta in condizione di bassaluminosità si uniscono ad importanti funzionalità di movimentazione PTZ.Fiore presenta la gamma di Speed Dome analogiche con Smart Tracking a750TVL ad elevata sensibilità di Hikvision. In un mercato del TVCC in cui la soluzione IP sta pareggiando quella analo-gica, Hikvision offre una soluzione analogica in grado di generare un numerodi linee mai raggiunto, dove qualità di immagine ed eccellente risposta in con-dizione di bassa luminosità si uniscono ad importanti funzionalità di movi-mentazione PTZ. La nuova gamma di Speed Dome analogiche è disponibilenelle versioni con e senza illuminatori IR, con zoom ottico 23X, rispettiva-mente i modelli DS-2AF7264-A e DS-2AF5264-A e nelle versioni con e senzailluminatori IR con zoom ottico 36X rispettivamente i modelli DS-2AF7268-A e DS-2AF5268-A. Tutti i modelli offrono eccellenti prestazioni in condizioni di bassa luminosità,grazie ad una sensibilità di 0.02lux in modalità Day (a colori) e di 0.002luxin modalità Night (in b/n). Inoltre garantiscono immagini alla risoluzioneWD1 a 700TVL a colori (750TVL in b/n). La caratteristica day/night a com-mutazione meccanica del filtro IR assicura un’elevata nitidezza dell’immaginesia a colori che in b/n.Queste telecamere sono dotate di LED ad elevate prestazioni con portata finoa 120mt (in condizioni di 0lux) con funzionalità di zoom proporzionale alcampo di ripresa. L’avanzata tecnologia di riduzione del rumore “3D DNR” el’eccellente capacità e sensibilità di ripresa in condizioni notturne garantisconoqualità e nitidezza di immagine sia di giorno sia per applicazioni in completaassenza di illuminazione. Il WDR Digitale fornisce un’ottima risposta per ap-plicazioni in presenza di sovraesposizioni e con forti contrasti chiaro-scuro.Con sensori CCD da 1/4” Interline Transfer e da 1/3” Sony Exview HAD II pre-senti all’interno si possono ottenere immagini ad elevata sensibilità, con unavisibilità anche in condizioni di scarsa luminosità. L’illuminazione minima incondizioni di immagine a colori è di 0.02 Lux che diminuisce ulteriormentea 0.002 Lux in condizioni di immagine in b/n. La funzionalità HLC aggiungequalità all’immagine, correggendo gli effetti di eccessiva sovraesposizione,come ad esempio, i fari delle automobili.Le Speed dome permettono la memorizzazione di 256 preset, 8 patrol e 4 pat-tern, e l’impostazione di fino a 8 zone di Privacy. Le funzionalità Park e Po-wer Off Memory garantiscono il ripristino automatico dell’operatività delladome a seguito di un controllo manuale dell’utilizzatore oppure a seguito diuna totale assenza di alimentazione. Preset, Patrol, Pattern e altre azioni pos-sono essere attivate automaticamente sfruttando i 7 ingressi di allarme che cisono di serie a bordo delle speed dome. Sono disponibili anche 2 uscite a relè.La caratteristica di “Posizionamento Intelligente 3D” permette all’operatore unpiù facile puntamento della scena da riprendere, disegnando con il mouse unriquadro dell’area interessata direttamente sopra l’immagine.La nuova gamma di speed dome analogiche integra la funzionalità di Smart Trac-king, con la quale la telecamera intercetta il movimento di un soggetto nell’areadi ripresa, inseguendolo per un periodo di tempo preimpostato. E’ possibile im-postare un valore di zoom con il quale verrà eseguita la ripresa di tracking.

