Brucchi Cap 6

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Corso di Economia del Lavoro – Daniele Checchi – Blanchard cap6 e Brucchi cap.6 – anno 2009-10 1 MERCATI NON CONCORRENZIALI Se imprese e lavoratori non sono price takers perché possono esercitare un potere di mercato nella formazione dei prezzi (price makers ), allora ne conseguono tre implicazioni i prezzi non aggiustano più gli squilibri esistenti tra domanda ed offerta sul mercato prevale il lato corto, e quindi si ha disoccupazione persistente se il mercato non assicura più il raggiungimento della piena occupazione, ne conseguono tutte le proposizioni keynesiane sull’efficacia delle politiche di spesa nel breve periodo.

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MERCATI NON CONCORRENZIALI Se imprese e lavoratori non sono price takers perché possono esercitare un potere di mercato nella formazione dei prezzi (price makers), allora ne conseguono tre implicazioni

i prezzi non aggiustano più gli squilibri esistenti tra domanda ed offerta sul mercato prevale il lato corto, e quindi si ha disoccupazione persistente se il mercato non assicura più il raggiungimento della piena occupazione, ne conseguono tutte le proposizioni keynesiane sull’efficacia delle politiche di spesa nel breve periodo.

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Le imprese possono esercitare potere di mercato quando fronteggiano una domanda inclinata negativamente (monopolio, oligopolio): in questi casi esse decideranno di produrre meno che in concorrenza perché interiorizzano il vincolo secondo cui maggior produzione significa minor ricavo per unità di prodotto venduta. Data la domanda del prodotto nel breve periodo, le seguenti scelte sono totalmente equivalenti a) fissare il prezzo di vendita e lasciare che la domanda fissi le quantità da vendere (attraverso accumulo/decumulo di scorte) b) fissare la domanda di lavoro, che a sua volta determina la produzione che viene effettuata, e per data domanda il prezzo a cui viene venduta c) fissare la quantità da produrre, da cui poi definire la quantità di input necessaria ed il prezzo di vendita finale.

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In simboli, restando nel breve periodo ( )KK = , l’impresa persegue l’obiettivo di massimizzare i profitti sapendo che il prezzo dipende dalle quantità prodotte che si vogliono mettere sul mercato

( ) ( ) KrwLKLYYp

L−−=π ,max

La condizione di ottimalità comporta l’uguaglianza tra ricavo marginale (produttività marginale × ricavo) e costo del fattore.

wdLdYp

dLdYp

Yp

dpdY

dLdYp

pY

dYdp

dLdYpY

dLdY

dYdp

dLd

Yp

=⋅⋅

η

+=⋅⋅

+⋅−

−=

=⋅⋅

+⋅=⋅+⋅⋅=π

1111

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Da cui riscrivendola come equazione di determinazione dei prezzi si ottiene ( ) ( ) MC

PMaw

dLdYwp

L

⋅µ+=⋅µ+=⋅−ηη

= 111

dove µ è il margine di ricarico (mark-up), che è tanto più alto quanto più

bassa è l’elasticità della domanda del prodotto. Il termine LPMa

w

rappresenta il costo del lavoro per unità di prodotto, ovvero il costo marginale MC . Fissando µ, l’impresa determina la distribuzione del valore aggiunto. Infatti, considerando una tecnologia dove la produttività marginale è costante (

LYPMaL = ) abbiamo ( )

pYwL

LYwp =

µ+⇔⋅µ+=

111

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Se prendiamo i logaritmi avremo

( ) ( ) ( ) ( )LPMawp loglog1loglog −+µ+=

Quando fissa i listini dei prezzi, l’impresa non conosce in anticipo il livello dei salari, e deve quindi usare delle previsioni (aspettative) sui salari.

( )L

e

PMawp ⋅µ+= 1

Questa relazione descrive il salario “fattibile” per l’impresa, e può essere rappresentata nello spazio ( )Lw, assumendo che l’impresa abbia perfetta conoscenza del futuro wwe =→ .

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e rovesciando l’asse delle ascisse per data forza di lavoro (non quindi in termini di offerta di lavoro ma di tasso di disoccupazione)

domanda di lavoro concorrenziale

LPMapw=

domanda di lavoro non concorrenziale

( ) LPMapw

µ+= 1

L

pw

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price - taking

LPMapw=

price – making

( ) LPMapw

µ+= 1

u tasso di disoccupazione

pw

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Anche dal lato dell’offerta di lavoro possiamo avere un comportamento non concorrenziale,

dal lato dell’impresa (salari di efficienza – vedi cap.14 Brucchi) dal lato dei lavoratori organizzati in sindacati (vedi cap.8 Brucchi)

Dal lato dell’impresa si considera il caso in cui una caratteristica del lavoratore possa essere non osservabile all’impresa (produttività, impegno, qualità, ecc.). Per esempio supponiamo che un lavoratore produca solo se viene controllato. L’impresa non può sorvegliarlo continuamente (se no si replica il problema: chi sorveglia il sorvegliante ?), e quindi scelga di sorvegliarlo casualmente. Quando lo trova che non produce lo licenzia.

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In questo caso qual è la perdita che infligge al lavoratore con il licenziamento ? È data dalla differenza tra salario corrente e salario atteso da un disoccupato.

