Brancaccio Tremonti e Bersani Uniti Nella Bolla Liberazione 311209

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    Liberazione, 31 dicembre 2009

    TREMONTI E BERSANI, UNITI NELLA BOLLA

    di Emiliano Brancaccio

    Il 2009 verr ricordato come lanno della pi grave crisi economica dai tempi deldopoguerra. In base a una ricerca effettuata su oltre 50 paesi dalla International LabourOrganization, in poco pi di un anno la grande recessione ha distrutto almeno ventimilioni di posti di lavoro, ed altri cinque milioni di lavoratori si trovano oggi sullorlodel licenziamento (in Italia nel medesimo periodo gli occupati sono diminuiti ditrecentomila unit, ed oltre un milione di persone in pi sono risultate cassintegrate,disoccupate oppure inattive). Guardando al futuro, i principali istituti di ricerca siattendono quasi ovunque una ulteriore crescita della disoccupazione per i prossimi dueanni. Ci significa che se anche una ripresa economica dovesse farsi tangibile, permolto tempo questa non sar in grado n di riassorbire i licenziati n di arrestare ilflusso di espulsioni di manodopera dal ciclo produttivo.

    In effetti con dati simili dovrebbe risultare persino imbarazzante parlare di unaluce in fondo al tunnel. Eppure i gattopardi non demordono. Affinch nulla cambinegli assetti del potere, essi confidano in un nuovo, magico sussulto di Wall Street. Lasperanza che nuovi picchi nei prezzi di borsa rimettano in moto la finanza americana,rilancino le spese private e portino rapidamente il capitale fuori dalla crisi. Che poi ivalori si impennino sulla base di profitti reali o di mere bolle speculative, questo ormaidel tutto irrilevante. Alan Greenspan, ex governatore della Federal Reserve, lha detto a

    chiare lettere: dal mio punto di vista, i prezzi dei titoli non rappresentano un meroindicatore dellattivit imprenditoriale, ma forniscono un contributo diretto allattivitstessa poich risollevano i bilanci di esercizio. L affermazione di una raggelanteonest. Essa fa piazza pulita di interi trattati di economia ortodossa e sintetizza la logicaprofonda del capitalismo finanziario contemporaneo. I banchieri daffari hanno investitoin attivit gonfiate e completamente fallimentari? Niente paura, il prossimo boom deivalori di borsa dar nuovo lustro agli attivi delle banche private e consentir di ripartirecon la speculazione. Insomma, Greenspan afferma che il boom di borsa ripulisce gliarmadi del casin finanziario dai suoi vecchi scheletri. Come un tempo si diceva dellaguerra, oggi dunque si pu affermare che la bolla speculativa la moderna, asetticapurificatrice del sistema.

    E chiaro che siamo lontani anni luce dalla concezione apologetica delcapitalismo, secondo cui la concorrenza porterebbe a massimizzare lo scarto tra ricavi ecosti di produzione attraverso continue innovazioni tecniche e organizzative, creando intal modo un surplus di benessere per tutti. In realt di quella decantata efficienza rimasto solo labbattimento del costo unitario del lavoro, realizzato tramite laintensificazione degli sforzi dei lavoratori e lo schiacciamento dei salari. Ma ilperseguimento di questo obiettivo crea un divario sempre pi ampio tra la capacitproduttiva dei lavoratori e la loro capacit di spesa, il che a lungo andare deprime levendite e con esse anche i ricavi. Ecco allora che gli attivi di bilancio devono essereottenuti per atre vie, in particolare tramite le bolle speculative. Come riconosceGreenspan, il boom dei prezzi dei titoli risolleva gi da s i patrimoni di banche,

    imprese e singoli azionisti. Questi soggetti godranno quindi di un arricchimento che

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    magari potr indurli a comprare pi merci. Ma la verit che dopo il boom dei titoli ilcircuito del capitale si pu chiudere anche in presenza di una domanda stagnante, dicolossali eccessi di capacit produttiva e di immense disponibilit di lavoro inutilizzato.Sembra una finzione scenica, una specie di gioco matto, ed invece la cruda realt del

    capitalismo finanziario contemporaneo.Un sistema del genere tuttavia non fatto per durare allinfinito. Saltare di bolla

    in bolla si pu, ma ad ogni balzo il sistema lascer strascichi irrisolti, i rapporti dicredito e debito si faranno sempre pi intricati e i rischi di un tracollo non recuperabilediventeranno sempre pi tangibili. Diversi osservatori giustamente ricordano che inrealt i principali indici azionari statunitensi non hanno mai pi raggiunto il massimostorico conseguito nel lontano 2000. Ed aggiungono che oggi la risalita dei valori ostacolata dal clima di sfiducia che ormai circonda il dollaro. Ci nonostante, per adessoalla giostra delle quotazioni restano saldamente ancorati non solo Greenspan e igattopardi di Wall Street, ma anche i loro accoliti sparsi in giro per il mondo. Prendiamoad esempio lItalia. Al governo e allopposizione si predica allunisono lo stesso, risibile

    indirizzo di politica economica: la parola dordine aspettare, augurandosi che passi lanottata e che al pi presto ripartano gli ordini dallestero di merci italiane. Ma questoallo stato attuale significa una cosa sola: tutte le speranze sono riposte in un nuovoboom dei titoli e delle importazioni americane. Tremonti e Bersani uniti nella bolla,potremmo allora dire. In fondo proprio questo linciucio che dovrebbe suscitare pipaura. Esso infatti segnala lassenza nel nostro paese di forze capaci di elaborare unaseria critica allattuale regime di accumulazione globale, nonostante i disastri sociali cheesso sta producendo.

    Laugurio che allora possiamo farci, in vista del nuovo anno, che lecontraddizioni che esploderanno nei prossimi mesi costringano allapertura di undibattito sulla ipotesi di decoupling, cio di sganciamento dal regime finanziarioglobale. A questo proposito, in altri paesi si inizia a discutere della possibilit che loStato non funga pi da prestatore di ultima istanza per il capitale privato, ma diventiinvece un creatore di prima istanza di nuova e stabile occupazione. Di prima istanza,beninteso, e cio non per fini di mera assistenza ma per la produzione di quei benicollettivi che dovrebbero ritenersi fondamentali per il progresso sociale e civiledellumanit, e che da sempre sfuggono alla ristretta logica dellimpresa privata.Sarebbe bene che anche dalle nostre parti se ne discutesse. Il tempo di cavalcare la tigredella finanza o di rivendicare le briciole che la tigre di tanto in tanto concedeva finito.

    Emiliano Brancaccio