Per maggiori informazioni: www.fioresrl.com

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49Gennaio-Febbraio 2014 z N. 1 z

n Siemon presenta il sistema di gestione cavi RouteIT® per cablaggi ad ele-vata densità

Siemon, azienda specializzata in infrastrutture di rete a livello globale, ha pre-sentato RouteIT®, un nuovo sistema di passacavi verticali e orizzontali pro-gettato appositamente per i sistemi di cablaggio ad elevata densità di aziendee data center.Le colonne passacavi verticali RouteIT consentono di proteggere e instradarerapidamente cavi orizzontali e di permutazione in sistemi di cablaggio di retead alta velocità. I pettini ad alta capacità, sostituibili sul campo, possono con-tenere tranquillamente più di 48 cavi di categoria 6A per ogni unità rack, pergestire senza soluzione di continuità pannelli di permutazione ad alta densitàe blade switch, offrendo un raggio di curvatura che impedisce la deformazionedei cavi in ingresso o in uscita dai passacavi verticali. I passacavi verticali RouteIT, disponibili a singolo o a doppio accesso in unvasto assortimento di larghezze, così come quelli orizzontali sono dotati di pet-tini da 4 o 6 pollici, e risultano essere ideali per gli innovativi rack Siemondella serie VersaPOD® e RS. Le colonne passacavi verticali a doppio accesso sono dotate di sportelli e pet-tini anteriori e posteriori, mentre le staffe divisorie regolabili consentono di au-mentarne la capacità a seconda delle esigenze, sul lato anteriore per i cavi dipermutazione o sul lato posteriore per i cavi di distribuzione orizzontale. I pas-sacavi orizzontali RouteIT, disponibili in 1U, 2U e 4U, sono dotati di coper-chi rimovibili a doppia cerniera che semplificano l’accesso.Le colonne passacavi verticali RouteIT sono dotate di sportelli a doppia cer-niera a tutta lunghezza che proteggono e celano i cablaggi con particolare at-tenzione all’estetica. Con un facile movimento del blocco del supporto, è pos-sibile accedere in maniera rapida e semplice da entrambi i lati; gli sportelli,inoltre, possono essere smontati completamente nella fase di riempimento ini-ziale. È disponibile un coperchio opzionale più largo per rack Siemon serie RS,per celare canali di notevole profondità.“Abbiamo presentato i nuovi passacavi orizzontali e verticali RouteIT, destinatiin particolare ai sistemi di cablaggio ad alta densità in vari ambienti di tele-comunicazione”, afferma Dave Valentukonis, responsabile della BU Siemondedicata ai sistemi di supporto per i cablaggi. “Le colonne passacavi verticaliRouteIT sono estremamente flessibili: Sono disponibili in varie larghezze, 10,12 e 16 pollici (maggiormente utilizzati nel settore), con staffe divisorie posi-zionabili anche per ridurre la capacità dalla parte anteriore a quella posteriore”.Le colonne passacavi verticali RouteIT sono anche in grado di ospitare PDUe sono dotate di numerosi punti di fissaggio per il montaggio delle PDU ad ag-gancio rapido (tool-less) sia nelle colonne a doppio accesso che nella parte po-steriore di quelle ad accesso singolo. La struttura centrale delle colonne pas-sacavi verticali è profonda 6 pollici così come le strutture portanti dei rackdedicati al cablaggio in modo da sfruttarne tutta la capacità, mentre il loro de-sign a struttura indipendente consente di allestire e collocare le colonne pas-sacavi prima dell’assemblaggio ai rack. I passacavi RouteIT orizzontali e ver-ticali sono dotati anche di vari punti di montaggio per accessori ad agganciorapido Siemon, rocchetti per fibra e fascette fermacavi, in modo da poter se-gregare con facilità vari tipi di mezzi di trasmissione.