Se indichiamo con B l’eventuale sussidio di disoccupazione (che incorpora anche il piacere del non dover lavorare) e immaginiamo che un disoccupato che trovi lavoro riceva un salario equivalente al precedente avremo che il salario atteso sarà dato da ( ) wuBu ⋅−+⋅ 1 , dove u è il tasso di disoccupazione. Quindi il valore della punizione associata al licenziamento sarà dato da

( )[ ] ( )BwuwuuBw −=−+− 1

Per ottenere più impegno dal lavoratore l’impresa dovrà alzare l’entità della punizione. Se u è basso, w deve salire. Se B è alto, w deve salire. Quindi

( )+−

= Buww ,impresa

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Dal lato dei lavoratori, immaginiamo un sindacato che si occupi degli interessi di un lavoratore qualsiasi, cosciente che se aumenta le richieste salariali potrà produrre una riduzione dell’occupazione. Il salario atteso di un lavoratore sarà dato da

( ) ( ) BuBwuBuwNLNB

NLw +⋅−=⋅+−⋅=

−⋅+⋅ 1

Se il sindacato vuole assicurare ai lavoratori un miglioramento nel loro reddito atteso, alzerà le richieste salariali quando u è basso o quando B è alto. Anche in questo caso ( )

++−= zBuww ,,sindacato

dove z sono altri fattori legati al potere contrattuale (per esempio legislazione di sostegno) e/o alla capacità di mobilitazione del sindacato (per esempio disponibilità allo sciopero).

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In entrambi i casi impresa o lavoratori ragionano in termini di salario reale, senza avere conoscenza del livello dei prezzi

( ) ( )zBuwpwzBuwpw ee ,,,, ⋅=⇔=

Prendendo i logaritmi e linearizzando la relazione si ottiene

( ) ( ) ( ) ( )zBupw e loglogloglog 321 α+α+α+=

Questa relazione descrive il salario “desiderato” per il lavoratore (o direttamente dall’impresa o dal sindacato), e può essere rappresentata nello spazio ( )Lw, assumendo che entrambi abbiano perfetta conoscenza del futuro ppe =→ .

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Sindacati e/o imprese desiderano un salario più alto di quello che porterebbe il singolo lavoratore ad offrire lavoro (equivalente ad un mark-up sul salario concorrenziale).

offerta di lavoro concorrenziale

u tasso di disoccupazione

pw

wage – making dell’impresa

ovvero salario contrattato

dai sindacati

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Il punto di incontro tra salario richiesto dai lavoratori e salario concesso dall’impresa individua un tasso di disoccupazione che rende mutuamente compatibili entrambe le richieste. Quel tasso prende il nome di NAIRU (not accelerating inflation rate unemployment).

equilibrio concorrenziale

u tasso di disoccupazione

pw

wage – making dell’impresa

ovvero salario contrattato

dai sindacati

price – making dell’impresa

NAIRU

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Vi è una differenza di fondo tra equilibrio concorrenziale ed equilibrio non concorrenziale: 1) nell’equilibrio concorrenziale la flessibilità di prezzi e salari riconduce all’equilibrio di piena occupazione o di disoccupazione frizionale (stabile) 2) nell’equilibrio non concorrenziale i prezzi e i salari non si muovono per ridurre gli eccessi di domanda o di offerta, perché il problema nasce da un mancato accordo sulla distribuzione del reddito. Solo modificando il contesto distributivo si può raggiungere il NAIRU.

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Esempi: un aumento della concorrenza nel mercato della produzione ( ↑η ) riduce il margine di mark-up ( ↓µ ) ovvero alza il salario concedibile dall’impresa → NAIRU si riduce.

u tasso di disoccupazione

pw

wage – making di impresa o sindacato

price – making dell’impresa

NAIRU

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Esempi: un aumento del sussidio di disoccupazione ( ↑B ) migliora la situazione dei disoccupati, riduce la punizione associata al licenziamento e spinge le retribuzioni contrattate verso l’alto → NAIRU aumenta.

u tasso di disoccupazione

pw

wage – making di impresa o sindacato

price – making dell’impresa

NAIRU

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Cosa succede quando NAIRUu ≠ ? si scatena una spirale di prezzi e salari in aumento o in diminuzione. Supponiamo che le aspettative siano di tipo adattivo, ovvero 1−= t

et pp (mi

aspetto che il futuro sia identico al passato). Allora

( ) ( ) ( ) ( )( ) ( ) ( ) ( )

α+α+α+=−µ++=

ttttt

Lttt

zBupwPMawp

logloglogloglog1logloglog

3211

1

Un aumento delle richieste salariali al tempo t produce un aumento dei costi e quindi dei prezzi al tempo 1+t , annullando le richieste salariali di aumento del potere d’acquisto, e producendo un aumento dei salari richiesti al tempo 2+t , che di nuovo si scaricherà sui prezzi in 3+t . E così via di seguito.

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Lo scostamento di prezzi e salari attesi dai loro corrispondenti valori effettivi permette un allontanamento del tasso di disoccupazione di breve periodo dal NAIRU. Si ottiene così una microfondazione della regolarità empirica nota come curva di Phillips, che registra una correlazione negativa tra livello di inflazione dei prezzi e tasso di disoccupazione.

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u tasso di disoccupazione

pw

wage – making di impresa o sindacato

price – making dell’impresa

NAIRU

ww

pp ∆∆ ,

curva di Phillipsu tasso di disoccupazione