Per ulteriori informazioni sulla soluzione di gestione dei cavi orizzontali e ver-ticali Siemon RouteIT®, consultare il sito: www.siemon.com/RouteIT

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50z N. 1 z Gennaio-Febbraio 2014

n La nuova linea di telecamere MOBOTIX: sensibilità alla luce e livello di det-taglio senza precedenti

Grazie all’ottimizzazione Low-Light di MOBOTIX, i nuovi modelli di teleca-mera IP da 5 Megapixel D25, M25 e Q25 forniscono immagini ad alto con-trasto e prive di sfocature generate dal movimento. Oltre a una sensibilità allaluce notevolmente più alta rispetto ai modelli precedenti, i nuovi modelli of-frono oltre il doppio di pixel rispetto allo standard di immagine Full HD. Tra le principali novità da segnalare, la funzione di rilevamento dei movimentidi nuova concezione: indipendentemente dal fatto che siano presenti oggettidi grandi dimensioni in primo piano e oggetti piccoli in secondo piano, ilMxActivitySensor integrato consente la registrazione dei video o l’attivazionedi allarmi solo se nell’immagine avviene effettivamente qualcosa di importante.Elementi di disturbo quali alberi che ondeggiano al vento, ombre, nuvole inmovimento o nevicate vengono eliminati grazie al sensore di movimentoconfigurato sia automaticamente che manualmente, con la possibilità di se-lezionare un’area precisa dell’immagine e la direzione del movimento deglioggetti.

I tre modelli sono resistenti alle intemperie, funzionano a temperature da -30a +50 °C e si distinguono solo per via del design e dei sensori aggiuntivi. Men-tre infatti la D25 è una telecamera compatta, studiata sia per ambienti interniche esterni e può essere dotata di un sistema di protezione antivandalo, la M25dispone di un microfono ed è stata progettata specificamente per resistere acondizioni meteorologiche estreme.

Caratteristica principale della nuova Q25, che la contraddistingue dagli altrimodelli della stessa famiglia, è invece quella di generare immagini panora-miche a 180 gradi, in grado di sorvegliare un intero ambiente in maniera com-pleta, ovvero senza “zone morte”. Ciò consente di monitorare una scena moltopiù semplicemente che non con una configurazione di più telecamere instal-late in diversi punti. Il fatto che la funzionalità di zoom dei dettagli sia co-munque disponibile consente di ridurre considerevolmente il numero di tele-camere e i costi.  

Tutti i nuovi modelli di telecamera ora dispongono anche del collegamentoMxBus che consente di integrare con facilità funzioni aggiuntive della GPS-Box tra cui, oltre alla posizione, alla temperatura dell’ambiente e al grado diluminosità, anche i tempi esatti per la registrazione video. In tutti i modelli,la registrazione avviene sia sulla scheda SD interna che su uno stick USB op-pure, tramite rete IP, su unità disco rigido NAS con capacità di memorizza-zione praticamente illimitata.

App MOBOTIXCon l’App MOBOTIX per iPhone* e iPad* è possibile visualizzare da qualsiasiparte del mondo ciò che accade negli ambienti sorvegliati dalle telecamere,sia dal vivo che tramite le registrazioni. La telecamera riduce al minimo le di-mensioni del video al fine di facilitare l’accesso da posizioni remote, renderepossibili le ricerche nei flussi video ad alta risoluzione anche in caso di con-nessioni lente e frame rate bassi, senza perdita di dettagli.

In tutti i modelli MOBOTIX, la registrazione avviene sia sulla scheda SD in-terna che su uno stick USB oppure, tramite rete IP, su unità disco rigido NAScon capacità di memorizzazione praticamente illimitata. Questa registrazione“decentralizzata” attraverso la rete tramite le telecamere stesse consente di au-mentare fino a dieci volte il numero di telecamere gestibili da ogni server ri-spetto alla registrazione centralizzata basata su VMS della concorrenza e nonrichiede né PC né software. In particolare, nel caso di registrazioni eseguiteda numerose telecamere, la soluzione “decentralizzata” consente di ridurre alminimo i requisiti di spazio di memorizzazione, in quanto ogni telecamera,a prescindere dalle immagini live, è in grado di ridurre il frame rate e le di-mensioni immagine ai valori necessari per la registrazione.

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51Gennaio-Febbraio 2014 z N. 1 z

La telecamera emisferica Q25 fornisce immagini panoramiche a 180 gradi conuna precisione dei dettagli ancora superiore.  La tecnologia di immagine pa-noramica sviluppata da MOBOTIX consente di sorvegliare in maniera di-screta un intero ambiente con un’unica telecamera, offrendo una panoramicamigliore rispetto a quando si utilizzano più telecamere, permettendo di ingrandire simultaneamente i dettagli. Ciò consente di ridurre sensibilmenteil numero di telecamere necessarie e, naturalmente, i costi. Diversamente dallesoluzioni della concorrenza, la correzione della distorsione emisferica avvieneall’interno della telecamera MOBOTIX anziché nel PC: ciò significa che i datidell’immagine vengono ridotti drasticamente già prima della trasmissione edella memorizzazione. La soluzione “decentralizzata” di MOBOTIX riduce ilcarico di rete e consente di visualizzare decine di telecamere emisferiche suiPC e soprattutto sugli Smartphone.(*iPhone e iPad, sono marchi di Apple Inc. registrati negli Sati Uniti e in altriPaesi.) 

Per maggiori informazioni: www.mobotix.com/ita_IT/

n ALLIED TELESIS: un nuovo accordo di distribuzione per FIOREUn nuovo importante brand nel settore networking arricchisce l’offerta del di-stributore milanese, da sempre orientato al pioneering tecnologico.

Il 2014 per Fiore inizia sotto il segno di una nuova partnership: è stato siglatoin questi giorni l’accordo di distribuzione con Allied Telesis, fornitore leaderdi infrastrutture di rete, con oltre 25 anni di esperienza nel settore IT. Si tratta di un accordo molto importante per Fiore: Allied Telesis propone unampio portafoglio di soluzioni che offrono networking end-to -end per le im-prese ed i service provider. La recente partnership siglata con Brand-Rex, ven-dor storico di Fiore, e la conseguente adesione di Brand - Rex all’EcoSystemPartner Program, consentirà a Brand-Rex e Allied Telesis di offrire soluzionidi rete complete, per soddisfare le esigenze dei clienti nuovi ed esistenti.

Franco Ferrara, Account manager di Allied Telesis, dichiara: “Il mercato rico-nosce in Fiore S.r.l. una grande professionalità, serietà e competenza. Questisono stati i principali motivi che hanno portato Allied Telesis a valutare Fiorecome distributore ufficiale italiano di Allied Telesis”. Aggiunge Donatella Colombo, Marketing Manager di Fiore Srl: “Siamo moltosoddisfatti di condividere, da questo inizio anno, i nostri valori anche con Al-lied Telesis di cui siamo diventati distributore ufficiale italiano. La partnershiptra Allied Telesis e Brand Rex espande il know how di Brand - Rex sull’hardwareIP e sulle tecnologie ad essa associate, che traggono beneficio dalle soluzionidi cablaggio ad alte prestazioni”. L’accordo con Allied Telesis permette a Fiore di ampliare la già ricca offertadi prodotti e soluzioni professionali per le infrastrutture di rete, sottolineandol’impegno costante della dinamica azienda milanese: essere sempre più un par-tner affidabile ed efficiente, in grado di proporre soluzioni sempre all’avan-guardia

Fiore Srl attivo dal 1983, è oggi tra i leader nel mercato della distribuzione diprodotti di  Cablaggio, Networking ed IP Telephony. Grazie alle partnership conmarchi di rilievo internazionale, al superiore supporto tecnico-commerciale eall’attitudine al pioneering tecnologico è diventato un punto di riferimento peri System Integrator in cerca di soluzioni innovative e brillanti. In aggiunta ai pro-dotti in distribuzione, Fiore produce e fornisce direttamente rack 19”, ancherealizzati su specifica di progetto. Oltre alle sedi di Milano, le filiali di Vicenza,Roma e Bari contribuiscono a coprire tutto il territorio nazionale con personalespecialistico.

Per maggiori informazioni: www.fioresrl.com

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